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l'esecuzione da parte dell'organizzazione giudiziaria;

la trasformazione dell'esecuzione penale da fase statica


e puramente esecutiva della fase cognitiva del processo e
della sentenza che lo conclude in fase dinamica, volta
2. all'attuazione del fine della pena (tale dinamica si espri-
mer: sia nell'attuazione delle misure alternative alla
La magistratura di sorveglianza tra detenzione da parte degli organi di sorveglianza, sia ne-
un carcere da rifiutare e una riforma gli interventi del magistrato di sorveglianza nell'osser-
da attuare vazione e nel trattamento dei detenuti, sia in tutti gli
altri punti e momenti di controllo sulla legittimit del-
l'operare dell'istituzione penitenziaria).
DI ALESSANDRO MARGARA* D'altronde, tutto questo necessaria attuazione nor-
mativa da quando la sentenza n. 204/74 della Corte co-
stituzionale ha affermato, con riferimento alla libera-
i. I rapporti con altre strutture e am- zione condizionale, che, sulla base del precetto conte-
bienti nuto nel 2 comma dell'art. 27 della costituzione "sor-
ge... il diritto per il condannato a che, verificandosi le
Nel corso di questa relazione, si cercher di porre in condizioni poste dalla norma di diritto sostanziale, il
luce le molte resistenze e i pochi contributi che i ma- protrarsi della realizzazione della pretesa punitiva ven-
gistrati di sorveglianza hanno incontrato nei loro rap- ga riesaminato al fine di accertare se in effetti la quan-
porti con le varie strutture e ambienti con i quali sono tit di pena (gi) espiata abbia o meno assolto positi-
venuti a contatto. Si cercher anche di spiegare quelle vamente al suo fine rieducativo". La Corte riconosce
resistenze e quei contributi per valutare se vi sia, sul quindi un diritto del condannato a che, espiata una par-
piano oggettivo, una trama che unisce e spiega gli osta- te di pena, si valuti se il fine rieducativo gi raggiunto:
coli che la realizzazione della riforma penitenziaria in- nel qual caso l'ulteriore espiazione non deve avere luo-
contra. E contemporaneamente si cercher d'individua- go. "Tale diritto", prosegue la Corte "deve trovare nella
re, anche e soprattutto sul piano concreto, i modi per legge una valida e ragionevole garanzia giurisdizionale".
superare e battere quella trama, per avviare finalmente La Corte costituzionale enuncia quindi proprio i prin-
la attuazione della nuova disciplina della legge sul car- cpi che si sono sopra indicati.
cere. Fin qui siamo sul piano sistematico: ma a questo
corrispondono implicazioni sostanziali estremamente
significative.
1. I RAPPORTI CON LE STRUTTURE E LE Questa la prima implicazione. noto che la istitu-
ATTIVIT GIUDIZIARIE zione carceraria si sottrae quasi fisiologicamente all'in-
tervento di una disciplina legale. Ci avviene seguendo
la legge di tutte le istituzioni, particolarmente di quelle
a) // significato dell'intervento giudizia- totalizzanti come il carcere: si crea una disciplina in-
rio nell'attivit di sorveglianza terna particolare che tende a rendere subalterna o ad-
dirittura a escludere qualsiasi disciplina che venga dal-
Le motivazioni essenziali dell'intervento giudiziario l'esterno. L'operare di questo meccanismo stato reso
in materia sono: la riappropriazione di una parte essen- straordinariamente efficace nel nostro carcere dall'iso-
ziale del processo e della giustizia penale quella dei- lamento pi completo nel quale stato lasciato: un iso-
lamento che consisteva e nel non dare controllo e nel
non dare aiuto. Il risultato era l'alegalit del carcere.
Magistrato di sorveglianza in Bologna. Uno degli effetti dell'intervento giudiziario dovrebbe
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essere quello di far cessare questa situazione (e anche se quest'ufficio giudiziario. E infatti: a) l'istituzione peni-
vero che questo scopo doveva essere gi raggiunto con tenziaria amministrativa viene a inglobare l'orga-
i controlli del giudice di sorveglianza e del procuratore no che doveva controllarla; b) si esclude la riappropria-
della repubblica, previsti dal codice Rocco, pur vero zione dell'esecuzione da parte dell'organizzazione giudi-
che quei controlli erano pi enunciati che tradotti in ziaria, negando il carattere specifico del suo intervento.
una concreta strumentazione). Non sono questioni bizantine. Basti dire che l'art. 69
La seconda implicazione che la rottura della sta- della legge penitenziaria attribuisce al magistrato di sor-
ticit dell'esecuzione della pena libera positivamente i veglianza il potere di decidere con cosiddetti ordini di
problemi reali del condannato e porta finalmente l'in- servizio nella materia del rapporto di lavoro dei dete-
tervento esecutivo penale a misurarsi, in termini con- nuti-lavoratori. Ebbene: emessi tali ordini di servizio,
creti, con i problemi d'inserimento sociale del detenuto. l'amministrazione penitenziaria ne ha rifiutato l'osser-
In altre parole, alle impostazioni soggettive del genere vanza, ritenendosi non vincolata. E correttamente il ma-
"ravvedimento, pentimento", prevalentemente astratte e gistrato di sorveglianza ha sollevato un conflitto di at-
ideologiche, si affiancano, con un peso decisivo, le im- tribuzioni dinanzi alla Corte costituzionale: siamo di-
postazioni oggettive, volte alla creazione di situazio- nanzi a un provvedimento giudiziario che, dall'esterno,
ni esterne diverse da quelle che favorirono la consuma- s'impone all'amministrazione penitenziaria o siamo di-
zione dell'illecito. nanzi a un provvedimento meramente amministrativo,
interno alla stessa istituzione e la cui osservanza de-
cisa dai vertici della medesima?
b) Le reazioni all'intervento giudiziario Questo da gi il senso delle implicazioni negative
in questo settore della questione, ma mi pare utile chiarirne la portata
sotto due profili: a) il carattere ideologico della questio-
Credo che si debba chiarire che l'intervento del giu- ne; b) le altre implicazioni negative, direttamente o in-
dice nella nostra materia non era semplicemente oppor- direttamente collegate, prodottesi nell'ambiente giudi-
tuno, ma naturale e inevitabile. E infatti: a) non poteva ziario rispetto al ruolo e all'attivit del magistrato di
non essere un organo giudiziario a compiere l'attivit di sorveglianza.
controllo effettivo dall'esterno all'interno dell'istituzio- La questione dell'amministrativit in un certo sen-
ne per imporne la legalit; b) e se poi si facevano in- so la spia e in un altro senso la causa di una serie di
tervenire momenti dinamici nella fase della esecuzione reazioni dell'ambiente giudiziario dinanzi alla costitu-
penale, questi non potevano non appartenere a un or- zione degli uffici di sorveglianza.
gano giudiziario. Gli interventi sulla pena, sulla misura In primo luogo, senza cedere a idee persecutorie di
della stessa, sull'applicazione di misure alternative alla corporazione, direi che si subito considerata l'attivit
medesima eccetera, non potevano non appartenere a un di sorveglianza un'attivit secondaria, dequalificata ri-
organo inserito nell'organizzazione giudiziaria: si tenga spetto a quella strettamente giurisdizionale. In secondo
presente che si trattava di poteri assai pi significativi luogo, si pervenuti a valutare l'attivit di sorveglianza
di quelli attribuiti oggi al giudice dell'esecuzione. come "altra" da quella giudiziaria ordinaria fino a con-
Nonostante ci, si risuscitata a proposito del ma- siderarla come contrapposta a questa: come questa
gistrato di sorveglianza la questione che era gi stata l'attivit con la quale s'infligge la pena, cos quella
posta per il giudice di sorveglianza e cio quella del- l'attivit con la quale si riduce, si modifica, si annulla la
l'amministrativit dell'attivit svolta. pena (s'identifica la definitivit della sentenza e del giu-
Mi pare sia questa la questione centrale, intorno alla dicato con la staticit e l'inalterabilit della pena e si
quale si raccolgono le altre che si accenneranno. considera l'introduzione di elementi dinamici nell'ese-
La prima risposta all'amministrativizzazione del cuzione della pena come tale da fare venire meno la
ruolo del magistrato di sorveglianza che, per tale via, definitivit del giudicato). In terzo luogo, si arriva, in-
si vengono a frustrare gli scopi reali dell'istituzione di fine, sviluppando le conclusioni immediatamente prece-
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denti, a considerare l'attivit di sorveglianza come la remissione del debito (per spese di giustizia e di man-
estremamente pericolosa per la valutazione sociale del- tenimento in carcere), sulle licenze e sui ricoveri in ospe-
la giustizia penale: la contrapposizione, artificiosamen- dale psichiatrico dei detenuti cui sopravvenga un'infer-
te supposta, fra giustizia di sorveglianza e giustizia pe- mit psichica;
nale di cognizione, porta a vedere l'attivit della prima b) nell'art. 70 (relativo alla sezione di sorveglianza):
come vanificazione di quella della seconda: il che ov- la funzione di provvedere in materia di affidamento in
viamente farebbe venire meno qualsiasi considerazione prova al servizio sociale, di revoca anticipata delle mi-
per entrambe. sure di sicurezza, di ammissione al regime di semilibert
Perch le azioni disciplinari contro i magistrati di e revoca del provvedimento di ammissione, di conces-
sorveglianza, la sospensione da funzioni e stipendio di sione delle riduzioni di pena per la liberazione antici-
uno di essi, l'incriminazione penale del medesimo, han- pata e revoca delle riduzioni stesse.
no suscitato tanto scarse reazioni nella magistratura? Non vi dubbio che gli artt. 69 e 70 non determi-
Perch gli unici a reagire sono stati gli altri magistrati di nano la piena riappropriazione all'organizzazione giudi-
sorveglianza? Riterrei che la risposta si ricavi da quanto ziaria dell'esecuzione della pena: grave la mancanza di
detto. Ecco: il magistrato di sorveglianza un giudice poteri d'intervento, coordinati al potere di controllo. Ed
^'diverso" e quindi viene emarginato: tanto pi se quella stata questa sempre una delle mancanze di coraggio
"diversit" viene vissuta come contrapposta e pericolosa della legge di riforma.
per la istituzione giudiziaria e il suo prestigio. Per esempio, le norme sui trasferimenti (art. 42), sul-
le assegnazioni, raggruppamenti e categorie di detenuti
(art. 14), sulle caratteristiche degli uffici penitenziari e
e) // carattere ideologico della questione sull'organizzazione della vita all'interno degli stessi
dell 'amministrativit (artt. 5 e seguenti), restano enunciazioni una volta che
non esista alcuna sanzione per l'inadempienza. Ed
Penso che al centro di questo discorso resti la que- chiaro, a questo riguardo, che l'istituzione penitenziaria
stione dell'amministrativit (il magistrato di sorveglian- ha resistito tenacemente perch non venisse attribuito
za amministrativo e quindi diverso; e, forse meglio, il alcun potere in materia agli organi di sorveglianza, se
magistrato di sorveglianza diverso e quindi ammini- non quello di riferire e segnalare alle autorit centrali,
strativo: le vie della "diversizzazione" sono infinite). sicuramente le responsabili effettive di quelle stesse ina-
opportuno allora ricordare con la massima sintesi dempienze.
quali sono le funzioni degli organi di sorveglianza. Sono Ma, negli spazi che si sono indicati pi sopra, si rea-
indicate negli artt. 69 (Funzioni e provvedimenti del ma- lizza invece un intervento giudiziario effettivo. tale
gistrato di sorveglianza) e 70 (Funzioni e provvedimenti l'approvazione del programma di trattamento per i sin-
della sezione di sorveglianza) della legge di riforma. goli detenuti, programma la cui attuazione sar seguita
Oltre alle generiche funzioni di controllo (che la ri- dal magistrato; sono tali gli interventi nella materia del
forma non ha avuto il coraggio di rendere incisive at- rapporto di lavoro e disciplinari; sono tali, sempre pi
traverso l'attribuzione di effettivi strumenti d'interven- nitidamente, tutti gli altri interventi riferiti pi sopra.
to), s'individuano: In tutti questi casi, il magistrato ha una funzione
a) nell'art. 69 (relativo al magistrato di sorveglian- essenziale e tipica: quella di verificare il rispetto dei di-
za): la funzione di decidere con ordine di servizio l'ap- ritti e degli interessi del detenuto; di verificare, cio, che
provazione del programma di trattamento dei singoli non venga sacrificato nulla di pi di quello che ine-
detenuti in funzione della tutela dei diritti e degli in- vitabilmente legato alla limitazione della libert perso-
teressi dei medesimi; la funzione di decidere, sempre nale; di verificare, quindi, il rispetto della personalit
con ordine di servizio, sui reclami dei detenuti in ma- del soggetto, la sua liberazione dalle condizioni che lo
teria di rapporto di lavoro e di esercizio del potere di- hanno portato in carcere, la creazione, insieme all'in-
sciplinare; la funzione di provvedere con ordinanza sul- teressato, di condizioni nuove.
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Questo lavoro si muove nell'ambito della conoscen- Ritengo che sia quest'ordine di concetti a fare con-
za del carcere, acquisita nel corso dell'attivit di con- siderare amministrativa l'attivit di sorveglianza, nella
trollo, cosicch la conoscenza del soggetto esattamen- quale indubbiamente il complesso degli interventi degli
te situata nelle condizioni reali in cui lo stesso vive. organi di sorveglianza si caratterizza sempre per un ta-
L'intervento degli organi di sorveglianza, sempre ti- glio operativo. Che, come abbiamo visto, non esclude
picamente giudiziario, prescinde, in certi casi, da forme mai, per, il momento tipicamente giudiziario della ri-
propriamente giurisdizionali, presenti solo in alcune cerca e dell'applicazione della legge al caso concreto.
delle procedure dinanzi al magistrato di sorveglianza e
in tutte quelle dinanzi alla sezione. Ma resta sempre in-
tervento giudiziario che si caratterizza per la ricerca e d) Conclusioni
l'applicazione della legge al caso concreto.
Tali le funzioni degli organi di sorveglianza, perch Proviamo a trarre alcune conclusioni da quanto si
le stesse debbono essere considerate amministrative? detto. La prima che l'attivit di sorveglianza attivit
La questione potrebbe sembrare semplicemente no- giudiziaria in senso proprio tutte le volte che si esprime
minalistica. Si visto, per, che assai pericolosa nelle nella ricerca e applicazione della legge al caso concreto;
sue, dirette o indirette, implicazioni. Si aggiunge che la avvenga questo o meno in forme giurisdizionali. N sar
questione appare rivelatrice di una certa ideologia della necessario quindi (diversamente da quanto si crede nel-
funzione giudiziaria. l'ottica che solo il giurisdizionale giudiziario) intro-
L'enfatizzazione del momento del "dire diritto" ha durre la giurisdizionalizzazione in tutte le procedure di-
sempre posto in seconda linea o portato al rifiuto di nanzi agli organi di sorveglianza. E tantomeno, quando
quelle attivit del giudice che comportavano, in misura si ritenga di giurisdizionalizzare, sar necessario intro-
pi o meno piena, un "fare diritto". L'attivit dell'e- durre le forme proprie del processo di cognizione.
nunciazione", cio, stata sempre privilegiata rispetto quest'ultimo un errore che stato fatto con la legge n. 1
ali'"operazione" che incideva direttamente, con gli stru- del 1977, che ha portato a un appesantimento notevole
menti dati al giudice, nella situazione reale. In questo della procedura di sorveglianza, senza alcun reale bene-
quadro stata costruita in passato e ne risentiamo an- ficio per gli interessati (significativa l'introduzione del-
cor oggi, una specie di gerarchia delle attivit giudizia- l'avviso di procedura, imitata dal procedimento di co-
rie, nella quale tanto maggiore era l'astrazione dal rea- gnizione, e del tutto superflua in questa materia).
le, tanto maggiore era la qualificazione del lavoro. Era La seconda conclusione da trarre a questo punto
in buona parte questo il meccanismo con il quale si ri- che l'attivit di sorveglianza viene a portare in evidenza
fiutava il coinvolgimento del giudice nel "sociale", si un aspetto paradossalmente dimenticato dell'attivit
difendeva la cosiddetta neutralit del giudice. Tutto ci giudiziaria: la certezza del fatto, l'immediatezza della
era servito, attuato e garantito da questo, pi o meno sua conoscenza da parte del giudice, la riduzione del
consapevole, ma esistente, rifiuto di ogni momento ope- rilievo del filtro documentale fra fatti e giudice, un fil-
rativo e a diretto contatto con le situazioni rispetto alle tro che sovente deforma o fa del tutto sparire i fatti
quali l'esercizio della funzione doveva incidere. Natural- reali. Si noti che la necessaria partecipazione, alle de-
mente questo portava a una specie di liturgizzazione cisioni della sezione di sorveglianza, del magistrato di
dell'intervento giudiziario. Ma proprio questo era ci sorveglianza che deve gi conoscere il caso da giudicare
che doveva accadere. introduce un indirizzo diverso da quello consueto: il co-
Comunque, in tale quadro si arriva all'assoluta iden- noscere prima non considerato pregiudizio, ma indi-
tificazione del momento giudiziario in quello stretta- spensabile contributo per la valutazione del soggetto.
mente giurisdizionale: non a caso si pu aggiungere Si pu osservare allora che una diversa sostanza ca-
perch nel momento strettamente giurisdizionale il ratterizza il procedimento di cognizione rispetto a quel-
filtro delle parti pone pi agevolmente il giudice al si- lo di sorveglianza.
curo da "inquinamenti" di carattere sociale. Nel primo quella che si chiamata la certezza del
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fatto sepolta sotto l'apporto documentale, che spesso 2. I RAPPORTI CON GLI ORGANI POLITICI
non serve pi da filtro, sia pure deformante, divenendo E PENITENZIARI
in effetti l'unica cosa visibile: il fatto reale scompare.
