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12 marzo 2014
Indice
i
Capitolo 2
STRUTTURA E COMPOSIZIONE
DELLA TERRA
Lequilibrio gravitativo porterebbe poi le specie piu dense verso linterno del pianeta, generando
un sistema stratificato, con un denso nucleo metallico e un mantello di silicati. Le specie atomiche
1
2 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA
Fe 35 S 1.9 Mn 0.22
O 30 Ca 1.1 Co 0.13
Si 15 Al 1.1 P 0.10
Mg 13 Na 0.57 K 0.08
Ni 2.4 Cr 0.26 Ti 0.05
Tabella 2.2: Elementi chimici principali presenti nella Terra (percentuali in massa).
in tracce si separerebbero in modo simpatetico; un metallo nobile come loro tenderebbe a restare
associato al ferro metallico mentre un elemento ossidabile come luranio resterebbe associato ai
silicati. Supponiamo poi che la Terra si scaldi fino alla fusione (per effetto del rilascio di energia
gravitativa, energia cinetica dimpatto dei meteoriti, decadimento delle specie radioattive). Le
specie volatili, come CO2 , H2 O, N2, Ar verrebbero rilasciate rapidamente a formare gli oceani e
latmosfera. Nel mantello le specie piu leggere con basso punto di fusione si porterebbero verso
la superficie arricchendo gli strati superiori di SiO2 , Al2O3 , Na2O, K2 O mentre gli elementi
fluidi piu pesanti migrerebbero verso il nucleo (Fe, Ni, FeS).
Trovandosi la Terra in prossimita dello stato fuso, la separazione in strati avvenne rapida-
mente per effetto di degassamento, fusione e separazione gravitativa (dovuta alle differenze di
densita) delle specie chimiche piu stabili. Tuttavia si deve notare che alle elevate pressioni e
temperature caratteristiche dellinterno della Terra, si possono formare composti con strutture
molto diverse da quelle presenti alla superficie terrestre: per esempio, SiO2 si presenta alla su-
perficie sotto forma di quarzo, con densita 2650 kg/m3, mentre a grande profondita si presenta
come stishovite, con densita 4290 kg/m3. La differenziazione dellinterno della Terra si completo
4000 Ma fa. Le rocce piu antiche datate sulla Terra risalgono a 3800 Ma fa, e sono del tutto
simili alle rocce analoghe che si formano attualmente.
2.2 LAtmosfera
2.2.1 Levoluzione dellatmosfera
Si stima che quando il proto-pianeta Terra si era accresciuto fino al 10% della massa attuale,
i planetesimi impattavano su di essa ad una velocita tale da vaporizzare le componenti volatili
e producendo la fusione del guscio esterno. La Terra, inizialmente solida e ricca di volatili
allinterno, era quindi circondata da un oceano di magma spesso diverse centinaia di km. La
differenziazione gravitativa del nucleo porto ad un enorme rilascio di energia, con fusione totale
del pianeta e liberazione di grandi quantita di volatili dalle regioni interne, con formazione di
una atmosfera primitiva ricca di CO, H2S, N2, H2 , H2 O. Questa atmosfera costituiva circa
il 10% della massa terrestre ma ando completamente persa per interazione con lintenso vento
solare durante la fase T-Tauri dellevoluzione del Sole.
Latmosfera attuale e figlia della atmosfera secondaria, prodotta dal degassamento dellin-
terno durante la solidificazione del mantello. Gli elementi principali (C, N, S,) erano ridotti
nellatmosfera primitiva (cioe si presentavano in molecole di CH4 , NH3 , H2 S) per la presen-
za di minerali metallici che sottraevano rapidamente lossigeno prodotto dalla fotodissociazione
dellacqua. Una volta sprofondato il nucleo, si formarono per interazione con il materiale del
mantello, specie gassose ossidate di C, N, S (e.g. CO, CO2 , NO, NO2 , SO2 ). Una prova che
2.2. LATMOSFERA 3
4.5 4.0 3.5 3.0 2.5 2.0 1.5 1.0 0.5 oggi
et della Terra pi antichi red-beds (ferro ossidato)
rocce pi antiche
evidenza
primi stromatoliti primi primi primo
geologica inizio della perdita di depositi di depositi di carbon
CO2 nei sedimenti carbonati solfati fossile
composizione
atmosferica 80 - CO 2 N2
(% della 60 -
pressione
atmosferica 40 - O2
attuale) 20 - H2
0 -
4.5 4.0 3.5 3.0 2.5 2.0 1.5 1.0 0.5 oggi
et in Ga
Figura 2.1: Schema di evoluzione dellatmosfera terrestre. Notare come la diminuzione di CO2 e asso-
ciata con la formazione dei depositi sedimentari. Organismi autotrofi prima, e la presenza di ossigeno
poi, rimossero lidrogeno. La crescita dellossigeno fu dovuta alla fotosintesi mentre lazoto mostra una
progressiva crescita che si assesto attorno ai valori attuali quando il degassamento del mantello e lattivita
vulcanica diminuirono attorno a 2000 Ma fa.
latmosfera attuale e secondaria, e costituita dalla scarsita di gas nobili pesanti, come Ne, Kr, Xe
rispetto allatmosfera solare: per esempio, N/Ne=0.8 sul Sole, mentre sulla Terra N/Ne=40,000;
cio prova che N e di origine secondaria.
Latmosfera odierna e il risultato di una complessa evoluzione a partire dalla atmosfera se-
condaria prodotta dal degassamento del mantello. Possiamo farci unidea di questa produzione
di gas osservando quanto accade ancora oggi in vulcani di hot-spot, alimentati da magmi prove-
nienti dalle profondita del mantello. Per esempio, alle Hawaii vengono liberate enormi masse
di gas e vapori: 79% di H2 O, 11.6% di CO2, 0.6% di H2 , 0.37% di CO e quantita minori di
SO2 , N2 , Cl, Ar. Da notare lassenza di O2 . Nelle fasi iniziali di evoluzione dellatmosfera secon-
daria, tracce di ossigeno erano prodotte dalla fotodissociazione dellacqua 2H2 O+h 2H2 +O2
ma lossigeno cos ottenuto era immediatamente consumato da reazioni di ossidazione dei mine-
rali ridotti (uranite, pirite) presenti alla superficie della crosta. Quantita significative di ossigeno
cominciano ad essere presenti solo 2,000 Ma fa, quando termina la ossidazione dei giacimenti
di minerali ferrosi (red beds). E la fotosintesi da parte delle specie viventi che determina una
progressiva crescita dellossigeno mentre la CO2 viene rimossa dalla formazione di calcare nelle
4 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA
rocce sedimentarie (interazione con le rocce crostali previa soluzione in acqua) e dai primi pro-
cessi di fermentazione che coinvolgono batteri chemo-autotrofi (cioe batteri che sintetizzano il
loro nutrimento a partire da sostanze chimiche elementari), alimentati da reazioni chimiche fra
metano e idrogeno (figura 2.1).
N2 78.08 O2 20.95
Ar 0.93 CO2 0.031
Ne 0.0018 He 0.00052
CH4 0.0002 Kr 0.00011
NO 0.00005 H2 0.00005
Xe 0.0000087 O3 (estate) 0.000007
(inverno) 0.000003
Eccezion fatta per N2, O2 , Ar, tutti gli altri gas sono presenti in quantita minime, ma
alcuni di essi svolgono un ruolo essenziale per il bilancio energetico e la vita sulla Terra. La
struttura termica dellatmosfera e il risultato di variazioni di pressione, bilanciamenti radiativi
e processi fotochimici; pertanto la temperatura dapprima diminuisce dalla superficie fino a circa
12 km (troposfera), cresce da 12 km a 50 km (stratosfera), decresce ancora fino a circa 80 km
(mesosfera) e poi cresce monotonamente (termosfera). Il limite esterno dellatmosfera puo essere
considerato la magneto-pausa che segna la transizione fra la regione in cui il moto delle molecole
ionizzate e dominato dal campo magnetico terrestre a quella dominata dal vento solare (figura
2.2). Questa struttura termica e relativamente ben compresa. Alle alte quote, nella esosfera, i
processi di foto-dissociazione sono frequenti e latmosfera e formata di atomi singoli o ionizzati,
i piu leggeri dei quali possono raggiungere la velocita di fuga: si stima che 2/3 degli atomi di
idrogeno presenti vengono persi ogni 1000 anni, lelio puo sfuggire in misura minore mentre per
le specie piu pesanti le perdite sono trascurabili. Tutti i composti dellidrogeno (e.g. CH4) sono
soggetti a dissociazione fotochimica e quindi la loro vita media nellatmosfera superiore e breve.
