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dallassenza di futuro? Per fare questo bastano gli istituti di ricerca e i quotidiani, che hanno ben
altri mezzi e lavorano per la controparte: possiamo certamente utilizzarli, non dobbiamo mai
imitarli. Linchiesta militante deve allora porsi lobiettivo di fare emergere e dunque organizzare i
processi di soggettivazione e controsogettivazione.
Metodo di discussione
Assumendo questa base comune, diciamo subito che il workshop della scuola estiva non sar un
seminario sullinchiesta e sulla conricerca: ne abbiamo fatti diversi negli ultimi anni, i materiali non
mancano (sono semmai utili delle bibliografie, in parte esistenti e in parte da aggiornare), inoltre
lultima lezione del percorso di autoformazione Commonware a questo scopo esauriente. Ci
proponiamo invece di costruire uno spazio di discussione, confronto e condivisione tra realt
militanti e compagni che stanno praticando o hanno in cantiere percorsi di inchiesta. Ci
proponiamo, al contempo, di sviluppare la conricerca non come specialismo o tecnica, da delegare a
esperti esterni o interni al movimento, ma come stile della militanza complessivo.
Il workshop sar introdotto da due brevi relazioni, che tenteranno di porre sul tappeto questioni,
problemi, nodi aperti e ipotesi da discutere e verificare collettivamente. Si far quindi un primo giro
di interventi, chiedendo alle realt e ai compagni presenti di ridurre al minimo la propria
presentazione. Spesso, infatti, partendo dalla presentazione dei propri percorsi, si finisce per
limitarsi a questo: sarebbe allora utile che questa fase venisse fatta utilizzando il sito, comunicando
la propria partecipazione, facendo circolare dei materiali sulle inchieste avviate o dei testi sulle
ipotesi di lavoro. Il primo giro di interventi deve dunque servire, a partire dalla griglia comune di
questioni sollevate nellintroduzione, ad analizzare problemi affrontati e ipotesi politiche elaborate
dentro la materialit dei propri percorsi di inchiesta militante.
Lobiettivo del workshop costruire un processo collettivo di coordinamento delle esperienze di
inchiesta esistenti o da fare. Ci non significa unomogeneizzazione dei luoghi e dei temi
dellinchiesta, per quanto ovviamente non tutti i luoghi e i temi siano uguali dal punto di vista delle
lotte e anche questo sar materia di discussione del workshop. Si tratta, invece, di creare
coordinamento sui problemi e sulle ipotesi politiche, componendo e permettendo il confronto
continuo delle differenti esperienze in un tessuto comune.
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una domanda dinchiesta che hanno perlomeno tentato di promuovere. Oggi, la capacit di fare
inchiesta incorporata nella composizione sociale; questa, se vogliamo la grande differenza
rispetto alle esperienze pionieristiche degli anni 50 e alle stesse inchieste dei Quaderni Rossi,
quando gruppi di ricercatori militanti interrogavano la classe dallesterno (schematizziamo, forse
non era proprio cos, ma certamente la capacit di fare ricerca cresciuta, si decentrata, si
diffusa)1.
Noi per abbiamo (ovviamente parliamo in termini di propositi) bisogno di distinguere, in un certo
senso, linchiesta di Macao e anche quella eventuale nazionale dei creativi, dallinchiesta
UniNomade. Cosa significa questo? Che UniNomade fa la sua inchiesta giustapposta a quella di
Macao, del Garibaldi, del Valle, della Balena e degli altri spazi? Assolutamente no! UniNomade pu
semmai stimolare e promuovere inchiesta militante laddove non c e servirebbe (anzi dovrebbe
proprio fare questo, discutiamone a Passignano). Laddove esistono, dovrebbe porsi nella condizione
di abitare i percorsi attivati, rispettandone obiettivi e domande di fondo. Cosa qualifica allora
linchiesta UniNomade? Questa la domanda da cui partire; abbiamo bisogno di una griglia
politica, uno schema banalmente alcune domande di ricerca, che non significa scrivere
questionari, tracce dintervista, griglie per la conduzione di focus group o simili non da imporre
alle inchieste esistenti, ma che fungano da guida orientativa e da possibile griglia per la
politicizzazione di questi percorsi. E che in questi mesi abbiamo gi in parte abbozzato, sia nei
diversi seminari realizzati (da Genova a Napoli, passando per Milano e Torino) sia nellambito di
alcuni percorsi dinchiesta gi avviati (sulluniversit, sul No Tav e le lotte territoriali, su cultura e
spettacolo, sulle cooperative sociali, sui call center, sui forconi e lagricoltura, sulle fabbriche,
sullindustria del divertimento).