Tutto ci aggravato da altri aspetti strettamente con-
nessi: la totale ignoranza del soggetto (che va oltre lo a) La ricognizione della situazione nelle
stesso sistema del codice e nasce, come si sa, da un as- carceri
surdo sistema dei minimi di pena, che ha reso quest'ul-
tima particolarmente rigida e irrilevante la considera- Fino al 1968-'69 il nostro sistema carcerario era in-
zione del soggetto), la mancata collocazione del fatto tegro nella sua finalit di mera custodia che condizio-
nell'ambiente in cui il soggetto vive. Per questa strada nava rigorosamente le sue strutture. Da quegli anni, si-
il rischio del procedimento di cognizione quello di es- stema e strutture non sono mutate, ma si sono avviate
sere vissuto pi come affermazione dell'autorit dello alla disintegrazione.
stato (in tal senso si pu parlare di liturgizzazione) che Nel sistema integro, l'essenza era rappresentata dal-
come accertamento della verit reale, rispetto alla qua- la mera custodia, come si detto: cio dal vigilare i
le l'esercizio della funzione solo servizio. Anche la detenuti in modo da attuarne l'isolamento dall'ambien-
procedura di sorveglianza ha ovviamente il suo rischio: te esterno e da impedirne, ovviamente, la fuga. Il siste-
quello di ignorare e di trascurare i fatti in un'ottica pu- ma si organizza cos che il fine essenziale sia raggiunto
ramente rivolta alla considerazione del soggetto. Natu- nel modo pi razionale e completo: tutto resta subor-
ralmente tutto quanto si dice tiene relativamente conto dinato al custodire, chiudere, isolare, a qualcosa che ,
di questa considerazione: che il processo penale viene in concreto, contraddittorio a qualsiasi altro intervento.
criticato per com' realmente divenuto nella concreta Le strutture edilizie si modellano su questo. La cella
prassi degli uffici giudiziari, che hanno contribuito a che il vero luogo di vita realizza la chiusura
esaltare i difetti del sistema, mentre la procedura di nell'ambito dell'istituto chiuso. Si realizzano percorsi
sorveglianza viene apprezzata per come dovrebbe essere che collegano la cella ai luoghi in cui il detenuto si re-
a prescindere da prassi attuati ve ancora non formatesi. cher secondo rigide regole. Gli spazi comuni sono so-
certo, comunque, che finch le due fasi processuali stanzialmente inesistenti.
rispondono a logiche cos contrastanti, inevitabile che Il personale preposto a tali strutture in funzione di
si formi una sorta di contrapposizione e che, com' suc- queste: personale di custodia, appunto, e un modesto
cesso, l'attivit di sorveglianza venga vista e vissuta co- numero di funzionar! amministrativi, direttivi e di ra-
me tale da vanificare i risultati acquisiti dagli organi gioneria, che seguono l'attivit di sopravvivenza del-
della giustizia penale. l'istituzione.
Si pu concludere a questo proposito che, nel pro- Eventuali iniziative lavorative, scolastiche, di svago,
cesso di cognizione: a) deve andare avanti un'effettiva e non possono essere che interpolate nelle strette maglie
pi diretta conoscenza del giudice, un'effettiva attenzio- di questo sistema e dovranno sempre fare i conti con le
ne al soggetto e alla collocazione ambientale del me- funzioni di custodia, non interferire e restare subordi-
desimo e dei fatti da lui commessi; b) che deve poi ma- nate alla gestione di queste.
turare la consapevolezza che l'esistenza di momenti di- Lo stesso pu dirsi dei rapporti del detenuto con
namici nella fase dell'esecuzione penale non contraddice l'esterno, rigidamente limitati e regolati e subordinati
l'attivit d'irrogazione della pena, ma nasce proprio alle esigenze di sicurezza degli istituti.
dalla natura e dalla logica della pena medesima, come Domina la custodia e, quindi, il sistema indifferen-
ha ben chiarito la Corte costituzionale nel passo della ziato. Il contenuto negativo della custodia (un non fare,
sentenza 204/74 ricordata all'inizio. un impedire che altri faccia) assimila tutte le situazioni
Su questa strada la contrapposizione fra attivit di nei confronti di tutti: spariscono le differenze fra istituti
sorveglianza e giustizia penale viene meno. Ma la strada per giudicabili e per condannati; il trattamento (o la sua
ancora tutta da percorrere. assenza) uguale per tutti, quale che sia la posizione

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giuridica, quale che sia il reato per cui sono giudicati o l'istituzione e i gestiti cambia decisamente in favore dei
condannati. secondi.
Al mantenimento di tale sistema essenziale il con- Ma le concessioni feriscono la coerenza del sistema e
senso dei soggetti gestiti. Il rigido condizionamento del- avviano l'irreversibile spirale della disintegrazione dello
la loro vita deve necessariamente passare attraverso la stesso. Notate che quelle concessioni nascono sovente
loro acccttazione: acccttazione che realizza una sorta di da stati di necessit. Prendete il caso della "concessione"
connivenza fra gestiti e gestori circa i rituali nei quali, della televisione. Questa contribuisce soprattutto a in-
in effetti, si risolve il controllo. Questo resta costante- terrompere periodi di clausura in cella di sedici e pi ore
mente neutro circa il ripensamento del delitto da parte consecutive (cos alle Murate di Firenze, dove, fino al-
del responsabile: tanto che attraverso le pieghe dell'isti- l'introduzione della televisione, i detenuti restavano
chiusi dalle 16 alle 8 del mattino in celle per una per-
tuzione sopravvive, si articola, si struttura una sorta di sona che ne accoglievano tre, senza tavoli, sedie, arma-
altra societ, criminosa e criminogena, accettata a sua di, senza la possibilit di muoversi). Ma la televisione
volta dalla istituzione, alla sola condizione che non violi vuole riunire i detenuti all'interno delle sezioni per mol-
gli interessi e le finalit custodialistiche di questa. te ore e in un periodo della giornata in cui diminuisce il
Esiste anche, nel sistema, una serie di mezzi che as- personale impegnato nella custodia.
sicurano la conservazione del consenso (essenziale a tali In una situazione come questa il dissenso dei gestiti
mezzi la violenza: quella fisica del maltrattamento, dei rispetto all'istituzione trova momenti di incentivazione
vari interventi di contenzione; quella della finzione del e di aggregazione, mentre l'istituzione perde colpi nei
dissenziente come persona con problemi psichiatrici che suoi meccanismi di condizionamento e vanifica cos le
verr avviato in manicomio giudiziario). proprie capacit di reazione e di difesa.
Ecco, questo era un sistema penitenziario inconte- La tensione diviene endemica nell'ambito del carce-
stabilmente illegale, ma integro, solido, in se stesso re. Di qui la crisi del personale, che lascia gli istituti in
coerente. modo sempre pi massiccio: prima il personale diret-
Negli anni che vanno dal 1968-'69 in poi, questo si- tivo, poi quello di custodia.
stema non cambia n nelle strutture, n nel regime di Ovviamente ci riduce ulteriormente la funzionalit
vita. I carceri sono sempre i soliti e sempre il solito il e la continuit delle gestioni degli istituti; con le ine-
personale che li gestisce. vitabili conseguenze di accelerare l'andamento delle
Eppure il mutamento radicale. Non muta il siste- crisi.
ma, ma, nell'ambito di questo, il rapporto tra gestori e Questa va cos verso lo sbocco dell'ingestibilit del-
gestiti. Questi non accettano pi le regole dell'istituzio- l'istituzione, dell'abbandono di questa ali'"altra socie-
ne. Ma tale acccttazione, si detto, era uno dei punti t" dei reclusi. Al limite (o di norma) diverr loro l'ef-
fondamentali per la conservazione del sistema custodia- fettiva disciplina interna, mentre i custodi si "trincera-
listico. Si diffonde il dissenso carcerario, che si esprime no" ai margini delle sezioni e degli istituti.
sia a livello di protesta individuale, sia a livello di pro- Questa la situazione reale che si fatta anche pas-
testa collettiva, entrambe pi o meno violente. sare per "liberalizzazione" degli istituti di pena, mentre
Nasce, allora, una fase in cui senza alcuna analisi solo lo sfascio istituzionale dei medesimi.
della situazione e senza pensare ad alcun programma E una grossa falsificazione va smentita: che la rifor-
generale, tutto resta affidato, nella sostanza, all'inizia- ma abbia inciso su questo sfascio. Essa trova ormai lo
tiva dei singoli responsabili d'istituto. tutta una serie sfascio in pieno rigoglio, maturato negli anni preceden-
di patteggiamenti, di singole concessioni, che hanno pe- ti. D'altronde la riforma piena di enunciazioni verbali,
r, indubbiamente, un effetto: quello di accelerare la ma non prevede nessun meccanismo di attuazione di
disintegrazione del sistema, mentre i mezzi tradizionali quelle, tale da abbattere la logica custodialistica del vec-
di conservazione del consenso divengono impraticabili chio assetto. Non certo la riforma che ha pertanto
in istituti in cui il rapporto di forza fra i gestori del- compromesso tale assetto, ma questo che ha manife-
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stato, se mai, almeno questa efficacia: d'impedire alla scelti come capri espiatori per intimidire l'intera ma-
riforma di muoversi e di tradurre in atto le novit (non gistratura di sorveglianza; la conclusione la sostanzia-
molte n, sovente, molto significative) che conteneva. le abrogazione della norma sui permessi, l'istituzione
dei carceri speciali e l'operazione "ordine, ordine innan-
zitutto" negli istituti; d) mentre sta per essere emanata
b) L'azione degli organi politici responsa- ed gi approvata la nuova disciplina dei permessi, si
bili e i rapporti con i magistrati di sorve- cominciano a fare discorsi (la vena di questa politica
glianza pi comica che tragica, anche se oggettivamente resta
tragica) sulla amnistia e sulla depenalizzazione dei reati
Sul piano della proposta legislativa, l'azione degli minori.
organi politici responsabili caratterizzata da un'incoc- C' qualcosa da capire in tutto questo? Certo: la
renza esemplare. Baster ricordare: a) l'andamento con- mancanza, in questa politica, di una qualsiasi cultura
traddittorio dei lavori di approvazione della riforma- del problema: cio della conoscenza, dell'interesse, della
ne! dicembre del 1973 il senato approva un testo avan- sensibilit per lo stesso. Si agisce secondo le suggestioni
zato e con una sua logica, che previsto debba divenire del momento, senza alcun razionale disegno da svilup-
il testo definitivo; poco prima della sua approvazione da pare e attuare.
parte della camera si verificano i tragici fatti nel carcere E infatti sul piano dell'azione concreta degli organi
di Alessandria; baster perch il testo di legge sia ra- politici responsabili sar facile rilevare: a) la costante
dicalmente modificato in senso ampiamente riduttivo, mancanza di una seria ricognizione della situazione di
con notevole stravolgimento della logica del vecchio te- sfascio dell'istituzione penitenziaria e di una corretta
sto (il testo divenuto legge pieno d'incocrenze di non analisi delle cause della stessa, con la conseguente man-
poco peso); b) l'andamento contraddittorio delle inizia- cata costituzione delle condizioni obbiettive per potere
tive di proposta legislativa successivamente all'approva- svolgere un'effettiva politica penitenziaria: per far or-
zione della legge di riforma: le agitazioni carcerarie del- dine in carcere non bisogna aumentare il livello di re-
l'estate del 1976 avviano i lavori della cosiddetta mini- pressione, ma bisogna agire sulle cause che hanno por-
riforma, che diviene la legge n. 1 del 1977: la legge si tato all'attuale disordine; b) l'estemporaneit e la super-
caratterizza per l'abrogazione della norma che esclude- ficialit degli interventi; pensiamo: all'azione per il ri-
va i recidivi dalla fruizione delle misure alternative, pristino degli organici, destinata a fallire e pi volte
conserva la disciplina dei permessi (nella relazione alla fallita; all'invenzione della custodia esterna delle carceri
legge si conferma il carattere definitivo e la non im- da parte dell'arma dei carabinieri, come se il problema
pugnabilit dei provvedimenti di concessione dei per- dell'ordine in carcere si risolvesse facendo le trincee in-
messi), ha in sostanza un cauto andamento progressista, torno alle carceri; l'investitura del "generale", che dimo-
per cos dire; ma non ancora emanata quando matura, stra la fede nell'uomo della provvidenza, mai stata mol-
alla fine del 1976, un nuovo e opposto indirizzo politico; to pagante; anche un'operazione che potrebbe essere se-
e cos e) si va dalla miniriforma alla controriforma: si ria e significativa come quella del ripristino dei carceri
comincia a parlare di applicazione dell'art. 90 della leg- mandamentali, viene condotta senza alcuna analisi del
ge di riforma, disposizione che prevede la sospensione fallimento di quegli istituti e come pura operazione di
dell'applicazione della legge "quando ricorrono gravi reperimento di posti-detenuto.
ed eccezionali motivi di ordine e di sicurezza"; si passa Ovviamente il carattere di tutti questi interventi non
alla campagna senza quartiere contro i brevi permessi si mai segnalato per la sua apertura. Non si mai
concessi dai magistrati di sorveglianza ai detenuti, per- sbagliato nel meglio (per la evoluzione del sistema pe-
messi che vengono in sostanza indicati come una delle nitenziario). Basti ricordare l'operazione del regolamen-
cause fondamentali delle disgrazie del paese; si passa to di esecuzione alla legge, che ha ristretto, piuttosto
alle azioni disciplinari contro alcuni magistrati di sor- che aprire, molti degli spazi della riforma e certamente
veglianza per la concessione di permessi, magistrati non si minimamente occupato della sua esecuzione (il
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che doveva esserne la sostanza e il fine), con interventi e) // rapporto con gli organi dirigenti del-
estemporanei, sovente in contrasto con la legge di ri- la struttura penitenziaria
forma.
Sullo sfondo l'inerzia, nessun passo effettivo com- Ci si riferisce qui alla direzione generale degli istituti
piuto sulla via della riforma. Basta vedere i nostri car- di prevenzione e pena e anche agli ispettorati degli isti-
ceri: sono le galere di sempre, da qualche mese un poco tuti di prevenzione e pena (uffici a cui vengono attri-
pi sinistre. E dell'incultura e dell'inefficienza espresse buite non solo funzioni ispettive, ma anche funzioni or-
da quanto si detto, si fatto un uso strumentale: si ganizzative intermedie, con una sfera di competenza ter-
usata la crisi penitenziaria, senza minimamente interes- ritoriale limitata).
sarsi di risolverla, per mascherare un'altra incapacit Va chiarito anzitutto che queste strutture sono esat-
(frutto anche qui d'incultura e d'inefficienza): quella di tamente modellate sul tipo di carcere che le ha espresse
fronteggiare i problemi dell'ordine pubblico. L'enfatiz- e cio su un carcere, come si detto, puramente custo-
zazione di tutta questa parte dei problemi sociali stata dialistico, nel quale lo scopo essenziale era quello della
usata per allontanare l'attenzione da altri. sicurezza e che non si era posto in termini significativi e
Se questi sono gli aspetti salienti della gestione da rilevanti il problema degli interventi di effettiva risocia-
parte degli organi politici responsabili di questi temi, lizzazione del soggetto. L'ispirazione dell'azione di que-
non si poteva non arrivare a una frizione con la ma- sti organi non pu non essere condizionata dalla loro
gistratura di sorveglianza. struttura, dal legame che hanno stabilito con gli organi
L'attivit del magistrato di sorveglianza ha avuto co- periferici del tutto burocratizzato e dal tipo di
me condizioni determinanti: a) la presa d'atto che la gestione portata avanti per decenni.
riforma arrivava anche troppo tardi e non era ammis- Innanzitutto va chiarito che, per tali strutture, come
sibile farne ancora tardare l'attuazione; b) la constata- per tutte le strutture penitenziarie, si pone il problema
zione che la riforma arrivava in una versione contrad- dell'effettiva copertura degli uffici. Come si gi accen-
dittoria, molto enunciativa, poco capace d'incidere sulle nato, la crisi della istituzione penitenziaria ha come
situazioni e di maturarle; di qui la necessit di ampliare conseguenza la fuga di chi vi addetto, l'allontanamen-
in quanto possibile gli spazi che la riforma apriva in- to di chi vi si vorrebbe avvicinare. Cos le strutture cen-
completamente e ambiguamente; e) la costante pressio- trali trovano notevole difficolt a realizzare avvicenda-
ne della situazione (delle carceri), entrata in fase di rot- menti e quelle degli ispettorati sono coperte solo in mi-
tura da anni, sempre sull'orlo dell'esplosione: si tenga nima parte: un solo ispettore si trova pertanto a seguire
presente che la riforma entra in vigore il 24 agosto 1975 pi ispettorati con l'ovvia conclusione che non ne se-
e lo stesso giorno esplode Rebibbia in una delle som- guir alcuno e che si burocratizzer al massimo la ge-
mosse pi violente, e che proprio mentre, a distanza di stione di tutti.
un anno, entrano in vigore le norme sulle misure alter- Esiste quindi un limite concreto alla funzionalit di
native, altre rivolte, in tutta Italia, rendono incande- questi uffici: la carenza dei gestori non pu non rendere
scente la situazione carceraria. carente e inefficiente la gestione. Quando, comunque, si
Da una parte, quindi, i magistrati di sorveglianza esprime un'azione non pu non risentire della gi in-
che devono, per la forza delle situazioni e delle cose, dicata ispirazione custodialistica delle strutture e non
attuare la riforma; dall'altra gli organi politici respon- pu non essere quantomeno diffidente nei confronti dei
sabili che, nel quadro di interventi contraddittori, fanno temi reali della riforma.
emergere comunque un indirizzo esattamente contrario. Conferma di ci possiamo trovare:
Gli interventi persecutori contro alcuni magistrati di a) in una lettura delle circolari in materia: nelle pri-
sorveglianza da parte degli organi politici responsabili me, subito dopo l'entrata in vigore della riforma, si tro-
del settore sono la risposta, non nobile, di questi ultimi veranno enunciazioni in tono con le innovazioni della
ai tentativi dei primi di far progredire l'attuazione della legge, ma prevarr poi, sempre di pi, l'ideologia di fon-
riforma. do dell'istituzione penitenziaria (fino alla circolare del
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10 giugno 1977, a cui si potrebbe dare il titolo di "or- sono sempre pi rare (nella circoscrizione del mio uf-
dine, ordine innanzitutto", prima enciclica dell'era del ficio non ce n' neppure una), quelle appaltate stanno
"generale")- particolarmente deprecabili le circolari in tutte chiudendo (nella circoscrizione del mio ufficio so-
materia di lavoro dei detenuti: si pensi alla sostanziale no gi chiuse quasi tutte);
conservazione, con mere variazioni verbali, dei capito- bS) quanto alle scuole, se si fa qualcosa, chiuderle
lati di appalto di mano d'opera (sistema scandalosamen- (a Bologna sono state chiuse le scuole elementari; sia nel
te violatore della legge con il quale da sempre l'ammi- carcere maschile che in quello femminile);
nistrazione penitenziaria s'interpone nel rapporto di la- b) si lasciato alle iniziative locali la creazione del-
voro fra detenuti e imprese operanti in carcere; inter- le nuove sezioni di semilibert, ove sia possibile in ef-
posizione, appunto, realizzata con l'appalto alle impre- fetti profittare degli spazi aperti dalla riforma; con il
se della mano d'opera dei detenuti); si pensi ancora alla risultato che, anche in grandi citt (come Milano, come
rigida applicazione ai detenuti che lavorano all'esterno Bologna, ove esiste soltanto un'insufficiente e ancora
del regime proprio del lavoro interno, con le trattenute non regolarizzata sezione esterna di semilibert) la
del 30% sulla retribuzione; e cos via; ammissione alla semilibert non possibile o estre-
b) non si pu, poi, non constatare la sostanziale in- mamente difficile;
differenza alle effettive innovazioni della riforma: non b7) una lettura amena da consigliare quella del-
stato fatto nulla per la riorganizzazione degli istituti in l'art. 17 della riforma "Partecipazione della comunit
linea con la legge: utile fare alcune osservazioni in esterna all'azione rieducativa" seguita da quella del-
concreto: la circolare 10 giugno 1977.