Nella termosfera, le molecole vengono ionizzate dalla radiazione solare di breve lunghezza donda
ma sono incapaci di riemettere energia a grande lunghezza donda. A queste quote latmosfera e
estremamente rarefatta sicche la capacita termica e piccola e si possono avere escursioni diurne
di temperatura di oltre 300 C. Le zone di massima ionizzazione delle molecole si verificano al
di sopra di 80 km di quota, formando i cosidetti strati D, E, F1, F2 della ionosfera.
A circa 80 km la mesopausa e contrassegnata da un minimo di temperatura ( 183 K).
Reazioni chimiche che coinvolgono lossigeno sono responsabili dellaumento di temperatura di-
scendendo verso la stratopausa: fotoni UV con lunghezze donda di 0.1-0.2 m causano fotodis-
sociazione dellossigeno molecolare (O2 + h O + O) e lossigeno atomico e uno dei principali
2.2. LATMOSFERA 5
5000 - magnetosfera
2000 -
-10
1000 - esosfera - 10
500 -
termosfera
- F2
200 -
ionosfera: strati - F 1
-E -2
100 - -D mesopausa - 10
mesosfera stratopausa
50 -
strato di ozono
20 -
stratosfera tropopausa
10 - - 100
5- troposfera
2-
1-
0- - 1000
--
-
- 120 - 100 - 80 - 60 - 40 - 20 0 20
temperatura(C)
Statistica di Maxwell-Boltzmann
Lidrogeno atomico e, in minor misura, quello molecolare sono continuamente persi dalla esosfera
nello spazio circostante perche una significativa frazione di essi, alle temperature di oltre 700 C
presenti nella termosfera, supera la velocita di fuga. La statistica di Maxwell-Boltzmann prevede
infatti che in un gas alla temperatura T , la probabilita P (v)dv che una particella di massa m
abbia velocita in modulo compresa fra v e v + dv e data da
3/2
4 m mv 2 4 2
P (v)dv = e 2kT v 2 dv = u2 eu du (2.1)
2kT
dove k = 1.38 1023 J/K e la costante di Boltzman e si e posto u = v/v0, con v0 = (2kT /m)1/2
(v0 e la velocita di massima probabilita). E facile dimostrare che lintegrale della precedente
espressione da 0 allinfinito vale 1 (come deve essere per una distribuzione di probabilita).
P(u)
0. 8
0. 7
2
4 2 - u
P(u) = u e
0.6
0.5
0. 4
0. 3
0. 2
0. 1
0
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3
u = v/v 0
1/2
21.381023103
Per lidrogeno atomico alla temperatura di 103 K risulta v0 = 1.661027
m/s =
p 1/2
26.6710115.971024
4.1 km/s; la velocita di fuga dalla Terra e vf = 2GM/r = m/s = 6.37106
11.2 km/s. La frazione di atomi che superano la velocita di fuga vf si ottiene quindi integrando
la distribuzione di M-B da vf a :
Z Z
4 2 4 2
P (v > vf ) = u2eu du = u2 eu du 1.9 103 (2.2)
vf /v0 2.73
I (T)
d s
n s s
dA
Figura 2.4: Descrizione dei parametri geometrici che compaiono nella legge di Planck.
dE = I cos s dt dA ds d (2.3)
dove s e langolo fra s e n, I e la cosidetta radianza spettrale di corpo nero (detta anche
intensita specifica), dipendente dalla temperatura, e data dalla legge di Planck
2h 3 1
I (T ) = 2 h/kT
(2.4)
c e 1
dove h = 6.626 1034 Js e la costante di Planck, c = 3 108 m/s la velocita della luce e k =
1.38 1023 J/K la costante di Boltzmann . Le unita di misura di I sono [Jm2 s1 Hz1 ster1 ].
La figura 2.5 mostra landamento di I (T ) in funzione di per alcuni valori di temperatura.
-15
10
T = 6000 K
-20
10
T = 1000
I (T)
T = 300
-25
10
-30
10
K
K
-35
10
10 4 10 6 10 8 1010 1012 1014 1016
(Hz)
Figura 2.5: Andamento della Intensita specifica I (T ) in funzione di per valori di Temperatura di
300 K (caratteristica della Terra), 1000 K (caratteristica delle lave) e 6000 K (caratteristica del Sole).
8 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA
2 2
I (T ) kT,
c2
alle alte frequenze h kT otteniamo la legge di Wien
2h 3 h
I (T ) e kT (2.5)
c2
La frequenza di massima emissione si ottiene calcolando numericamente il valore hmax /kT che
annulla la derivata di I rispetto a : il risultato e noto come legge dello spostamento di Wien
Da notare che, se la intensita specifica e scritta per unita di lunghezza donda (invece che per
unita di frequenza ), essendo d = c2 d, la lunghezza donda di massima emissione max non
coincide con c/max ma e invece
2.9 103
max = (con max in m e T in gradi K)
T
Ad esempio, il picco di massima emissione di un corpo nero con la temperatura della superficie
solare (T = 5770 K) si ha per = 500 nm, il picco di massima emissione per un corpo con la
temperatura della superficie terrestre (T = 290 K) sia ha per = 104 nm = 10 m.
Integrando la (2.3) sullangolo solido esterno alla superficie (0 /2, 0 2) e
su tutte le frequenze otteniamo il flusso complessivo I(T ) di energia emesso da un corpo nero a
temperatura T , per unita di superficie e unita di tempo:
Z Z Z Z Z
2 /2 2h (kT )4 u3 du
I(T ) = d d sin d {I (T ) cos } = I (T ) d =
0 0 0 0 c2 h 4 0 eu 1
dove si e posto u = h/kT . Lintegrale allultimo membro della precedente espressione vale
4/15 e si giunge al seguente importante risultato (legge di Stefan-Boltzmann):
2 5k4
I(T ) = T 4, con = = 5.67 108 W m2 K4 (2.7)
15 c2 h3
dove e detta costante di Stefan-Boltzmann. Per ottenere lenergia totale emessa da un corpo
nero nellunita di tempo occorre, ovviamente, integrare la precedente espressione sulla superficie
totale V del corpo: I
F (T ) = T 4 dS
V
La temperatura efficace risulta essere in molti casi una buona approssimazione della temperatura
reale Treal della superficie di un corpo; il flusso totale emesso dal corpo puo essere scritto
4
Iout = Treal
dove e detta emissivita e vale 0.9 nellinfrarosso, ma puo differire sostanzialmente dallunita a
frequenze radio. Le lunghezze donda caratteristiche di emissione della radiazione possono essere
quindi stimate tramite la legge dello spostamento di Wien (2.6): esse risultano tipicamente di
10 20 m per i pianeti interni e di 60 m per quelli esterni.
