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C a p i to l o 4
C i r c u i t i r a d d r i z za t o r i e a l i m e nt a t o r i
Introduzione................................................................................................................... 2
C IRCUITI RADDRIZZATORI ................................................................................................... 2
Raddrizzatore a singola semionda ................................................................................... 2
Impiego di un raddrizzatore su una tensione sinusoidale ................................................... 4
C IRCUITI ALIMENTATORI .................................................................................................... 6
Analisi delle prestazioni di un circuito raddrizzatore a singola semionda ........................... 6
Inserimento di una capacit nel circuito raddrizzatore ...................................................... 9
Influenza di C sulla tensione sul carico ....................................................................... 11
Sollecitazioni sul diodo ............................................................................................. 12
Relazione tra tensione e corrente in uscita ..................................................................... 15
Circuito stabilizzatore .................................................................................................. 19
Indici di prestazione del circuito stabilizzatore............................................................... 22
Raddrizzatore a doppia semionda .................................................................................. 23
Ponte di Graetz ......................................................................................................... 26
Struttura completa di un alimentatore ............................................................................ 28
Esempio numerico ........................................................................................................ 28
Appunti di Elettronica Capitolo 4
Introduzione
Abbiamo in precedenza descritto i cosiddetti circuiti limitatori di tensione: si
tratta di circuiti che, sfruttando la conduttanza molto elevata dei diodi in
conduzione, riescono a mantenere praticamente costante la tensione in uscita
nonostante ci siano variazioni anche consistenti (sia pure entro certi limiti) della
tensione in ingresso. Questi circuiti sfruttano anche il fatto per cui, quando un
diodo spento, ossia quando la tensione applicata ai suoi capi inferiore alla
tensione di accensione V , la corrente che il diodo lascia passare molto bassa,
praticamente nulla. Questa caratteristica viene anche utilizzata in altri circuiti, che
prendono il nome di circuiti raddrizzatori: in essi, il diodo ha leffetto di
lasciare invariata la forma donda della tensione in ingresso quando
essa positiva e, invece, di abbatterla (oppure, in casi
particolari, di ribaltarla) quando essa negativa.
Vogliamo allora studiare il funzionamento e le prestazioni dei circuiti
raddrizzatori impieganti diodi. In particolare, vedremo pi avanti come questi
circuiti vengano impiegati nei cosiddetti circuiti alimentatori.
C dd
uiittii rraad
Ciirrccu orrii
drriizzzzaatto
Ii
+ +
Vi RL VO
- -
ID
V VD=VO
V rD
Ii
+ +
Vi RL VO
- -
V0(t)
R
R + rD
1
Vi(t)
V
Simulazioni al calcolatore
Usando un diodo con tensione di accensione V =0.511(V), le simulazioni
mostrano una caratteristica di trasferimento fatta nel modo seguente:
2 t
Leffetto ottenuto dal circuito, come vedremo tra un attimo nei dettagli, quello
di azzerare le porzioni di forma donda corrispondenti a tensioni inferiori alla V del diodo,
in modo da ottenere una tensione di uscita fatta nel modo seguente:
v O (t )
2 t
Simulazioni al calcolatore
Usando un diodo con tensione di accensione V =0.511(V) (ed una
tensione di rottura teoricamente infinita), prendendo come
alimentazione una forma donda del tipo E M sin (2ft ) (dove lampiezza
E M =12V, mentre la frequenza f=50Hz, il che corrisponde ad un
periodo di 20ms, cio a una oscillazione ogni 20ms), le simulazioni
mostrano una tensione di uscita V OUT praticamente identica a quella
di ingresso V IN , tranne per tre cose:
C
Ciirrccu
uiittii aalliim
meen
nttaatto
orrii
Ii
+ + +
Vi VR RL VO
- - -
Supponiamo che la tensione in ingresso sia una forma donda sinusoidale del
tipo v i ( t ) = VM sin(t ) , dove ovviamente =2f la pulsazione angolare dellonda e f
la frequenza (che porremo nei calcoli uguale a 50Hz).
Abbiamo detto che la forma donda della tensione ai capi del carico R L fatta nel
modo seguente:
v O (t )
2 t
1
Ad esempio, la tensione di alimentazione fornita alle abitazioni, la quale ha una frequenza di 50Hz, una ampiezza di
314V e un valore efficace di 220V
donda della corrente che fluisce nel carico (e anche nel diodo) uguale a quella,
salvo ovviamente la presenza di un coefficiente di proporzionalit pari ad R L .
