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FISICA

DEL SISTEMA TERRA


Prof. Maurizio Bonafede

12 marzo 2014
Indice

2 STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA 1


2.1 La struttura chimica della Terra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
2.2 LAtmosfera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2
2.2.1 Levoluzione dellatmosfera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2
2.2.2 La struttura dellatmosfera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
2.2.3 Il bilancio termico dellatmosfera terrestre . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
2.2.4 Circolazione di Hadley . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
2.3 LIdrosfera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
2.3.1 Morfologia dei fondali oceanici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
2.3.2 Evoluzione degli oceani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
2.3.3 I moti superficiali. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
2.3.4 Proprieta chimico-fisiche degli oceani. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
2.3.5 Salinita, temperatura e densita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
2.4 Struttura interna della Terra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
2.4.1 La Crosta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
2.4.2 Il Mantello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
2.4.3 Il Nucleo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
2.4.4 Determinazione della velocita in profondita . . . . . . . . . . . . . . . . . 28

i
Capitolo 2

STRUTTURA E COMPOSIZIONE
DELLA TERRA

2.1 La struttura chimica della Terra


La struttura della Terra e nota con buona approssimazione grazie sopratutto agli studi sismo-
logici: gran parte della massa della Terra (MT = 5.973 1024 kg) e concentrata nel mantello e
nel nucleo (tabella 2.1).
Nota la composizione delle varie parti, e possibile stabilire la composizione globale del pianeta
(tabella 2.2), che appare dominata da ferro, ossigeno, silicio, magnesio, alluminio e metalli
alcalini. Sulla base di questa, possiamo fare semplici ma illuminanti considerazioni generali.

Atmosfera 5.3 1018


Idrosfera 1.4 1021
Biomasse 1.0 1015
Crosta oceanica 7.0 1021
Crosta continentale 1.6 1022
Mantello 4.1 1024
Nucleo 1.9 1024

Tabella 2.1: Massa in kg delle principali parti della Terra.

Innanzi tutto, se le varie componenti chimiche venissero mescolate insieme, si verificherebbe


una competizione fra elementi metallici e non-metallici (O, S) per la formazione di ossidi e solfu-
ri. Considerando laffinita degli elementi con lossigeno, specie come MgO, SiO2 , Al2O3 , Na2O
e CaO si formerebbero con preferenza rispetto a FeO per motivi energetici. Cos, dato che la
composizione complessiva e carente di Ossigeno, la maggior parte del ferro e del nichel restereb-
bero nello stato non ossidato. Gli ossidi separati poi, si unirebbero a formare silicati quali il
pirosseno o lolivina (MgO + SiO2 MgSiO3, Mg2 SiO4 ). Come abbiamo visto nel capitolo
precedente, questi processi ebbero inizio allinterno della nebula solare gia prima della fase di
formazione dei pianeti.

Lequilibrio gravitativo porterebbe poi le specie piu dense verso linterno del pianeta, generando
un sistema stratificato, con un denso nucleo metallico e un mantello di silicati. Le specie atomiche

1
2 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA

Fe 35 S 1.9 Mn 0.22
O 30 Ca 1.1 Co 0.13
Si 15 Al 1.1 P 0.10
Mg 13 Na 0.57 K 0.08
Ni 2.4 Cr 0.26 Ti 0.05

Tabella 2.2: Elementi chimici principali presenti nella Terra (percentuali in massa).

in tracce si separerebbero in modo simpatetico; un metallo nobile come loro tenderebbe a restare
associato al ferro metallico mentre un elemento ossidabile come luranio resterebbe associato ai
silicati. Supponiamo poi che la Terra si scaldi fino alla fusione (per effetto del rilascio di energia
gravitativa, energia cinetica dimpatto dei meteoriti, decadimento delle specie radioattive). Le
specie volatili, come CO2 , H2 O, N2, Ar verrebbero rilasciate rapidamente a formare gli oceani e
latmosfera. Nel mantello le specie piu leggere con basso punto di fusione si porterebbero verso
la superficie arricchendo gli strati superiori di SiO2 , Al2O3 , Na2O, K2 O mentre gli elementi
fluidi piu pesanti migrerebbero verso il nucleo (Fe, Ni, FeS).
Trovandosi la Terra in prossimita dello stato fuso, la separazione in strati avvenne rapida-
mente per effetto di degassamento, fusione e separazione gravitativa (dovuta alle differenze di
densita) delle specie chimiche piu stabili. Tuttavia si deve notare che alle elevate pressioni e
temperature caratteristiche dellinterno della Terra, si possono formare composti con strutture
molto diverse da quelle presenti alla superficie terrestre: per esempio, SiO2 si presenta alla su-
perficie sotto forma di quarzo, con densita 2650 kg/m3, mentre a grande profondita si presenta
come stishovite, con densita 4290 kg/m3. La differenziazione dellinterno della Terra si completo
4000 Ma fa. Le rocce piu antiche datate sulla Terra risalgono a 3800 Ma fa, e sono del tutto
simili alle rocce analoghe che si formano attualmente.

2.2 LAtmosfera
2.2.1 Levoluzione dellatmosfera
Si stima che quando il proto-pianeta Terra si era accresciuto fino al 10% della massa attuale,
i planetesimi impattavano su di essa ad una velocita tale da vaporizzare le componenti volatili
e producendo la fusione del guscio esterno. La Terra, inizialmente solida e ricca di volatili
allinterno, era quindi circondata da un oceano di magma spesso diverse centinaia di km. La
differenziazione gravitativa del nucleo porto ad un enorme rilascio di energia, con fusione totale
del pianeta e liberazione di grandi quantita di volatili dalle regioni interne, con formazione di
una atmosfera primitiva ricca di CO, H2S, N2, H2 , H2 O. Questa atmosfera costituiva circa
il 10% della massa terrestre ma ando completamente persa per interazione con lintenso vento
solare durante la fase T-Tauri dellevoluzione del Sole.
Latmosfera attuale e figlia della atmosfera secondaria, prodotta dal degassamento dellin-
terno durante la solidificazione del mantello. Gli elementi principali (C, N, S,) erano ridotti
nellatmosfera primitiva (cioe si presentavano in molecole di CH4 , NH3 , H2 S) per la presen-
za di minerali metallici che sottraevano rapidamente lossigeno prodotto dalla fotodissociazione
dellacqua. Una volta sprofondato il nucleo, si formarono per interazione con il materiale del
mantello, specie gassose ossidate di C, N, S (e.g. CO, CO2 , NO, NO2 , SO2 ). Una prova che
2.2. LATMOSFERA 3

4.5 4.0 3.5 3.0 2.5 2.0 1.5 1.0 0.5 oggi
et della Terra pi antichi red-beds (ferro ossidato)
rocce pi antiche
evidenza
primi stromatoliti primi primi primo
geologica inizio della perdita di depositi di depositi di carbon
CO2 nei sedimenti carbonati solfati fossile

primi batteri prime alghe verdi


evidenza primi batteri autotrofi prime
fossile prime alghe piante
azzurre vascolari terrestri

fermentazione fotosintesi aerobica

modo di fotosintesi anaerobica respirazione


respirazione aerobica
atmosfera riducente
atmosfera ossidante

composizione
atmosferica 80 - CO 2 N2
(% della 60 -
pressione
atmosferica 40 - O2
attuale) 20 - H2
0 -
4.5 4.0 3.5 3.0 2.5 2.0 1.5 1.0 0.5 oggi

et in Ga
Figura 2.1: Schema di evoluzione dellatmosfera terrestre. Notare come la diminuzione di CO2 e asso-
ciata con la formazione dei depositi sedimentari. Organismi autotrofi prima, e la presenza di ossigeno
poi, rimossero lidrogeno. La crescita dellossigeno fu dovuta alla fotosintesi mentre lazoto mostra una
progressiva crescita che si assesto attorno ai valori attuali quando il degassamento del mantello e lattivita
vulcanica diminuirono attorno a 2000 Ma fa.

latmosfera attuale e secondaria, e costituita dalla scarsita di gas nobili pesanti, come Ne, Kr, Xe
rispetto allatmosfera solare: per esempio, N/Ne=0.8 sul Sole, mentre sulla Terra N/Ne=40,000;
cio prova che N e di origine secondaria.
Latmosfera odierna e il risultato di una complessa evoluzione a partire dalla atmosfera se-
condaria prodotta dal degassamento del mantello. Possiamo farci unidea di questa produzione
di gas osservando quanto accade ancora oggi in vulcani di hot-spot, alimentati da magmi prove-
nienti dalle profondita del mantello. Per esempio, alle Hawaii vengono liberate enormi masse
di gas e vapori: 79% di H2 O, 11.6% di CO2, 0.6% di H2 , 0.37% di CO e quantita minori di
SO2 , N2 , Cl, Ar. Da notare lassenza di O2 . Nelle fasi iniziali di evoluzione dellatmosfera secon-
daria, tracce di ossigeno erano prodotte dalla fotodissociazione dellacqua 2H2 O+h 2H2 +O2
ma lossigeno cos ottenuto era immediatamente consumato da reazioni di ossidazione dei mine-
rali ridotti (uranite, pirite) presenti alla superficie della crosta. Quantita significative di ossigeno
cominciano ad essere presenti solo 2,000 Ma fa, quando termina la ossidazione dei giacimenti
di minerali ferrosi (red beds). E la fotosintesi da parte delle specie viventi che determina una
progressiva crescita dellossigeno mentre la CO2 viene rimossa dalla formazione di calcare nelle
4 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA

rocce sedimentarie (interazione con le rocce crostali previa soluzione in acqua) e dai primi pro-
cessi di fermentazione che coinvolgono batteri chemo-autotrofi (cioe batteri che sintetizzano il
loro nutrimento a partire da sostanze chimiche elementari), alimentati da reazioni chimiche fra
metano e idrogeno (figura 2.1).

2.2.2 La struttura dellatmosfera


Latmosfera della Terra e unica nel sistema solare. La sua massa e di soli 5.3 1018 kg (meno
di una parte su 106 rispetto al resto della Terra). La struttura dellatmosfera e il risultato di
stratificazione gravitativa e di complesse reazioni foto-chimiche che hanno luogo fra la radiazione
solare e le specie molecolari presenti. La composizione tipica al livello del mare e mostrata in
tabella 2.3.