Se assumiamo che la radiazione solare assorbita da un pianeta Fs sia bilanciata in media
dalla radiazione uscente Fp , possiamo calcolare la sua temperatura di equilibrio: un pianeta di
raggio R, che ruota rapidamente sul proprio asse (sicche la sua temperatura non cambia molto
fra lemisfero illuminato e quello in ombra), irraggia in modo pressoche uniforme da tutta la sua
superficie (di area 4R2); la radiazione solare intercettata dal pianeta si ottiene moltiplicando
il flusso solare S (alla distanza del pianeta dal Sole) per la sezione trasversale del pianeta R2.
Tuttavia una percentuale A (detta albedo) della radiazione solare viene riflessa direttamente
nello spazio e non partecipa al riscaldamento del pianeta; quindi la temperatura di equilibrio
Teq si ottiene dalleguaglianza:
S(1 A)R2 = 4R2Teq
4
Albedo
La luce riflessa, da un corpo, alla stessa frequenza della luce incidente, non viene assorbita e
quindi non partecipa al riscaldamento del corpo. Il coefficiente di riflessione di un corpo dipende
10 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA
A (%)
100
90
80
NEVE
STRATO-CUMULI
fresca
70
60
NEVE
vecchia ALTOSTRATI
50 CIRRI
STRATI
SABBIA
40 asciutta
GHIACCIO
30 SUOLO
SABBIA asciutto DESERTO
bagnata
CAMPI
20 di grano
SAVANA
PRATI
SUOLO
10 bagnato
FORESTA
ACQUA
Figura 2.6: Percentuale di luce solare riflessa per le principali superfici riflettenti presenti sulla Terra.
dalla frequenza ma per albedo solitamente si intende il rapporto fra luce riflessa e luce incidente,
mediato su tutte le frequenze dello spettro: lalbedo puo essere alta fino a 90 % per neve fresca
e bassa fino a 4 % per il carbon fossile. In figura 2.6 sono riportate a titolo di esempio, le
albedo relative alle principali superfici riflettenti presenti sulla Terra. Lalbedo terrestre A ' 0.3
e molto maggiore del valore pertinente agli oceani, che ricoprono 2/3 della superficie terrestre ed
e fortemente dipendente dalla copertura di nubi, che e variabile nel tempo. Lalbedo terrestre e
valutata regolarmente tramite misure effettuate da sensori satellitari integrate tramite modelli
matematici. In tabella 2.4 sono riportate le albedo dei pianeti e le loro distanze medie dal Sole
in unita astronomiche.
Tabella 2.4: Albedo A e distanza media r dal Sole dei pianeti del sistema solare.
2.2. LATMOSFERA 11
10
corpo nero a 5770 K
corpo nero
a 290 K
0.01 (b)
0.001
Figura 2.7: Bilancio termico del sistema Terra-atmosfera. (a) Input di radiazione solare, a lunghezze
donda tipiche di un corpo nero a 5770 K; (b) output di di radiazione, a lunghezze donda tipiche di un
corpo nero a 290 K.
1
CH 4
0
1
N2 O
0
1
assorbimento
O 2 & O3
0
1
CO 2
0
1
H2 O
0
1
finestra
totale
0
3 4 5 6 8 10 20 30
lunghezza d'onda (m)
Figura 2.8: Assorbimento della radiazione infrarossa da parte dei gas atmosferici, alle varie lunghezze
donda (in scala logaritmica). 0=assorbimento nullo, 1=assorbimento totale. Solo in tre ristrette
finestre attorno a 3.5, 8 e 10 m latmosfera e trasparente alla radiazione infrarossa.
assorbito dalla
calore sensibile
calore latente
atmosfera 15
Solo il 51% dellenergia solare e assorbita dal suolo (29% diretta, 22% diffusa) mentre circa il
30% (la cosidetta albedo) viene riflessa nello spazio (4% dal suolo, 6% dallatmosfera, 20% dalle
nubi). Il restante 19% e assorbito dallatmosfera (16%) e dalle nubi (3%) (figura 2.9).
Il sistema Terra-atmosfera assorbe quindi il 70% della radiazione solare e questa stessa quan-
tita deve essere riemessa perche il sistema sia stazionario. Il 21% viene riemesso direttamente
dal suolo come radiazione di corpo nero a 290 K ma di questa solo il 6% raggiunge lo spazio
sotto forma radiazione e.m. di grande lunghezza donda ( 10 m), mentre il restante 15% e
assorbito dallatmosfera. Complessivamente quindi latmosfera deve riemettere il 64% dellener-
gia solare. Questo 64% viene totalizzato sommando il 19% della radiazione solare assorbito
direttamente da atmosfera e nubi al 15% della radiazione emessa dal suolo e assorbita da vapore
e biossido di carbonio, piu un 30% trasmesso per contatto dal suolo ai bassi strati dellatmosfera
(per conduzione) e portato verso lalto dai processi di convezione; questi sono accompagnati da
condensazione del vapor dacqua: solo il 7% circa e quindi trasportato come calore sensibile, il
23% come calore latente (figura 2.9).
Per effetto di questo complesso scambio termico la temperatura media della superficie ter-
restre e di 290 K, mentre la sua temperatura di equilibrio sarebbe di soli 260 K.
re
ola
cella p
l
e rre
diF c ir
lla colo
ce polare 6
7N
y
adle
tro
pi
di H
co de
l Capricorn
o 23N
v ac
cella
Eq
uat
ore ac = 2 v
0
Figura 2.10: Schema della circolazione di Hadley sulla Terra. Sono previste tre celle, con venti al suolo
deviati dallaccelerazione di Coriolis: verso Ovest nella fascia equatoriale, verso Est alle medie latitudini.
Come abbiamo visto, la troposfera terrestre e caratterizzata dalla presenza di moti convettivi
che trasportano verso lalto le masse daria riscaldate per contatto con il suolo. Tuttavia, per
garantire la conservazione della massa, ad ogni colonna calda ascendente deve corrispondere una
colonna daria fredda discendente. Nelle regioni equatoriali il riscaldamento e massimo e la colon-
na daria ascendente, raffreddandosi adiabaticamente, genera condensazione dellumidita con le
conseguenti abbondanti precipitazioni che caratterizzano queste regioni. Nei bassi strati viene
14 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA
quindi richiamata aria (umida) dalle medie latitudini e negli alti strati laria (secca) tornerebbe
verso le medie latitudini. In base a questo modello ci aspetteremmo che il ciclo si chiuda nelle
regioni polari dove il riscaldamento e minimo e ci aspettiamo la presenza di una colonna daria
discendente. Tuttavia, solo nei pianeti dotati di bassa velocita di rotazione (come Venere) si
genera una unica cella che va dallequatore ai poli. Nei pianeti in rapida rotazione, come la
Terra, occorre tener conto dellaccelerazione di Coriolis, che devia il moto delle masse daria
verso destra, nellemisfero settentrionale, e verso sinistra, nellemisfero meridionale: infatti, per
la seconda equazione della dinamica, laccelerazione di Coriolis ~ac = 2~ ~ v puo essere vista come
una forza apparente che agisce sui corpi in movimento sulla superficie terrestre in verso opposto
allaccelerazione. Di conseguenza i venti al suolo, richiamati verso lequatore dai moti ascen-
sionali, deviano verso Ovest, dando luogo agli Alisei. Inoltre, sempre a causa dellaccelerazione
di Coriolis, la cella convettiva diventa instabile alle latitudini tropicali, dove si chiude la prima
cella convettiva (detta cella di Hadley) dando luogo ad una colonna discendente che e causa del
clima arido di queste latitudini (laria, gia secca di per se, si scalda adiabaticamente discendendo
di quota e non puo avvenire condensazione). Una seconda cella convettiva (cella di Ferrel) si
presenta con meccanismo inverso alle latitudini intermedie (discendente ai tropici, ascendente
alle medie latitudini): le masse daria dirette verso Nord al suolo, deviano verso Est. Una terza
cella puo presentarsi nelle regioni polari (discendente al polo, ascendente verso il circolo polare).