Possiamo calcolare la corrente media che fluisce nel carico in un periodo
(ossia in un intervallo di valori di t che, in questo caso, ha ampiezza 2): per
definizione, abbiamo che
2
1
I DC =
2 i (t)dt
0
L
1 1 IM
( ) ( )
2 0 2 0
I DC = i t d t = I sin t d t =
L M
RI M VM
VDC = I DC R = =
In definitiva, quindi, per fornire una certa quantit di energia al carico, abbiamo
necessit di aumentare il valore di V M:
VM I M
PDC = VDC I DC =
Osservazione
Il fatto che la tensione V M costituisca la massima tensione inversa
applicata ai capi del diodo abbastanza intuitivo, ma si pu ricavare
anche in modo rigoroso.
Intuitivamente, logico che, se la tensione in ingresso sinusoidale
mentre quella in uscita identica ad essa tranne che per il fatto di
non presentare la parte negativa, ovvio che questa parte negativa
di tensione dovr essere necessariamente localizzata ai capi del diodo.
Da un punto di vista pi matematico, applicando la legge di Kirchoff
delle tensioni abbiamo che v D ( t ) = v i ( t ) v L ( t ) .
Considerando che le due forme donda v i (t) e v L (t) sono
approssimativamente identiche, salvo il fatto che la v L (t) non presenta
la parte negativa di v i (t), chiaro che la tensione ai capi del diodo ha
un andamento temporale del tipo seguente:
v D (t )
2
L
0
1 IM
( )
2 0
I rms = i 2
L t d t =
2
Abbiamo dunque trovato che, mentre la I DC (corrente media nel carico) circa un
terzo di I M, il valore efficace della corrente nel diodo circa la met di I M , ossia un
valore maggiore di I DC .
Il fatto che I rms sia maggiore di I DC positivo per lefficienza del circuito, ma, in
effetti, non ci porta un grande guadagno in termini di prestazioni. Dobbiamo allora
Ii
+ +
RL VO
Vi C
- -
VM
V
2
intervalli di conduzione
vO(t) del diodo
VM
V
t
periodo T
intervallo di scarica
del condensatore
IIn
nffllu
ueen
nzzaa d
dii C
C ssu
ullllaa tteen
nssiioon
nee ssu
ull ccaarriiccoo
E evidente, dunque, che, grazie alla presenza del condensatore, riusciamo a
mantenere la tensione ai capi del carico nellintorno del valore V M . La massima
differenza raggiunta dalla tensione sul carico, rispetto al valore V M , stata indicata
nella figura con V e prende il nome di ripple di tensione.
Se vogliamo rendere la tensione ai capi del carico il pi possibile
costante, dobbiamo minimizzare il valore di V. Ci poniamo quindi il
problema di come effettuare questa minimizzazione.
Il discorso qualitativo fatto prima d gi una risposta a questa domanda: infatti,
evidente che una riduzione di V si ottiene riducendo il tempo che il
condensatore ha a disposizione per scaricarsi.
Allora, dato che non possiamo agire sulla forma donda della tensione, la cui
frequenza costante, dobbiamo necessariamente agire sulla costante di tempo
=R L C della scarica del condensatore: in particolare, dobbiamo aumentare il valore
di questa costante di tempo, in modo tale che la scarica richieda pi tempo. Per
aumentare , non possiamo ovviamente aumentare R L , che dipende dal carico, per
cui lunica possibilit aumentare il valore di C.
Vediamo allora di fare qualche passaggio analitico per confermare questa
conclusione.
In primo luogo, dovendo determinare C in modo da minimizzare V, ci serve una
espressione di V in funzione appunto di C. Questa espressione data dalla nota
legge di scarica del condensatore:
t
VO ( t ) = VM e R LC
T VM T
V = VM 1 1 + =
R L C R L C
Simulazioni al calcolatore
Possiamo anche sostituire qualche valore numerico al fine di valutare lordine di
grandezza di C.
