Sei sulla pagina 1di 31

Politecnico di Bari

Facolt di Ingegneria Elettrica


Corso di Impianti Elettrici
Prof. P. Pugliese
Prof. M. Bronzini

a.a. 2002/03

Cenni sugli Impianti di Illuminazione

Studente
Castelluccio Nicola
Indice

1 - Introduzione
2 - Normativa
3 - Richiami sulla radiazione luminosa
4 - Grandezze fotometriche
4.1 Flusso Luminoso
4.2 Illuminamento
4.3 Intensit luminosa
4.4 Luminanza
4.5 Misurazioni
5 - Fattori influenti sul benessere visivo
6 - Caratteristiche generali delle lampade
7 - Principali tipi di lampade
7.1 Lampade a incandescenza
7.2 Lampade a scarica nei gas
7.2.1 Lampade fluorescenti tubolari
7.2.2 Lampade a vapori di mercurio ad alta pressione
7.2.3 Lampade a vapori di sodio
7.2.4 Lampade a vapori di alogenuri (ioduri metallici)
8 - Apparecchi di illuminazione
9 - Manutenzione degli impianti di illuminazione
10 - Scelta dellimpianto di illuminazione
11 - Metodi di calcolo dellilluminamento
11.1 Metodo punto per punto
11.2 Metodo del flusso totale
12 - Installazione degli apparecchi di illuminazione
12.1 Installazione a livello copertura o a filo catena
12.2 Installazioni ribassate
13 - Illuminazione di sicurezza
14 - Appendice A: Estratto norma Uni 10380-94/A1
15 Appendice B: Esempi di calcolo
15.1 Dimensionamento di un impianto per illuminazione di interni
15.2 Dimensionamento di un impianto di illuminazione stradale

2
1 - Introduzione

Lilluminazione ha una grande importanza in tutte le attivit delluomo, per questo


molteplici sono i fronti di ricerca nel settore dellilluminotecnica e i risultati ottenuti
continuamente. Questa importanza aumenta ancora di pi, se possibile, nel ramo delle
industrie, in cui incide considerevolmente sul benessere dei lavoratori, sulla
percentuale di infortuni e sulla qualit della produzione.
Infatti, negli ambienti in cui il livello di illuminamento non sufficiente si rilevano:
- progressivo senso di stanchezza dei lavoratori;
- maggiori percentuali di infortuni;
- maggiori scarti nelle lavorazioni, con conseguente incremento dei costi di
produzione (rilavorazione quando possibile se non addirittura perdita del
pezzo).

2 - Normativa

Data limportanza dellilluminazione si ritenuto opportuno, soprattutto per la


salvaguardia dei lavoratori, emettere leggi nazionali e norme tecniche che
circoscrivano il campo in cui pu spaziare limpiantista e che allo stesso tempo ne
facciano da guida nella scelta dei parametri dellilluminazione.
I principali riferimenti legislativi sono :
- D. lgs. 626/941;
- D. lgs. 242/96, che modifica il d. lgs. 626/94;
- L. 186/682.
Invece le prescrizioni tecniche pi note in ambito UE sono:
- in Italia: norma UNI 10380/19943;
- in Germania: norma DIN 5035/1979;
- in Francia: norma NF X 35-103;
- in Inghilterra: Recommendation IES (Illuminating Engineering Society).

1
Art. 33, c.8, n.1: (omissis) In ogni caso, tutti i predetti locali e luoghi di lavoro devono essere dotati di dispositivi
che consentono unilluminazione artificiale adeguata per salvaguardare la sicurezza, la salute e il benessere dei
lavoratori.
Art 33, c.8, n.3: I luoghi di lavoro nei quali i lavoratori sono particolarmente esposti a rischi in caso di guasto
dellilluminazione artificiale, devono disporre di unilluminazione di sicurezza di sufficiente intensit.
2
Anche gli impianti di illuminazione devono essere progettati, realizzati e mantenuti in conformit a regola darte. E
sufficiente ma non necessario che gli impianti stessi rispettino le norme tecniche CEI ed UNI.
3
Questa norma, oltre ai livelli di illuminamento, raccomanda anche le tonalit di colore, la resa cromatica delle sorgenti
luminose e la limitazione dellabbagliamento.

3
3 - Richiami sulla radiazione luminosa

La luce leffetto dellenergia radiante, emessa per irraggiamento da una sorgente e


che si propaga in un mezzo (o anche nel vuoto) sotto forma di onde
elettromagnetiche. E nota la doppia natura: quantistica (si manifesta come quanti di
luce detti fotoni) e ondulatoria (si manifesta come onda elettromagnetica,
caratterizzata quindi da una frequenza f, una lunghezza donda l ed una velocit di
propagazione v - che nel vuoto vale c=299800 km/s circa).
Le tre grandezze l, f e v sono legate dalla relazione v=lf.
Non tutta lenergia radiante emessa da una sorgente si manifesta sotto forma di
radiazione luminosa (visibile, cio impressiona la retina dellocchio), ma solo quella
parte dello spettro continuo compreso fra gli estremi 380 nm (cui corrisponde il
violetto) e 780 nm (rosso). Al di fuori di questa banda le radiazioni non sono visibili:
per 1< l <380 nm ho il campo dellultravioletto, per 780< l < 100000 nm ho il campo
dellinfrarosso. Al variare di l ottengo i vari colori (fig. 1).

Figura 1

Locchio inoltre non ha la stessa sensibilit alle radiazioni di diversa lunghezza


donda: sperimentalmente si rilevato che questa sensibilit massima per l=555 nm
(giallo-verde), diminuendo anche molto mentre ci si allontana da tale lunghezza
donda.
Il colore delle sorgenti di luce bianca definito per comparazione con la luce
emessa dal corpo nero portato ad una determinata temperatura (ad es. 6500K per la
luce solare, 30005000K per le lampade fluorescenti tubolari.
Lo spettro della luce emessa da una sorgente pu essere continuo, cio con emissione
su tutto il campo delle radiazioni visibili, oppure discontinuo quando lenergia
concentrata su un certo numero di lunghezze donda nel visibile. La luce solare e
quella delle lampade ad incandescenza sono a spettro continuo; le lampade a scarica
in gas rarefatti emettono uno spettro discontinuo, e a volte si usano ampolle con
polveri fluorescenti per ridurre la discontinuit di emissione di queste lampade.
Dalla definizione di indice di rifrazione n del mezzo si ricava direttamente la velocit
di propagazione della luce in un mezzo diverso dal vuoto: n=c/v, n>1 sempre.

4
4 - Grandezze fotometriche

Le unit di misura delle grandezze fotometriche attualmente in uso nel Sistema


Internazionale di misura sono quelle di seguito richiamate.

4.1 - Flusso luminoso


Si consideri una sorgente luminosa che emette lenergia W nel tempo t; avr quindi
potenza P=W/t. Se lemissione avvenisse soltanto sotto forma di radiazione a
l=555 nm, per la quale la visibilit relativa massima, P coinciderebbe con quella
rilevabile dallocchio. Se invece lemissione avviene a l555 nm, cui corrisponde una
visibilit relativa rl, con 0< rl <1, dipendente da l, la potenza percepita

Fl=rl Pl
essendo Pl la potenza emessa tramite radiazione di lunghezza donda l.
Fl detto flusso luminoso, relativo alla lunghezza donda l.
Estendendo il discorso a tutte le radiazioni nel visibile e sommando, ho che la
potenza recepita dallocchio non coincide con quella radiante emessa. Ottengo il
flusso luminoso totale F emesso dalla sorgente sommando in modo continuo i flussi
luminosi relativi facendo variare l da 380 a 780 nm. Da ci discende subito che una
lampada monocromatica di luce tendente al giallo-verde emette un flusso luminoso
sicuramente maggiore rispetto ad unaltra che emette su uno spettro pi largo di
lunghezze donda, a parit di potenza, a causa della minore visibilit relativa degli
altri colori.
Il flusso luminoso quindi una potenza ed andrebbe misurato in Watt, ma
nellilluminotecnica si preferito misurarlo in lumen (lm).
Nell SI, un lumen corrisponde alla quantit di luce prodotta nellunit di tempo dalla
radiazione a l=555 nm, avente potenza P = 1/680 W. Equivalentemente, un lumen pu
essere definito come il flusso luminoso emesso nellangolo solido di 1 steradiante
(sr) da una sorgente puntiforme, isotropa, avente intensit luminosa di 1 candela. Una
sorgente con intensit di 1 cd emette in ogni direzione 4p lm.