Questo semplice modello spiega, sia pur grossolanamente, la presenza di diverse fasce climatiche
e le direzioni dei venti prevalenti alle diverse latitudini, anche se le celle non vanno intese come
strutture permanenti. Nei pianeti esterni, che ruotano ancor piu rapidamente, il riscaldamento
differenziale alle diverse latitudini determina la formazione di numerose fasce di venti zonali.
2.3 LIdrosfera
La massa di acqua allo stato liquido sul nostro pianeta e di circa 1.4 1021 kg, dei quali il 2% e
in laghi e fiumi, mentre il 98% risiede negli oceani. Le acque dolci contengono sali in soluzioni
molto diluite, mentre le acque degli oceani presentano una salinita 300 volte maggiore (tabella
2.5). Le diverse percentuali di presenza dei vari ioni mostrano che gli oceani non si formano per
confluenza di acque fluviali, e che quindi le interazioni fra acqua e rocce della crosta in tempi
remoti devono aver giocato un ruolo importante nella loro evoluzione geochimica.
Tabella 2.5: Principali componenti ioniche nelle acque dei fiumi e dei mari.
2.3. LIDROSFERA 15
piattaforma scarpata
continentale fossa
dorsale
bacino bacino
oceanico oceanico
125
100
-
75
Nord America
50 -
Antartide
- Eurasia
25
-
0
-
-
18 15 12 9 6 3 0
tempo (ka fa)
Figura 2.12: Contributi allinnalzamento del livello globale del mare dovuti alle deglaciazioni negli
emisferi Nord e Sud a partire dal massimo della glaciazione wurmiana 18,000 anni fa.
ha richiesto una revisione delle mappe topografiche della regione interessata); le glaciazioni,
accumulando ghiaccio per spessori fino a 3 km e su estensioni di decine di milioni di km2,
provocano labbassamento del suolo durante la glaciazione e un lento sollevamento post-glaciale
(tuttora in atto con velocita di circa 1 cm/a nelle regioni scandinave e nel Canada). Le variazioni
globali del livello medio marino (varazioni eustatiche) riguardano invece tutta la Terra. Fra le
loro cause menzioniamo di nuovo glaciazioni e deglaciazioni (dovute a variazioni climatiche):
se si sciogliessero tutti i ghiacciai presenti attualmente sulle terre emerse, il livello del mare
crescerebbe di circa 80 m.
Circa 18,000 anni fa, durante il massimo dellultima era glaciale, il livello del mare era di
circa 100 m piu basso dellattuale (Figura 2.12) e di conseguenza, ad esempio, le foci del Po
in Adriatico erano alla latitudine delle Marche. Le glaciazioni, consistendo in deposizione di
ghiacci di acqua dolce sulle terre emerse, sono accompagnate da variazioni di salinita negli
oceani. Le evidenze che ci consentono di ricostruire queste variazioni e la loro influenza sulle
correnti superficiali provengono dallo studio dei planctonici foraminiferi (vivono alla superficie
del mare e la loro distribuzione fornisce informazioni sulla temperatura delle acque superficiali
e linfluenza delle correnti).
Variazioni eustatiche del livello medio del mare, su archi di tempo di 107 anni, sono anche
dovute allattivita tettonica globale: variazioni della velocita di espansione dei fondali oceanici
lungo le dorsali sono infatti accompagnate da variazioni isostatiche della profondita dei fondali.
Lestensione stessa delle dorsali non e immutabile nel tempo: episodicamente, si formano nuove
dorsali o vecchie dorsali spariscono sotto i continenti. La massima quota del livello del mare
(300 m sopra lattuale) si ebbe circa 80 Ma fa, nel Cretaceo, un periodo di attivita partico-
larmente elevata. Poi, circa 75 Ma fa, un esteso sistema di dorsali scomparve sotto il margine
occidentale (California) del Continente Nord Americano e il livello medio del mare diminu,
con oscillazioni dovute alle glaciazioni, ai valori attuali (Figura 2.13). Le evidenze per queste
2.3. LIDROSFERA 17
300
livello del mare (m)
200
100
0
-
-
-
200
400
600
tempo (Ma fa)
-100
Figura 2.13: Livello della superficie del mare rispetto allattuale, depurato dalleffetto delle glaciazioni
e deglaciazioni (il livello odierno +80 m tiene conto dellacqua acumulata nelle calotte glaciali).
18
8
17
15 16
9
7 3
3 3
10 10 2
4 4
4 14
6 13
11 1
12
5
5 5
Figura 2.14: Principali correnti oceaniche superficiali; in rosso le correnti calde, in blue le correnti
fredde. Legenda: 1 Agulhas, 2 Somali, 3 Nord equatoriale, 4 Sud equatoriale, 5 Circum-polare antar-
tica, 6 Australiana, 7 Kiro-Shio, 8 Nord Pacifico/Alaska, 9 California, 10 Contro-corrente equatoriale,
11 Peru, 12 Falkland, 13 Brasile, 14 Benguela, 15 Corrente del Golfo, 16 Canarie, 17 Nord Atlantica,
18 Norvegia.
18 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA
Correnti superficiali
Le correnti (Figura 2.14) sono conseguenza del trascinamento delle acque superficiali da parte
dei venti dominanti (e.g. gli alisei). Data la enorme inerzia delle masse coinvolte, le correnti
oceaniche sono praticamente insensibili ai venti di breve durata, ma possono esserlo a regimi di
venti stagionali: cos la corrente di Somali, lungo le coste dellAfrica centro-orientale, e diretta
verso Sud per gran parte dellanno ma inverte il suo moto da maggio ad agosto, durante la
stagione dei monsoni. Le correnti principali sono governate da venti dominanti che spirano da Est
verso Ovest lungo la fascia equatoriale (gli alisei) e in verso opposto alle medie latitudini. Queste
correnti costituiscono un significativo veicolo di calore dalle latitudini equatoriali verso quelle
polari; si stima che il 25% circa del trasferimento di calore avvenga per mezzo di esse. La corrente
del Golfo ha una portata di 1.5 108 m3 /s con una velocita massima di 1.5 m/s. Per effetto
dellaccelerazione di Coriolis, le correnti sono tipicamente piu intense lungo i margini occidentali
dei bacini che lungo i margini orientali; lungo questi ultimi, le correnti fredde presentano una
componente divergente dai continenti che induce risalita di acque profonde dal di sotto del
termoclino (velocita di risalita 25 m/giorno). Il bilanciamento fra accelerazione di Coriolis,
gradiente di pressione e forze viscose dissipative fa s che il moto delle correnti superficiali sia
orientato a 45 rispetto al vento; allaumentare della profondita, questo angolo aumenta mentre
la velocita della corrente diminuisce (spirale di Ekman).
Laccelerazione di Coriolis e anche responsabile di una apprezzabile deviazione della super-
ficie degli oceani dalla superficie equipotenziale del campo di gravita (geoide). In una corrente
geostrofica, nella quale si bilanciano gradiente di pressione e accelerazione di Coriolis, la superficie
delloceano devia dallequipotenziale per un angolo = 2v sin /g ( 105 = 1 cm/km).
Lungo lequatore e presente una debole contro-corrente equatoriale determinata dalla inver-
sione della accelerazione di Coriolis fra emisferi Nord e Sud. Per motivi non ben compresi questa
contro-corrente a volte rinforza nel Pacifico, portando acque calde superficiali lungo le coste del
Peru e allontanando verso il largo la risalita di acque profonde (el Nino).
Onde di gravita
Le onde sulla superficie dei mari sono dovuti allazione dei venti. Lampiezza (altezza) delle
onde e funzione della velocita del vento, della sua durata e della distanza fra le creste (fetch).
Quando si propagano in direzione opposta alle correnti le onde possono presentare creste molto
ripide che costituiscono un pericolo per la navigazione (corrente di Agulhas fra Mozambico e
Madagascar).
