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Igiene ed educazione
alla salute: conoscere
e prevenire
”
la salute è anche un problema culturale (OMS, 1972)
Orazio Anni - Anatomia, fisiologia e igiene del corpo umano - © Ulrico Hoepli Editore S.p.A. 1
Igiene ed educazione alla salute: conoscere e prevenire
La salute non si manifesta anche perché non esiste un livello di salute uguale per
tutti, esiste semmai un massimo di salute e di equilibrio possibili da conquistare e
mantenere, diverso da persona a persona, e questo non sempre risulta facile.
Anche la malattia, che invece si maifesta persino in modo repentino e dram-
matico, non è facile da definire o interpretare. Essa è generalmente vista e consi-
derata come una condizione in cui si sono venuti a determinare processi biologici
non comuni alla maggior parte degli individui della stessa specie, età e sesso.
Ma la normalità statistica a cui questa definizione fa riferimento, non sempre
corrisponde al singolo individuo, come non sempre è possibile riconoscere la ne-
cessaria corrispondenza tra come si percepisce il proprio benessere e la propria
oggettiva condizione clinica: molte persone, per esempio, sono maggiormente
preoccupate da disturbi somatici legati a particolari stati d’ansia, ma che in ge-
nere non hanno rilevanza clinica, piuttosto che da condizioni patologiche signifi-
cative, ma che non producono particolari o evidenti sintomi, come l’ipertensione
o il diabete non diagnosticati, o come i tumori allo stato iniziale o silente.
La malattia insorge quando uno o più fattori morbosi prevalgono sul siste-
ma immunitario e sulle capacità difensive dell’organismo. Oggi, grazie alle mi-
gliori condizioni generali di vita e ai grandi progressi della medicina e della
farmacologia, molte malattie sono ormai state sconfitte o rese meno gravi di
quanto fossero in precedenza, altre malattie però – legate prevalentemente
all’inquinamento ambientale o ad abitudini di vita non corrette (alimentazione
eccessiva o non equilibrata, abuso di alcol, fumo, scarsa attività fisica ecc.) –
emergono sempre più e creano problemi sociali ed economici di non facile so-
luzione. Cercare di dedicare più attenzione ai propri comportamenti è forse la
regola di vita più opportuna e importante e forse il modo più sicuro per essere
e mantenersi in buona salute.
La condizione di armonico equilibrio ricordata da Gadamer e sottesa al con-
cetto di salute, può essere minacciata dall’azione di alcuni fattori – general-
mente intesi come variabili associate a un evento indesiderato (la malattia)
in maniera significativa e costante – distinti e classificati di norma nel modo
seguente:
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Pur apportando circa 7 kcal per grammo, l’alcol non è considerato un nutriente
e il suo consumo non risulta utile all’organismo. L’alcol risulta essere, invece,
fonte di danno diretto alle cellule di molti organi e sistemi. Tra i più vulnerabili
vi sono il sistema cardiocircolatorio, il sistema nervoso centrale e periferico (al-
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◗ l’alcol non è una sostanza nutriente e il suo abuso può provocare seri danni
alla salute;
◗ non esiste una quantità di alcol sicura e raccomandabile;
◗ è meglio privilegiare, se proprio si vuole bere, bevande a bassa gradazione
alcolica (vino o birra) ed evitare i superalcolici;
◗ bere in misura moderata, mai a digiuno e, in ogni caso, evitare di mettersi
alla guida di auto o motoveicoli dopo aver bevuto;
◗ evitare di mescolare fra loro diversi tipi di bevande alcoliche;
◗ fare estrema attenzione all’interazione tra farmaci e alcol;
◗ mai bere sostanze alcoliche in gravidanza, allattamento, infanzia e sotto i
16 anni.
