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SINTESI PER I CITTADINI

Oggetto: Proposta di DIRETTIVA del CONSIGLIO recante applicazione del principio


di parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla religione o le
convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale

1. QUAL È IL PROBLEMA?

A livello europeo esistono leggi che vietano la discriminazione; quindi è illegale discriminare
le persone per motivi di religione o convinzioni personali, disabilità, età od orientamento
sessuale nel mondo del lavoro e della formazione professionale. Purtroppo la discriminazione
non si verifica unicamente in ambito lavorativo. Quando viene rifiutato l'ingresso in un bar a
una persona perché ha con se un cane guida o quando un'agenzia rifiuta di affittare un
appartamento a un individuo perché è di religione musulmana, queste persone non godono
degli stessi diritti degli altri.

2. L'EUROPA COSA FA PER AFFRONTARE IL PROBLEMA?

La Commissione crede che nell'Unione europea tutte le persone devono essere tutelate dalla
discriminazione anche al di fuori del mercato del lavoro, ed è per questo che ha proposto una
nuova normativa europea (o direttiva) per estendere la protezione giuridica contro la
discriminazione per motivi di religione o convinzioni personali, disabilità, età od
orientamento sessuale.

La direttiva proposta vieterebbe la discriminazione diretta e indiretta per motivi di religione o


convinzioni personali, disabilità, età od orientamento sessuale nell'ambito della protezione
sociale, l'assistenza sanitaria, l'istruzione e l'accesso a beni, servizi e alloggi. Inoltre
renderebbe illegali le molestie o il trattamento degradante di una persona a causa della
religione o delle convinzioni personali, della disabilità, dell'età o dell'orientamento sessuale.

In termini di accesso a beni e servizi la direttiva coprirebbe solo le operazioni commerciali e


non le transazioni private tra individui, ad esempio l'affitto di una camera nella propria casa.
La direttiva richiederebbe ai fornitori di beni e servizi (ad esempio negozianti o persone che
vendono oggetti a livello commerciale) di migliorare l'accesso in generale per le persone
disabili mediante misure denominate "soluzioni ragionevoli". Se tali soluzioni rappresentano
un onere sproporzionato, il fornitore dei beni o servizi può essere esentato da quest'obbligo.

3. CHE COSA SIGNIFICA IN PRATICA?

Le organizzazioni e le persone che forniscono beni e servizi a livello commerciale (ad


esempio cinema, negozi, ristoranti) dovrebbero garantire di non discriminare le persone per
motivi di religione o convinzioni personali, età, disabilità od orientamento sessuale. Inoltre
dovrebbero riflettere su come migliorare l'accesso delle persone disabili ai beni e servizi
offerti.

La direttiva comprende regole che faciliterebbero il ricorso da parte delle vittime contro il
trattamento discriminatorio. Ogni Stato membro dovrebbe istituire un'organizzazione
(denominata "organismo di parità") per promuovere la parità di trattamento e offrire
consulenza sulla parità di trattamento, nonché aiutare le vittime di discriminazione.

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4. PERCHÉ È NECESSARIA UN'AZIONE A LIVELLO UE?

La non discriminazione è un valore fondamentale dell'UE. Anche se diversi Stati membri


dell'UE hanno normative che vanno oltre l'attuale legislazione UE contro la discriminazione,
il livello di protezione varia molto, come varia anche la possibilità di applicare efficacemente
queste leggi. Di conseguenza non c'è uniformità nell'UE per quanto riguarda i diritti e gli
obblighi, sia per le persone discriminate che per i fornitori di beni e servizi. Tale situazione si
ripercuote anche sulla mobilità transfrontaliera, ad esempio una persona anziana che si vede
rifiutare l'assicurazione di viaggio non potrà usufruire del proprio diritto di viaggiare
liberamente in un altro Stato membro. La legislazione a livello UE creerebbe una norma di
base comune, consentendo nel contempo ai paesi di offrire una tutela maggiore se lo
desiderano.

5. QUANDO ENTRERÀ IN VIGORE?

La proposta di direttiva deve essere prima discussa dagli Stati membri a livello del Consiglio.
Si auspica che un accordo sia raggiunto nel 2009. Gli Stati membri avrebbero poi due anni per
trasformare la direttiva in diritto nazionale.

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