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BIBL. NAZIONALE
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DAALESSANDRIA
AL MONCENISIO
impressioni di viaggio

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ALESSANDRIA
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DA ALESSANDRIA

AL MONCENISIO
impressioni di viaggio

pel Geometra

FERAZZI GIUSEPPE

ALESSANDRIA
TIPOGRAFIA SOCIALE OVIGLIO

1 870
422
2Lc Alpi, miserabile difesa dell Italia,
:;0||0 pur troppo barriera che basla
ad escludere questi mercati, indi per
ch languisce il suo traffico, la sua
indusiri non si perfeziona.
Boccmoo (relazione di un viaggio
in Egitto, alla Camerei di Com
mercio di Bologna).

E un fatto ormai indiscutibile che le strade


ferrate, i tzmnels, i telegra, ed in una parola
qualunque mezzo che serva a facilitare le comu
nicazioni , fra popolo e popolo , ravvicinundone i
mercati, e congungendone .i porti, sono uno dei
pi potenti mezzi di incivilimento e di prosperit.
Noi vediamo infatti lInghilterra, 1 America, la
Germania, il Belgio,4el01anda, per non parlare
di tanti altri-paesi in cui la costruzione delle strade
ferrate giunta a tal segno, che ogni pi piccola
borgata unita. ai grandi centri per mezzo di lun
ghissime reti ferroviarie; noi vediamo dico fra quei
popoli, una civilt della nostra piiravanzata, unanim
-dustria sviluppata, un commercio vastissimo; e come
. -_ 4 _

conseguenza di ci, la ricchezza, 1 istruzione e la


libert.
E ben a ragione il Boccardo ed altri sommi, si
occuparono della risoluzione del difcile problema
del passaggio delle Alpi, giacch vedevano in esso
uno dei pi potenti mezzi per ritornare l Italia
al'l antica prosperit. economica ed industriale. -
Valicate facilmente le Alpi. noi siamo in diretta
comunicazione colla Francia, coll Inghilterra e
colla Germania; ed la ove si smerciano i nostri
prodotti, la ove devono andare i nostri vini, le
nostre sete, i prodotti della nostra industria eri
agricoltura, quello insomma lunico mezzo di ren
dere per noi meno illusoria la libertpdegliscambi.
ormai trascorso il tempo in cui si credeva che
una nazione per essere ricca, doveva per quanto
le era possibile bastare a se sola; questa massima
vieta ai di nostri, giacch sulla bandiera del
progresso sta ormai scritto produzione e scambio.
Rivolgere adunque i nostri studi per raggiungere
questi due scopi, riunire le nostre forze per risol
vere questo problema; ecco secondo me uno dei
mezzi coi quali potremo riuscire a risollevarci da
questo languore economico, per rendere meno dura
la condizione dell operaio e dell' agricoltore.
. Considerato da questo lato il Traforo del Geni
sio assume una immensa importanza economica e
commerciale; che se daltra parte noi poniam mente
alle grandi difcolt tecniche che si dovettero supe
rare: se noi riandiamo la storia di quest opera
_. 5 _..
gigantesca; e dal 1832 quando 1 ide il povero
Geometra Giuseppe Medail , abitante le montagne
di Bardonnche, seguiamo tutte le fasi di questo
progetto, venendo fino a quello degli ingegneri
Grandis, Grattoni e Sommeiller; noi vedremo que
sta colossale idea, ora incoraggiata orarespinta,
il pi delle volte tacciata di utopia dai dotti di
Parigi e dInghilterra; nch il coraggio e la forza
dellingegno superarono tutti gli ostacoli, e colla
iuto di Cavour e del compianto Paleocapa, il grande
progetto pot tradursi in atto; per cui fra pochi
mesi, il difcile valico del Moncenisio ora esistente
sar quasi totalmente dimenticato.
Fu appunto a visitare questopera che legregio
preside dellIstituto Tecnico il Cav. Demaria, volle
condurre gli studenti del 3 anno , e quantunque
io gi. da pi mesi abbia ivi terminati i miei studi,
pure avendomi gentilmente permesso di prendere
parte a questa gita scientica ho divisato di riassu
mere e pubblicare questi cenni - Conscio della
scarsit delle mie cognizioni, colla certezza che
esse non saranno tali da poter dare una idea pre
cisa del grande lavoro, io non osai chiamarla re
lazione del viaggio al Moncenisio, ma cercando in
vece di raccogliere alla meglio le impressioni che
ivi ho ricevute oggi le pubblico, speranzoso che
Verranno da voi accolte con molta indulgenza,
guardando in esse pi al buon volere , che alle
monde di cui per avventura dovrebbero andar
corrette. -
II