Nell’ambito della guida degli autoveicoli e del consumo delle bevande alcoli-
che, secondo il codice della strada (art. 186 e successive modifiche) il limite
legale di alcolemia (concentrazione di alcol nel sangue) durante la guida non
deve superare gli 0,5 grammi per litro (0,5 g/l). Il conducente può essere sotto-
posto a un accertamento da parte delle forze dell’ordine misurando la quantità
di alcol che ha consumato nell’aria espirata (etilometro), e qualora il limite di
0,5 g/l venga superato in base a due misurazioni consecutive effettuate a un
intervallo di cinque minuti l’una dall’altra, scatta:
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Una concentrazione di 0,2 grammi di alcol ogni litro di sangue (0,2 g/l) si rag-
giunge in media in un adulto (le donne e i giovani sono più vulnerabili all’alcol
e raggiungono gli stessi livelli di alcolemia con maggiore rapidità e con quantità
inferiori) con l’ingestione a stomaco pieno di circa 12 grammi di alcol puro, pari
al consumo di:
Indicativamente due bicchieri di vino (24 g alcol) sono sufficienti per le don-
ne e i giovani a raggiungere il limite legale per la guida, mentre per un uomo
adulto il limite si raggiunge con circa tre bicchieri di vino (36 g alcol), inoltre,
ancora indicativamente, prima di mettersi alla guida è indispensabile aspettare
almeno un’ora per ogni bicchiere tipo di bevanda alcolica bevuto.
LA LEGGE Il limite sopra il quale il conducente è considerato in stato di ebbrezza è 0,5 grammi di alcol per litro.
Chi supera questo limite commette reato: la patente viene automaticamente sospesa fino a un anno,
si rischia una multa (da 500 a 3200 €) e l’arresto fino a 3 mesi, mentre i punti detratti dalla patente sono
10 (20 in caso di recidiva). Chi supera gli 1,5 grammi di alcol per litro è punibile con un’ammenda da 1500
a 6000 € e l’arresto fino a 6 mesi, mentre la patente può essere sospesa da uno a 2 anni. Se si arriva
a 4 sospensioni della patente in un anno è prevista la revoca.
Nella dipendenza da fumo alcuni dati possono chiarire e, nel contempo, per-
mettere una valutazione opportuna dei possibili, gravi problemi che tale di-
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pendenza tende a sollevare: secondo dati recenti ogni anno, in Italia, risultano
essere 80.000 i decessi direttamente attribuibili al fumo di sigaretta (il tabacco,
nel nostro Paese, è responsabile del 30% di tutte le morti).
I fumatori italiani sono circa 14 milioni (Doxa, 2008). Fuma il 35% degli uo-
mini e il 23,8% delle donne. L’età media in cui si incomincia di solito a fumare
è compresa tra i 16 e i 19 anni: il 23% dei fumatori ha iniziato entro i 14 anni, il
52% tra i 15 e i 19 anni, il 25% dopo i 20 anni.
La sigaretta è una miscela di diversi tabacchi e altri ingredienti. Il fumo che
origina dalla combustione incompleta del tabacco e della carta che lo avvolge,
è costituito da circa 12.000 sostanze differenti, di cui solo 4000 individuate. Un
micidiale aerosol che invade le vie respiratorie con gas, vapori non condensati
e miliardi di particelle, il cui diametro medio risulta inferiore al micron, tale
quindi da consentire a queste microscopiche polveri di raggiungere le parti più
interne del sistema respiratorio.
Il fumo contiene sostanze irritanti (acido cianidrico, acreolina, formaldeide,
ammoniaca) capaci di causare danni immediati alle vie respiratorie e in grado
di danneggiare non solo le mucose di rivestimento dei bronchi ma, in parti-
colare, alcune cellule provviste di ciglia della parete interna delle vie aeree
superiori, che solitamente si oppongono all’ingresso di polveri, germi patogeni
e sostanze tossiche. Questa continua azione irritante provoca tosse, eccessiva
secrezione di muco e, a lungo andare, bronchite cronica ed enfisema.
Il fumo contiene anche una parte corpuscolata, il catrame, che compren-
de sostanze, come benzopirene e idrocarburi aromatici, a comprovato effetto
cancerogeno sull’apparato respiratorio, il cavo orale e la laringe, e in grado
di attraversare la placenta. Il catrame irrita le vie respiratorie, contribuisce
all’ingiallimento dei denti e alla tipica sensazione di amaro in bocca. Il fumo
sviluppato dalla parte finale della sigaretta (fumo marginale) contiene quantità
superiori di agenti cancerogeni rispetto a quelle riscontrate nel resto del fumo,
e questo spiega gli effetti ancor più negativi del fumo passivo sulla salute delle
persone costrette a respirare, in un ambiente confinato, l’aria contaminata dal
fumo di sigaretta.