4.2 - Illuminamento
Data una superficie di area S investita perpendicolarmente da un flusso F si definisce
illuminamento il rapporto E=F/S, e rappresenta il flusso luminoso per unit di
superficie illuminata. Si misura in lux (lx), unit SI derivata in quanto data da lm/m2.
La norma UNI 10380-94 raccomanda i valori dell illuminamento per interno (tab. A)
e per esterno (tab. B). Ai fini della progettazione, lilluminamento iniziale (di
progetto) si ottiene moltiplicando quello medio per un fattore di deprezzamento (in
genere preso pari a 1,25), per tenere conto dellinvecchiamento e dellinsudiciamento
dei materiali. Questo il reciproco del fattore di manutenzione, di cui si dir dopo.
Data una superficie illuminata si possono definire diversi valori di illuminamento:
EM illuminamento medio
Emin illuminamento minimo : illuminamento nel punto meno illuminato
5
Emax illuminamento massimo : illuminamento nel punto pi illuminato

Luniformit dellilluminazione quantificata dai rapporti Emax/EM e Emax/Emin .


Questi rapporti sono detti fattori di disuniformit e risultano sempre maggiori di 1
perch le superfici non sono mai illuminate uniformemente.
Le case costruttrici degli apparecchi illuminanti forniscono diagrammi dei fattori di
disuniformit, in funzione del rapporto D/h, essendo D la distanza fra le lampade ed h
laltezza di queste dal piano di lavoro. Risulta intuitivo ed confermato dai
diagrammi che, fissata h, allaumentare di D (distanza fra le lampade crescente) il
rapporto Emax/Emin aumenta, cio lilluminazione diventa sempre meno uniforme.
Per aumentare la qualit dellilluminamento sarebbe bene quindi far tendere questi
rapporti quanto pi possibile ad 1, compatibilmente con le altre esigenze.

4.3 - Intensit luminosa


Data una sorgente luminosa posta in un punto O dello spazio, si supponga che emette
il flusso F nel cono che individua langolo solido W. Il rapporto I=F/W detto
intensit luminosa della sorgente. Cos come definita si ha lintensit media nel cono
di angolo solido W; volendo conoscere la intensit luminosa lungo una certa
direzione si deve considerare il flusso DF emesso in un angolo DW attorno a quella
direzione, facendo poi tendere a zero DW:
I = lim DF/DW
DF0

Lunit di misura dellintensit luminosa la candela (cd), lunit fondamentale del


sistema delle grandezze fotometriche ed cos definita:
lintensit luminosa emessa perpendicolarmente da un foro di area 1/600000 m 2
praticato in un corpo nero contenente platino portato alla temperatura di fusione di
2042K ed alla pressione di 101325 Pa.
Lintensit luminosa emessa da un apparecchio illuminante non la stessa in tutte le
direzioni dipendendo dal tipo di lampada e forma. Le case costruttrici ricavano
empiricamente dei diagrammi detti curve fotometriche4, che forniscono lintensit
luminosa nelle varie direzioni (vedi fig. 6 a pag. 23). Le circonferenze concentriche
rappresentano i livelli di intensit luminosa, i raggi danno la direzione rispetto alla
sorgente. La circonferenza a cui appartiene il punto di intersezione fra raggio
(direzione) e curva fotometrica mi da lintensit luminosa (circonferenza) in quella
direzione.
Se la lampada asimmetrica le curve vengono tracciate sia rispetto al piano
longitudinale della lampada che rispetto a quello trasversale. In genere i diagrammi
sono relativi al flusso di 1000 lm, e lintensit luminosa varia linearmente con il
flusso per flussi luminosi differenti. Il coefficiente di proporzionalit dato dal
4
Linsieme delle misure delle intensit luminose emesse da un apparecchio in ogni direzione forma il solido
fotometrico. Di solito non vengono date tutte le informazioni che riguardano tutto il solido fotometrico, ma solo quelle
che giacciono su due piani verticali, ortogonali tra loro, passanti per il centro ottico dellapparecchio. I valori delle
intensit luminose riferite a 1000 lm su un piano sono dette curve fotometriche. Per gli apparecchi da interni e per le
armature stradali le curve fotometriche sono rappresentate in coordinate polari.
6
rapporto fra il flusso effettivo di emissione ed i 1000 lm cui in genere sono riferite le
curve fotometriche.

Data una calotta sferica di area A e raggio di curvatura r, W = A/r2 il corrispondente


angolo solido. Ridefinendo il flusso F in funzione dellintensit I ottengo

F = I W = I A / r2 , essendo E = F/A E = I / r2 ,

cio lilluminamento inversamente proporzionale al quadrato della distanza fra


sorgente e punto illuminato.
Nel caso in cui invece la direzione lungo cui vale I la intensit luminosa forma un
angolo a 0 con la verticale al piano illuminato, solo una quota dellintensit I
contribuir allilluminamento del punto (fig. 2). Infatti se h laltezza della sorgente
rispetto al piano, ed n la direzione perpendicolare a quella che sto considerando
risulta : __
r = | OP | = h / cos a En(P) = I cos2 a / h2 .

Sul piano orizzontale o lilluminamento solo la frazione Eo = En cos a , quindi


Eo(P) = I cos3 a / h2 .
Conoscendo il valore di I nelle varie direzioni si pu calcolare lilluminamento in
ogni punto.

Figura 2

4.4 - Luminanza
Data una sorgente di intensit I (in una certa direzione), sia S larea della superficie
della sorgente stessa perpendicolare alla direzione considerata.
E detto luminanza (o brillanza, misurata in nit) il rapporto L = I / S , espresso quindi
in cd/m2.
7
Anche per superfici non splendenti di luce propria bens riflessa definibile la
luminanza, questa volta definita come il rapporto tra la intensit luminosa riflessa in
una certa direzione e larea della superficie riflettente perpendicolare alla direzione
considerata.
Nel caso in cui la normale alla superficie formi un angolo b 0 con la direzione di
emissione, si deve considerare come superficie la S = S cos b.

4.5 - Misurazioni
Lilluminamento pu essere misurato mediante un luxmetro con cellula fotoelettrica
adattata, tramite appositi filtri, alla curva di sensibilit dellocchio umano.
Anche il rilievo delle luminanze si fa con apparecchi portatili detti luminanzometri,
per ben pi costosi e il cui uso richiede una certa esperienza.
Per contro, ai fini del rilievo delle caratteristiche di illuminazione che interessano il
comfort visivo con il luminanzometro si ottengono dati molto pi significativi
rispetto a quelli ottenibili con un semplice luxmetro.
La misura dellintensit luminosa e del flusso luminoso richiede attrezzature
abbastanza complesse, in genere a disposizione solo di laboratori specializzati; qui si
possono rilevare anche altri dati, alcuni dei quali molto utili ai fini della progettazione
dellimpianto di illuminazione prima e della manutenzione dello stesso poi:
rendimenti, temperature interne, tenuta agli agenti atmosferici per gli apparecchi di
illuminazione; durata, spettro di emissione e temperature per le lampade.