Il mattino dell'8 giugno, alle ore quattro e mezzo


circa , una comitiva composta di oltre trenta indi
vidui gi. si trovava alla stazione ferroviaria di
Alessandria. Erano gran parte degli studenti del
I" Instituto che accompagnati dal loro Preside e da.
alcuni dei loro professori, unitamente all inge
gnere municipale sig. Antonio Rossetti, ed a pochi
altri amanti di istruirsi che stavano per partire
alla volta del Cenisio. Giunsi io pure pochi minuti
prima della partenza e provvisti di quanto pu
occorrere in un viaggio di montagna, entrammo nel
convoglio che doveva trasportarci no a Torino.
Fra lallegra brigata passai le 3 lunghe ore di viag
gio nch il fischio prolungato del convoglio, che
ci annunziava essere giunti nella bella metropoli,
mi fece alzare dallangolo della vettura ove no
allora era rimasto rincahtucciato. Scendemmo e
con sommo piacere trovamrno allo scalo della fer
rovia gli amici e condiscepoli di Alessandria, che
lasciati per quel giorno gli studi, erano venuti ad
aspettarci. Dopo aver scambiati con essi gli affet
tuosi salutie le strette di mano, tutti ci avviammo
nell interno di Torino ed avevamo appena fatti
pochi passi per quelle spaziose vie quando ci fer
mammo davanti ad un semplice ma colossale edi
cio. /
Era questo larsenale, ove per mezzo di un per
_(_
messo scritto potemmo introdurci e visitare inf ogni
sua parte. Nel vasto cortile, tutto circondato da
porticati, sonvi cataste di cannoni, di mortai, di
bombe , di corazze, di tutti gli arnesi insomma
che il barbaro costume della guerra rese necessari.
Qua e cola sonvi quei pezziche ricordano le gesta
dell esercito piemontese, in un angolo si vedono
alcuni cannoni che furono presi ai russi nella bat
tagliadella Cernaa ; in un altro si scorge un mor
taio od un altro cannone che serv per espugnare
Sebastopoli e vicino ad essi sonvi i regali che fece
la nazione inglese al nostro piccolo esercito; men
tre in altri luoghi, come oggetti da museo, si pos
sono ammirare i cannoni di cui si servirono i papi
per ridurre al silenzio colro che tentarono di ele
vare la voce contro le infamie chessi commettevano
in Italia ed in 'lspagna,. E qui io dovrei assai di
lungarmi se volessi anche solo dare un cenno della
quantit di materiale. da guerra che ivi esiste, ma
ci non essendo mio scopo principale, mi limiter
a darvi,un idea della distribuzione in generale del
ledicio e delle macchine che ivi funzionano.
Da un lato del cortile esiste la fonderia ove si
gettano i cannoni, si fabbricano le munizioni e
tutti quei pezzi che possono occorrere per il ri
attamento dei carri ed altri utensili. questa una
lunga ofcina ancheggiata dai cos detti forni,
ove si e'ettua la fusione del metallo. Ai piedi di
ognuno di essi scavata una fossa profonda quanto
pu essere la lunghezza di uno dei pi grossi can
\_8_