N2 78.08 O2 20.95
Ar 0.93 CO2 0.031
Ne 0.0018 He 0.00052
CH4 0.0002 Kr 0.00011
NO 0.00005 H2 0.00005
Xe 0.0000087 O3 (estate) 0.000007
(inverno) 0.000003

Tabella 2.3: Composizione dellaria asciutta al livello del mare (% in volume)

Eccezion fatta per N2, O2 , Ar, tutti gli altri gas sono presenti in quantita minime, ma
alcuni di essi svolgono un ruolo essenziale per il bilancio energetico e la vita sulla Terra. La
struttura termica dellatmosfera e il risultato di variazioni di pressione, bilanciamenti radiativi
e processi fotochimici; pertanto la temperatura dapprima diminuisce dalla superficie fino a circa
12 km (troposfera), cresce da 12 km a 50 km (stratosfera), decresce ancora fino a circa 80 km
(mesosfera) e poi cresce monotonamente (termosfera). Il limite esterno dellatmosfera puo essere
considerato la magneto-pausa che segna la transizione fra la regione in cui il moto delle molecole
ionizzate e dominato dal campo magnetico terrestre a quella dominata dal vento solare (figura
2.2). Questa struttura termica e relativamente ben compresa. Alle alte quote, nella esosfera, i
processi di foto-dissociazione sono frequenti e latmosfera e formata di atomi singoli o ionizzati,
i piu leggeri dei quali possono raggiungere la velocita di fuga: si stima che 2/3 degli atomi di
idrogeno presenti vengono persi ogni 1000 anni, lelio puo sfuggire in misura minore mentre per
le specie piu pesanti le perdite sono trascurabili. Tutti i composti dellidrogeno (e.g. CH4) sono
soggetti a dissociazione fotochimica e quindi la loro vita media nellatmosfera superiore e breve.
Nella termosfera, le molecole vengono ionizzate dalla radiazione solare di breve lunghezza donda
ma sono incapaci di riemettere energia a grande lunghezza donda. A queste quote latmosfera e
estremamente rarefatta sicche la capacita termica e piccola e si possono avere escursioni diurne
di temperatura di oltre 300 C. Le zone di massima ionizzazione delle molecole si verificano al
di sopra di 80 km di quota, formando i cosidetti strati D, E, F1, F2 della ionosfera.
A circa 80 km la mesopausa e contrassegnata da un minimo di temperatura ( 183 K).
Reazioni chimiche che coinvolgono lossigeno sono responsabili dellaumento di temperatura di-
scendendo verso la stratopausa: fotoni UV con lunghezze donda di 0.1-0.2 m causano fotodis-
sociazione dellossigeno molecolare (O2 + h O + O) e lossigeno atomico e uno dei principali
2.2. LATMOSFERA 5

quota (km) pressione (mb)

5000 - magnetosfera

2000 -
-10
1000 - esosfera - 10

500 -
termosfera
- F2
200 -
ionosfera: strati - F 1
-E -2
100 - -D mesopausa - 10
mesosfera stratopausa
50 -
strato di ozono
20 -
stratosfera tropopausa
10 - - 100

5- troposfera
2-

1-

0- - 1000
--

-
- 120 - 100 - 80 - 60 - 40 - 20 0 20
temperatura(C)

Figura 2.2: Strati dellatmosfera e loro caratteristiche termiche.

costituenti dellatmosfera attorno a 100 km di quota. Al di sotto dei 70 km lossigeno atomico


si ricombina per effetto di reazioni a 3 corpi (O + O + M O2 + M) e fra i 30 e 60 km unaltra
reazione, che produce ozono, e estremamente importante (O + O2 + M O3 + M). Lozono e
instabile e puo essere distrutto per ricombinazione con ossigeno atomico o per fotodissociazione.
La massima densita di ozono e a 25 km di quota, dove viene trasportato dalle zone di produzione
a piu alta quota. Il riscaldamento della stratosfera e essenzialmente dovuto allassorbimento della
radiazione ultravioletta (0.2-0.3 m) da parte dellozono: il massimo di temperatura non coincide
con la quota di massima densita di ozono, dato che ben poca radiazione u.v. riesce a penetrare
sotto ai 50 km della stratopausa. La stratosfera, con il suo gradiente termico invertito e gravi-
tativamente stabile (aria calda al di sopra di aria fredda). Particelle immesse nella stratosfera
per qualunque causa (eruzioni vulcaniche, esplosioni nucleari, jet supersonici) vi resteranno per
anni. La troposfera e invece turbolenta, essendo caratterizzata da una diminuzione della tem-
peratura con la verticale. Le precipitazioni trascinano con loro polveri e gas limitandone i tempi
di residenza a pochi giorni. La troposfera e piu spessa allequatore (18 km) che ai poli (8 km) e
contiene l 80 % della massa dellatmosfera e praticamente tutto il vapor dacqua, concentrato
negli strati piu bassi. Se tutto il vapore presente nella troposfera precipitasse, genererebbe 25
mm di pioggia su tutta la superficie terrestre.
6 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA

Statistica di Maxwell-Boltzmann

Lidrogeno atomico e, in minor misura, quello molecolare sono continuamente persi dalla esosfera
nello spazio circostante perche una significativa frazione di essi, alle temperature di oltre 700 C
presenti nella termosfera, supera la velocita di fuga. La statistica di Maxwell-Boltzmann prevede
infatti che in un gas alla temperatura T , la probabilita P (v)dv che una particella di massa m
abbia velocita in modulo compresa fra v e v + dv e data da
 3/2
4 m mv 2 4 2
P (v)dv = e 2kT v 2 dv = u2 eu du (2.1)
2kT

dove k = 1.38 1023 J/K e la costante di Boltzman e si e posto u = v/v0, con v0 = (2kT /m)1/2
(v0 e la velocita di massima probabilita). E facile dimostrare che lintegrale della precedente
espressione da 0 allinfinito vale 1 (come deve essere per una distribuzione di probabilita).

P(u)

0. 8

0. 7
2
4 2 - u
P(u) = u e
0.6
0.5

0. 4

0. 3

0. 2

0. 1

0
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3

u = v/v 0

Figura 2.3: La distribuzione di probabilita di Maxwell-Boltzmann.

 1/2
21.381023103
Per lidrogeno atomico alla temperatura di 103 K risulta v0 = 1.661027
m/s =
p  1/2
26.6710115.971024
4.1 km/s; la velocita di fuga dalla Terra e vf = 2GM/r = m/s = 6.37106
11.2 km/s. La frazione di atomi che superano la velocita di fuga vf si ottiene quindi integrando
la distribuzione di M-B da vf a :
Z Z
4 2 4 2
P (v > vf ) = u2eu du = u2 eu du 1.9 103 (2.2)
vf /v0 2.73

Lintegrale precedente puo essere calcolato, previa integrazione per parti:


Z
4 2 2 2
t2 et dt = ueu + erfc(u)
u
R 2
dove erfc(u) = 2 u et dt e la funzione complementare degli errori (una funzione speciale
i cui valori sono tabulati).
2.2. LATMOSFERA 7

I (T)

d s

n s s

dA

Figura 2.4: Descrizione dei parametri geometrici che compaiono nella legge di Planck.

Le leggi del corpo nero


Per comodita del lettore, riepiloghiamo brevemente le leggi che governano i processi di radiazione.
Consideriamo un fascio di fotoni, emesso da una superficie dA orientata in direzione n, che
viaggiano nella direzione s; lenergia dE che fluisce nel tempo dt, entro langolo solido ds
(attorno alla direzione s), nellintervallo di frequenze fra e + d, e dato da (vedi Figura 2.4)

dE = I cos s dt dA ds d (2.3)
dove s e langolo fra s e n, I e la cosidetta radianza spettrale di corpo nero (detta anche
intensita specifica), dipendente dalla temperatura, e data dalla legge di Planck

2h 3 1
I (T ) = 2 h/kT
(2.4)
c e 1

dove h = 6.626 1034 Js e la costante di Planck, c = 3 108 m/s la velocita della luce e k =
1.38 1023 J/K la costante di Boltzmann . Le unita di misura di I sono [Jm2 s1 Hz1 ster1 ].
La figura 2.5 mostra landamento di I (T ) in funzione di per alcuni valori di temperatura.

-15
10
T = 6000 K

-20
10
T = 1000

I (T)
T = 300

-25
10
-30
10
K
K

-35
10
10 4 10 6 10 8 1010 1012 1014 1016
(Hz)

Figura 2.5: Andamento della Intensita specifica I (T ) in funzione di per valori di Temperatura di
300 K (caratteristica della Terra), 1000 K (caratteristica delle lave) e 6000 K (caratteristica del Sole).
8 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA

Alle basse frequenze h  kT otteniamo la legge di Rayleigh-Jeans

2 2
I (T ) kT,
c2
alle alte frequenze h  kT otteniamo la legge di Wien

2h 3 h
I (T ) e kT (2.5)
c2
La frequenza di massima emissione si ottiene calcolando numericamente il valore hmax /kT che
annulla la derivata di I rispetto a : il risultato e noto come legge dello spostamento di Wien

max = 5.88 1010 T (con max in Hz, T in gradi K). (2.6)

Da notare che, se la intensita specifica e scritta per unita di lunghezza donda (invece che per
unita di frequenza ), essendo d = c2 d, la lunghezza donda di massima emissione max non
coincide con c/max ma e invece

2.9 103
max = (con max in m e T in gradi K)
T
Ad esempio, il picco di massima emissione di un corpo nero con la temperatura della superficie
solare (T = 5770 K) si ha per = 500 nm, il picco di massima emissione per un corpo con la
temperatura della superficie terrestre (T = 290 K) sia ha per = 104 nm = 10 m.
Integrando la (2.3) sullangolo solido esterno alla superficie (0 /2, 0 2) e
su tutte le frequenze otteniamo il flusso complessivo I(T ) di energia emesso da un corpo nero a
temperatura T , per unita di superficie e unita di tempo:
Z Z Z Z Z
2 /2 2h (kT )4 u3 du
I(T ) = d d sin d {I (T ) cos } = I (T ) d =
0 0 0 0 c2 h 4 0 eu 1
dove si e posto u = h/kT . Lintegrale allultimo membro della precedente espressione vale
4/15 e si giunge al seguente importante risultato (legge di Stefan-Boltzmann):

2 5k4
I(T ) = T 4, con = = 5.67 108 W m2 K4 (2.7)
15 c2 h3
dove e detta costante di Stefan-Boltzmann. Per ottenere lenergia totale emessa da un corpo
nero nellunita di tempo occorre, ovviamente, integrare la precedente espressione sulla superficie
totale V del corpo: I
F (T ) = T 4 dS
V

Temperatura efficace e di equilibrio


Si definisce temperatura efficace Tef f di un corpo la temperatura del corpo nero che emette lo
stesso flusso totale di radiazione: detto Iout il flusso totale emesso da un corpo, la temperatura
efficace si ottiene quindi semplicemente dalla legge di Stefan-Boltzmann (2.7):
4
Iout = Tef f
2.2. LATMOSFERA 9

