Sei sulla pagina 1di 9

ONCOGENESI: TUMORI EREDITARI E TUMORI SPORADICI

La medicina predittiva è un aspetto della medicina di laboratorio che non riguarda il soggetto
malato, ma quello sano: è costituita dall'insieme delle indagini biomolecolari sfruttate per
individuare alcuni marker innovativi, che servono al calcolo probabilistico di incidenza delle
patologie.

Da un punto di vista eziologico il problema oncologico ha un aspetto multifattoriale, quindi non


c'è una causa sola ma un intervento di concause: queste cause sono principalmente
perturbazioni a livello respiratorio e gastroenterico perchè tali apparati sono quelli più a
contatto con l'ambiente esterno e quindi con le sostanze cancerogene. Tra le cause troviamo:
eventi chimici (caso del benzopirene che incide sulla sintesi pirimidinica e quindi sulla sintesi del
DNA), fisici (radiazioni beta ionizzanti che influiscono sul DNA dimerizzandolo), virali (virus
oncogeni: microrganismi che infettano le cellule eucariotiche e inducono neoplasia) ed ereditari
(aspetto della predizione della materia).
Gli animali inferiori hanno il 60-70% di induzione neoplastica virale e una percentuale inferiore
per quanto riguarda i fattori ambientali. I pesci, ad esempio, hanno come causa di induzione di
tumori al 90% fattori virali perchè vivono in un ambito schermato che li protegge dagli altri
fattori ambientali.
L'uomo è un animale superiore e in esso il 63% dei tumori è dovuto a fattori ambientali
determinanti mutagenesi del DNA. Nell'uomo, a differenza degli animali inferiori, l'azione
virale non rappresenta il determinante patogenetico, ma è un cofattore di predisposizione al
tumore, come nel caso dell'HPV per il tumore alla cervice uterina oppure l'HTLV 1, associato ad
un linfoma cutaneo.

Il DNA umano è fatto da circa 28.000 geni e abbiamo tante sequenze di DNA non-coding, che
non trasportano alcuna informazione genica, ma che rappresentano soprattutto zone tampone
(di ripetizione del DNA) o zone che codificano RNA di nuova scoperta: questo DNA non-coding
assorbe tutti i fattori ambientali patogenetici e protegge le altre zone dal pericolo. Quindi solo
un piccolo numero di geni è considerato vulnerabile: la trasformazione neoplastica è il risultato
dell'accumulo di mutazioni genetiche proprio su queste su zone vulnerabili, sensibili -> il
cancro è sempre una malattia genetica. Inoltre, le persone possono presentare una certa
ereditarietà per l'insorgenza del cancro, ovvero una predisposizione genetica maggiore o
minore a sviluppare neoplasie, fermo restando la multifattorialità degli eventi che facilitano
l'induzione neoplastica. Quindi esistono un background multifattoriale e un background
genetico-familiare individuale (che partecipa per un 5-10% all'eziopatogenesi tumori).

Ma qual è la differenza fra tumore sporadico ed ereditario?


Il tumore sporadico è molto più frequente (90% dei tumori) ed è caratterizzato da due
mutazioni somatiche (mutazione che la cellula in un organo acquisisce grazie ad un dialogo con
l'esterno -> non si trasmetterà alla progenie), possibilmente bialleliche, su una zona sensibile,
che può essere ad esempio un gene che codifica per un recettore oppure per una chinasi ->
queste mutazioni determinano una disregolazione dei meccanismi proliferativi (o
antiproliferativi) nei quali queste molecole sono coinvolte -> induzione neoplastica. Tenendo
conto che:
1) l'attività mutazionale è tamponata dal DNA non-coding
2) la probabilità che si colpisca una zona sensibile è abbastanza bassa
3) addirittura che si colpisca due volte lo stesso gene è ancor meno probabile
da un punto di vista probabilistico, il tempo necessario affinché un fattore patogeno colpisca
due volte la stessa zona sensibile, considerando le migliaia di azioni giornaliere, si stima in circa
60 anni: quindi abbiamo la possibilità di sviluppare un tumore sporadico, ma impieghiamo tanto
tempo, perciò il tumore sporadico si ha nell'anziano.
Nel tumore ereditario (10% dei tumori) invece è gia presente una mutazione monoallelica in
un determinato gene (codificante una proteina coinvolta nella stabilità genomica) nelle cellule
germinali (mutazione germline -> si trasmette alla progenie), quindi sarà sufficiente acquisire
una seconda mutazione somatica -> la probabilità è più alta (ciò che si eredita infatti non è la
malattia, ma la maggiore probabilità di avere un tumore) -> si manifesta in un'età più precoce.
Una regola generale che ci permette di consolidare l'ipotesi di tumore a trasmissione ereditaria
all'interno di una famiglia consiste nell'avere almeno 3 casi dello stesso tumore nella famiglia
oppure due casi di insorgenza molto precoce, almeno tra i 20 e i 30 anni.
Tuttavia, se la mutazione somatica non si verificasse, il tumore non si svilupperebbe mai -> qui
si innesca il principio della prevenzione: ad esempio, se ho una persona che è predisposta al
tumore al colon bisognerà fornire un profilo alimentare di prevenzione che attenui la possibilità
di accumulare mutazioni somatiche.

