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INTRODUZIONE A SOCRATE DI Prima edizione 1970 FRANCESCO ADORNO Teraa edizione 1978 EDITORI LATERZA I. IL PROBLEMA SOCRATE 1. 1 ‘semi’ socratici. Socrate e lo‘ scrivere’ nell’in- terpretazione platonica, Altre interpretazioni della funzione di Socrate, Chiungue abbia una qual certa dimestichezzn, filologica e stotica, con la cultura e Ia storia greche, il cui arco si tende dalla meta del V alla meta del LV secolo a. C., qualora abbia intenzione di ticostruire, filologicamente'¢ storicamente, nell’ambito di una pre. cisa cultura e di tutto un ambiente, la figura di Socrate © quello che fu il signifcato della sua parola ¢ della sua morte, entro i termini di quella storia e di quella stessa cultura, e voglia rendersi conto della problematica che quella morte, avvenuta nel 399, suscit® poi, si trova estremamente imbarazzato. Limpossibiliti di delineare un qualsivoglia « ri tratto sistematico » di quest’vomo non solo & dovuta al fatto che, com’ noto, egli nulla sctisse, che Pochissimi e ‘talvolta contraddittori sono i dati che abbiamo della sua vita, ma, soprattutto al fatto che le “fonti” stesse (da quella di Aristofane a quelle di Platone, di Senofonte, di Aristotele, per non dire del poco che & timasto’ di Antistene, di Aristippo, di Eudlide, di Eschine di Sfetto, di Policrate), sono futte “interpretazioni’, senza dubbio calate’ nella storia, ma, proprio per questo, modi diversi di 7 collocare la funzione di Socrate, a seconda del tempo, della petsonalirh delPautore, del suo modo di conce: pire, della sua formazione, aspetti molteplici, con cui hanno fruttato i semi di Socrate. In una celebre pagina del Fedro (276 ¢-277 a), Platone, presentando un Socrate dialettico e problematico, protrettico, tutto teso_a fare si che gli altri, chiunque essi 'siano, sappiano pensare, formino se medesimi attraverso Jo stesso ‘saper’pensare’, indipendentemente dal proporre una qualsivoglia propria dottrina, far’ escla- mare a Socrate: Impegno molto pit: bello quando uno, servendosi del’arte dialetica, prendendo un'anima adatta, vi planta € vi seming con scienza discorsi che sono’ capaci di venire in siuto a se_stessi e a chi li ha piantati, ¢ che non sono infruttiferi, ma hanno in sé germi donde scatutiranno altri discorsi piantati in altre persone, di scorsi capaci di produrre questi effetti senza mai ve meno ¢ di rendere felice chine possiede il dono, per guanto all'vomo & possibile. E nell’Apologia (33 a+b), probabilmente in oppo- sizione a chi aveva, anche dopo la morte di Socrate, siustificato Poperato della restaurata democrazia, an: ora una volta accusando Socrate di essere stato il cattivo genio di certi personaggi politic’ di Atene (un Aleibinde, un Crizia), che operando individual- mente avrebbero rovinato Ia Citta, Platone fa dire a Socrate ch’egli in realti non ebbe alcun discepolo, chegli non insegnd alcuna dottrina, che cexcd solo di far pensare Ia gente con la propria testa: To, poi, non sono mai stato macstro di_nessuno: solo che, se parlando o attendendo a quella che & la fonzione, qualeuno mi vuole ascoltare, giovane 0 vec: chio, non ho mai detto di no: né & vero chiio. parli ualora ne ricavi guadagno se.non ne ricavi non patli ‘ugualmente, anzi, io sono a disposizione del povero ¢ del ricco, ‘di chiungue mi voslia interrogare e. abbia desiderio ‘di ascoltare quello che rispondo. Se poi_ qual uno, a causa di quest! incontti, diventi womo dabbene 8 10 no, non sarebbe'giusto che ne ricadesse su di me la responsabiliti, su di me, ché a nessuno ho promesso, d'insegnare né mai ho mai insegnato una qualche de tring; e se qualcuno sostiene di aver imparsto 0 udito ‘dame, in privato, cosa che non abbiano appresa 0 ascltata anche tat gli altri site seul che costal non dice Ia verit’. E sara sempre per difendere Socrate, dopo So- dallaccusa d'essere stato il cattive genio di e di Alcibiade, che Senofonte, ancora una volta sottolinea, pure’ in forma pit banale, meno storica di Platone, certo contro la presa di po: ione sul ‘caso Socrate’ da parte del sofista Poli crate, avvenuta nel 393. circa — probabilmente riprendendo da Platone stesso —, che Socrate fa essenzialmente un protrettico, un maestro di vita, tun uomo che cerc di far’ pensare gli altri, di avviare gli altri a saper ragionare, a vivere, di volta in volta, secondo ragione, ragionevolmente © non presi dalle passioni, a caso: Eppure contnuavg Taccusstore, Criva © Aleibinde, che furono amici di Socrate, hanno causato moltissim! danni alla cited [..] To. non li difenders, certo, se hhanno fatto del maie alla cit: spicgherd soltanto come si stabilitono i loro rapporti con Socrate. Erano, questi due, per natura, i pitt ambiziosi dt tutti gli Atenies desiderosi di compiere da soli ogni impresae di acquit stare una rinomanza tra tutti la pitt grande, Sapevano che Socrate viveva con una pictolisima. sostanza in maniera affatto indipendente, ch'era estremamente tem- pecan oan pasion, che ol sil dos poeta are quel che voleva di’ chiungue.parlasse con lui. Ve- dendo cid ed essendo come gid si t detto, chi ammet feri che bramarono Ia compagnia div Soctate per rag: siungere il suo tenore di vitae la sua saggezza © non atone poche redevane che fag 0 diventati espertissimi nella parola e.nell'azione? Secondo me, se un dio avesse loro concesso di vivere futa a vita nel modo che vedevano vivere Soctate 0 ai morite, essi avrebbero seelto Ia morte. E lo mostra. ono a fatti: ché appena si sentizono superior’ agli altri, 9 staccatisi subito da Socrate, si dettero agli affari_ pub blici, in vista dei quali ne avevano cereato Ia. compa. gnia [...] Cost Crizia e Alcibiade, finché rimascro vi 4 Soctaie, avendolo alleato, poterono dominare i pi non belli: distaccatisi da si dimenticarono di se stessi (..J E allora, [..} Taccusatore ne di la colpa a Socrate {...] Non appena si ritennero migliori degli altsi politicanti non frequentarono pitt Socrate; ¢ del resto non era troppo accetto ad essi c, se lo frequenta- vvano, si sdegnavano dessere ripresi net Toto sbagli (Seno fonte, Detti memorabli, 1, 2.126. 24.26.47). Potremmo ora, di rimbalzo, prendere altri tes di Platone (sul Socrate che non parla se non a chili sembra adatto, su Alcibiade che quando incontra Socrate fugge via da lui perché lo fa verg gnare di se stesso, sul Socrate celebre che invi tutti a essere se stessi, a conoscere sé), e, accostan- doli a questi ad altri di Senofonte, mostrare vic nanze, €, da un’analisi minuta, differenze, sia pure in un sottofondo comune, delle due interpretazioni di Socrate, la platonica e la senofontea. Ma per il momento ‘non interessa questo. Qui interessa, in apertura, accennare ad altro, ¢ cio® al fatto che fin dal principio, fin da dopo 1a morte di Socrate, aper- tosi quello che dicevamo ill ‘caso Socrate’, 2 chi ha puntato, 0 agiograficamente in una ricostruzione di un Soctate moralista e predicatore (Senofonte), @ storicamente in una ricostruzione del personaggio Socrate, vivo, operante ¢ avente una certa funzione in Atene, attento ad ogni situazione culturale, critico € problematico (Platone), su di un Socrate ‘che, in realta, non avrebbe avuto alcuna dottrina, non avreb- be delineato alcun sistema, che non sarebbe stato “positivamente’ maestro di alcuno, che proprio per questo non avrebbe scritto nulla, e di cui non rimar- rebbero che i frutti, i frutti di quel semi, fratti diversi a seconda del terreno su cui sarebbero stati gettati ad arte. Sotto questo aspetto estremamente suggestive 10 divengono le pagine del Fedro ove Platone inter- preta la ragione per cui Socrate non avrebbe scritto nulla, ché lo scrivere & sempre, alla fine, un discorso cche costituisce un certo sistema, che diviene il “passato’, che non tiene pitt conto degli altri, che non si fa e si diversifica volta a volta dialetticamente, situazione per situazione, formando uomini che siano davvero volta a volta se stessi, viventi nel presente che delinea il futuro; esso invece si tiferisce a « pappagalli delle muse altrui », del passato e percid stesso, nel sistema e nellordine dato, non critica- mente discuss, a uomini morti, quale che sia la posizione assunta, sia pur essa nuovissima, E di qui, & chiar, Pirri , secondo Platone, Socrate fossero, ricchi 0 poveri, oligar- i, le accuse di empieta, i corruttela dei giovani, le’ accuse di essere stato Vistigatore di Aleibiade ¢ di Crizia da. parte della sclerotizzata democrazia legata ancora allordine teo- logico politico dei tempi immediatamente posteriori alle guerre persiane; ¢ I'accusa, viceversa, d’essere un ‘democratico’, un vomo che formava uomini in. rapporti di comune ragionevolezza, mediante la scussione, da parte degli oligarchici e dei grossi signori che agivano personalmente, indipendentemente dalla politéia ateniese, e da parte degli stessi sofisti, Fa, dungue, dire Platone a Socrate: Uo scrivere], di fatto, cagioner’, per mancato esercizio i_ memoria,” Voblio ‘nelle anime. di chi apprender3, Poiché si ricorderi delle cose sulla fede dello scritto, al di fuori, per caratteri clirui, non da sé, per intino Processo. Non hai dunque tovato una medicina pet Setbare i ricordi, ma piuttosto per richiamadli. Ai disce- poli darat una parvenza di sapere, non la scienza vers; grazie a te, avendo notizia di tante cose senza nessun insinameniocederanno dessre nolo dat stanno + lo pi molto ignorant, © anche a Soy lars, poiché saranno.ombre” di sapienti, non. saplent u veti {J E lo scrito anche questo ha di terrbile, che somiglia veramente alla pittura. Infatti Je ereature gene- fate da questa si ergono come esseri viventi: ma se chiedi loro qualcosa serbano solennemente un assoluto silenzio, I discorsi fanno altrettanto: si crederebbe che patling ‘racchiudendo un pensiero, ma se s'interrogano, volendo approfondire qualcuna delle cose dette, signi: fegno une coe sole sempre fa ses, Una walt sxito i, ogni discorso si aggira ovunque, ugualmente, presso Ei'sae press chi non te ne intende per nulla, © pnora a chi debba parlare e a chi no. Offeso ¢ biasimato ingi stamente, ha sempre bisogno dell'aiuto del padre; inca- ace, pet parte propria, di difendersi e assistersi da sé Cu] E che? Esaminetemo un altro discorso, fratello legittimo di questo, con che caratteri si produca e in che sia miglore e pid eapace di ess0? [..] E il discorso che si sctive, insieme alla sapienza, nell'animo di chi jimpara; esso'e capace di difendersi'e sa con chi con- viene parlare 0 tacere [...] Il discorso di chi sa, vivente ¢ animato, di cui giustamente il discorso scritto potrebbe dirsi_un'immagine [...] Forse che Vagricoltore inteli- gente, seminando in estate, in eutta serietd, i ali stanno a cuore ¢ vuole diano frutti, nei_giardin di Adone, si rallegra vedendoli venir Su, rigogliosi in exo giomi?'O'lo fark solo, se anche lo far, pet diver timento ¢ per via della festa? E per quelli che gli stanno a cuore, servendost delfarte ‘agraria, seminandoli nel teteno appertuno, non el ralegrent invece se, in eto esi, quanti ne ha, seminati, rageiungeranno completo fviluppe? [..