La temperatura efficace risulta essere in molti casi una buona approssimazione della temperatura
reale Treal della superficie di un corpo; il flusso totale emesso dal corpo puo essere scritto
4
Iout = Treal
dove  e detta emissivita e vale 0.9 nellinfrarosso, ma puo differire sostanzialmente dallunita a
frequenze radio. Le lunghezze donda caratteristiche di emissione della radiazione possono essere
quindi stimate tramite la legge dello spostamento di Wien (2.6): esse risultano tipicamente di
10 20 m per i pianeti interni e di 60 m per quelli esterni.
Se assumiamo che la radiazione solare assorbita da un pianeta Fs sia bilanciata in media
dalla radiazione uscente Fp , possiamo calcolare la sua temperatura di equilibrio: un pianeta di
raggio R, che ruota rapidamente sul proprio asse (sicche la sua temperatura non cambia molto
fra lemisfero illuminato e quello in ombra), irraggia in modo pressoche uniforme da tutta la sua
superficie (di area 4R2); la radiazione solare intercettata dal pianeta si ottiene moltiplicando
il flusso solare S (alla distanza del pianeta dal Sole) per la sezione trasversale del pianeta R2.
Tuttavia una percentuale A (detta albedo) della radiazione solare viene riflessa direttamente
nello spazio e non partecipa al riscaldamento del pianeta; quindi la temperatura di equilibrio
Teq si ottiene dalleguaglianza:
S(1 A)R2 = 4R2Teq
4

da cui si ottiene  1/4


S(1 A)
Teq = (2.8)
4
Alla distanza della Terra dal Sole il flusso di radiazione vale S = 1360 W/m2; per gli altri pianeti
tale valore va corretto per lattenuazione geometrica, dividendolo per il quadrato della distanza
dal Sole (espresso in A.U.).
La temperatura di equilibrio puo differire dalla temperatura efficace: un pianeta puo produrre
calore al suo interno e in tal caso il flusso uscente e superiore a quello ricevuto dal Sole. E questo
il caso di Giove, Saturno e Nettuno, le cui temperature efficaci (rispettivamente 124.4, 95.8, 59.3
K) sono significativamente superiori a quelle di equilibrio (113, 83, 48 K). Si ritiene che cio sia
dovuto alla progressiva contrazione di questi pianeti e alla conversione di energia gravitazionale
in calore.
In un pianeta dotato di atmosfera, la temperatura della superficie puo essere molto diversa
dalla temperatura di equilibrio, perche la radiazione i.r. uscente non e emessa soltanto dal suolo
ma anche da diversi livelli dellatmosfera. Ad esempio, Venere ha una temperatura di equilibrio
uguale alla temperatura efficace ( 240 K), ma la temperatura al suolo e molto piu alta ( 730
K); il motivo e che la radiazione emessa dalla superficie di Venere e immediatamente assorbita
dalla densa atmosfera di CO2 , che e opaca alla radiazione i.r. (effetto serra), e viene quindi
ripetutamente riemessa e riassorbita finche giunge nella fredda, rarefatta e trasparente atmo-
sfera superiore, dove viene finalmente irraggiata nello spazio. Anche sulla Terra e presente un
significativo effetto serra: la temperatura di equilibrio e di soli 260 K, mentre la temperatura
media del suolo e di 290 K.

Albedo
La luce riflessa, da un corpo, alla stessa frequenza della luce incidente, non viene assorbita e
quindi non partecipa al riscaldamento del corpo. Il coefficiente di riflessione di un corpo dipende
10 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA

A (%)
100

90

80
NEVE
STRATO-CUMULI
fresca
70

60
NEVE
vecchia ALTOSTRATI
50 CIRRI
STRATI
SABBIA
40 asciutta
GHIACCIO

30 SUOLO
SABBIA asciutto DESERTO
bagnata
CAMPI
20 di grano
SAVANA
PRATI
SUOLO
10 bagnato
FORESTA
ACQUA

Figura 2.6: Percentuale di luce solare riflessa per le principali superfici riflettenti presenti sulla Terra.

dalla frequenza ma per albedo solitamente si intende il rapporto fra luce riflessa e luce incidente,
mediato su tutte le frequenze dello spettro: lalbedo puo essere alta fino a 90 % per neve fresca
e bassa fino a 4 % per il carbon fossile. In figura 2.6 sono riportate a titolo di esempio, le
albedo relative alle principali superfici riflettenti presenti sulla Terra. Lalbedo terrestre A ' 0.3
e molto maggiore del valore pertinente agli oceani, che ricoprono 2/3 della superficie terrestre ed
e fortemente dipendente dalla copertura di nubi, che e variabile nel tempo. Lalbedo terrestre e
valutata regolarmente tramite misure effettuate da sensori satellitari integrate tramite modelli
matematici. In tabella 2.4 sono riportate le albedo dei pianeti e le loro distanze medie dal Sole
in unita astronomiche.

Mercurio Venere Terra Marte Giove Saturno Urano Nettuno


A (%) 0.119 0.75 0.30 0.16 0.343 0.342 0.290 0.31
r (A.U.) 0.387 0.723 1.00 1.524 5.203 9.543 19.192 30.069

Tabella 2.4: Albedo A e distanza media r dal Sole dei pianeti del sistema solare.
2.2. LATMOSFERA 11

2.2.3 Il bilancio termico dellatmosfera terrestre


Le minime quantita di vapore, biossido di carbonio e ozono presenti nellatmosfera contribuiscono
in misura notevole al bilancio termico del sistema Terra-atmosfera. La Terra intercetta circa
0.45 109 dellenergia totale emessa dal Sole e tale energia genera i moti atmosferici. Lenergia
emessa dal Sole per unita di tempo e per intervallo unitario di lunghezza donda e dato in figura
2.7: con buona approssimazione, la densita spettrale di radiazione corrisponde al quella di un
corpo nero a 5770 K e la lunghezza donda di massima emissione e circa 0.5 m.

10
corpo nero a 5770 K

radiazione solare fuori atmosfera


1
(a) radiazione solare alla superficie
terrestre
densit di flusso (kW/m /m)
2

0.1 emissione infrarossa


dalla superficie terrestre

corpo nero
a 290 K

0.01 (b)

0.001

0.1 0.2 0.5 1 2 5 10 20 50 100


lunghezza d'onda (m)

Figura 2.7: Bilancio termico del sistema Terra-atmosfera. (a) Input di radiazione solare, a lunghezze
donda tipiche di un corpo nero a 5770 K; (b) output di di radiazione, a lunghezze donda tipiche di un
corpo nero a 290 K.

Il flusso di energia incidente sullalta atmosfera e mediamente di 1361 W/m2 ed e detto


costante solare anche se e soggetto a variazioni nel corso del tempo. La geometria dellorbita
terrestre da luogo a variazioni stagionali 6.9% legate alla eccentricita dellorbita terrestre
(S = 1412 W/m2 al perielio, in gennaio, mentre S = 1321 W/m2 allafelio, in luglio). Variazioni
piu modeste ( 0.1%) sono legate al ciclo solare, con periodo di 11 anni.
Lenergia totale E emessa dal Sole nellunita di tempo si puo calcolare moltiplicando la
costante solare per la superficie di una sfera con raggio 1 A.U. (1 A.U. 1.5 1011 m. Il flusso di
radiazione sulla superficie del sole FS si ottiene dividendo E per la superficie del Sole (raggio del
Sole Rs = 6.96 108 m). Eguagliando questo flusso con quello di un corpo nero a temperatura
4
efficace Tef f incognita, dalla legge di Stefan-Boltzmann FS = Tef f otteniamo Tef f = 5770 K
8
(= 5.6710 Wm K ). 2 4

La composizione spettrale della radiazione solare incidente allesterno dellatmosfera e molto


prossima a quella teorica di corpo-nero (figura 2.7), tuttavia la radiazione che arriva al suolo
e significativamente impoverita nellu.v. (per i motivi gia discussi nel precedente paragrafo) e
nellinfrarosso termico, sopratutto per assorbimento da parte di H2O e CO2 (vedi figura 2.8).
12 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA

1
CH 4
0
1
N2 O
0
1

assorbimento
O 2 & O3
0
1
CO 2
0
1
H2 O
0
1
finestra
totale
0
3 4 5 6 8 10 20 30
lunghezza d'onda (m)

Figura 2.8: Assorbimento della radiazione infrarossa da parte dei gas atmosferici, alle varie lunghezze
donda (in scala logaritmica). 0=assorbimento nullo, 1=assorbimento totale. Solo in tre ristrette
finestre attorno a 3.5, 8 e 10 m latmosfera e trasparente alla radiazione infrarossa.

riflessa radiazione riflessa e riflessa emissione netta di emissione dalle


dalla solare in diffusa dalla dalle radiazione i.r. dalla nubi e dalla
superficie ingresso atmosfera nuvole superficie terrestre atmosfera
4 100 6 20 6 64

assorbita dalla atmosfera 16


assorbita dalle nuvole 3
23
7

assorbito dalla
calore sensibile

calore latente

atmosfera 15

emesso dal suolo 21


superficie terrestre trasmesso dal suolo all'atmosfera 30

assorbita dal suolo 51


diretta 29 diffusa 22

Figura 2.9: Bilancio radiativo del sistema Terra-Sole.


2.2. LATMOSFERA 13

Solo il 51% dellenergia solare e assorbita dal suolo (29% diretta, 22% diffusa) mentre circa il
30% (la cosidetta albedo) viene riflessa nello spazio (4% dal suolo, 6% dallatmosfera, 20% dalle
nubi). Il restante 19% e assorbito dallatmosfera (16%) e dalle nubi (3%) (figura 2.9).
Il sistema Terra-atmosfera assorbe quindi il 70% della radiazione solare e questa stessa quan-
tita deve essere riemessa perche il sistema sia stazionario. Il 21% viene riemesso direttamente
dal suolo come radiazione di corpo nero a 290 K ma di questa solo il 6% raggiunge lo spazio
sotto forma radiazione e.m. di grande lunghezza donda ( 10 m), mentre il restante 15% e
assorbito dallatmosfera. Complessivamente quindi latmosfera deve riemettere il 64% dellener-
gia solare. Questo 64% viene totalizzato sommando il 19% della radiazione solare assorbito
direttamente da atmosfera e nubi al 15% della radiazione emessa dal suolo e assorbita da vapore
e biossido di carbonio, piu un 30% trasmesso per contatto dal suolo ai bassi strati dellatmosfera
(per conduzione) e portato verso lalto dai processi di convezione; questi sono accompagnati da
condensazione del vapor dacqua: solo il 7% circa e quindi trasportato come calore sensibile, il
23% come calore latente (figura 2.9).
Per effetto di questo complesso scambio termico la temperatura media della superficie ter-
restre e di 290 K, mentre la sua temperatura di equilibrio sarebbe di soli 260 K.

2.2.4 Circolazione di Hadley

re

ola
cella p
l
e rre
diF c ir
lla colo
ce polare 6
7N

y
adle

tro
pi
di H

co de
l Capricorn
o 23N
v ac
cella

Eq
uat
ore ac = 2 v
0

Figura 2.10: Schema della circolazione di Hadley sulla Terra. Sono previste tre celle, con venti al suolo
deviati dallaccelerazione di Coriolis: verso Ovest nella fascia equatoriale, verso Est alle medie latitudini.