Consultorio genetico oncologico, una struttura dedicata alla prevenzione dei tumori:
1) individuare le famiglie a rischio come prima cosa: stabilire se ci sono 3 casi dello stesso
tumore + insorgenza precoce;
2) saper comunicare con le persone, dare un’informazione esaustiva della genetica oncologica,
del fatto che qualcuno può essere portatore di una tara genetica che potrebbe aumentare la
probabilità di tumore;
3) bisogna avere un laboratorio avanzato che permette di fare analisi chimiche di questi geni ->
la tecnologia che si usa questi casi è il sequenziamento automatico del DNA: si preleva del
sangue, da cui si estrae il DNA, si analizza il determinato gene per trovare eventuali mutazioni.
Se c’è una mutazione, si deve parlare con i membri della famiglia ed in particolare col portatore
a cui è stato sequenziato il DNA, stabilirne la reattività psicologica (il grado di accettabilità del
problema) e sottoporre il soggetto ad uno screening. Individuare una mutazione porta
all’applicazione di una serie di misure predittive.

Sindromi a carattere recessivo = predisposizione tumorale determinata dalla copresenza


biallelica di mutazioni germline in specifici geni. La loro influenza monoallelica non è sufficiente
per dare il carattere di ereditarietà e spesso questi geni si associano a sindromi cliniche che
sono estremamente specialistiche, come l'atassia cerebellare.

ONCOGENI e GENI DI RIPARAZIONE coinvolti nel TUMORE ALLA MAMMELLA E AL COLON


(HNPCC)
Oncogene: codifica per una proteina che induce meccanismi proliferativi, essa può essere un
recettore, un ligando, un fattore di crescita citoplasmatico o una proteina nucleare. L’oncogene
viene attivato per guidare la proliferazione nell’embriogenesi dello sviluppo degli organi,
aumento della massa cellulare ecc.
Sono dei geni finemente regolati a livello trascrizionale (sia nell'induzione che nella
repressione): ad es, in un fegato adulto, gli epatociti sono quiescenti (gli oncogeni sono inibiti),
non proliferano. Se si tagliasse un pezzo di fegato, vengono attivati gli oncogeni negli epatociti -
> meccanismo proliferativo -> quando il fegato avrà raggiunto la sua dimensione originaria, gli
oncogeni si spengono: il segnale gli viene dato dallo spegnimento degli Omeobox (complessi
genici che controllano la polarità cellulare) normalmente silenti nella vita adulta, ma attivi
nell’embriogenesi o in caso di lesione di un organo (vengono stimolati sensori meccanici di
celllule limitrofe all'area lesa).