Intanto, per la tensione di alimentazione, scegliamo una frequenza di 50Hz: il
valore della frequenza ci fornisce il valore del periodo, che
1
T= (sec) = 20(m sec)
50
T
0.001
R LC
S ull d
nii ssu
Soolllleecciittaazziioon doo
diiood
In base a quanto detto poco fa, sembrerebbe che laumento del valore di C abbia,
come unico effetto sul circuito, quello di ridurre il valore di V e quindi di
migliorare le prestazioni del circuito come alimentatore: di conseguenza,
sembrerebbe possibile aumentare C a proprio piacimento in modo da arrivare al
valore di V desiderato.
In realt, la presenza di C incide notevolmente sulle sollecitazioni
di corrente e di tensione cui sottoposto il diodo. Vediamo in che
modo avviene questo.
Il primo aspetto di cui ci occupiamo il calcolo della corrente massima che
fluisce nel diodo: questo calcolo necessario in quanto, in fase di dimensionamento
del circuito, dovremo sempre fare in modo che questa corrente massima non superi
il valore limite tollerabile dal diodo stesso.
Per effettuare questo calcolo, opportuno individuare landamento temporale
della corrente che fluisce nel diodo. A tal proposito, abbiamo detto prima che il
diodo in conduzione solo in un intervallo di tempo t molto piccolo durante ogni
periodo: si tratta dellintervallo di tempo durante il quale la tensione ai capi del
diodo si trova al di sopra di V . Possiamo allora cominciare a rappresentare
landamento della corrente nel diodo nel modo seguente:
intervalli di conduzione
iD(t) del diodo
t t t
periodo T
intervallo di scarica
del condensatore
iD(t)
iDm
t t t
Come detto, questi impulsi sono fatti in modo tale che larea da essi sottesi
corrisponda esattamente alla carica persa durante lultima scarica del
condensatore. Possiamo allora applicare proprio il principio di conservazione
della carica per ricavare il valore di i Dm , ossia appunto la massima corrente che
fluisce nel diodo.
Larea sottesa da ciascun impulso pu essere approssimata, essendo t
abbastanza piccolo, con larea di un rettangolo di base t e altezza i Dm ; la carica
persa durante il processo di scarica del condensatore, che dura un tempo T
(sempre ritenendo t piccolo), pu essere invece approssimata con I L T, dove I L
rappresenta la corrente nel carico.
Il bilancio di carica impone dunque che sia i Dm t = I L T per cui
I L T I L 2
i Dm = =
t t
vO(t)
VM
V
t
periodo T
V = VM VM cos(t )
Facendo lipotesi (del tutto ragionevole) che sia t<<1, possiamo sviluppare il
coseno in serie di Taylor, arrestandoci ancora una volta al 2 termine:
1 2
V = VM (1 cos(t )) = VM 1 1 (t ) = VM (t )
1 2
2 2
2 V
Da qui ricaviamo che t = e sostituendo, quindi, nellespressione della i Dm ,
VM
otteniamo
VM
i Dm = I L 2
2 V
Questa formula mette in evidenza come la corrente massima che fluisce nel diodo
di gran lunga superiore alla corrente I L che fluisce nel carico. Dato che, quando
non cera il condensatore, la corrente nel carico era la stessa che fluiva nel diodo,
deduciamo che linserimento del condensatore comporta un aumento della
corrente massima nel diodo.
Tale corrente evidentemente tanto maggiore quanto minore il rapporto V/V M ,
ossia quindi quanto maggiore il valore della capacit C. Di conseguenza, una
volta fissato il valore che vogliamo ottenere per la quantit V/V M , ossia una volta
fissato il valore di C, dobbiamo andare a scegliere il diodo in modo tale che la corrente
massima prima calcolata non sia tale da bruciarlo.
Simulazioni al calcolatore
Le simulazioni al calcolatore, effettuate prendendo C=0.03F, V M =12V,
R L =1k, f=50Hz, rivelano quanto segue:
la corrente nel carico allincirca costante, cos come la tensione,
sul valore di 11.63mA;
la corrente nel diodo (ovviamente) nulla quando il diodo non
conduce, mentre, quando esso va in conduzione, ha degli impulsi il
cui valore arriva a circa 700mA.
Simulazioni al calcolatore
Le simulazioni al calcolatore, effettuate prendendo C=0.03F, V M =12V,
R L =1k, f=50Hz, rivelano che la tensione ai capi del diodo oscilla tra
0.295V e -23V.