Si riportano di seguito valori indicativi che le grandezze fotometriche assumono nella


pratica:
- intensit luminosa:

proiettore5 con lampada da 1000 lm: 80000 cd su pochi sr;

diffusore con lampada da 1000 lm: 250 cd su 90 sr.
- flusso luminoso:

tubo fluorescente da 36 W: 2500 3300 lm

lampada al sodio ad alta pressione da 400 W: 100000
140000 lm

lampada allo xenon da 20 kW: 500000 lm.
- illuminamento:

illuminazione stradale: 5 40 lx;

illuminazione industriale: 100 1000 lx

luce solare: fino a 90000 lx
- luminanza:

luna: 4000 cd/m2;

tubo fluorescente: 3300 13000 cd/m2;

lampada a vapori di mercurio: 40000 250000 cd/m2
5
Proiettore e diffusore differiscono tra loro per lampiezza della superficie investita dal flusso luminoso emesso, che nel
caso del proiettore molto pi piccola.

8

sole: 1,6 109 cd/m2

5 - Fattori influenti sul benessere visivo

Lesecuzione di compiti visivi impegnativi facilitata da adeguate luminanze e


contrasti. A questo scopo, a seconda dei casi, si realizzano sistemi di luce specifica,
sfondi luminosi o scuri, luci radenti, per consentire una migliore visione.
Contribuiscono in particola al benessere visivo:
- uniformit di illuminazione: negli ambienti di lavoro, la norma UNI suggerisce
di contenere il rapporto degli illuminamenti di superfici vicine compreso tra 1 e
5 e di considerare ai fini del benessere visivo, non solo il posto di lavoro ma
lintero ambiente;
- illuminazione di pareti, soffitto e pavimento: la normativa tecnica consiglia per
gli ambienti di lavoro, i seguenti rapporti di illuminamento:
fra pareti e piano di lavoro: 0,5 0,8;
fra soffitto e pareti: 0,3 0,9
Lilluminazione del soffitto particolarmente necessaria quando le operazioni
lavorative costringono a rivolgere spesso lo sguardo verso lalto.
Particolarmente fastidioso pu risultare il fenomeno dellabbagliamento.
Il campo di adattamento dellocchio umano molto esteso, includendo luminanze nel
rapporto di 1 a 106 ed oltre; per il tempo di adattamento variabile, in particolare
decrescente. La presenza nel campo visivo di sorgenti luminose con luminanza
sensibilmente superiore a quella media su cui si adattato locchio provoca la
sensazione dellabbagliamento. Se ne distinguono due tipi:
- perturbatore: riduce la possibilit di vedere chiaramente i dettagli o i contrasti.
Pu essere provocato da una sorgente luminosa con luminanza molto pi
elevata di quella degli oggetti da osservare. Se la sorgente estremamente
luminosa si possono avere fenomeni di cecit temporanea, che nel campo
industriale possono essere fonte di errore e/o infortunio;
- inconfortevole: la presenza di oggetti a luminanza molto pi elevata, in genere
alla periferia del campo visivo, provoca una sensazione sgradevole, pur senza
disturbare la visione.
La norma UNI 10380 citata consiglia rapporti di luminanza per evitare
labbagliamento (tab. C). Precisa inoltre che questo pu essere provocato sia dagli
apparecchi di illuminazione (abbagliamento diretto), sia dalle elevate luminanze
prodotte dalle superfici lucide (abbagliamento riflesso).

Tabella C
Rapporto luminanze tra: A B C
Compito visivo e sfondo pi scuro adiacente 3:1 3:1 5:1
Compito visivo e compito pi chiaro adiacente 1:3 1:3 1:5
9
Compito visivo e sfondo pi scuro lontano 10:1 20:1 -
Compito visivo e sfondo pi chiaro lontano 1:10 1:20 -
Fra apparecchi di illumin. o finestre e superfici adiacenti 20:1 - -
A= Aree dofficina con controllo della riflessione delle superfici, per condizioni visive ottime
B= Aree dofficina con controllo della riflessione solo nelle zone di lavoro
C= Aree interne ed esterne qualsiasi

6 - Caratteristiche generali delle lampade

Esistono diversi tipi di lampade, differenti tra loro oltre che nella forma anche nel
principio di funzionamento. Di tutte si possono elencare alcune caratteristiche
comuni, dati di targa della lampada, quindi rilevabili dal catalogo del costruttore.

Potenza elettrica: rappresenta il consumo della lampada ed la potenza assorbita


dalla rete di alimentazione (in Watt).
Flusso luminoso: la potenza luminosa emessa dalla lampada, corretta con i
coefficienti di visibilit relativa (in lumen).
Efficienza luminosa: definito dal rapporto

hl = F / P

essendo F il flusso emesso dalla lampada e P la potenza assorbita dalla rete.


Contrariamente alla definizione dei rendimenti in generale, non un coefficiente
dimensionale ma espresso in lm / W e rappresenta i lumen emessi per ogni Watt
assorbito.
Durata: il numero di ore di funzionamento della lampada prima della rottura oppure
dopo il quale risulta economicamente conveniente la sostituzione (durata economica).
Il funzionamento a tensione superiore a quella nominale pu ridurre sensibilmente la
vita della lampada (linvolucro pu non riuscire a smaltire leccessivo calore prodotto
e quindi i materiali saranno soggetti per lunghi periodi a temperature superiori a
quelle per cui sono stati dimensionati).
Tensione nominale: tensione per cui stato previsto il funzionamento della lampada
(in Volt).
Indice di resa cromatica: un coefficiente adimensionale che indica la capacit di
una sorgente luminosa di non alterare la percezione della colorazione della superficie
illuminata rispetto ad una sorgente campione. Si indica con IRC e per convenzione si
assume fra 0 e 100, indicando 100 la resa cromatica ottimale.

7 - Principali tipi di lampade

Per lilluminazione dei locali industriali interessano sorgenti di elevata efficienza e


lunga durata, con brillanza e flusso adeguati allaltezza dellinstallazione.
10
Di seguito sono elencate le lampade pi comunemente usate nella pratica con le loro
caratteristiche.

7.1 - Lampade a incandescenza


Sono costituite da un filamento di tungsteno che contenuto in un bulbo di vetro ed
collegato elettricamente ad un attacco (di solito a vite) mediante il quale si realizza il
collegamento lampada-portalampada. Il passaggio della corrente attraverso il
filamento ne produce il riscaldamento (per effetto Joule) fino a circa 3000 K, e si ha
cos emissione luminosa (la quale massima per l 600 nm). Data lalta temperatura
di funzionamento alcune particelle dispongono dellenergia per sublimare e si
proiettano verso il bulbo di vetro annerendolo: viene cos a ridursi il flusso luminoso
emesso nel tempo. Si usano gas inerti per riempire il bulbo al fine di rallentare
questo fenomeno.
Caratteristiche:
potenza: variabili da 25 a 2000 W;
efficienza: 10 20 lm/W;
vita media: 1000 ore (per tensione di funzionamento circa pari a quella
nominale);
temperatura del colore6: 2900 3100 K;
flusso luminoso: da 90 a pi di 30000 lm;
IRC: 100, cio resa circa pari a quella campione;
Attacco: quello pi comune quello Edison: micromignon (DN = 10 mm),
mignon (DN = 14 mm), normale (DN = 27 mm), golia (DN = 40 mm).
Queste caratteristiche le rendono poco idonee alluso degli ambienti industriali, salvo
che per installazioni particolari (p. es. dove si richiedono poche ore annue di
accensione).
I pregi sono: luce sufficientemente bianca e spettro continuo, accensione immediata,
mancanza di apparecchiature ausiliarie, basso costo sia della lampada che
dellarmatura.
Gli inconvenienti sono: la vita breve, lo scarso rendimento, e leccessivo calore
sviluppato.
Un tipo derivato sono le lampade a ciclo di iodio (alogene), che rendono maggiore
efficienza e durata ed inoltre forniscono una luce pi bianca.
Luso delle lampade a incandescenza va comunque riducendosi a causa delle lampade
fluorescenti, che hanno minori consumi e maggiore durata.
In tab. D sono riportate alcune caratteristiche delle lampade a incandescenza chiare.
Tabella D: Caratteristiche normali di lampade a incandescenza chiare (230 V)
Potenza (W) Flusso luminoso (lm) Efficienza (lm/W)
15 100 6,7
25 220 8,8
40 360 9,0
6
Si definisce temperatura di colore una mescolanza in giusta misura di diversi colori. Questa definizione da alla
temperatura di colore di una lampada, misurata in Kelvin, unimportanza fondamentale nellinstallazione di apparecchi
di illuminazione. E un elemento di scelta qualitativo.
11
60 620 10,3
100 1240 12,4
150 2070 13,8
200 2900 14,5
300 4850 16,2