Numerosi studi epidemiologici hanno chiaramente dimostrato l’evidente
correlazione tra tumore ed esposizione al fumo passivo, evidenziando come il
rischio tenda ad aumentare in base alla quantità inalata e alla durata dell’espo-
sizione. Per tale ragione il fumo passivo è stato da tempo inserito nell’elen-
co delle sostanze ritenute cancerogene per l’uomo dalla IARC (International
Agency for Research on Cancer).
Dal fumo si sprigiona, inoltre, ossido di carbonio, che si lega all’emoglobina,
riducendo la capacità del sangue di trasportare ossigeno ai tessuti. Nei nume-
rosi forti fumatori, fino al 15% dell’emoglobina è bloccata dall’ossido di carbo-
nio, ciò comporta un minor nutrimento per i tessuti e un maggior impegno del
cuore, un minor rendimento nelle prestazioni fisico-atletiche e intellettuali, un
aumento non marginale del rischio di infarto e di altri incidenti vascolari e un
invecchiamento precoce della pelle.
Nel fumo si nasconde la nicotina, un alcaloide naturale presente nel tabacco
in percentuale dal 2 all’8%, che non risulta particolarmente tossico a ridotta
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3 AIDS
Dal 1959, anno in cui è stato documentato nell’uomo il primo caso di AIDS
(dall’inglese Acquired Immune Deficiency Syndrome, sindrome da immu-
nodeficienza acquisita), una severa affezione caratterizzata da un grave deficit
delle difese immunitarie, la malattia ha ucciso quasi 25 milioni di persone nel
mondo.
Ancora oggi, nonostante la sindrome da immunodeficienza acquisita si sia
trasformata, soprattutto in alcuni Paesi dell’Africa equatoriale e del Sud-Est
asiatico, in un problema di portata e urgenza senza precedenti, con ripercus-
sioni sul piano sociale, economico, demografico e culturale (circa 8500 persone
ogni giorno nel mondo si infettano con il virus dell’AIDS, e in Italia vi sono ogni
anno circa 4000 nuovi casi), non si conosce con precisione come sia nata l’infe-
zione e come abbia potuto diffondersi in modo così rapido a partire dagli anni
Ottanta del secolo scorso.
L’ipotesi più probabile è che il virus HIV (dall’inglese Human Immunode-
ficiency Virus, virus dell’immunodeficienza umana) sia stato trasmesso dalla
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scimmia all’uomo (il virus STLV III/Simian T Cell Leukemia Virus III, che ap-
partiene alla famiglia dei Retrovirus, microrganismi che si distinguono soprat-
tutto per la notevole tendenza a mutare, provoca nella scimmia una malattia
riconducibile alla sindrome da immunodeficienza acquisita umana), attorno
agli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso, nell’Africa sub-sahariana.
La diffusione successiva del virus nei Paesi ricchi e industrializzati è stata
favorita da un insieme di comportamenti definiti a rischio, come i rapporti omo-
sessuali ed eterosessuali non protetti e l’introduzione di droghe con utilizzo di
siringhe infette nell’area mediterranea: tra i primi 1000 casi di AIDS segnalati
negli Stati Uniti, circa 700 erano soggetti omo o bisessuali, mentre in Italia oltre
l’80% dei casi di AIDS erano legati a soggetti tossicodipendenti.
Nel nostro Paese, in cui appaiono ora più vulnerabili, nonostante le nume-
rose campagne di prevenzione e la comune consapevolezza del rischio, i gio-
vani eterosessuali e gli adulti fra i 30 e i 40 anni, che intrattengono rapporti
sessuali occasionali, il primo caso di AIDS fu diagnosticato nel 1982, quando
in un laboratorio di immunologia venne evidenziato in due giovani omosessuali
un quadro clinico simile a quello segnalato l’anno precedente dal Center for
Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta (USA). Attualmente si stima
che vivano in Italia circa 140.000 soggetti sieropositivi per l’HIV e ogni anno
circa 4000 persone, pari a poco più di 10 nuove infezioni quotidiane, diventano
sieropositive.
Dal 1981 a oggi l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima in oltre 65 mi-
lioni le persone infettate dal virus HIV: solo nel corso del 2008 vi sono state ol-
tre 5,5 milioni di nuovi casi. Secondo l’UNAIDS (United Nations Programme on
HIV/AIDS) la gran parte di queste infezioni, che superano del 50% le previsioni
sulla malattia fatta nel 1991 dall’OMS, è localizzata nei Paesi in via di sviluppo.