noni', entro la quale si dispongono verticalmente


l'uno sopra laltro i pezzi che servono a modellare
il cannone, in modo che lapertura dell ultimo- di
essi arrivi allimboccatura del forno.
Allorquando il metallo e liquido si introduce nel
modello cosi disposto e vi si lascia no a completo
raffreddamento. Cos gettato il cannone, viene tra
sportato dalla fossa- per mezzo di potentissime gru
e si incomincia la perforazione. Io vorrei potervi
qui descrivere il colossale tornio che effettua que
sto mirabile lavoro; ma: siccome la brevit del
tempo in cui potemmo fermarci in Torino, non mi
permise di' poter prendere quelle annotazioni che
a tal ne occorrevano, cos me ne ritengo per di
spensato. Solo vi dir che ne vidi a funzionare
uno allorquando torniva il cos detto cannone Arm
strong e tutti ne restammo meravigliati. Questo
enorme pezzo che lancia a sei miglia di distanza
una bomba di 200 kil. e le cui pareti nella parte
posteriore sono di uno spessore di circa 85 cen
timetri con una lunghezzaa questa proporzionata:
questo cannone, dico, era posto sopra uno di questi
torni, ed un solo operaio eseguiva la perforazione
colla stessa facilit con cui uno dei nostri tornitori
in legno lavora uno dei pi delicati pezzi di mo
bglia'. Esso un insieme di coldssali ruote den
tate, mosse da una grossa cinghia che gira su di
un cilindro il quale riceve il movimento da una
macchina a vapore. Fissato alla pi grossa di esse
il cannone gira lentamente sul'tornio, mentre lino
_9 _
scalpello sso a11 altra estremit. eseguisce laper
forazione. questa io credo una di quelle mac
chine in cui tutto improntato il genio dell uomo,
e che bastano di per s sole a dare unidea di
quanto progresso abbia fatto e possa ancor fare ai
di nostri la meccanica, coadiuvata dal volere per
severante dellingegno. Questa macchina poi come
tutte le altre che servono a piallare, a tornire, a
segare 1 metalli, ricevono movimento da varie mac
chine a vapore , qua e col disposte nelloicina;
e di cui una mirabile per la sua grossezza pu
produrre una forza di 110 cavalli.
Questo per quanto riguarda la fbnderia ed il
laboratorio di precisione; che se poi dal pian ter
reno si sale al piano superiore, noi troviamo il
Museo e la sala delle armi. - il primo una rac
colta. delle armi antiche e moderne che basta per
darci un idea generale dei perfezionamenti per cui
dovette passare larte della guerra. Ai piedi della
scala vi ha il primo cannone a retrocarica che
invent il signor Cavalli, mentre nella sala supe
riore, dal primo fucile che era montato su di un
carro, venendo no al fucile a retrocarica, ed ai
suoi ultimi e perfezionati modelli; dal primo can
none di rame foderato di legno e di cuoio, e di
cui uno ivi ancora si conserva, venendo no al
colossale cannone caricantesi dalla culatta, tutti ivi
sono raccolti in iscala cronologica i perfezionamenti
subiti dalle armi, non che dagli attrezzi che ser
vono all'arte della guerra, - In piccola scala quivi
__ 10 __
sono i modelli dei carriaggi , delle pompe e dei
traini tutti che furono inventati e proposti per mo
dicazioni allesercito; ivi esiste-uno dei rostri, di
cui si servivano le navi romane per distruggere il ne
mico e che fu pescato nel 1597 in fondo al porto di
Genova;e a me che in particolar modo stimo il povero
Felice Orsini, riusc assai grato il poter vedere e
scomporre nelle sue parti una di quelle bombe che
egli aveva inventate per uccidere limperatore dei
francesi e che gli venne sequestrata nella valigia
il giorno del suo arresto.
Dal museo delle armipassammo nellampia sala
ove si conservano le provviste dei fucili, ve ne
erano nientemeno che 400,000! tutti disposti attorno
alle alte colonne di quel vasto salone. Battevano le
ore 11 quando avevamo terminata la nostra visita al?
larsenale; e mentre ce ne ritornavamo indietro mille
pensieri saffollavano alla mia mente; Ecco, io di
ceva fra me, a che furono dedicati gli studi degli
uomini! Quante vite forse si logoramno sui libri:
per arrivare a modicare un cannone od un fucile.
E quale benecio arrecarono allumanit? Nulla!
Essi non fecero che agevolare agli uomini mezzo-
di distruggersi vicendevolmente, e per quale scopo ?
O per sostenere, un trono o per malintese_gelosie
di territorio che vollero chiamare diritto di nazio
nalit! 10 gi sar forse dai pi qualicato di uto
pista; pure tali sono le mie opinioni ed ho il co
raggio di sostenerla.
Io non arrivo a comprendere come debba esistere
__ 11 __
differenza tra un popolo e laltro, solo perch abi
tano una zona circoscritta da umi o da monti;
solo perch parlano una diversa lingua, od hanno
unaltra civilt. ed unaltra storia; oppure perch
professano una diversa religione. Io vedo negli
uomini una sola societ in cui ognuno deve aspirare
al benessere comune, senza pensare ne a guerre
nazionali n tano meno a sostenere dei padroni.
10 ammiro scienticamente chi collo studio in
defesso pervenne ad inventare o perfezionare tutte
queste macchine da guerra; io ammiro coloro che
convinti della bont della causa per cui si sacrica
vano impugnavano quelle armi ed uccidevano i
fratelli; io per me non ammettendo la causa devo
necessariamente escludere tutte le conseguenze ; e
ducioso nel progresso io spero che verr un giorno
nel quale invece di logorarsi la vita per poter lan
iare una palla pi ad otto che a dieci chilometri,
si studier il modo di arricchire lindustria, di in
coraggiare lagricoltura, di favorire il commercio.