7.2 - Lampade a scarica nei gas


Sono una classe di lampade differenti nel principio di funzionamento rispetto a quelle
ad incandescenza. Particolari gas (vapori di sodio, vapori di mercurio, neon, argon,
ecc.) sottoposti ad una ddp si scindono in ioni positivi ed elettroni. Lelettrodo
negativo attrae gli ioni positivi e quello positivo gli elettroni. Alimentando la lampada
a tensione alternata le polarit si invertono ad ogni periodo, invertendo anche il verso
del moto delle particelle. Il moto caotico di agitazione delle particelle produce
interazione fra queste, e come effetto di questa interazione si ha emissione di energia
radiante, le cui caratteristiche dipendono dalla natura del gas, dalla pressione e dalle
dimensioni del tubo.
E detto tensione di innesco il valore della tensione a cui si deve sottoporre la
lampada per determinarne laccensione; durante il funzionamento la tensione deve
diminuire per limitare la corrente darco. Per questo motivo si mette in serie un
reattore ed il tutto viene messo in parallelo con un condensatore di opportuna capacit
per rifasare.
Le lampade a scarica di pi comune impiego sono di seguito elencate e ne sono
richiamate brevemente le caratteristiche.

7.2.1 - Lampade fluorescenti tubolari


Sono costituite da un tubo di vetro (rettilineo o circolare) ricoperto allinterno di
polveri fotoluminescenti (tungstato di calcio, di magnesio) in cui si produce un arco
di vapore di mercurio a bassa pressione. Lenergia radiante prodotta dallarco che si
sviluppa nel gas interno provoca leccitazione del rivestimento fluorescente e
lemissione da parte di esso di energia radiante nel campo del visibile. Laggiunta di
particolari sostanze dette attivatori consente di ottenere luce di varie tonalit. Le
lampade fluorescenti maggiormente usate sono quelle dette a catodo caldo (nelle
quali la temperatura di funzionamento degli elettrodi di 900 1000 C) rispetto a
quelle a catodo freddo (con gli elettrodi a 100 150 C). Nelle lampade a catodo
caldo laccensione facilitata dal preriscaldamento degli elettrodi che ottenuto da
un dispositivo detto starter, inserito secondo lo schema di fig. 3.
Caratteristiche:
potenza: le pi comuni vanno da 18 a 58 W;
efficienza: mediamente intorno ai 60 lm/W ma per alcune lampade pu arrivare
anche a 90 lm/W;
vita media: 6000 12000 ore, dipendendo molto anche dal numero di
accensioni e dalla costanza dei parametri di alimentazione;

12
temperatura del colore: da 3000 a 6500 K, a seconda della polvere fluorescente
usata;
flusso luminoso: compreso fra i 1000 ed i 6000 lm;
IRC: varia da 55 a 95 a seconda dei tipi;
Nel calcolo della potenza attiva assorbita va computata anche quella assorbita dal
reattore in quanto non una induttanza pura.
I pregi sono: buona efficienza, si possono ottenere luci con ottima resa dei colori,
lunga vita, costo contenuto, luminanza modesta (fra i 3000 ed i 13000 cd/m 2), tempo
di accensione molto breve.
Gli inconvenienti invece sono: necessit di un alimentatore e in genere anche di uno
starter, potenza limitata (quindi c bisogno di molti apparecchi per conseguire forti
livelli di illuminazione). In tab. E sono elencati alcuni dati tecnici relativi a queste
lampade utili in fase di progetto.

Figura 3: L = lampada, S = starter, R = reattore, C = condensatore

7.2.2 - Lampade a vapori di mercurio ad alta pressione


Sono costituite da unampolla di quarzo protetta da un bulbo di vetro, rivestito da
polveri fluorescenti. In alcune lampade aggiunto in serie al bulbo di quarzo un
filamento di tungsteno che ne migliora la resa cromatica (lampade a luce miscelata)
oppure, sempre al fine di incrementare lIRC, aggiunto al mercurio una miscela di
ioduri metallici.
Caratteristiche:
potenza: vanno da 50 a 1000 W (le pi diffuse sono da 250 e 400 W);
efficienza: in genere fra 35 e 55 lm/W, anche se alcuni tipi possono arrivare
anche a 90 lm/W;
vita media: intorno alle 6000 ore;
Pregi: potenze unitarie elevate ed ingombro ridotto.
Come fattori sfavorevoli invece ci sono: bassa resa cromatica, minore efficienza
rispetto alle lampade fluorescenti, tempi di accensione e soprattutto di riaccensione
piuttosto lunghi, luminanza elevata (da 4104 fino a 25104 cd/m2).

7.2.3 - Lampade a vapori di sodio


Ce ne sono di due tipi: ad alta ed a bassa pressione. La scarica avviene in ampolla di
quarzo con vapori di sodio. In quelle a b. p. lemissione pressoch monocromatica e
concentrata in un piccolo intorno della lunghezza donda l = 589 nm, sgradevole
13
allocchio umano. In quelle ad a. p. invece lo spettro coperto abbastanza completo,
aumentando anche lIRC.
Caratteristiche:
potenza: da 50 a 1000 W;
efficienza: da 130 a 200 lm/W per quelle b. p., da 35 a 120 lm/W per le a. p.;
vita media: circa 16000 ore.
Il pregio essenziale di queste lampade rispetto a quelle a vapore di mercurio la
maggior efficienza.
Per contro si ha un costo maggiore sia della lampada che dellalimentatore, una
efficienza cromatica minore ed una luminanza elevata (da 15 fino a 550 cd/m2).

7.2.4 - Lampade a vapori di alogenuri (ioduri metallici)


Il gas in cui avviene la scarica ad alta pressione ed una miscela di mercurio ed
alogenuri.
Caratteristiche:
potenza: da 70 a 2000 W (pi diffuse quelle da 250 e 400 W);
efficienza: da 70 a 95 lm/W;
vita media: circa 6000 ore.
I pregi di queste lampade rispetto alle precedenti a scarica stanno nella buona resa dei
colori e nella elevata efficienza.
Per contro la luminanza alta ( da 15104 a 14106 cd/m2) e la durata limitata.

Come accennato tutte le lampade a scarica di gas (sodio, mercurio, alogenuri)


richiedono un reattore per limitare la corrente; occorre inoltre un dispositivo di
innesco dellarco, che a seconda dei casi costituito da: un generatore elettronico di
sovratensioni (detto accenditore) per le lampade a vapori di sodio e alogenuri; uno
starter per le lampade fluorescenti. Il fattore di potenza sempre compreso fra 0,5 e
0,65 per lampade a mercurio e fluorescenti e fra 0,22 e 0,36 per quelle a sodio. E
sempre necessario rifasare limpianto tramite condensatori singoli o centralizzati per
portare il cos f a 0,9.
Le lampade a vapori di mercurio e di sodio non si accendono istantaneamente, ma
richiedono alla prima accensione 5 ed 8 minuti rispettivamente. In tab. F sono
richiamati ulteriori dati tecnici di lampade di frequente uso nellindustria.

Per la scelta del tipo di lampada pi adatta allilluminazione di un dato ambiente si


possono usare indicativamente i criteri guida di seguito esposti:

Tipo di lampada Adatto per


A incandescenza - piccoli punti luce, proiettori e apparecchi stagni antideflagranti con
poche ore di funzionamento;
Fluorescenti tubolari - locali con altezza dei punti luce inferiore a 7 m (in genere 3 3,5 m);

14
- uffici e locali in cui richiesta lesatta percezione dei colori;
Vapori di Hg ad a. p. - officine con altezza di installazione sopra i 7 m;
- strade e recinzioni;
Vapori di Na ad a. p. - officine con altezza di installazione sopra i 9-10 m;
- piazzali e strade con forte traffico;
Vapori di alogenuri - officine con altezza di inst. Sopra i 9-10 m in cui richiesta una
buona resa cromatica (off. aeronautiche).