Le mutazioni degli oncogeni che determinano l'insorgenza di tumore sono sempre attivanti e
sono responsabili:
- sia di tumori ereditari -> se ne conoscono solo 2: carcinoma midollare della tiroide (molto
raro dato che il più frequente è il follicolare) e il carcinoma renale papillifero.
- sia di tumori sporadici -> in questo caso c'è un fattore mutazionale esterno che va a colpire
alcuni di questi oncogeni (il loro promotore o un esone) -> mutazione attivante -> trascrizione
di un RNA-coding -> produzione di una proteina anche in assenza di stimolo (l’oncogene mutato
non risponde più agli Omeobox) -> la cellula si sposta da G0 a G1 (nel ciclo cellulare) -> primo
meccanismo di induzione neoplastica -> a questo punto la cellula può utilizzare i suoi due
meccanismi di controllo (o checkpoints):
1) il primo controllo è costituito dagli oncosoppressori: proteine che spengono i segnali
proliferativi -> se queste risultano mutate, non sono in grado di svolgere il loro compito -> si
procede con la replicazione del DNA che presenterà però degli errori mutazionali al suo interno
2) interviene quindi il secondo checkpoint, ovvero il meccanismi che garantiscono la stabilità
genomica, vengono attivate delle proteine (tipo BRCA) che riparano queste mutazioni (nei
giovani questi meccanismi sono più efficienti, oltre al fatto che c'è anche una minore
probabilità di accumulare mutazioni nelle zone sensibili).
Tutte le mutazioni sono anche legate ad un’eventuale predisposizione familiare, in tal caso ho
un checkpoint solo.
3) Se le mutazioni non riescono ad essere riparate, c’è un ultimo tentativo, quello di spingere la
cellula in apoptosi, tramite l'azione della proteina p53: essa infatti regola sia la stabilità
genomica, sia l'apoptosi: quest'ultima viene indotta quando le mutazioni accumulate sono
tanto numerose da non poter essere riparate -> meccanismo di difesa antitumorale.
La mutazione di questo gene determina sarcomi e carcinomi.

Aldilà di fattori mutageni ambientali, fisiologicamente la DNA-polimerasi compie un errore nella


replicazione del DNA ogni 5.000-6.000 basi, un tasso di errore molto elevato considerando che
ci sono 3 miliardi di basi totali. Infatti la PCR è associata ad una certa probabilità che ci siano
degli errori di incorporazione durante la duplicazione in vitro, perciò bisogna ripetere la PCR
almeno una volta e sequenziare almeno 2-3 volte.
Il motivo per cui la DNA polimerasi compie tutti questi errori è legato al problema
evoluzionistico: le mutazioni spontanee permettono l'adattamento della specie all'ambiente.
Tuttavia gli organismi superiori presentano sistemi enzimatici (codificati dai cosiddetti geni di
riparazione) che permettono di correggere questi errori -> esistono due meccanismi che
garantiscono al stabilità genomica nell'uomo:
1) il sistema di BRCA1 e BRCA2 (breast cancer associated gene) -> due geni che codificano per
due grandi proteine nucleari, che sono sensori delle mutazioni e che cooperano con le proteine
del complesso RAD51 (Brina Rad 50 MR11?) nella riparazione del danno da mismatch (ossia
mancanza di appaiamento).
Nell'essere umano queste proteine sono indotte dagli estrogeni, di conseguenza saranno
maggiormente espresse nel distretto mammario e ovarico (che presentano una maggiore quota
di recettori per estrogeni) -> se è presente una mutazione germline monoallelica a livello di
BRCA1 o 2, ci sarà una maggiore predisposizione a sviluppare una neoplasia proprio in questi
organi (il 10-15% di tutti i tumori a ovaio/mammella sono ereditari e vengono ereditati in
questo modo).
Possibilità di una qualsiasi donna di sviluppare tumore alla mammella se vive fino ad 80 anni =
12.8%. In presenza di mutazione al gene BRCA 1 si ha il 70-80% di possibilità (60% per il tumore
all'ovaio).
Di tutte le mutazioni di BRCA 2 invece, il 10% si associano al tumore alla mammella maschile (in
assenza di mutazione il rischio è bassissimo: 0.02%). BRCA 2 è simile all’1 a livello di
composizione, perciò non si sa perché solo BRCA 2 sia associato al tumore della mammella
maschile.
Nelle donne predisposte, con mutazioni di BRCA, la prevenzione consiste in:
- autopalpazione (breast self examination), che dev’essere fatta mensilmente
- mammografia (permette di identificare zone di iperplasia/neoplasia). La mammografia ha una
sensibilità (veri positivi/totale dei malati -> più è bassa, maggiori saranno i falsi negativi) del
75% in genere; tuttavia, nelle donne giovani (meno di 50 anni) che hanno il seno denso
(maggiore quantità di tessuto ghiandolare rispetto a quello adiposo rispetto ad donna anziana,
con seno meno denso) la sensibilità scende al 48% (la maggiore densità rende più difficile
l'individuazione del tumore -> per esse si stanno sviluppando nuovi sistemi proteomici) ->
troppo bassa. La mammografia ha una bassa specificità (veri negativi/totale dei sani -> più è
bassa, maggiori saranno i falsi positivi).
Nella mammografia ci sono sia falsi negativi, sia falsi positivi.
- chemioprevenzione -> meccanismo farmacologico che prevede l'utilizzo di inibitori delle
aromatasi -> attenuano l’inducibilità estrogenica senza abolirla
- mastectomia profilattica bilaterale -> da vita ad una condizione psicologica stressante, ma
abolisce la possibilità di sviluppare un tumore.
Il 97% delle donne occidentali mutate usano ancora oggi la mammografia, di meno la
chemioprevenzione e in minima parte la mastectomia. In Olanda invece la percentuale di donne
che si sottopongono a mastectomia è quasi 70%.