bl) l'art. 6 della legge chiarisce che, negli istituti, E si potrebbe continuare di questo passo. Si noti
devono essere realizzati locali di soggiorno, nei quali bene che non che non ci si renda conto che negli isti-
pertanto si svolge la vita in comune durante la giornata, tuti di pena c' un disordine radicale: si stati ben chia-
e locali di pernottamento. Non solo non si fatto nulla ri al n. 1 di questo paragrafo. Ma il disordine lo si
per realizzare questa trasformazione (le carenze edilizie ripete ancora non si elimina per la via oggi battuta,
sono quelle che sono: lungi per dall'essersi fatto qual- ma attraverso una radicale riorganizzazione degli isti-
cosa per ridurle, le si usano per conservare la situazione tuti in linea con la legge di riforma. E di questo neppure
esistente), ma si arriva con la ricordata circolare del 10 si parla. Si noti che l'autorit politica ( da supporre che
giugno 1977 a ribadire la chiusura in cella, voluta e con- l'iniziativa sia sua) ha in effetti compiuto, con la mas-
sapevole violazione della norma di legge che si ri- sima rapidit, una e una sola modifica della struttura
cordata; della direzione generale degli istituti di pena: ed stata
b2) in questi due anni non stata portata avanti al- quella di creare un ufficio ad hoc per i carceri speciali.
cuna iniziativa per l'osservazione e il trattamento dei Questa l'unica riforma strutturale nei vertici penitenzia-
detenuti, come se l'art. 13 della legge fosse e forse lo ri. Nessun commento.
con i tempi che corrono una battuta di spirito e non Anche qui, tirando la conclusione sul punto dei rap-
la norma fondamentale del nuovo sistema di riforma; porti degli organi dirigenti penitenziari con i magistrati
b3) stata mai detta una parola, anche distrattamen- di sorveglianza, si devono ripetere considerazioni ana-
te, per cominciare a porre in attuazione l'altra fonda- loghe a quelle svolte in precedenza per i gi esaminati
mentale norma, dell'art. 14, sull'assegnazione e rag- rapporti con altre strutture e organismi: ci sono logiche
gruppamento dei detenuti per categorie? Abbiamo, co- diverse che ispirano l'azione dei magistrati di sorve-
me da sempre, i giudicabili e i condannati messi insieme glianza e quella degli organi in questione: i magistrati di
alla rinfusa: anche questa elementare distinzione non sorveglianza hanno cercato di seguire e anzi di svilup-
pare (cercando di dare concretezza alle enunciazioni del
stata fatta; testo di legge, indottivi anche dalla pressione della si-
b4) si fa qualcosa per organizzare il lavoro negli isti-
tuti? La risposta che anche le vecchie iniziative si van- tuazione reale) la logica della riforma; gli organi re-
no tutte spegnendo; le lavorazioni dell'amministrazione sponsabili dell'istituzione penitenziaria sono stati ine-
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sorabilmente condizionati dalla logica del sistema me- sto contraddice il ruolo. Cos questo personale stato
ramente custodialistico di cui erano la espressione e che vicino e ha collaborato con i magistrati di sorveglianza
avevano gestito per decenni in stretta coerenza con quel- al momento in cui questi, con la gestione dei permessi,
la logica. sono riusciti ad attenuare la tensione degli istituti.
Di qui il maturare di una contrapposizione che ben Posizioni siffatte del personale sono state possibili, a
espressa da un episodio che si gi riferito: il magi- mio avviso, per due ragioni, entrambe positive. La pri-
strato di sorveglianza emana, ai sensi art. 69 della legge, ma che quel ruolo di cui si detto era in piena crisi,
un ordine di servizio con cui riconosce certi diritti ai cos com'era in crisi l'intera istituzione; la seconda che
lavoratori detenuti e l'autorit amministrativa centrale buona parte di questo personale sentiva la crisi non in
dispone che non si dia esecuzione all'ordine di servizio. modo negativo, ma come abbandono di un ruolo ingra-
Il magistrato di sorveglianza solleva conflitto di attri- to, non socialmente apprezzato, espressione di un lavo-
buzioni dinanzi alla Corte costituzionale. ro socialmente emarginato, cos com'erano emarginati i
detenuti. Si considerava in sostanza il passaggio a un
ruolo diverso, dove 1'"inazione" non fosse pi un valore,
d) // rapporto con le strutture penitenzia- ma dove i valori fossero altri, attivi e positivi in un'isti-
rie periferiche tuzione penitenziaria diversa.
certo che la partecipazione di molti direttori d'isti-
Nei rapporti con le strutture periferiche, sia pure fra tuti e di una parte considerevole del personale di cu-
varie contraddizioni, sembra emergere invece una ten- stodia stata sorprendente.
denza alla collaborazione, che deriva, ritengo, dal co- Pi rilevanti ancora della collaborazione data nelja
mune lavoro sul campo. gestione dei permessi, vanno ricordate le realizzazioni,
Il problema va visto con riferimento al personale rilevantissime in molti istituti, dell'ammissione di dete-
operante negli istituti di pena, personale amministrativo nuti al lavoro all'esterno.
e di custodia. Non vi dubbio che il ruolo di questo Il ruolo di questo personale dunque entrato in una
personale rigidamente modellato sul sistema custodia- crisi di crescita, di trasformazione. C' da chiedersi che
listico, come si gi accennato al n. 1 di questo pa- cosa avverr di questo processo con i tempi che corro-
ragrafo. anche da dire che, come esiste lo stereotipo no. Il valore della sicurezza viene ricordato duramente
del delinquente, esiste lo stereotipo del custode, stret- dagli organismi politici e dalle autorit penitenziarie
tamente collegato al ruolo indicato. La cultura di chi centrali (vedi la pi volte citata circolare sull'ordine a
gestisce un'istituzione meramente custodialistica ha il tutti i costi), con severi richiami alle responsabilit che
suo cardine nella garanzia della sicurezza e dell'ordine il personale si assume. Matura purtroppo una certa do-
degli istituti: cio nell'assicurare la completezza e la manda sociale di repressione, che pu interrompere il
continuit della custodia. La regola fondamentale (o il precedente processo di rifiuto del ruolo del mero custo-
corollario) quella che tanto meno si fa oltre ci che de. Una contraddizione si era aperta, ancora aperta, ci
indispensabile per la sicurezza, tanto meglio procede il sono varie forze che cercano di richiuderla. Gli sforzi di
funzionamento degli istituti: emerge il "valore" dell'ina- chi vuole la riforma devono invece passare attraverso
zione. Il recluso, in questo quadro, l'oggetto sul quale l'aiuto alla presa di coscienza di quella contraddizione,
la gestione si esplica; tanto pi il detenuto condizio- per il suo superamento con la creazione di un ruolo e di
nato dalle regole dell'istituzione e pertanto oggettualiz- una funzione nuovi in un'istituzione penitenziaria di-
zato, tanto meglio l'istituzione procede. versa.
Eppure, nonostante i gravi condizionamenti di que-
sto ruolo e di questa cultura, dinanzi alla pressione di e) Conclusione
una situazione critica che richiede urgentemente cam-
biamenti, buona parte di questo personale si trovato L'esame dei rapporti della magistratura di sorve-
accanto a chi prospetta un cambiamento, anche se que- glianza con i vari organi, politici e amministrativi, re-
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sponsabili della politica e dell'istituzione penitenziaria descritta, giustificata la domanda che i magistrati di
porta a formulare queste conclusioni. sorveglianza di tutta Italia hanno posto alla commissio-
Esiste una contraddizione fra la logica che ha deter- ne riforme del Consiglio superiore della magistratura in
minato l'istituzione degli uffici di sorveglianza, che la una riunione svoltasi il 15 luglio 1977: cosa ci stanno a
logica della riforma e la logica che ispira gli organi che fare?
si sono detti. A livello degli organi penitenziari centrali
questa logica ancora quella della conservazione del
sistema custodialistico, rigido nelle sue strutture, deter- 3. I RAPPORTI CON LA COSIDDETTA PO-
minante della stessa organizzazione del vertice peniten- POLAZIONE CARCERARIA
ziario. A livello degli organi politici, nell'assenza di
qualsiasi seria coscienza del problema e conseguente-
mente di qualsiasi seria volont di attuazione della ri- a) // rapporto con i detenuti come singoli
forma, si manifesta con una certa chiarezza un indirizzo
controriformistico. Rispetto alla vecchia figura del giudice di sorveglian-
Nonostante possa apparire patetico, bisogna egual- za, previsto dal codice penale del 1930 e dal vecchio
mente riaffermare che l'attuazione della riforma deve regolamento degli istituti di pena del 1931, il magistrato
passare attraverso la collaborazione fra queste struttu- di sorveglianza istituito con la legge di riforma vede
re, giudiziarie e politico-amministrative. Il potere di aumentare la "quantit" del proprio intervento, cio
sorveglianza e di controllo che il 1 comma dell'art. 69 l'intensit dei poteri. Si deve anche dire per che, sotto
della legge di riforma attribuisce al magistrato di sor- certi profili, diminuisce, addirittura, e comunque, resta
veglianza, deve necessariamente passare, in questa fase molto limitata la "quantit" di tali interventi. La tabella
di soppressione di un'istituzione penitenziaria di un cer- A, allegata alla legge, che determina le circoscrizioni
to tipo e di passaggio ad altro tipo di istituzione, at- degli uffici di sorveglianza , in effetti, uno dei punti pi
traverso una stretta collaborazione degli organi peniten- infelici della riforma. S'istituiscono circoscrizioni va-
ziari e di quelli giudiziari. Non di contrapposizioni c' stissime nelle quali la presenza del magistrato di sor-
bisogno, ma di una collaborazione effettiva. E soprat- veglianza negli istituti destinata a restare nominale.
tutto ci sarebbe bisogno di creare istanze, sedi, in cui Contribuisce ulteriormente e indirettamente a questo
questa collaborazione si esprime. Ci sono stati pochi l'aumento dei poteri di intervento. facile che il ma-
degli incontri fra organi penitenziari e magistrati di gistrato di sorveglianza sia portato a restare nel proprio
sorveglianza, ma si trattato, a mio avviso, d'incontri ufficio a decidere sulle istanze che gli vengono avanzate
non utili perch rivolti alla valutazione di problemi in- per l'esercizio dei suoi poteri di decisione in ordine ai
terpretativi della legge di riforma, quando ci che do- singoli casi. Questo porta a una certa burocratizzazione
veva essere esaminato erano i problemi organizzativi dell'ufficio, un pericolo da cui i magistrati di sorve-
che si ponevano: i problemi dell'organizzazione e della glianza si devono guardare.
gestione della trasformazione del carcere. Occorrerebbe- In effetti, se la riforma ha un senso, quello di av-
ro sedi congiunte penitenziarie e giudiziarie di ana- viare anche nel magistrato di sorveglianza, al pari che
lisi e di conoscenza dei problemi di trasformazione per negli organi penitenziari di osservazione e trattamento,
l'attuazione della riforma. C' bisogno d sedi in cui si una nuova "conoscenza" del soggetto: una nuova cono-
mettano a punto le soluzioni di questi problemi e nelle scenza che poi un'effettiva conoscenza, mentre nel si-
quali si segua l'attuazione di queste soluzioni. stema custodialistico la "non conoscenza" del soggetto
Altrimenti il controllo e la sorveglianza del magi- era l'inevitabile resultanza della sua oggettualizzazione
strato di cui all'art. 69 della legge solo mistificazione: (di cui si gi prima parlato).
perch, cos come sono le cose, la legge n si attua, n si Il detenuto-delinquente (detenuto perch delinquente
pu attuare. Sono le cose che vanno cambiate. e delinquente perch detenuto) in un mero sistema di
Se la politica penitenziaria resta per quella che si custodia in sostanza un'astrazione che raccoglie in una
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nozione indistinta e non articolata tutti i detenuti e ne che si ritiene che bisogna anche avviarci a comprendere
produce la stigmatizzazione. questa parte del problema, altrimenti non si muover
Dall'osservazione del soggetto e dall'individualizza- mai nessun passo in avanti. Al n. 1 abbiamo cercato di
zione del trattamento, principio fondamentale della ri- accennare con chi abbiamo a che fare in carcere: sareb-
forma, discende invece l'esigenza di conoscere effettiva- be arbitrario tentare una tipizzazione. gi qualcosa
mente il soggetto. La conoscenza indispensabile per mi pare mettere in guardia dalle tipizzazioni giudi-
intervenire nei suoi confronti, per costruire insieme con ziarie, da una quantificazione della pericolosit a secon-
lui un'alternativa socializzante da sostituire alla prece- da delle pene.
dente scelta antisociale. Ma, detto questo, dovendo operare nell'ambito del-
La nuova conoscenza dei soggetti, per ora ancora ai l'istituzione penitenziaria nei confronti e in mezzo alla
primissimi inizi (dato che di osservazione ancora non si massa dei detenuti, si tratta di farci una domanda: se
sente parlare se non in modo rudimentalissimo), con- questa massa sia una comunit con la quale stabilire
sente di valutare la notevole eterogeneit della popola- rapporti come gruppo.
zione carceraria. Ci si rende in effetti conto di come si Che ci siano manifestazioni comunitarie in carcere
raccolgono alla rinfusa e senza alcun razionale effetto di non vi dubbio. Ci si sforza di chiarire questo: che la
difesa sociale i soggetti pi svariati, sovente privi di ef- comunit carceraria esiste in quanto comunit emargi-
fettiva pericolosit, sovente bisognosi d'interventi socia- nata, subalterna quindi a un sistema sociale dal quale
li, che invece mancano affatto, piuttosto che d'interven- viene rifiutata e che, in quanto la rifiuta, la definisce. In
ti punitivi. Si nota anche che spesso il titolo del reato o altre parole, questa comunit la comunit degli stig-
dei reati per cui sono detenuti ben poco significativo ai matizzati e l'appartenenza a essa si qualifica proprio in
fini di valutarne la pericolosit effettiva. Il carcere il conseguenza della stigmatizzazione. Essa tender per-
rivelatore: a) delle carenze del nostro sistema penale, sia tanto a inglobare tutti i detenuti, senza alcuna differen-
sul piano delle previsioni di reato, sia sul piano del si- za fra pericolosi e non, fra poveri e ricchi (di una ric-
stema di pene, sino a prima della riforma assolutamente chezza, salvo eccezioni, rapida a formarsi, come a spa-
rigido e anche oggi non molto articolato e duttile ri- rire), fra persone senza potere, persone contro il potere
spetto agli interventi che apparirebbero pi opportuni e persone collegate al potere.
in relazione a singoli tipi di soggetto; b) delle carenze In definitiva quella indifferenziazione, nella quale il
del nostro sistema giudiziario, la cui lentezza respon- sistema custodialistico raccoglieva tutti i detenuti in
sabile della presenza in carcere del 70% circa di detenuti quanto tali, quella stessa che produce e sulla quale si
giudicabili e che non sempre brilla per scegliere la mi- stabilisce questa comunit, la coscienza che essa ha di se
sura sanzionatoria adeguata nei confronti dei singoli medesima. Nell'ambito di essa, poi, si creeranno poteri
soggetti (si detto al paragrafo 1 che il processo penale e gerarchie, secondo dinamiche che non sono probabil-
prescinde (la una effettiva conoscenza del soggetto). mente molto dissimili da quelle del macrocosmo socia-
In effetti la nuova conoscenza che si dovr costruire le. Si in presenza di una sorta di altra societ rispetto
nei confronti del soggetto non potr contare sulle va- alla nostra societ, con propri valori, che spesso sono
lutazioni giudiziarie (e anzi ne sar pregiudicata) per le ricalcati su quelli della societ maggiore.
carenze che si sono indicate. Le caratteristiche, le tensioni di questi microcosmi
saranno comuni a quelle dell'ambiente esterno. Non vi
dubbio che vi una grande differenza fra il carcere di
b) // rapporto con la comunit dei dete- una grande citt e quello di una citt minore. Il primo
nuti nel suo complesso pi carico di tensioni e di violenza come lo la grande
citt rispetto a quella minore.
In questo paragrafo si cerca, come si gi fatto nel Aggregazioni umane profondamente malate, come le
precedente, di esporre impressioni e accenni di proble- nostre grandi citt, non possono non produrre un car-
mi, senza pretesa di particolare puntualit. Lo si fa per- cere malato di violenza. E se il disagio, la malattia so-
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ciale colpir particolarmente certe fasce di cittadini
(giovani, immigrati, ecc.) si verificher la prevalenza di detenuti e la societ in generale; essa ha prodotto piut-
tali fasce anche in carcere. tosto una radicalizzazione della contrapposizione e del
Tutto questo discorrere di un problema che si solo rifiuto, ha dato argomenti a questi, senza produrre au-
capaci di accennare, a che cosa introduce? Alla conclu- tentica partecipazione politica dei detenuti al gruppo so-
sione che questa comunit di detenuti, quest'"altra" so- ciale generale; non stata un mezzo per produrre una
ciet, non pu essere mantenuta se si vuole la riforma. coscienza critica della propria condizione e di quella ge-
Questa passa anche attraverso la rottura di quel micro- nerale della societ e per preparare il soggetto a par-
cosmo, attraverso la liberazione di coloro che vi par- tecipare alla lotta per le trasformazioni sociali; ma
tecipano, dall'emarginazione, dallo stigma, dagli stereo- divenuta un mezzo per esprimere la contrapposizione e
tipi in cui sono stati calati. In definitiva a un sistema il rifiuto della societ che gi si erano espressi nel de-
litto.
custodialistico questa societ faceva comodo: quando il
sistema custodialistico era integro, perch introduceva
un certo ordine interno alla comunit dei detenuti che e) Prospettive di superamento dei pr-
poteva non turbare l'ordine degli istituti; quando il si- blemi
stema custodialistico non era pi integro, ma si avviava
allo sfacelo, perch, per tal via, esisteva almeno un po- La legge di riforma non ha avuto molta fiducia nella
tere interno che evitava l'anarchia totale; sempre, per- possibilit di partecipazione dei detenuti alla gestione
ch l'istituzione penitenziaria pu cos trattare con i po- degli istituti. Una spia di questo la si rintraccia nell'e-
teri interni per usarli ai propri fini. strema prudenza con cui sono state previste rappresen-
Con una comunit "altra" dalla nostra, invece, non tanze di detenuti. Queste sono scarse e povere di poteri
si pu, per definizione, stabilire una comunicazione, (v. artt. 12 e 27 della legge) e (art. 31) non vengono
qual indispensabile per preparare la risocializzazione designate per elezione, ma per sorteggio. Si dice che
dei soggetti. Faccio tre osservazioni al riguardo. l'elezione favorirebbe i potenti dell'"altra" societ. Ma
La prima: si tentato in passato di creare un'attivit una prospettiva perdente. Se l'altra societ continua a
di animazione e partecipazione all'interno del carcere: contare, le possibilit di agire nel senso della riforma
vi stato un primo momento in cui si prodotto un sono minime. E infatti queste rappresentanze di dete-
certo interesse, ma, superata la curiosit iniziale, si nuti non hanno alcuna vitalit.