} Credo. perd, che Lu] sia opess molto pit bella quando uno, setvendosi dell'arce.dialettica, prendendo un'anima adatta, vi planta e vi semina con Sapienza discorsi che son. ‘sempre capaci di venire in aiuto a sé ¢ a chi li ha piantati o che non sono ster ma chiudono in sé un germe donde searuriranno al discorsi, piantati in altre anime (...] (Pedro, 275 abd 276 a, 277 a), Questa pagina va indubbiamente intesa come tuna interpretazione ” che Platone di del fatto che Socrate non ha sctitto nulla, e va, per altro, ripor- tata, entro il contesto del Fedro, a quello che & 2 nel Fedro, il problema di fondo, la funzione della retorica, che, valida entro i tetmini dellorizzonte tumano, dell'opinione, della empiria e del giuoco degli affetti (in senso gorgiano), deve trovare a monte, mediante la dialettica, i suoi fondamenti adialettic, le premesse scientifiche e inoppugnabili; e qui, in tale ricerca dei fondamenti scientifci del discorso, perché sia possibile una scienza politica e una scienza etica, sta Ia profonda opposizione di Platone alla retorica gorgiano-sofistica ¢ isocratea, che si fonda tutta, invece, sul giuoco degli affetti, rimanendo entro i termini dello stesso rapporto affettivo umano, che & sempre temporale, culturale, © percid stesso storico. Entro questi termini, Platone, storicizzando € rifacendo vivo il dibattito di tutta una cultura, quale si era venuta costituendo nell’Atene che va dalla meta del V secolo in poi, per rendersi conto dei portati di quet dibattitt al tempo in cui egli stesso viene operando (dopo il 399), e per inseritsi fecondamente nella vita culturale-politica di Atene © della Grecia, situa la figura di Socrate ¢ interpreta i « sofistici¢ delle discussioni sulla funzione delle scienze, come aventi un significato dialettico, mediante cui, di volta in volta, determinare le possibilitd di discorsi sciemtifici, Ma ‘qui il discorso diviene un altro, diviene discotso su Platone, e, ora, non interessa ripercorrere Vimpostazione del pensiero di Platone, 1é certi sviluppi di quel pensiero: dal rintraccio, attra. verso la ‘dialetica’, intesa come cid mediante (5:4) cui sii determina “il ragionare (RéyeoOa), come discussione, di ogni premessa, di riduzione in rida. ‘one delle premesse (secondo il metodo riduttivo lei geometr), fino alla premessa non pit oppugnabile di cui tutti debbono giungere perché non contraddit. toria © per cid stesso necessariamente con-ragionata (wotovia), necessariamente convincente; al rintrac: io — mediante cid — delle condizioni razionali, Perché sia possibile una certa vita etico-politica, razio. 1B nalmente fondata, di contro allaltra che si fonda sul piano affettivo, empirico, e che percid si risolve tutta, invece che nell’ambito ‘raziontle-scientifico, nei ter mini della retorica; allimpossibilita, infine, di. poter giustificare quelle stesse premesse, ‘se non entro il discorso che si muove e si ditlettizza (dicotomica- mente) da quelle premesse stesse, in discorsi di tipo matematico e geometrico, oppure, pet i pid, mediante tuna narrazione (nto) verosimile, sapendo di avan- zare delle ipotesi. Percid, confessa onestamente Pla- tone nella VII lettera, egli mai dei, sommi veri, del- Tressenza, delle ragioni del tutto, della natura ‘natu. rante, mai ha scritto, ché di tutto cid, in realtd, non hha avanzato che miti, retoricamente utili pet avviare Ja massa non filosofa a quelle ragioni di vita e di rapporti umani cui solo i filosofi giungono, Su tali argomenti non 8 né mai vi sara un mio scritto, Di quello che @ il loro oggetto non si deve pare lace [insév} come si fa per le altte scienze, ma quando ‘dimestichezza con tali problemi, quando con ssi si vive, allora Ia verita brilla improvvisa nell’ anima, come Ia ana dll sci, i se ses in gute . Eppure io almeno so questo, che tali argomenti 2 ue Epp meg aes, el epee € s0 anche che se fossero seritti male ne avtei un gran dispiacere, Se ritenessi invece che fosse opportune met- ter pet isritto tai cose in adeguata maniera pet essere intese dalla massa e che si possono dire Linvé], cosa vrei potuto cogliere di pitt bello nella mia vita se non scrivere di tli veritt ut per pli uomini e trarre all portata di tutti la physis? (VIE lettera, 341 ed). Sembra chiaro che, relativamente allo “ scrivere ’, questa pagina della VII lettera (c altre potremmo citare, da altri dialoghi platonici) & al polo opposto a quella del Fedro. Nella VII lettera si tratta del unto di arrivo, dei fondamenti stessi da cui si_svolge pensiero. A’ cid, per altro, ¢ viceversa (Fedro), si giunge avviando a saper pensare, a discutere, 4 volta a volta, le opinioni, st da riuscire a cogliere le condizioni di un discotso non pit opponibile e percid vero, E in questo, secondo Platone, sarebbe consistito il « discorso » socratico — la ‘ dialettica € la ‘brachilogia’ di Socrate —, volta a volta, ogni volta, dungue, nuovo, ogni ‘volta diverso a seconda dellinterlocutore, della situazione, della opi- nnione in discussione. Si vede bene, allora, come Platone tende a chiarire quale, secondo lui, entro Kimbito di una certa precisa cultura, dibattutasi in Atene ta il 450 ¢ la morte di Soctate, & stata la funzione del ‘dialogo ’ socratico, dei cosiddetti* 10 socratici. Certo, Platone, quando avanzd la sua terpretazione’ di Socrate, Vavanzd in contrappos vione ad altre interpretazioni dei ldgoi socratic, ad alti ‘frutti” di quelli che furono i‘ semi" di Socrate, che avevano fecondato altri terreni. Senza dubbio’ Platone aveva presenti, a parte il Socrate delle Nuvole di Aristofane, i Socrate e i ldgoi socra- ici entto i termini delle’ discussioni sofistiche (in Particolare entro i termini delle antilogie protagoree, assai diverse dalla retorica gorgiana) € della dialet- tica di detivazione zenoniana, riferiti ¢ interpretati, in modo specifico, da un Antistene ¢ da un Buclide (¢ qui pensiamo agli aspetti della logica antistenica © di quella euclidea), Se da tali discussioni, se in tale presa di coscienza di quello ‘che fu Socrate, si viene delineando il Socrate di Platone e quella che, in funzione della sua problematica stotica, in ambienti e situazioni ben brecisi, fu Ia funzione " stotica’’ di Socrate, ¢ quindi anche Vinterpretazione platonica del * discoiso socra- tico’, mobile ¢ ogni volta nuovo, nient'affatto volto alla contemplazione di un ordine che &, ma a far Pensare, a far si che ciascuno ogni volta pensi secondo Fagione, sembra chiaro il significato dato da Platone alla * dialettica * socratica. Se il modo stesso di ragio- Pate consiste in questa stessa ‘ dialettica', essa, in Guanto protrettica, in quanto tensione a ‘discutere, 15 volta a volta, la validiti di ogni proposizione ¢ opinion, ogni volta possibile e diversa, non solo non pud volgersi che sul piano umano, ¢ per cid stesso & avviamento a una logica e a un’etica, ma non ud essere che vivo discorso, neutro per contenuto, ogni volta nuovo, e per cid stesso non definbile, teso non a costruire dei dotti, ma degli uomini. Tali, dungue, secondo Platone, interpret, a sua volta, dei “frutti’ socratici, le ragioni per cui Socrate non avrebbe seritto nulla (solo, dice Platone, egli avrebbe scritto una volta delle « favole », e, per quel che abbiamo detto, il fatto che abbia’scritto * favole?” & molto indicativo) ¢ tale, in lui, ¢ per lui, il signifi- cato ‘dei ‘ semi’. Non a caso abbiamo citato poco sopra Antistene ed Euclide; per il momento, lasciando ancora da parte Aristofane (la cui opera, le Nuvole, risale a tun periodo in cui Socrate aveva’ 45 anni circa, il 423, che, probabilmente rappresenta una situazione ¢ tna prcblematica diverse) c Senofonte (le cui opere soctatiche sono molto pitt tarde e sembra siano state composte oltre un ventennio dopo la morte di So- crate), potremmo citare Eschine di Sfetto, lo stesso Policrate e, forse, Aristippo. Antistene ed Buclide di Megara, diversi per ori- gine culturale e sociale da Platone, pit anziani di Jui (entrati in contatto con Socrate dopo il 420), mezzo ateniese Antistene, non di Atene Euclide, attra- vvers0 i loro rapporti con Socrate — se teniamo pre- sente qual & il signficato dato al * discorso socratico* da Platone — sia pure in forme diverse hanno trasformato alcuniaspetti della logica sofistica (ivi compresa Ia ‘retoriea’ gorgiana, le antilogie prota- goree ¢ gli studi sul linguaggio di Prodico) e di Guella eleatica (particolarmente i possibili esiti della dialettica zenoniana) nella impostazione della dialet- tica « come problema di divieti logico-in, i lizando in un senso nuovo materiali 16 noti ai sofisti!, proprio attraverso Ia_problemati impostata da Soctate. Non a caso Platone stesso, in certi testi dell Eutidemo, del Parmenide, del Sofita, ripercorrendo a ritroso una possibile linea della tema, tica ¢ dellinfluenza di Socrate, mostra, sia pur sotto le righe, tali esiti della problematica logico-linguistica ai Socrate (nel Pormenide, auraverso Zenon, © la soluzione gorgiana o Vaporeticita dialettca platonica; nell Eutdemo, le solucion! di un tipo di logdes sec fistica, tutta fondata sulle analisi degli scivolamenti linguistici, con chiare allusioni ad -Antistene; nel Sofista, un Socrate rappresentante di una ‘nobile solisica’, anche se non da confondere con quelle che secondo Platone erano state le degenerazioni della sofistica, con nuove probabili allusion! ad Anti stene ¢ a Euclide, probabilmente in risposta alle ctitiche, mosse alla logica platonica proprio da An- tistene © da, Euclide). Non solo, ma sia Puno che altro avrebbero, entro questi termini, riferito le discussioni con Socrate, gid prima di Platone (0, alme- no, subito dopo la morte di Socrate) e, poi, in polemica con T'interpretazione che proprio contro di {oro Platone viene dando dellaspetto prottetico della ilettica socratica, avrebbero polemizzato con Pla. tone, in intrecci di motivi e di problemi comuni, che vanno dalla logica ¢ dalla possibilita, 0 meno, di assare dal discorso che tutio si risolve entro im: ito umano, in ‘ universi’ di discorso ben definiti (Antistene, Euclide) 0, in una costituzione dello stes- $2 Fpporto umano, orizzontalmente, temporalmente, ‘fa prosecuzione della retorica gorgiana (Isocrate), Tealscorso stesso del tutto, ove attraverso Ia dialer. {ica cogliere lo scanditsi dialettico del tutto, atempo- wici,e Scientifcamente deducibile (Platone), alle im: Plicite questioni etiche © politiche. Ron & senza importanza, fin da ora, ricordare "CA. Vuaio, Le dislettics stoce, in «Rive dt Fi soins Nts Lt sete stoic, in «Rivita Flo 7 che alcuni frammenti di testi di Antistene risultano favere avuto per argomento discussioni simili a quelle di Platone, come, ad esempio, Je ragioni per cui Socrate sarebbe stato amico di Alcibiade. E cosl, per altro verso, @ non poco indicativo che Diogene Laer- zio (I 14, 19), molti secoli dopo, ricostruendo a posteriori‘ successioni’ ¢ genealogie, storicamente fssai pericolose, leghi comunque, in modo molto acuto, T'«etica dilettica » di Socrate a quella del neo-accademico Clitomaco da Cartagine (vissuto nel I sec. a.C.), sottintendendo, accanto all'interpreta- ione platonica, e di contro a quella, tutta una cor- ente logico-scettica, negante ogni possibile cono- scenza della trama.ontica, passata attraverso Zenone stoico, che avrebbe pur preso Je mosse da, Socrate, sl come, rovesciando i termini, sul piano del bile discotso scientifico, atemporale, la linea .che fa capo a Platone ¢, poi, al metodo di Aristotele (ed Equi che va veduta Fimportanza della testimonianza atistotelica su Socrate e sul significato della ricerca delle. « definizioni >). Non solo, ma non sembra di poco conto tener presente anche quel poco che & rimasto di Eschine Gi Sfetto. Di lui, detto il ‘ socratico” (per non con- fonderlo con Eschine oratore), Ia testa meno filosofica del gruppo dei compagni di Socrate, di un sette anni circa pit anziano di Platone, sappiamo pochissimo se non che fu molto legato a Socrate, ¢ che, proprio per la sua non ‘ flosoficita’ sarebbe quello che, pur piattamente, avrebbe riferito nella maniera pitr pre~ Gisa le discussioni di Socrate: di qui, forse, l'indica- tivo aneddoto secondo cui la «maggior parte dei dialoghi che passavano per opera sua erano di Socrate fe che egli li aveva avuti dalla moglie di Socrate, Santippe » (Diogene Laerzio, II 60). Di lui, purtrop- po, non abbiamo che scarsi frammenti, e, sembra,, i su0i * dialoghi socratici’ li avrebbe composti. cucendo jeme, a seconda della situazione, testimonianze sul: Te discussioni di Socrate ricavate’ da altri (in parte 18 dda Antistene, come sembra sia il caso del su Bade), in parte da Aristippo, con ext fa legate de contrastataamiciin, Certo, |" dsloghi’ di Eschine di Sfetto furono composti, volta a volta, nel vivo della discussione sul * caso Socrate’; sembra dal 395. in poi, anche, indubbiamente, in ‘concomitanza con al. cunt dialoghi di Platone, per il quale, sembra, avesse ja fone andpaia (come, ad esempio, FAlcbiade © 