2) il sistema di MLH1 e MSH2 (proteine MMR, del mismatch repair) -> regolano la stabilità
genomica nelle zone di ripetizione del DNA (isole che funzionano da sistema tampone per le
mutazioni). Ad esempio, negli Omeobox sono frequenti le A (adenine) che si ripetono 21 volte e
che codificano per 7 valine, aa usati dalle membrane delle cellule per la polarità durante
l’embriogenesi. Queste zone di ripetizione possono finire accidentalmente all'interno dei geni:
se le A vengono mutate (e non riparate) quando si trovano nei geni normalmente attivi, la
polarità cellulare viene meno.
Nell'HNPCC (cancro colo-rettale ereditario non poliposico) o sindrome di Lynch si verifica
proprio una mutazione delle proteine del MMR (MLH1 nel 30% dei casi, MSH2 nel 60% dei casi)
-> incapacità di riparazione di mutazioni delle sequenze ripetute di A -> perdita di polarità
cellulare* -> si renderà particolarmente evidente a livello dell'apparato gastroenterico (in cui la
polarità delle cellule epiteliali è essenziale per l'adeguato svolgimento delle funzioni
dell'apparato) -> induzione proliferativa nel colon.

*NOTA DI EMBRIOGENESI: nell'embriogenesi dell'epitelio intestinale, l'espressione di alcuni


recettori cellulari, che espongono aminoacidi idrofobici come la valina e la glicina, permette di
stabilire legami idrofobici tra le cellule -> si viene a determinare una corretta spaziatura tra le
cellule -> viene favorito il corretto orientamento spaziale.

ONCOSOPPRESSORI coinvolti nel TUMORE AL COLON (FAP)


Oncosoppressore: gene che codificano per prodotti proteici che agiscono negativamente sulla
progressione della proliferazione cellulare.
Lle mutazioni degli oncosoppressori che determinano l'insorgenza dei tumori sono sempre
disattivanti -> o generano un codone di stop prematuro (codificazione di una proteina tronca)
oppure determinano una variazione della conformazione della proteina -> in entrambi verrà
mutata la funzione fisiologica della proteina -> accumulo di mutazioni in altri geni + perdita del
freno proliferativo.
Mutazioni disattivanti dei geni oncosoppressori determinano sia tumori ereditari (soprattutto)
sia tumori sporadici. Ad esempio tra gli ereditari troviamo la FAP (poliposi adenomatosa
familiare): mutazione del gene APC (un oncosoppressore che controlla l'antiproliferazione) -> la
proteina da esso codificata non riesce più a legare la beta-catenina citoplasmatica -> questa
entra nel nucleo -> attiva i geni della proliferazione -> displasia del colon -> insorgenza di
centinaia-migliaia di polipi.