III

Accompagnati dall egregio ingegnere Decasa,


addetto alla Direzione Generale dei lavori del Ce-
nisio, e da tre dei nostri amici che ora. percorrono
il corso superiore degli studi in Torino, poco dopo
il mezzogiorno partivamo alla volta di Susa. Quan
tunque i raggi del sole fossero in quel giorno ab
bastanza caldi, pure siccome era la prima volta
__ 12 __
che la maggior parte di noi s in-ternava nelle gole
dei monti, cosi il viaggio riusc abbastanza diver
tevole. Nulla per che avesse una qualche impor
tanza si present ai ndstri sguardi; soltanto "sulla
vetta di un monte vedemmo un monumento, storico
se vuolsi, ed la Sagra di S. Michele, antico cas
tello oggidi quasi totalmente diroccato e che servi
di tomba alla casa di Savoia prima dellerezione
di Superga. Del resto, eccetto che alte e pittore
sche montagne, pi che rapidi torrenti e miseri
paeselli, belli a vedersi ma nei quali non condurrei
certamente la vita, null altro si vede di rimar
chevole nei dintorni della citt di Susa.
Alle ore tre e mezza seendemmo dal convoglio
e dopo una sosta di circa unora, nella quale po
temmo vedere la monotona citt; salimmo in tre
grandi diligenze, ed ivi percorremmo quasi 30 chi
lometri, ora salendo ripide montagne e ora precipi
tando in profonde vallate, percorrendo strade prati
cate sul ciglio di burroni, che agghiacciavano il san
gue al solo guardarli. Vedevamo sempre in fondp alla
valle la limpida Dora Riparia che nascendo appunto
dalle creste delle Alpi Cozie raccoglie lungo que
sto tratto le acque prodotte dalla liquefazione delle
nevi e per la tortuosa china con rapido corso va
a mettere foce nel Po. Ad ogni tratto il sole ca
dente indorando le vette di quei monti eternamente
coperti di neve, ci presentava uno di quei quadri
in cui l'uomo si sente risollevato ed obbligato
ad ammirare la grandezza e la. maest. della na
_ 13 ._.
tura. Sul dirupo di un monte gigantegg'a il forte
di Exilles, le cui inferriate, i cancelli, le spesse
muraglie e gli spiragli per cui passa la luce ed il
poveruomo ch e dalla societ condannato a stare
delle intiere ore con un fucile in mano per far la
guardia ai pipistrelli, mi facevano ritornare alla
mente quelle idee per le quali pi (1 una'volta
dovetti imprecare contro la moderna societ.
Cosi di paese in paese passamm a Meana, a Chio
monte ed a Salbertrand, nch alle 9 arrivammo
ad Oulx. Ci attendeva un amico, il quale termin
con me lo scorso anno i suoi studi, e che ora
addetto ai lavori del Cenisio. Con lui andammo in
un piccolo albergo ove era apparecchiata una lunga
tavola, e con quali intenzioni e con quanto appe
tito ci assidemmo ad essa lascio a voi limmagi
narlo. Ma quantunque in apparenza essa fosse ab
bastanza ricca, pure le nostre aspettazioni furono
deluse, sicch io dovetti soddisfarmi per la magf
parte di pane e bere delleccellente acqua. Tutto
il rimanente era cattivo, ed alle mie rimostranze,
perch la carne era cruda o per altro, siamo in
montagna, mi rispondevano, bisogna 'aver pa
zienza! Capisco come in quei luoghi non si pos
sano godere gli agi delle citt, ma. che'uno per
ch si trovava fra imonti dovesse essere costretto
ad ingoiare della carne cruda, questo poi quanto
non poteva immaginare.
Basta, erano le 11 ed il pensiero che 1 indo
mani avremmo dovuto recarci a; piedi sino a Bar
__ 14 _.
donn percorrendo pi di undici chilometri, per
ivi visitare il cantiere e la imboccatura al sud
della galleria, e che poscia dovevamo attraversare
le Alpi per recarci a Moderne, fece si che ben pre
sto mi- scordassi del pranzo; e cercai di riposare
alquanto. Ci dividemmo chi in tre, chi in quattro
per camera; nch tutto lalbergo essendo ripieno
dovemmo emigrare in altro luogo. le con otto altri
fummo destinati in una cameraccia ove erano tre
sacchi di paglia coperti di tela greggia ; era quella
la nostra camera da letto. Tre individui sopra un
sacco di paglia ed. in nove in una sola camera
guratevi che razza di dormire. Ma gi, eravamo
in montagna , e bisognava aver pazienza!
Il mattino appena alcuni raggi di luce riessi
{dalla neve vennero ad illuminare i nostri giacigli,
ci alzamo ed in breve eravamo allestiti per la
partenza. Poco prima. delle cinque , allorch il sole
gizt cominciavaad indorare quelle vette alpestri, con
una brezza invernale ed un cielo sereniss-imo, noi
partivamo alla volta di Bardonnche. .
Percorrendo tutto il tracciato della. ferrovia e
visitando quelle opere d arte che si costruiscono
in pietra da taglio per contenere la Dora; alle
ore sette e mezzo ginngemmo nalmente all im
bocco della galleria.
IV.