cominciato chiaramente a delineare un notevole calo di C' un modo di rafforzare e rendere sempre pi im-
partecipazione e il formarsi sempre pi netto di una penetrabile alla comunicazione l'altra societ. Ed
contrapposizione tra chi si richiudeva nell'"altra" socie- quello scelto attualmente dagli organi politici respon-
t e i pochi che continuavano a partecipare e venivano sabili del settore: quello di scavare le trincee intorno al
pressoch generalmente considerati, dagli altri, transfu- carcere e di agire all'interno nella linea della non mai
ghi della loro societ e collaborazionisti con la nostra. sufficientemente ricordata circolare del 10 giugno 1977
La seconda: nel carcere di oggi, nelle condizioni di (quella che si chiamata: "ordine, ordine innanzitutto").
sfascio istituzionale, sembra davvero sempre pi diffi- Questo restaurazione integrale del sistema della mera
cile stabilire una comunicazione con l'interno: promuo- custodia in cui la societ dei detenuti vive per conto
vere oggi un'attivit di partecipazione, di riunioni, di proprio rispettando l'unica regola di non turbare l'or-
animazione, nel carcere qual , sarebbe patetico per chi dine e la sicurezza degli istituti. Non che non si riesca
la organizza e provocatorio per la comunit dei dete- a comunicare: non ci si pensa neppure.
nuti: questa almeno la mia personale impressione. Esiste un modo diverso d'intervenire, un modo che
La terza: la cosiddetta politicizzazione dei detenuti, rispetti i princpi della riforma, che non ribadisca i de-
generalmente tentata in passato da alcuni, stata un'o- tenuti nell'emarginazione dell'altra societ, ma ne aiuti
perazione che non credo abbia tenuto sufficiente conto il ricupero al gruppo sociale generale?
di questo difetto di comunicazione tra la comunit dei Certamente esiste, ma passa attraverso il rifiuto del
carcere di mera custodia e la creazione di istituzioni
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alternative in cui gli interventi della riforma siano resi tive nuove che preparano il rientro sociale del soggetto,
possibili, in cui l'autogestione dei detenuti sia possibile, questo pu portare a privilegiare la libert come tale da
in cui il carcere sia aperto alla partecipazione della co- essere per se stessa risocializzante, mentre questo non
munit esterna, in cui il detenuto non sia cacciato ai pu essere affermato (pu affermarsi se mai che essa
margini della societ, ma aiutato a farne parte. non criminogena come lo il carcere di oggi). Al limite
Il discorso passa dunque attraverso la creazione di questa dinamica favorisce il totale disinteresse per la
una nuova situazione degli istituti. In altra parte si ac- risocializzazione, mentre non dubbio che quali che
cenner sinteticamente un programma per arrivare a siano le possibili prospettive lontane oggi si devono
questo. Ma si ritiene opportuno accennare qui a due equilibrare gli interventi esterni e quelli interni secondo
considerazioni finali. una progressivit non facile, n disinvolta.
La prima considerazione questa. Quando si parla
di risocializzazione del soggetto si deve ben distinguere
questa dalla produzione nel soggetto medesimo di un
mero adattamento alla vita sociale. L'adattamento ri- 4. I RAPPORTI CON L'AMBIENTE SOCIA-
muove (e, quindi, non supera) i problemi del soggetto LE E GLI ORGANISMI CHE NE SONO
(che hanno avuto la manifestazione nel delitto) e, con- ESPRESSIONE
dizionandolo e reprimendolo, lo rende adatto alla vita
sociale: attraverso la conformazione all'ambiente socia-
le, egli rinuncia a un proprio discorso individuale. La a) / rapporti con l'ambiente sociale
risocializzazione, a mio avviso, deve invece tendere ad
affrontare e risolvere i problemi del soggetto, eviden- L'atteggiamento dell'ambiente sociale rispetto ai no-
ziando anche le condizioni, generali e particolari, che stri problemi e le reazioni dello stesso verso le soluzioni
hanno determinato il sorgere di quegli stessi problemi. adottate, l'attuazione d'interventi, gli episodi pi noti
La risocializzazione dev'essere, quindi, presa di coscien- che caratterizzano il mondo delle carceri, non sono cer-
za e per il soggetto e per coloro che agiscono per tamente uniformi.
conto dell'ambiente sociale dei problemi del singolo e Atteggiamento e reazioni sono percorsi da una vera e
di quelli generali che li condizionano. Dev'essere anche, propria contraddizione, oscillando fra un atteggiamento
attraverso questa presa di coscienza, rifiuto della pro- ostile e duro nei confronti dell'emarginato detenuto e
testa individualistica e sterile che si esprime nel delitto e un atteggiamento di simpatia e di tolleranza nei suoi
preparazione alle forme collettive di trasformazione e confronti. Recenti indagini di opinione di cui ha dato
miglioramento della societ. Il soggetto non rinuncia notizia la stampa fanno convivere posizioni che parreb-
alla propria individualit, ma alle forme sterili in cui si bero antitetiche, come l'invocazione della pena di morte
esprimeva. e la convinzione che bisogna operare positivamente per
La seconda considerazione questa. Un carcere ri- la risocializzazione dei detenuti.
socializzante un carcere che percorso da una con- La contraddizione fra questi atteggiamenti e reazioni
traddizione. L'esperienza delle aperture operate nel con- inevitabilmente destinata a durare. Lo sforzo che pu
tinuum detentivo (i permessi soprattutto) porta a proiet- essere fatto quello di contribuire alla presa di coscien-
tare fuori tutti i problemi, a proiettare fuori anche tutti za della contraddizione, indispensabile perch venga
gli interventi, a rendere alla fine il carcere del tutto pri- razionalmente superata: si spera con la prevalenza degli
vo di senso. Si tratta intanto di registrare il fenomeno e atteggiamenti positivi.
di aggiungere poi che non detto sia un fatto del tutto In effetti la posizione negativa verso il delinquente e
positivo. Ci che pu essere negativo l'accelerazione il detenuto nasce dal fatto che la nozione che l'ambiente
che il processo di liberazione subisce una volta che si sociale ha di costoro relativamente razionale e nasce a
sposta all'esterno il centro degli interventi. Questo pu livelli profondi che interessano l'intera collettivit so-
impedire una seria preparazione delle condizioni ogget- ciale. Vi sono pertanto motivazioni vissute collettiva-
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mente: sul piano morale-religioso si esprime la contrap- sia un elemento portante della prevalenza del piano
posizione fra buoni e cattivi; sul piano psicologico col- razionale.
lettivo c' bisogno d'identificare in un colpevole il capro Il pericolo, oggi cos reale, che la stessa riforma,
espiatorio da caricare delle colpe che la collettivit e i anzich elemento portante della tendenza razionale in-
singoli componenti della stessa non accettano come pro- dicata, sia indifferenziatamente calata nella contraddi-
prie; sul piano dell'organizzazione sociale si esprime la zione fra le due tendenze riferite. Come sta purtroppo
volont di rifiutare chi non elemento produttivo nei succedendo, come si visto con una successione di aper-
processi economici che l'ambiente sociale ritiene vitali ture e di chiusure che impediscono un effettivo sviluppo
per la propria sopravvivenza. Tutte queste motivazioni e un'effettiva attuazione della riforma. Si gi accen-
spingono e hanno sempre spinto il soggetto che viene nato che questo accade perch manca una consapevole e
considerato colpevole fuori dell'ambiente sociale. I si-
stemi di giustizia penale sottraggono questo soggetto a convinta acccttazione della tendenza nazionale che si
una forma rozza di vendetta, imbrigliando in forme esposta e che la riforma innegabilmente esprime.
convenzionali e generalmente accettate l'aggressivit L'ambiente sociale nel suo insieme esprime dunque
che percorre quelle motivazioni collettive e che produce un atteggiamento contraddittorio. Questo non significa,
l'emarginazione del soggetto considerato colpevole. per, che esso non esprima valenze del tutto positive.
chiaro che, nei momenti di crisi sociale, come Un'altra contraddizione sociale che l'esperienza del no-
quello che attraversiamo, la domanda di punizione sar stro lavoro rivela quella fra totale indifferenza e vo-
maggiore; tanto pi forte la crisi, tanto maggiore il lont di dedizione e impegno. L'offerta di partecipazio-
timore che l'ambiente sociale esprime, tanto maggiore ne all'attivit di risocializzazione dei detenuti tutt'al-
sar l'esigenza della ricerca di colpevoli e la domanda di tro che di poco conto: invece molto elevata, e quan-
repressione. Non meraviglia che oggi si riparli di pena titativamente e qualitativamente, in quanto non ha or-
di morte, dopo che, per tanto tempo, l'indirizzo delle mai pi nulla a che vedere con gli atteggiamenti di be-
giustizie penali andato verso l'eliminazione di questa neficenza del passato.
sanzione. La politica di risocializzazione dei detenuti trover
Ma al di fuori di queste motivazioni collettive pro- pertanto sul piano dell'acccttazione sociale generale
fonde, si muove la riflessione razionale su questi pro- (della cultura dell'ambiente) quegli atteggiamenti e rea-
blemi, la presa di coscienza dei meccanismi sociali che zioni contraddittori che si sono riferiti; sul piano della
producono i colpevoli, il dimensionamento reale delle partecipazione concreta, essa pu disporre di forze con-
loro colpe, la convinzione che la giustizia nei loro con- siderevoli.
fronti non dev'essere mai una pena definitiva e neppure E anche qui siamo alle solite. Se il sistema cambia,
una pena che sia finalizzata ad affliggere, ma invece un queste forze possono avere accesso ai momenti d'inter-
intervento che sia finalizzato al recupero (non all'esclu- vento e possono dispiegare tutta la loro potenzialit; se
sione) di queste persone nell'ambiente sociale. Natural- il sistema del carcere resta quello che , quelle forze
mente qui si potr discutere all'infinito se questo sia avranno un accesso limitato o nullo, perderanno qual-
soltanto un modo pi sofisticato di punire afflittiva- siasi entusiasmo e rientreranno nei ranghi.
mente (in qualche modo si cercato di rispondere su
questo punto al n. 3 del paragrafo precedente). essen-
ziale rilevare che tutto ci si pone in contraddizione con b) / rapporti con gli organi di polizia
la tendenza espressa dalle motivazioni collettive pi
profonde e meno razionali. La collocazione dell'argomento non felice, ma
Una volta che la riforma si pone sul piano della ra- utile ai fini espositivi.
zionalit ora indicato chiaro che essa vivr nell'am- Ovviamente gli interventi di risocializzazione nei
bito della contraddizione: avr, nell'ambiente sociale, confronti di coloro che hanno commesso reati vengono
rifiuti e acccttazioni. Ci che importa che la riforma inevitabilmente a interferire con l'attivit di polizia, che
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trova continuamente sui suoi passi persone che hanno Si deve dire che, se pur l'ottica generale in cui sono
conosciuto il carcere e che sembrano destinate a tor- mantenute le forze di polizia quella delineata, si sono
narvi. trovate e si trovano disponibilit alla collaborazione,
Siamo gi all'individuazione di un'altra attivit con- attenzione e sensibilit ai problemi. Anche qui in effetti,
corrente, che ha una logica in contraddizione con quella se pure in modo meno netto, emerge la possibilit di
della riforma. L'attivit di polizia mantenuta in un'ot- superare le logiche dei ruoli, secondo quanto si detto
tica (della quale non sono certamente responsabili le per il personale penitenziario.
forze di polizia stesse) che fa considerare il delinquente
come normalmente irrecuperabile. Quando il liberato
dal carcere comincer a ripercorrere gli stessi percorsi e) I rapporti con gli enti locali
che l'hanno portato in carcere, generalmente l'interven-
to degli organi di polizia non quello di allontanarlo da chiaro che lo sviluppo degli interventi sociali non
quei percorsi, ma di seguirlo sempre pi da vicino per uniforme in tutti i settori. Quello che ci riguarda ri-
coglierlo sul fatto. Nei confronti del "delinquente" la masto uno dei pi arretrati.
polizia osciller fra due posizioni: o l'uso di esso come Gli interventi sociali degli enti locali hanno general-
strumento di un certo tipo di gestione dell'attivit di mente un carattere particolarmente avanzato. Il decen-
polizia (si pensi ai confidenti) o la persecuzione di esso tramento in questo settore non ha potuto che produrre
per limitare lo spazio alla sua attivit (che , nella sup- effetti positivi; la centralizzazione porta alla burocratiz-
posizione, anche se non provata, sicuramente illecita). zazione, alla creazione di organismi che servono se stes-
Questo tipo d'intervento, che qui si constata pi che si piuttosto che conseguire i fini per cui sono stati
censurare, ha indubbiamente un effetto: che quello di creati.
mantenere il soggetto nell'ambiente che lo ha portato al La caratteristica saliente degli interventi sociali degli
delitto. possibile che il soggetto non faccia alcunch enti locali quella strettamente legata al decentramen-
per lasciare quell'ambiente, ma anche vero che gli in- to: la territorializzazione dell'intervento, che viene or-
terventi che si sono detti hanno, sul piano oggettivo, mai sviluppata nel modo pi completo e coerente.
l'effetto di contribuire al mantenimento del soggetto C' ora da osservare che esisteva ed esiste uno stretto
nell'ambiente negativo che lo riporter al crimine. Non nesso fra sistema custodialistico penitenziario e centra-
vi dubbio che l'idea fondamentale di partenza sia quel- lizzazione dell'organizzazione di tale sistema. Essendo
la che si accennata: il "delinquente" normalmente la finalit del sistema la sola custodia, essendo indif-
irrecuperabile. ferenti le esigenze del soggetto, sar il sistema stesso che
Con questa idea di fondo e con la prassi che ne con- si organizzer nel modo pi conveniente, secondo le re-
segue gli interventi di attuazione della riforma non pos- gole cardinali della sicurezza e dell'ordine degli istituti.
sono non venire in frizione. Questa frizione , se mai, Mentre assurdo, se deve avere una funzione socializ-
aumentata dall'ambigua disposizione dell'art. 58 della zante, un carcere su un'isola, questa soluzione eccel-
legge, secondo cui tutti i provvedimenti di concessione lente per un sistema di mera custodia. La conferma di
di misure alternative debbono essere comunicati all'au- quanto si dice la si trova operando una ricognizione del-
torit di pubblica sicurezza. la localizzazione delle nostre strutture penitenziarie,
Anche qui deve esistere una possibilit di supera- particolarmente di quelle delle case di reclusioni (per i
mento delle frizioni. A mio avviso dovrebbero esistere carceri giudiziari la vicinanza o la inserzione nella citt
organi di polizia che abbiano l'esclusivo compito d'in- nasce esclusivamente dalle esigenze degli uffici giudizia-
teressarsi a questo settore. Tali organi dovrebbero es- ri, non da altro), generalmente distaccate e remote dal
sere distinti da quelli che seguono le misure di sicurezza contesto sociale da cui provengono coloro che vi sono
e ancor pi da quelli che seguono le misure di preven- detenuti. Considerazione questa, d'altronde, che rende
zione e dovrebbero agire in stretto contatto con il ma- pi semplice il movimento di queste persone, non se-
gistrato di sorveglianza e i Centri di servizio sociale. condo i loro interessi di avvicinamento all'ambiente di
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provenienza, ma secondo gli interessi interni del sistema interventi? Due condizioni dovrebbero favorirli: o) la
penitenziario. prima che essi consentono alla logica dell'intervento
Ora, se si deve sopprimere il vecchio sistema custo- sociale territorializzato degli enti di fare un passo avanti
dialistico e passare a un tipo d'istituzione carceraria che in un settore per il quale la competenza a tale intervento
ha come scopo la risocializzazione, si deve necessaria- sociale esiste ed particolarmente significativa; settore,
mente t erri tori alizzare lo stesso intervento penitenzia- per, nel quale il concorso di altre competenze tende a
rio. Vi quindi una contraddizione, nella riforma, fra emarginare quella dell'ente locale; b) la seconda che i
conservazione di un carcere centralizzato e indicazione e titolari di queste altre competenze vale a dire l'am-
strumentazione della funzione risocializzante del carce- ministrazione penitenziaria hanno ormai limiti
re. Anche qui si deve dire che la via di attuazione della sempre pi bloccati di capacit e di efficienza: per
riforma deve passare anche attraverso il superamento di esempio, se gli enti locali si offrissero di organizzare
questa contraddizione: pi territorializzazione si dar al attraverso convenzioni le sezioni di semilibert in edifici
carcere, pi si riuscir a realizzare la funzione socializ- di civile abitazione, non si ritiene che vi sarebbero molte
zante che si enuncia. In che termini si potr parlare di resistenze (l'amministrazione penitenziaria oscilla fra il
territorializzazione nel carcere? bisogno dell'iniziativa altrui e la diffidenza verso la me-
Intanto mantenendo i soggetti detenuti nell'ambien- desima).
te di appartenenza con il quale va ristabilita la norma- Perch sino a oggi gli interventi degli enti locali sono
lit del rapporto che la condotta antisociale del sogget- stati praticamente nulli? Bisogna chiederselo. Le rispo-
to ha turbato. In secondo luogo, la territorializzazione ste possono essere due, antitetiche, ma confluenti nella
si realizza aprendo il carcere verso il territorio e av- medesima conclusione.
viando nei confronti dei soggetti, oltre che interventi La prima risposta che gli enti locali hanno un certo
interni al carcere, anche altri esterni, sul territorio. In timore a entrare in una materia in definitiva sconosciuta
terzo luogo, la territorializzazione si realizza con la par- e poco gratificante. Gli impegni sono moltissimi e que-
tecipazione, alla gestione dell'intervento penitenziario sto non uno di quelli pi facili, pi gestibili, pi pa-
in settori sempre pi ampi, della comunit esterna e in ganti. Questa diffidenza produce alla lunga la via dei
particolare degli enti territoriali che la rappresentano. progetti che non si traducono mai in pratica. In effetti
Quanto ai possibili settori d'intervento degli enti lo- non che l'istituzione penitenziaria aiuti gli enti locali a
cali e pi in generale della comunit esterna si possono superare queste diffidenze. Oppone le sue vischiosit bu-
indicare: o) interventi previsti dalla legge di riforma: rocratiche, torna a proporre insolubili problemi di si-
servizio sanitario, formazione professionale, servizi so- curezza, non si dimensiona mai alle esigenze che pon-
cio-assistenziali (per i quali, particolarmente per l'assi- gono le iniziative esterne, ma pretende che siano queste
stenza post-carceraria, sono intervenute le innovazioni a dimensionarsi alle proprie rigidit.
relative all'attuazione della legge n. 382); b) interventi D'altro canto ed questa l'altra risposta vi
non esplicitamente previsti, ma possibili in riferimento anche una posizione degli enti locali che io direi essere
a previsioni generali della legge, di riforma: si pensi al- viziata di dogmatismo. anche questo un pericolo.