Come abbiamo visto, la troposfera terrestre e caratterizzata dalla presenza di moti convettivi
che trasportano verso lalto le masse daria riscaldate per contatto con il suolo. Tuttavia, per
garantire la conservazione della massa, ad ogni colonna calda ascendente deve corrispondere una
colonna daria fredda discendente. Nelle regioni equatoriali il riscaldamento e massimo e la colon-
na daria ascendente, raffreddandosi adiabaticamente, genera condensazione dellumidita con le
conseguenti abbondanti precipitazioni che caratterizzano queste regioni. Nei bassi strati viene
14 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA

quindi richiamata aria (umida) dalle medie latitudini e negli alti strati laria (secca) tornerebbe
verso le medie latitudini. In base a questo modello ci aspetteremmo che il ciclo si chiuda nelle
regioni polari dove il riscaldamento e minimo e ci aspettiamo la presenza di una colonna daria
discendente. Tuttavia, solo nei pianeti dotati di bassa velocita di rotazione (come Venere) si
genera una unica cella che va dallequatore ai poli. Nei pianeti in rapida rotazione, come la
Terra, occorre tener conto dellaccelerazione di Coriolis, che devia il moto delle masse daria
verso destra, nellemisfero settentrionale, e verso sinistra, nellemisfero meridionale: infatti, per
la seconda equazione della dinamica, laccelerazione di Coriolis ~ac = 2~ ~ v puo essere vista come
una forza apparente che agisce sui corpi in movimento sulla superficie terrestre in verso opposto
allaccelerazione. Di conseguenza i venti al suolo, richiamati verso lequatore dai moti ascen-
sionali, deviano verso Ovest, dando luogo agli Alisei. Inoltre, sempre a causa dellaccelerazione
di Coriolis, la cella convettiva diventa instabile alle latitudini tropicali, dove si chiude la prima
cella convettiva (detta cella di Hadley) dando luogo ad una colonna discendente che e causa del
clima arido di queste latitudini (laria, gia secca di per se, si scalda adiabaticamente discendendo
di quota e non puo avvenire condensazione). Una seconda cella convettiva (cella di Ferrel) si
presenta con meccanismo inverso alle latitudini intermedie (discendente ai tropici, ascendente
alle medie latitudini): le masse daria dirette verso Nord al suolo, deviano verso Est. Una terza
cella puo presentarsi nelle regioni polari (discendente al polo, ascendente verso il circolo polare).
Questo semplice modello spiega, sia pur grossolanamente, la presenza di diverse fasce climatiche
e le direzioni dei venti prevalenti alle diverse latitudini, anche se le celle non vanno intese come
strutture permanenti. Nei pianeti esterni, che ruotano ancor piu rapidamente, il riscaldamento
differenziale alle diverse latitudini determina la formazione di numerose fasce di venti zonali.

2.3 LIdrosfera

La massa di acqua allo stato liquido sul nostro pianeta e di circa 1.4 1021 kg, dei quali il 2% e
in laghi e fiumi, mentre il 98% risiede negli oceani. Le acque dolci contengono sali in soluzioni
molto diluite, mentre le acque degli oceani presentano una salinita 300 volte maggiore (tabella
2.5). Le diverse percentuali di presenza dei vari ioni mostrano che gli oceani non si formano per
confluenza di acque fluviali, e che quindi le interazioni fra acqua e rocce della crosta in tempi
remoti devono aver giocato un ruolo importante nella loro evoluzione geochimica.

Acque dolci (mg/kg)


HCO 3 58.4 Na+ 6.3 Ca2+ 15.0
SO2
4 11.2 K+ 2.3 Fe2+ 0.67
Cl 7.8 Mg2+ 4.1 SiO2 13.1
Mari (g/kg)
Cl 18.98 Mg2+ 1.27 HCO3 0.14
Na+ 10.54 Ca2+ 0.40 Br 0.06
SO2
4 2.46 K+ 0.38 H3BO3 0.02

Tabella 2.5: Principali componenti ioniche nelle acque dei fiumi e dei mari.
2.3. LIDROSFERA 15

livello del mare

piattaforma scarpata
continentale fossa
dorsale

bacino bacino
oceanico oceanico

Figura 2.11: Morfologia schematica dei fondali marini.

2.3.1 Morfologia dei fondali oceanici


La forma e dimensione dei bacini oceanici controllano i processi fisici, chimici e biologici (e.g.
si possono stabilire correnti chiuse solo se d > 1500 km). Le piattaforme continentali costituis-
cono 8.5% (importanti economicamente) e sono definite convenzionalmente dallisobata 200 m.
Generalmente la piattaforma termina con una brusca variazione di pendenza (tipicamente da
0.1 0.5 a 3 5) detta scarpata continentale (continental slope). Le scarpate sono tagliate
da canyon formati dallo scorrimento di correnti di torbida che terminano in ventagli di detriti.
Tuttavia il moto medio lungo le scarpate (particolarmente quelle associate ai margini occiden-
tali dei continenti) avviene verso lalto, rendendo queste regioni inadatte per lo smaltimento di
scorie.
I bacini o piane abissali hanno profondita comprese fra 4000 e 5000 m e sono punteggiati
da monti (seamounts) isolati di origine vulcanica, talvolta allineati in catene. I bacini sono
attraversati da fasce sopraelevate dette dorsali (ridges), con profondita media di 3000 m (lIslan-
da puo essere considerata un tratto della dorsale medio-Atlantica elevata sopra il livello del
mare). Le dorsali sono tagliate trasversalmente da valli di frattura (fracture zones) dai contorni
netti, lunghe anche oltre 1000 km. Le dorsali costituiscono barriere per le correnti profonde che
rimangono canalizzate entro le valli di frattura.
Le fosse oceaniche sono strutture lineari spesso parallele a catene montuose o ad archi insulari,
presentano profondita talvolta superiori a 10,000 m (la massima profondita e 11,515 m nella fossa
di Mindanao nelle Filippine) e sono associate a terremoti profondi e vulcanismo andesitico.

2.3.2 Evoluzione degli oceani


La deriva dei continenti ha determinato nel corso delle ere geologiche diversi regimi di correnti
oceaniche. LAtlantico ragiunse i 1500 km di ampiezza circa 60 Ma fa e cio consent linizio della
circolazione di correnti chiuse. Tuttavia la circolazione divenne simile allattuale solo 30 Ma fa,
con lapertura del passaggio australe (fra Australia e Antartide) e di Drake (fra Sud America
e Antartide) che permisero la formazione della corrente circumpolare antartica. Il livello del
mare e anche soggetto a variazioni significative. Alcune variazioni interessano soltanto regioni
limitate e sono quindi imputabili a cause vulcaniche, tettoniche o climatiche. Ad esempio,
abbiamo assistito negli ultimi decenni a variazioni del livello di costa di oltre 3 m nella baia
di Pozzuoli (bradisisma Flegreo); un singolo terremoto puo causare spostamenti verticali di
ampiezza fino a 10 m per estensioni fino a 1000 km (e.g. terremoto del Cile del 1960, che
16 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA

125
100
-

acqua aggiunta agli oceani (m)


TOTALE

75
Nord America

50 -

Antartide
- Eurasia
25

-
0
-

-
18 15 12 9 6 3 0
tempo (ka fa)

Figura 2.12: Contributi allinnalzamento del livello globale del mare dovuti alle deglaciazioni negli
emisferi Nord e Sud a partire dal massimo della glaciazione wurmiana 18,000 anni fa.

ha richiesto una revisione delle mappe topografiche della regione interessata); le glaciazioni,
accumulando ghiaccio per spessori fino a 3 km e su estensioni di decine di milioni di km2,
provocano labbassamento del suolo durante la glaciazione e un lento sollevamento post-glaciale
(tuttora in atto con velocita di circa 1 cm/a nelle regioni scandinave e nel Canada). Le variazioni
globali del livello medio marino (varazioni eustatiche) riguardano invece tutta la Terra. Fra le
loro cause menzioniamo di nuovo glaciazioni e deglaciazioni (dovute a variazioni climatiche):
se si sciogliessero tutti i ghiacciai presenti attualmente sulle terre emerse, il livello del mare
crescerebbe di circa 80 m.
Circa 18,000 anni fa, durante il massimo dellultima era glaciale, il livello del mare era di
circa 100 m piu basso dellattuale (Figura 2.12) e di conseguenza, ad esempio, le foci del Po
in Adriatico erano alla latitudine delle Marche. Le glaciazioni, consistendo in deposizione di
ghiacci di acqua dolce sulle terre emerse, sono accompagnate da variazioni di salinita negli
oceani. Le evidenze che ci consentono di ricostruire queste variazioni e la loro influenza sulle
correnti superficiali provengono dallo studio dei planctonici foraminiferi (vivono alla superficie
del mare e la loro distribuzione fornisce informazioni sulla temperatura delle acque superficiali
e linfluenza delle correnti).
Variazioni eustatiche del livello medio del mare, su archi di tempo di 107 anni, sono anche
dovute allattivita tettonica globale: variazioni della velocita di espansione dei fondali oceanici
lungo le dorsali sono infatti accompagnate da variazioni isostatiche della profondita dei fondali.
Lestensione stessa delle dorsali non e immutabile nel tempo: episodicamente, si formano nuove
dorsali o vecchie dorsali spariscono sotto i continenti. La massima quota del livello del mare
(300 m sopra lattuale) si ebbe circa 80 Ma fa, nel Cretaceo, un periodo di attivita partico-
larmente elevata. Poi, circa 75 Ma fa, un esteso sistema di dorsali scomparve sotto il margine
occidentale (California) del Continente Nord Americano e il livello medio del mare diminu,
con oscillazioni dovute alle glaciazioni, ai valori attuali (Figura 2.13). Le evidenze per queste
2.3. LIDROSFERA 17

variazioni provengono da studi di stratigrafia e sedimentologia.

2.3.3 I moti superficiali.


La superficie degli oceani e disturbata dalla configurazione di quiete per effetto del riscaldamento
solare e dei venti dominanti (responsabili della formazione delle correnti), dei venti transienti
(formazione di onde), della attrazione gravitazionale della Luna e del Sole (formazione delle
maree). Onde dette di tsunami possono essere generate da improvvise modificazioni dei fondali
marini, a seguito di terremoti o frane.

300
livello del mare (m)

200

100

0
-

-
-

200

400

600
tempo (Ma fa)
-100

Figura 2.13: Livello della superficie del mare rispetto allattuale, depurato dalleffetto delle glaciazioni
e deglaciazioni (il livello odierno +80 m tiene conto dellacqua acumulata nelle calotte glaciali).