'Aspasia, che, in parte, risentirono, ol ld V’Alcibiade di Antistene, dell’Alcibiade reat Meat seno di Platone; certo & che da tutti, Positivamente, o negativamente, come nel caso di Polirate, & messo ip sso un dato stotico significativo: i rapporti di Sostate con ben precise personalita di Atene, da spasiaPericle ad Alcibiade, entro Pambito della storia politica di, Atene ¢ della sua cris, tanto che il ‘caso Socrate” viene sempre meglio ‘definendost come il “caso Atene', anch’esso *frutto’, almeno Bet ale, del ‘seme? focratio), Ad ogai modo, ed & id che’ interessa sottolineare ora, dal_frammenti ol age anni gy en rimasto dell’Aspasia, rsulta un Socrate estremamente aperto, problematico, che, di volta in volta, tenta comprendere le ragioni altrui, dando a clascuno 1a. possibili i iti Poe era tendersi conto’ criticamente delle anche dalle testimonianze su Aristi Wome di alta cultura. che non quella ateniese, di nk SG ecsa origine sociale, si ricava, ancora lante e fetta ae di un Socrate protrettico, stimo- teased, Ustante un tempo, tutto tes, sempre, 2 Sqonda ell'nterlocutore del momento (anche sto. cee sl che ciascuno sia davvero se stesso, sia in sipevale del proprio modo di aire e di. pensate, ambiens tt precise, in condizioni stotiche ein nih att Ben determinati, mai rivolgendosi all'uma- “inbionc, Tp,e 8 gull tome, at questo 0 quel voce Bet TS, Sages Se 19 Dovremo per un verso tornare su Antistene ed Euclide di Megara, per altro verso su Eschine di Sfetto, Policrate, Aristippo, ma, certo, fin da ora sembra si possa dire che sia pur con ‘esiti diversi, anche opposti — o si risolva Ia questione su di un piano logico-empiristico, o ci si avvii a un'indagine che colga i fondamenti della scienza percid anche del discorso politico, o si concluda a un ragionevole fequilibtio, a seconda delle formazioni culturali, delle situazioni politiche, delle possibilita di ciascuno, in conclusione relativamente agli uni ¢ agli altri esiti (senza dubbio ‘frutti’ che non sono pid, una volta maturati, i ‘semi’ da cui sono stati generati, ché anche diversi erano, appunto, i ‘ terreni ') — risulta che Timpostazione ‘socratica'2 tutta volta al saper pensare, a porre le condizioni perché si abbiano di- Scorsi corretti. E appunto pereid, ogni volta, la que- stione si delinea in modo diverso, spregiudicatamente, duttilmente, senza in partenza un sapere git dato; ‘anzi, in un’ sapere che si viene costituendo, di volta jn volta, attraverso Ja ricerea stessa, 2. It problema delle ‘ fonti’ e i dubbi sul Socrate storico. Questo spiega perché Socrate, di proposito, non avrebbe scritto nulla, Ma questo mete anche in evidenza le ragioni per cui Ia critica pit recente & giunta a negare 'esistenza di una ‘ filosofia’ socra- tica, per sottolineere (sfruttando in particolare certi testi di Platone, forse troppo unilateralmente, senza tenere nel debito conto quei testi ove si tratta della “rachilogia’ socratica, del preciso ticondurre dia- letticamente il discorso alle sue premesse, testi che avrebbero portato a meglio intendere Vaspetto pro- ttettico-logico, volto alla definizione, ¢ che, sulla scia i Platone, vert’ poi ripreso da Aristotele, nella sua esposizione della funzione avuta da Socrate, ¢ nella 20 sua interpretazione della interpretazione platonic the «la filosofia” cui Soctate Gedied la propein ote son & metafisica, dogmatica 0 scettica, meno che maf scienza ‘ popolare ", ma ricerca di vita etica personale » (Maier, 1913%); invece qualora si & voluto trovare una filosofia di Socrate (ma Tequivoco sta sempre, si dica ‘filosofia” 0 ‘non filosofia’, nelPassumere a signifieato non stotico la categoria filosofia’), Ia critica 2 giunta a periodizzare il processo del ‘pen- siero socratico (da una non filosofia a una filosofia) fino a farlo concludere negli stessi esiti di Platone (Bamet, Taylor; 1911, 1933); oppure, ancora, nel- Vimpossiblita di, ticostruite Ia posizione storica.di Socrate, si &coneluso che « Yopera, la vitae la motte li Socrate sono una finzione letteraria » (Dupréel, 1922), che ill socratismo & una ‘leggenda’e un simbolo, dovuto a Platone (De Magalhies-Vilhena, ), fino — tenendo st presenti tute le fonti, ma, forse, non storicizzandole fino in fondo —, a soste. bee che la figura di Socrate & frutto d'immaginazione, {ano che se anche Soerate non fosse esistito. le ‘arié componenti cosiddette socratiche vi sarebbero state lo Stesso, ché il socratismo deriverebbe dalle a dei sofisti e degli eleati tardi, divenendo poi eae letteraria gia prima’ di Platone (Gigon, 1947), coms 28 dubbio iascuna di queste test ha del vero, come hanno del vero anche le tesi che hanno sfrut. [8, in particolar modo o le testimonianze di Seno. a te, analizzandone tempi, condizione storica, aspetti x it (cfr. oltre, Storia della critica e Bibliografia), Stelle di Aristotele, anche se fallace si ® dimo- Ststo essére (cfr. in’ particolare Maier, 1913) il So- aR, inventore del concetto* (Zeller, 1846; Palh- prof 9, 1906; Joél, 1912), detivato da un ap- rndimento del significato della delineazione atte “a ree nl he nes ea fs i ‘oria della critica alla Bibliografia. ne bit sulla 21 stotelica (Deman, 1942). E cost ha _un’importanza decisiva non accantonare la testimonianza delle Nuvole di Aristofane (sia pur nella caricatura di Socrate, una rappresentazione storica di quello che fu Socrate, ptima del 423, & indubbia, ché, bene o male, Aristo- Fane presentava in Atene tn Socrate vivente Socrate, ¢ al fondo di ogni calunnia politica, o caricatura, v'é sempre, sappiamo, un margine realta, la pos- NDbilita di un tipo di interpretazione), per cercare di periodizzare momenti diversi della formazione di So- crate e del suo, nel tempo,’ diverso atteggiarsi ¢ entro lambito di una certa cultura, senza dover ripetere con il Tovar (19547), che, per quel che ne sappiamo, Socrate & « nato vecchio ». E se tuna ripresa degli studi sulla fonte Aristofane & fon- Gamentale (cfr. Bibliografa), altretanto interessante tivedere, attraverso Platone, la funzione del discorso socratico, non solo come costituente Ta_ posit della scienza, ma anche come capaciti terapeutica € incantatoria, liberatrice, senza con questo giungere a sostenere che Socrate sarebbe stato il primo scia mano d'Occidente (Grimaldi, 1968). Non solo, ma nonostante i ‘ molti* Socrate negli stessi Platone Senofonte si trovano ‘pitt Soerate —,' pochissimo sappiamo della vita di lui Sappiamo che nacque ad Atene, dallo scultore So fronisco e da Fenarete, della tribi Antiochide ¢ del demo di Alopece, nel 470/469 circa, © che moti, condannato a morte, nel 399. Ma nulla sap piamo della sua giovinezza, della sua formazione e della sua maturita, Alcune notizie su Socrate combattente, marito, padre, su certi suoi modi atteggiarsi, sulle suc amicizie, sulla sua pritania’ Sulla stessa formulazione dell’accusa che lo trascint in tribunale, sono tutte notizie oscillanti da fonte + fonte, talvolta contradditorie tra di loro, talvoltt tunivoche e non controllabili, come & stato detto, { proposito, ad esempio, della stessa accusa di not vere creduto negli déi della Citta (Atene), ma d 2 averne introdotti altri, di aver corrotto la gioventi facendosi il cattivo genio di posizioni estremiste ¢ individuali, quali quelle di un Alcibiade e di un Gritia, Platone sostiene che V'accusa di avere intro. dowto nuoyi di sarebbe dovuta ai suoi studi sulle meteore; Senofonte, invece, al démone (e meteore ¢ démone, avrebbe’corrotto Ia gioventt deviandola dalle patrie credenze), Anche qui, si vede bene, tart doterretazioni (Patong, sembra, a ial cia ancora all’accusa stessa delle Nuvole di Aristo- fane; Senofonte, pit tardi, punta su di sine Sie morale). E cosi, relativamente alla storia lell'racolo, che avrebbe proclamato che Socrate era il pit sapiente perché sapeva di non sapere € che avrebbe determinato Ia “conversione’ di Socrate dalla, ricerca sul piano fisico ad una problematica ae (certo, Aristofane non accenna affatto nelle Newole alla “famosa rispostadlloracolo, che gi avrebbe fatto giuoco, mentee negli Uccelli, di circa ieci anni dopo le Nuvole, il Socrate di Atistofane & Presentato come * ignorante’), Platone ne di un te- Soconto {il pit celebre), Aristotele un resoconto total- mente diverso. E cosl, per quel che riguarda la mo: alle si, Socrate: Platone € Senofonte.dicono che Sposd Santippe, Arisotele invece che fu marito di iytto, figlia di Aristide il giusto, mentre Atistos- Seng sostene che ebbe insieme due mogli. E la S2 Santippe c'é chi la presenta come una terri q e fa (nelle posizioni misogine di origine cinica), € giz iayeee, come sposa affeionata comprensiva, a ae Jo stesso Aristofane presenta pit So- Socrate ny i delle Nuvole (del 423) non & certo il ok uae sop gt Uecel G1 e dalle Rane }, Preso ora pit che da.ricerche fisiche da pro- are eal eae, Pit rae ea Te le campagne militari di Socrate (Potidea 5 oT 422, Delio del 424, Anfipoli del 422). g ee cent sg nteressante: certi dati sono quelli che sono; ‘eggiamenti, invece, espressioni, modi di im- 23 postare il discorso, di volta in volta in maniera diversa, a seconda dell'interlocutore e del momento, mai in tuna formulazione dottrinaria (scritto) — ¢ cid appare chiaro anche dalle Nuvole di Aristofane —, ma, appunto, in un dialogo — che nelle sue origini pud essere stato benissimo quello di tipo antilogico 0 dialettico, nel senso di un Protagora, di un Prodico, © di uno Zenone ¢ di un Gorgia —, possono essere interpretati e sviluppati, di volta in volta, poi, in ‘maniera diversa. Tutto’ cid ha portato, di contro allagnosticismo del Gigon, a sostenere, Ia nécessith i riprendere in considerazione tutte le cosiddette fonti, senza privilegiarne alcuna (De Vogel, 1947; Sauvage, 1960; Humbert, 1967). Indubbiamente i testi di Platone e quelli ‘di Senofonte (anche se il “frutto’ Senofonte & ben pitt modesto, dato il mo- desto ‘ terreno’ Senofonte; e, poi, Senofonte scrisse, non avendo avuto contatti frequentissimi con Socrate e molti anni dopo la morte di Tui, quando era gid in atto tutta una letteratura socratica) restano, sia put per Ia loro ampiezza, di fondamentale importanza, mentre scarsissime e il pitt delle volte dubbie, costrui- te dopo sono le testimonianze dei cosiddetti * socra- minori’, che vanno considerati in rapporto problematica ¢ alla polemica di Platone, nel preciso ambiente culturale € politico posteriore al 399. E allora, per altro verso, tenendo conto di tutto que sto, proprio per quanto riguarda Antistene, Eucide, Eschine di Sfetto, Aristippo, data, come dicevamo. Ia scarsiti dei frammenti di loro, ¢ dato il fatto che molte volte le problematiche e gli esiti che ne cono sciamo sono anch’essi_interpretazioni di interpreta "es si pud mettere in forse la tesi di Gigon cht sposta arbitrariamente a molto tardi le opere di Pla tone, e sostenere, invece, a parte Aristofane natu ralmente, che i vari ritratti di Socrate ¢ Je vari delineazioni di quella che fu la funzione di Socrate si formarono dopo la morte di Socrate, in una discus sione tra parti avverse, di quello che fa il ‘ vero 24 Socrate. Apertosi il ‘caso Socrate *, ciascuno dei socra- tici avrebbe esposto il swo Socrate, e cosl anche Platone, in Atene (dopo Ia morte di Socrate quasi tutti gli uomini del suo circolo si allontanarono. da Atene per sfuggire a probabili pericoli) avrebbe ato il suo Socrate, in funzione della sua stessa iti filosofico-politica, in contrasto con la politica ateniese del tempo, finché, rafforeatasi oramai quella democre nel_393, la democrs ateniese di con- tro proprio al Socrate di Platone ¢ al Socrate degli Antistene e degli Euclide, tanto peticoloso per la democrazia ateniese del tempo quanto lopposto So- crate che Platone veniva disegnando, avrebbe, attra- verso il sofista Policrate, riacceso la questione, ripre. sentando un Socrate estremamente peticoloso nei confronti della costituzione dello Stato di Atene ¢, in realta, della politica che certe cortenti democta. tiche venivano perseguendo. Molti secoli dopo, Liba- nio (IV see. d.C.), in una sua Apologia di Soctate, tiprendendo, e sia’ pur rivivendo a suo modo l'ac. fe di Policrate, in maniera davvero impressionante bd risaltare l'aspetto di un Socrate divenuto simbolo lclla crisi di Atene e di conflitti Politici dopo il 399. Le parole che Libanio fa dire contro Soctate sono chiate e rispecchiano una situazione precisa, la polemica violenta tra Ia concezione politica che Pla- sone veniva discutendo e avanzando ¢ la ‘seguita lalla democrazia ateniese dopo il 395: Socrate trascina i giovani contro le leggi. Il nostt teyime & in peicolo. Gente che ttt tse, partiginy fino Heamnile individ insopporabili ¢ che’ dre ite SoMa deci Baca Set Sermo prima the calor che ono Mui assur teats $e Tovescato a pens dale gp? (Lani ae Se & vero, dunque, che non bisogna privilegi al » jue, nor na_privilegi: aleana fone,’ altetanto vero che, okte aco, 25 bisogna cercare di collocare ciascuna testimonianza nel tempo in cui si presentd, e, soprattutto rendersi conto della personalith ¢ della condizione di ciascuno dei suoi autori. Sotto questo aspetto, in un tentativo di riper- correre i vari_momenti del pensiero ¢ V'atteggia- mento di Socrate, vanno considerate le testimonianze di Platone, ¢ il modo in cui attraverso il Socrate (i Socrate) di Platone, si pud rievocare Ia funzione avuta da Socrate nella cultura ateniese durante a guerra del Peloponneso, in un continuo patallelo. con i Socrate degli Antistene, degli Euclide, degli Eschine di Sfetto, che, insieme al Socrate di Platone, rispec chiano tutta una problematica e un impegno, sia put diversi, scaturiti da quello stesso Socrate, operante in quegli anni, ¢ riflettentesi nella nuova’ situszione storica ¢ culturale profifatasi dopo la guerra de! Peloponneso. Di qui, poi, ci si pud rendere conto d come sia potuto. venir fuori anche il Socrate d Senofonte, ¢, sulla scia di Platone, il Socrate d Aristotele. Per altro verso, invece, senza_prospetti ‘camente schiacciatle in unit’ con le testimonianze as8a posteriori, senza confonderle con esse, vanno pres in seria considerazione le testimonianze delle Nuvo di Aristofane, scritte e rappresentate (423), appunto quando Socrate era ancora abbastanza giovane (gi comunque nella sua piena maturiti, gia simbolo dell problematica culturale € pol ica di Atene, della cris della citti): Platone e Senofonte erano ancora bart bini (Platone aveva cingue anni circa, Senofonte set te); Antistene aveva invece 21 anni, Euclide era sv 25. Sono tutti dati di cui bisogna tener conto. Certe dalle Nuvole appare chiaro sia pur nell'interprett vione di Aristofane, allora assai giovane (al temp delle Nuvole era sui 22 anni), ¢ nella sua polemic nei confronti della ctisi culturale e politica di Atent layposizione di Socrate entro i termini della cultut e'della filosofia antecedenti il 424, che, penetrate i Atene dal di fuori, avevano non poco scosso la orami sclerotizzata struttura teologicopolitica della ve 26 chia Atene di Eschilo, della democrazia nata dalle guerre persiane, Attraverso le Nuvole si pud, in realti, tievocare Ja formazione, V'atteggiamento Ja problematica di Socrate, in quel ‘ petiodo vuoto” di cui sopra dicevamo, e i vari modi con cui si & venuto determinando il pensiero di lui, che, indubbiamente, anche se formalmente sempre’ uguale a se stesso, venne assumendo aspetti diversi ¢ mutando nel tem: po, entro i termini di quella che fu la storia cultu. ale € politica di Atene dal 455 al 399, tenendo in particolare conto la storia di Atene prima della guerra dlel Peloponneso ¢ la grave crisi corsa durante quella guerra, TL. IL SOCRATE DI ARISTOFANE 1, Le ‘Nuvole’ e Vambiente storico. Sotto questa prospettiva, le Nuvole assumono una particolare importanza, qualora si distacchino da tutto quello che su Socrate ¢ venuto poi — molti anni dopo —, cercando, dapprima, di liberarci dal So di Platone © degli altri (si ‘ud, anzi, in principio, far finta che Platone e gli altri non siano esistiti, come davvero allora non esistevano, ché ugualmente tun qual certo Socrate “vien fuori), e cercando di Hportare le Nuvole alla loro data — sembra che la Seconda redazione della commedia non sia poi tanto diverse dalla prima — ea uel che in un certo ambiente, e per un certo ambiente ateni alintent’ di ‘Aristofan fens aeles, frome Le Nuvole" sono, in effetto, una commedia assai amara In esse si delinea € si scolpisce a tutto tondo una triste situazione di fatto, un tipo di costume {Fete Nuvole ci serviamo della traduzione B, Mataullo (Aristorane, Le ce ful, "Bar 1868), commedi cua ar quotidiano, volgare, ¢ di uomini qualunque tutti tesi al proprio’ interesse, indifferenti di fronte a gravi ¢ drammatici avvenimenti — non si scordi che siamo nel 424-3, in un momento cruciale della prima fase della guetta del Peloponneso — che non poco preoc- ccupano un ucmio giovane, serio e pensoso della con- izione politica ¢ umana della propria citth, Atene. ‘Ad Atene, oramai, la maggioranza — non 2 caso Aristofane’ attacea ‘anche i pubblico: se da un lato Socrate rivolto a Strepsiade dice: «non fare ill buf- fone, come un volgare pasticciacommedic », v. 295; dice'la corifea delle nuvole, le nuvole dee, rivolta agli spettatori: « maltrattate da voi, con voi ce Ia, prendiamo », v. 576 —, la maggioranza ripeto & costituita 0'di uomini come lo spilotcio contadino Strepsiade, il protagonista della commedia, 0 di giovani, come il fglio di Strepsiade, Fidippide. Stre siade, il contadino, per un errore di gioventh, di ora amaramente si pente, ha sposato un’atistocratica cittadina, ricca, raffinata. 11 figlio Fidippide (« quando ci nacque nostro figlio [...], di nuovo a litigare per il nome; lei ne voleva uno in ippo, da cavaliere: Santippo, Catippo, Callipide; io lo volevo chiamare come il nonno, Fidénide, uno che risparmia; non si_accordava mai; poi combinammo finalmente di chiamarlo Fidippide »: wv. 60-7), si_ atteggiava al giovin signore, tutto preso dalla ‘moda dei caval (cha attaccato l'ipperisia alla mia casa»: v. 72), dedito alla ‘dolce vita’ del tempo. Scialacquatore, indifferent, spregiatore della cultura, con la sua ma: nia dei cavalli, ha indebitato il padre (veramente cffcaci, patetiche, sono le prime scene delle Nuvole icostruzione del carattere dei due personaggi, Strepsiade e Fidippide). Strepsiade, rozz0 ¢ furbastto, ritiene di risolvere il problema dei suoi debiti € di quelli del Giglio, rivolgendosi a queglt strani tipi (se condo come li 'vede Strepsiade, da uomo incolto ef tutto volto ai propri immediati interessi), che sono] gli uomini di cultura del tempo, gente avulsa dallaj i 28 vita di tutti i giorni, per cui sembrano fare parte a sé, isolati dagli altri, chiusi in una specie di casa patticolare, secondo ill punto di vista di Strepsiade ¢ di suo ‘fglio, onde con viva raffigurazione, non solo scenica, ma in una visione proiettata di quella massa, che ‘Platone diti «non sari mai flosofa », sono veduti come tutti raccolti in una sola sétta, presi dalle loro elucubrazioni, nel ‘ pensatoio’, il phrontistérion. Eppute, furono certi uomini, venuti da fuori, Zenone d’Elea, Anassagora di Clazomene, Protagora di Abdera, Gorgia di Leontini, Prodico di Ceo, che con le'loro nuove idee hanno fatto saltare da un lato le vecchie concezioni teologiche dell’Atene prepericlea, proponendo indagini sulla na- tura indirizaate in senso sperimentale-ipotetico, pendentemente dalla ricerca di supreme ragioni, entro Fambito dello studio delle condizioni che permet- tono di spiegare gruppi di fenomeni, e dall'altzo lato, tuna volta accantonata Ja struttura in sé della realtd, © le discendenze ¢ geratchie divine, su cui tutto si scandisce, portano a una rovesciata concezione del rapporto umano, in un ordine che si viene facendo volta a volta mediante Ja parola e il discorso, per cui si mette in forse a stessa esistenza in sé della giustizia, secondo Vantico modo teologico d'inten- dere. Le nuove idee, Ie nuove concezioni, che deter. ‘ninano, appunto, ad altro livello, sul livello retorico- linguistico, entro i termini umani, nella costruzione, di volta in volta, della umana citta, una opposta ctici, un costume © un rapporto che non sono dati, ma che si costituiscono di volta in volta, attra- verso lo stesso discorso,’ Vantilogia, il procesto di lettico, tali idee, se male intese, tali giuochi logico- linguistic, proptio in quanto mettono in crisi I'an- tico costume, quella ‘ giustizia’ per sé, quella ‘ mi- sura’ su cui da Solone ad Eschilo si era venuta fondando Atene, sembrano, apprese le tecniche, poter essere utilissime ai propri interessi, a ingannare la gente, la legge, mediante Pabile parola, la definizione 29 equivoca, la contraddizione, particolarmente nell'am- ito dei’ tribunali e del foro. E qui. & opportuno sottolineare subito che nella distinzione e nel con- flito tra i due tipi di discorso, Aristofane non parla di discorso vero e di discorso falso, ma di discorso giu- sto, migliore, pitt forte, e di discorso ingiusto, minore, piit debole, Giusto ¢ ingiusto, ciok stanno a signi- ficare vero e falso, come spesso si & interpretato, ma i due termini si riferiscono a due concezioni diverse della giustizia, I'una che ritiene esserci la giustizia in sé, forte della sua autorita divina, l’altra che, basandosi su certe conclusioni logiche (Zenone di Elea, Gorgia), sulla possibilita o meno di dire I'Essere, © sulbaccantonamento di cid che sia natura in sé, per cui, relativamente alla natura, sul piano scien fico, non si possono avanzare che ipotesi (Anassagora per un verso, certi medici per altro verso), nega la possibilita di una giustizia in sé, sostenendo che la giustizia stessa 2 frutto, di volta in volta, di situa- ione in situazione, di ‘paese in paese, della stessa attivith dell’uomo, scaturisce dall'uomo che pone, ap- punto, misura, attraverso la stessa confutazione ¢ lo stesso’ discorso. Certo, per chi ritiene che cid sia estremamente pericoloso per Vordine costituito della Citti, per un ordine che si basa su d’una presupposta giustizia, dovuta agli dBi, su Zeus, che Paltro discorso nega, in quanto proiezione mitica, facendo suben- trare a Zeus una natura fluida e mobile (le nuvole, nella immagine di: Atistofane: « Socrate: Che Zeus? ‘Smettila con le sciocchezze, non esiste Zeus! », v. 3673 «prima cosa, da noi gli déi non hanno corso [...] »: «vuoi chiaramente conoscere 'essenza delle divine | cose [...] € intavolare discorso con le Nuvole, nostre | divinith? », vv. 250-2), di cui si pud parlare ponendo delle ipotesi alle quali'si giunge per via sperimental, spiegando naturalmente ciascun fenomeno e determi- nando anche sulla natura un ordine dovuto all’intel- ligenza umana (Io stesso Socrate, posto a mezz’aria, ‘} su di una macchina scenica, & in tale posizione pet 30 meglio osservare: «Nellsere spazio ¢ il sole squa- dro [..] Giammai potevo esattamente scoptire le celesti cose, se non sospeso la mente, il sottile pen- siero mescolando all’sere suo simile; se stavo-a. terra, dal basso scrutando le supreme cose, nulla scoprivo; egli & che Ia terra per forza trae verso se stessa Pumore del pensiero [...] », vw. 25-33); si capisce che il discotso sull’antico costume sia detto * giu- sto’ € pet cid stesso il pitt forte, e ~ ingiusto’, pit debole, il discorso che delinea la’ possibilita di’ una giustizia dovuta alla stessa attiviti deg] i, ¢ che Puno appaia solenne, dogmatico e didattico, altro confutatorio, sfuggente, mobile, e, percid, se consi- derato unilateralmente, chiacchierone e parolaio. Non a caso Aristofane fa dite allo stesso Socrate: Le Nuvole del cielo, grandiose dee per tutti, i perdi- siorno [ove & gid chiato da parte di Socrate Vatteggia- mento polemico nei confronti di certa Sofistical; esse Pensiesi, discorsi, concetti ci forniscono, Parte di imbro- fe con lunga'chiacchiera (macrologia], sorprendere incantare (vw. 316 spp. Ma poco pit sotto Socrate, sia pur esponendo scherzosamente per Strepsiade 1a funzione della nuo- va concezione della natura, sottolinea ch’essa