l'art. 17 e alla possibilit che apre il carcere all'inter- L'ente locale, in qualche occasione, rifiuta i suoi inter-
vento della comunit esterna nell'azione rieducativa; e) venti perch teme che gli stessi compromettano la coe-
interventi non previsti (neppure implicitamente), ma renza e la purezza della sua linea. L'esempio pi chiaro
pur sempre possibili (come, per esempio, l'organizza- quello relativo alla chiusura dei manicomi giudiziari,
zione da parte degli enti locali, attraverso convenzioni per la quale il Ministero di grazia e giustizia in so-
con l'amministrazione penitenziaria, delle sezioni di se- stanza disponibile, ma che trova resistenze negli ospe-
milibert in edifici di civile abitazione); d) ripristino e dali psichiatrici civili che temono che l'introduzione dei
nuova valorizzazione dei carceri mandamentali, la cui malati di mente civili (prosciolti dall'imputazione di un
gestione gi compito dei comuni. delitto per averlo commesso in stato di totale incapa-
Quali concrete possibilit di attuazione hanno questi cit d'intendere e di volere) provochi un rallentamento
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provenienza, ma secondo gli interessi interni del sistema interventi? Due condizioni dovrebbero favorirli: d) la
penitenziario. prima che essi consentono alla logica dell'intervento
Ora, se si deve sopprimere il vecchio sistema custo- sociale territorializzato degli enti di fare un passo avanti
dialistico e passare a un tipo d'istituzione carceraria che in un settore per il quale la competenza a tale intervento
ha come scopo la risocializzazione, si deve necessaria- sociale esiste ed particolarmente significativa; settore,
mente territorializzare lo stesso intervento penitenzia- per, nel quale il concorso di altre competenze tende a
rio. Vi quindi una contraddizione, nella riforma, fra emarginare quella dell'ente locale; b) la seconda che i
conservazione di un carcere centralizzato e indicazione e titolari di queste altre competenze vale a dire l'am-
strumentazione della funzione risocializzante del carce- ministrazione penitenziaria hanno ormai limiti
re. Anche qui si deve dire che la via di attuazione della sempre pi bloccati di capacit e di efficienza: per
riforma deve passare anche attraverso il superamento di esempio, se gli enti locali si offrissero di organizzare
questa contraddizione: pi territorializzazione si dar al attraverso convenzioni le sezioni di semilibert in edifici
carcere, pi si riuscir a realizzare la funzione socializ- di civile abitazione, non si ritiene che vi sarebbero molte
zante che si enuncia. In che termini si potr parlare di resistenze (l'amministrazione penitenziaria oscilla fra il
territorializzazione nel carcere? bisogno dell'iniziativa altrui e la diffidenza verso la me-
Intanto mantenendo i soggetti detenuti nell'ambien- desima).
te di appartenenza con il quale va ristabilita la norma- Perch sino a oggi gli interventi degli enti locali sono
lit del rapporto che la condotta antisociale del sogget- stati praticamente nulli? Bisogna chiederselo. Le rispo-
to ha turbato. In secondo luogo, la territorializzazione ste possono essere due, antitetiche, ma confluenti nella
si realizza aprendo il carcere verso il territorio e av- medesima conclusione.
viando nei confronti dei soggetti, oltre che interventi La prima risposta che gli enti locali hanno un certo
interni al carcere, anche altri esterni, sul territorio. In timore a entrare in una materia in definitiva sconosciuta
terzo luogo, la territorializzazione si realizza con la par- e poco gratificante. Gli impegni sono moltissimi e que-
tecipazione, alla gestione dell'intervento penitenziario sto non uno di quelli pi facili, pi gestibili, pi pa-
in settori sempre pi ampi, della comunit esterna e in ganti. Questa diffidenza produce alla lunga la via dei
particolare degli enti territoriali che la rappresentano. progetti che non si traducono mai in pratica. In effetti
Quanto ai possibili settori d'intervento degli enti lo- non che l'istituzione penitenziaria aiuti gli enti locali a
cali e pi in generale della comunit esterna si possono superare queste diffidenze. Oppone le sue vischiosit bu-
indicare: d) interventi previsti dalla legge di riforma: rocratiche, torna a proporre insolubili problemi di si-
servizio sanitario, formazione professionale, servizi so- curezza, non si dimensiona mai alle esigenze che pon-
cio-assistenziali (per i quali, particolarmente per l'assi- gono le iniziative esterne, ma pretende che siano queste
stenza post-carceraria, sono intervenute le innovazioni a dimensionarsi alle proprie rigidit.
relative all'attuazione della legge n. 382); b) interventi D'altro canto ed questa l'altra risposta vi
non esplicitamente previsti, ma possibili in riferimento anche una posizione degli enti locali che io direi essere
a previsioni generali della legge, di riforma: si pensi al- viziata di dogmatismo. anche questo un pericolo.
l'art. 17 e alla possibilit che apre il carcere all'inter- L'ente locale, in qualche occasione, rifiuta i suoi inter-
vento della comunit esterna nell'azione rieducativa; e) venti perch teme che gli stessi compromettano la coe-
interventi non previsti (neppure implicitamente), ma renza e la purezza della sua linea. L'esempio pi chiaro
pur sempre possibili (come, per esempio, l'organizza- quello relativo alla chiusura dei manicomi giudiziari,
zione da parte degli enti locali, attraverso convenzioni per la quale il Ministero di grazia e giustizia in so-
con l'amministrazione penitenziaria, delle sezioni di se- stanza disponibile, ma che trova resistenze negli ospe-
milibert in edifici di civile abitazione); d) ripristino e dali psichiatrici civili che temono che l'introduzione dei
nuova valorizzazione dei carceri mandamentali, la cui malati di mente civili (prosciolti dall'imputazione di un
gestione gi compito dei comuni. delitto per averlo commesso in stato di totale incapa-
Quali concrete possibilit di attuazione hanno questi cit d'intendere e di volere) provochi un rallentamento
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nell'opera di smantellamento degli ospedali psichiatrici possibile che attraverso di essi passi la riforma? Eppure
civili e della territorializzazione dell'assistenza psi- sono proprio quel vertice e quella struttura che dovreb-
chiatrica. Si cercato di spiegare che il numero assai bero essere gli organismi stessi di attuazione della ri-
modesto di malati giudiziari non rappresenta una que- forma.
stione tale da turbare il processo di soluzione dei pro- Ed sempre il vecchio carcere quello che ha espresso
blemi dell'assistenza psichiatrica che gli enti locali si il personale che dirige e attua la custodia degli istituti.
pongono. Ma tuttora il passaggio dei malati giudiziari Si visto come questo personale sia condizionato dal
agli ospedali civili irrisolto. In effetti si tratta di sa- suo ruolo. vero: come la vecchia istituzione carceraria
pere se si vogliono superare le contraddizioni, ricono- in crisi, cos gli operatori che vivono nel cuore della
scendole e risolvendole, o se si vogliono semplicemente crisi cercano un nuovo ruolo e sono stati capaci, in mol-
evitare. ti casi, di operare per alcune attuazioni della riforma.
Comunque, concludendo, gli enti locali restano gli Ma anch'essi restano inevitabilmente condizionati dal-
alleati naturali della politica di riforma, capaci anche di l'ambiente, dalle strutture in cui vivono e operano e nel-
rappresentare forza e peso politici alternativi all'altra le quali hanno sempre vissuto e operato.
politica che si vista; frenante e controriformistica.
Si visto inoltre che la stessa comunit dei detenuti
quale si esprime all'interno de! vecchio sistema peniten-
ziario, realizza anch'essa una resistenza all'attuazione
5. IL CARCERE DA RIFIUTARE effettiva della riforma. Quella comunit, definita dal-
l'emarginazione che la realizza, rifiuta di essere permea-*
ta, raggiunta da un'azione che viene fatta per essa e non
a) La trama delle resistenze alla riforma contro di essa. Bisogna spezzare la logica che ha creato
e conserva quella comunit per andare avanti.
La riflessione di questa prima parte era partita alla Il "vecchio carcere", quello da rifiutare, resiste e reg-
ricerca di un'eventuale trama che saldasse logicamente ge ancora.
le varie resistenze all'attuazione della riforma. Questa In definitiva serve sempre a qualcuno, a qualcosa. La
trama esiste e si raccoglie intorno al "carcere da rifiu- via della riforma sempre piena di questa constatazio-
tare", il vecchio sistema penitenziario di sola custodia. ne: che ci sono altre riforme da fare.
Questo rappresenta davvero il baluardo che impedisce In definitiva alla nostra giustizia penale di oggi p>i
anche il sorgere delle iniziative e che riesce, comunque, omogeneo un carcere di questo tipo che un carcere nuo-
a non fare passare le iniziative che eventualmente sor- vo e diverso. Se i due terzi dei detenuti sono giudicabili,
gono. se quindi il carcere dev'essere espiato in buona parte in
questo tipo di carcere che ha determinato una cer- una condizione rigida e immodificabile come quella del-
ta organizzazione del vertice penitenziario, ancora rima- la custodia preventiva, che senso ha una riforma del
sta identica, sostanzialmente non in grado di esprimere modo dell'esecuzione penale?
un'azione diversa da quella svolta per decenni. Quel ver- Cito solo il dato pi determinante. Ma anche il si-
tice era organizzato sui modestissimi ritmi e sui tipi stema dell'esecuzione penale si accomodato a una fun-
d'intervento di un'istituzione carceraria che aveva come zione, che in sostanza quella di produrre sanzioni pe-
unico scopo significativo la sicurezza del carcere. La ge- nali e di eseguirle meccanicamente, senza particolare in-
stione di questo per decenni aveva fatto il resto dal pun- teresse per coloro a cui queste sanzioni sono applicate.
to di vista della cultura, per cos dire, di quel vertice, La riforma penitenziaria trover limiti notevoli fin-
inesorabilmente condizionata dalla struttura che l'espri- ch lo stesso processo penale e anche il sistema penale
meva, dalla gestione svolta, dal lavoro fatto. sostanziale non avranno subito le necessarie riforme.
Il vecchio carcere ha espresso un certo tipo di or- Lo stesso discorso vale per l'attivit di polizia che,
ganizzazione centrale. Sono rimasti entrambi. Com' concepita come oggi , ha in qualche modo, come si
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cercato di spiegare, bisogno del delinquente che il "vec- fare l'analisi dello sfascio e rilevare tutto ci che va
chio carcere" produce e mantiene. ricostruito.
' C' poi una domanda sociale, irrazionale, di puni- Uomini disponibili dunque: e non ci sono, se ne sono
zione, che diventa pi pesante nei momenti di crisi so- andati, se ne stanno andando ancora; uomini disponi-
ciale, come l'attuale. E anche questa fa parte delle forze bili, inoltre, a una vecchia gestione: si possono trovare,
che conservano in piedi le mura pericolanti della vec- ma non sono pi sicuri come un tempo. E non basta: chi
chia istituzione penitenziaria. fa l'analisi dello sfascio istituzionale non deve mentire a
E per queste mura pare ormai chiaro che in corso se stesso. Per ripristinare il vecchio carcere, ci rivoglio-
una cura intensiva di cemento armato. Gli organi po- no i meccanismi d'induzione del consenso che la prassi
litici responsabili hanno scelto la via del ripristino del- dei decenni aveva creato e di cui la crisi dell'istituzione
l'efficienza del carcere: ma del "vecchio carcere", di aveva spezzato la funzionalit e l'efficienza: i meccani-
quello di semplice e sola custodia, nel quale la riforma smi basati sulla violenza fisica o su quella che fingeva
non si fatta, n si potr mai fare. malato di mente il dissenziente per inviarlo in manico-
mio e sottoporlo a mezzi di dissuasione pi penetranti.
Diciamo pure che tanto minori saranno le forze che
b) Ricerca di una alternativa al "vecchio si troveranno per il raggiungimento della restaurazione,
tanto pi dovr aumentare s durezza dei mezzi per il
carcere" raggiungimento di quel fine. Ed significativa la scelta
del "generale". La scelta dimostra l'incapacit di un'a-
Eppure bisogna ripetere quello che si detto all'ini- nalisi corretta, ma dimostra pure che non si crede in una
zio del paragrafo II: la crisi del "vecchio carcere" de- via ordinaria alla restaurazione, ma nella mano mili-
finitiva, irreversibile, non ne pare possibile il salvatag- tare, che non si fonda certamente sulle tecniche della
gio. A conclusione di quest'analisi sulla crisi del carcere, convinzione verbale.
del "vecchio carcere", si era soliti sintetizzare queste tre Ma questa seconda strada che rapporto ha con la
prospettive che la crisi apriva: a) o continuare ad andare riforma? semplicemente incompatibile. E basta. Essa
avanti alla giornata, come si era fatto da quando la crisi non solo conserva il vecchio carcere, quello che impe-
era iniziata, portandola agli esiti attuali; b) o restaurare disce che la riforma proceda, ma addirittura ne tenta il
il vecchio sistema nella sua integrit, ripristinando, nel- ripristino nella integrit che aveva prima della crisi.
la completezza e coerenza originali, il carcere di sem- Una cosa chiara. Se si vuole che la riforma abbia
plice e sola custodia; e) oppure creare un nuovo sistema una prospettiva, una possibilit, il vecchio carcere va
penitenziario, mutando la sostanza del "vecchio carce- rifiutato. La strada della riforma, quella della creazione
re", secondo una prospettiva radicalmente alternativa, di un carcere alternativo non si pu basare sulla tra-
consistente nel trasformare il carcere da istituzione sformazione di ci che esisteva, ma sulla creazione di
d'isolamento e di emarginazione in istituzione di riso- un'istituzione alternativa, radicalmente cambiata. La
cializzazione. strada della riforma va costruita partendo dal rifiuto
La prima di queste tre strade chiaramente impra- del carcere vecchio, nel quale non si pu realizzare
ticabile. nulla; e questa non un'enunciazione verbale, una fuga
Si sta oggi battendo la seconda? Temo che le inten- dalle soluzioni concrete. la premessa per giungere,
zioni siano queste: e se si legge la circolare 10 giugno alla fine, all'indicazione delle tappe nelle quali si con-
1977, pi volte citata, se ne trova conferma esplicita. Ma creta, con la necessaria progressivit, ma senza lentez-
le intenzioni non sono tutto. ze, il transito da una forma d'istituzione carceraria
La via della restaurazione incivile, ma seria, richie- all'altra.
de il ripristino capillare di strutture personali, di edifici, In definitiva le dinamiche politiche e sociali non so-
di meccanismi che il "vecchio carcere" aveva costruito no solo nel senso della conservazione e del ripristino
nei decenni e che la crisi ha colpito duramente. Bisogna della vecchia istituzione penitenziaria. Si visto come,
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nello stesso ambiente sociale, si manifesta una contrad- nell'agosto del 1976 era entrata in vigore quella parte
dizione fra una posizione irrazionale, che vuole la pu- della legge che riguardava le misure alternative), quan-
nizione e l'afflizione, e una posizione razionale, che ve- do gli uffici hanno difficolt gravi di funzionamento e i
de in un carcere diverso e risocializzante la tappa ine- carceri sono pi vivaci (diciamo cos). stata presentata
vitabile di un processo di sviluppo civile. Si anche dagli organi politici responsabili come una modesta
visto che la politica dell'intervento sociale decentrato, modifica del regime dei permessi. Ma, di fatto, ha rap-
propria degli enti locali territoriali, sviluppa una sua presentato la conclusione dell'esperienza. Nel mese di
logica confluente con quella della riforma, e anzi an- luglio il mio ufficio ha adottato n. 378 provvedimenti di
cora pi ferma e univoca, senza le contraddizioni e i permesso; nel mese di agosto, dopo l'entrata in vigore
timori che hanno frenato in qualche parte la nuova le- della nuova legge, n. 6 provvedimenti.
gislazione penitenziaria. Si parla dunque di una prassi applicativa conclusa,
Senza ottimismi, bisogna dire che troppo presto ma si ritiene utile accennarne, perch stato il punto
per affermare che l'unica cosa nuova del doporiforma pi qualificante dell'intervento dei magistrati di sorve-
sono i carceri speciali. glianza e, in sostanza, uno dei pochi punti in cui qual-
La magistratura di sorveglianza naturalmente ispi- cosa cambiato, per un certo tempo, in carcere.
rata alla logica della riforma. stata istituita per que- Approvata la legge di riforma, ecco il quadro in cui
sto, si giustifica in relazione a questo. Alla fine di questa sono chiamati a operare i giudici di sorveglianza. Da un
parte, anzi, bene chiarire che quello che si detto non lato un'istituzione carceraria allo sfascio, come si pi
deve considerarsi enfatizzazione della nostra attivit ri- volte ricordato; dall'altro, una riforma piena di enun-
spetto a tutte le altre, affermazione che siamo gli unici ciazioni, ma povera di strumenti di reale efficacia at-
ad avere tentato qualcosa per attuare la riforma, nel tuativa (si tenga presente che le norme sulle misure al-
generale disinteresse degli altri per la medesima. Si ternative entrano in vigore soltanto nell'agosto 1976 e
detto sempre invece e, se occorra, lo si ripete qui, che con la gravissima esclusione dei recidivi, che ne limita
la logica oggettiva della nostra funzione che vuole l'at- l'applicazione a pochissimi casi e che verr meno solo
tuazione della riforma, nello stesso modo in cui la nel febbraio 1977): le enunciazioni a creare le aspetta-
logica oggettiva delle vecchie strutture penitenziarie a tive nella massa dei detenuti, l'assenza di strumenti a
rifiutare la nuova legislazione. Non si assumono qui me- frustrarle. Puntuale, come si detto, il verificarsi del-
riti personali, che possono essere anche mancati. l'effetto: il 24 agosto 1975, data di entrata in vigore
della legge, scoppia una grave rivolta a Rebibbia e non
sar che la prima di quel periodo. Alle condizioni di
ingestibilit del carcere si aggiunge cos un surplus di
n. L'attivit svolta dai magistrati di sor- tensione, che accompagner senza intermittenze tutta la
veglianza fase iniziale dell'istituzione degli uffici di sorveglianza.
Le funzioni vengono date, d'altronde, ai giudici di
sorveglianza ed essi debbono tentare di intervenire per
1. L'ANALISI DELL' ESPERIENZA DEI portare al carcere qualcosa di nuovo secondo i princpi
PERMESSI della riforma. Sono le durissime difficolt collegate alla
situazione reale che inducono alla ricerca di ogni pos-
sibile spazio offerto dalla legge per portare qualcosa di
a) / permessi: dallo sviluppo alla cessa- nuovo negli istituti di pena. Ed eccoci allora al mani-
zione festarsi, prima episodico, poi sempre pi esteso, dell'ap-
plicazione di una norma della legge l'art. 30, la nor-
La nuova disciplina sui permessi entrata in vigore ma sui permessi secondo un'interpretazione estensi-
il 2 agosto scorso, come sempre in piena estate (la legge va, che la norma stessa d'altronde autorizzava ampia-
di riforma era entrata in vigore nell'agosto del 1975 e mente.
