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24/3/2017 IlrealismoliberalediVonHayek:"Lapianificazionerendeschiavi"

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home / il realismo liberale di von hayek: "la pianificazione rende schiavi"

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Alberto Mingardi
Rassegna stampa

Il realismo liberale di Von Hayek: "La pianificazione rende


schiavi"
Moriva 25 anni fa il Nobel per leconomia: critic i regimi totalitari che
pretendevano di dettare il futuro agli individui
Nel 2010 Barack Obama varava la sua riforma sanitaria. In Europa Obamacare
raccolse solo elogi, molti americani l'accolsero con pi freddezza. Temevano la
crescente concentrazione del potere e leadership sempre pi autoreferenziali.

Proprio per questo, riportarono un libro di sessantasei anni prima in vette delle
classifiche di Amazon. Era La via della schiavit di Friedrich von Hayek, morto
venticinque anni fa, il 23 marzo 1992.

Nato a Vienna, Hayek aveva combattuto sul fronte italiano nella grande guerra. La via
della schiavit venne scritto durante la guerra successiva. Hayek insegnava alla
London School of Economics e due giorni dopo l'invasione della Polonia scrisse al
Ministero dell'Informazione britannico, offrendo, invano, i propri servigi per qualsiasi
operazione propagandistica nei territori tedeschi. Hayek era convinto che quella
libert per cui gli inglesi combattevano potesse attecchire in Germania: ma due
generazioni di tedeschi erano stati avvelenati dalla distorta visione della storia con
cui sono stati allevati negli ultimi sessant'anni.

Uno studioso formatosi nella Vienna degli anni Venti avvertiva un certo deja vu. In una
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recensione a due libri sulla Germania, uscita sullo Spectator, notava come gli autori
sembrassero biasimare pi i fini che i mezzi impiegati dai nazisti: erano insomma
convinti che si potesse avere tutta quella pianificazione, che in Germania pi che
altrove stata universalmente acclamata senza per cadere nel totalitarismo.

La guerra aveva portato a una forte centralizzazione della vita economica: ogni risorsa
doveva essere messa al servizio dello sforzo bellico. Cominciava a circolare l'idea che
il relativo successo della pianificazione in tempo di guerra la raccomandasse anche in
tempo di pace. La differenza, non da poco, che in un caso si trattava di subordinare
ogni decisione di produzione a un singolo fine: la vittoria. Non cos nell'altro caso: in
una societ libera i fini sono i pi diversi, come le persone che la compongono.

Hayek pensava che fosse difficile preservare la libert individuale, in un mondo nel
quale era lo Stato a dire al singolo cosa doveva produrre e cosa doveva consumare. Il
problema del socialismo era che esso presuppone che il consenso in merito
all'importanza relativa dei diversi possibili fini sia pi completo di quanto non sia
realmente possibile (...) di conseguenza, per poter pianificare, le autorit debbono
imporre alla popolazione un preciso codice di valori.

In un'economia complessa, il socialismo doveva per forza essere coercitivo.


Ordinare la societ dall'alto significa scegliere quali ambizioni, bisogni, desideri
delle singole persone meritano di essere realizzati e quali no.

La via della schiavit fu un piccolo caso letterario anche all'epoca, grazie soprattutto a
un'edizione ridotta del Reader's Digest, diffusa in oltre un milione di copie. Col
successo venne anche qualche incomprensione. Si disse che Hayek sosteneva che
ogni genere d'intervento pubblico avrebbe innescato un processo destinato a finire
con l'abbraccio di un modello totalitario. L'accusa era paradossalmente rivolta a un
studioso che aveva spiegato in lungo e in largo che la nostra conoscenza dei fenomeni
sociale sempre parziale e pertanto non ci consentir quasi mai e forse mai del tutto
di predire con precisione lo sbocco ultimo di ogni situazione concreta.

In molti hanno pensato che la convivenza di libert democratiche ed elevata spesa


pubblica bastasse a confutare l'opera di Hayek, in pochi ne hanno compreso il senso
profondo. Per l'economista austriaco, nessuno ha a disposizione dati a sufficienza
per plasmare la societ nel modo migliore: anche perch questi dati cambiano
continuamente, dal momento che dipendono da preferenze e scelte dei singoli
individui.

Dopo il Premio Nobel ricevuto nel 1974, il pensiero di Hayek oggetto di ripetute
riscoperte. La sua lezione pi duratura che non c' scienza della societ che possa
davvero, con sicurezza, determinarne il futuro. Ogni epoca ha i suoi entusiasmi per
qualche magica ricetta politica. Ci vuole qualcuno che, di tanto in tanto, rovesci il
cilindro e sveli il trucco.

Da La Stampa, 23 marzo 2017

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