Tabella F: Potenza e flusso luminoso di lampade a scarica


Lampade Fluorescenti Sodio Alta Pressione
W Alta resa Alta resa
luminosa cromatica
(lm) (lm)
18 1350 850
36 3350 2000 W Tubolare Ellissoidale
58 5200 3300 (W) (W)
150 14500 14000
250 28000 27000
400 48000 47000

Vapori di Mercurio Ioduri Metallici


W Lm W Tubolare Elissoidale
125 6300 (W) (W)
250 13000 150 11250 -
400 22000 250 17000 17000
8 400 31500 30600
- Apparecchi di illuminazione

Per apparecchio di illuminazione di intende il contenitore della sorgente luminosa, al


quale sono affidate prevalentemente due funzioni:
- fornire una adeguata protezione meccanica, termica ed elettrica alla sorgente
luminosa ed ai relativi componenti elettrici necessari per il funzionamento
della sorgente stessa;
- modificare lemissione del flusso della sorgente luminosa, adattandola alle
necessit dellimpianto.
Questultima funzione viene attuata prevalentemente:
a) concentrando in determinate direzioni il flusso luminoso emesso dalle lampade, in
modo da ottenere una prestabilita distribuzione;
b) attenuando, quando necessario, leccessiva luminanza della sorgente o addirittura
sottraendola alla visione diretta.
A seconda di come il flusso viene distribuito nel locale e della percentuale di flusso
stesso inviato in alto, si suddividono gli apparecchi in:
15
diretti: il flusso viene inviato direttamente verso il piano da illuminare (verso lalto
lo 0 10 % del flusso totale);
indiretti: il flusso tutto diretto in direzione opposta al piano da illuminare, a cui
arriva per riflessione e diffusione da parte del soffitto e delle pareti (verso
lalto il 90 100 % );
semidiretti: sono presenti entrambi i metodi indicati, con prevalenza di quello
diretto (verso lalto il 10 40 %);
semindiretti: sono presenti entrambi i metodi con prevalenza dellilluminazione
indiretta (verso lalto il 60 90 %);
diffondenti: lapparecchio costruito in modo tale da indirizzare il flusso luminoso
in tutte le direzioni con intensit circa costante (verso lalto
il 40 60 %).

In ambito industriale sono usati prevalentemente apparecchi diretti, semidiretti e


diffondenti. Si definisce anche un rendimento dellapparecchio come il rapporto tra il
flusso emesso dallapparecchio e quello emesso dalla lampada nuda, entrambi rilevati
con appositi strumenti. Su apparecchi industriali diretti o semidiretti compreso fra
il 65% e l85%.

9 - Manutenzione degli impianti di illuminazione

Il livello luminoso nellinterno degli edifici decresce progressivamente a causa di


polveri ed altre sostanze che possono accumularsi sulle superfici riflettenti degli
apparecchi, nonch sulle pareti e soffitti dei locali; inoltre il flusso luminoso emesso
dalle lampade diminuisce progressivamente con il tempo.

Lefficienza nel tempo dellimpianto illuminante viene garantita da questi interventi:


- pulizia dei corpi illuminanti;
- ridecorazione di pareti e soffitti;
- sostituzione delle sorgenti luminose.
La periodicit degli interventi di questi interventi dipende dal tipo di apparecchio,
dallambiente in cui installato, dal tipo di fonte luminosa adottato. Tra i fattori che
contribuiscono a facilitare la manutenzione ci sono la standardizzazione,
lintercambiabilit e laccessibilit del corpo illuminante e la programmazione degli
interventi.
Sono stati statisticamente valutati con criteri sperimentali le efficienze dei vari corpi
illuminanti, i relativi decadimenti e quelli delle superfici dellambiente. Di seguito
sono sintetizzati i risultati.
Efficienza
Ore di funzionamento
Lampada 100 1000 5000 10000
16
A ciclo di iodio 1 1 - -
Incandescenza 40-220 W 1 0,98 - -
Tubo fluorescente 40-65 W 1 0,95 0,85 0,75
Hg con bulbo fluorescente 1 0,96 0,88 0,78
Na ad alta pressione 1 0,98 0,95 0,87

Decadimento dei corpi illuminanti


E dovuto essenzialmente a polveri, oli in sospensione nellaria e smog che si
depositano sulle superfici riflettenti. Il fenomeno pu essere accelerato o ritardato
dallinclinazione di tali superfici, dalla ventilazione, dallatmosfera pi o meno
inquinata in cui immerso il corpo illuminante.
La norma UNI 10380 prescrive manutenzioni appropriate quando lilluminamento
medio ai posti di lavoro risulta minore di 8/10 dellilluminamento di esercizio.

Decadimento delle superfici dellambiente


Il colore delle pareti, del soffitto e del pavimento determina una diversa riflessione
del flusso luminoso incidente. In ogni caso le riflessioni massime raggiungono l85%
sui soffitti, il 50% sulle pareti ed il 30% sui pavimenti.

La sostituzione delle lampade pu essere fatta secondo uno dei tre criteri seguenti:
1) cambio delle lampade man mano che si guastano;
2) cambio delle lampade a piccoli gruppi, quando un certo numero delle stesse
risulti guastato;
Questi due criteri sono validi per impianti con poche lampade, mentre in tutti gli
altri casi costoso e di eccessivo disturbo alle lavorazioni.
3) cambio totale delle lampade quando si raggiunto il 70-80% della vita
probabile oppure quando il flusso luminoso si ridotto all80-90% circa di
quello iniziale. Questo sistema lunico in realt valido per installazioni
industriali.
La frequenza della pulizia dei corpi illuminanti e delle pareti dipende dalle
lavorazioni e dal tipo di fabbricato. In locali con aria condizionata normale un
intervallo di 1-2 anni; in una fonderia si possono avere pulizie anche mensili. Quando
si usa il sistema del cambio totale si fa coincidere la pulizia dei riflettori con un
cambio lampade (o viceversa). Spesso si installano passerelle fisse a lato delle
lampade utilizzate per la manutenzione, usate anche per altri servizi manutentivi.
In definitiva, affinch sia garantito per tutta la durata del periodo manutentivo
lilluminamento richiesto in un ambiente, si deve considerare in fase progettuale un
livello di illuminamento pi elevato: questo si fa dividendo lilluminamento medio
previsto per un fattore di manutenzione che tiene conto di tutte le considerazioni fatte
fino a qui: per progettazioni di ambienti interni con luce artificiale, in genere si
assume un fattore di manutenzione di 0,8.

17
10 - Scelta dellimpianto di illuminazione

Lefficienza delle lampade incide notevolmente sulla componente del bilancio


economico dovuto allimpianto di illuminazione. Il tipo di sorgente prescelta influisce
inoltre sul numero dei corpi illuminanti da installare, sul costo delle linee principali di
distribuzione, sulla potenza richiesta alla cabina di trasformazione. Tutte queste voci
di costo hanno minore incidenza allaumentare dellefficienza delle sorgenti,
compensando in parte il maggior costo degli apparecchi di illuminazione: il bilancio
rimane favorevole alla sorgente pi efficiente, anche considerando gli ammortamenti.
In generale, in fase di studio di un impianto di illuminazione si deve tener conto di
questi parametri:
a) esigenze illuminotecniche
livello di illuminamento conforme a quello richiesto dalle norme;
rapporto di luminanza;
indice ammissibile di abbagliamento;
direzionalit della luce;
resa cromatica;
colore della luce.
b) esigenze di installazione
altezza di installazione;
vincoli alla disposizione planimetrica (layout di stabilimento);
eventuale necessit di due livelli di illuminazione;
colore di pareti, soffitto e pavimento;
elementi riflettenti (pavimenti, macchine, scrivanie, );
condizioni ambientali.
c) condizioni di esercizio
ore annue di funzionamento dellimpianto;
costo dellenergia elettrica per illuminazione;
costo della manutenzione periodica.

