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Civile Sent. Sez. 1 Num.

8398 Anno 2016


Presidente: SALVAGO SALVATORE
Relatore: VALITUTTI ANTONIO
Data pubblicazione: 27/04/2016

Corte di Cassazione - copia non ufficiale


SENTENZA

sul ricorso 13981-2011 proposto da:

COMUNE DI ISOLA DELLE FEMMINE (C.F. 00801000829), in

persona del Sindaco pro tempore, elettivamente

domiciliato in ROMA, VIA COSSERIA 5, presso l'avvocato

LAURA TRICERRI, rappresentato e difeso dall'avvocato

SAVERIO LO MONACO, giusta procura a margine del

ricorso;

- ricorrente -

contro

LO BIANCO AGOSTINO (c.f. LBNGTN34M03G273P),

TORREGROSSA GIOVANNA (c.f. TRRGNN39E60G273F), LO


JACONO ANDREA (c.f. LJCNDR77R31G273L), LO JACONO

PIETRO (c.f. LJCPTR79C13G273Y), elettivamente

domiciliati in ROMA, VIA ANTONIO STOPPANI 1, presso

l'avvocato PITRUZZELLA GIOVANNI, rappresentati e

dirul dll'vvuumu MA33IMILIANO MANCANO, QIUStel

procura a margine del controricorso;

controricorrent -

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contro

LO JACONO PIETRO (c.f. LJCPTR27M19G273L), ZAPPAVIGNA

PROVVIDENZA (c.f. ZPPPVV28A58G273U);

- intimati -

avverso la sentenza n. 1788/2010 della CORTE D'APPELLO

di PALERMO, depositata il 27/12/2010;

udita la relazione della causa svolta nella pubblica

udienza del 09/03/2016 dal Consigliere Dott. ANTONIO

VALITUTTI;

udito, per il ricorrente, l'Avvocato LUDOVICA FRANZIN,

con delega orale, che ha chiesto in via principale il

rinvio per rinotifica del ricorso, comunque

l'accoglimento del ricorso;

udito il P.M., in persona del Sostituto Procuratore

Generale Dott. ALBERTO CARDINO che ha concluso per il

rigetto del ricorso.

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RITENUTO IN FATTO
1. Con atto di citazione notificato il 18 maggio 1991, Pietro Lo Jacono
(nato il 19 agosto 1927), Agostino Lo Bianco, Provvidenza Zappavigna,
Giovanna Torregrossa, Andrea Lo Jacono e Pietro Lo Jacono (nato il 13
marzo 1979) - gli ultimi tre quali eredi di Francesco Lo Jacono -
convenivano in giudizio innanzi al Tribunale di Palermo il Comune d
Isola delle Femmine chiedendone la condanna al risarcimento del

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danno per l'occupazione illegittima, risalente al 1977, di parte del
terreno di loro propriet per la realizzazione di un impianto sportivo,
nonch la retrocessione parziale del terreno non utilizzato. Esponevano
che il Comune non aveva definito il procedimento espropriativo, ma
aveva realizzato, su parte del terreno occupato, un campo di calcio,
ultimato nel 1988. Si costituiva il Comune di Isola delle Femmine
contestando la domanda ed eccependo la prescrizione quinquennale
del diritto. Il Tribunale di Palermo, con sentenza n. 5591 del 15 aprile
2000, ritenuta risalente al 13 novembre 1980 l'irreversibile
trasformazione del terreno, dichiarava prescritta la domanda
risarcitoria per la parte di terreno interessata dall'irreversibile
trasformazione e accoglieva quella di retrocessione parziale del
restante terreno, condannando il Comune al risarcimento dei danni da
illegittima occupazione di detta porzione.
2. Interposto gravame dal Comune di Isola delle Femmine, nonch
appello incidentale da Pietro Lo Jacono e dagli altri appellati, la Corte di
Appello di Palermo, con sentenza n. 1788 depositata il 27 dicembre
2010 e notificata il 21 marzo 2011, ritenuto il giudicato
sull'irreversibile trasformazione, collocata temporalmente a fine luglio
1980, dichiarava il difetto di giurisdizione sulla domanda di
retrocessione parziale e, in riforma della sentenza di primo grado,
accoglieva la domanda risarcitoria per l'occupazione acquisitiva della
porzione di terreno ritenendo il dies a qua della prescrizione del
relativo diritto decorrente dall'entrata in vigore della legge 27 ottobre
1988, n. 458.
3. Per la cassazione della sentenza n. 1788/2010 ha, quindi, proposto
ricorso il Comune di Isola delle Femmine sulla base di un solo motivo,
illustrato con memoria ex art. 378 cod. proc. civ.
4. Agostino Lo Bianco, Giovanna Torregrossa, Andrea Lo Jacono e
Pietro Lo Jacono (nato il 13 marzo 1979) hanno replicato con
controricorso e memoria ex art. 378 cod. proc. civ.
CONSIDERATO IN DIRITTO