Ai piedi di questammasso di roccia, che per pi


di 2000 metri elevandosi sul livello del mare, ha
la sua vetta eternamente ricoperta di neve; davanti
a questopera colossale che attraversando i secoli
e destinata a tramandare ai popoli i segni del Genio
Italiano , dispensando loro gli immensi beneci del
reciproco scambio; io mi sentii compreso di am
mirazione per quegli eletti ingegni che vollero col
lesempio insegnare al mondo, quanto possa luomo
collo studio indefesso e colla fermezza del volere.
0steggiati, Combattuti, tacciati di visionari da
molti dotti doltralpe, gli ingegneri Grandis, Grat
toni e Sommeiller non indietreggiarono di un solo
passo nella via che si erano proposti; e dal 1846,
quando il governo Piemontese sciegliendoli fra i
pi distinti laureati in Matematica nellUniversit
di Torino, li mandava nel Belgio e nell1nghilterra
per istudiarvi la costruzione delle strade ferrate,
venendo no al 1854 allorch presentavano a Ca
vour il mezzo di tradurre in atto il progetto n
allora vagheggiato; noi vediamo in essi uno studio
ed una lotta continua contro le immense difcolt
tecniche e le irrisioni degli uomini; nch il 31
agosto 1857 il re di Sardegna dando fuoco alle
prime mine inaugurava solennemente il traforo.
Sono ormai 13 anni che con rara assiduit ivi si
lavora, e ben pochi metri di roccia ancor ci sepa
_ 16 _
rana dalla nazione francese. Fra breve 1 Europa
assister alla solenne apertura di quest opera gi
gantesca, ma certamente coloro che vi si reche
ranno, non potran farsi unidea precisa delle diffi
colt che si dovettero superare, senza aver visto
in esercizio le semplici macchinette che eseguirono
questo colossale lavoro. Io non ho certamente la
presunzione di voler qui anche solo tentare di sup
plire a ci; pur non di meno riassumendo a gran
dissimi tratti ipi importanti problemi che si do
vettero risolvere, per mettere in atto questa vasta
idea, procurer con quella maggior chiarezza e
brevit che mi sar possibile, di descrivere il can
tiere di Bardonnche e le due principali macchine
che costituiscono la base di quell'ingegnoso siste
ma, con cui si eseguise il traforo del Cenisio.
Se poniamo luomo davanti a questa roccia
gigantesca, e munito di uno scalpello gli propo
niamo di penetrarne le viscere per uscire dallop
posto lato, noi vediamo che egli non tarda a rico
noscere limpossibilit di attuare con tali mezzi
quest idea: e vi desiste se non ha una macchina
che centuplicando il lavoro , agevoli la sua opera
manuale. Ecco uno degli importanti problemi che
si dovettero studiare per eseguire questa colossale
galleria; e linvenzione della perfqratrice costi-
tuisce lo splendido risultato di tali ricerche. Ma
anche avendo questa semplice ed ingegnosa mac
china, come si potea darle movimento ad una di
stanza di 5 o 6 mila metri? Equando si fossero
_ 17 _
Superate queste due difcolt, come si avrebbe som
ministrato laria necessaria alla respirazione degli
operai? -
Ecco riassunte in queste tre questioni le pi
grandi difcolt che si presentavano per il traforo
del Cenisio, e la cui felice risoluzione dovuta prin
cipalmente agli ingegneri Grandis, Grattoni e Som
meiller, costituisce il punto culminante di quellin
venzione, che mentre procur a noi il mezzo di
squarciare le roccie e penetrare nelle viscere dei
monti, fece si che i loro nomi fossero coronati di
quellimmortale aureola di gloria, con cui rara
mente gli uomini sogliono compensare lo studio e
l ingegno.
Gi dissi che per rompere speditamente la roccia
sinvent la perforatrice; aggiunger che per met
tere questa in movimento e per somministrare l'aria.
agli operai, si fece uso dellaria compressa. Cosa
incredibile, che coll aria atmosferica conveniente
mente racchiusa in tubi di ferro, siasi riuscito a
scavare fra le pi dure pietre un tunnel di oltre
12000 metri; eppure i fatti sono la per farne la
pi ampia testimonianza.
Approttando delle molte acque che dai torrenti
del Melezet, della Roux e di Rochemolles impetuo
samente discendono dai perpetui ghiacciai delle Alpi,
se ne pot raccogliere in un canale una discreta
quantit che ha la considerevole caduta di 44 me
tri. Con essa si mettono in movimento sette ruote
idrauliche disposte, su quel terreno pendente, luna
_ 18 _
di livello inferiore all altra; talch il canale che
serve per dar fuga alle acque delluna, serve pure
come canale darrivo dellaltra. Esse sono tutte
eguali, ed ognuna ha un edizio di per s che
comunica collinferiore per mezzo di una scaletta.
Entriamo in uno di essi; e vediamo una ruota
idraulica di ferro a cassette del diametro di sei
metri, avente una larghezza di petto di cinque,
che producendo una forza di 80 cavalli, per mezzo
di due manovelle da un moto alterno a due bracci
orizzontali portanti ciascuno due stantuf. Ai due
lati della ruota stanno accoppiati due grandi ci
