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Alessandra Postiglione

Matricola 15873

Tesina dantropologia ed etica


La volont dazione nella contingenza
della realt e il libero arbitrio

Facolt di Scienze e Tecniche Psicologiche


Prendendo come punto di riferimento, laMetafisica degli accidenti. Dalla logica alla spiritualit:
il tessuto delle cosee La Critica Della Ragion Pratica. Si possono dedurre delle tesi circa
linconoscibilit della realt nella sua assolutezza e lesigenza di formulare giudizi come necessit
dazione nel mondo e come vera e proprie necessit di conoscibilit intesa come un ente chiuso e
finito.

Metafisica degli accidenti. Dalla logica alla spiritualit: il tessuto delle cose.

il professore Guido Traversa dimostra che ogni singola azione e ogni evento hanno unidentit
diversa da ci che li compongono. A tal proposito scrive:

Ogni cosa singola porta in s la distinzione perch essa formata da innumerevoli contingenze,
accidenti tra loro realmente disomogenei, perch ogni cosa singola cambia continuamente, diviene
per propensioni imprevedibili.

Metafisica degli accidenti. Dalla logica alla spiritualit: il tessuto delle cose.

Gli accidenti possono essere affidati al caso ma anche alla volont dellindividuo di scegliere un
percorso piuttosto che un altro. In questo modo chiaro che ogni identit in divenire, dunque non
statica. Quindi la medesima identit pu assumere una diversa forma a seconda dellaccidente che
la coglie

acqua=acqua e acqua=mare : uguaglianze che non si possono distinguere in maniera assoluta

applicando lo stesso ragionamento, si riscontrer la stessa difficolt a non trovare assolutezze,


perch ogni oggetto cambia in base al modo in cui lo percepiamo, ossia sia dalla nostra sensibilit
che dalle diverse prospettive di osservazioni. Infatti il filosofo enuncia:

La variet della percezione, nella sua non omogeneit, leffetto di un insieme di cause che non
possono essere tutte ricondotte al soggetto.

Metafisica degli accidenti. Dalla logica alla spiritualit: il tessuto delle cose.

Ma a questo punto sorge una domanda: ma se non esistono assolutezze,allora come sarebbe
possibile la categorizzazione?

Traversa anche in questo caso ci dimostra che non si possono fare classificazioni assolute in quanto
ogni organismo sempre soggetto ad evoluzione subendo importanti modificazioni, quindi il
classificarlo non lo rende assoluto. Ogni identit in s distinta non solo perch in relazione con
altre identit ma anche perch loggetto che la compone ha una sua reale esistenza con sue
propensioni e accidenti fortuiti o volontari. Fin qui si parlato delle condizioni empiriche degli enti
naturali, ma gli accidenti si possono rimandare anche, e forse soprattutto, ai casi delle azioni umane
e dei fatti storici.

Per quanto riguarda il rimando ad azioni umane, il libero arbitrio pu essere un accidente che la
volont pone dinnanzi a un problema che sorge. In questo caso subentra anche la responsabilit
perch ognuno la causa del ricordo e di ci che piace appunto ricordare e dimenticare.
Da una azione infatti possono derivare molte e varie conseguenze e non tutte con uguale intensit
e probabilit; le sue propensioni non sono prestabilite, sono accidenti pi o meno forti, e anche le
propensioni molto intense possono essere sopravanzate da altre meno intense.

Metafisica degli accidenti. Dalla logica alla spiritualit: il tessuto delle cose.

Da ogni nostra azione, naturalmente, possono derivare delle conseguenze, e nel momento in cui
facciamo unazione subentra quello che Traversa chiama le azioni intermedie, ovvero quegli
accidenti che possono sorgere nel frattempo, ovvero mentre si compie la determinata azione che
potrebbe cambiare il corso della vita.

Se vero che la ragione vede e cerca ci che manca (come afferma Kant) lautore descrive questo
stato di cose come fondamentali per il nostro essere, che cerca costantemente ci di cui intimamente
ha bisogno. Da non confondere con i beni materiali che in fondo non sono cos essenziali quanto i
sentimenti interiori che proviamo. Quindi ogni azione determinata sia dal fatto che viene
compiuta, sia dal fatto che in essa vi un accidente intermedio ma sia anche da ci che manca per
essere razionalizzata. E non solo: ogni azione una identit distinta rispetto alle altre visto che pu
entrare in un rapporto di opposizione, contrariet e contraddizione, difficilmente ritrovabili in natura
ma facilmente percepibili in un fatto storico o in una singolo atto empirico effettuato da una
persona. Avviene per che la distinzione non mai netta perch in uno stato danimo si pu
oscillare dalla gioia alla tristezza con delle sfumature intermedie. I fatti storici per che appaiono
come universali sono il prodotto di decisioni soggettive e, pertanto, sottoposti a giudizio.

Luniversalit che si mostra in un singolo evento ha una genesi diversa []: muove dallesigenza
di comprendere il fatto e di agire nella storia, questa stessa esigenza cerca nel giudizio una
soluzione, una risposta e come tale non pu essere lindentit assoluta, lidentit di specie e
individuo, di quel fatto stesso.

Metafisica degli accidenti. Dalla logica alla spiritualit: il tessuto delle cose.