18
8
17
15 16
9
7 3
3 3
10 10 2
4 4
4 14
6 13
11 1
12
5
5 5

Figura 2.14: Principali correnti oceaniche superficiali; in rosso le correnti calde, in blue le correnti
fredde. Legenda: 1 Agulhas, 2 Somali, 3 Nord equatoriale, 4 Sud equatoriale, 5 Circum-polare antar-
tica, 6 Australiana, 7 Kiro-Shio, 8 Nord Pacifico/Alaska, 9 California, 10 Contro-corrente equatoriale,
11 Peru, 12 Falkland, 13 Brasile, 14 Benguela, 15 Corrente del Golfo, 16 Canarie, 17 Nord Atlantica,
18 Norvegia.
18 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA

Correnti superficiali

Le correnti (Figura 2.14) sono conseguenza del trascinamento delle acque superficiali da parte
dei venti dominanti (e.g. gli alisei). Data la enorme inerzia delle masse coinvolte, le correnti
oceaniche sono praticamente insensibili ai venti di breve durata, ma possono esserlo a regimi di
venti stagionali: cos la corrente di Somali, lungo le coste dellAfrica centro-orientale, e diretta
verso Sud per gran parte dellanno ma inverte il suo moto da maggio ad agosto, durante la
stagione dei monsoni. Le correnti principali sono governate da venti dominanti che spirano da Est
verso Ovest lungo la fascia equatoriale (gli alisei) e in verso opposto alle medie latitudini. Queste
correnti costituiscono un significativo veicolo di calore dalle latitudini equatoriali verso quelle
polari; si stima che il 25% circa del trasferimento di calore avvenga per mezzo di esse. La corrente
del Golfo ha una portata di 1.5 108 m3 /s con una velocita massima di 1.5 m/s. Per effetto
dellaccelerazione di Coriolis, le correnti sono tipicamente piu intense lungo i margini occidentali
dei bacini che lungo i margini orientali; lungo questi ultimi, le correnti fredde presentano una
componente divergente dai continenti che induce risalita di acque profonde dal di sotto del
termoclino (velocita di risalita 25 m/giorno). Il bilanciamento fra accelerazione di Coriolis,
gradiente di pressione e forze viscose dissipative fa s che il moto delle correnti superficiali sia
orientato a 45 rispetto al vento; allaumentare della profondita, questo angolo aumenta mentre
la velocita della corrente diminuisce (spirale di Ekman).
Laccelerazione di Coriolis e anche responsabile di una apprezzabile deviazione della super-
ficie degli oceani dalla superficie equipotenziale del campo di gravita (geoide). In una corrente
geostrofica, nella quale si bilanciano gradiente di pressione e accelerazione di Coriolis, la superficie
delloceano devia dallequipotenziale per un angolo = 2v sin /g ( 105 = 1 cm/km).
Lungo lequatore e presente una debole contro-corrente equatoriale determinata dalla inver-
sione della accelerazione di Coriolis fra emisferi Nord e Sud. Per motivi non ben compresi questa
contro-corrente a volte rinforza nel Pacifico, portando acque calde superficiali lungo le coste del
Peru e allontanando verso il largo la risalita di acque profonde (el Nino).

Onde di gravita

Le onde sulla superficie dei mari sono dovuti allazione dei venti. Lampiezza (altezza) delle
onde e funzione della velocita del vento, della sua durata e della distanza fra le creste (fetch).
Quando si propagano in direzione opposta alle correnti le onde possono presentare creste molto
ripide che costituiscono un pericolo per la navigazione (corrente di Agulhas fra Mozambico e
Madagascar).
In condizioni di equilibrio la superficie di un fluido deve coincidere con una superficie
equipotenziale del campo di gravita U . Se la superficie del fluido e disturbata dallequilib-
rio, la gravita g = U tende a riportarla verso lequipotenziale ma, a causa dellinerzia, il
fluido supera la posizione di equilibrio e continua ad oscillare finche il moto non viene dissipato
dallattrito viscoso: le onde alla superficie del mare si generano in questo modo e sono quindi
dette onde di gravita. La velocita delle onde di gravita dipende dalla loro lunghezza donda e
dalla profondita H del bacino in cui si propagano. In base a considerazioni dimensionali possi-

amo combinare
in 2 diversi modi i tre parametri g, e H perpottenere delle velocita: v1 gH
e v2 g; piu in generale possiamo ipotizzare che sia v = gf (H/), dove f e una funzione
da determinare. Le equazioni della fluido-dinamica consentono di ricavare lespressione generale
2.3. LIDROSFERA 19

per la velocita di unonda di gravita nella forma seguente:


s r
g 2H g 2
v= tanh = tanh kH, con k =
2 k

ed e facile mostrare che per  H, approssimando tanh kH kH, si ottiene v = gH
(approssimazione di shallow p water, ossia di acqua bassa), mentre per  H, approssimando
tanh kH 1, si ottiene v = g/k (approssimazione di deep water, ossia di acqua profonda).
La velocita e quindi una funzione crescente di e la velocita di shallow water gH e il limite
superiore delle velocita realizzabili in un bacino di profondita H assegnata.

Maree
Le maree sono determinate dallinterazione degli oceani con il campo di gravitazione della Luna
e del Sole. La perturbazione del campo di gravita terrestre e di 107 g, la marea solare
e di 0.47 rispetto a quella lunare. Le due componenti sono facilmente separabili dato che la
marea solare ha una periodicita di esattamente 12 ore, mentre quella lunare e di 12.41 ore,
sicche i mareogrammi presentano battimenti fra le due componenti. La superficie delloceano
non puo deformarsi per adattarsi alla variabilita della superficie equipotenziale; infatti il campo
equipotenziale si sposta sulla superficie delloceano ad una velocita di 1600 km/ora (una
rotazione in 24 ore) mentre la massima velocita di unonda, in un oceano con profondita media
di 4500 m, e di 750 km/ora (limite di shallow water). Inoltre londa di marea e bloccata
dai continenti e laccelerazione di Coriolis devia le traiettorie del moto in direzione normale al
moto stesso (verso destra nellemisfero Nord, verso sinistra nellemisfero Sud). In oceano aperto
lampiezza tipica della marea e di 10 cm ma sulle piattaforme continentali altezza e velocita
delle onde di marea crescono. Baie ed estuari hanno periodi propri di oscillazione che possono
essere in risonanza con la marea che puo raggiungere ampiezze di oltre 10 m (Baia di Fundy,
Bretagna, canale di Bristol). I mari mediterranei hanno periodi propri diversi dai periodi mareali
e lampiezza delle maree e tipicamente di pochi decimetri.

Tsunami
Le onde di tsunami possono essere generate da terremoti, eruzioni o frane sottomarine. Queste
onde sono caratterizzate da grandi lunghezze donda (superiore alla profondita dei bacini) e viag-
giano in oceano aperto a velocita di centinaia di km/ora (sono onde di shallow water) ma con
ampiezze di pochi decimetri. Per questo e per la grande lunghezza donda (e.g. > 20 km) sono
di solito inavvertibili a bordo delle navi ma quando giungono in prossimita delle piattaforme
continentali la loro altezza cresce fino a decine di metri, le creste invadono la terraferma provo-
cando vittime e distruzioni. Uno tsunami presenta tipicamente diverse creste, della durata di
alcuni minuti, separate da valli in connessione con le quali le acque si ritirano dalla costa come
in una bassa marea di ampiezza inusitata. In occasione del grande terremoto di Lisbona del
1755, unonda di tsunami lascio dapprima allasciutto il porto lungo lestuario del fiume Tago;
poi, dopo pochi minuti, giunse la prima cresta che travolse quanti erano accorsi per recuperare
i loro beni dalle imbarcazioni rimaste in secca. A tutti e tristemente noto lo tsunami che ha
colpito il sud-est asiatico il 26 dicembre 2004, anche per la eccezionale documentazione fornita
dai turisti occidentali. Questo tsunami fu generato da un terremoto di magnitudo prossima a 9
avvenuto sui fondali dellOceano Indiano antistanti lisola di Sumatra: la brusca deformazione
20 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA

del fondale marino ha generato unonda con ampiezza di 2-3 metri, su un fronte di oltre 1000
km. Propagandosi sui fondali delloceano (profondita 4000 m) londa e diminuita di ampiezza
fino a meno di un metro ma poi, giungendo in prossimita dei bassi fondali costieri, ha acquisito
ampiezze superiori a 10 m, con effetti devastanti.
NellOceano Pacifico, dove si verificano frequenti tsunami per la presenza di numerose zone
sismiche, e in funzione un efficiente sistema di pre-allarme che, una volta rilevato un terremoto
sottomarino, consente di avvertire con qualche ora di anticipo, nei casi piu favorevoli, le regioni
costiere potenzialmente esposte.

2.3.4 Proprieta chimico-fisiche degli oceani.


Nelle acque degli oceani si trovano disciolti 80 dei 92 elementi chimici naturali. Tuttavia il 99.9%
di essi e formato da soli 11 elementi principali e il 90% e formato da NaCl. Le concentrazioni
assolute di questi 11 elementi sono variabili localmente (per diluizione dovuta a fiumi e piogge,
per concentrazione dovuta ad evaporazione) mentre le concentrazioni relative sono pressoche
costanti e immutabili da oltre 1000 Ma. Se ne deduce che questi 11 elementi sono conservativi
(cioe il loro tasso di ingresso/uscita dal sistema e stazionario) e che gli oceani sono ben mescolati
su tempi geologici. Fanno eccezione in questo contesto le zone costiere (inquinamento) e le
sorgenti idrotermali in prossimita delle dorsali oceaniche. La maggior parte dei costituenti minori
e invece non-conservativa: questi elementi sono tipicamente coinvolti nei processi biologici (ad
esempio il Si prende parte alla formazione dei gusci dei molluschi). I gas disciolti non sono
considerati fra gli elementi maggiori perche fortemente variabili.
La composizione pressoche costante delle acque oceaniche, in presenza di continui apporti
fluviali provenienti dallerosione delle terre emerse, implica un bilanciamento fra meccanismi di
ingresso e uscita. Il tempo di residenza di un componente e definito come rapporto fra massa
di un costituente e tasso di ingresso/uscita dello stesso. Un tempo di residenza breve indica
unelevata reattivita. I meccanismi fondamentali di rimozione sono i seguenti.

Percolazione: lacqua marina, intrappolata allinterno delle porosita dei sedimenti, percola
attraverso fratture presenti nei basalti oceanici, rilasciando sali metallici. In questo modo
ad esempio, Na+ entra a far parte dei minerali crostali.

Adsorbimento: i minerali argillosi presenti nelle particelle di sedimenti, nel loro lento
sprofondare, adsorbono alcuni elementi (e.g. K) sulla loro superficie.

Noduli di manganese: sono sferule di origine incerta, presenti sui fondali oceanici e ricchi
di Mn, Fe, Cu, Ni, Co. La formazione di noduli rende conto dei brevi tempi di residenza
degli elementi metallici interessati.

Biogenesi: alcuni elementi, in particolare Si e Ca, e ioni HCO 3 sono utilizzati dalla for-
mazione di scheletri e gusci, altri, P e N, sono utilizzati nelle parti molli. Questi elementi
vengono riciclati continuamente e tornano in soluzione.