lindri verticali di ghisa, iquali presso al suolo ri
piegandosi ad angolo retto, presentano un tratto
orizzontale entro cui lentamente si muovono i detti
stantuf , il moto alterno dei quali viene comuni
cato ad una colonna dacqua che abbassandosi ed
innalzandosi alternativamente nel tratto verticale
che munito di apposite valvole, a guisa di tromba
aspirante epremente aspira laria esterna ela com
prime. Una comoda e ben lavorata scala in ghisa
porta ad una galleria da cui si possono esaminare
le parti pi elevate del meccanismo. Ogni cosa
lavorata con somma precisione, il movimento si
fa colla massima regolarit e senza la menoma
scossa; sicch queste macchine potranno lavorare
lunghi anni senza che mai si manifesti il bisogno
di qualsiasi riparazione.
Laria compressa da un tubo che comunica con
tutti i compressori condotta in appositi reci
__ 19 _
pienti; e di l per mezzo di tubi. viene diramate
nella galleria.
Vicinoagli edicii. di compressione esistono le
olcz'ne di riparazione destinate come indica il loro
nome a riparare i guasti che luso pu cagionare
alle perforatrici ed agli altri meccanismi. Esse con
tengono tuttoci' pu occorrere, in quei siti lontani
da ogni centro d'industria, qui sono le pialle, i
torni, i trapani, qui son le fucine alimentate da
un ventilatore, ed i magli mossi ad aria com
pressa, qui pure una piccolafonderia; ed il tutto,
eccetto i magli, mosso da una turbine della forza
di 12 cavalli. Un ofcina di riparazione ben fOr
nita era indispensabile perch la perforazione non
avesse a soffrire ritardi; giacch non vi certa
mente in nessuna industria una macchina com
posta dordegni si molteplici e dir cosi delicati,
con tanti movimenti, altri. continui, altri intermit
tenti; posta in condizioni cosi difcili, e che vada
soggetta a tante cause di distruzione come la per
foratri'ce. In quasi tutte le macchine industriali,
la principale causa di deterioramento, proviene da
gli attriti dogni genere; ma nella perforatrice essi
sono resi oltre ogni dine-pi. distruttivi, dalla pol
vere quarzosa prodotta dalla perforazione, e da
quella serie di urti violenti che formano il carat
tere distintivo di questa macchina. '
Per mezzo di un tubo di diramazione, laria
compressa viene a mettere nellocina ed qui
ove abbiamo vista ad agire la perforatrice contro
_ 20 __
un grosso pezzo di macigno a ci appositamente de
stinato. Questa piccola ed elegante macchina che
occupa il limitatissimo spazio di metri 2, 10 di lun
ghezza, per 0, 23 di larghezza e 0, 40 di altezza,
batte 200 colpi di scalpello per ogni minuto, ed
eseguisce tre movimenti; uno di percossione, uno
di rotazione per cui ad ogni colpo presenta alla
roccia la punta dello scalpello in diverso senso; ed
uno con Cui esso si avanza pi o meno celeremente,
secondo la durezza della roccia da perforare. E
quasi che ancor non bastasse questo potentissimo
lavoro, essa veniva. pochi giorni or sono perfezio
nata dal capo-meccanico del cantiere di Modane,
-talch oggi come ivi si usa , eseguisce un lavoro
triplo, battendo 600 invece di 200 colpi al minuto.
Ecco in che consiste la parte pi importante del
cantiere di Bardonnche; e dico la pi importante,
giacche se volessi considerare tutti gli edicii , e
le case che ivi ancora esistono; se parlassi della
futura stazione, ove attualmente risiede la Dire
zione tecnica dei lavori: se volessi descrivere i
magazzeni, le scuole , le case per gli operai, la
polveriera, il gazometro e tutto quanto insomma
sorse come per incanto fra quelle squallido monta
gne, dopo il 1857, io dovrei certamente varcare i ri
stretti limiti che mi sono concessi per questo breve
lavoro.
A completare la visita ci rimaneva ancora da
esaminare nella galleria il modo con cui si esegui
sce il traforo ; ma siccome per evitare i facili peri
__ 21' __
coli avrebbesi dovuto sospendere momentaneamente
i lavori con grave danno dellamministrazione; cos
ci accontentammo d inoltrarci per un buon tratto
in essa, senza poter scorgere per n il chiarore
dei lumi degli operai, n sentire il astuono delle
macchine, tanto esse si trovavano lontane.
Erano le 11 e mezza allorch avevamo terminato
di visitare il cantiere di Bardonnche e gi ci dis
ponevamo per la traversata delle alpi onde recarti
a Modane. Io per prima di chiudere questo breve
capitolo, verrei meno ad un dovere se non porgessi
mille ringraziamenti allegregio ing. cav. Borelli,
che tanto validamente dirige quei lavori, il quale
volle permetterci di visitare in ogni sua parte
questo grandioso cantiere; non che all ingegnere
Beni, che con squisita gentilezza, volle accompa
gnarci nella visita, e ci fu largo di tutte quelle
spiegazioni, che potevano farci meglio intendere le
funzioni che esercitano quei meccanismi nelle mol
teplici operazioni con cui si riesce ad eseguire il
colossale traforo,