In condizioni di equilibrio la superficie di un fluido deve coincidere con una superficie
equipotenziale del campo di gravita U . Se la superficie del fluido e disturbata dallequilib-
rio, la gravita g = U tende a riportarla verso lequipotenziale ma, a causa dellinerzia, il
fluido supera la posizione di equilibrio e continua ad oscillare finche il moto non viene dissipato
dallattrito viscoso: le onde alla superficie del mare si generano in questo modo e sono quindi
dette onde di gravita. La velocita delle onde di gravita dipende dalla loro lunghezza donda e
dalla profondita H del bacino in cui si propagano. In base a considerazioni dimensionali possi-
amo combinare
in 2 diversi modi i tre parametri g, e H perpottenere delle velocita: v1 gH
e v2 g; piu in generale possiamo ipotizzare che sia v = gf (H/), dove f e una funzione
da determinare. Le equazioni della fluido-dinamica consentono di ricavare lespressione generale
2.3. LIDROSFERA 19
Maree
Le maree sono determinate dallinterazione degli oceani con il campo di gravitazione della Luna
e del Sole. La perturbazione del campo di gravita terrestre e di 107 g, la marea solare
e di 0.47 rispetto a quella lunare. Le due componenti sono facilmente separabili dato che la
marea solare ha una periodicita di esattamente 12 ore, mentre quella lunare e di 12.41 ore,
sicche i mareogrammi presentano battimenti fra le due componenti. La superficie delloceano
non puo deformarsi per adattarsi alla variabilita della superficie equipotenziale; infatti il campo
equipotenziale si sposta sulla superficie delloceano ad una velocita di 1600 km/ora (una
rotazione in 24 ore) mentre la massima velocita di unonda, in un oceano con profondita media
di 4500 m, e di 750 km/ora (limite di shallow water). Inoltre londa di marea e bloccata
dai continenti e laccelerazione di Coriolis devia le traiettorie del moto in direzione normale al
moto stesso (verso destra nellemisfero Nord, verso sinistra nellemisfero Sud). In oceano aperto
lampiezza tipica della marea e di 10 cm ma sulle piattaforme continentali altezza e velocita
delle onde di marea crescono. Baie ed estuari hanno periodi propri di oscillazione che possono
essere in risonanza con la marea che puo raggiungere ampiezze di oltre 10 m (Baia di Fundy,
Bretagna, canale di Bristol). I mari mediterranei hanno periodi propri diversi dai periodi mareali
e lampiezza delle maree e tipicamente di pochi decimetri.
Tsunami
Le onde di tsunami possono essere generate da terremoti, eruzioni o frane sottomarine. Queste
onde sono caratterizzate da grandi lunghezze donda (superiore alla profondita dei bacini) e viag-
giano in oceano aperto a velocita di centinaia di km/ora (sono onde di shallow water) ma con
ampiezze di pochi decimetri. Per questo e per la grande lunghezza donda (e.g. > 20 km) sono
di solito inavvertibili a bordo delle navi ma quando giungono in prossimita delle piattaforme
continentali la loro altezza cresce fino a decine di metri, le creste invadono la terraferma provo-
cando vittime e distruzioni. Uno tsunami presenta tipicamente diverse creste, della durata di
alcuni minuti, separate da valli in connessione con le quali le acque si ritirano dalla costa come
in una bassa marea di ampiezza inusitata. In occasione del grande terremoto di Lisbona del
1755, unonda di tsunami lascio dapprima allasciutto il porto lungo lestuario del fiume Tago;
poi, dopo pochi minuti, giunse la prima cresta che travolse quanti erano accorsi per recuperare
i loro beni dalle imbarcazioni rimaste in secca. A tutti e tristemente noto lo tsunami che ha
colpito il sud-est asiatico il 26 dicembre 2004, anche per la eccezionale documentazione fornita
dai turisti occidentali. Questo tsunami fu generato da un terremoto di magnitudo prossima a 9
avvenuto sui fondali dellOceano Indiano antistanti lisola di Sumatra: la brusca deformazione
20 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA
del fondale marino ha generato unonda con ampiezza di 2-3 metri, su un fronte di oltre 1000
km. Propagandosi sui fondali delloceano (profondita 4000 m) londa e diminuita di ampiezza
fino a meno di un metro ma poi, giungendo in prossimita dei bassi fondali costieri, ha acquisito
ampiezze superiori a 10 m, con effetti devastanti.
NellOceano Pacifico, dove si verificano frequenti tsunami per la presenza di numerose zone
sismiche, e in funzione un efficiente sistema di pre-allarme che, una volta rilevato un terremoto
sottomarino, consente di avvertire con qualche ora di anticipo, nei casi piu favorevoli, le regioni
costiere potenzialmente esposte.
Percolazione: lacqua marina, intrappolata allinterno delle porosita dei sedimenti, percola
attraverso fratture presenti nei basalti oceanici, rilasciando sali metallici. In questo modo
ad esempio, Na+ entra a far parte dei minerali crostali.
Adsorbimento: i minerali argillosi presenti nelle particelle di sedimenti, nel loro lento
sprofondare, adsorbono alcuni elementi (e.g. K) sulla loro superficie.
Noduli di manganese: sono sferule di origine incerta, presenti sui fondali oceanici e ricchi
di Mn, Fe, Cu, Ni, Co. La formazione di noduli rende conto dei brevi tempi di residenza
degli elementi metallici interessati.
Biogenesi: alcuni elementi, in particolare Si e Ca, e ioni HCO 3 sono utilizzati dalla for-
mazione di scheletri e gusci, altri, P e N, sono utilizzati nelle parti molli. Questi elementi
vengono riciclati continuamente e tornano in soluzione.
do il problema degli elementi volatili (se la misura avvenisse misurando il residuo secco per
0
evaporazione). La salinita media degli oceani e S=34.5 /00 ma questo valore e ovviamente dipen-
dente da fattori meteo, e alle latitudini tropicali lelevata evaporazione unita alla bassa piovosita
0
fanno aumentare significativamente la salinita superficiale (nel Mediterraneo, S=38.4 /00 ). Le
variazioni di salinita possono sembrare piccole, ma sono importanti nel governare i moti verticali
negli oceani. La densita dellacqua e infatti il parametro cruciale per innescare o inibire i moti
verticali, e questa e dipendente da salinita, temperatura e pressione. Temperatura e salinita
giuocano ruoli per certi aspetti antagonisti: infatti le acque piu calde e piu saline del Mediterra-
0
neo (T=20C, S=38.4 /00 , =1029 kg/m3) risultano dense quasi come le fredde e diluite acque
0
del Nord Atlantico (T=0C, S=34.9 /00 , =1028 kg/m3). Se escludiamo i bacini chiusi, la massi-
0
ma salinita superficiale si trova nellAtlantico tropicale (S=37.5 /00 ) ma in profondita si possono
trovare pozze stagnanti di forte salinita, frutto della interazione con sorgenti idrotermali nella
0
crosta (ad esempio, sui fondali del Mar Rosso, si trovano pozze con S=270 /00 e T=55 C).
Leffetto della pressione e generalmente considerato tramite limpiego della temperatura
potenziale (la temperatura che un campione prelevato a temperatura T e pressione p raggiun-
gerebbe se portato adiabaticamente alla pressione ambiente). La bassa conducibilita termica
dellacqua e le grandi masse coinvolte in un eventuale moto convettivo rendono le condizioni
adiabatiche una ragionevole approssimazione per i moti verticali. Analogamente, linefficienza
dei meccanismi di scambio di salinita fra masse oceaniche distinte, consente di identificare una
massa dacqua tramite la sua salinita e la sua temperatura potenziale.