11 - Metodi di calcolo dellilluminamento

18
Per progettare un impianto di illuminazione necessario prima di tutto definire
lilluminamento sul piano di lavoro (o sul piano di calpestio).
I metodi di calcolo pi usati sono:
1) metodo punto per punto;
2) metodo del flusso totale;
La scelta di una procedura o dellaltra dipende prima di tutto dai dati che si hanno a
disposizione, dal numero e dalla posizione delle sorgenti luminose, dalla presenza di
superfici riflettenti. In genere il metodo punto per punto usato per lilluminazione
esterna, quello del flusso totale invece per lilluminazione di ambienti chiusi. Il
metodo 1) pu essere convenientemente usato anche per ambienti interni
implementandolo su calcolatore tramite un qualsiasi linguaggio di programmazione.

11.1 - Metodo punto per punto


Con questo metodo si calcola lilluminamento che si avr in un punto di una data
superficie (e quindi possibile ripeterne lapplicazione per ogni punto della
superficie), noti il numero e le caratteristiche delle sorgenti luminose installate.
Applicato iterativamente per un numero sufficientemente elevato di punti, permette di
costruire i diagrammi di illuminamento (curve isolux, luoghi dei punti aventi lo stesso
illuminamento). Pu essere molto utile in fase di verifica per controllare che
determinati punti critici rientrino nei limiti di illuminamento raccomandati dalle
norme.
Con rif. alla fig. 4, siano:
h: distanza della sorgente dal pavimento o dal piano di lavoro (in m);
r: distanza del punto illuminato dalla sorgente;
I: intensit luminosa emessa dalla sorgente nella direzione parallela alla congiungente
sorgente-punto (il valore in cd fornito dal diagramma di emissione costruito
dal fornitore).

Figura 4

19
Come visto precedentemente, lilluminamento prodotto da una sorgente puntiforme
su una superficie varia con il quadrato della distanza fra sorgente e superficie e sul
piano perpendicolare al raggio vale

En = I / r2 (per b = 0, r n)
Se la superficie illuminata orizzontale, la componente incidente normalmente
risulta:

Eo = I cos b / r2 = I cos3 b / h2
Se ci sono pi sorgenti luminose che illuminano lo stesso punto bisogna sovrapporre
gli effetti e quindi calcolare separatamente i singoli contributi e poi sommarli per
ottenere lilluminamento reale. Il valore di Eo ottenuto va poi diviso per il fattore di
manutenzione previsto in base al ciclo di manutenzione prescelto.
Nella pratica il calcolo facilitato dallutilizzo delle curve polari di emissione degli
apparecchi e tabelle predisposte in funzione del rapporto d/h, se non risultano gi
disponibili le curve isolux per un flusso di 1000 lm e h = 1m. Da non tralasciare
naturalmente i programmi scritti dalle case costruttrici di apparecchi che tracciano
automaticamente le curve isolux e consigliano la scelta ottimale dellapparecchio.

Strettamente collegato a questo metodo quello della curva fotometrica. Nota la


curva fotometrica dellapparecchio illuminante, si calcola nei vari punti P la
componente perpendicolare dellilluminamento, Eo(P). Si ottiene cos una curva
dellilluminamento in funzione della distanza, E(x). Preso il valore E min al di sotto del
quale non si vuole scendere (consigliato dalla norma) se ne traccia in corrispondenza
una circonferenza che divide linsieme dei punti ad illuminamento maggiore di E min
(al suo interno, pi vicini alla proiezione della sorgente sul piano) da quelli ad
illuminamento inferiore. Se sono presenti pi sorgenti luminose si ripete il
procedimento singolarmente per tutte e si sovrappongono poi gli effetti (fig. 5).

Figura 5
11.2 - Metodo del flusso totale

20
Serve a determinare in prima approssimazione il numero delle lampade necessario ed
il flusso emesso da ognuna, cosicch possibile poi risalire alla potenza elettrica
necessaria per limpianto di illuminazione. In base poi alla forma in pianta del locale
si dovranno poi disporre queste lampade per ottenere un illuminamento il pi
uniforme possibile. Questo metodo tiene conto di diversi fattori (dimensioni del
locale, caratteristiche dellapparecchio, colore delle pareti, del soffitto e del
pavimento) e si basa sulluso di numerosi coefficienti da scegliere opportunamente
per ottenere risultati soddisfacenti. I risultati devono poi essere corretti con il fattore
di manutenzione. Siano:
A: area della superficie da illuminare (area del locale)
E: illuminamento che si vuole ottenere sulla superficie ( quello indicato dalle norme
in base allattivit e al tipo di ambiente)
Fl: flusso nominale emesso dalla singola lampada (da catalogo del costruttore)
Km: fattore di manutenzione ( <1)
Ku: coefficiente di utilizzazione ( <1)

La superficie di area A, affinch lilluminamento sia mediamente E, deve ricevere un


flusso utile Fu:

Fu = A E .

Le N lampade che disporr emetteranno, a regime (considerando il decadimento delle


prestazioni nel tempo), un flusso totale Fe:

Fe = N FlKm
Per tenere conto del fatto che solo parte del flusso emesso dalle lampade ricadr sulla
superficie da illuminare si definisce il coefficiente di utilizzazione come frazione del
flusso emesso che arriva sul piano da illuminare:

Ku = Fu / Fe
Uguagliando le due espressioni di Fu ed esplicitando Fe, si arriva a determinare il
minimo numero di lampade (da riportare allintero immediatamente maggiore) che
mediamente garantisce lilluminamento E:

N = A E / (KmKuFl)

avendo gi deciso a priori il tipo di lampada da installare (cio noto Fl) e noti Km e
Ku, su cui si torner subito dopo.

Se invece gi fissato il numero di lampade N da installare, semplicemente


invertendo lultima espressione ricavo il flusso minimo che ogni lampada deve
emettere, in base al quale sceglier poi lapparecchio dai cataloghi dei costruttori.

21
Scelta dei coefficienti Ku e Km
Il coefficiente di manutenzione non una grandezza caratteristica delle lampade ma
piuttosto dellambiente in cui queste sono allocate, in quanto tiene conto
essenzialmente dei depositi di polveri, smog, ecc. che si formano sulla lampada stessa
e che nel tempo ne riducono lemissione. Dipende fortemente, come accennato, dal
ciclo di manutenzione scelto; indicativamente si possono prendere i seguenti valori:
Km = 0,8 1 : locali puliti e manutenzione ogni 3 6 mesi;
Km = 0,6 0,8 : locali sporchi e manutenzione ogni 9 15 mesi;
Km = 0,4 0,6: locali molto sporchi e manutenzione ogni 15 21 mesi.
Un valore comunemente adottato 0,8.
Per la determinazione del fattore di utilizzazione si devono tener presenti:
fattore di riflessione del soffitto, pari alla percentuale di flusso luminoso
riflesso dal soffitto, che convenzionalmente pari a:
- 0,7 per tonalit molto chiare (bianco crema);
- 0,5 per tonalit chiare (avorio e colori pastello);
- 0,3 per tonalit scure.
fattore di riflessione delle pareti, definito allo stesso modo e per
convenzione:
- 0,5 per pareti chiare;
- 0,3 per pareti a tonalit media;
- 0,1 per pareti scure.
fattore di riflessione del pavimento (o del piano da illuminare), posto uguale
a 0,3 e 0,1 rispettivamente per tonalit chiare e scure.
dimensioni del locale e altezza di installazione degli apparecchi
illuminanti: si definisce un coefficiente, detto indice del locale K, che
considera la struttura del locale:

K = a b /(h (a+b))

dove :
a: larghezza del locale;
b: lunghezza del locale;
h: altezza di installazione delle sorgenti luminose rispetto al piano di lavoro
Calcolato lindice del locale si entra nella tabella dei K u scegliendo opportunamente i
fattori di riflessione di soffitto e pareti.
Si rileva infine che i coefficienti di utilizzazione sono crescenti con lampiezza del
locale e decrescenti con laltezza di installazione degli apparecchi.
In tab. G sono riportati i Ku per un apparecchio bilampada con armatura prismatica, in
funzione dei vari coefficienti di riflessione.
In fig. 6 invece sono riportati curve fotometriche, rendimenti, K u per altri tipi di
lampade (riflettori), frequentemente adottate nelle industrie.