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ii ac^^im^ ^uiuuia <acn di i. j\j, cunseiueiiuo l'. con- LUI io con gii aiii'i piupn ueiia uuiimmia vcoim appunta
cessione di permessi per "gravi e accertati motivi" ri- all'ambiente sociale per la contrapposizione di questo a
correva a una di quelle cosiddette clausole generali, che, essa), poneva un elemento di crisi nell'ambito della co-
per la loro genericit, si prestavano alle applicazioni munit; ed anche attraverso la crisi di tale comunit
interpretative pi diverse. La situazione reale e la ca- che passa la strada della riforma.
renza di effettivi e diversi strumenti d'intervento por- Sul piano individuale, i permessi:
tarono cos i magistrati di sorveglianza pochi all'ini- a3) responsabilizzano il soggetto, facendo maturare
zio e la quasi totalit in seguito a valutare la gravita le condizioni per lo sviluppo di un rapporto attivo fra lo
dei motivi anche con riferimento alla situazione reale stesso e l'istituzione: questa purtroppo che, sovente,
del soggetto nella sua concreta collocazione carceraria non in grado di cogliere questa importante opportu-
e a valorizzare la collocazione dell'art. 30 nella parte nit;
destinata al trattamento del soggetto. a4) consentono di risolvere in molti casi stati di reat-
Si comincia pertanto a utilizzare lo strumento dei tivit e di ansia, molto comuni in carcere, moltiplicati
permessi come l'unico mezzo di trattamento che in dalle condizioni attuali degli istituti, stati che colpisco-
concreto consentito di utilizzare. E ovviamente la prassi no generalmente i soggetti pi fragili e normalmente
applicativa della norma, determinata dalle stesse con- non pericolosi.
dizioni che ne erano state all'origine, porter alla dila- b) Nel rapporto con la realt esterna al carcere i per-
tazione della concessione dei permessi e alla loro gene- messi consentono:
ralizzazione. Quella che si chiamata la certezza del bl) un reale contatto con la famiglia e con l'ambien-
fatto era qui decisiva: la conoscenza della situazione as- te sociale, il riattivarsi della normalit della comunica-
solutamente critica del carcere, la conoscenza dei sog- zione con tali ambienti, interrotta dall'isolamento del
getti e della loro collocazione nel carcere, della nega- detenuto (pensiamo anche, a questo proposito, al risol-
tivit di questa, di questa possibilit che si offriva per- versi del problema del sesso);
ch le enunciazioni della legge avessero almeno qualche b2) una concretezza di progettazione sulla sistema-
riflesso nel concreto delle situazioni; la certezza di que- zione sociale esterna: la progettazione del detenuto
sti fatti ha spinto i magistrati di sorveglianza a prov- sempre approssimativa e fantastica, proprio per l'insuf-
vedere. ficiente comunicazione con l'esterno: nella detenzione
continuata, l'astrattezza dei progetti si riveler solo con
b) Considerazioni sull'esperienza dei la scarcerazione, creando poi gli alibi che il liberato dal
permessi carcere avanza spesso per giustificare un'incapacit di
riadattamento sociale.
L'indagine conoscitiva del Consiglio superiore della e) l'esperienza dei permessi ha consentito di valutare
magistratura in materia di permessi consente di coglier- le dinamiche del carcere. Si constatato che l'andamen-
ne l'aspetto quantitativo, ma solo in parte quello qua- to dei permessi positivo negli istituti che hanno una
litativo. Cerchiamo di farne un bilancio, distinguendo popolazione carceraria stabile e legata all'ambiente.
vari aspetti: Quanto pi, dunque, il carcere territorializzato, quan-
a) in relazione al carcere sul piano generale, i per- to pi favorisce il permanere del soggetto nello stesso
messi: istituto di pena (senza trasferirlo alla prima tensione o
al) hanno sicuramente ridotto le tensioni interne; difficolt), tanto pi sar possibile la corresponsabiliz-
a2) hanno contribuito alla responsabilizzazione non zazione del gruppo dei detenuti e l'andamento positivo
solo degli individui, ma anche della collettivit, che ha dei permessi.
dato "valore" al fatto del rientro dal permesso. Si noti Ma anche le dinamiche reali dei singoli soggetti sa-
che questo valore stabiliva una contraddizione nell'am- ranno meglio conosciute attraverso i permessi: il carcere
bito della comunit carceraria quale si indicata al pa- condiziona il soggetto, lo determina a essere diverso da
ragrafo III della parte prima. Quel valore, contraddit- quello che , mentre il permesso ne consente la cono-

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scenza reale (in meglio o in peggio di quanto risulti in sostanziali di risocializzazione o meno che ha prodotto.
Anche qui l'accento va posto sulla mancanza completa
carcere). di strutture di conoscenza e servizio sociale che seguano
d) In relazione ai problemi della giustizia penale si
constatato che la prassi dei permessi ha avuto come ri- la situazione del soggetto fuori dal carcere, al rientro
sultato una sempre pi larga rinuncia del detenuto alle nel suo ambiente.
impugnazioni. Da questo non risulta soltanto un alleg- I permessi non ci sono pi. Diciamo tranquillamente
gerimento del lavoro giudiziario (verosimilmente mode- che sono stati l'unico mezzo che ha attivato in carcere
sto in valori assoluti rispetto al complesso delle penden- una dinamica contraria a quella della crisi e che ha fatto
ze), ma deriva soprattutto l'immediatezza dell'esecuzio- intravedere una possibilit di superarla, realizzando isti-
ne penale, altrimenti sempre ritardata e tale da rappre- tuti alternativi in cui fosse possibile l'attuazione della
sentare o la causa di rottura di un'eventuale sistema- riforma. Diciamo anche che sono stati l'unico mezzo
zione sociale gi conseguita o la giustificazione per ri- che ha fatto conoscere pi da vicino il carcere, i dete-
mandare sempre questa sistemazione, l'alibi per chi ha nuti, le loro possibilit e limiti.
una modesta intenzione di realizzarla.
e) In relazione alla politica penitenziaria la prassi dei
permessi ha ricostituito, per cos dire, un'area di con- e) L'indagine conoscitiva del Consiglio
senso all'interno della popolazione carceraria (il dissen- superiore della magistratura
so generalizzato, come si gi detto, era uno degli ele-
menti determinanti della crisi), un'area che nel momen- stata, fuor d'ogni dubbio, l'unica rilevazione seria
to della massima espansione dei permessi ha interessato della gestione dei permessi ed stata significativa la
tutti i condannati definitivi. Costoro, ammessi ai per- fretta con cui, subito dopo la pubblicazione della rela-
messi e rientrati, hanno dimostrato come il problema zione, si passati all'approvazione della nuova norma-
della sicurezza in carcere non sia affatto omogeneo. Per tiva sui permessi da parte delle forze politiche respon-
detenuti come quelli che fruivano di permessi, una strut- sabili.
tura penitenziaria a custodia attenuata sarebbe stata pi Certamente, sui risultati dell'indagine conoscitiva, si
potrebbe riflettere a lungo. Limitiamo la riflessione ad
che sufficiente. alcuni punti.
Si apriva la possibilit di un nuovo tipo di carcere:
dove la sicurezza non aveva che una valenza secondaria Ci pare chiaro, intanto, dalla lettura dei prospetti,
e si poteva cominciare a pensare a interventi positivi in che le grandi oscillazioni nelle percentuali dei mancati
linea con la riforma. Era la via a un tipo di carcere rientri si hanno quando il numero complessivo di per-
messi non elevato.
alternativo. In questi casi, si possono avere e percentuali bassis-
/) Se la prassi dei permessi ha fatto constatare pos-
sibilit d'intervento, intravedere la possibilit di avviare sime e percentuali assai elevate (v. i casi citati dalla re-
una politica penitenziaria diversa, essa ha anche portato lazione di Reggio Calabria, con percentuale dei mancati
a due rilievi ulteriori: che segnano il limite di quella rientri di circa l'l%, e di Perugia, con percentuale dei
prassi, ma che emergono proprio per merito della me- mancati rientri di circa il 14%). Quando il numero dei
permessi aumenta, le oscillazioni diminuiscono di di-
desima: mensione. Non vi allora un rapporto fra gestione ri-
fi) il primo rilievo che la prassi si mossa e svi-
luppata con una conoscenza rudimentale del soggetto: gida dei permessi e buon esito dei medesimi. In effetti, a
essa ha posto cos in evidenza la carenza totale di strut- mio avviso, una gestione rigida destinata a essere bu-
rocratica: quindi non crea corresponsabilizzazione dei
ture di osservazione e trattamento; detenuti.
/2) il secondo analogo al precedente: il giudizio
sull'esito dei permessi si generalmente fermato a ve- Un altro dato da rilevare che le zone in cui il nu-
rificare il rientro o meno in carcere: si saputo poco o mero dei permessi concessi meno elevato sono gene-
nulla di come il permesso sia stato utilizzato e degli esiti ralmente collocate nell'Italia meridionale. Il carcere ri-
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sente sempre delle caratteristiche della societ esterna: mo periodo di gestione veniva inevitabilmente a essere
la staticit di questa favorisce la staticit del carcere. In caratterizzato dalla scelta del non rientro operata dagli
certi casi, come quelli di zone con fenomeni criminali elementi meno disponibili. In altre parole: il mancato
intensi e organizzati, il numero non elevato dei permessi rientro di questo depurava la popolazione carceraria
discende anche dai possibili gravi pericoli di una gestio- dalla frangia meno sensibile alla politica dei permessi.
ne allargata. E qui il discorso pu divenire particolar- Ma due altre considerazioni vanno fatte: una che ri-
mente significativo: in un ambiente sociale con gravi de- guarda i gestori, l'altra che riguarda i gestiti. La prima
generazioni criminali estremamente difficile condurre che l'esperienza aveva pure insegnato qualcosa. La se-
una politica penitenziaria di risocializzazione. Questa conda che il permesso aveva in qualche modo modi-
presuppone un ambiente sociale rassicurante e stabile. ficato l'idea che il detenuto si faceva del carcere e ri-
singolare in questo quadro, il dato relativo alla dotto la sua radicale contrapposizione: rientrare era co-
Corte d'appello di Napoli, nella quale, a un alto numero minciato a divenire un aspetto della stessa detenzione,
di permessi concessi, corrisponde una percentuale di era entrato nella cultura di chi andava in carcere. Si
mancati rientri molto bassa. Deve esistere qui una cominciava a percepire il carcere come non del tutto
supposizione uno stretto legame con il rilievo che ha, segregante e in quei termini lo si accettava di pi.
in ambienti come Napoli, la piccola delinquenza, quella Proprio quando si era a questi punti, proprio quan-
dei poveri, per intenderci. do il rischio sociale, oggettivamente e inevitabilmente
Se fosse cos, si ha una conferma di ci che pa- connesso alla gestione dei permessi, si stava attenuando,
cifico: esiste in carcere una fascia numerosa (pi nume- si pensato bene di far cessare tutto.
rosa in particolari situazioni sociali) di cosiddetta de-
linquenza minore, di modestissima pericolosit, rag-
giungibile da interventi di risocializzazione (possibili, d) // magistrato di sorveglianza e i per-
ma non facili in ambienti sociali con alto numero di messi: le azioni disciplinari
disoccupati: la piccola delinquenza fenomeno stretta-
mente collegato ad ambienti del genere e che ambienti Quando si attribuito al magistrato di sorveglianza
del genere hanno una scarsa capacit di assorbire e ri- il potere di decidere praticamente senza alcuna forma-
solvere). lit la concessione del beneficio, quando si inserito
Un dato notevolmente significativo quello che la (come si inserito) l'istituto dei permessi nell'ambito
stessa relazione del Consiglio mette in luce: le percen- del trattamento del detenuto, si dato a chi decide una
tuali dei mancati .rientri sono diminuite in modo gene- discrezionalit particolarmente intensa. Questa discre-
ralizzato nel periodo finale di rilevazione (1 febbraio- zionalit, nel caso dei permessi, era inevitabilmente le-
30 aprile 1977). La diminuzione stata molto rilevante. gata ad alcuni dati normativi e ancor pi a un dato
Perch? concreto. I dati normativi: a) il primo era che la norma
Sicuramente, ci non accaduto perch i permessi dell'art. 30, 2 comma, usando una clausola generale, e
siano diminuiti: siamo ormai sui valori elevati che si quindi generica, non dava alcun criterio obbiettivo al
erano raggiunti negli ultimi mesi del 1976 (i permessi giudice per delimitare il proprio potere d'intervenire; b)
erano stati 28.180 nel periodo dal 24 agosto 1975 al 31 il secondo era che l'inserimento del permesso nell'am-
gennaio 1977, ma fino al maggio-giugno 1976 la prassi bito del trattamento, e anzi la gestione di quel potere
non si era generalizzata). Pu anzi non essere privo di come l'unico strumento di effettivo trattamento del de-
significato che un notevole e isolato rialzo delle percen- tenuto, poneva le decisioni in materia nell'ambito di un
tuali si ha per due sedi giudiziarie Catania e Reggio rapporto speciale fra magistrato (e gli organi del trat-
Calabria in cui il numero dei provvedimenti di per- tamento che operavano con lui: in sostanza il personale
messo non era elevato. dirigente e di custodia) e detenuto: un rapporto in cui
Forse bisogna ammettere che la gestione iniziale ave- interferivano sulle decisioni le convinzioni soggettive
va una base pi larga d'intervento: nel senso che il pri- che il magistrato (e gli altri operatori) si formavano:
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sulla affidabilit del soggetto, sul senso di responsabi- materia di misure alternative, di ammissioni al lavoro
lit raggiunto, sull'opportunit di cogliere un certo mo- all'esterno, di licenze. Non si attenda che si verifichi
mento per favorire la tendenza positiva o bloccare la qualche caso al riguardo per chiudere anche quegli spa-
tendenza negativa di un processo di recupero in corso. zi. In modo che alla fine la nostra funzione sia del tutto
Il dato concreto che intensificava la discrezionalit e inutile. Sembra che sia invece impossibile una soluzione
quindi la soggettivit delle decisioni in materia di per- razionale in cui l'eventuale eccesso di discrezionalit,
messi era collegato alla povert dei mezzi d'informazio- nel nostro stesso interesse, sia limitato, prendendosi pe-
ne che riguardavano e la personalit del soggetto e la r consapevolezza della parte ineliminabile della discre-
situazione socio-familiare che lo attendeva dove si re- zionalit, senza scaricarne il rischio sul magistrato.
cava in permesso. Si ritorna pi avanti, alla fine di questa parte, su tale
In sostanza i magistrati di sorveglianza hanno ope- considerazione, sul metodo che essa implica.
rato in una situazione di discrezionalit massima dal
punto di vista normativo, esaltata dalle solite condizio-
ni generali del carcere e delle strutture.
Orbene, di fronte a ci, occorreva: a) avere la con- 2. LE MISURE ALTERNATIVE
sapevolezza dell'intrinseca soggettivit delle decisioni in
materia di permessi, discendente dallo stesso sistema
normativo in modo che il rischio dell'insuccesso non a) Le misure alternative in generale
dovesse essere risentito dal magistrato decidente; b) va-
lutare l'operato del magistrato, se si voleva farlo, dal- Si cercato di valorizzare, da parte del ministro di
l'interno del rapporto di trattamento, cercando di ac- grazia e giustizia, l'esito del lavoro delle sezioni di sor-
quisire in concreto la conoscenza di questo (affermare veglianza in materia di concessione di misure alterna-
l'inopportunit di un provvedimento perch il reato tive. Non vi dubbio che queste qualifichino la riforma;
commesso era grave, com' stato fatto, era un modo per non vi dubbio neppure che alla maggiore possibilit
disinteressarsi totalmente proprio della prospettiva in- attuale di tali provvedimenti si giunti dopo le som-
terna al rapporto di trattamento, che era quella nell'am- mosse dell'estate del 1976; gli organi politici responsa-
bito della quale il magistrato operava). bili sono andati a rimorchio e con qualche recalcitranza.
Non si sono volute accettare queste condizioni e si Ma lasciamo stare questo punto.
sono perseguiti i magistrati di sorveglianza ignorandole. Va chiarito in che termini, nonostante l'intensificar-
E purtroppo anche il Consiglio superiore, nel proprio si della concessione di misure alternative, sia ancora av-
giudizio (come nel caso di Baldi), ha rifiutato di scen- vertita la cessazione dei permessi.
dere a conoscere, nel senso concreto che si detto, la Va intanto detto che le misure alternative coprono
nostra attivit, con le conseguenze negative che si sono un numero di casi limitato, mentre i permessi erano
viste: quelle di seguire gli organi politici nel tentativo consentiti anche quando non era possibile un interven-
operato e in sostanza riuscito di "criminalizzare", to del primo tipo. Inoltre i permessi risolvevano situa-
come oggi si usa dire, alcuni magistrati di sorveglianza zioni che le misure alternative non possono risolvere
che avevano fatto ci che era stato fatto dalla grande (per i tempi giuridici e tecnici di carcerazione): come per
maggioranza degli altri. esempio quelle dell'esecuzione di brevi pene, che pote-
Dinanzi alla sezione riforme del Consiglio superiore vano compromettere e compromettono situazioni di
i magistrati di sorveglianza hanno comunque sollevato equilibrio raggiunte faticosamente (hanno soltanto una
una questione; la nostra funzione del tutto aleatoria e carica negativa, di cui solo adesso pare che ci si stia
assolutamente priva di garanzie. Le forze politiche re- accorgendo cominciando a battere la via della depena-
sponsabili del settore hanno risolto la questione soppri- lizzazione); nonch altre situazioni collegate alla situa-
mendo in modo totale l'area di discrezionalit in materia zione rovinosa del carcere in tanti settori (uno per tutti,
di permessi. Ma aree di discrezionalit sono rimaste: in come esempio: quello sanitario; i permessi consentivano

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in certi casi ricoveri ospedalieri, resi altrimenti impos- l'art. 47, 2 comma, rientrata solo all'inizio del 1977 per
sibili dalla carenza di personale di custodia; consenti- la categoria pi numerosa di esclusi.
vano certe cure che all'interno del carcere sono impos- Questi gli inconvenienti ancora sussistenti del siste-
sibili per mancanza di strutture e fuori per la solita ma normativo.