2.3.5 Salinita, temperatura e densita


0
La salinita S e generalmente espressa in g/kg ossia in parti per mille in peso ( /00 ). Essa viene
generalmente misurata indirettamente tramite la conducibilita elettrica, risolvendo in tal mo-
2.3. LIDROSFERA 21

do il problema degli elementi volatili (se la misura avvenisse misurando il residuo secco per
0
evaporazione). La salinita media degli oceani e S=34.5 /00 ma questo valore e ovviamente dipen-
dente da fattori meteo, e alle latitudini tropicali lelevata evaporazione unita alla bassa piovosita
0
fanno aumentare significativamente la salinita superficiale (nel Mediterraneo, S=38.4 /00 ). Le
variazioni di salinita possono sembrare piccole, ma sono importanti nel governare i moti verticali
negli oceani. La densita dellacqua e infatti il parametro cruciale per innescare o inibire i moti
verticali, e questa e dipendente da salinita, temperatura e pressione. Temperatura e salinita
giuocano ruoli per certi aspetti antagonisti: infatti le acque piu calde e piu saline del Mediterra-
0
neo (T=20C, S=38.4 /00 , =1029 kg/m3) risultano dense quasi come le fredde e diluite acque
0
del Nord Atlantico (T=0C, S=34.9 /00 , =1028 kg/m3). Se escludiamo i bacini chiusi, la massi-
0
ma salinita superficiale si trova nellAtlantico tropicale (S=37.5 /00 ) ma in profondita si possono
trovare pozze stagnanti di forte salinita, frutto della interazione con sorgenti idrotermali nella
0
crosta (ad esempio, sui fondali del Mar Rosso, si trovano pozze con S=270 /00 e T=55 C).
Leffetto della pressione e generalmente considerato tramite limpiego della temperatura
potenziale (la temperatura che un campione prelevato a temperatura T e pressione p raggiun-
gerebbe se portato adiabaticamente alla pressione ambiente). La bassa conducibilita termica
dellacqua e le grandi masse coinvolte in un eventuale moto convettivo rendono le condizioni
adiabatiche una ragionevole approssimazione per i moti verticali. Analogamente, linefficienza
dei meccanismi di scambio di salinita fra masse oceaniche distinte, consente di identificare una
massa dacqua tramite la sua salinita e la sua temperatura potenziale.
La radiazione solare riesce a penetrare solo gli strati piu superficiali delloceano. La pro-
fondita di penetrazione dipende fortemente dalla lunghezza donda: le componenti di luce rossa
e violetta sono assorbite gia nel primo metro, e solo le componenti indaco-blu-verde riescono
a penetrare oltre i 10 m, fino al massimo a 100 m (in acque molto limpide, naturalmente).
Di conseguenza, alle medie latitudini, gli strati superficiali vengono riscaldati dal sole e le
correnti, le onde e le tempeste rimescolano le acque superficiali fino alla profondita di 200-
300 m. Queste acque risultano piu leggere delle piu fredde acque abissali e la transizione fra loro
avviene attraverso uno strato intermedio (il termoclino) caratterizzato da un elevato gradiente
di temperatura.
Alle elevate latitudini, nella stagione invernale, lirraggiamento nelli.r. da parte della su-
perficie del mare supera linput di radiazione solare e le acque superficiali possono essere fredde
0C, come quelle abissali. Se sufficientemente saline, queste acque possono quindi sprofondare
verso le piane abissali, dando origine alle correnti profonde.

Correnti profonde negli oceani

Le correnti profonde sono generate da gradienti di densita inversi, determinati da basse tempera-
ture ed elevata salinita (e sono pertanto definite correnti termo-aline). Diversamente dalle
correnti superficiali, sono praticamente insensibili ai venti, a causa della presenza del termocli-
no. Le correnti profonde sono identificabili tramite salinita e temperatura, che restano costanti
allinterno di una data massa dacqua a causa della inefficienza dei meccanismi di trasferimento
per contatto (conduzione termica e scambi osmotici) quando sono coinvolti grandi volumi. Le
correnti profonde sono identificate tramite la regione sorgente (e.g. Nord-Atlantica, Mediter-
ranea, Antartica) e la profondita interessata (superficiale, intermedia, profonda e di fondo). Una
delle principali sorgenti e data dalle correnti fredde fra Norvegia e Groenlandia: in queste zone
lacqua superficiale si raffredda fino a -1 C per emissione i.r., sprofonda e fluisce verso Sud;
22 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA

temperatura (C) salinit (g/kg) temperatura (C)


0 5 10 15 20 34.5 35.0 35.5 36.0 36.5 0 5 10 15 20
0
strato 1 inverno estate
strato 1
200
profondit (m)

400 strato 2 - termoclino strato 2

600
strato 3 strato 3
800 basse alte
latitudini latitudini
1000

2000

3000

4000 (a) (b) (c)


5000

Figura 2.15: I profili di temperatura (a) e di salinita (b) tipici di acque oceaniche alle basse latitudini
mostrano uno strato superficiale ben mescolato dai venti (strato 1), il termoclino (strato 2) e le acque
profonde dello strato 3 in cui temperatura e salinita sono poco variabili. Alle latitudini piu elevate (c)
il termoclino e pronunciato solo durante la stagione estiva e, durante linverno, lintera colonna diventa
pressoche isoterma.

poi risale fino a 400-800 m di profondita su barriere lenticolari presenti sui fondali fra Islanda
e Scozia e fra Islanda e Groenlandia, dove si mescola con le acque soprastanti a formare la
0
NADW (North Atlantic Deep Water) con T=2 C, S=34.95 /00 , che puo essere seguita fino a 50
Sud. Altra sorgente e la piattaforme continentale antartica, dove la temperatura e bassa e la
salinita cresce per effetto della formazione di ghiaccio marino; la densita risultante e maggiore
della NADW perche non incontra barriere e non si verifica mescolamento con acque superi-
ori, discende lungo lo zoccolo continentale a formare la AABW (AntArctic Bottom Water) con
0
T=0.5C e S=34.7 /00 . Una terza sorgente e la zona di convergenza della corrente circumpo-
lare antartica; lequazione di continuita impone la formazione di una corrente discendente detta,
AAIW (AntArctic Intermediate Water), che si colloca al di sopra delle precedenti, caratterizzata
0
da T=4C e S=34.7 /00 . Il 40% della massa degli oceani e costituito dalla Pacific and Indian
0
Oceans Common Water (T=1.5C, S=34.7 /00 ) formata dal mescolamento delle 3 correnti sopra
menzionate. Lintero ciclo delle correnti profonde ha una durata di circa 2000 anni.

2.4 Struttura interna della Terra


Solo le rocce superficiali sono accessibili alla osservazione diretta e anche i campioni di roccia pre-
levati durante le perforazioni piu profonde (effettuate per ricerche di idrocarburi o di giacimenti
minerari) provengono da profondita di pochi km. Informazioni su rocce un po piu profonde
provengono da regioni soggette ad erosione, dove affiorano in superficie rocce che anticamente
si trovavano in profondita, oppure da regioni di collisione, nelle quali moti di sovrascorrimento
possono far risalire strati rocciosi profondi. Le informazioni che abbiamo sulla struttura interna
della Terra sono quindi in larga misura indirette, basate sulla osservazione in superficie di segnali
che hanno attraversato le regioni piu profonde. La principale sorgente di queste informazioni e
2.4. STRUTTURA INTERNA DELLA TERRA 23

la sismologia: tramite lo studio dei tempi di transito (i tempi che le onde sismiche impiegano
per raggiungere diversi punti di osservazione sulla superficie terrestre), e possibile ricostruire
landamento delle velocita delle onde nellinterno della Terra. Ci sono due tipi fondamentali di
onde sismiche: le onde P (primarie, perche piu veloci), sono onde di compressione, che viaggiano
in tutti i mezzi materiali (solidi, liquidi e gas); le onde S (secondarie), sono onde trasversali o
di taglio, e si propagano solo nei solidi. I profili delle onde P e S in funzione della profondita
mostrano alcune discontinuita, che sono indicatori di cambiamenti di composizione o di fase nei
materiali attraversati.

2.4.1 La Crosta
Lo strato piu esterno della Terra solida, la crosta, consiste per lo piu di materiali di bassa densita
(< 3000 kg/m3). La crosta e limitata inferiormente dalla Moho (discontinuita di Mohorovicic)
al di sotto della quale le onde sismiche presentano un brusco aumento di velocita (Vp passa
tipicamente da 6 km/s a 8 km/s).
Possiamo distinguere fra una crosta continentale (massa 1.6 1022 kg) con una densita media di
circa 2650 kg/m3, ed una crosta oceanica (massa 7 1021 kg) con densita circa 2900 kg/m3. Lo
spessore medio della crosta continentale e di 30 km, con valori superiori a 60 km al di sotto delle
catene montuose, mentre lo spessore della crosta oceanica e tipicamente inferiore a 10 km e si
assottiglia, fino talvolta a sparire, in prossimita delle dorsali oceaniche.

N S

Figura 2.16: Le principali masse dacqua nelloceano Atlantico. Le acque piu dense (AABW) scorrono
in prossimita dei fondali da Sud verso Nord e sopra di loro scorrono in direzione inversa le NADW. Le
acque del Mediterraneo entrano nellAtlantico attraverso lo stretto di Gibilterra e sprofondano fino a
raggiungere acque di pari densita ( 1500 m).
24 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA

La composizione tipica della crosta continentale e desunta da campionamento diretto delle


rocce superficiali o estratte da miniere e da perforazioni di pozzi profondi. Le rocce presenti
a profondita superiori a qualche km possono essere studiate con metodi indiretti (sismici) o in
sezioni portate alla superficie da eventi collisionali. Nonostante la grande disomogeneita delle
rocce presenti nella crosta, si puo fornire una stima complessiva delle composizioni medie (tabella
2.6) che indica le seguenti abbondanze (in ordine decrescente) O, Si, Al, Fe, Ca, Mg, Na, K.
La crosta continentale e distinguibile in una crosta superiore di composizione granitica ed una
crosta inferiore o profonda di composizione basaltica. Le nostre conoscenze sulla crosta profonda
provengono essenzialmente da porzioni trascinate in superficie per effetto di sovrascorrimenti
associati ad eventi collisionali (ofioliti) . Le ofioliti trascinano con se anche brandelli di peridotite
interpretati come componente principale del mantello subcrostale (tabella 2.7).
In alcune regioni continentali la separazione fra crosta superiore e profonda appare netta e si
osserva una discontinuita nella velocita delle onde sismiche, nota come discontinuita di Conrad.
La densita tipica del granito e di 2650 kg/m3 mentre quella del basalto e di 2900 kg/m3 e quella
della peridotite e di 3300 kg/m3 . La progressione crescente di densita con la profondita rende
la stratificazione della crosta gravitativamente stabile.
Recentemente, navi oceanografiche appositamente attrezzate hanno consentito un campio-
namento diretto anche della crosta oceanica, che risulta essere di composizione basaltica. La
struttura verticale tipica della crosta oceanica presenta uno strato di sedimenti, di spessore molto
variabile ma con un valore medio di 1 km, sovrapposto ad uno strato di basalto, contenente dicchi
e cuscini di lava, dello spessore di 1.5 km; il grosso della crosta oceanica, dello spessore di 4-5 km,
e costituito di cumulati di gabbro, una roccia basaltica cristallina a grana grossa, testimonianza
di un lento processo di solidificazione per raffreddamento. La composizione mostrata in tabella
2.7 per una ipotetica roccia, detta pyrolite, rappresenta unolivina (principale componente del
mantello) in grado di generare per fusione parziale un 20% di basalto (destinato a formare

distanza radiale (km)


6371 3480 1221
15 15
(Vp ,Vs )


Vp (km/s)
km/s

10 10
Vp

Vs (km/s)

5 5
Vs
(g/cm 3 )
g/cm 3 ( )

0 0
0 400 2891 5150 6371
670 profondit (km)

Figura 2.17: Andamento delle velocita delle onde elastiche longitudinali Vp , delle onde trasversali Vs e
della densita in funzione della profondita nella Terra.
2.4. STRUTTURA INTERNA DELLA TERRA 25