ha dato luogo a cette scienze patticolari, che, naturalmente, vedute dal punto di vista popolare sembrano strego- nerie e imbtogli, st come la mantica (Lampone, fon- datore di Turi), Ja meteoropatia (Ippocrate), Fastro- nomia: __ E no" stpevi, perdlo, che le Nuvole dlnno da man- giare a una folla di saccenti: indovini di Tus, guar! tori, sfaccendati con zazzere unghie ed anell, tomitori at in rtondo,estronomit inrogion! (wv. 330 Strepsiade, dunque, in. principio non riesce a convincere il Giglio ad’ andare a scuola da Socrate 31 (Fidippide, signore blasé, ha ripulsione per Ja scalza ¢ pallida famiglia filosofica, che vive nel pensatoio). E allora ci va Strepsiade, rimanendo pieno di stupore/ dinanzi alle trovate scientifiche ¢ dialettiche dei pen satori, che, veduti, appunto, attraverso Pocchio del contadino, sembrano dei gran buffi tipi, dei pastic- cioni, tanto che ne esce — ma & solo apparenza — tuna gran confusione, un mescolo, senza nesso, di tesie di indagini fisiche con tecniche retorico-sofi- stiche. Fidippide, convinto dal padre, che non ce la fa a mettersi a Ja page, ad andare da Socrate, alla fine, ascoltato il dibattito tra il * discorso giusto’ e il * discorso ingiusto’’, impara la lezione, ma non avendo aleuna preparazione, coglie solo laspetto confutatorio ¢ paradossale, lo scivolamento linguistico, il momento ctitico, cid per cui certi_giovani signori di Atene andavano a scuola dai sofsti; tanto che, in conclu sione, dimostra a Strepsiade che & ‘ giusto.” che un figlio batta il padre e la madre (il motivo del filio, che deviando dall’antico costume, preso dalla moda della dialettica ¢ del sofisma, batte il padre e Ja madre, ciot Ja patria, & un tdpos comune), st che Strepsiade per aver voluto dar retta alle nuove idee, avri il danno ¢ le beffe, riconoscendo il pericolo cui @ an- dato incontro, iF peticolo in cui quelle tesi mettono Ia struttura di una societa costituita. Sono, anzi, pro- prio Ie Nuvole, Ie nuove divinita, Ia concezione nuo- va della natura, su cui si basa lo’stesso nuovo modo di intendere il costituisi e il farsi del rapporto uma- no della Citta, che a Strepsiade, ill quale le accusa di averlo portato fuori strada, fuori dall’antico costume, dicono: « Solo tu sei causa di tutto: ti sei messo a fare il delinguente » (vw. 1454-5). E a Strepsiade che si lamenta: « Perché non mi avvertivate alloca, invece di illudermi, un campagnolo per giunta vec- chio? » (wv. 1456-7); rispondono: « Facciamo sempre cost, quando vediamo uno che smania per le mascal- zonate; lo imbarchiamo in un guaio: cost impara a temere gli d&i » (vv. 1458-61). E questo un testo assai 32, importante, a prima vista sconcertante, per la sua contraddittorieta. «Le Nuvole — & stato detto —, impersonate dal ‘coro sono all'inizio il simbolo della farsesca illusione che ha folgorato il protagonista: alla fine si trasformano in giustiziere impietose della sua follia, additittura si proclamano ministre dell'antica, onesta, moralita »?, Esatto! Va, comungue, aggiunto che in realti Aristofane, per tutta la commedia, ri- volta al popolo, ai cittadini di Atene, attacca — € molto seriamente — non tanto gli studi, quali ch'essi siano, sulla natura ¢ sui modi di intendere i rapporti umani, non tanto Anassagora e i fisici, 0 i Gorgia, i Prodico, i Protagora, quanto la degenere accettazione supina, non critica ¢ intelligente di quelle posizioni, i risultati degeneri ¢ unilaterali, divenuti di moda, dovati_a quelle stesse posizioni:'I"*ipperizia’” da un lato dit Fidippide e Ja grossolaniti interessata di Strepsiade, 0 1a moda di travolgere i valori antichi in atteggiamenti vuotamente contestatari, sono per Ati- stofane 1a stessa cosa, st come dallaltro lato, altret- tanto vuoto, scioceo ® Patteggiamento di certi’ pseudo scienziati, che di scientifico non hanno che la zazzera, E allota’si capisce bene come in questo senso sia proprio la nuova scienza, siano le nuove idee, che, Fispettabili come ricerche autonome, assunte da Strep: siade mascalzonescamente € cialtronescamente, hanno siuocato a Strepsiade, € con lui alla maggioranza degli ateniesi, un brutto tiro, facendo, soprattutto presso i giovani, corrompere l'antico costume, Atisto- fane, nella sua’ polemica politica, amaramente con- stata © oggettiva. Il iso, il lazzo, 1a. scurtilitd, ‘la parola sconcia sono di Strepsiade, di un tipo di per- sone che se da un lato rappresentano un costume, dallaltro sono T'indice del modo con cui tutto un mondo culturale i fier’ e in movimento ha messo Ja vecchia concezione su cui si fondava Atene, dando luogo alla crisi e, secondo Aristofane, all'at- * B, Marzullo, in Antstorane, Le commedie cit, p. 128. 33 tuale corruzione di un costume ¢ di una condott Di qui il conflitto e Ta dialettica viva delle Nuvole tuna specie di attrazione per Ié nuove idee che circo- Jano in Atene, venute di fuori, ma di cui Socrate ateniese si 2 reso ben conto, facendone il fulero del suo modo di pensare e anche di polemizzare, in forma critica e spregiudicata, onde, appunto per Aristofane, | Socrate diviene il simbolo della dissacrazione e demi- stifiezione dell’antico, cristallizzato mondo di Atene, entre, quest, termini, dunque, ass pid pericolora per Vantica Atene che non i singoli sofisti 0 i singoli scienziati; e, a causa di quelle stesse idee, mal com- rese, accettate come strumenti in funzione di altro, Pattagco contro la scienza e fa logica retorco-dialet tica, in una patetica malinconia per il buon tempo antico, in una nostalgia da serio conservatore per || ali antichi, sani costumi: sani, in quanto antichi, nel } ricordo di un tempo perduto. Di qui Paccorato ap- | pello del ‘discorso giusto’ all’antica educazione, | «quando io giustizia sostenendo fiorivo ¢ saggezza j era norma > (v. 952), € il ricordo delle patrie batta-j slic («ma 2 proprio questa Ia mia educazione; Ia ebbero i combattenti di Maratona », v. 986). E ill “discorso ingiusto’: « Affermo che la giustizia non } esiste » (v. 902) € che quell’educazione giusta di cui | parla il ‘discorso giusto’ «roba vecchia, prima | del diluvio: sa di cicale muffe! » (v. 984). Certo, | quella giustizia e quella legge, quali erano conside-| rate dalla concezione teologica’da Solone, ripetiamo, | a Exchilo. E non citiamo a caso Eschilo; insieme a Simonide, Eschilo 2 riproposto dallo stesso Aristo- fane, in contrapposizione al nuovo mondo, alla nuova cultura, facente, invece, capo a Eutipide (cfr, Nu- vole, vv. 1361-76). : eee 34 2. Le‘Nuvole’ ela posizione di Socrate nella cultura del suo tempo. ‘Sia pur attraverso scorci ¢ pennellate, sia pur nelle considerazioni rozze e superficiali di Strepsiade da un lato e nella amata polemica di Aristofane dal’altro, le Nuvole presentano un quadro storica- mente efficace della ‘cultura’ e della problematica di Atene dalla fine delle guerre persiane al. pr cipio della guerra del Peloponneso, Entro quest'im- bito assume un particolare significato (per. Ia rico- struzione di quella che fu la crisi e Ia problematica, che si riflette anche sulle concezioni politiche di Atene) Paceostamento — per molt assurdo, ma es surdo secondo le vecchie distinzioni scolastiche — tra la fisica di, origine ionica, con patticolare riguardo agli sviluppi dati alla ricerca da Anassagora e la reto- - di Gorgia, le antilogie di Protagora, la linguist di Proclo, in altri termini il mondo degli uomini, volta in volta costtito dali womini sess. Souo questo aspetto, anche se in forme spezzate, non ri- flesse © coordinate, vi sono nelle Nuvole delle pun- wwalizeazioni_ precise ¢ illuminanti. A parte il Leit motif: il veechio Zeus & motto, € al suo posto subentrata la natura; sembrano di non poco conto le csemplifcazioni — sia pur viste come ridicolagei Strepsiade — relative al tipo di ricerca fisica: ricerche Drecise di fenomeni spiegati non ricorrendo ad al trie ragioni, ma attraverso Pesperienza stessa, Ridi coli quanto si vuole quei tali che Strepsiade trova nel pensatoio, intenti a studiare come salta una Pulee © come funziona il vento deretanesco delle zanzare (wv. 143 sgg.), ma, appunto, studi prec i paticolati fenomeni di cui si cerca di rendersi naturalmente ragione, s1 come importantissimo Pac- cenno alla cartografia, a quei tali tutti intenti a ricer- care cosa vt sotterra e agli altri tutti presi da Ticetche astronomiche (wy. 186 sgg.). E cost va sotto- lineata la meraviglia di Strepsiade di fronte agli stru- 35. menti scientifici ch'egli trova nel pensatoio: stru- / menti per lo studio del cielo, della geometria, ¢ via ; di séguito (vv. 200 sgg.). Sono tutti questi dati assai signifcativi, puntualizzanti i metodi di ricerca fisica, indubbiamente penetrati in Atene con Anassagora. «Per la debolezza dei sensi — sembra abbia scritto Anassagora — non siamo capaci di discemnere il vero » (fr. 21 DK), «ma possiamo valerci dellespe- rienza e della memoria e della sapienza ¢ dellarte | nostra» (fr. 216). Tecniche, esperienza, memoria, | mediante cui intelligentemente coordinare, sia put ponendo alla fine delle ipotesi, donde spiegare razio- nalmente i fenomeni, e in cui appunto consiste il sapere. E tali, ipotesi, sono, com’® noto, i seri origi nati di Anassagora, che, per altro verso, entro i termini di una ricerca scientifica, viene dissacrando la natura, in una spiegazione naturale di essa. E il sole ela Tuna non saranno pitt diviniti, bensi costituiti di pietre e sassi e terra e fuoco; € non segno divino che Pericle avrebbe avuto definitivamente in mano il governo, un montone che, si narra, fu trovato | avente un solo corno in mezzo alla fronte, ma, come { spiegd Anassagora aprendo il cranio della bestia, una ! pura malconformazione naturale. In effetto ad Anas- sagora_non interessano né le cause prime (se non ‘come ipotesi) né i fini ultimi, e sembra aver ragione Simplicio (Ix phys., 38) quando, rispondendo alle accuse volte contro’ il meccanicisino di, Anassagora, | diceva che Pimpostazione del problema di Anassagora non era quello di un aitiologo, ma di un fisiologo. E. qui ci permettiamo di ricordate che Anassagora non cera ateniese, ma ionico, legato alla linea det grandi fisici ionici, e, particolatmente, ad Anassimene. Non 2 azzardato fare Pipotesi che’ le Nuvole e il Caos e Aria, che, secondo Aristofane sono venuti a sostituire Vantico Zeus, siano una precisa allusione ad Anassagora: Vforiginario. migma anassagoreo pud benissimo essere interpretato come il caos che si deter- mina nella fluida e aerosa natura, che pud infine 36 assumere tutte le forme st come le nuvole. A tal proposito &, anti, interessante ricordare che in un irammento di un seguace di Anassagora, Diogene di Apollonia, che insieme ad Archelao, fa certo in fap- potti con Socrate, si legge: ibra che cid che era il pensiero sia quella che gli uomini chiamano aria, e cha da essa tutti Sano guidati ¢ che tutti domini. Ed essa stessa, mi pare, & tun dio ¢ giunge dovunque e tutto ordina ed & in ogni cosa, E non vi 8 una sola cosa che diesen non partecipi; ta bensl vi sono molte- manifestazioni e delaria stessa ¢ del pensiero, E infatti mutevole, ora pid calda ora pitt fredda ora pid secca ora pitt umida ora. stapnante. ora in rapido mutamento [..] (eft. 64 B 5, DK, trad. di M. Vegetti in Opere di Ippocrate, Torino 1965). Quando Anassagora_giunse ad Atene (nel 462) ra git uomo maturo. Soggiomnd ad Atene per oltre trenta anni, introducendo in Atene tutta una proble- tatica che ebbe, certo, un peso determinante. Anas. sagota, senza dubbio, prosegul per la sua via; prose gut ad occupatsi dei’ suoi studi e delle sue ricerche, probabilmente in forma isolata o con aiuto di pochi discepoli, tra cui Archelao e Diogene di Apollonia. Il che non’ significa che le tesi di Anassagora, il suo modo di impostare i problemi e la ricerca, il’ suo ap. pello allipotesi verosimile’, attraverso Pesperienza ¢ iI connettersi delle esperienze, non portassero a pen. 2 Non cto elo pid ta Pato, scene Anasagora, dish nelle Legd « Bina a aed Pde cp ced deb ata aa na | loro discorsiportano alle