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1. In via pregiudiziale, i controricorrenti hanno eccepito il difetto di
integrit del contraddittorio innanzi a questa Corte per essere stato
notificato il ricorso al difensore costituito in appello anche per
Provvidenza Zappavigna e Pietro Lolacono (nato il 19 agosto 1927),
sebbene costoro fossero deceduti nelle more del giudizio di secondo
grado. I controricorrenti hanno pertanto chiesto l'integrazione del
contraddittorio nei confronti degli eredi dei predetti.
1.1. L'eccezione di nullit della notifica del ricorso per cassazione del
Comune di Isola delle Femmine infondata.
1.2. Infatti, secondo l'indirizzo pi recente della giurisprudenza di
legittimit, "l'incidenza sul processo degli eventi previsti dall'art. 299
cod. proc. civ. (morte o perdita di capacit della parte) disciplinata,
in ipotesi di costituzione in giudizio a mezzo di difensore, dalla regola
dell'ultrattivit dei mandato alla lite, in ragione della quale, nel caso in
cui l'evento non sia dichiarato o notificato nei modi e nei tempi di cui
all'art. 300 cod. proc. civ., il difensore continua a rappresentare la
parte come se l'evento non si sia verificato, risultando cos stabilizzata
la posizione giuridica della parte rappresentata (rispetto alle altre parti
ed al giudice) nella fase attiva del rapporto processuale e nelle
successive fasi di quiescenza e riattivazione del rapporto a seguito
della proposizione dell'impugnazione. Tale posizione giuridica
suscettibile di modificazione nell'ipotesi in cui, nella successiva fase di
impugnazione, si costituiscano gli eredi della parte defunta o il
rappresentante legale della parte divenuta incapace, oppure se il
procuratore di tale parte, originariamente munito di procura alla lite
valida anche per gli ulteriori gradi del processo, dichiari in udienza o

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notifichi alle altre parti l'evento verificatosi, o se, rimasta la medesima
parte contumace, l'evento sia documentato dall'altra parte (come
previsto dalla novella di cui alla legge n. 69 del 2009, art. 46), o
notificato o certificato dall'ufficiale giudiziario ai sensi dell'art. 300,
comma 4, cod. proc. civ." (tale il principio affermato da Cass.S.U.,
15295/2014; nello stesso senso, da ultimo, Cass. 710/2016).
1.3. Considerata, pertamto, l'ultrattivit del mandato alle liti, la notifica

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del ricorso per cassazione - operata, nella specie, al difensore degli
intimati deceduti - non pu considerarsi affetta da nullit.
2. Tanto premesso, va rielvato che, con l'unico motivo di ricorso, il
Comune di Isola delle Femmine denuncia la violazione e falsa
applicazione degli artt. 2043, 2935 e 2947 cod. civ., nonch la
contraddittoria ed insufficiente motivazione in relazione al capo di
sentenza relativo alla decorrenza del dies a quo ed al parziale
riconoscimento dell'irreversibile trasformazione dell'area, in relazione
all'art. 360, comma 1, nn. 3 e 5 cod. proc. civ.
2.1. Il ricorrente, premesso che il terreno aveva subito nel novembre
1980 l'irreversibile trasformazione, si duole che la Corte di merito
abbia disatteso l'eccezione di intervenuta prescrizione estintiva del
diritto al risarcimento del danno da occupazione appropriativa,
conseguente all'irreversibile trasformazione dell'area occupata.
Erroneamente la Corte di merito avrebbe fissato il dies a quo della
prescrizione al momento dell'entrata in vigore della legge n. 458 del
1988 (3 novembre 1988), il cui art. 3 ha dato per la prima volta
positivo riconoscimento all'istituto dell'occupazione appropriativa. Al
contrario, secondo il ricorrente, spostare il decorso del termine
prescrizionale alla data di entrata in vigore dell'art. 3 della legge n.
458 del 1988 per fatti verificatisi anteriormente alla sua vigenza
determinerebbe un inammissibile effetto retroattivo della norma, in
violazione dell'art. 2935 cod. civ. ed in contrasto con il principio di
salvaguardia dei rapporti giuridici esauriti, atteso anche che il
fenomeno dell'accessione invertita aveva gi trovato riconoscimento
nell'ordinamento giuridico a seguito di Cass.S.U., 1464/1983.