La radiazione solare riesce a penetrare solo gli strati piu superficiali delloceano. La pro-
fondita di penetrazione dipende fortemente dalla lunghezza donda: le componenti di luce rossa
e violetta sono assorbite gia nel primo metro, e solo le componenti indaco-blu-verde riescono
a penetrare oltre i 10 m, fino al massimo a 100 m (in acque molto limpide, naturalmente).
Di conseguenza, alle medie latitudini, gli strati superficiali vengono riscaldati dal sole e le
correnti, le onde e le tempeste rimescolano le acque superficiali fino alla profondita di 200-
300 m. Queste acque risultano piu leggere delle piu fredde acque abissali e la transizione fra loro
avviene attraverso uno strato intermedio (il termoclino) caratterizzato da un elevato gradiente
di temperatura.
Alle elevate latitudini, nella stagione invernale, lirraggiamento nelli.r. da parte della su-
perficie del mare supera linput di radiazione solare e le acque superficiali possono essere fredde
0C, come quelle abissali. Se sufficientemente saline, queste acque possono quindi sprofondare
verso le piane abissali, dando origine alle correnti profonde.
Le correnti profonde sono generate da gradienti di densita inversi, determinati da basse tempera-
ture ed elevata salinita (e sono pertanto definite correnti termo-aline). Diversamente dalle
correnti superficiali, sono praticamente insensibili ai venti, a causa della presenza del termocli-
no. Le correnti profonde sono identificabili tramite salinita e temperatura, che restano costanti
allinterno di una data massa dacqua a causa della inefficienza dei meccanismi di trasferimento
per contatto (conduzione termica e scambi osmotici) quando sono coinvolti grandi volumi. Le
correnti profonde sono identificate tramite la regione sorgente (e.g. Nord-Atlantica, Mediter-
ranea, Antartica) e la profondita interessata (superficiale, intermedia, profonda e di fondo). Una
delle principali sorgenti e data dalle correnti fredde fra Norvegia e Groenlandia: in queste zone
lacqua superficiale si raffredda fino a -1 C per emissione i.r., sprofonda e fluisce verso Sud;
22 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA
600
strato 3 strato 3
800 basse alte
latitudini latitudini
1000
2000
3000
Figura 2.15: I profili di temperatura (a) e di salinita (b) tipici di acque oceaniche alle basse latitudini
mostrano uno strato superficiale ben mescolato dai venti (strato 1), il termoclino (strato 2) e le acque
profonde dello strato 3 in cui temperatura e salinita sono poco variabili. Alle latitudini piu elevate (c)
il termoclino e pronunciato solo durante la stagione estiva e, durante linverno, lintera colonna diventa
pressoche isoterma.
poi risale fino a 400-800 m di profondita su barriere lenticolari presenti sui fondali fra Islanda
e Scozia e fra Islanda e Groenlandia, dove si mescola con le acque soprastanti a formare la
0
NADW (North Atlantic Deep Water) con T=2 C, S=34.95 /00 , che puo essere seguita fino a 50
Sud. Altra sorgente e la piattaforme continentale antartica, dove la temperatura e bassa e la
salinita cresce per effetto della formazione di ghiaccio marino; la densita risultante e maggiore
della NADW perche non incontra barriere e non si verifica mescolamento con acque superi-
ori, discende lungo lo zoccolo continentale a formare la AABW (AntArctic Bottom Water) con
0
T=0.5C e S=34.7 /00 . Una terza sorgente e la zona di convergenza della corrente circumpo-
lare antartica; lequazione di continuita impone la formazione di una corrente discendente detta,
AAIW (AntArctic Intermediate Water), che si colloca al di sopra delle precedenti, caratterizzata
0
da T=4C e S=34.7 /00 . Il 40% della massa degli oceani e costituito dalla Pacific and Indian
0
Oceans Common Water (T=1.5C, S=34.7 /00 ) formata dal mescolamento delle 3 correnti sopra
menzionate. Lintero ciclo delle correnti profonde ha una durata di circa 2000 anni.
la sismologia: tramite lo studio dei tempi di transito (i tempi che le onde sismiche impiegano
per raggiungere diversi punti di osservazione sulla superficie terrestre), e possibile ricostruire
landamento delle velocita delle onde nellinterno della Terra. Ci sono due tipi fondamentali di
onde sismiche: le onde P (primarie, perche piu veloci), sono onde di compressione, che viaggiano
in tutti i mezzi materiali (solidi, liquidi e gas); le onde S (secondarie), sono onde trasversali o
di taglio, e si propagano solo nei solidi. I profili delle onde P e S in funzione della profondita
mostrano alcune discontinuita, che sono indicatori di cambiamenti di composizione o di fase nei
materiali attraversati.
2.4.1 La Crosta
Lo strato piu esterno della Terra solida, la crosta, consiste per lo piu di materiali di bassa densita
(< 3000 kg/m3). La crosta e limitata inferiormente dalla Moho (discontinuita di Mohorovicic)
al di sotto della quale le onde sismiche presentano un brusco aumento di velocita (Vp passa
tipicamente da 6 km/s a 8 km/s).
Possiamo distinguere fra una crosta continentale (massa 1.6 1022 kg) con una densita media di
circa 2650 kg/m3, ed una crosta oceanica (massa 7 1021 kg) con densita circa 2900 kg/m3. Lo
spessore medio della crosta continentale e di 30 km, con valori superiori a 60 km al di sotto delle
catene montuose, mentre lo spessore della crosta oceanica e tipicamente inferiore a 10 km e si
assottiglia, fino talvolta a sparire, in prossimita delle dorsali oceaniche.
N S
Figura 2.16: Le principali masse dacqua nelloceano Atlantico. Le acque piu dense (AABW) scorrono
in prossimita dei fondali da Sud verso Nord e sopra di loro scorrono in direzione inversa le NADW. Le
acque del Mediterraneo entrano nellAtlantico attraverso lo stretto di Gibilterra e sprofondano fino a
raggiungere acque di pari densita ( 1500 m).
24 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA
Vp (km/s)
km/s
10 10
Vp
Vs (km/s)
5 5
Vs
(g/cm 3 )
g/cm 3 ( )
0 0
0 400 2891 5150 6371
670 profondit (km)
Figura 2.17: Andamento delle velocita delle onde elastiche longitudinali Vp , delle onde trasversali Vs e
della densita in funzione della profondita nella Terra.
2.4. STRUTTURA INTERNA DELLA TERRA 25
Tabella 2.6: Composizione della Crosta terrestre (parti per milione in massa).
tramite meccanismi intrusivi o effusivi la crosta oceanica), lasciando nel mantello subcrostale la
piu refrattaria peridotite.
2.4.2 Il Mantello
Il mantello si estende dalla Moho fino ad una distanza di 3480 km dal centro della Terra (i.e.
2890 km di profondita) ed e formato da materiali molto piu densi della crosta, come desunto da
studi sismologici: la densita media e = 4580 kg/m3 ma, per effetto della compressione crescente
con la profondita e di transizioni di fase solido-solido, varia da 3360 kg/m3 al di sotto della Moho,
26 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA
fino a 5560 kg/m3 al confine con il nucleo. Ovviamente, non e possibile disporre di osservazioni
dirette di materiali cos profondi e quindi la composizione del mantello e determinata in base a
considerazioni di cosmo-chimica, studio delle meteoriti, proprieta sismiche etc. Ulteriori vincoli
sono imposti dallo studio della produzione interna di calore e sopratutto dalla capacita di questi
materiali di produrre per fusione parziale i magmi eruttati lungo le dorsali oceaniche e i vulcani
di hot-spot come le Hawaii. La composizione chimica del mantello, sopratutto nelle regioni
piu profonde, e incerta, ma la composizione data in tabella ?? consente la formazione di fluidi
basaltici e fasi minerali dotate di velocita sismiche simili a quelle osservate alle varie profondita.
