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bonarda

aperiodico rosso e mosso - esce come e quando puo'


Autunno Pavese
mercoledi' 21 ottobre 2009 • n. 1 • anno i

Malvasia. Merlot; Barbera, Buttafuoco, Barolo, Sangiovese


Uvarara Pinot Chardonnay Bonarda… Bonarda! Sì, forse è
proprio questo che ci vuole.
Nessuno può rifiutare un bicchiere di Bonarda. Innanzitutto
perché è un vino che ha origini povere, contadine, poco
impegnativo. È un vino umile, senza pretese, di quelli che
fanno compagnia a un gruppo di persone che magari si
siedono attorno a un tavolo di una tranquilla osteria per fare
una partita a carte, quattro chiacchiere.
E poi è rosso. «Ecco che ci siamo», direte voi. Eppure,
nonostante tutta la retorica che si possa fare, non possiamo
non considerare che questo colore è stato lo sfondo per tutti
quegli “ammutinati” che nel corso della storia si sono
ribellati ad un sistema in cui non si riconoscevano per
cercare di cambiare il mondo – in meglio, si intende. Questo
varrà ancora qualcosa, credo.

ACCESSO
Infine la Bonarda1 è mossa, almeno quella cui ci ispiriamo
noi. È una caratteristica importantissima, e non solo per un
vino, che può piacere anche fermo, questione di gusti.
L’essere mossi, il movimento, è una prerogativa di quelle
persone che vogliono capire come gira il mondo, il quale,
guarda caso, non sta mai fermo. Il muoversi porta

PRIVATO
generalmente a vedere cose nuove, a porsi dei dubbi che sì,
possono mettere in difficoltà; ma la pratica del dubbio è
anche quel procedimento che può portare una persona a
essere ancora più convinta che forse, questo mondo, proprio
così bene, non va.
Vi chiederete perché mi stia dilungando così tanto. La nostra
intenzione, l’intenzione di questo giornale, è di non dare
nulla per scontato. Non per una questione di pignoleria, ma
perché secondo noi di cose per scontate, in questi ultimi
anni, se ne è date anche troppe. Si è dato per scontato, ad
esempio, che certi diritti fossero acquisiti di fatto. Un
esempio è il diritto ad avere accesso libero e gratuito
all’acqua, oppure ad avere una vita dignitosa
indipendentemente dalla posizione che si occupa nella
società. Lo stesso errore è stato commesso riguardo a
concetti che possono sembrare astratti, ma che poi si
traducono molto concretamente nella quotidiana vita di tutti
i giorni, come l’uguaglianza (anche di fronte alla legge), la
democrazia, la libertà di stampa. Potrei citarne ancora molti,
ma preferisco che siano le pagine di questo giornale a
parlare.
Ciò che vorremmo provare a fare è inseguire, scovare e
raccontare questi concetti astratti, che troppo spesso
vengono relegati a piccoli trafiletti dai mezzi di informazione
locale, se non addirittura manipolati o taciuti, per ridare
loro significato.
Per poter fare ciò abbiamo bisogno anche del contributo di
tutti. Scriveteci, contattateci e raccontateci dei fatti che
secondo voi rientrano tra quelli sopra citati. È un po’ come
quando si è seduti a quel famoso tavolo di osteria a fare
quattro chiacchiere davanti ad un bicchiere di Bonarda.
Buona bevuta a tutti
Riccardo Scanarotti
.

riccardo.scanarotti@gmail.com
1 Una questione di puntiglio: la parola bonarda può essere preceduta sia dall'articolo
maschile, che da quello femminile. Non si sbaglia mai a pronunciarlo, ma tenete presente
che, nell'Olterpò pavese, terra natale di questo nettare, gli indigeni nel loro colto e raffinato Foto di Sam Kabauter
dialetto lo chiamano al femminile, la bonarda.

Crisi e lavoro Chi governa Pavia? Un crocifisso lumbard Scuola pubblica


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L'acqua non è più Speciale Far West Università e precariato


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