Nell'ambito del tumore al colon possiamo individuare meccanismi mutazionali che si verificano
più precocemente e più tardivamente nell'ambito dell'induzione neoplastica:
1) nella prima fase si verificano mutazioni inattivanti dell'oncosoppressore APC + eventuale
attivazione del signaling WNT: ligando WNT (esterno alla cellula )si lega ad una proteina di
membrana -> segnali intracellulari impediscono l'attivazione del complesso formato da APC e
altre due chinasi (NB: anche in assenza di attivazione del signaling WNT, comunque la
concentrazione e l'attività di APC è ridotta a causa della sua mutazione) -> inibizione della
fosforilazione e riduzione della degradazione della beta-catenina (proteina a localizzazione
citoplasmatica, costitutivamente degradata in assenza del ligando WNT; è legata al dominio
intracellulare della proteina trans-membrana E-caderina, coinvolta nei meccanismi di adesione
cellula-cellula e, quindi, nell'inbizione da contatto) -> migrazione della beta-catenina nel nucleo
-> vengono favoriti la proliferazione cellulare e i meccanismi anti-apoptotici;
2) in una fase successiva avremo una mutazione attivante dell'oncogene RAS -> la proteina Ras
(una GTP-asi) è attiva solo se legata al GTP -> in questa forma, attiva B-RAF (una chinasi
citoplasmatica) -> la fosforilazione a catena di substrati cellulari favorisce l'attivazione di geni
downstream a livello nucleare e la proliferazione cellulare. La mutazione di RAS è in linea con la
formazione dell'adenoma.
3) nelle fasi tardive si verificano mutazioni sui geni downstream, come la p53, coinvolta nel
mantenimento della stabilità genomica e nell'induzione dell'apoptosi -> trasformazione
cellulare neoplastica + acquisizione della caratteristica di invasività da parte del tumore
4) infine si verificano mutazioni addizionali -> il tumore si arrichisce di meccanismi proliferativi
addizionali -> diventa più complesso

Lo screening del tumore al colon, eseguito nella fascia di età tra i 50 e i 70 anni, prevede la
ricerca del sangue occulto nelle feci = ricerca e analisi del sangue emoglobinico ritrovato nelle
feci.
Limiti:
1) temporale: non copre i soggetti predisposti alla sindrome di Lynch e la probabilità aumenta
dai 35 anni per quanto riguarda il colon
2) bassa specificità (35-40%) -> molti falsi positivi (dovuto alla struttura della mucosa o alla
presenza di sangue non di derivazione tumorale) -> è necessario associargli sempre
l’endoscopia (esame di screening di secondo livello ben più specifico).

Per ovviare a queste limitazioni sono stati introdotti nuovi sistemi preventivi:
1) Cologuard (guardiano del colon): estremamente sensibile, perché all'esame del sangue
emoglobinico associa l'analisi mutazionale dalle feci: si ricerca nel DNA fecale la presenza di
mutazioni dei geni sopradescritti (numerose per APC, 6 per RAS, B-RAF, 8 per p53) -> vantaggi:
- elevata specificità e non invasività (al contrario di sangue occulto)
- non invasività + capacità di inviduare adenocarcinomi piatti (al contrario dell'endoscopia)
- possibilità di individuare il tumore precocemente.

Funzionamento del test:


1) su un chip (una piccola sezione di silice o vetrino) si depositano delle sequenze minime (oligo
artificiali) di circa 10-20 basi che contengono o la mutazione o la sequenza wild type
2) si arricchisce il DNA-fecale umano tramite biglie magnietiche sulla cui superficie sono
presenti unità di ripetizione che catturano il DNA umano
3) con un tampone a bassa forza ionica si stacca il DNA umano arricchito, separandolo dal DNA
batterico di disturbo (che rappresenta il 98% del dna fecale totale)
4) il DNA umano viene posto a contatto con delle sonde complementari alle sequenze mutate -
> se la mutazione è presente, la sonda ibridizza con l'oligo di DNA -> tutti gli oligo che si sono
ibridizzati vengono legati tra di loro -> si esegue una PCR che amplifica tutto il materiale mutato
5) il DNA amplificato diventa il nostro marker, ovvero il DNA-sonda che confronteremo con gli
oligo artificiali presenti sul chip: se è presenta la mutazione, l'ibridizzazione tra DNA sonda e
oligo-DNA del chip darà origine ad un segnale luminoso dicendoci se è presente o meno la
mutazione.