Come afferma il filosofo, possono subentrare forme di giudizio che interferiscono nelluniversalit
di definirlo uomo e basta. Ogni sensazione nel definire un giudizio si porta dentro sia il conoscibile
e ci che non lo . E usa la metodologia della Quaestio disputata (metodo didattico del XIII secolo)
per far comprendere al lettore se e in che modo la visione sia semplice.
La visione semplice se subentrano i fattori cognitivi (la mente accompagna la visione), al
contrario il vedere comprensione: il supporto percettivo condizionato dalla griglia delle nostre
precedenti cognizioni (linguistiche e cognitive) sulloggetto. Il Responsio della Quaestio che la
visione non pu essere il prodotto delle nostre precedenti credenze altrimenti vedremmo sempre le
stesse cose. Nello stesso tempo non possiamo dire che la visione immediata altrimenti la
percezione rimanderebbe sempre a se stessa.
Critica della ragion pratica

Kant affronta il problema della natura e delle condizioni di possibilit della vita morale. Il
risultato dellindagine importante per la nuova concezione etica che Kant propone. In essa
luomo, come soggetto etico, posto al centro delluniverso morale, con una vera e propria
rivoluzione copernicana analoga a quella compiuta in campo gnoseologico. Anche in questo
caso, non si tratta naturalmente del soggetto individuale, ma della ragione umana in generale.
La ragione pratica dell'uomo, detta pratica perch considerata non in riferimento agli oggetti
da conoscere, ma ai motivi con cui determina la volont allazione, infatti dichiarata fonte
originaria e autonoma della moralit, indipendentemente da ogni contenuto oggettivo
dellazione e da ogni imposizione esterna di un legislatore. E tuttavia la centralit dell'uomo
come soggetto etico non elimina i limiti costitutivi della sua natura sensibile, essenzialmente
passiva e recettiva, e non diminuisce quindi la drammaticit di unesistenza etica che implica
impegno e sforzo per essere realizzata.
Scrive Kant nella Conclusione della Critica della Ragion Pratica:

Due cose riempiono l'animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto
pi spesso e pi a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge
morale in me. Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come
se fossero avvolte nell'oscurit, o fossero nel trascendente, fuori del mio orizzonte; io le vedo
davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza.

Critica della Ragion Pratica,Kant

Quindi il compito delletica non sar allora quello di dimostrare lesistenza della legge morale,
ma di studiarne lorigine e la natura, e di metterne in luce le condizioni di possibilit. Infatti
secondo Kant ogni uomo sa di dover agire in un certo modo perch la sua ragione (potremmo
anche dire: la sua coscienza) gli dice che giusto, che bene. Il dovere dettato dalla ragione
non coincide in nessun modo con il vantaggio personale, con listinto o con gli impulsi della
sensibilit, con le pressioni sociali, ambientali ecc.: infatti luomo avverte un contrasto fra ci
che la Ragion pratica comanda e ci a cui spinto dalla sua natura sensibile. Secondo Kant
questa voce della ragione (o della coscienza) che comanda devi agire cos, anche se non ti
conviene, anche se la tua natura sensibile ti spinge ad altro ecc. sentita da ogni uomo allo
stesso modo. Quindi la legge morale dettata dalla Ragion pratica universale ed diversa da
tutti gli altri motivi (motivi non universali, perch diversi da uomo a uomo, come impulsi
sensibili, sentimenti, utilit, condizionamenti sociali ecc.) che determinano il comportamento.

Chiarita quindi lesistenza della legge morale dettata dalla Ragion Pratica pura (vale a dire
dettata esclusivamente dalla ragione), Kant descrive i caratteri propri della legge morale.
La legge morale :

1) UNIVERSALE E NECESSARIA;

2) CATEGORICA;

3) FORMALE;

4) LIBERA E INCONDIZIONATA;
5) AUTONOMA

Da quanto detto fin qui risulta chiaro che la Ragion pratica, come fonte dellimperativo
categorico e della moralit, e deve essere autonoma. Questa la rivoluzione copernicana
etica: luomo non deve pi adeguarsi a una legge morale che esista fuori di lui (per esempio
nella volont di Dio o nelle Idee-valori di Platone), luomo deve obbedire a una legge morale
che scaturisce da lui stesso, dalla sua ragione umana.

Concludendo quindi si pu enunciare che questa comparazione del concetto di volont


dazione e sullimpossibilit di conoscere il mondo reale nella sua assolutezza i due filosofi
mostrano su come il mondo retto da quel postulato che esprime la conoscibilit come parziale
e che lindividuo ha la possibilit di scelta e di soggettivit nelle azioni. Tutto ci che al di
fuori di noi contingente e mutabile, tutto si evolve, tutto propenso al divenire. Quindi, in
conclusione si pu dire che ogni singola cosa ha una propria identit contraddistinta e unica, e
tale identit varia a seconda del accidens che si rapporta con tale identit. La volont quindi
esprimibile come quella contingenza individuale, che ci permette di entrare in contatto con il
mondo e ci permette di speculare sulle varie identit che lo compongono, formulando giudizi
contingenti alla realt stessa, quindi tramite le azioni intermedie si pu soddisfare quella nostra
esigenze di investigare l esse. Per entrambi i filosofi il libero arbitrio quella forza
individuale, ossi la nostra coscienza che ci avverte su come muoverci e su come interagire con
il mondo in se. per il professor. Traversa il libero arbitrio laccidens, frutto dellinterazione
fra bisogno di investigazione ontologica e la propria coscienza. Mentre il filosofo idealista il
libero arbitrio non esiste in quanto luomo agisce non per la propria realt sensibile, ma
secondo imperativi dettati dalla ragione che ci comanda e ci guida nelle azioni umane.
Bibliografia :

Guido Traversa, (2004). Metafisica degli accidenti. Dalla logica alla spiritualit: il tessuto delle
cose, ed. Manifestolibri, Roma.

Nicola Abbagnano,(2006). Storia della filosofia. La filosofia moderna e contemporanea: dal


romanticismo allesistenzialismo

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