H 1520 V 136 Pd 0.015 Tm 0.5


Li 18 Cr 122 Ag 0.08 Yb 3.1
Be 2 Mn 1060 Cd 0.16 Hf 2.8
B 9 Fe 62200 In 0.24 Ta 1.7
C 180 Co 29 Sn 2.1 W 1.2
N 19 Ni 99 Sb 0.2 Re 0.0007
O 456000 Cu 68 I 0.46 Os 0.005
F 544 Zn 76 Cs 2.6 Ir 0.001
Na 22700 Ga 19 Ba 390 Pt 0.01
Mg 27640 Ge 1.5 La 34.6 Au 0.002
Al 83600 As 1.8 Ce 66.4 Hg 0.08
Si 273000 Se 0.05 Pr 9.1 Tl 0.7
P 1120 Br 2.5 Nd 39.6 Pb 13.0
S 340 Rb 78 Sm 7.0 Bi 0.008
r Cl 126 Sr 384 Eu 2.1 Th 8.1
K 18400 Y 31 Gd 6.1 U 2.3
Ca 46600 Zr 162 Tb 1.18
Sc 25 Nb 20 Ho 1.26
Ti 6320 Mo 1.2 Er 3.46

Tabella 2.6: Composizione della Crosta terrestre (parti per milione in massa).

tramite meccanismi intrusivi o effusivi la crosta oceanica), lasciando nel mantello subcrostale la
piu refrattaria peridotite.

granito diorite basalto peridotite pyrolite condriti


SiO2 70.8 57.6 50.3 45.3 46.1 33.3
Al2O3 14.6 16.9 16.5 1.8 4.3 2.4
Fe2O3 1.6 3.2
FeO 1.8 4.5 8.5 8.1 8.2 35.5
MgO 0.9 4.2 8.3 43.6 37.6 23.5
CaO 2.0 6.8 12.3 1.2 3.1 2.3
Na2O 3.5 3.4 2.6 0.4 1.1
K2 O 4.2 3.4 0.2 0.03
TiO2 0.4 0.9 1.2 0.2

Tabella 2.7: Composizione tipica delle rocce piu significative.

2.4.2 Il Mantello
Il mantello si estende dalla Moho fino ad una distanza di 3480 km dal centro della Terra (i.e.
2890 km di profondita) ed e formato da materiali molto piu densi della crosta, come desunto da
studi sismologici: la densita media e = 4580 kg/m3 ma, per effetto della compressione crescente
con la profondita e di transizioni di fase solido-solido, varia da 3360 kg/m3 al di sotto della Moho,
26 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA

fino a 5560 kg/m3 al confine con il nucleo. Ovviamente, non e possibile disporre di osservazioni
dirette di materiali cos profondi e quindi la composizione del mantello e determinata in base a
considerazioni di cosmo-chimica, studio delle meteoriti, proprieta sismiche etc. Ulteriori vincoli
sono imposti dallo studio della produzione interna di calore e sopratutto dalla capacita di questi
materiali di produrre per fusione parziale i magmi eruttati lungo le dorsali oceaniche e i vulcani
di hot-spot come le Hawaii. La composizione chimica del mantello, sopratutto nelle regioni
piu profonde, e incerta, ma la composizione data in tabella ?? consente la formazione di fluidi
basaltici e fasi minerali dotate di velocita sismiche simili a quelle osservate alle varie profondita.
Le evidenze piu recenti sulle abbondanze isotopiche degli elementi in traccia mostrano che il
mantello non ha composizione uniforme. La carenza di metalli siderofili, come Pt, Pd, Au
indicano che questi sono stati in gran parte assorbiti nel nucleo durante le prime fasi della sua
formazione. In tabella 2.7 e mostrata anche la composizione media di una classe di meteoriti,
note come condriti carbonacee, considerate come un relitto del materiale originario della nebula,
dal quale si sono formati i pianeti: la sovrabbondanza di Ferro rispetto alle rocce del mantello
ci conferma che la maggior parte del Ferro e stato rimosso dal Mantello durante la fase di
differenziazione del nucleo.
In base alle osservazioni sismologiche (figura 2.17), il mantello e distinto in una porzione
superiore, al cui interno sono presenti transizioni di fase dei silicati, e un mantello inferiore che
appare invece omogeneo. A partire dalla Moho, al di sotto della quale le velocita delle onde P ed

velocit onde S
3.0 4.0 5.0 6.0 km/s

} litosfera: solida, elastica, alta velocit

}
100
astenosfera: fusione parziale 1-10%, duttile,
bassa velocit

}
200
profondit (km)

300 solido: velocit crescente con gradualit

}
400 transizione di fase: rapido aumento di densit e velocit,
olivina spinel

500
solido: velocit crescente con gradualit

600
transizione di fase: aumento del rapporto Fe/Mg,
separazione dellolivina in FeO, MgO, SiO 2, Al 2 O 3
700

solido: velocit crescente con gradualit

fino al nucleo

Figura 2.18: Profilo di velocita delle onde S nel mantello superiore.


2.4. STRUTTURA INTERNA DELLA TERRA 27

S presentano massimi relativi (figura 2.18), le onde sismiche mostrano dapprima una diminuzione
di velocita, particolarmente evidente per le onde S nelle regioni oceaniche, che e interpretata
come evidenza di fusione parziale (1-10%) dellolivina, con rilascio di basalto fuso allinterno
di una matrice solida refrattaria (harzburgite). Questa regione, che si estende tipicamente dai
100 ai 250 km di profondita e denominata astenosfera (cioe strato debole) in contrapposizione
con lo strato soprastante detto litosfera (strato roccioso). La litosfera e in grado di sostenere
al proprio interno sforzi significativi per tempi molto lunghi, mentre lastenosfera, pur essendo
complessivamente solida, si deforma in modo duttile sotto lazione di sforzi prolungati. Percio,
pur comportandosi come un solido al passaggio delle onde sismiche, il mantello sub-litosferico si
deforma come un fluido per tempi lunghi e puo consentire lenti movimenti convettivi (velocita
dellordine di 10 cm/anno).
Alla profondita di 400 km si osserva un brusco aumento di velocita delle onde sismiche 2.5%
e di densita 400 180 kg/m3. Le cause di questa discontinuita sono legate allaumento di
pressione con la profondita che induce una transizione di fase da olivina a spinello, un silicato
con la stessa composizione chimica dellolivina ma reticolo cristallino piu compatto. Questa
transizione di fase e stata riprodotta sperimentalmente in laboratorio (1969) alle pressioni e
temperature presenti nella Terra a 400 km di profondita.
Una ulteriore discontinuita si incontra a 670 km di profondita, con incremento di velocita
delle onde sismiche di 4.6% e di densita 670 390 kg/m3. Si ritiene che al disotto dei
670 km di profondita lo spinello divenga instabile e si separi in ossidi di Fe, Si e Mg. Questi
ossidi potrebbero combinarsi a formare un silicato di elevata densita (perovskite) ma la natura
puramente fisica ovvero fisico-chimica (con aumento del rapporto Fe/Mg) della transizione a
670 km e ancora oggi oggetto di dibattito. Nel caso di transizione puramente fisica, una cella
convettiva potrebbe attraversare la transizione a 670 km e proseguire nel mantello inferiore; nel
caso di transizione chimica, la spinta di galleggiamento non lo consentirebbe e la convezione
dovrebbe generare celle separate nel mantello superiore e inferiore.
Il mantello inferiore si estende dai 670 km fino a 2891 km di profondita e non presenta al
suo interno alcuna brusca variazione di velocita delle onde elastiche, evidenza di composizione e
fase uniformi.

2.4.3 Il Nucleo

Gli studi sismici e la distribuzione di massa nellinterno della Terra dimostrano che deve esistere
un nucleo centrale di elevata densita (massa 1.9 1024 kg, densita media 10, 760 kg/m3). La
transizione fra mantello e nucleo avviene in modo molto netto alla profondita di 2891 km e
prende il nome di discontinuita di Gutenberg. Nel nucleo esterno non si propagano le onde S, le
onde P subiscono una drastica diminuzione di velocita e la densita aumenta considerevolmente,
rispetto al mantello soprastante. Queste evidenze dimostrano che il nucleo esterno e allo stato
liquido e studi sperimentali sulla velocita delle onde durto in diverse sostanze (figura 2.19)
mostrano che esso e costituito da Ferro in combinazione con percentuali minori di elementi
leggeri (S, Si e forse O). Il nucleo interno e invece allo stato solido, composto prevalentemente
di Fe e Ni, risultando quindi distinto dal nucleo esterno sia per stato fisico che per composizione.
Inoltre, il nucleo deve possedere proprieta elettriche tali da consentire la generazione di
un campo magnetico e la presenza di magnetizzazione termo-rimanente nelle rocce piu antiche
mostra che la differenziazione del nucleo doveva gia essersi realizzata 3 Ga fa.
28 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA

14

Mg
a in
12

icc
Litio

esio

er
velocit onde di shock (km/s)

io
i
-S

nit
min
Fe

magn
NUCLEO

du
10 ga

Allu
le

Fe
MANTELLO

di
ido
8
rro

s
os
Fe

o
io

om
6
an
Tit

Cr
lcio

4
Sodio

Ca

2
0 2,000 4,000 6,000 8,000 10,000 12,000
densit (kg/m 3 )

Figura 2.19: Valori sperimentali per onde durto in diversi materiali e in varie condizioni di compressione
per verificare ipotesi sulla composizione del mantello e del nucleo terrestri. Le evidenze sismologiche
vincolano le proprieta di nucleo e mantello allinterno delle fasce ombreggiate. La dunite (olivina ricca in
Mg) fornisce la miglior approssimazione delle proprieta del mantello, una lega di Fe e Si, del nucleo.

2.4.4 Determinazione della velocita in profondita


Le onde elastiche generate da un terremoto naturale o da una esplosione si propagano in tutte le
possibili direzioni nel mezzo circostante. Per fissare le idee, consideriamo unonda P. Se il mezzo
fosse caratterizzato da una velocita costante, i raggi sismici (cioe le normali ai fronti donda)
sarebbero rettilinei; ma la Terra e eterogenea, la velocita cambia al passaggio da uno strato
allaltro e il raggio sismico subisce riflessioni e rifrazioni (Figura 2.20). Detta vk la velocita
dellonda incidente nello strato k-esimo e vk+1 e la velocita dellonda rifratta nello strato (k + 1)-
esimo, la relazione fra angolo di incidenza ik e angolo di rifrazione ik+1 e dato dalla legge di
Snell
sin ik vk sin ik sin ik+1
= ovvero = =p
sin ik+1 vk+1 vk vk+1
dove p e detto parametro del raggio sismico ed e costante lungo tutto il raggio, dalla sorgente
fino al punto di rilevamento in superficie. Se la velocita aumenta attraversando la superficie di
separazione fra due strati, il raggio sismico si allontana dalla normale, se la velocita diminuisce,
il raggio si avvicina.
Consideriamo in particolare la propagazione di raggi sismici entro una regione in cui la
velocita cresce progressivamente con la profondita: ad ogni rifrazione lungo il tratto discendente
il raggio sismico devia allontanandosi dalla verticale fino a giungere ad una profondita massima
zmax quando i = 2 e quindi p = v1 . Le successive rifrazioni, lungo il tratto ascendente, avvicinano
sempre piu il raggio alla verticale. Il raggio rivolge quindi la concavita verso lalto.
2.4. STRUTTURA INTERNA DELLA TERRA 29

d
x T T+dT
S ds 0
i1 vi v1
dx z max
z ds dz
ds v2
dz i 2 s
s+ds
dx
v3
i3

(a) (b)

Figura 2.20: Raggio sismico in un mezzo stratificato con velocita crescente con la profondita.