2) RAMPLEX TEST: permette di discriminare il DNA umano presente nelle feci (2% del totale)
tra:
- DNA apoptotico -> deriva dalla fisiologica esfoliazione dell'epitelio intestinale -> frammentato
in pezzi da 200-300 basi
- DNA tumorale -> non è di origine apoptotica -> non risulta frammentato, ma integro
La discriminazione è semplice: basta fare una PCR in cui due primers sono in grado di ibridizzare
solo con frammenti più grandi di 1000 basi -> se si amplifica vuol dire che vi è la presenza di
DNA non apoptotico, che è estremamente indicativo di presenza di DNA tumorale.

PREDITTIVITA' DI SECONDO TIPO (PREDITTIVITA' DEL SUCCESSO TERAPEUTICO): L'ANALISI


DELLE ABERAZIONI CROMOSOMICHE E DELLE MUTAZIONI PERMETTE DI ORIENTARE LA
SCELTA TERAPEUTICA VERSO FARMACI SPECIFICI
Il successo della terapia non è identico per tutti gli individui -> esso è strettamente correlato
alle caratteristiche mutazionali dei geni -> studiate tramite indagini di aberrazione
cromosomica + analisi mutazionale sul DNA -> queste due indagini, da una parte vedono
l’espressione antigenica tumorale, dall’altra le aberrazioni cromosomiche (che si verificano in
zone fragili del DNA) e le mutazioni di tutto il corredo esonico (esoma) -> permettono di
orientare la scelta terapeutica verso un farmaco selettivo per la specifica mutazione.
L'immunoistochimica invece non è sufficiente per definire la predittività del successo
terapeutico perché si basa su: individuazione del corredo antigenico (sia intracellulare che di
membrana) tumore-specifico + creazione e utilizzo di anticorpi specifici -> permette di definire
le caratteristiche morfologiche e strutturali del genoma (e quindi la sua stadiazione), ma non la
forza e l’attività biologica del tumore, dipendenti invece dalle caratteristiche mutazionali del
tumore.

Tuttavia, solitamente, l'aberrazione cromosomica:


- nei tumori solidi (i carcinomi) è estremamente disordinata e incostante nel clone tumorale -
> ogni cellula ha un'alterazione cromosomica (rottura, tralsocazione, delezione, inversione)
diversa -> c'è una random instability -> necessario utilizzare farmaci antitumorali
convenzionali, più tossici (in quanto generici) e con un minor effetto terapeutico.
- nei tumori liquidi (emopoietici: linfomi, leucemie) è ordinata e costante nel clone tumorale -
> tutte le cellule tumorali presentano alterazioni cromosomiche identiche (es: nel linfoma di
Burkitt, sia sporadico che endemico, tutte le cellule hanno una traslocazione cromosomica 8-14,
dovuta ad una zona fragile nel cromosoma 8) -> non c'è random instablity -> diagnosi più facile
+ utilizzo di chemioterapici più specifici (essendo coinvolti solo pochi geni) -> minore tossicità

Esempi di tumori in cui è possibile utilizzare farmaci specifici: GIST, tumore del colon-retto,
melanoma, adenocarcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC).

1) Il GIST (gastro-intestinal stromal tumor) è un raro sarcoma che coinvolge fibroblasti e cellule
muscolari lisce ed è stato il primo tumore con mutazione sull'oncogene cKIT identificato (nel
2001): cKIT codifica per una chinasi che avvia una serie di reazione di fosforilazione a cascata,
che terminano nel nucleo con l'induzione di un segnale proliferativo -> se mutata nel dominio
chinasico, cKIT va incontro ad autofosforilazione -> la chinasi resta sempre attiva -> costitutiva
induzione di segnali proliferativi -> GIST.
L'imantinib è un'inibitore farmacologico specifico: blocca solo la cKIT mutata, legandosi al suo
dominio chinasico -> il tumore regredisce anche se metastatico.