Poich non si arriva mai ad una riunione con il foglio bianco, proviamo stenograficamente a
sistematizzare quali sono queste domande da cui le inchieste muovono.
a. Forme del comando e della cattura nella produzione contemporanea. Cos limpresa? Qual il
grado di consenso dellimpresa, intesa nelle sue tante accezioni (e quindi anche come new public
management, ma anche come forma del comando e dellaccumulazione sui territori e sulle vite)?
Quali i percorsi di de-impresizzazione (de-lavorizzazione)? Come si esprimono? Quali i conflitti
silenti e quali quelli espliciti? Dove (exit, esodo o lotta dentro le organizzazioni)? Come lottano le
diverse frazioni di lavoro (inchiesta a freddo)?
b. La vita messa al lavoro/la vita e i corpi come terreno di de-lavorizzazione.
c. Forme della cooperazione (le nuove informazioni operative) tra innovazione capitalistica e
comune.
d. Cosa gratifica? Cosa ha valore per la composizione sociale nel nuovo capitalismo in crisi? Cosa
significa valorizzarsi? Come per i no collar di Andrew Ross, il mercato il luogo dove valorizzare
se stessi, con tutte le ambivalenze del caso? Quali sono i valori distintivi?
e. Come ci si organizza sui bisogni (come si pratica lobiettivo)? Parliamo anche dei bisogni di
qualit delle esistenze, ma pure di quelli materiali (casa, reddito, salute, ecc.)? Tiene la famiglia?
Altre forme di welfare selettivo e clientelare? Ci si autorganizza?
f. Chi sono gli alleati (c orientamento alla ri/composizione, verso quali frazioni)? Chi i nemici
(contro chi si lotta, parliamo qui di inchiesta a caldo)?
g. La rappresentanza politica e sindacale: banalmente, c rottura, capacit di uso altro e contro
della rappresentanza in crisi, siamo oltre la rappresentanza? Se s, come si esprime
lirrappresentabilit e attraverso quali processi costituenti?
Queste e altre domande, va da s, sono declinate dal molteplice punto di vista della composizione
sociale: di genere, di generazione (sottolineiamo, non perch pi importante ma forse perch meno
sviluppato, almeno da noi), della razza. Questi sguardi, a nostro modo di vedere, pi che
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Questo tema era caro a Romano Alquati ad esempio, quando pensava ad un uso di parte del sapere universitario come
bacino di tecniche al servizio dei soggetti collettivi e del nuovo proletariato dei servizi, anche ad alto contenuto di
lavoro intellettuale. La metodologia era dei secondi, al limite le tecniche dovevano essere socializzate dalluniversit.
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definire campi dinchiesta specifici, vanno assunti come metodo da portare dentro tutte le inchieste
e come possibili variabili politiche, che per differenziano anche le risposte alle domande di cui
sopra.
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Ipotizziamo, a grandi linee, tre livelli generazionali che stratificano il precariato. Un primo livello
quello di chi oggi ha tra i 35 e i 45 anni, cresciuto nelle retoriche dellauto-imprenditorialit e della
fase rampante della new economy. Un secondo livello, sottostante, quello su cui fa perno il
dispositivo meritocratico, inteso come soluzione allesplosione delle suddette illusioni del
capitalismo espansivo: crisi e precariet non sarebbero dati strutturali ma dipendenti da cattive
volont, lavorando duro e sbattendo in galera i corrotti sarebbe perci possibile rimettere in
funzione il sistema. Il terzo livello, infine, quello che sta emergendo ora, giovanissimi e giovani
che abbiamo chiamato precari di seconda generazione, cio figlie e figli di coloro che hanno
iniziato a vivere la precariet come dimensione permanente e non congiunturale.