Ricaviamo lequazione del raggio determinato da un valore assegnato del parametro p, sup-
ponendo noto landamento della velocita in funzione della profondita. Sia x la coordinata oriz-
zontale e z la coordinata verticale (supposta orientata verso il basso) nel piano che contiene il
raggio. Detto ds lelemento di linea lungo il raggio, sappiamo che (Figura 2.20)
dx
ds2 = dx2 + dz 2,
= sin i = vp.
ds
Quindi, eliminando ds fra le due precedenti relazioni, otteniamo
  " 2 #1/2  1/2
dz ds 1
= 1 = 2 2 1
dx dx v p
e posto = 1/v:
p dz
dx = (2.9)
[ 2 p2]1/2
Il segno positivo si applica nel tratto discendente del raggio (dalla sorgente S fino alla profondita
zmax , dove dx e dz sono concordi), il segno negativo al tratto ascendente (dove dx e dz sono
discordi).
Viceversa, eliminando dx abbiamo:
ds
=
dz [ 2 p2 ]1/2
ed essendo ds = v dt possiamo scrivere
2 dz
dt = (2.10)
[ 2 p2]1/2
Integrando su tutto il raggio le (2.9,2.10) abbiamo quindi le seguenti relazioni:
Z zmax
dz
p
(p) = 2p

0 2
p2
Z zmax 2 (2.11)

dz

T (p) = 2 p
0 2 p2
30 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA

dove zmax e la profondita in cui = v1 = p (abbiamo supposto per semplicita che la sorgente S sia
alla superficie z = 0). Le precedenti relazioni consentono di ricavare la distanza epicentrale
e il tempo di transito T per ogni raggio con valore di p assegnato se e nota la funzione
(z) = 1/v(z) (denominata slowness). Il problema piu interessante e ovviamente quello inverso
in cui, noti e T dai dati sperimentali, ricaviamo il valore del parametro p e il profilo di velocita
v(z).
Per determinare sperimentalmente il valore di p consideriamo due raggi molto vicini emessi da
una sorgente S (figura 2.20-b) posta in prossimita della superficie: il primo raggio, caratterizzato
dal parametro p, emerge in superficie alla distanza dopo aver percorso un arco di lunghezza
s in un tempo T , il secondo raggio, di parametro p + dp, emerge in + d dopo un percorso
s + ds in un tempo T + dT . Dato che ds0 = v0 dT (v0 e la velocita nello strato piu superficiale)
e ds0 /d = sin i0 , otteniamo
sin i0 dT
p= = (2.12)
v0 d
Quindi, noti sperimentalmente i cosidetti tempi di transito T (), e possibile ricavare il
parametro del raggio p e, da questo, la velocita nel punto piu profondo del raggio v(zmax ) = 1/p;
pero non conosciamo il valore di zmax .
Per ricavare la velocita in funzione della profondita dobbiamo operare sulla prima delle eq.
(2.11) in modo da estrarre la profondita zmax dallintegrale. Il problema e noto come equazione
integrale di Abel e di seguito ne esponiamo una tecnica di soluzione. Consideriamo un fascio
di raggi con parametro p maggiore di un valore assegnato p; dato che stiamo supponendo che
v(z) sia una funzione crescente, questo fascio comprende tutti i raggi che raggiungono profondita
massima compresa fra z = 0, dove la velocita e v0 = 1/p0 e la profondita z , dove la velocita e
v = 1/p (figura 2.21). Tali raggi hanno parametri p compresi nellintervallo p p p0. Nella
(2.11) cambiamo variabile di integrazione z : quando z = zmax abbiamo = p; quando
z = 0 abbiamo = p0 = 1/v0:
Z p0  
1 dz
= 2p p d
p 2
p 2 d

dz
(il segno meno davanti a d nasce dallo scambio degli estremi di integrazione, dovuto al
fatto che z() e decrescente, secondo le ipotesi). Moltiplichiamo quindi ambo i membri per

0 =0
p0 p1
1 2 3 *
0
p2
p3
p*
z*

Figura 2.21: Fascio di raggi sismici con parametro p compreso fra p e p0 .


2.4. STRUTTURA INTERNA DELLA TERRA 31

p p

p p
0 0

=
p

p
dp

p p
d

p p p p p p
0 0

Figura 2.22: Dominio di integrazione e scambio dellordine di integrazione da d dp a dp d.

(p2 p2 )1/2, e integriamo in dp fra p e p0:


Z p0 Z p0 Z p0 h i1/2  dz  
(p2 p2 )1/2dp = 2 (p2 p2)( 2 p2 ) d p dp (2.13)
p p p d

Scambiamo quindi gli ordini di integrazione al 2o membro: nel piano (, p) il dominio [p


p0 ] [p p p0] si riscrive (vedi figura 2.22) [p p ] [p p0 ] e lequazione (2.13)
diventa
Z p0 Z p0   Z 
dz p dp
(p2 p2 )1/2dp = 2 d
p p d p [(p p )( 2 p2 )]1/2
2 2

Lintegrale in dp vale semplicemente /2 e quindi:


Z p0 Z p0  
dz
(p2 p 2)1/2dp = d = z
p p d

Infine, integrando per parti il primo membro, abbiamo:


Z p0   p0 Z p0  
2 2 1/2 p p d
(p p ) dp = arccosh arccosh dp
p p p p p dp
 
p
Ma = 0 per p = p0 e arccosh p = 0 per p = p , sicche abbiamo
Z  
p
arccosh d = z (2.14)
0 p

Lequazione (2.14) consente di ricavare la profondita massima z raggiunta dal raggio di parametro
p che emerge alla distanza . Alla profondita z la velocita e v = 1/p.
Riassumendo: dalle tabelle empiriche T () ricaviamo p() tramite la (2.12) per compreso
fra 0 = 0 e . Noto p = p( ), conosciamo la velocita v = 1/p nel punto piu profondo
del raggio e possiamo integrare numericamente il I o membro della (2.14) per ricavare z . In tal
modo possiamo ricavare v(z) in tutto lo strato in cui v e crescente con z ( e decrescente con z).
32 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA

Esercizi

Esercizio 1. Definire la differenza fra atmosfera primitiva, atmosfera secondaria e atmosfera attuale
della Terra.

Esercizio 2. Spiegare in poche righe il motivo per cui la CO2 e il principale gas presente nellatmosfera
di Venere e Marte, mentre sulla Terra e un componente minoritario.

Esercizio 3. Nellatmosfera terrestre la temperatura dapprima decresce con la quota (troposfera), poi
cresce (stratosfera), decresce (mesosfera) e cresce ancora (termosfera). Troposfera e termosfera, interval-
late da unampia zona pressoche isoterma di bassa temoperatura, detta ancora mesosfera, sono presenti
anche nelle atmosfere degli altri pianeti; la stratosfera invece e assente negli altri pianeti. Spiegarne
brevemente i motivi.

Esercizio 4. Perche lozono si forma nella bassa mesosfera e nellalta stratosfera (fra i 60 e 30 km di
quota) ma non a quote maggiori e minori? e perche la massima concentrazione di ozono si trova nella
bassa stratosfera, a soli 25 km di quota?

Esercizio 5. Il pianeta Venere possiede unatmosfera molto densa e formata principalmente di CO2.
La temperatura al suolo e Ts = 730 K, ma quale sarebbe la sua temperatura di equilibrio Teq con
la radiazione solare ? Spiegare il motivo della differenza fra Teq e Ts e valutare la quota alla quale
latmosfera di Venere diventa trasparente alla radiazione uscente, supponendo un profilo adiabatico di
temperatura con gradiente costante dT /dz ' 9 K/km. [Dati: Albedo A = 0.75, distanza Venere-Sole
dV S = 0.723 AU, costante solare alla distanza della Terra dal Sole ST = 1360 W/m2, costante di Stefan
= 5.67 108 Wm2 K4 .
Esercizio 6. Calcolare tramite la legge di Stefan il flusso di radiazione solare incidente sulla alta
atmosfera terrestre. Confrontare il valore cos ottenuto con il valore della costante solare: cosa possiamo
concludere ? (utilizzare la fig. 2.7). Dati: Temperatura del Sole TS = 5770 K, raggio solare RS =
7.0 108m, distanza media Terra-Sole DT S = 150 109m.

Esercizio 7. Calcolare la temperatura equivalente di corpo nero della superficie solare TS sapendo che
il flusso di radiazione solare incidente sullalta atmosfera terrestre (costante solare) vale S = 1360 W/m2.
Dati: raggio solare RS = 7 108 m, distanza media Terra-Sole d = 150 109 m, Costante di Stefan
= 5.67 108 Wm2 K4 .

Esercizio 8. Valutare la frazione di atomi di idrogeno che superano la velocita di fuga dalla Terra alla
temperatura di 500 C. (Suggerimento: utilizzare la statistica di Maxwell-Boltzmann). [Risposta:
P = 2.30 104]
Esercizio 9. Di quanto si abbasserebbe la temperatura di equilibrio della Terra se la copertura delle
nubi aumentasse e la sua Albedo, dal valore attuale 0.30, divenisse 0.40 ? Spiegare perche questo non
implicherebbe necessariamente un abbassamento anche della temperatura superficiale. [Dati: costante
solare S = 1360 w/m2, costante di Stefan-Boltzman = 5.67 108 W m2 K 4]

Esercizio 10. Spiegare per quale motivo i moti verticali negli oceani sono generalmente inibiti e quali
sono viceversa i due principali fattori che concorrono a generarli.

Esercizio 11. Alle medie latitudini la temperatura superficiale dei mari subisce variazioni stagionali
notevoli: nel Mediterraneo, durante lestate la temperatura raggiunge 30 C e durante linverno scenda
tipicamente a 10 C. Fino a quale profondita puo avvenire il rimescolamento verticale?
2.4. STRUTTURA INTERNA DELLA TERRA 33

Esercizio 12. La velocita di unonda, con lunghezza donda molto maggiore della profondita h del

bacino, vale v = gh. Mostrare che passando da un fondale di 4000 m ad uno di 40 m lampiezza
dellonda dovrebbe crescere di un fattore 10 per conservare la massa dacqua, se trascurassimo londa
riflessa.
Esercizio 13. Fornire la definizione di Litosfera e spiegare perche non va confusa con la Crosta.
Esercizio 14. Quali sono le principali evidenze che ci inducono a ritenere che il nucleo terrestre sia
composto prevalentemente di Ferro ? (discutere sinteticamente).
Esercizio 15. Quali osservazioni ci consentono di affermare con certezza che il nucleo esterno della
Terra e allo stato liquido?

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