22
Tabella G: Fattori di utilizzazione per lampada fluorescente, bilampada, con diffusore
prismatico
______soffitto 70%_ _________soffitto 50%______soffitto 30%_
pareti pareti pareti
K 50% 30% 10% 50% 30% 10% 30% 10%
0,500,70 0,30 0,26 0,23 0,30 0,26 0,23 0,29 0,23
0,700.90 0,38 0,33 0,30 0,38 0,33 0,30 0,37 0,30
0,901,10 0,42 0,38 0,35 0,43 0,38 0,35 0,41 0,35
1,101,40 0,48 0,43 0,40 0,47 0,43 0,40 0,46 0,40
1,401,75 0,51 0,47 0,44 0,51 0,47 0,43 0,49 0,43
1,752,25 0,55 0,52 0,49 0,55 0,51 0,48 0,52 0,48
2,252,75 0,58 0,55 0,52 0,58 0,55 0,51 0,55 0,52
2,753,50 0,60 0,57 0,55 0,59 0,57 0,54 0,57 0,54
3,504,50 0,63 0,60 0,58 0,62 0,59 0,56 0,59 0,57
5,006,00 0,64 0,62 0,60 0,63 0,61 0,58 0,60 0,59
Si assume convenzionalmente pari a 0,2 il fattore di riflessione del piano utile.

23
Figura 6: Curve fotometriche, rendimenti, coefficienti di utilizzazione e interdistanze massime per
alcuni tipi di apparecchi e lampade usate negli ambienti industriali. I valori del coefficiente di
utilizzazione u si riferiscono ad edifici in condizioni medie di pulizia, con coefficienti di riflessione:
del soffitto 50%, pareti 50%, pavimento 10%.

24
12 - Installazione degli apparecchi di illuminazione

Dopo aver fatto i dimensionamenti e scelti gli apparecchi bisogna assicurare: una
razionale e regolare installazione delle lampade; la facilit di accesso per la
manutenzione; la non interferenza con altri servomezzi e strutture; eventuale
potenziamento (o riduzione) in futuro del livello di illuminazione, in conseguenza di
nuove destinazioni o lavorazioni.
Gli apparecchi illuminanti possono essere installati a soffitto(o a filo catena) oppure
sotto questo livello. Linstallazione a soffitto si preferisce nei capannoni bassi a tetto
piano, nei capannoni alti con qualsiasi tipo di copertura ed in quelli serviti da
carriponte; linstallazione a filo catena si fa in officine con altezze sotto catena di 6
8 m, con reti di tubazioni aeree, convogliatori sopraelevati e soppalchi.

12.1 - Installazione a livello copertura o a filo catena


Linstallazione alla massima altezza possibile in genere la meno costosa, perch
consente di adottare distribuzioni con pochi punti luce di elevata intensit;inoltre
laltezza influisce poco sul rendimento dellimpianto se si usano armature a flusso
concentrato e le dimensioni in pianta sono sufficientemente grandi.
E consigliabile installare gli apparecchi con un rapporto altezza/distanza fra loro
circa pari ad 1. Questi sono sospesi alle strutture della copertura, immediatamente
sotto le travi oppure a lato di queste, qualora si debbano evitare interferenze con
carriponte o altri mezzi di trasporto sopraelevati. E consigliabile collegare ogni
apparecchio alla linea di alimentazione tramite presa a spina, che ne facilita la
rimozione in occasione delle revisioni periodiche.

12.2 - Installazioni ribassate


Si adottano strutture portanti prefabbricate costituenti travature continue, che
consentono di installare gli apparecchi di illuminazione a distanze diverse e ad
altezze del piano di lavoro di 4-5 m. Quando possibile si realizzano disposizioni
integrate con le linee blindate di distribuzione forza (fig. 7).

Figura 7

25
13 - Illuminazione di sicurezza

Nei luoghi in cui un black-out elettrico pu provocare situazioni di pericolo


obbligatorio prevedere unilluminazione di emergenza.
Lilluminazione di emergenza (CEI 34 22) quella destinata a funzionare quando
lilluminazione ordinaria viene a mancare e comprende lilluminazione di sicurezza e
quella di riserva.
Lilluminazione di sicurezza quella necessaria alla sicurezza delle persone;
compresa p. es. quella che garantisce un sufficiente illuminamento delle vie di esodo
per consentire un ordinato sfollamento in caso di pericolo.
Lilluminazione di riserva riguarda la continuit del servizio e non la sicurezza delle
persone: consente di terminare o continuare lattivit ordinaria.
Diverse sono le leggi e le norme che prescrivono lilluminazione di emergenza; di
seguito sono elencate alcune con i relativi ambiti di applicazione; indispensabile
approfondirne il contenuto nel caso si vada a progettare limpianto di illuminazione
per uno degli ambienti cui le norme sono indirizzate.

Rif.to normativo Ambito di applicazione


D. Lgs. 626/94 In tutti i luoghi di lavoro dove i lavoratori sono esposti a rischio nel caso
venga a mancare lilluminazione ordinaria
Norma CEI 64 8 / 7 Luoghi di pubblico spettacolo e intrattenimento
DPR 246/1987 Edifici di civile abitazione con altezza superiore a 32 m
D.M. 9/4/94 Attivit ricettive turistico-alberghiere
D.M. 1/2/1986 Autorimesse con capacit superiore a 300 veicoli
D.M. 26/8/1992 Strutture di edilizia scolastica
D.M. 11/1/1988 Metropolitane

In ambito industriale, in linea generale, limpianto di illuminazione di emergenza


alimentato da batterie al Pb oppure al Ni-Cr, progettate per un minimo di 4 anni di
funzionamento normale, ovvero da rete privilegiata su U.P.S. e gruppo elettrogeno.
Gli apparecchi di illuminazione impiegano lampade a incandescenza, fluorescenti
tubolari ed a scarica su circuiti di emergenza a bassa tensione. Se posti in
corrispondenza delle uscite di sicurezza gli apparecchi devono avere il pittogramma
normalizzato (D. Lgs. 493/96).

26
14 - Appendice A

Estratto della norma UNI 10380-94/A1 riguardante lilluminazione di zone di


traffico e aree generali allinterno di edifici.

Applicazioni Tipo di ambiente EM (lux)


Zone di traffico Aree di circolazione 100
Scale, rampe 150
Riposo, infermeria Mense 200
Infermeria 500
Sala quadri Locali impianti 200
Locali quadri di controllo 500
Magazzino Magazzini 100
Aree di trasporto e imballaggio 300
Agricoltura Carico merci 200
Preparazione mangime, caseificio 200
Forni, panifici Preparazione cottura al forno 300
Finitura, decorazione 500
Prodotti in cemento, mattoni Preparazione materiali 200
Lavorazioni generiche e formature grossolane 300
Ceramica, piastrelle, vetro Preparazione, lavoraz. gen. alle macchine 300
Molatura, brillantatura, formatura di precisione 750
Lavoraz. di pietre preziose sintetiche 1500
Industria chimica della plastica Impianto di processo controllato a distanza 50
Ambienti per misure di precisione 500
Campionatura colori 1000
Industria elettrica Produz. conduttori 300
Avvolgimento bobine di piccole dimensioni 750
Assemblaggio strumenti di misura 1000
Industria alimentare Produz. birra, cioccolato, zucchero 200
Aree di lavoro in macelli, caseifici e mulini 500
Campionatura colori 1000
Fonderie Preparazione sabbie 200
Modellazione manuale 300
Reparto modelli 500
Produzione gioielli Lavoraz. con pietre preziose 1500
Produz. gioielli 1000
Lavoraz. e trattamento metalli Fucinatura libera 200
Saldatura 300
Preparaz. utensili e attrezzi da taglio 750
Centrali elettriche Locale caldaie 100
Sala turbine 200
Sala di controllo 500
Uffici Archiviatura, copiatura 300
Disegno tecnico 750
Postazione CAD 500
Scrittura ed elaborazione dati 500