L’Africa, in cui vive oltre il 70% dei sieropositivi e dei malati di tutto il mondo,
risulta essere il continente più devastato, a causa della povertà e della promi-
scuità sessuale, che finisce per penalizzare soprattutto le donne, il 58% delle
vittime adulte: alcune popolazioni dell’Africa sub-sahariana presentano tassi di
contagio superiori al 25%, mentre ogni giorno più di 5000 africani muoiono di
AIDS.
Con almeno una decina di anni di ritardo rispetto all’Africa, l’epidemia si sta
rapidamente diffondendo anche nelle aree densamente popolate dell’Asia. In
questo continente sono presenti circa 6 milioni di sieropositivi, di cui il 35%
donne. La situazione, secondo alcune stime, è via via diventata sempre più
drammatica in Thailandia, dove almeno un milione di persone si è infettato
dall’inizio dell’epidemia, e nel subcontinente indiano, in cui i sieropositivi sono
circa 3,7 milioni.
In Europa, in Giappone e in Nord America, nonostante gli enormi progressi
farmacologici, il numero dei casi è rimasto ai livelli di dieci anni fa e l’HIV so-
stiene un’infezione ormai endemica e in larga prevalenza diffusa dalla trasmis-
sione sessuale. In questi Paesi, con l’esclusione della Russia, per la quale non si
hanno dati statistici certi, il controllo dell’epidemia da HIV resta un problema
aperto e l’infezione affligge tra lo 0,24% e lo 0,6% della popolazione (4 sieropo-
sitivi su 5 sono adulti).
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4 Il rischio cardiovascolare
Nei Paesi occidentali, le malattie cardiovascolari costituiscono la principale
causa di morte e una delle principali cause di invalidità. Il modo più efficace e
sicuro di difendersi dalla comparsa di eventi che possono interessare il cuore e
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◗ limitare l’apporto energetico dovuto ai grassi a non più del 30% del totale
giornaliero;
◗ mangiare cibi ricchi di fibre come il pane e i cereali integrali, la frutta e la
verdura;
◗ mangiare quotidianamente alimenti ricchi di vitamina A e C, includendo ver-
dure come broccoli e cavoli;
◗ ridurre o comunque evitare il più possibile il consumo di cibi conservati e
affumicati;
◗ limitare le bevande alcoliche a un massimo di 2 bicchieri di vino al giorno.
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Igiene ed educazione alla salute: conoscere e prevenire
fibre vegetali al giorno e, allo stesso tempo, povera di grassi animali, per
esempio, rappresenta un riconosciuto fattore di protezione e di prevenzione
nei confronti del tumore del colon.
◗ Ascoltare il proprio corpo: fare attenzione ai cambiamenti o alle alterazioni
del proprio corpo, non sottovalutarli, ma parlarne immediatamente al medi-
co di fiducia o a personale medico specializzato.
◗ Sottoporsi regolarmente a controlli di diagnosi precoce: ai forti fumatori,
per esempio, è raccomandata una Tac Spirale all’anno (tumore al polmone);
oltre i 45 anni sono consigliati una colonscopia, da ripetere poi a intervalli
di 10 anni (tumore al colon), il dosaggio, ogni anno, del Psa (tumore alla
prostata) e il controllo completo di tutti i nei (melanoma cutaneo); nella
donna, dopo l’inizio dei rapporti sessuali, è consigliato un Pap-test a scaden-
za triennale (tumore al collo dell’utero) mentre, a partire dai 30 anni, sono
raccomandate una ecografia al seno e, dopo i 45 anni, una mammografia con
scadenza annuale (tumore al seno).
6 Prevenzione e alimentazione
Un’alimentazione equilibrata rappresenta uno degli strumenti più validi ed ef-
ficaci per il raggiungimento e il mantenimento della salute dell’organismo. La
scelta degli alimenti, la loro qualità e la loro quantità, tende a incidere pro-
fondamente sul benessere individuale e permette di controllare alcuni dei più
importanti fattori di rischio.
Nei Paesi a elevato sviluppo socio-economico più della metà degli adulti
risulta in sovrappeso oppure obeso e la tendenza a livello mondiale sembra in
ulteriore forte aumento. Le principali cause di questa inequivocabile propen-
sione risiedono sia nella maggiore disponibilità di cibo rispetto a un passato an-
che recente, sia nella scelta di stili di vita sempre più sedentari, caratterizzati
da una rilevante diminuzione dell’attività fisica.