Le evidenze piu recenti sulle abbondanze isotopiche degli elementi in traccia mostrano che il
mantello non ha composizione uniforme. La carenza di metalli siderofili, come Pt, Pd, Au
indicano che questi sono stati in gran parte assorbiti nel nucleo durante le prime fasi della sua
formazione. In tabella 2.7 e mostrata anche la composizione media di una classe di meteoriti,
note come condriti carbonacee, considerate come un relitto del materiale originario della nebula,
dal quale si sono formati i pianeti: la sovrabbondanza di Ferro rispetto alle rocce del mantello
ci conferma che la maggior parte del Ferro e stato rimosso dal Mantello durante la fase di
differenziazione del nucleo.
In base alle osservazioni sismologiche (figura 2.17), il mantello e distinto in una porzione
superiore, al cui interno sono presenti transizioni di fase dei silicati, e un mantello inferiore che
appare invece omogeneo. A partire dalla Moho, al di sotto della quale le velocita delle onde P ed
velocit onde S
3.0 4.0 5.0 6.0 km/s
}
100
astenosfera: fusione parziale 1-10%, duttile,
bassa velocit
}
200
profondit (km)
}
400 transizione di fase: rapido aumento di densit e velocit,
olivina spinel
500
solido: velocit crescente con gradualit
600
transizione di fase: aumento del rapporto Fe/Mg,
separazione dellolivina in FeO, MgO, SiO 2, Al 2 O 3
700
fino al nucleo
S presentano massimi relativi (figura 2.18), le onde sismiche mostrano dapprima una diminuzione
di velocita, particolarmente evidente per le onde S nelle regioni oceaniche, che e interpretata
come evidenza di fusione parziale (1-10%) dellolivina, con rilascio di basalto fuso allinterno
di una matrice solida refrattaria (harzburgite). Questa regione, che si estende tipicamente dai
100 ai 250 km di profondita e denominata astenosfera (cioe strato debole) in contrapposizione
con lo strato soprastante detto litosfera (strato roccioso). La litosfera e in grado di sostenere
al proprio interno sforzi significativi per tempi molto lunghi, mentre lastenosfera, pur essendo
complessivamente solida, si deforma in modo duttile sotto lazione di sforzi prolungati. Percio,
pur comportandosi come un solido al passaggio delle onde sismiche, il mantello sub-litosferico si
deforma come un fluido per tempi lunghi e puo consentire lenti movimenti convettivi (velocita
dellordine di 10 cm/anno).
Alla profondita di 400 km si osserva un brusco aumento di velocita delle onde sismiche 2.5%
e di densita 400 180 kg/m3. Le cause di questa discontinuita sono legate allaumento di
pressione con la profondita che induce una transizione di fase da olivina a spinello, un silicato
con la stessa composizione chimica dellolivina ma reticolo cristallino piu compatto. Questa
transizione di fase e stata riprodotta sperimentalmente in laboratorio (1969) alle pressioni e
temperature presenti nella Terra a 400 km di profondita.
Una ulteriore discontinuita si incontra a 670 km di profondita, con incremento di velocita
delle onde sismiche di 4.6% e di densita 670 390 kg/m3. Si ritiene che al disotto dei
670 km di profondita lo spinello divenga instabile e si separi in ossidi di Fe, Si e Mg. Questi
ossidi potrebbero combinarsi a formare un silicato di elevata densita (perovskite) ma la natura
puramente fisica ovvero fisico-chimica (con aumento del rapporto Fe/Mg) della transizione a
670 km e ancora oggi oggetto di dibattito. Nel caso di transizione puramente fisica, una cella
convettiva potrebbe attraversare la transizione a 670 km e proseguire nel mantello inferiore; nel
caso di transizione chimica, la spinta di galleggiamento non lo consentirebbe e la convezione
dovrebbe generare celle separate nel mantello superiore e inferiore.
Il mantello inferiore si estende dai 670 km fino a 2891 km di profondita e non presenta al
suo interno alcuna brusca variazione di velocita delle onde elastiche, evidenza di composizione e
fase uniformi.
2.4.3 Il Nucleo
Gli studi sismici e la distribuzione di massa nellinterno della Terra dimostrano che deve esistere
un nucleo centrale di elevata densita (massa 1.9 1024 kg, densita media 10, 760 kg/m3). La
transizione fra mantello e nucleo avviene in modo molto netto alla profondita di 2891 km e
prende il nome di discontinuita di Gutenberg. Nel nucleo esterno non si propagano le onde S, le
onde P subiscono una drastica diminuzione di velocita e la densita aumenta considerevolmente,
rispetto al mantello soprastante. Queste evidenze dimostrano che il nucleo esterno e allo stato
liquido e studi sperimentali sulla velocita delle onde durto in diverse sostanze (figura 2.19)
mostrano che esso e costituito da Ferro in combinazione con percentuali minori di elementi
leggeri (S, Si e forse O). Il nucleo interno e invece allo stato solido, composto prevalentemente
di Fe e Ni, risultando quindi distinto dal nucleo esterno sia per stato fisico che per composizione.
Inoltre, il nucleo deve possedere proprieta elettriche tali da consentire la generazione di
un campo magnetico e la presenza di magnetizzazione termo-rimanente nelle rocce piu antiche
mostra che la differenziazione del nucleo doveva gia essersi realizzata 3 Ga fa.
28 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA
14
Mg
a in
12
icc
Litio
esio
er
velocit onde di shock (km/s)
io
i
-S
nit
min
Fe
magn
NUCLEO
du
10 ga
Allu
le
Fe
MANTELLO
di
ido
8
rro
s
os
Fe
o
io
om
6
an
Tit
Cr
lcio
4
Sodio
Ca
2
0 2,000 4,000 6,000 8,000 10,000 12,000
densit (kg/m 3 )
Figura 2.19: Valori sperimentali per onde durto in diversi materiali e in varie condizioni di compressione
per verificare ipotesi sulla composizione del mantello e del nucleo terrestri. Le evidenze sismologiche
vincolano le proprieta di nucleo e mantello allinterno delle fasce ombreggiate. La dunite (olivina ricca in
Mg) fornisce la miglior approssimazione delle proprieta del mantello, una lega di Fe e Si, del nucleo.
d
x T T+dT
S ds 0
i1 vi v1
dx z max
z ds dz
ds v2
dz i 2 s
s+ds
dx
v3
i3
(a) (b)
Figura 2.20: Raggio sismico in un mezzo stratificato con velocita crescente con la profondita.
Ricaviamo lequazione del raggio determinato da un valore assegnato del parametro p, sup-
ponendo noto landamento della velocita in funzione della profondita. Sia x la coordinata oriz-
zontale e z la coordinata verticale (supposta orientata verso il basso) nel piano che contiene il
raggio. Detto ds lelemento di linea lungo il raggio, sappiamo che (Figura 2.20)
dx
ds2 = dx2 + dz 2,
= sin i = vp.
ds
Quindi, eliminando ds fra le due precedenti relazioni, otteniamo
" 2 #1/2 1/2
dz ds 1
= 1 = 2 2 1
dx dx v p
e posto = 1/v:
p dz
dx = (2.9)
[ 2 p2]1/2
Il segno positivo si applica nel tratto discendente del raggio (dalla sorgente S fino alla profondita
zmax , dove dx e dz sono concordi), il segno negativo al tratto ascendente (dove dx e dz sono
discordi).
Viceversa, eliminando dx abbiamo:
ds
=
dz [ 2 p2 ]1/2
ed essendo ds = v dt possiamo scrivere
2 dz
dt = (2.10)
[ 2 p2]1/2
Integrando su tutto il raggio le (2.9,2.10) abbiamo quindi le seguenti relazioni:
Z zmax
dz
p
(p) = 2p
0 2
p2
Z zmax 2 (2.11)
dz
T (p) = 2 p
0 2 p2
30 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA
dove zmax e la profondita in cui = v1 = p (abbiamo supposto per semplicita che la sorgente S sia
alla superficie z = 0). Le precedenti relazioni consentono di ricavare la distanza epicentrale
e il tempo di transito T per ogni raggio con valore di p assegnato se e nota la funzione
(z) = 1/v(z) (denominata slowness). Il problema piu interessante e ovviamente quello inverso
in cui, noti e T dai dati sperimentali, ricaviamo il valore del parametro p e il profilo di velocita
v(z).