L v. f -
Mentre eravamo occupati a visitare il cantiere,
un praticissiino 'uomo del paese che ci venne offerto
per guida, and in cerca di muli per poter far la salita
del monte. Al nostro uscire ne trovammo quattordici,
tutti schierati al limitar del paese; ed i pistanchi
corsero subito a cavalcai. Io che n allora 110n
_ 22 __
ne sentiva il bisogno , incominciai la ripida salita
a piedi; ma quei benedetti muli non essendo an
cor stanchi, allungarono il passo e ben presto io
ed un amico restammo per un buon tratto indie
tro. Continuammo tuttavia la strada, e di tanto
in tanto alzando il capo vedevamo al di sopra di
noi l'allegra comitiva che se ne andava tranquil
lamente, mentre io col compagno, sbuiiando e su
dando come buoi da lavoro, andavamo arrampi
candoci per quelle roccie. Cosi camminamrno per
un ora abbondante, allorch nalmente io vedo che
in lontananza allombra di una casupola i muli si
erano fermati. Forse si sono ricordati di noi
dissi allamico , ed era tempo , giacch i nostri
muscoli non potevano pi a lungo durare un tale
esercizio ginnastico. Camminando alla. meglio potem
mo raggiungere idesiderati quadrupedi; e con
quanta gioia li cavalcammo lascio a voi 1 immagi
narlo. Benedetti i muli, io diceva fra me, che se
non fosse per essi, io non avrei certamente attra
versato il Moncenisio. Ho detto il Cenisio e devo
retticare, giacch il monte che noi dovevamo
attraversare e precisamente il Frejus, quello che
attualmente si trafora e che trovasi di anco al
Moncenisio. Ma siccome luso ha ormai sanzionato
questimpropriet, cos io, come feci nora, conti
.nuer a denominarlo il traforo del Cenisio.
Dopo essermi alquanto riposato sul mulo, potei
dare unocchiata al monte; eravamo ad un terzo
circa della salita e gi cominciavano acessaregl
_. 23 _.
alberi dalto fusto; solo qua e cola qualche piccola
macchia faceva maggiormente risaltare il suo verde
cupo fra quelle roccie ignude. 'Al disopra tutto era
coperto di neve e man mano discendendo collo
sguardo no al basso, la montagna era adorna di
una vegetazione che dal pino, al castagno, alla se
gala, ed alla patata, gradatamente si fa ricca n
nella valle ove gi si ottiene un discreto raccolto
di grano. Una cosa ivi osservai riguardante 1 im
boschimento dei monti, e che qui mi faccio lecito
di accennare giacche e della massima importanza.
Niuno v ha che ormai non conosca di quanta uti
lit siano le piantagioni specialmente nei monti; e
quel grande economista che fu il Francesco Men
gotti ne parl brevemente nella sua opera della
Idraulica e della Fisica, esperimentale. Ma il go
verno nostro per nulla si mostra penetrato di questa
importanza, giacch lascia che una improvvida
scure sostituisca alla coltura boschiva una povera
coltivazione di segale e di patate.
A questi uomini che sono al pubblico regime, io
mi permetto di rivolgere la parola: e mentre li in
vito a leggere lo squarcio dellopera citata del Men
gotti, ove tratta dellimboschimento dei monti, de
sidererei che varcassero il conne e si recassero
in quella Francia ove una rigorosa legge regola il
diboscamento ; e la potrebbero apprendere di quanta
utilit siano i boschi.
Ma ritornando alla nostra salita, vi dir che dopo
due ore circa di cammino ,eran cessati i grandi
_ 24 ...
calori, ed un brezza primaverile gi si faceva sen
tire; e siccome la stanchezza ormai invadeva anche
i pi robusti, cos il capo della spedizione ordin
che si cambiassero ogni dieci minuti i muli. Dpo
circa tre ore di cammino incominciamm a trovare
un piccolo strato di neve, che gradatamente cre
scendo di spessore era sulla sommit dellaltezza
di un metro. Alle 3 pomeridiane giungevamo sulla
vetta del Frejus: a 2200 e pi metri sul livello
del mare. Un piccolissimo altipiano ove sono pian
tate tre croci segna il conne colla nazione francese.
Quale maestoso spettacolo presentano i due versanti,
e quanto son belle le interminabili valli, i profondi
burroni e gli argentei ruscelletti che di la si scor
gonol...... Ivi ci fermammo per pochi minuti, giac
ch la brezza primaverile essendosi tramutata. in
un agghiacciato vento invernale, non era n pru
dente n divertevole il fermarci oltre: per cui ri
coperti dei nostri paletots, avviluppati nei scialli
ed in fazzoletti incominciammo la discesa,
Se il salire cattivo, non lo meno il discen
dere, specialmente fra quelle roccie senza strade,
ove si deve passare su (1 un sentiero , che il pi
delle volte non si ritrova, tanto raramente fre
quentato quel passaggio.
Erano le quattro allorch lasciavamo dietro di
noi le ultime traccie di neve; e dopo un breve
riposo in cui ci rifocillammo con un p di liquore
e di pane, riprendemmo il cammino verso Modane.
Ai piedi del Frejus incomincia la magnica vallata
__ 25 _.
del Charmaix. questo un torrentello le cui acque
battendo con una considerevole caduta contro gli
enormi macigni, di cui cosparso il suo letto, rom
pono alquanto la solitudine di quelle cupe vallate.
Una ripida stradicciuola, scavata fra quelle roccie,
e tutta irta di grossi sassi, costeggiando questo
torrente per pi di dieci chilometri conduce no
a Modane. L ingegnere Rossetti ed il professore
Leardi, percorrendo questincantevole tratto di mon
tagna non tralasciavano , bench stanchi, di fare
le loro osservazioni scientiche , e mentre luno
racc0glieva alcune pianticelle od esaminava un gra
zioso brellino, laltropstudiava la composizione e
la giacitura di quelle roccie e ne raccoglieva al
cuni pezzetti.
Il solo era tramontato allorch arrivammo la
ove il Charmaix simmette nel torrente dArc ; ivi