mancanza del personale di sorveglianza). Ma ci che Ci sono poi gli inconvenienti sostanziali che fanno
avevano i permessi e che non pu essere proprio delle riemergere i problemi di sempre. La pratica inesistenza
misure alternative era la possibilit di prova e di gra- delle strutture di osservazione e di trattamento fa s che
duazione negli interventi. La misura alternativa o viene si sia giunti a una gestione amnistiale delle misure al-
data o viene negata: la prova nell'esecuzione della mi- ternative. Le relazioni di osservazione sono fatte dalla
sura e, prima, solo in parte, nel comportamento in car- direzione dei carceri, sovente sono ciclostilate; se non lo
cere, che generalmente ben poco indicativo (per l'in- sono, contengono, in molti casi, riferimenti di stile o
trinseca non validit del carcere qual oggi) della ef- poco pi. Si chiedono relazioni socio-familiari ai centri
fettiva disponibilit del soggetto. di servizio sociale, ma questi non sono sovente in grado
Inoltre si deve anche tenere conto di un altro rilievo. di compiere gli accertamenti che verifichino ci che gli
I permessi consentivano una qualche regolazione della interessati dichiarano: soffrono di una grave carenza di
massa complessiva dei detenuti, erano uno strumento di personale, di gravi difetti di mezzi, di possibilit di mo-
"governo", come si dice, forse eccepibile, ma efficace. vimento, di operare sul posto. Non si fa nessuno sforzo
Questo aspetto non proprio delle misure alternative. da parte degli organi centrali per impedire la burocra-
ovvio che le misure alternative restano un aspetto tizzazione di questi uffici, cos facile (perch la doman-
qualificante della riforma e indubbiamente pi signifi- da quella di "carte" pi che d'interventi) e cos pe-
cativo e radicale dei permessi in ordine alle singole si- ricolosa (perch la funzione effettiva del servizio sociale
tuazioni rispetto alle quali intervengono. Il valore dei quella d'intervenire, non di scrivere).
permessi era infatti in buona parte anche strumentale L'inesistenza dell'osservazione e del trattamento,
proprio alla preparazione della concessione delle misure nonch d'interventi e presidi sociali adeguati, non pu
pi impegnative. che favorire i pi fortunati. Le persone pi sprovvedute,
A questo punto, per, bisogna porre in evidenza i abbandonate e sole, non possono avere alcuna possibi-
limiti di tali misure. lit. una considerazione sulla quale ritorner: quella
Innanzi tutto i limiti che derivano dal sistema nor- che, se s'introduce una dinamica di libert nel sistema
mativo che le riguarda. Uno degli aspetti della prima penitenziario, si constata come il reato sia solo la punta
controriforma (quella che port dal testo approvato emergente di una situazione sociale difficile. Contro la
dal senato nel dicembre 1973 alla radicale revisione quale urtano le attuazioni delle misure alternative. Il
riduttiva operata dalla camera) fu lo stravolgimento del centro del problema del recupero l: nelle condizioni
sistema delle misure alternative previste, stravolgimen- socio-familiari esterne, nella validit delle stesse. l
to che pass attraverso: a) l'imposizione del periodo di che bisogna operare. l che nessuno, in sostanza, fa
tre mesi di osservazione in carcere, stabilito per l'affi- nulla. Nel quadro, comunque, della gestione amnistiale
damento al servizio sociale, eliminava per tutte le pene che si detta che cosa succede? Che chi in grado di
brevi la possibilit di tale beneficio; b) si ampliava la trovarsi un lavoro o almeno d'indicarne uno; chi in
possibilit di ammissione alla semilibert, che veniva a grado di indicare una sistemazione familiare stabile,
riguardare anche le piccole pene, trascurando che, co- posto in grado di ottenere il beneficio. Il rifiuto si eser-
munque, anche per queste occorrevano non indifferenti citer sovente nei confronti, come si detto, dei pi
tempi tecnici di attuazione; e) si escludeva la liberazione sprovveduti, non certo dei peggiori.
condizionale dalla legge di riforma, rimandandone la Ci che l'applicazione delle misure alternative ha di-
modifica sostanziale operata dalla stessa ed escludendo, mostrato e dimostra ogni giorno che le incongruenze
per tale misura, la competenza della sezione di sorve- delle stesse hanno a monte l'incongruenza o, peggio,
glianza; d) s'introduceva la famigerata limitazione del- l'assoluta casualit e irragioncvolezza dell'esecuzione
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penale. Il sistema esistente fatto in sostanza per fa- diviene impossibilit quando a un Centro di servizio so-
vorire l'intenzione di chi delinque di continuare a farlo. ciale posto in un capoluogo di distretto si vengono ad
normale che chi delinque abbia vari procedimenti pe- affidare un numero di casi che oscilla intorno a cento e
nali, tutti distinti. frequente che, nei singoli processi, che sono sparsi per tutta la regione (faccio riferimento
vi siano periodi di carcerazione preventiva, interrotti da alla situazione dell'Emilia-Romagna).
concessioni di libert provvisoria. Varie pendenze, alle Com' inevitabile l'aspetto quantitativo del proble-
quali si aggiungono quelle per contravvenzioni (innume- ma modifica l'aspetto qualitativo. In sostanza gli ope-
revoli le guide senza patente, connesse alla circostanza ratori di servizio sociale faranno quello che possono:
che gli organi di polizia sono facoltizzati o tenuti, a ben poco. Non sono in grado di fare visite di verifica
seconda dei casi, a intervenire ritirando o non conce- nell'ambiente socio-familiare e di lavoro. Ci si limita
dendo la patente di guida a chi si trova in certe situa- inevitabilmente alla presentazione periodica, che solo
zioni penali), in uno stillicidio di sentenze che arrivano raramente stabilisce un rapporto valido e significativo
alla definitivit per vie diverse e del tutto occasionali. fra operatore del servizio sociale e soggetto affidato.
Non finiscono mai. E chi aspetta di andare in carcere, Cos si attenua il problema della coesistenza delle
prima o poi, da spunto ad altri procedimenti ancora, nel due funzioni di controllo e di servizio sociale, che do-
discorso che, appunto, non finisce mai. Su queste situa- vrebbero invece condizionare l'attivit dell'operatore.
zioni, per cui si dovrebbe trovare qualche rimedio (an- Due funzioni contraddittorie, ma pur suscettibili di coe-
che se non appare facile), s'innestano i virtuosismi del sistere in questo senso: che pi si approfondisce la fun-
sistema. Si assiste a esecuzioni di pene per fatti com- zione di servizio e sostegno sociale, pi procede la co-
messi decenni prima. Il sistema consente (e trova sem- noscenza del soggetto, la corresponsabilizzazione di es-
pre qualche virtuoso che ne ricava tutte le possibilit) so. Ma, per questo, appunto decisiva una particolare
revoche di condoni o di altri benefici senza alcun limite intensit del rapporto, intensit che non invece pos-
di tempo. sibile.
Chi vuole staccarsi da un certo tipo di vita deve ave- Una maggiore operativit potrebbe essere raggiunta
re molta determinazione. Si dovrebbero comunque sup- coinvolgendo, quando esistano, i Centri di servizio so-
porre almeno questi interventi: a) possibilit di concen- ciale territoriale. chiaro per che anche la funziona-
trare le esecuzioni, nei casi in cui chi ne faccia richiesta lit di questi non eccezionale e che la creazione dei
dimostri un gi concreto inserimento sociale, facoltiz- Centri di servizio sociale, dipendenti dal Ministero di
zando, per non lunghi periodi di tempo, sospensioni del- grazia e giustizia, non si pone nella stessa linea logica
l'esecuzione di singole condanne in attesa della defini- che propria degli enti locali. Il rapporto fra il Centro
tivit di altre; b) concentrazione in un solo organo di di servizio sociale e il servizio sociale territoriale nasce
queste decisioni e della definizione delle pene comples- su questa contraddizione, dalla quale si sviluppano pi
sive da espiare. facilmente i malintesi che le intese.
Una figura ampiamente defilata nella gestione degli
affidamenti quella del magistrato di sorveglianza, che
b) L'affidamento al servizio sociale pure dovrebbe seguire l'affidamento, ma che in sostanza
non sa come concretare il proprio intervento.
Anche qui, da dire che la legge di riforma lascia Si deve andare verso riunioni frequenti fra magistra-
notevoli problemi d'interpretazione. Ma credo utile sof- to, operatori del servizio sociale e soggetti affidati. Ma
fermarmi non su questi, ma sugli aspetti operativi della certo che, finch i Centri hanno una competenza cos
misura. centralizzata e finch anche il magistrato ha queste am-
molto difficile gestire da parte di uno stesso or- pie zone di competenza, tutto ci resta impossibile.
gano il Centro di servizio sociale le funzioni di Si dice, comunque: riunirci. Va bene. Ma anche qui
controllo (insite nella prova) e quelle di sostegno e ser- si urta di fronte a un problema, che non ovviamente
vizio sociale (insite nell'affidamento). Questa difficolt secondario: riunirci per fare cosa? Emerge la sostanziale
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impreparazione a questi problemi, l'esigenza di sapere socializzazione. Ma relativamente sufficiente; anzi
cosa deve essere fatto. L'operatore di questo settore sco- sicuramente insufficiente.
pre che non c' una preparazione specifica nella mate- Le sezioni di semilibert hanno bisogno di persona-
ria. Certamente si rende conto che vanno create cono- le, di un'organizzazione, di una situazione di vita arti-
scenze, tecniche d'intervento, confronti con altre espe- colata e ordinata. Non si tiene conto di queste esigenze.
rienze avvenute in altri settori o in altri paesi. C' da Non s'invia personale in relazione alle nuove esigenze
chiedersi se si sia in effetti incoraggiati a farlo. che comporta questo servizio. La sezione aperta solo
la sera tardi per accogliere i semiliberi che hanno l solo
un letto, non un luogo di riunione, non uno spazio per
fermarsi a parlare, non una mensa, non la possibilit di
e) La semilibert un intervento sanitario. L'agente assegnato a questo ser-
vizio non sa quali iniziative debba prendere. La sezione
Va tenuto presente che, accanto alla semilibert, sviluppa un regime di vita da dormitorio, avvilente e
coesiste, con caratteristiche del tutto simili, ma senza il non incoraggiante. In effetti il carcere utilizza la sezio-
valore giuridico di misura alternativa alla detenzione, ne, espungendo da s il problema. cosa che non lo
l'ammissione al lavoro all'esterno (provvedimento, se- riguarda pi e a cui s'interessa il minimo indispensabile.
condo una prassi formatasi, proprio della direzione del E alla fine la constatazione. Nelle sezioni di semi-
carcere, con l'approvazione del magistrato di sorve- libert manca qualsiasi iniziativa positiva, esattamente
glianza). come in carcere. Pure le strutture sono qui aperte, non
Il primo problema, sovente irrisolto, dove si esegue costringenti. Ma la gestione sempre quella e non
la semilibert. pronta ad altro genere d'interventi.
Si dovrebbe disporre di una sezione distinta dalle
altre, che pu anche essere collocata, secondo il rego-
lamento, in uno stabile di civile abitazione. Ecco: era d) Le altre attivit del magistrato di sor-
questo un punto su cui si doveva misurare la capacit di veglianza
organizzarsi delle strutture penitenziarie. Ora: pi le
ammissioni alla semilibert aumentano e pi le strut- Pensiamo all'attivit di controllo sugli istituti di cui
ture si rivelano inidonee a ricevere detenuti semiliberi. si gi accennato in precedenza.
Non sono pochi i carceri in cui la semilibert non pu Pu essere trascurata dal magistrato di sorveglianza.
essere attuata. L'ufficio di sorveglianza di Bologna si Eppure dovrebbe essere uno dei punti qualificanti della
trovato nella necessit di dovere creare un'anomala for- sua attivit. Ma che cosa controllare? Si deve solo fare
ma di semilibert a domicilio, unendo la concessione un inventario continuo di tutto quello che non viene
della semilibert alla concessione di permessi per i pe- fatto, di tutto ci che scritto nella legge, ma che nes-
riodi in cui la semilibert non operava. Si usata que- suno s'interessa minimamente di fare.
sta forma d'intervento in quanto nel carcere di Bologna, Sulla stampa si letto che, per i carceri speciali, si
che non dispone di una sezione separata totalmente dal- ritrovata una certa capacit operativa, una certa effi-
le altre, non poteva essere attuata la semilibert. Que- cienza. scandaloso, ma logico. E in effetti va detto che
sta prassi ha potuto andare avanti finch rimasta in non che in carcere non vi siano lavori sulle strutture.
piedi la disciplina dei permessi. Ora si spera che vada in Ci sono sempre, instancabili: solo ovviamente nella li-
porto l'istituzione di una sezione di semilibert in uno nea della sicurezza: e basta. In questi mesi e giorni au-
stabile di civile abitazione (di propriet di un'opera per mentano i cancelli e quindi i posti di servizio: sempre
ex detenuti): ma i posti disponibili sono pochi, insuf- pi gravi pertanto le insufficienze di personale.
ficienti rispetto al numero delle ammissioni. Ma l'operazione ha un risvolto psicologico che co-
C' anche qui, in ogni modo, un discorso da fare. Il mincia a fare ritornare in modo allarmante la violenza
lavoro all'esterno del carcere ha gi un suo valore di fisica in carcere nei confronti dei detenuti. Come si era
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accennato, la tendenza alla restaurazione del vecchio si- tecipare a un'istituzione di pena in cui l'acccttazione
stema riattiva tutto ci che vi era collegato e che con- non sia indotta con un sistema sostanzialmente violen-
sentiva di reprimere il dissenso. Non mi meraviglierei di to, ma nasca invece da un'adesione libera all'esecuzione
avere dai colleghi competenti la conferma che sono ri- della pena.
prese a ritmo sostenuto le osservazioni psichiatriche in Ecco riproporsi la contrapposizione fra il vecchio
manicomio giudiziario (l'altro meccanismo con cui si carcere e la riforma: da un lato pare impraticabile qual-
reprimeva il detenuto difficile, fingendolo malato di siasi prospettiva di superamento del primo, dall'altro si
mente). constata che, operando, si supera l'immobilit della si-
Che cosa si deve controllare se nessuno si occupa tuazione, si suscitano energie nelle quali forse non si
dell'applicazione della legge e se anzi in corso proprio credeva, si aprono prospettive attraverso le quali la ri-
un'operazione contraria alla riforma? Il magistrato po- forma pu davvero passare.
trebbe e dovrebbe sviluppare la contraddizione che la
legge ha introdotto nel carcere. Ma come pu fare pro-
cedere la dinamica della contraddizione se il "vecchio ffl. Riflessioni conclusive
carcere" appare cos saldamente immodificabile?

!.. UN PROGETTO DI TRASFORMAZIONE


e) Conclusioni DEL SISTEMA PENITENZIARIO PER L'AT-
TUAZIONE DELLA RIFORMA
Anche in questa parte abbiamo visto lo scoprirsi del-
la radicale mancanza di trasformazioni strutturali che
rendano possibile la riforma. Al fondo dell'esperienza a) La realt e i principi
dei permessi sta la constatazione che questa aveva bi-
sogno di un altro quadro di sostegno e d'intervento per Qual la realt dell'istituzione carceraria si gi
gli operatori; le stesse constatazioni si sono fatte nel- cercato di dire al n. 1 del paragrafo 2 della parte pri-
l'esaminare le misure alternative alla detenzione; e in- ma. Quali siano le prospettive che la situazione di sfa-
fine nel prendere in considerazione l'esercizio dell'atti- scio istituzionale del vecchio carcere apre si pure cer-
vit di controllo del magistrato, si tornati al punto che cato di dire in precedenza: o andare avanti come si
aveva concluso la parte prima: si battuto il capo con- andati avanti sino a oggi, agendo alla giornata, senza
tro il solito bastione, quello del vecchio carcere di sola nessuna strategia; o ripristinare il vecchio sistema in cri-
custodia. Questo carcere non si abbandona, ma si sta si di mera custodia; o creare un'istituzione penitenzia-
ripristinando (se ci si riuscir), cercando di eliminare lo ria alternativa, non pi d'isolamento e di segregazione,
sfascio a cui quella istituzione era giunta. ma di risocializzazione.
Ma nella parte ora esaminata emerso anche uno Si constatato che la prima prospettiva non pi
spunto. Quando si fatto qualcosa in carcere, come si percorribile.
fatto con i permessi, sono apparsi degli spazi entro i Si anche constatato che la seconda prospettiva,
quali poter operare qualcosa di diverso. L'esperienza dei quella del ripristino del vecchio carcere (della "restau-
permessi ha dimostrato in modo sperimentale che pos- razione") in corso. Si pure rilevato, per, che questa
sibile creare un'istituzione penitenziaria diversa, basata via, incivile ma seria, come si detto, richiede una di-
non sulla mera custodia, ma sulla adesione e la parte- sponibilit di forze umane e uno sforzo organizzativo
cipazione dei soggetti. Nel momento di gestione allar- che non si sa se potranno essere praticati. Inoltre, fra le
gata dei permessi, apparso chiaro che una parte con- varie vittime che questa politica lascer dietro di s ci
siderevolissima dei detenuti definitivi (tutti in sostanza sar incontestabilmente la riforma.
tranne una esigua minoranza) sono suscettibili di par- E allora consideriamo questa terza prospettiva, chie-
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dendoci per come costruirla, articolarla in modo con- vero) in costruzione o progetto: sono tutti di tipo cu-
creto. stodialistico, senza effettive possibilit d'intervento ar-
Gli indirizzi generali per la sostituzione al vecchio ticolato, ancora troppo grandi. Lo stesso carcere di Sol-
carcere, di mera custodia, operante contro i reclusi per licciano-Casellina in Firenze, ora in costruzione, pur
isolarli ed emarginarli, di un nuovo carcere che serva presentando elementi interessanti, non si sottrae a que-
alla risocializzazione, si ricavano esplicitamente o im- ste censure (n poteva essere diverso in relazione a co-
plicitamente dalla riforma (sviluppando anche la logica m'era stato commissionato). Inoltre si deve avere la pro-
che propria di questa, al di l delle esitazioni e delle spettiva di una radicale trasformazione delle strutture
ambiguit di alcune parti della nuova legislazione). Ci personali per effetto della quale mutino i ruoli del per-
pare di dovere mettere in evidenza ai nostri fini due sonale: questo vale per il personale direttivo (che non
princpi. In primo luogo la risposta penale dev'essere deve pi avere o non deve avere prevalentemente fun-
articolata e quella detentiva non dev'essere, com' at- zioni amministrative, ma deve avere preparazione e fun-
tualmente, salve le eccezioni delle misure alternative, zioni misurate sulle nuove finalit socializzanti dell'isti-
l'unica possibile. Da questo deriva che il numero dei tuzione), nonch per il restante personale (rester una
detenuti non dev'essere elevato e che nei confronti di limitata esigenza di custodia, specie con riferimento ad
essi si devono distinguere vari tipi di risposta detentiva alcuni istituti, ma le funzioni principali sono altre) e
a seconda dei problemi che pongono. Cos si possono soprattutto per quello di osservazione e trattamento. Si
distinguere tipi di istituti: istituti di semilibert, istituti deve infine realizzare non un rapporto d'isolamento
a custodia attenuata, istituti di custodia ordinaria, isti- dall'ambiente, come avviene nelle istituzioni custodia-
tuti di custodia intensiva. Se gli istituti di semilibert listiche, ma una stabile e significativa comunicazione
sono previsti dalla legge, pare chiaro che quando si ri- con lo stesso (art. 17 della legge di riforma, del tutto
petono situazioni analoghe a quelle che si creano con i inattuato oggi).
permessi, s'individuano fasce considerevoli della popo-
lazione carceraria che possono essere ospitate in am-
bienti a sicurezza attenuata, non ponendo in pratica b) Cenni di un progetto di trasformazione
quei gruppi di persone alcun problema di sicurezza.