seguenti conclusi quando tu ae dieiree Sae sare es come did enti divin, dolore che ones con. Woes Ss Sean pat ables os eel oe Ee ticle Saat bea ie yneniain Qid Sea tala 37 sare in altro modo, ad accantonare prindpi ¢ inter- venti divini, proponendo anche sul piano del rapporto ‘umano tuttaltra strutturazione, che non quella su cui si era fondata la vecchia Atene. Si capisce allora in che senso Aristofane possa far dire a Socrate che il vecchio Zeus & morto, non existe, ¢ che, dunque, anche 1a giustizia, quella giustizia non esiste. E per altro verso si capisce che gli ateniesi conservatori, coloro che vedevano di malocchio Ia politica spre~ giudicata ¢ democratica di Pericle, che, sappiamo, fu in rapporti di amicizia con Anassagora, si siano resi conto che Ja concezione di Anassagora, il suo modo di pensare, la sua scienza erano pericolosi, condu- cevano ben oltre la vecchia Atene, gloriosa a Sala- mina. Pericle difese con tutte le sue forze Anassa- gora, ma non poté impedire che contro Anassagora il gruppo dei conservatoti riuscisse ad intentare un pro- cesso per « empieta » (432), per aver negato gli déi e€ per avere introdotto teorie empic sulla natura dei fenomeni celesti. Pericle riuscl a non far condannare a morte Anassagora che, fuggito da Atene, si rititd a Lampsaco, in Asia, ove mon nel 428 citca, La condanna di Anassagora & Vindice chiato dellim- portanza ch’ebbe il pensiero di lui e come limposta- ione della sua ricerca implicasse un modo diverso di concepire ¢ di pensare, indipendentemente da ogni ricorso a ordini teologici . Esperienza, dunque, rapporti © connessione di esperienze, ipotesi, donde il sapere (v'e a tale propo- sito un testo medico di questa eti non poco sig cativo: «in medicina si deve fare attenzione non allo specioso teorizzare — tovioués —, ma all'espe- rienza e al ragionamento — Myos — presi insieme. Concorde con il fatto che il teotizzare deve essere accettato, dato che @ basato sui fatti, e che sistema- ticamente si_debbono trarre deduzioni da cid che si 2 osservato [...] Ma le conclusion scaturite da ragis namenti fatti senza alcun appoggio raramente possono essere utili, Solo quelle tratte dallosservazione dei 38 fatti sono idonee »: Precetti, I, 1). E percid anche ticerche concrete, su precisi € concreti fenomeni: sli studi di astronomia implicano certe tecniche, pre- ‘esse ¢ campi ben limitati, s} come gli studi di medi- cina, di fisica, di geometria e via di séguito, pet cui 2 ciascuno spetta un suo campo particolare, una patti colare competenza, un particolare bagaglio di cogni- zioni un saper fare bene il proprio mestiere (non a cas0 lo stesso Anassagora sati detto sofista, dando, appunto, a ‘sofista’ il suo otiginario significato: «uomo che oopiterat, cio che esercita Vattivitd di tun 004s, che possiede particolati conoscenze € capa- ith in generale o in un dominio patticolare » *), En- ttate in crisi, attraverso i risultati delle scienze par- ticolari (fica, medicina, astronomia, teoria delle riduzioni delle ipotesi in geometria ‘e aritmetica), le vecchie credenze ¢ le strutturazioni teologico-teleo- logiche del tutto, si capisce anche come entrassero in ctisi le concezioni relative alle condizioni che permet- tono i rapporti umani, 'umano costume, Entro que- st’imbito da un lato sssumono patticolare sigdificato le _discussioni di logica ¢ Ja dialettica di Zenone d'Elea, che, sembra, fu ad Atene nel 454 cjrca, € con cui pare che Socrate, allora giovanissimo, ‘sia entrato in contatto, e, dallaitro lato, accantonato come impossibile a risolvere, sul piano del discorso umano, il problema dell’Essere o della diviniti, prende luce Ja problematica, tutta impostata sul livello dell’oriz- zonte degli uomini di un Protagora, di un Gorgia, di tun Prodico, di un Ippia di Elide. Qui, cid che pitt interessa di Zenone & sottoli- neare che mediante Je sue ‘ aporie” Zenone portava alla dimostrazione che sul piano logico sono impen- sabili — © percid indicibili — sia 'Essere nella sua toralita, sia i molti. Di rimbalzo, Gorgia, proprio portando alle estreme conseguenze le ‘ aporie? zeno- + W. Scuntp, Geschichte der griechisebe Literatur, Mine chen 1929-48, If, p. 14. 39 niiane, pud abilmente giungere a sostenere che Nulla 2, che se anche qualcosa 2, non & conoscbile all’'uomo e'se, infine, fosse conoscibile, tale conoscenza sarebbe indicibile € incomunicabile, ‘ché Voggetto del cono- scere si tradurrebbe in parole ¢ la parola non & l'og- getto, non & Vessere (Del nom ente o della natura). Poiché P'uomo — una volta sganciato da ordini pre- stabiliti — @ consapevolmente indipendente da strut- turazioni per sé, anzi non esiste come on, ma ® un fieri, costituito di sensazioni, impressioni, affetti, che si traducono in parole, & proprio mediante un abile giuoco di parole, e per cid stesso di affetti, di ricordi che, con Ie parole si muovono gli uomini, si costi- talcnon volta in vol, a seconde del aes de ruppi, i rapporti tra gli uomini, si da determinare, f setooda delle exigent, Gog scopi che al wosligne raggiungere, una qual certa misura, una givstizia, che, evidentemente non & in sé, ma si vien_facendo di volta in volta attraverso l'uomo stesso. Di qui lim- portanza data da Gorgia alla parola, e al valore poie- tico della parola, ©, per cid stesso, alla retorica. Per altro verso Protagora di Abdera, accantonata Ja questione degli d&i («riguardo agli di, non ho la possibilita di accertare né che sono né che non sono, opponendosi a cid molte cose»: fr. 4 DK), poteva sostenere che cid che & e cid che non & & tale, & vero o meno nel giudizio, onde del vero & misura Tuomo. E cost, sul piano del discorso, proprio per- ché il reale & inaffertabile, la tesi @ pud essere vera quanto Ia tesi B pur essendo le due tesi fra di loro contraddittorie. Di qui le antilogie protagoree che, portate alle estreme conseguenze, sboccheranno nelle confutazioni (elenchi) e nelletistica. In Protagora la questione & diversa. Coerentemente all’accantonamento del divino, dellessere, delPordine in sé della natura, Je antilogie stanno a dimostrare come su di un piano Jogico — unico possibile all’'uomo — vi siano veriti copposte, due possibili discorsi, veri ambedue (i fu- furl Biosot Aéyor), e che, dungue, il vero non & cid 40 che 2, ma cid che, mediante il discorrere stesso e Ja confutazione, ¢ Ia’ contrapposizione si fa tale, & cid che ‘convince’ ¢ ‘persuade’. I due /dgoi sono Ia base medesima perché sia possibile il ragionare (5i2- iéyeou, donde dialettica), perché attraverso il ragio- nave, che & ‘parlare'’, si costituisca, volta a volta, id che ‘conviene, questo o quel possibile ordine di uuomini, in questa o quella situazione. Anche se in modi diversi (V'uno .retorico, I'altro antilogico), sia Gorgia che Protagora si muovono sul piano umano, centro Pimbito delle opinioni, in un abile saper giuo. care sugli affetti st da indirizzare questa o quella as- semblea, questo 0 quel tribunale, verso cid che, in questa o quella situazione di questa o quella citti, appare il meglio. Per Prodico di Ceo, poi, coetaneo circa di Socrate, che sembra ne abbia ascoltato le lezioni, non c’& né Ja natura né uomo come entita, ma natura e tuomo costituiscono come un solo processo, proceso ron regolato da nessuna legge, di cui il primo mo- mento & Ia natura che ha una storia (non finalistica, ma casuale: cfr, Platone, Leggi, 889 sgg), ¢ il secon. do momento, scaturiente da quella stessa storia, & Tomo che con il suo lavoro é'la sua opera costruisce il proprio mondo, ordina e trasforma la natura con Vinvenzione delle’ tecniche, forma la propria vita, costituendosi quindi in Citta, dando leggi, che sono Percid conquista ¢ frutto dello stesso sforzo umano, composizioni o finzioni (opera d’arte) dell’'uomo. Pro- rio questa stoticizzazione porta, d’altra parte, Pro- dlico allo studio delle ‘ parole ’; per individuarne da un lato Lorigine (etimologia) ¢, quindi, il peso ch’esse eb- bero nel loro naturale scaturire, per intenderne poi, nel loro farsi © modificarsi storico, Iesatto_significato. Di qui, per comprendere il mondo degli uomini da tale’ comprensione per conoscere noi stessi d'ogsi, Vimportanza d'intendere il significato simbolico as. sunto da ogni parola nel corso della storia e lo studio lei signifcati diversi di ogni termine (sinonimia). 41 Non é qui il Iuogo per discutere le diverse posi- zioni di Gorgia, di Protagora, di Prodico, per vederne Je diverse implicanze e a ‘problematica sulla que- stione del vivere politico e sulla giustizia, Sembra interessante, invece, aver sottolineato in che modo, comunque sia, i grandi sofisi consapevoli della crisi di una cultura ¢ di una civiltt, abbiano impostato Ia questione dei rapporti umani, proclamandosi abili tec- nici (‘sofisti’, appunto: « riconosco d'essere sofista — fara dire Platone a Protagora — e di educare gli uuomini (...] st da essere perfettamente capaci di trat- tare e discuter le cose della cit ns Protagora, 361.c, 319 a) delle arti mediante cui si costituiscono i co- stumi, indipendentemente dai contenuti, sul piano del discorso umano, senza un vano trascendere dall’otiz- zonte degli uomini, ¢, per cid stesso, dalle espetienze fe dal linguaggio che ci consente, ‘2 seconda delle parole usate, di come.vengono usate, di determinate uno altro modo di vivere, in una o altra citta. Sembra chiaro ora in che senso, sia pur operando su piani diversi, i‘ sofisti’ scienziati e i sofisti’ (nel senso proprio ‘della parola), indaghino, ciascuno a modo suo, mediante le proptie tecniche, a seconda dei propri campi di ricerca, fa natura: la natura come tale da un latp, Ja natura‘umana dal’altro lato, dal- Yuna’parte e dallaltra, quali che siano le conclusion’, mettendo in discussione, in Atene almeno, tutta una cultura ¢ un complesso di credenze su cui si fondava lo stesso costume ¢ la politica della Cittd. Sotto que- sto aspett, dunque, Arstofane& preisssimo quando afferma che In nuova fisica, Je nuove metodologie scientifche, ¢ Parte del discorrere, della confutazione, della contraddizione, della lingua (mediante cui si co- ce, attraverso il discorso stesso. un'artifciale , unvartficiale legge, sempre frutto dell’vomo) sono il parto di una medesima cultura, di una stessa czisi. E-perfettamente ragione ha quando fa escla- mare alla Corifea delle Novole: «Non crederai pit, dunque, ad altro dio fuori che ai nostri: il vuoto 42. Caos che tu vedi, le Nuvole e la Lingua » (wv. 423-4); € ancora, Fidippide convertito dal « discorso.ingiu sto»: «E non era un uomo come mee te, chi fece questa legge ai tempi suoi? » (v. 1421), Certo, sia per la funzione politico-polemica ¢ po- polare della Commedia, sia per Pintento di Aristo- fane stesso, quel nuovo mondo (nuovo per Atene), quella nuova circolazione di idee, vengono veduti at- traverso Tocchio di Strepsiade (che rappresenta ‘un tipo di ateniese) e di Fidippide (altro tipo di ateniese). In modo specifico, anzi, Aristofane cerca di far com: prendere il modo ¢on cui le nuove tecniche ¢ gli studi scientifici vengono accolti dalla gente comune di Ate- ne ¢ quale uso i pitt — in particolare i giovani accantonate le remore delle vecchie credenze ¢ super. stizioni religiose, fanno della dialettica e della confu- tazione dei sofisti sul piano dei rapporti giudiziari del fro. Aristofane, in fondo, non ce Tha né con ali studi scientific in sé, né con le tecniche sofistiche nella Joro neutralitt — non a caso, alla fine, saranno proprio Je Nuvole a giuocare il buon rozzo Strep- side —, ma con gli effetti che tali studi mal com- presi ¢ male usati, hanno avuto sul popolo ateniese, che &, in realt3, il vero bersaglio della battaglia di Aristofane. 