La medicina predittiva è un aspetto della medicina di laboratorio che non riguarda il soggetto
malato, ma quello sano: è costituita dall'insieme delle indagini biomolecolari sfruttate per
individuare alcuni marker innovativi, che servono al calcolo probabilistico di incidenza delle
patologie.
Il DNA umano è fatto da circa 28.000 geni e abbiamo tante sequenze di DNA non-coding, che
non trasportano alcuna informazione genica, ma che rappresentano soprattutto zone tampone
(di ripetizione del DNA) o zone che codificano RNA di nuova scoperta: questo DNA non-coding
assorbe tutti i fattori ambientali patogenetici e protegge le altre zone dal pericolo. Quindi solo
un piccolo numero di geni è considerato vulnerabile: la trasformazione neoplastica è il risultato
dell'accumulo di mutazioni genetiche proprio su queste su zone vulnerabili, sensibili -> il
cancro è sempre una malattia genetica. Inoltre, le persone possono presentare una certa
ereditarietà per l'insorgenza del cancro, ovvero una predisposizione genetica maggiore o
minore a sviluppare neoplasie, fermo restando la multifattorialità degli eventi che facilitano
l'induzione neoplastica. Quindi esistono un background multifattoriale e un background
genetico-familiare individuale (che partecipa per un 5-10% all'eziopatogenesi tumori).
Consultorio genetico oncologico, una struttura dedicata alla prevenzione dei tumori:
1) individuare le famiglie a rischio come prima cosa: stabilire se ci sono 3 casi dello stesso
tumore + insorgenza precoce;
2) saper comunicare con le persone, dare un’informazione esaustiva della genetica oncologica,
del fatto che qualcuno può essere portatore di una tara genetica che potrebbe aumentare la
probabilità di tumore;
3) bisogna avere un laboratorio avanzato che permette di fare analisi chimiche di questi geni ->
la tecnologia che si usa questi casi è il sequenziamento automatico del DNA: si preleva del
sangue, da cui si estrae il DNA, si analizza il determinato gene per trovare eventuali mutazioni.
Se c’è una mutazione, si deve parlare con i membri della famiglia ed in particolare col portatore
a cui è stato sequenziato il DNA, stabilirne la reattività psicologica (il grado di accettabilità del
problema) e sottoporre il soggetto ad uno screening. Individuare una mutazione porta
all’applicazione di una serie di misure predittive.
Le mutazioni degli oncogeni che determinano l'insorgenza di tumore sono sempre attivanti e
sono responsabili:
- sia di tumori ereditari -> se ne conoscono solo 2: carcinoma midollare della tiroide (molto
raro dato che il più frequente è il follicolare) e il carcinoma renale papillifero.
- sia di tumori sporadici -> in questo caso c'è un fattore mutazionale esterno che va a colpire
alcuni di questi oncogeni (il loro promotore o un esone) -> mutazione attivante -> trascrizione
di un RNA-coding -> produzione di una proteina anche in assenza di stimolo (l’oncogene mutato
non risponde più agli Omeobox) -> la cellula si sposta da G0 a G1 (nel ciclo cellulare) -> primo
meccanismo di induzione neoplastica -> a questo punto la cellula può utilizzare i suoi due
meccanismi di controllo (o checkpoints):
1) il primo controllo è costituito dagli oncosoppressori: proteine che spengono i segnali
proliferativi -> se queste risultano mutate, non sono in grado di svolgere il loro compito -> si
procede con la replicazione del DNA che presenterà però degli errori mutazionali al suo interno
2) interviene quindi il secondo checkpoint, ovvero il meccanismi che garantiscono la stabilità
genomica, vengono attivate delle proteine (tipo BRCA) che riparano queste mutazioni (nei
giovani questi meccanismi sono più efficienti, oltre al fatto che c'è anche una minore
probabilità di accumulare mutazioni nelle zone sensibili).
Tutte le mutazioni sono anche legate ad un’eventuale predisposizione familiare, in tal caso ho
un checkpoint solo.
3) Se le mutazioni non riescono ad essere riparate, c’è un ultimo tentativo, quello di spingere la
cellula in apoptosi, tramite l'azione della proteina p53: essa infatti regola sia la stabilità
genomica, sia l'apoptosi: quest'ultima viene indotta quando le mutazioni accumulate sono
tanto numerose da non poter essere riparate -> meccanismo di difesa antitumorale.
La mutazione di questo gene determina sarcomi e carcinomi.
2) il sistema di MLH1 e MSH2 (proteine MMR, del mismatch repair) -> regolano la stabilità
genomica nelle zone di ripetizione del DNA (isole che funzionano da sistema tampone per le
mutazioni). Ad esempio, negli Omeobox sono frequenti le A (adenine) che si ripetono 21 volte e
che codificano per 7 valine, aa usati dalle membrane delle cellule per la polarità durante
l’embriogenesi. Queste zone di ripetizione possono finire accidentalmente all'interno dei geni:
se le A vengono mutate (e non riparate) quando si trovano nei geni normalmente attivi, la
polarità cellulare viene meno.
Nell'HNPCC (cancro colo-rettale ereditario non poliposico) o sindrome di Lynch si verifica
proprio una mutazione delle proteine del MMR (MLH1 nel 30% dei casi, MSH2 nel 60% dei casi)
-> incapacità di riparazione di mutazioni delle sequenze ripetute di A -> perdita di polarità
cellulare* -> si renderà particolarmente evidente a livello dell'apparato gastroenterico (in cui la
polarità delle cellule epiteliali è essenziale per l'adeguato svolgimento delle funzioni
dell'apparato) -> induzione proliferativa nel colon.