In Italia – secondo una recente ricerca del Ministero della Salute, condotta
con strumenti e parametri uniformi, in accordo con l’Organizzazione Mondiale
della Sanità – ogni cento bambini della scuola elementare 24 sono in sovrap-
peso e 12 obesi. Complessivamente si stimano oltre un milione di bambini tra i
sei e gli undici anni con problemi di obesità o sovrappeso. Sono dati allarman-
ti, che mostrano come i problemi legati a un’alimentazione non corretta non
siano solo un problema di tipo sanitario, ma anche e soprattutto un problema
educativo e sociale.
Attraverso la scelta di corretti e opportuni stili di vita e una valutazione
attenta dell’alimentazione quotidiana, è possibile influire in modo positivo non
solo sul controllo di alcuni fattori di rischio cardiovascolare o legati alla malat-
tia tumorale, ma anche ridurre o comunque limitare la comparsa di malattie
cronico-degenerative, nei confronti delle quali appare necessario e fondamen-
tale agire in senso preventivo.
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Igiene ed educazione alla salute: conoscere e prevenire
peso (kg)
IMC =
altezza al quadrato (m)
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Igiene ed educazione alla salute: conoscere e prevenire
◗ pesarsi almeno una volta al mese, controllando che l’indice di massa corpo-
rea (IMC) sia nei limiti di norma (numerosi studi hanno nel tempo dimo-
strato che la longevità, se l’alimentazione rimane ovviamente ricca, varia e
equilibrata, è inversamente proporzionale alle calorie ingerite);
◗ consumare quotidianamente più porzioni di ortaggi e frutta fresca, aumen-
tare il consumo di legumi e consumare regolarmente pasta, riso, pane e altri
cereali anche integrali (i carboidrati devono rappresentare il 55-65% delle
calorie quotidiane);
◗ moderare la quantità di grassi e oli utilizzati per cucinare o condire (i grassi
non devono superare il 25-30% delle calorie quotidiane) e limitare, in parti-
colare, il consumo di grassi da condimento di origine animale (burro, lardo,
panna ecc.), preferendo acidi grassi monoinsaturi, rispetto ad acidi grassi
saturi e polinsaturi;
◗ ridurre il consumo di carni (specie quelle rosse), che aumentano notevol-
mente il rischio di sviluppare il cancro del colon, e mangiare più spesso il
pesce (2-3 volte alla settimana), sia fresco che surgelato, e le uova (2 volte
alla settimana);
◗ scegliere latte scremato o parzialmente scremato e formaggi magri, che man-
tengono comunque il loro contenuto in calcio;
◗ moderare, nella giornata, il consumo di alimenti e bevande dolci, per non
superare la quantità consentita di zuccheri, e preferire, tra i dolci, i prodotti
da forno, come torte secche e biscotti, più ricchi di amido (se si consumano
bevande e alimenti ipocalorici dolcificati con edulcoranti, controllare sem-
pre il tipo di edulcorante utilizzato e le eventuali avvertenze da seguire);
◗ assecondare, nell’arco della giornata, il senso della sete, bevendo circa
1,5-2 litri di acqua al giorno (l’equilibrio idrico deve essere mantenuto be-
vendo soprattutto acqua, altre bevande, come aranciate o succhi di frutta,
vanno usate con moderazione, perché oltre a fornire acqua apportano altre
sostanze contenenti calorie);
◗ ridurre progressivamente l’uso del sale, sia a tavola che in cucina, limitare
l’utilizzo di condimenti contenenti sodio (dado da brodo, ketchup, senape,
salsa di soia ecc.) e consumare solo saltuariamente alimenti trasformati ric-
chi di sale (snacks salati, patatine in sacchetto ecc.);
◗ evitare del tutto il consumo e l’assunzione di alcol durante l’infanzia, l’adole-
scenza, la gravidanza e l’allattamento, e consumare l’alcol con moderazione
anche in età adulta, preferendo in ogni caso bevande a basso tenore alcolico,
come vino e birra (non consumare comunque bevande alcoliche se si deve
guidare auto o motoveicoli, se si devono utilizzare apparecchiature pericolo-
se o se si assumono farmaci);
◗ ripartire gli alimenti in cinque pasti giornalieri, evitando di concentrare l’as-
sunzione di ingenti quantità di cibo in pochi momenti della giornata (in ge-
nere, l’indicazione più coerente e comune consiste nel frazionare l’introito
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