Mentre non vi nulla da dire sugli istituti a custodia Fin qui siamo rimasti sul piano degli indirizzi, del-
ordinaria, si deve dire che quelli a custodia intensiva l'indicazione della strategia che dev'essere costruita, te-
sono gi esistenti: di essi si occupa diffusamente la re- nuta presente, determinare le concrete attuazioni. Ma se
lazione di Cappelli. In secondo luogo gli interventi pe- non si progettano i modi concreti di trasformazione del
nali devono essere territorializzati: questa dev'essere al- vecchio nel nuovo carcere, il primo sar sempre vincen-
meno la linea di tendenza: il soggetto non deve essere te. La indicazione delle concrete tappe di un progetto di
allontanato dal proprio ambiente, ma deve restare nel trasformazione rappresenta l'unico mezzo per non fare
luogo di residenza o in luogo prossimo in modo che si vincere la conservazione delle vecchie strutture, come
possa seguire per lui il formarsi di un rapporto normale sinora accaduto. Per attuare la strategia, il che non
con l'ambiente socio-familiare, rapporto che ne favori- pu essere che di tempo non breve, bisogna creare la
sca il reinserimento. strada dei tempi brevi, che deve portare alla conclusione
Per attuare tali princpi e sempre restando sul piano indicata.
degli indirizzi generali, occorrono strutture completa- Ora, a mio avviso, le tappe di questa trasformazione
mente diverse da quelle esistenti, modellate sul tipo me- potrebbero essere le seguenti. In primo luogo si devono
ramente custodialistico della nostra attuale istituzione creare istituti di custodia attenuata nei quali iniziare un
penitenziaria. tipo d'intervento penitenziario del genere di quello cui
E pertanto si deve avere la prospettiva di una radi- si dovr pervenire nella nuova istituzione penitenziaria.
cale trasformazione delle strutture edilizie esistenti. Esi- La base giuridica per questo tipo d'istituto fa riferimen-
ste anche il problema dei nuovi carceri (ben pochi, per to alle disposizioni relative alle sezioni di semilibert,

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alle quali potrebbero anche essere assegnati coloro che ne per la creazione d'istituti con il personale e il tipo
sono ammessi al lavoro all'esterno (di fatto ci avviene d'interventi indicati in precedenza.
di gi) e tutti quelli per cui emergesse una condizione di Si noti che la gestione dei carceri mandamentali
affidabilit quale quella che portarono in evidenza i per- dei comuni. Sarebbe pertanto agevole istituire strutture
messi (ove fosse stata continuata infatti la gestione dei nuove negli aspetti pi significativi. In queste strutture
permessi, questi istituti avrebbero potuto ospitare tutti dovrebbero essere assegnati i detenuti che hanno le pene
coloro che andavano regolarmente in permesso). Ma, in minori e per costoro dovrebbe farsi ampio ricorso al-
sostanza, trovata la struttura, sarebbe facile dilatare so- l'ammissione al lavoro all'esterno, sfruttando le possi-
prattutto la prassi dell'ammissione al lavoro all'esterno bilit occupazionali delle zone in cui i carceri manda-
e quindi incrementare il numero di coloro che possono mentali sono posti.
essere assegnati a tali sezioni. Il reperimento di strutture Quanto detto in precedenza dovrebbe ridurre l'affol-
edilizie per tali sezioni non dovrebbe essere difficile: il lamento degli istituti ordinari per i quali dovrebbe es-
regolamento ne prevede anche la collocazione in stabili sere pertanto disponibile maggiore personale per minori
di civile abitazione. Le esigenze strutturali, d'altronde, esigenze. Occorrerebbe cominciare a riorganizzare la di-
per i minimi problemi di custodia non sarebbero par- stribuzione degli istituti sul territorio con piani regio-
ticolari. Quanto al personale potrebbe essere avviata qui nali, in modo che gli istituti fossero distribuiti secondo
la creazione di ruoli nuovi in funzione dei nuovi com- le esigenze e non queste a essere condizionate dalla di-
piti e soprattutto potrebbe esserci qui la partecipazione stribuzione realizzata secondo i criteri della mera cu-
degli enti locali alla gestione. stodia.
significativo che l'unica innovazione istituzionale Negli istituti a custodia ordinaria del tipo "casa cir-
compiuta dalla struttura penitenziaria quella della condariale" bisognerebbe rendere operante quanto me-
creazione dei carceri di custodia intensiva. Sarebbe sta- no la distinzione fra giudicabili e condannati definitivi:
to quanto meno un gesto di buon gusto quello di aprire questi dovrebbero essere in numero limitato; negli isti-
a coloro che non ponevano problemi di sicurezza, nel tuti a custodia ordinaria del tipo "casa di reclusione"
momento in cui si chiudeva ancora di pi per coloro che non dovrebbero essere assegnati detenuti che non siano
questi problemi ponevano in modo speciale. Ma il si- condannati definitivi, quale che sia la condanna ripor-
stema ha evidenziato una volta di pi di essere ancora tata.
capace di fare, e alla svelta, qualcosa di nuovo solo se Anche negli istituti a custodia ordinaria si dovrebbe
congeniale a se stesso (e quindi contrario alla riforma). avviare a svolgere un piano di riqualificazione del per-
N si dica che la creazione di queste sezioni a custodia sonale, sia quello amministrativo che quello di custodia,
attenuata era complessa. Lo era molto meno di quella per il quale la smilitarizzazione potrebbe preludere a
dei carceri speciali. E si ricordi che fra le passate di- una diversa impostazione del ruolo. Per questi istituti il
sposizioni penitenziarie ce n'erano molte che stabiliva- regime interno dovr essere indubbiamente riordinato
no eccezioni alle regole ordinarie: si tenga presente la rispetto all'attuale situazione di dissesto, ma ci dovr
disposizione che consentiva che nei carceri giudiziari avvenire non con il ristabilimento del regime custodia-
fossero assegnati detenuti con pene non superiori a cin- listico, come ci si avvia a fare, ma come premessa a
que anni e non a due anni, com'era previsto nel vecchio effettivi interventi della legge di riforma.
regolamento; vi erano anche disposizioni che consenti- Va anche tenuto presente e risolto il problema dei
vano che nei carceri mandamentali si espiassero pene centri di osservazione o delle sezioni di osservazione.
non superiori a un anno, mentre le disposizioni rego- Anche qui si dovr tenere presente l'esigenza di terri-
lamentari stabilivano che vi potevano essere espiate le torializzazione, realizzando l'osservazione nel modo pi
pene non superiori a sei mesi. E cos via dicendo. Per decentrato possibile. Comunque, con base regionale, po-
quanto attiene alla riapertura dei carceri mandamentali trebbero essere istituiti centri di osservazione per l'esa-
non dovrebbe essere come invece , un'operazione di me dei casi pi complessi e dei detenuti che hanno pene
reperimento di nuovi posti di detenzione, ma l'occasio- pi elevate. Mentre di norma la osservazione potrebbe
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essere disimpegnata dalla normale quipe di osservazio- ne. La prima potrebbe essere collocata nella casa di
ne e trattamento che dovrebbe esistere presso il carcere lavoro di Castelfranco, che potrebbe anche cessare dal-
e che bisogner pure che ci si decida a nominare. le sue funzioni attuali (Castelfranco Emilia in provin-
cia di Modena, ma a met strada tra Modena e Bolo-
gna). Nella zona orientale della regione potrebbe essere
e) Esemplificazione di un possibile piano utilizzata una struttura non considerata finora: la pri-
regionale gione-scuola per minorenni di Forl o comunque una
Ci si pu provare ad accennare un possibile piano nuova struttura da reperire.
regionale, con riferimento alla regione Emilia-Roma- Potrebbe restare la casa di lavoro di Saliceto San
gna, ove opero. Giuliano.
Il sistema esistente vistosamente scompensato. Presso ciascuna casa circondariale dovrebbe essere
Nella regione esiste uno dei cinque manicomi giudi- istituita, distinta dalle strutture penitenziarie, la sezione
ziari ancora aperti in Italia (Reggio Emilia). Esistono di semilibert con le funzioni allargate che si sono dette.
anche due istituti per l'esecuzione delle misure di sicu- Dovrebbero essere poi ripristinati tutti i carceri
rezza della casa di lavoro e colonia agricola (Castelfran- mandamentali, soprattutto quelli dei centri maggiori
co Emilia e Saliceto San Giuliano - Modena) sui cinque (Imola, Budrio, Cesena, Cento, Comacchio, ecc.).
esistenti in Italia. C' una sola casa di reclusione, che in Le case circondariali resterebbero quindi con funzio-
pratica ospita soprattutto minorati fisici e un cosiddetto ni quasi esclusivamente giudiziarie, con la presenza di
centro clinico. Ci sono poi 9 case circondariali. I man- un modesto numero di condannati definitivi, che dor
damentali rimasti aperti in tutta la regione sono 3. Tutti vrebbero restare separati dai giudicabili (e che sono co-
gli altri sono chiusi. loro che non sono stati ancora ammessi o che non pos-
Le case circondariali hanno strutture tutt'altro che sono essere ammessi alle sezioni di semilibert allarga-
felici. te).
L'unica moderna la casa circondariale di Rimini, Gli altri condannati definitivi dovrebbero essere di-
ma non che sia priva d'inconvenienti. Anche la casa di stribuiti fra le case mandamentali (condannati a pene
reclusione, le case di lavoro e il manicomio giudiziario minime), le sezioni di semilibert allargate (pene medie)
sono istituti tutt'altro che adeguati. e le case di reclusione (pene superiori alla media o pene
Ora, nella regione dovrebbe essere disponibile intan- lunghe).
to un centro di osservazione per un numero non elevato Nelle case di reclusione non dovrebbero esserci giu-
di persone. Potrebbero essere utilizzati: o parte del ma- dicabili. Dovrebbe realizzarsi la divisione fra coloro
nicomio giudiziario, ma solo se questo abbandonasse che, anche presso la casa di reclusione, sono ammessi
qualsiasi funzione psichiatrica o dichiarata tale (l'isti- alla semilibert o al lavoro all'esterno e gli altri de-
tuto "manicomio giudiziario" dovrebbe quindi cessare tenuti.
e solo in tal caso si potrebbe pensare a un istituto del Non si parlato di una sezione di custodia intensiva.
tutto nuovo con i compiti di osservazione previsti dalla Anche questa dovrebbe avere collocazione regionale e
legge, limitati ai casi di maggiore complessit e con potrebbe trovare posto nella struttura molto ampia del-
pene pi lunghe); o parte della casa di lavoro di Ca- l'eventuale casa di reclusione che s'istituisca presso la
stelfranco Emilia. Dovrebbero esistere pi case di re- casa di lavoro di Castelfranco Emilia.
clusione e non quella sola di Parma. Mentre questa po- Un progetto del genere di quello esposto tende solo a
trebbe restare, oltre che per le altre funzioni superre- mettere in luce la possibilit delle stesse strutture esi-
gionali (da liquidare successivamente), anche per le esi- stenti. Altri progetti potrebbero essere formulati di pari
genze della zona di Piacenza, Parma e Reggio, occor- o maggiore validit.
rerebbe un'altra casa di reclusione nella zona di Bolo- Un tale progetto presuppone uno sforzo organizza-
gna-Modena e un'altra nella zona orientale della regio- tivo e un modesto sforzo finanziario, indubbiamente
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minore di quello che richiederebbe un solo nuovo car- gi detto in precedenza: il soggetto viene oggettualiz-
cere. I tempi di attuazione sarebbero assai modesti. zato. Egli far propri pi che mai in carcere i valori
Quanto alla necessit di personale si tenga conto che della sottocultura che lo caratterizza, si radicher
diminuirebbe la presenza di detenuti nei luoghi di cu- sempre di pi nell'altra societ emarginata che il car-
stodia ordinaria. Negli istituti mandamentali, vi sarebbe cere crea, tornato in libert trover fisiologico il com-
personale non penitenziario. Nelle sezioni di semilibert mettere altri reati, tornando ovviamente in carcere.
l'impiego di personale sarebbe minimo. S'istituirebbero Ogni tanto, casualmente, dagli ingranaggi di questo
due nuove case di reclusione, ma cesserebbero di esiste- meccanismo (per la stanchezza di condurre una vita
re due istituti: la casa di lavoro di Castelfranco e il ma- scomoda e che richiede in qualche modo un certo im-
nicomio giudiziario di Reggio Emilia. pegno) esce fuori qualcuno che rientra nei ranghi del-
In un sistema cos riorganizzato, la politica peniten- l'ambiente sociale generale. Ma ci solo occasionale. Il
ziaria che si indicata al n. 2 sarebbe possibile e pre- sistema funziona come si detto.
parerebbe il passaggio all'istituzione penitenziaria alter- stato ripetutamente fatto il parallelo fra carcere e
nativa e riformata. istituzione psichiatrica. Anche nel primo, come nella se-
Certo, problemi di questo genere chiamano in causa conda, il fatto dell'isolamento parte integrante della
l'esigenza che ci siano sedi, che potrebbero essere regio- situazione di devianza di una persona che, nel caso del
nali, nelle quali l'amministrazione penitenziaria, quella carcere, considerata delinquente perch detenuta e
locale e la magistratura di sorveglianza indichino la so- che, comunque, attraverso la detenzione s'inserisce, co-
luzione da adottare in un certo territorio e ne seguano me si detto ora, in quell'altra societ emarginata, il
l'attuazione. Questo evidenzierebbe l'esigenza, sempre cui rapporto nei confronti dell'ambiente sociale pu es-
sentita, che venissero effettivamente riorganizzati su sere caratterizzato dalla commissione d'illeciti. Come
base regionale gli ispettorati distrettuali degli istituti di una parte di quella che stata considerata malattia di
prevenzione e pena e che gli uffici venissero realmente mente frutto preciso dell'istituzionalizzazione, cio
coperti. Occorrono anche per l'amministrazione peni- dell'intervento che avrebbe dovuto curare il soggetto;
tenziaria sedi di decisione decentrata: e l'ispettorato di- cos buona parte di quella che considerata devianza
strettuale potrebbe essere la sede pi opportuna con del cosiddetto delinquente determinata proprio dalla
maggiori poteri di quelli attuali. sua istituzionalizzazione penitenziaria.
Ma necessario che l'ispettorato non agisca da solo, Questo non significa negare il carcere. Sarebbe af-
ma affiancato da una commissione che raccolga tutte le fermazione velleitaria. Significa per arrivare a prende-
forze che hanno competenze nel settore. Potranno essere re coscienza di un'ulteriore contraddizione (ne abbiamo
cos elaborati piani regionali d'intervento, di cui la stes- trovate tante sul nostro cammino, ma questa forse una
sa commissione dovr seguire l'attuazione. contraddizione di fondo): un carcere che sia volto alla
Questi particolari non sono secondari in quanto la risocializzazione, un carcere alternativo, diverso dal
struttura penitenziaria ordinaria non appare in grado vecchio carcere, un carcere che in qualche modo
(per carenze di personale e per condizionamenti gene- volto alla negazione di s. Ci si manifesta chiaramente
rali) di operare da sola la trasformazione che si in- sotto due profili.
dicata. Il primo la dinamica di libert che necessariamente
s'introduce nell'istituzione. Le misure alternative, gli
stessi permessi e tutti gli altri interventi che, con un
2. I PROBLEMI CHE APRE UN CARCERE regime generalmente di prova, sostituiscono, in modo
DIVERSO parziale o totale, la libert alla detenzione, sono il pre-
supposto e la conseguenza inevitabile di un tipo di car-
II "vecchio carcere" realizza un meccanismo d'isola- cere del genere.
mento e di segregazione per il quale indifferente sof- Il secondo profilo questo: rotti i meccanismi della
fermarsi a conoscere i soggetti che isola e segrega. Lo si segregazione e della stigmatizzazione, che sono propri
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di un carcere chiuso e isolante, emergono i problemi role che hanno una risonanza non molto diversa dalle
reali del soggetto, che sono quelli che si manifestano e prime due citate?
producono i loro effetti (di tensione con l'ambiente, di Cerco, quale magistrato di sorveglianza quale or-
non adattamento, di difficolt d'inserimento sociale in gano, cio, creato dalla riforma, per l'attuazione della
generale). Sono i problemi che il carcere di segregazione riforma una risposta a questo interrogativo.
soffocava, realizzando l'estraniazione del soggetto dal- Certo, si visto che gli organi politici responsabili
l'ambiente sociale. Ma ecco che questi problemi si ri- del carcere e la struttura penitenziaria non hanno alcun
velano per quello che sono: il centro reale del discorso desiderio di rinunciare al "vecchio carcere", il che equi-
da condurre con il soggetto, al quale occorrono condi- vale a dire che non vogliono la riforma. E allora po-
zioni di vita diverse, attraverso le quali le vecchie ten- niamoci un altro interrogativo: se sia sufficiente per i
sioni siano superate e risolte. Il carcere diviene allora il magistrati di sorveglianza avere la legge dalla loro.
luogo della presa di coscienza di questa situazione, di
preparazione alla modificazione delle condizioni ester-
ne, di realizzazione di queste modificazioni. L'unica pe-
dagogia, per cos dire, che il carcere pu realizzare,
quella di costruire insieme con il soggetto un luogo so-
ciale diverso per lui: diverso non nel senso che sia al-
trove, ma nel senso che sia caratterizzato da condizioni
nuove che permettano al soggetto di accettare l'ambien-
te e a questo di accettare il primo. Come si accennato
altrove, questa pedagogia da costruirsi insieme fra
operatori e interessati. I primi non hanno da insegnare
nulla ai secondi, ma da costruire insieme con loro
un'alternativa di esistenza, attraverso la quale, senza ri-
nunciare alla propria personalit, gli interessati realiz-
zano condizioni normali di convivenza sociale.
Certo non un discorso semplice ed anche un di-
scorso che non so quanto possa fare ricorso a una cul-
tura, a una scienza. Sovente si ha a che fare con una
cultura costruita sui meccanismi dell'esclusione del sog-
getto, in cui tutte le difficolt d'inserimento che il sog-
getto incontra sono riportate a lui. Questa scienza serve
solo a dare per scontato ci che non viene tentato mai:
incidere sulla situazione reale in cui il soggetto deve vi-
vere. Le tecniche che sono state elaborate al riguardo
sono sempre relative e in tal modo vanno conosciute e
usate. Il quadro in cui servono quello di operare in-
sieme all'interessato la ricostruzione o la prima costru-
zione, per qualcuno, di un luogo sociale dove egli possa
vivere.
A queste riflessioni finali porta la logica della legge
di riforma. patetico parlarne mentre si sente parlare
di Favignana e dell'Asinara e mentre San Vittore, Le
Nuove, Le Murate, San Giovanni al Monte, Marassi,
Poggioreale, l'Ucciardone e cos via dicendo sono pa-
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