Ii IL
+ +
Vi C VL
- -
RS IL
+
+
Vi(t) C VL
-
-
ID
V VD
cio con resistenza infinita quando spento e con resistenza nulla quando
acceso.
Siamo interessati alla relazione tra la corrente I L e la tensione V L alla porta del
circuito: in particolare, vogliamo far vedere che si tratta di una relazione non
lineare.
Per arrivare a questo risultato, lecito fare la seguente approssimazione:
abbiamo prima visto che la forma donda della tensione di uscita V L (cio la
tensione con la quale noi andiamo ad alimentare leventuale carico) del tipo
vO(t)
VM
V
t
t
T
Essa caratterizzata, tra le altre cose, dal fatto che la tensione v L (t) segue la
tensione in ingresso fino a quando essa raggiunge il picco V M e poi, durante
lintervallo di scarica del condensatore (che corrisponde al periodo di tempo in cui il
diodo non conduce), scende dal valore V M al valore V M -V.
Allora, lapprossimazione che facciamo che la forma donda della tensione non
abbia esattamente questo andamento, ma qualcosa del tipo riportato nella figura
seguente:
vL(t)
VM
V
t
T
t
vL(t)
VM
V
-t1 +t1 t
T
Fatto tutto questo, passiamo a trovare la relazione analitica che lega la tensione
V L alla corrente I L .
Il fatto che non ci sia dipendenza lineare tra queste due grandezze pu intanto
essere spiegato per via intuitiva: supponiamo infatti che, a partire da un certo
istante, ci sia per esempio una riduzione di R L , il che comporta che il carico
assorba un valore di corrente I L maggiore di quello che assorbiva prima; se la
corrente I L aumenta, la tensione continua V L scende al di sotto del valore V M , il che
comporta un aumento dellangolo di conduzione del diodo, ossia un aumento
dellintervallo di tempo durante il quale il diodo conduce. In particolare, langolo di
conduzione deve aumentare tanto quanto necessario per rimpiazzare la carica nel
condensatore C persa durante il tempo in cui il diodo spento (tempo
approssimativamente pari a T).
Vediamo di arrivare a questo stesso risultato per via analitica.
Supponiamo intanto che la tensione in ingresso sia v S ( t ) = VM cos(t ) . Quando il
diodo conduce, cio durante un generico intervallo t=2t 1 , ricordando che stiamo
ritenendo il diodo ideale (nel senso che assumiamo nulla la caduta di tensione ai
suoi capi quando in conduzione), la corrente che fluisce attraverso di esso vale
v S ( t ) v L ( t ) VM cos(t ) VL
i D (t ) = =
RS RS
V
VL = VM cos(t 1 )
1
t 1 = arccos L
VM
+ t1
2
i
t1
D (t )dt = I L T = I L
Risolvendo lintegrale (si tenga presente che il Coseno una funzione pari),
questa equazione diventa
2
sin (t 1 ) L 1 = I L
2VM 2V t
R S RS
Qualche problema viene a questo punto dalla presenza del termine sin(t 1 ):
tuttavia, nellipotesi assolutamente ragionevole che sia t 1 <<1, possiamo
confondere quel seno con il suo argomento, per cui quella relazione diventa
2VM t 1 2VL t 1 2
= IL
RS RS
2VM VL 2
1 t 1 = I L
R S VM
1 2
VL = VM 1 (t 1 )
2
VL R S I L 3
= 1
VM 2VM
Come previsto, questa relazione evidenzia una dipendenza non lineare della V L
dalla I L ; se la riportiamo su un piano cartesiano, otteniamo quanto segue:
VL/VM
1
IL
Circuito stabilizzatore
Abbiamo prima visto che linserimento della capacit C nel circuito raddrizzatore
ha il pregio di mantenere la tensione di uscita approssimativamente costante
nellintervallo [V
M ]
V , VM , ma ha anche il difetto di aumentare le sollecitazioni
sul diodo, in quanto aumenta sia la corrente massima che fluisce in esso sia la
tensione inversa massima che risulta applicata ai suoi capi. Abbiamo inoltre
trovato che, aumentando C, si riduce il valore di V e si ottiene perci una tensione
di uscita pi prossima al valore costante V M . Il fatto che, per, non si possa
aumentare eccessivamente il valore di C, proprio per non sollecitare
eccessivamente il diodo, suggerisce di procedere in un altro modo: si
lascia un valore di C tale che le sollecitazioni sul diodo non siano particolarmente
elevate e tale che, allo stesso tempo, il valore di V sia accettabile; in secondo
luogo, si pone, in cascata al circuito raddrizzatore, un nuovo circuito, che prende il
nome di stabilizzatore, il quale si occupa di ridurre ancora di pi il valore di V,
ossia di stabilizzare ancora meglio la tensione di uscita.