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2.2. Il motivo infondato.
2.3. La Corte territoriale ha, invero, richiamato il tradizionale e
costante insegnamento di questa Corte secondo cui, in tema di
occupazione appropriativa, avendo il legislatore riconosciuto gli effetti
dell'istituto per la prima volta soltanto con la legge n. 458 del 1988
(seppure indirettamente), a partire dall'entrata in vigore di detta
legge (3 novembre 1988) che iniziata a decorrere, in quanto solo

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allora normativamente percepibile, la prescrizione del diritto al
risarcimento del danno insorto in epoca anteriore, dovendo la
decorrenza della prescrizione essere riferita, ai sensi dell'art. 2935 cod.
civ., alla possibilit legale di esercizio del diritto, requisito che non pu
ritenersi soddisfatto in una situazione, come quella anteriore alla legge
citata, caratterizzata dalla mancanza di un riconoscimento legislativo e
giurisprudenziale dell'istituto dell'occupazione appropriativa, non
potendo conseguentemente porsi a carico del titolare del diritto al
risarcimento le conseguenze del mancato esercizio di esso in tale
periodo (cfr. Cass. 9620/2010; 7583/2013; 21333/2013;
23972/2015). Al riguardo, deve altres essere richiamato - quale
principio di diritto intertemporale che va a conformare in termini di
diritto vivente la norma europea che lo Stato si impegnato ad
osservare (legge n. 848 del 1955, di ratifica ed esecuzione della
Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo) - quanto
enunciato dalla Corte di Strasburgo in sede di interpretazione dell'art.
1 Protocollo addizionale CEDU, circa la necessit che un'ingerenza di
una pubblica autorit nell'esercizio dei diritti del privato sia "legale" e
che il "principio di legalit" postuli l'esistenza di norme di diritto interno
sufficientemente accessibili, chiare e "prevedibili" (cfr. Cass.
20543/2008; 22407/2008).
Ne consegue che, gi alla stregua dei suesposti principi - affermati in
una prospettiva ancora conservativa dell'istituto dell'occupazione cd.
espropriativa o appropriativa -, avendo i resistenti proposto l'azione
risarcitoria in giudizio con citazione notificata il 20 maggio 1991, il
termine quinquennale di prescrizione, decorrente, in tale prospettiva,

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dal 3 novembre 1988, al momento dell'instaurazione del giudizio non
poteva ritenersi ancora decorso.
2.4. Il quadro normativo e giurisprudenziale di riferimento ha avuto,
peraltro, una ulteriore, importante, evoluzione per effetto del recente
arresto delle Sezioni Unite, che ha sostanzialmente espunto
dall'ordinamento l'istuto dell'occupazione appropriativa, casi come era
stato in precedenza configurato, ossia come modo di acquisto in capo

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alla p.a. della propriet del bene privato sottoposto ad una radicale ed
irreversibille trasformazione per la realizzazione di un'opera pubblica.
Con siffatta decisione, questa Corte, nell'ottica di un'interpretazione
conforme ai principi affermati dalla Corte europea dei diritti dell'uomo,
ha affermato che l'illecito spossessamento del privato da parte della
P.A. e l'irreversibile trasformazione del suo terreno per la costruzione
di un'opera pubblica danno luogo ad un illecito a carattere permanente
dal quale non pu conseguire, anche quando vi sia stata dichiarazione
di pubblica utilit, l'acquisto dell'area da parte dell'Amministrazione.
Ne discende che il privato ha diritto a chiederne la restituzione, salvo
che non decida di abdicare al suo diritto e richiedere il risarcimento del
danno per equivalente. In tale ultima ipotesi, stante la natura di Ilecito
permanente dell'occupazione del bene effettuata senza titolo
dall'amministrazione, la prescrizione della pretesa risarcitoria non pu
che decorrere dalla data della domanda (cfr. Cass.S.U. 735/2015).
2.5. Facendo, pertanto, applicazione dei principoi suesposti al caso di
specie, ne consegue che sussiste un'ulteriore, decisiva, ragione, oltre
quella evidenziata dalla Corte di Appello, per ritenere non prescritta
l'azione risarcitoria proposta in giudizio dagli odierni resistenti.
3. Il ricorso deve, pertanto, essere rigettato, con le conseguenti
statuizioni in ordine alle spese del giudizio di legittimit.
P.Q.M.
La Corte Suprema di Cassazione
rigetta il ricorso; condanna parte ricorrente alla rifusione delle spese
del presente giudizio che liquida in euro 15.000,00, oltre ad euro
200,00 per esborsi, spese forfettarie e accessori di legge.

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Cos deciso in Roma, nella camera di consiglio della Prima Sezione
Civile il 9 marzo 2016.

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