Nell'ambito del tumore al colon possiamo individuare meccanismi mutazionali che si verificano
più precocemente e più tardivamente nell'ambito dell'induzione neoplastica:
1) nella prima fase si verificano mutazioni inattivanti dell'oncosoppressore APC + eventuale
attivazione del signaling WNT: ligando WNT (esterno alla cellula )si lega ad una proteina di
membrana -> segnali intracellulari impediscono l'attivazione del complesso formato da APC e
altre due chinasi (NB: anche in assenza di attivazione del signaling WNT, comunque la
concentrazione e l'attività di APC è ridotta a causa della sua mutazione) -> inibizione della
fosforilazione e riduzione della degradazione della beta-catenina (proteina a localizzazione
citoplasmatica, costitutivamente degradata in assenza del ligando WNT; è legata al dominio
intracellulare della proteina trans-membrana E-caderina, coinvolta nei meccanismi di adesione
cellula-cellula e, quindi, nell'inbizione da contatto) -> migrazione della beta-catenina nel nucleo
-> vengono favoriti la proliferazione cellulare e i meccanismi anti-apoptotici;
2) in una fase successiva avremo una mutazione attivante dell'oncogene RAS -> la proteina Ras
(una GTP-asi) è attiva solo se legata al GTP -> in questa forma, attiva B-RAF (una chinasi
citoplasmatica) -> la fosforilazione a catena di substrati cellulari favorisce l'attivazione di geni
downstream a livello nucleare e la proliferazione cellulare. La mutazione di RAS è in linea con la
formazione dell'adenoma.
3) nelle fasi tardive si verificano mutazioni sui geni downstream, come la p53, coinvolta nel
mantenimento della stabilità genomica e nell'induzione dell'apoptosi -> trasformazione
cellulare neoplastica + acquisizione della caratteristica di invasività da parte del tumore
4) infine si verificano mutazioni addizionali -> il tumore si arrichisce di meccanismi proliferativi
addizionali -> diventa più complesso
Lo screening del tumore al colon, eseguito nella fascia di età tra i 50 e i 70 anni, prevede la
ricerca del sangue occulto nelle feci = ricerca e analisi del sangue emoglobinico ritrovato nelle
feci.
Limiti:
1) temporale: non copre i soggetti predisposti alla sindrome di Lynch e la probabilità aumenta
dai 35 anni per quanto riguarda il colon
2) bassa specificità (35-40%) -> molti falsi positivi (dovuto alla struttura della mucosa o alla
presenza di sangue non di derivazione tumorale) -> è necessario associargli sempre
l’endoscopia (esame di screening di secondo livello ben più specifico).
Per ovviare a queste limitazioni sono stati introdotti nuovi sistemi preventivi:
1) Cologuard (guardiano del colon): estremamente sensibile, perché all'esame del sangue
emoglobinico associa l'analisi mutazionale dalle feci: si ricerca nel DNA fecale la presenza di
mutazioni dei geni sopradescritti (numerose per APC, 6 per RAS, B-RAF, 8 per p53) -> vantaggi:
- elevata specificità e non invasività (al contrario di sangue occulto)
- non invasività + capacità di inviduare adenocarcinomi piatti (al contrario dell'endoscopia)
- possibilità di individuare il tumore precocemente.
2) RAMPLEX TEST: permette di discriminare il DNA umano presente nelle feci (2% del totale)
tra:
- DNA apoptotico -> deriva dalla fisiologica esfoliazione dell'epitelio intestinale -> frammentato
in pezzi da 200-300 basi
- DNA tumorale -> non è di origine apoptotica -> non risulta frammentato, ma integro
La discriminazione è semplice: basta fare una PCR in cui due primers sono in grado di ibridizzare
solo con frammenti più grandi di 1000 basi -> se si amplifica vuol dire che vi è la presenza di
DNA non apoptotico, che è estremamente indicativo di presenza di DNA tumorale.
Esempi di tumori in cui è possibile utilizzare farmaci specifici: GIST, tumore del colon-retto,
melanoma, adenocarcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC).
1) Il GIST (gastro-intestinal stromal tumor) è un raro sarcoma che coinvolge fibroblasti e cellule
muscolari lisce ed è stato il primo tumore con mutazione sull'oncogene cKIT identificato (nel
2001): cKIT codifica per una chinasi che avvia una serie di reazione di fosforilazione a cascata,
che terminano nel nucleo con l'induzione di un segnale proliferativo -> se mutata nel dominio
chinasico, cKIT va incontro ad autofosforilazione -> la chinasi resta sempre attiva -> costitutiva
induzione di segnali proliferativi -> GIST.
L'imantinib è un'inibitore farmacologico specifico: blocca solo la cKIT mutata, legandosi al suo
dominio chinasico -> il tumore regredisce anche se metastatico.
Se devo sequenziare del DNA tumorale è importante che ce ne sia almeno il 60% per vedere
bene le mutazioni. Il sequenziamento ad esempio richiede campioni con elevato dna tumorale,
importante è la PCR e poi si fa l’analisi automatizzata dei dati.
Micro-RNA o RNA non-coding = RNA che non codificano per proteine, ma che regolano gli altri
RNA.