Spacchettare il precariato significa allora non solo approfondire la conoscenza di questa
stratificazione, ma anche non immaginare la ricomposizione come processo lineare e omogeneo.
possibile e anzi probabile che essa passi per degli scontri tra i diversi livelli e al loro interno, come
del resto sempre avvenuto nella formazione della composizione politica. Il nostro compito ,
allora, individuare delle linee di forza che possano ricomporre attorno a loro una potenza comune.
Nello specifico, facciamo lipotesi (che vorremmo discutere collettivamente e mettere a verifica
dentro linchiesta, cio usarla politicamente) che quello dei precari di seconda generazione possa
diventare uno strato centrale nelle lotte dei prossimi anni. Sono coloro che come varie ricerche
sociologiche hanno messo in evidenza non hanno ansia per il futuro, a differenza dei due livelli
precedenti, proprio perch sono stati socializzati fin da subito in una condizione di precariet
permanente e di assenza di garanzie. Sono, spesso, anche di migranti di seconda generazione, la
cui combattivit ha cominciato a vedersi nei movimenti metropolitani gi da alcuni anni (si pensi a
Milano) e ora si sta visibilmente allargando. Sono, inoltre, le figure che faranno i conti con
lesaurimento dellunico welfare esistente in Italia, quello famigliare. Cosa significa ci dal punto di
vista dei processi di soggettivazione? Lo diciamo, ancora una volta, senza alcun determinismo:
questo processo pu significare laccentuazione dei tratti no future nelle forme della
frammentazione individuale, oppure lapertura di nuovi spazi di radicalit collettiva e produzione
del comune. E che fine fa unistituzione come la famiglia, che abbiamo ipotizzato essere una delle
strutture di mediazione sociale che in Italia trattiene lemergere di movimenti come quelli che si
sono visti dal Nord Africa, alla Spagna, agli Stati Uniti? A proposito dello stato dei movimenti in
Italia, quali sono i punti di blocco? Quali suoi campi di intervento e riproduzione vanno considerati
esauriti, quali vanno ripensati, quali vanno aperti in forma nuova o, del tutto, ex novo?
Aggiungiamo unaltra ipotesi, che ricaviamo dalle esperienze di conricerca degli anni 60 (non per
istituire fuorvianti continuit, ma semplicemente perch non veniamo dal nulla e le nostre cassette
degli attrezzi vanno usate fino in fondo). Gi allora, infatti, Romano Alquati (Sulla Fiat e altri
scritti) metteva in evidenza, a partire dalle inchieste alla Fiat e allOlivetti, la contraddizione tra la
socializzazione del processo produttivo e la funzione esclusivamente politica della gerarchia
capitalistica: era su questa contraddizione, divenuta elemento di immediata resistenza e rifiuto, che
si sarebbero sviluppate le forze nuove protagoniste del ciclo di lotte delloperaio massa.
Riferendosi in particolare allOlivetti, Alquati proponeva unulteriore distinzione discriminante tra
le informazioni di controllo della burocrazia padronale che traducono le informazioni operative
create dagli operai, in modo che possano circolare verticalmente dal basso allalto nellapparato
burocratico che le trasmette al vertice capitalistico per il reciproco adattamento del Piano alla
realt dei processi produttivi; e le informazioni operative cio le informazioni che costituiscono il
patrimonio collettivo della classe operaia, che le elabora e le trasmette: in sostanza queste ultime
sono le informazioni produttive tout court. lanticipazione di quel processo che oggi definiamo
cattura. La burocrazia di cui qui si parla non corrisponde allimmagine che ne stata data nella
sociologia, non riguarda lelefantiasi amministrativa o la moltiplicazione delle poltrone:
propriamente un apparato di cattura, che traduce appunto le informazioni operative del lavoro vivo
in informazioni di controllo atte a riprodurre i processi di accumulazione e segmentare
politicamente la cooperazione sociale. La burocrazia quindi un apparato improduttivo in un senso
immediatamente politico, come funzione cio di blocco e controllo della produttivit della
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cooperazione sociale che potenzialmente si autonomizza. Il piano non funziona quindi secondo i
dispositivi della razionalit capitalistica, ma nella gestione delle nevrosi operaie create dalla
follia dellaccumulazione capitalistica. Alquati descriveva poi le figure professionali di questo
specifico apparato (capi, cronometristi, allenatori, analisti, ruffiani vari) che ha come obiettivo il
furto del sapere operaio.