27
Lavoraz. e manifattura legno Processi automatici 50
Lucidatura, verniciatura 500
Controllo qualit 1000
Lavoraz. e manifattura tessile Aree di lavoro e lavaggio 200
Cucitura, maglieria fine 750
Stampaggio automatico 500
Ispezioni colori e controllo di fabbricazione 1000

15 Appendice B: Esempi di calcolo

15.1 - Dimensionamento di un impianto per illuminazione di interni


Si vuole progettare limpianto di illuminazione per un locale di fonderia adibito a
preparazione di stampi e stampaggio per lavorazioni pesanti. Il locale ha pianta
rettangolare con dimensioni 15 m x 27 m ed altezza 4,40 m. Alle tinte delle superfici
nellambiente corrispondono questi coefficienti di riflessione: soffitto 50%, pareti
50% e pavimento 10%.
Si vuole determinare il tipo di installazione e di apparecchi illuminanti, il numero e la
disposizione degli apparecchi e la potenza elettrica totale assorbita.
Si user il metodo del flusso totale.

Tipo di installazione e di apparecchi illuminanti.


Il locale, avendo dimensione minore in pianta L=15 m ed altezza utile di installazione
sul piano di lavoro H=3,4 m, classificabile come locale basso (di 4 a categoria, L>H
ed H<4 m). Linstallazione sar a soffitto come indicato per questa classe di locali,
cio ad unaltezza di 3,4 m sul piano di lavoro (supposto ad 1 m di altezza dal
pavimento). Per altezza di installazione e attivit svolta nel locale risultano adatte
lampade fluorescenti tubolari.
Si scelgono lampade di questo tipo con le seguenti caratteristiche:
potenza: 58 W, flusso luminoso: 5200 lm, durata: 10000 h; i riflettori saranno a due
lampade.

Numero e disposizione degli apparecchi.


Lindice caratteristico del locale vale K = 2,84.
Noti i coefficienti di riflessione del soffitto, delle pareti e del pavimento e lindice del
locale si pu determinare il coeff. di utilizzazione Ku per il tipo di apparecchi scelti.
Da tabella, dopo interpolazione lineare dei due valori pi vicini, si ottiene
Ku = 0,6369.
Per il tipo di attivit svolta nel locale la norma prescrive un illuminamento medio di
300 lx. Per il corretto illuminamento del locale richiesto un flusso luminoso totale
Ft = 254357 lm, dato da:
Ft = E x A
Ku x Km
28
dove:
E : illuminamento medio nellambiente = 300 lx;
A : superficie in pianta del locale = 405 m2;
Ku : coefficiente di utilizzazione = 0,6369;
Km: coefficiente di manutenzione = 0,75.

Ciascun riflettore, essendo dotato di due lampade, fornisce un flusso pari a:


Fr = 2 x Fl x hr = 7904 lm / riflettore
dove:
hr: rendimento del riflettore = 0,76;
Fl: flusso luminoso di una lampada.
E necessario installare un numero di riflettori non inferiore a N = Ft / Fr 32.
Avendo scelto riflettori a lampade fluorescenti tubolari, si considera una disposizione
degli apparecchi illuminanti per file. Il numero di file determinato dalla seguente
relazione, caratteristica del tipo di riflettore:
df / h = 1 1,6
h: altezza di installazione dal pavimento;
df: distanza fra due file contigue.

Siccome h = 4,40 m si adotta df = 4,50 m; sulla lunghezza totale di 27 m risulta un


numero di file pari a nf = 6 file.
Si realizzano pertanto 6 file di 6 riflettori ciascuna, per un totale di 36 riflettori
installati.

Potenza elettrica installata.


Assumendo che la potenza elettrica dissipata nei reattori sia pari al 10% della potenza
delle lampade, la potenza elettrica complessivamente assorbita dagli apparecchi sar

Pi = 1,1 S Pli = 4594 W

15.2 - Dimensionamento di un impianto di illuminazione stradale


Scegliere il tipo di riflettore e scegliere linterasse i tra ogni lampada per
lilluminazione di una strada utilizzando i seguenti dati:
larghezza della carreggiata: L = 11 m;
altezza della sorgente luminosa: hs = 12 m;
illuminamento max: EM=30 lx;
illuminamento minimo: Em=7 lx.

Siano:
A il punto diametralmente opposto alla sorgente luminosa;
a1, a2 e b gli angoli rappresentati in figura B1. Si utilizzer il metodo punto per
punto.
29
Si assume i = 24 m e si procede verificando lilluminamento ad un altezza di un
metro sul piano stradale, come richiesto dalle normative.
Da fig. B1 si vedono i risultati di seguito ottenuti. I calcoli sono riferiti ad una
distanza h della sorgente dal piano di riferimento per i calcoli situato ad 1 m dal piano
stradale: h = hs 1 m = 11 m.

Figura B1

Figura B2

Punto A
Lampada 1: a1 = 90 ; r1 = L ; R1 = (h2 + L2) = 15,56 m ; b1=arctg (L/h) = 45
Lampada 2: a2 = arctg (L / i) = 24,62 ; r2 = (i2 + L2) = 26,4 m;
R2 = (h2 + r22) = 28,23 m ; b2 = arctg (r2 / h) = 67,4

Da catalogo si sceglie un riflettore dotato di lampada fluorescente a vapori di sodio


ad alta pressione con queste caratteristiche:
- potenza elettrica = 150 W;
- flusso luminoso = 15000 lm.
Dalla curva fotometrica di fig. B3 si vede che la particolare simmetria del riflettore
adottato conferisce emissioni uniformi per angoli a 60 e a -30.
Si rilevano dalle stesse curve questi valori delle intensit luminose emesse dalle
sorgenti S1 ed S2 in direzione del punto A, rapportate a 15000 lm dato che le curve
sono riferite a 1000 lm:

30
I1 = 150 x (15000 / 1000) = 2250 cd ; I2 = 225 x (15000 / 1000) = 3375 cd

Data la simmetria geometrica dello schema di installazione dei lampioni stradali si


possono sommare i contributi allilluminamento del punto A delle singole sorgenti,
trascurando i contributi delle altre lampade, con questa espressione:

EA= (I1 / R1) cos b1 + (2 x I2/R22) cos b2 = 9,83 lx < EM


Punto B
Data la posizione di B rispetto alle sorgenti si ottiene:
aB=arctg (L/ (i/2)) = 42,51 ; rB = ((i/2)2 + L2) = 16,28 m
RB=(rB2+h2) = 19,64 m ; bB = arctg (rB/h) = 55,95
IB = 2 x 255 x (15000/1000) = 3825 cd ;
EB = (IB / RB2) cos bB = 11,1 lx > Em .

Punto C
aC = 0 ; rC = i / 2 = 12 m ; RC = (rC2 + h2) = 16,28 m ;
bC = arctg (rC / h) = 47,48 ; IC = 250 x (15000 / 1000) = 3750 cd ;
EC = 2 x (IC / RC ) cos bC = 19,125 lx > Em
2

Punto D
Lampada 1: aD1 = 0 ; rD1 = 0 m; RD1 = h ; bD1 = 0
I1 = 170 x ( 15000 / 1000 ) = 2550 cd
Lampada 2: aD2 = 0 ; rD2 = i ; RD2 = 26,4 m ; bD2 = arctg (rD2 / h) = 65,37
I2 = 165 x (15000 / 1000 ) = 2475 cd
ED= (I1 / R12) cos b1 + (2 x I2 / R22 ) cos b2 = 24,03 lx < EM

Figura B3: curve fotometriche riferite a 1000 lm per lampada da 150 W ad alta
pressione fluorescente

31

Potrebbero piacerti anche