Per determinare sperimentalmente il valore di p consideriamo due raggi molto vicini emessi da
una sorgente S (figura 2.20-b) posta in prossimita della superficie: il primo raggio, caratterizzato
dal parametro p, emerge in superficie alla distanza dopo aver percorso un arco di lunghezza
s in un tempo T , il secondo raggio, di parametro p + dp, emerge in + d dopo un percorso
s + ds in un tempo T + dT . Dato che ds0 = v0 dT (v0 e la velocita nello strato piu superficiale)
e ds0 /d = sin i0 , otteniamo
sin i0 dT
p= = (2.12)
v0 d
Quindi, noti sperimentalmente i cosidetti tempi di transito T (), e possibile ricavare il
parametro del raggio p e, da questo, la velocita nel punto piu profondo del raggio v(zmax ) = 1/p;
pero non conosciamo il valore di zmax .
Per ricavare la velocita in funzione della profondita dobbiamo operare sulla prima delle eq.
(2.11) in modo da estrarre la profondita zmax dallintegrale. Il problema e noto come equazione
integrale di Abel e di seguito ne esponiamo una tecnica di soluzione. Consideriamo un fascio
di raggi con parametro p maggiore di un valore assegnato p; dato che stiamo supponendo che
v(z) sia una funzione crescente, questo fascio comprende tutti i raggi che raggiungono profondita
massima compresa fra z = 0, dove la velocita e v0 = 1/p0 e la profondita z , dove la velocita e
v = 1/p (figura 2.21). Tali raggi hanno parametri p compresi nellintervallo p p p0. Nella
(2.11) cambiamo variabile di integrazione z : quando z = zmax abbiamo = p; quando
z = 0 abbiamo = p0 = 1/v0:
Z p0
1 dz
= 2p p d
p 2
p 2 d
dz
(il segno meno davanti a d nasce dallo scambio degli estremi di integrazione, dovuto al
fatto che z() e decrescente, secondo le ipotesi). Moltiplichiamo quindi ambo i membri per
0 =0
p0 p1
1 2 3 *
0
p2
p3
p*
z*
p p
p p
0 0
=
p
p
dp
p p
d
p p p p p p
0 0
Lequazione (2.14) consente di ricavare la profondita massima z raggiunta dal raggio di parametro
p che emerge alla distanza . Alla profondita z la velocita e v = 1/p.
Riassumendo: dalle tabelle empiriche T () ricaviamo p() tramite la (2.12) per compreso
fra 0 = 0 e . Noto p = p( ), conosciamo la velocita v = 1/p nel punto piu profondo
del raggio e possiamo integrare numericamente il I o membro della (2.14) per ricavare z . In tal
modo possiamo ricavare v(z) in tutto lo strato in cui v e crescente con z ( e decrescente con z).
32 CAPITOLO 2. STRUTTURA E COMPOSIZIONE DELLA TERRA
Esercizi
Esercizio 1. Definire la differenza fra atmosfera primitiva, atmosfera secondaria e atmosfera attuale
della Terra.
Esercizio 2. Spiegare in poche righe il motivo per cui la CO2 e il principale gas presente nellatmosfera
di Venere e Marte, mentre sulla Terra e un componente minoritario.
Esercizio 3. Nellatmosfera terrestre la temperatura dapprima decresce con la quota (troposfera), poi
cresce (stratosfera), decresce (mesosfera) e cresce ancora (termosfera). Troposfera e termosfera, interval-
late da unampia zona pressoche isoterma di bassa temoperatura, detta ancora mesosfera, sono presenti
anche nelle atmosfere degli altri pianeti; la stratosfera invece e assente negli altri pianeti. Spiegarne
brevemente i motivi.
Esercizio 4. Perche lozono si forma nella bassa mesosfera e nellalta stratosfera (fra i 60 e 30 km di
quota) ma non a quote maggiori e minori? e perche la massima concentrazione di ozono si trova nella
bassa stratosfera, a soli 25 km di quota?
Esercizio 5. Il pianeta Venere possiede unatmosfera molto densa e formata principalmente di CO2.
La temperatura al suolo e Ts = 730 K, ma quale sarebbe la sua temperatura di equilibrio Teq con
la radiazione solare ? Spiegare il motivo della differenza fra Teq e Ts e valutare la quota alla quale
latmosfera di Venere diventa trasparente alla radiazione uscente, supponendo un profilo adiabatico di
temperatura con gradiente costante dT /dz ' 9 K/km. [Dati: Albedo A = 0.75, distanza Venere-Sole
dV S = 0.723 AU, costante solare alla distanza della Terra dal Sole ST = 1360 W/m2, costante di Stefan
= 5.67 108 Wm2 K4 .
Esercizio 6. Calcolare tramite la legge di Stefan il flusso di radiazione solare incidente sulla alta
atmosfera terrestre. Confrontare il valore cos ottenuto con il valore della costante solare: cosa possiamo
concludere ? (utilizzare la fig. 2.7). Dati: Temperatura del Sole TS = 5770 K, raggio solare RS =
7.0 108m, distanza media Terra-Sole DT S = 150 109m.
Esercizio 7. Calcolare la temperatura equivalente di corpo nero della superficie solare TS sapendo che
il flusso di radiazione solare incidente sullalta atmosfera terrestre (costante solare) vale S = 1360 W/m2.
Dati: raggio solare RS = 7 108 m, distanza media Terra-Sole d = 150 109 m, Costante di Stefan
= 5.67 108 Wm2 K4 .
Esercizio 8. Valutare la frazione di atomi di idrogeno che superano la velocita di fuga dalla Terra alla
temperatura di 500 C. (Suggerimento: utilizzare la statistica di Maxwell-Boltzmann). [Risposta:
P = 2.30 104]
Esercizio 9. Di quanto si abbasserebbe la temperatura di equilibrio della Terra se la copertura delle
nubi aumentasse e la sua Albedo, dal valore attuale 0.30, divenisse 0.40 ? Spiegare perche questo non
implicherebbe necessariamente un abbassamento anche della temperatura superficiale. [Dati: costante
solare S = 1360 w/m2, costante di Stefan-Boltzman = 5.67 108 W m2 K 4]
Esercizio 10. Spiegare per quale motivo i moti verticali negli oceani sono generalmente inibiti e quali
sono viceversa i due principali fattori che concorrono a generarli.
Esercizio 11. Alle medie latitudini la temperatura superficiale dei mari subisce variazioni stagionali
notevoli: nel Mediterraneo, durante lestate la temperatura raggiunge 30 C e durante linverno scenda
tipicamente a 10 C. Fino a quale profondita puo avvenire il rimescolamento verticale?
2.4. STRUTTURA INTERNA DELLA TERRA 33
Esercizio 12. La velocita di unonda, con lunghezza donda molto maggiore della profondita h del
bacino, vale v = gh. Mostrare che passando da un fondale di 4000 m ad uno di 40 m lampiezza
dellonda dovrebbe crescere di un fattore 10 per conservare la massa dacqua, se trascurassimo londa
riflessa.
Esercizio 13. Fornire la definizione di Litosfera e spiegare perche non va confusa con la Crosta.
Esercizio 14. Quali sono le principali evidenze che ci inducono a ritenere che il nucleo terrestre sia
composto prevalentemente di Ferro ? (discutere sinteticamente).
Esercizio 15. Quali osservazioni ci consentono di affermare con certezza che il nucleo esterno della
Terra e allo stato liquido?