3. Il Sqcrate delle ‘Nuvole’ e la posizione di So- crate nell’Atene prima della guerra del Peloponneso. Entro questa. prospettiva sembra ora assumere patticolare significato Ia rappresentazione che Ati- stofane di di Socrate. _ Anche se in una proiezione unilaterale (la proi vione di un conservatore e quella in cui Socrate & veduto da uno o da altro tipo di cittadini, gli Strep- side ¢ i Fidippide), Pavere meso al centro della commedia, in Atene, per ateniesi, Socrate ateniese, significa: innanzi tutto che, come che sia, Socrate nel 43 4243 era git un personaggio, considerato certo un po’ matto € balzano dalla gente bene, da chi si lascia ivere secondo un qual certo costume, actiticamente; significa, in secondo luogo, che Socate, poptio in quanto ‘si & reso conto dellimportanza ¢ dellin denza della metodologia delle scienze naturali (Anas- sagora da un lato, i medici dall’altro lato) ¢ delle istan- ze e discussioni dei sofisti (e qui pensiamo partico- larmente alle antilogie di Protagora ¢ alla linguistica di Prodico), & unico ateniese consapevole di una cultura nuova, il quale tenta di far comprendere ai suoi concittadini che ciascuno, attraverso gli altti, ha da essere consapevole di sé ¢ dei propri limiti, com- ponendo dialetticamente le vatie ragioni, non confor- mandosi a quale che sia il costume’ supinamente accettato; significa, in terzo luogo, che Socrate, i quale vive nella Citta ¢ per la Citta, @ molto meno asettico che non gli scienziati singoli, con le loro singolari esperienze ¢ studi, isolati_ nel loro lavoro, che non gli stessi sofisti, maestri itineranti. 1 sofisti, in fondo, sia un Gorgia con Ia sua retorica, sia un Protagora con le sue antilogie, sia un Prodico con i suoi studi linguistici, consapevoli che gli umani rap- porti si risolvono entto i termini dell’orizzonte umano, si presentano come coloro che con Ia parola riescono a convincere i cittadini di cid che & veramente utile per la Citta, e che riescono a stabilire un complesso di rapporti sociali che siano utili, buoni, volta a volta, per ciascuna citta. Il sofista @ un tecnico della parola che, sapendo che con la parola si pud giungere a regolare le passioni degli uomini ¢ le loro opinioni, disciplina le passioni si che gli uomini convivano in modo felice. E questo ill sofista insegna, questa tecnica del persuadere che, naturalmente, nei modi cangia ¢ si diversifica di volta in volta a seconda delle occasioni € delle situazioni. I sofisti, percid, potevano benissimo, a seconda del paese o della Citta da cui passavano, convincere anche — proprio mediante Ie Toro tecniche, giuocando su certi affetti — a cid che 44 questa 0 quella Citta avessero voluto, Soctate no, Socrate @ Tuomo che va fino in fondo, e proprio usando certe tecniche della confutazione sofistica, e, ponendosi sul piano umano, ribalta anche quello che poteva essere il conformismo sofistico; per restituire ciascuno a se stesso, sempre entro ’imbito di pre- cise situazioni storiche, di precisi uomini, in una pre- isa Citta, Atene. Il Soctate delle Nuvole 2, dunque, un simbolo, ma un simbolo che scaturisce da chiate indicazioni di quella che & stata la prima formazione di Socrate e di quello che attraverso tale formazione era Socrate, almeno fino alla prima fase della guerra del Pelopon- neso. Il Socrate di Aristofene non & dunque, il Socrate “‘nato vecchio” di cui parla il’ Tovar, né & luna mera caticatura, o un’astrusa falsificwzione, ma & un Soctate che viene fuori da un ben preciso am- bicnte culturale in movimento. Innanzi tutto — ¢ in linea generale — appare un Socrate che propone ai propri concittadini Ia problematica viva e complessa scaturita in Atene dalla presenza e dalla citcolazione i idee che venivano da fuori, e che, con Pericle, twovano in Atene il proprio centro in dibattiti molt plici e conturbanti: gi sappiamo del soggiomo in Atene di Anassagora; sappiamo che la problematica di Zenone di Elea comincid a circolare in Atene fin dal 454 circa; sappiamo dei molteplici soggiorni dal 444 in poi, in Atene, di Protagora (si ricordi che fu Protagora a prepatare, su incatico di Pericle, la legi- slazione pet Turi), di Gorgia (sul, piano della discus- sione sulla dicibilith © meno dell'Essere assai_ vicino 4 Zenone; certo ad Atene nel 427), di Prodico (di ‘ui si dice che Socrate ascoltd le leaioni). In realt’, proprio dal testo di Aristofane, viene fuori un Socrate che, durante Vattiviti di Pericle e ino alla morte di Iui & stato altamente aperto ai problemi di tutto il mondo allora internazionale con- Huente in Atene, ¢ ha voluto rendeme conto a sé ¢ 4i propri concittadini in un tentative di sprovincia- 45 chia, chiusa, Atene. «II fatto importante ¢ che dobbiamo tener presente — ha scritto ill Taylor { ‘Socrate, 1933) — % che V'affermazione politica ¢ Commer dt Avene al tempo di imone e di Peri- cle ne aveva fatto [..] una grande capitale e un uogo di convegno per i pensatori del mondo elle rico; era divenuta una specie di camera di compen- sazione per idee di ogni genere ». E cost non va scordato cid che Tucidide fa dire allo stesso Pericle: Ad Atene not rettamente tiletiamo ¢ apertamente siudichiamo sugli ofa privatt public, convint che Fucon pon nosing al operate, ma ad jattosto i passare al fatti, prima dl aver chia Uiscors Je idee: poiché nol abblamo gosto golare di essere insieme al sommo ardimentosi e ifs. Ei in tutto quanto intraprendiamo; divers! perid. da i al net hall gnomes eer aude © son ‘Momo: ‘Aten’ Is seule della Grea (oF GL, 40) Sotto questo aspetto non sembra affatto strano Paccostamento che Aristofane fa di-un Socrate, in- tento e interessato alla fisica di tipo anassagoreo, 0, almeno dei discepoli di Anassagora (Archelao e Dio- gene) e di un Socrate ad un tempo studioso delle tecniche sofistiche, della confutazione, dell'umano di- scorso (aveva esclamato Sofocle nell’Antigone, rap- presentata in Atene probabilmente nel 441: « Molte son le cose meravigliose, ma nessuna pit: meravigliosa dell'uomo »; Puomo inventore delle arti, ha vinto il mare ¢ ha vinto la terra, e ha costruito ‘case citta, ea se stesso insegnd Tuso dell'agile pensiero espresso in aeree parole e Vimpulso a ordinarsi in Citta », wv. 332-55; e cos, sia par nellinterpretazione di Platone, dice miticamente Protagora: « L’uomo, usando Latte, articold ben presto la voce in parole ¢ inventd case, vesti, calzari, giacgli e il nutrimento che viene dalla terta [..J; poi scoprt la scienza 46 izzare ¢ di demistificare — diremmo oggi — la vec : politica, allorché Zeus dond all'vomo pudore € giu- stizia, senza di cui non sarebbero né ordinamento civile, né vincoli costituenti unita di amicizia »; senza di cui non sarebbe l'uomo: Protag. 322 a-d; € Go gia: «gran dominatore & la parola, che con piccol simo corpo ¢ invisibilissimo riesce a compicre di nissime cose »: Elogio di Elena, DK, 82 B 11, 8). Anzi, nulla vieta di fare Pipotesi che sia stato proprio il rapporto con i fisici e con gli scienaiati in genere, che si muovevano nel senso che sopra ab- biamo detto, a dare a Socrate giovane Ia. consapevo. Jezza critica di un metodo e, ad un tempo, Ia coscienza dei limiti dell'umana ragione relativamente a quello che sia il possibile sapere che oltrepassa i dati del. Vesperienza e della ragione stessa, si tratti della divi nith 0 di cid che & in quanto &. E cost, proprio tale consapevolezza critica avrebbe condotto Socrate, con. sapevole che ciascuno deve occuparsi di cid che sa ¢ che gli compete, egli non scienziato, non avente una preparazione specifica (nato nel 476, appartenente a tina classe’ media, fu educato come tutti i giovani del tempo: ginnastica, musica, poesia; com’ noto, eo- nobbe le tesi di Anassagora, gii adulto, attraverso, forse, Archelao: cfr. Platone, Fedone, 97), ad ap. Plicare al mondo dei suoi pit) immediati interessi, il ‘mondo degli uomini, il metodo proprio della scienza, in cid ben comprendendo sofisti come Gorgia, Pro. ico, Protagora, le loro istanze e la loro funzione, fel richiamo a’‘un discorso terreno, di ‘uomini a womini, mediante cui modificare gli stessi rapport umani: come ¢ in che senso, in quale direzione econ wali finaitd, & un’altra_questione e in cid Socrate sari diversissimo dai sofisti stessi. Socrate, nelle Nuvole, da un lato appare sospeso 4 mezz‘atia, su macchina scenica, pet meglio osservare il mondo della natura (« nell'aete spazio il sole sauadro », v. 225) — il che pud significare, appunto, uo interesse per gli studi di fisica, e la sua con. wione, dettata da quel tipo di studi, sullimpos- 7 sibilita da parte umana di cogliere le strutture del reale, la sospensione da parte di Soctate del giudizio sugli'd&i (come Protagora) ¢ PEssere (come Gorgia), interpretata dagli Strepsiadi come negazione dell’esi- stenza di Zeus —; dall’altro lato appate come mac- stro di discorsi, sostenitore del * discorso ingiusto” (cio’ il ‘ discorso umano’, come abbiamo detto sopra, non a caso chiamato da Strepsiade ‘il tuo discor- so’, v. 244), per cui sempre nellinterpretazione di Strepsiade, cio’ della gente comune, ancorata alle antiche concezioni e all'antico ‘ giusto’, ma cui_nel diffuso sbandamento morale: quel ‘ discorso ingiusto’ sembra servire ad altro, un Socrate chiacchierone, sfuggente € parolaio, (iron, v. 449, dice Strepsiade, donde poi V'accusa a Socrate, anche da parte dei sofisti macrologi, di ironico; vasellina, v, 449, dice ancora Strepsiade, ciot sfuggente, che & gid un riconoscimento del fatto che ‘Socrate non ha tuna dottrina, non insegna se non attraverso la confu- tazione ¢ la ricerea umane). Ma tutto cid, ripetiamo, & interpretazione, ché, in realti, git dalle Nuvole non appare affatto un Socrate legato a una precisa dottrina, 0, almeno, avente una sua patticolare dot- trina; un Socrate, st, profondamente calato in tutto tun ambiente di cultura, ma git avente una sua perso- nnaliti.spiccata, un suo modo di atteggiarsi sia di fronte alle posizioni dei fisic, se spacciate per le uni- che vere, sia di fronte alle ‘posizioni dei sofisti, di chi si occupa del mondo degli uomini e dei modi con cui si costituiscono i costumi umani, quando taliposizioni non siano di volta in volta cri mente discusse, ma assumenti, invece, aspetti_avvo- cateschi, edificanti, professorali e risolventisi cost in chiacchiere, nei lunghi discorsi fascinosi — reto- rica dellornato — o in mere seduzio Sembra ora opportuno venire ad alcuni testi d Je Nuvole: sono appena degli accenni, ma assai fini — buttati 1a come sono —e che indicano gid alcuni aspetti precisi dell’atteggiamento di Socrate, ripresi 48 interpretati anche se in maniera opposta da Platone, VW’, intanto, un accenno sia pur scherzoso, anzi bef. fardo, forse’ alla ‘ maieutica’ socratica. E da. tener presente che Socrate non @ ancora entrato in scena. Strepsiade, deciso ad andare lui al ‘ pensatoio’, per imparare Parte dell'imbroglio ¢ del cavillo dialettico, bussa con violenza alla porta, Indignato, un disce. polo del * pensatoio , interrotto in una sua ricerca — il salto delle pule — esclama: « Ignorante, che za di calei spati alla porta: senza rifltterci! Mi {acesti abortive Fescogitato pensamento » (wv. 135-7). “gnorante ’, duadis (amatbis), cio’ ‘ uomo non pre- parato’, insipiens: non a caso * discepolo’ & wadig (nuatbis), , subito sotto (v. 140), si dice che di corte cose non si pud parlare che ai naOyeaiow, a chi abbia una preparazione; ¢ non si tratta di conventi- cola, di un sapere riposto e segreto (se non da parte popolare), ma di una condizione perché feconda possa essere In’ricerca, che, com’? detto immediatamente dopo, non & condotta direttamente da Socrate, ma su di una domanda di Socrate; se la ricerca non & ben condotta, non & controllato I" escogitato pene sieto’ (Ia intuizione), non si viene a capo di nulla, & meglio abortire (nal qeovrd'einphanxas USevonnévv: ¥. 