2) Adenocarcinoma polmonare non a piccole cellule = trasformazione neoplastica ghiandolare


bronco-alveolare dovuta a:
1) 40-50% dei casi: varie mutazioni
2) 25% dei casi: mutazione di RAS -> non è disponibile un inibitore specifico: la difficoltà sta nel
fatto che Ras è un enzima di elevate dimensioni -> è necessario sintetizzare una molecola di
grandi dimensioni, ma questa interferirebbe con altri enzimi cellulari.
Si utilizzano pertanto chemioterapici generici di prima generazione, che determinano inibizione
mitotica nei confronti tutte le celule proliferative, anche quelle fisiologicamente presenti
nell'organismo: i Taxani ad esempio si legano all’actina durante le fasi della mitosi, bloccandola
-> impediscono la divisione -> la cellulla va verso l’apoptosi.
3) 13-15% dei casi: mutazione dei geni che codificano per gli EGF receptors: nella fase iniziale
del tumore è presente un EGF receptor normale che, a seguito del legame con EGF , avvia una
cascata di reazioni di fosforilazioni determinanti proliferazione, angiogenesi, antiapoptosi e
metastatizzazione -> successivamente si verifica una mutazione del gene per l'EGF receptor a
livello del suo dominio chinasico (citoplasmatico) -> EGF receptor comincia a trasdurre i
precedenti segnali anche in assenza del suo ligando (diventa indipendente dall'ambiente
esterno) -> utilizzo di farmaci selettivi appartenenti alla classe dei TKI (Tyrosine Kinase
Inhibitor): erlotinìb + gefitinib, composti aromatici somministrati in pillole che bloccano solo
l'EGF receptor mutato, legandosi a livello del suo dominio chinasico -> il tumore regredisce
anche se metastatico -> non assicura guarigione completa nel 100% dei casi: una cellula
tumorale nelle fasi avanzate:
- avrà accumulato altre mutazioni e sviluppato altre vie di trasduzione dei segnali proliferativi,
indipendenti dall'IGF receptor
- impara a sfruttare le duplici (talvolta triplici) funzioni di una proteina all'interno di vari
payhways (tale fenomeno viene indicato con il termine di moon lighting): ad es. la beta-
catenina ha funzione proliferativa [inbita dal legame con l’APC] e di stabilizzazione dei reticoli
citoplasmatici quando le cellule sono in inibizione da contatto.
4) 5% dei casi: inversione di una porzione del braccio corto del cromosoma 2 -> chimerizzazione
(fusione) dei geni EML4 (gene costitutivamente espresso poiché codifica per una pt del
microtubulo) e ALK (gene silente nelle cellule normali poiché codifica per una chinasi che
determina segnali proliferativi) -> ALK finisce a valle del promotore (sempre attivo) di EML4 ->
espressione costitutiva di una pt chimerica con attività chinasica caratteristica di EML4 ->
adenocarcinoma -> utilizzo del farmaco crizotinib, anch’esso appartenente alla classe dei TKI:
blocca solo ALK mutato, legandosi a livello del suo dominio chinasico.
La mutazione di questi geni la si ritrova anche in pazienti giovani non fumatori poiché il
benzopirene segue una strada diversa.
La FISH è in grado di rilevare questa inversione del cromosoma 2 tramite una reazione
colorimetrica: si impiegano due marker, uno che emette luce rossa e uno che emette luce verde
quando stimolate da un laser -> se c'è traslocazione, i due geni vengono a trovarsi vicini -> verrà
emessa una luce gialla (rosso + verde).
3) Melanoma
Piuttosto frequente; nel 30-40% dei casi è dovuto alla mutazione dell'oncogene bRAF -> la
chinasi bRaf (normalmente attivata dalla proteina Ras) risulta costitutivamente attiva -> bRaf
attivata fosfrila alcuni trasduttori nucleari come le MAP-chinasi (ERC1 e ERC2) -> viene favorita
l'angiogenesi, antiapoptosi e la metastatizzazione -> utilizzo del farmaco vemurafenib -> blocca
solo bRaf mutato, legandosi a livello del suo dominio chinasico -> il tumore regredisce anche se
metastatico (i melanomi metaastatizzano elettivamente alle ossa). Non ci sono tuttavia farmaci
che agiscono su ERC1 ed ERC2 coinvolti più direttamente all’azione proliferativa. Inoltre un
ruolo di bRaf è stato osservato anceh nel tumore del colon e della tiroide.

Se devo sequenziare del DNA tumorale è importante che ce ne sia almeno il 60% per vedere
bene le mutazioni. Il sequenziamento ad esempio richiede campioni con elevato dna tumorale,
importante è la PCR e poi si fa l’analisi automatizzata dei dati.

Micro-RNA o RNA non-coding = RNA che non codificano per proteine, ma che regolano gli altri
RNA.

Potrebbero piacerti anche