Un circuito stabilizzatore fatto nel modo seguente:
IIN R IOUT
+ + VR - IZ + +
VIN VZ VOUT
- - -
-IZ
-VZ
VZ0
-IZ
VIN /R
IzMIN
VIN
-VZ=VOUT
VZ0
il punto di lavoro deve trovarsi sempre al di sopra del valore di corrente che,
nellultimo grafico riportato, abbiamo indicato con I ZMIN : si tratta chiaramente
del valore di corrente al di sotto del quale entriamo nel ginocchio della curva;
in secondo luogo, il punto di lavoro deve trovarsi sempre al di sotto del valore
massimo di corrente tollerabile dal diodo (valore massimo che indichiamo con
I zMAX ).
La corrente che scorre nel resistore pari alla somma della corrente che fluisce
nel diodo e della corrente assorbita dal carico, per cui quella relazione equivale
anche a
v IN (t ) = R( i Z (t ) + i OUT (t )) + v Z (t )
v IN (t ) = R( i Z (t ) + i OUT (t )) + Vz 0 rZ i Z (t )
v IN ( t ) (VZ0 rZi Z ( t ) )
R=
i Z (t ) + i OUT (t )
IIN R IOUT
+ + VR - IZ +
VZ0
VIN VOUT
rZ
- -
rZ R r R
VOUT = VIN + VZ0 Z I OUT
rZ + R rZ + R rZ + R
rZ
il termine prende il nome di regolazione di linea in quanto, come
rZ + R
detto, quantifica linfluenza dellalimentazione sulla tensione ai capi del carico;
rZ R
il termine prende invece il nome di regolazione di carico in quanto
rZ + R
quantifica linfluenza del carico.
v O (t )
2 t
vO(t)
VM
V
t
t
T
tras formatore RL
v O (t )
VOUT(t)
R
R + rD
1
V V VIN(t)
2
Si tratta, in particolare, di un trasformatore a presa centrale.
P
Poon
nttee d
dii G
Grraaeettzz
Il circuito raddrizzatore a doppia semionda appena esaminato presenta
fondamentalmente due inconvenienti:
D3 D1
D4 D2
-
La funzione che prima era svolta da due diodi, adesso svolta da un ponte di 4
diodi:
Questo meccanismo fa si che la tensione di uscita dal ponte sia fatta ancora una
volta nel modo seguente:
VOUT(t)
2V 2V VIN(t)
rette di 45; in realt, invece, le cadute di tensione sui diodi comportano che
lampiezza della v OUT sia inferiore a quella della tensione di ingresso:
simulazioni al calcolatore mostrano, ad esempio, che, se la tensione di
alimentazione ha una ampiezza V M =12V e se i 4 diodi hanno una tensione di
accensione V =0.75V, lampiezza della tensione di uscita di circa 9V, ossia 3V
in meno rispetto allingresso;
sempre a causa delle cadute di tensione sui diodi, la massima tensione inversa
che risulta applicata ai capi di ciascun diodo non pari proprio a V M , ma
qualcosa in meno: le simulazioni al calcolatore mostrano, ad esempio, che,
quando V M =12V, la massima tensione inversa applicata ai capi dei diodi di
circa 10.3V.
Esempio numerico
Per chiarire meglio i concetti esposti fino ad ora sui circuiti alimentatori e per
evidenziare anche quali sono i problemi legati al dimensionamento di tali circuiti,
vediamo un esempio numerico.
Supponiamo di dover dimensionare il circuito in modo che la tensione ai capi del
carico sia V OUT =8V e in modo che la corrente assorbita dal carico, in corrispondenza
di questa tensione, sia I OUT =40mA. Lunica informazione a nostra disposizione, oltre
queste specifiche riguardo il carico, la forma donda e( t ) = Esin(t ) della tensione
di alimentazione, ossia della tensione che alimenta il ramo primario del
trasformatore.