137). Dirk una cinguantina d’anni dopo Platone, nel Teeteto, interpretando la ‘ maieutica’ socratica: E la pit grande capacith della mia arte di ostettico eailo esc, er esa, a discerneresiuramente se far {ema e menzogna pattorisce T'anima del giovanc, 0 Pure se cosa vitale € reale {...: e il bissimo che git {anti mi hanno fatto, che interrogo 3} gli alt Manifesto mai io stesso su nessuna questione Sicto, ignorante come sono, & verisi {lone & appunto questa, che il dio mi costringe a fare { ottettico, ma mi viet di generare. To sono dunque, me, tue’altro che sapiente, né da me ® venuta {aor kuna’ sapiente scoperta che sia generazione del mio ‘imo [...] Molti, invece, allontanatisi da me, non solo 49 il restante tempo non fecero che abortite (ébinpooav], per mali aceqppiamenti in cui capitarono {..] (150¢ seg). Vedremo poi in che consiste Ja ‘ maieutica’ so- cratica, almeno nella interpretazione di Platone; ma, gui, nelle Nuvole, il richiamo all’aborto & non’ poco indicativo. Fatto ancor prima che appaia Socrate, & id un'introduzione allatteggiamento di Socrate:_ So- crate pone domande, o si tratti di questioni di fisica, ‘come nel presente ¢aso, 0 si tratti di altro, non in quanto egli abbia gia pronta Ia risposta — tanto vero che pit tardi (v. 449), considerato da Strepsiade, sak detto sfuggente (néo0ins: «la striscia di cuoio, che indica inafferrabilita mediante movimento »), pa- rolaio (eau, «quello che confonde le acque muo- vendo la lingua, e diventa scivoloso come ‘ vasellina’, wloiés », e, dungue, sativ, ciarlatano: cf, Dore Lironia greca) —, non in quanto egli abbia gid pronta la risposta, ma per provocare, per vedere come tuno sa tagionare, come ciascuno sa fare bene — 0 meno — il proprio lavoro. Sotto questo aspetto, illuminante diviene un altro testo delle Nuvole, do alla richiesta precisa di Strepsiade, di volere imps rare T'arte del cavillo, _dellimbroglio linguistico da trasportare sul piano’ giudiziatio ¢ forense, Socrate come prima cosa vuol rendersi conto di chi sia Strepsiade, del suo carattere, delle sue capaci « volta a volta, quale sia, accanto al saper fare id che & proprio ‘di ciascuno, la capacita (virth) dressers di volta in volta, uomo, sari, mediante Ia stess! ricerca, un ‘ saper di sapere’. Di qui, ancora, at verso Foracolo di Delfo, la precisazione che Matt Gi lui Socrate, abbandonate le singole ricerche a & in esse compete petenza e alla consapevolezza di sé, in un risveglis gli altri ad essere uomini. Le Nuvole furono rappresentate nel 423; Socrat al 422 (dopo la campagna di Anfipoli) non si most pir da Atene, Dal 419, in Atene, in guerra, 82 i te, si 2 volta, in particolare, pr prio a questo tichiamare ciascuno alla propria com preetia Burra del Peloponneso, in cui sempre pit viva avioni_ individuali, le politiche particolari, i conflitti dovuti a singole persone, si andarono mt ficando, donde il prevalere, per esigenze particolari, dellin: teresse per il modo con cui * sedurre’ gli altri ai pro- pri Gini, per cui-potevano servire benissimo, usando ali altri © tutto come ‘strumenti’, certe ‘tecniche proprie dei sofisti, Entro questo ambiente Platon pone, dopo Poracolo di Delfo, il ni : assunto da Socrate nei conftor cre la aaa da lui avuta. ‘oracolo di Delfo pud, dungue, rappresentare Ja sot Sed Sm mre ia Aristofane, in un tibaltamento di quelle accuse stesse, € in una dimostrazione che, anzi, lui Socrate, cra pitt che non Aristofane preoccupato’ che Ia Citts ‘Hitrovasse se stessa, ma non in un ritorno a un mondo oramai perduto per sempre, oppure — ma sempre nello stesso significato, in una situazione storica che, ‘mutato il mutevole, si ripresenta simile — un‘inter. ane di Platone della precisa presa di posizione gh Soest defintvamente consapevole di quella che ic essere Ix soa funione di'uomo nell Atene Non sembra, allora, si possa, com'® stato su wma ty Se ce a ne medio Socrate, antecedente la guerra del Pelopon- a nad i stretta osservanza e un secondo So- i sh . '@, passato attraverso una grave crisi, dovuta quiet ePisodio dell’oracolo di Delfo, é ill Socrate Susle appace dai dialoghi di Platone, in’ una mature. orn ra giunge alla stessa_teoria platonica delle ig a Sembrs, invece, si possa meglio parlare di GMS moment’ di un solo atteggiamento © di una tun csigenza: un primo momento di massima aper- Wal tutte le correnti_ nuove che confuiscono in mane, che & un momento di maturazione e proble- a che porta Socrate alla consapevolezea della inzione, © un secondo momento, durante 83 si fa Vesigenza socratica di un appello. al ‘sapere’, the un sapere diverso da quello teoretico, da quello frutto del metodo scientifico, da quello teologico, da quello stesso degli artigiani © dei tecnici, dei poet © che s'imposta. sul ‘ saper ragionare’, Questo im plica gli altri ‘sapere’, rende conto di ciascuno, Eostituendo non dal di ‘fuori, ma dal di dentro, il rapporto umano, e la consapevolezza critica del sign ficato e dei lis di ogni particolare nostra azione € lavoro in rapporto agli altr, senza nulla,presupporte, ‘ogni volta, in un certo modo, che pud essere diver sissimo da quello di jeri, ma sempre cocrente con id che ogni volta risulta dall'aver saputo comporre ke Stagioni’. Sotto questo profilo effettivamente il So- ‘crate che presenta Aristofane @ diverso, in_mutate ituazioni storiche, dal Socrate presentato’da Platone, pur non essendo affatto un Socrate opposto al primo, ma risoluzione del primo. Sembra chiaro, ora, il modo con cui si preseo- tano i due aspetti-dell’unica faccia socratica delineati di volta in volta da Platone; due aspetti che, per un Jato verranno coincidendo con il Socrate di Anti stene e con quello di Euclide di Megara, dall’altro Tato, elle conclusioni di Platone, saranno, diversi: simi dal Socrate antistenico ¢ da quello euclideo, ani si verranno precisando, via via, in un intreccio polemiche con le slot Anitene § di Euclide, Frutto anch’esse dei ‘ semi’ socratici, pitr che relati- vamente a Socrate, relativamente alle concezioni Platone, di Antistene, di Euclide, e, per altro vers i Isocrate.. Inoltre, proprio ritagliando da Antt Stene € da Platone, probabilmente da altri che «© yano. patlato e discusso di Socrate, riprendendo Is problem: intorno al ‘ caso” Socrate suscitata Finnovata accusa di Policrate, Senofonte, in una cie di fotomontaggio (in particolare nei Memoral f nel Convito ¢ nell'Apologia), pur rifacendosi a tivi propri di Socrate, verra del lineando il suo ritrat!? i Socrate, tutto intessuto di f3poi moralisteggia™™ 84 nel tentativo di presentare lesempio di it li : apio di una vita, di un uomo conosciuto aj molti i prin trasfiguratosi il suo fascino ee sione e azione coincidono in un concreto uomo vi. vente, orama, tttavia, nellideale di vita di Seno- fone fon ‘moraismo ascetico e predicatorio, gnomico, da colonnello di cavalleia a riposo, com® stato leto), estremamente astratto, banale, fuori dalla sori, dalla inguietavicetea di saper vivete, in con- «ret Vingrato mestere di vomo. Eppure, Ie tessere lel mosaico senofonteo, donde pit tardi si costitu anno gli esempi di vita, Pesempio del ‘ saggio’ da parte degli stoici,.e che’ in Senofonte sono ancora, raccolti in una persona, i sopoi di tutta una tradi” vione morale, le tessere di quel mosaico, anche necessariamente sfuocate, spezzate dal. loro intiero, sslano, di volta in volta, i due aspetti di cui sopra tio, pean Hiportate all'insieme, duttile € delinterpretazione di ‘Antistene. cere concasins 5. Li‘ esame’ @ U* ironia’. 1 primo aspetto, dunque, dell'unica face 3 ), dunque, ica faccia - ‘ ae viene presentato da Platone, & quello di tm Soerate protretico, del Socrate detto da Platone iggble sofsta’, eso all esame', di un Socrate che (Gis, che cerca insieme, senza nulla presuppore, souaaes eat stesso dubbioso, di un. Soerate pitpedine marina’, che giunge al punto inter. Bo genendo eli altti, sicuri di sé in partenza, in jddaione, facendo st che gli altri si vergognino ean 4stessiseano, donde, appunto, Paccusa a. So- Gitte essere ‘ironico’, sty i See iggente, che non di mai tia, Per Er sina Ettole — fa esclamare Platone al sofista Tra. = ecco qui la solita ironia di Socrate! E gia lo 85 x, Socrate, non avevo predetio a questa brava gente che tu, Socrate, vest voluto rspondere, ma fingendo i nolla sapere, tuto ave faa putotg ce sspaniee se qulste i avesse interrognto [...] Sicuro! [J lui non risponde, Sham alto dando Is rsposta epi se ne impadronisce € a confuta (Repubblica, 337 8, 337). 1 Gorgia (489 ¢) dird il sofista Callicle, messo in centeaddiiene da Soerate, in particolare sul signi- ficato da dare a certi termini Tu fai dellronia Ceiqove’y, fai giuochi di parole), Socrate! E nell’Apologia fa dite Platone a Socrate stesso: ii forse uno potrebbe ditmi:, “ Ma silenzioso ¢ quid o Spcate nen srl cape di vivre dopo usc i Atene? ", Ecco Ia cosa pit difficile di tutte a persus- dein lean ni Pee soo dc ce sos nifica disobbedire al dio, © che perc. n si Betts ei non a net ete he fo pl per irom; se poi vi dico che proprio questo & pet Frome’ ne maggot, selon jet degli ali argomenti sui qual e Sepurare far Hehe su me sexo © sup lt © ce tune vite senza esame & una vita indegna dessere visutét wae eg ae ee as a iaramente isulta, dunque, che I’ *ironia’ (¢ a Soolnenta che nef test Dlatone i termine : tusato pochissime volte, e sempre nel significato detto) non & di Socrate, o meglio & un'interpretazione nee tiva del_modo di confutare socratico da parte & coloro che Socrate ha messo in imbarazzo, chiunaue essi siano, il conservatore ¢ T'uomo nuovo, in parola tutti coloro che assumono attegelamenti pr cattedratic, che si presentan in pare come sicuri di sé, escludenti ogni altra_ragi Socrate @ un diron, un parolaio che sfugge, dicev* 86 sii Atistofane; Socrate @ un ironico, uno che ci siuoea con le parole rimettendo sempre tutto in di- scussione, in dubbio, dicono politic’ come Callicle, sofisti come Trasimaco. Presa alla rovescia, invece, M'ironia’ di cui Socrate & accusato non & affatto uno ‘scherzo', una presa di bavero (anzi, quando si tratta di quella che noi siamo abituati a chiamare ironia socratica, Platone, in realta, usa altri termini il termine ~gooxetto, prendo in giro, ad esempi Menesseno, 235.c), ma un atteggiamento assai_ serio, Vistanza continua di rimettere sempre tutto in discus. sione, Vavviamento all’*esame’, che, in partenza, ron presuppone nulla, Mi sembra che tu ignori che chiunque entra in di mmestichezza con Socrate — dice Platone nel Lachete 6, dicamo cos, viene @ far parte dei sui inerorutori, quatungue. sia Yargomento di cui si sia preso a ragio. ‘are, trascinato dalle parole di lui, non riesce in nessun modo a liberarsene se non caschi prima a rendergli ‘onto di se stesso, di come viva, di come abbia vissuto iclomente, E ignoti che quando uno ef sia cascato, Socrate non se lo lascia sfuggite di avere esami. ato tutte queste cose bene © minuziosamente. To ho sstetto rapporti_con Tui, ¢ $0 che & necessatio subire suesto esame [..} In realth [..] a me piace tratte Betmi con quest'uomo ¢ ritengo che non sia alfatto un tmale chregli ci faccia, ricordare se abbiamo. agito © Siamo mon bene, ¢ che necessariamente debba essere Pi previdente in futuro nella vita chi non sfugga a un Simile same, ma. sia disposto [..] a imparare finché {it e non creda che il solo fatto di diventare vece! "sti a infondergli il senno (187 e-188 b). gE, ancora nel Sofista, ove si tratta di definire spetto migliore, per Platone, della sofistica, 1a {bile sofistca’,’come arte di purificare, attraverso jpgontutazione, sia pur in senso protrettico e meto. iw8ico, Platone anche se oramai ritiene solo nega. 3 la ricerca socratica ¢ il sapere morale che sco- “se stesso nella ricerca stessa, cita come esempio 87 « nobile sofista” proprio Socrate (¢ che si tratti Fane ett id quel « ad alcni che vi hanno tilletto & sembrato che og fom dl gnorana involontatia ») per il suo appello, per il suo modo seotlre Pete, ataverso cot metre gt alt in dubbio: i sembra che Veducazione si possa dividere in due ic tS unedocmone, pik tora ed unt Lona direi, & dovuta alla tradizione, vener f sua antichita, di cui soprattuto ei 'si seviva verso i Felvolt, molti ancora ogg s© ne servono, quando el toro confront i fg pecchino in qualche cose, part rae proverandali, parte esortandoli con pit, doles: he questo metodo, pustamente, si potrebbe cham smmenitive. Dalfalio Tato, inveee, ad alcunt {Soe he vi hanno riflettuto, & sembfato, che ogni, forms

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