Nei processi di cognitivizzazione del lavoro, di tendenziale assorbimento del sapere morto nel
sapere vivo, nel divenire rendita del profitto, nel farsi comune della produzione, pensiamo che
queste ipotesi di straordinaria anticipazione della tendenza vadano aggiornate dentro nuove ipotesi
militanti, ovvero messe politicamente al lavoro. In particolare nel seminario di Torino su impresa e
soggettivazione abbiamo provato a farlo, si tratta di continuare su questa strada gi ben tracciata. Ci
pare che limpresa oggi, fondata interamente sulla cattura del lavoro vivo e delle sue informazioni
operative (sullarrangiarsi operaio, per usare ancora le parole di Alquati), sia innanzitutto luogo
di produzione e organizzazione delle patologie del lavoro produttivo, determinate dai dispositivi
attraverso cui viene gerarchizzata e segmentata la cooperazione comune. Per dirla in altri termini,
limpresa ha oggi una funzione parassitaria, ma questa funzione parassitaria deve essere organizzata
attraverso il lavoro (politicamente di controllo e in questo senso improduttivo) dei catturatori.
Alla produzione di queste figure corrispondono dei processi di formazione e soggettivazione, che
possono diventare terreno di inchiesta e campo di battaglia. Queste figure, al contempo, sono la
diretta incarnazione del potere dellimpresa, che altrimenti rischia di diventare sfuggente. Abbiamo
cio bisogno di identificare i luoghi e i tempi della lotta di classe contemporanea: evitare dunque
che la corretta individuazione della tendenza ormai pienamente dispiegata (la sovrapposizione tra
vita e lavoro) venga confusa con limpossibilit di territorializzazione del conflitto e dei rapporti
di forza, di dare dei volti al nemico e colpire gli apparati di cattura. Evitare, quindi, di
sociologizzare quello che un potente dispositivo politico di cui ci siamo dotati nella lettura della
tendenza. Ancora una volta, non tutti i luoghi e i tempi, cos come non tutte le lotte sono uguali: la
loro gerarchia non determinata dalla centralit nei meccanismi dellaccumulazione capitalistica,
ma al contrario nella potenza di rottura di questi meccanismi. La conricerca si muove su quel
medio raggio in cui lanticipazione della tendenza diventa dispositivo politico di resistenza e
organizzazione.
Possiamo quindi ipotizzare che i precari di seconda generazione siano, in tendenza, le figure su
cui si concentra e pu esplodere la contraddizione tra il divenire comune della produzione e la
creazione esclusivamente politica dei dispositivi di gerarchizzazione? Che fine fa, ad esempio, lo
strumento della meritocrazia quando fin dal primo ambiente di socializzazione svaniscono le figure
del successo individuale su cui la retorica del merito fa perno? Se decidiamo di praticare questa
ipotesi, mettendola a verifica nelle inchieste, trasversalmente ai differenti ambiti di intervento,
dobbiamo subito porci un ulteriore questione: come lemergenza di queste forze nuove pu
diventare elemento di ricomposizione politica di quel soggetto che prima abbiamo spacchettato?
ovvio, infatti, che individuare la possibile centralit di un campo generazionale significa, dal
punto di vista delle lotte, porre il problema di una ricomposizione in chiave transgenerazionale e di
classe, attraverso delle linee di forza tendenzialmente egemoni.
Ecco il metodo che tentiamo di proporre: identificare i punti di blocco per noi significa non limitarsi
alla loro descrizione (quelle che abbiamo chiamato tentazioni sociologiste), ma porsi il problema
politico del loro superamento. A questo scopo, siamo consapevoli che mancano o sono appena
abbozzate nelle nostre esperienze di inchiesta alcuni ambiti produttivi strategicamente decisivi: ci
limitiamo allunico esempio della logistica, per limportanza che riveste nel capitalismo cognitivo,
dimostrata dalle recenti lotte della forza lavoro migrante. Pensiamo infatti che la capacit di creare
coordinamento tra le inchieste esistenti possa essere anche un passaggio verso lindividuazione
collettiva di campi politici da aprire e praticare con quello stile militante che chiamiamo conricerca.