Dato che abbiamo a disposizione le specifiche sul carico, il
dimensionamento va necessariamente fatto procedendo da destra verso
sinistra, ossia appunto partendo dalla sezione di carico. In tal modo, il
primo dispositivo che dobbiamo dimensionare il diodo Zener.
Ricordiamo che il diodo Zener ha una caratteristica fatta nel modo seguente
(nellipotesi di considerare nulla la resistenza di conduzione del diodo):
IZ
IzMAX
IzMIN
VZ0 VZ
I Z > I zMIN
daltro canto, la corrente nel diodo non pu superare il valore massimo I zMAX
tollerato dal dispositivo, per cui la seconda specifica sar
I Z < I zMAX
Questo valore massimo I zMAX una costante che dipende dalla potenza massima
P zMAX che il diodo in grado di dissipare: infatti, questa potenza pari al prodotto
della corrente che fluisce nel diodo per la tensione applicata ai suoi capi, per cui,
volendo mantenere una tensione costante sul valore 8V, avremo bisogno di un
diodo tale che
PzMAX = I zMAX Vz 0 = 8I zMAX ( W)
Per esempio, possiamo scegliere un diodo che sia in grado di dissipare una
massima potenza di 500mW: in tal modo, la massima corrente che potremo far
circolare nel diodo
PzMAX 500mW
I zMAX = = = 62 ,5( mA )
I zMAX 8V
VC C VOUT
- -
VTH = VC RI OUT
V V
I cortocircuito = TH = C I OUT
R TH R
IZ
IzMAX
ICC=VT H /R
IzMIN
VZ0 VT H VZ
Adesso possiamo imporre le specifiche sul diodo Zener. Infatti, chiaro che la
retta di cui abbiamo poco fa individuato lequazione varia al variare di V TH (e cio di
V C ) e di R: allora, dobbiamo determinare i valori di V C e di R in modo tale che la
corrente nel diodo soddisfi la condizione I zMIN I Z I zMAX .
Supponiamo, per il momento, che il valore di R (cio della pendenza della retta)
sia stato fissato, per cui dobbiamo stabilire quali sono i limiti di variazione della
V C . I due casi limite sono illustrati nella figura seguente:
IZ
IzMAX
IzMIN
VZ0 VTH VZ
V V
I = C I OUT +
R R
perch il punto di lavoro del diodo sia (V z0 ,I zMIN ), deve accadere che
VC , MIN V
I zMIN = I OUT + Z 0
R R
perch il punto di lavoro del diodo sia invece (V z0 ,I zMAX ), deve accadere che
VC , MAX V
I zMAX = I OUT + Z0
R R
vO(t)
VM
V
V
t t
T/2
t
VC = Vz 0 + ( VM Vz 0 )e RC
t
VC = Vz 0 + ( VM Vz 0 ) 1
RC
T
Adesso, anche se la durata dellintervallo di scarica t (dove t lintervallo
2
di tempo in cui i diodi conducono per rimpiazzare la carica persa nella scarica
precedente), possiamo trascurare il termine t rispetto a T/2, per cui possiamo
scrivere che il valore cui arriva la tensione sul condensatore al termine della
scarica
T
VC min = Vz 0 + ( VM Vz 0 ) 1
2 RC
T T
V = VM VC min = ( VM Vz 0 ) ( VM Vz 0 ) 1 + = ( VM Vz 0 )
2 RC 2 RC
in quanto il termine ( I OUT + I zMAX ) corrisponde alla massima corrente che pu fluire
nel resistore.
Eguagliando allora le due espressioni, troviamo che
( VM Vz 0 ) = R( I OUT + I zMAX )
e quindi, andando a sostituire nella espressione di V, troviamo
( I OUT + I zMAX )
T = R( I zMAX I zMIN )
2C
Questa relazione ci servir tra poco, quando, una volta trovato il valore di R,
dovremo determinare il valore di C.
Vediamo allora sulla base di cosa dobbiamo determinare R. La cosa fondamentale
da considerare che R influisce sulla pendenza della retta che va intersecata con la
caratteristica del diodo Zener per trovare il punto di lavoro di questultimo:
(I OUT + I zMAX )
C= T = 890F
2R (I zMAX I zMIN )