appunto limboccatnra al nord della galleria ed
il cantiere di Modane.
Pernottammo in quel paese , ed io fui tra quei
fortunati che poterono avere un buon letto; ma
sebbene "taluni abbiano dovuto dormire alla meglio,
pure ad onor del vero devo dichiarare che i sacchi
di paglia ivi erano totalmente eliminati, e che in
generale dormimmo meglio che ad Oulx. Il mattino
alle ore sette ripartimmo a piedi per Lansleboiirg
percorrendo lo stradale imperiale che costeg
giato dalla ferrovia Fell. E qui mi sia permessa una
breve digressione su questa ferrovia giacch per la
sua importanza meritzidi non essere dimenticata.
_ 26 __
Tutti sanno come un ing. inglese, il sig. Fell, sia
l'inventore di questo ingegnoso sistema ferroviario
che da poco tempo fu messo in attivit fra Susa
e San Michel. Esso non varia da una ferrovia ordi
naria se non in ci, che le rotaie da due furono
portate al numero diftre; delle quali una centrale,
che viene solidissimamente stabilita alle traversine;
costituisce il congegno essenziale del sistema. Que
sta rotaia di circa 25 centimetri pi alta delle
altre due, e viene aiferrata nellavanzarsi della
locomotiva da due coppie di ruote orizzontali, messe
in moto dalla macchina, sotto una pressione, mag
giore o minore secondoch il carico da rimorchiarsi
pi o meno pesante. In virt di tale disposizione
della rotaia di mezzo, si ottiene una grande forza
di trazione per salire, mentre le stesse ruote oriz
zontali costituiscono un freno-potentissimo nelle
ripide discese. Ognuna delle macchine , compreso
il carico del carbone e dellacqua, pesa circa 200
quintali, ed capace di rimorchiare una sessanti
na di viaggiatori, ovvero un ugual peso di mercan
zia. Dalle esperienze poi, che si fecero in propo
_ sito, risulta che la velocit del convoglio pu arri
vare no ai 15 chilometri per ora nelle salite e
discese; ed ai 20 nella pianura; e che le pendenze
che pu superare sono del 12 010. Ma ci non ba
sta: giacch il maraviglioso del sistema consiste in
ci che mentre una locomotiva ordinaria non pu
percorrere, senza peri0olo, delle curve il cui rag
_gic sia minore di 500 metri; il convoglio Fell ese
_ 2 _
guisce dei risvolti posti sul ciglio di burroni, ed
cui archi sono perfino di quaranta metri di rag
gio. Ma gi io m accorgo che entrando in tale
materia dovrei ben a lungo intrattenere i lettori,
per cui nullaltro aggiungendo su tale argomento,
cercher di por termine in questo capitolo , alle
mie impressioni del viaggio al Moncenisio.
Alle ore due pomeridiane arrivammo a Lansle
bourg, discreto paesello situato a 1462 metri sul
livello del mare. La stanchezza nostra essendo a
tal segno che ben pochi avrebbero resistito a fare
a piedi la seconda traversata delle alpi, quantum
que meno faticosa, cos cercammo tre carri, e su
di essi alle 4 112 partivamo alla volta dellospizio
che trovasi sulla sommit del Cenisio. Il magnico
stradale che attraversa questo monte di tanto
in tanto provvisto di apposite case di rifugio ove
possono ricoverarsi i viandanti allorch le nevi e
le tor-mente impediscono di andare pi oltre.
Erano le otto di sera quando giungemmo sulla
vetta del Cenisio, ed allora appunto cominciavano
a cadere alcuni cristalli di neve. Discendemmo dai
carri e dopo poco cammino ci si present il magni
co spettacolo della vista del lago, che trovasi rim-
petto al grande ospizio. Oh quante cose mi dice
vano quelle mute vallate! e come ivi ammirai la
grandezza e la maest della natura 1.... Alle nove
circa giungemmo alla Gran Cr01x, discreto albergo
ove trovammo di che rifocillarsi e dormire. Il mat
tino dell11 giugno alle ore 4 112 con un freddo
._ 28 _
invernale partivamo alla volta di Susa. Ed anche
qui io dovrei descrivervi la magnica vallata ed
il bel panorama che ci si present allorch il sole
venne ad irraggiare quelle perpetue nevi; ma ormai
dopo averne passate quattro, di cui 1 una supera
laltra in bellezza, senzaver potuto dire di una sola
quanto si converrebbe; giacch allora pi che ad
impressioni, avrei dovuto estendermi a fare ampie
descrizioni: cos io lascio ogni cosa per venir subito
a Susa ove appunto arrivammo poco dopo le nove._
Dopo una mezzora circa, presi da estrema stan
chezza salimmo sul convoglio ed a mezzogiorno
eravamo nuovamente a Torino. Era qui desiderio
del cav. Demaria di visitare specialmente i musei;
ma ci fu materialmente impossibile, giacch ave
vamo pi che bisogno di riposarsi. '
Alle sette della sera, salutando gli amici ripar
timmo da Torino, e alle otto e mezza giungevamo
nuovamente nella nostra Alessandria.
Cosi terminava la nostra escursione al Monce
nisio, e colla mente ricca di utilissime cognizioni
scientiche ce ne ritornavamo agli usati studi.
Ne io potrei forse in miglior modo chiudere que
sti brevi cenni, se non porgendo un ringraziamento
allegregio preside dellIstituto Tecnico, cui do
vuto il merito daver ideato e cos ben condotto
a termine lintiera escursione; non che agli esimii
professori che prendendovi parte hanno contribuito
non poco a rendere vieppi bella ed istruttiva la
gita.
__ 29 _._
E mentre io sento il dovere di ringraziare dopo
di essi questonorevole Rappresentanza cittadina ,
che volle concorrere con una discreta somma ad
alleviare le spese ai giovani studenti; e con essa
tutti coloro che cooperarono per il buon andamento
della escursione permettete che io mi auguri di
potere lanno venturo scrivere le impressioni del
viaggio che faranno nuovamente gli studenti del
lIstituto Tecnico.

I.
Alessandria - Giugno 1870.

Fnanzzx Geom. GIUSEPPE.

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