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DA ALESSANDRIA
AL MONCENISIO
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pel Geometra
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422
2Lc Alpi, miserabile difesa dell Italia,
:;0||0 pur troppo barriera che basla
ad escludere questi mercati, indi per
ch languisce il suo traffico, la sua
indusiri non si perfeziona.
Boccmoo (relazione di un viaggio
in Egitto, alla Camerei di Com
mercio di Bologna).
III
L v. f -
Mentre eravamo occupati a visitare il cantiere,
un praticissiino 'uomo del paese che ci venne offerto
per guida, and in cerca di muli per poter far la salita
del monte. Al nostro uscire ne trovammo quattordici,
tutti schierati al limitar del paese; ed i pistanchi
corsero subito a cavalcai. Io che n allora 110n
_ 22 __
ne sentiva il bisogno , incominciai la ripida salita
a piedi; ma quei benedetti muli non essendo an
cor stanchi, allungarono il passo e ben presto io
ed un amico restammo per un buon tratto indie
tro. Continuammo tuttavia la strada, e di tanto
in tanto alzando il capo vedevamo al di sopra di
noi l'allegra comitiva che se ne andava tranquil
lamente, mentre io col compagno, sbuiiando e su
dando come buoi da lavoro, andavamo arrampi
candoci per quelle roccie. Cosi camminamrno per
un ora abbondante, allorch nalmente io vedo che
in lontananza allombra di una casupola i muli si
erano fermati. Forse si sono ricordati di noi
dissi allamico , ed era tempo , giacch i nostri
muscoli non potevano pi a lungo durare un tale
esercizio ginnastico. Camminando alla. meglio potem
mo raggiungere idesiderati quadrupedi; e con
quanta gioia li cavalcammo lascio a voi 1 immagi
narlo. Benedetti i muli, io diceva fra me, che se
non fosse per essi, io non avrei certamente attra
versato il Moncenisio. Ho detto il Cenisio e devo
retticare, giacch il monte che noi dovevamo
attraversare e precisamente il Frejus, quello che
attualmente si trafora e che trovasi di anco al
Moncenisio. Ma siccome luso ha ormai sanzionato
questimpropriet, cos io, come feci nora, conti
.nuer a denominarlo il traforo del Cenisio.
Dopo essermi alquanto riposato sul mulo, potei
dare unocchiata al monte; eravamo ad un terzo
circa della salita e gi cominciavano acessaregl
_. 23 _.
alberi dalto fusto; solo qua e cola qualche piccola
macchia faceva maggiormente risaltare il suo verde
cupo fra quelle roccie ignude. 'Al disopra tutto era
coperto di neve e man mano discendendo collo
sguardo no al basso, la montagna era adorna di
una vegetazione che dal pino, al castagno, alla se
gala, ed alla patata, gradatamente si fa ricca n
nella valle ove gi si ottiene un discreto raccolto
di grano. Una cosa ivi osservai riguardante 1 im
boschimento dei monti, e che qui mi faccio lecito
di accennare giacche e della massima importanza.
Niuno v ha che ormai non conosca di quanta uti
lit siano le piantagioni specialmente nei monti; e
quel grande economista che fu il Francesco Men
gotti ne parl brevemente nella sua opera della
Idraulica e della Fisica, esperimentale. Ma il go
verno nostro per nulla si mostra penetrato di questa
importanza, giacch lascia che una improvvida
scure sostituisca alla coltura boschiva una povera
coltivazione di segale e di patate.
A questi uomini che sono al pubblico regime, io
mi permetto di rivolgere la parola: e mentre li in
vito a leggere lo squarcio dellopera citata del Men
gotti, ove tratta dellimboschimento dei monti, de
sidererei che varcassero il conne e si recassero
in quella Francia ove una rigorosa legge regola il
diboscamento ; e la potrebbero apprendere di quanta
utilit siano i boschi.
Ma ritornando alla nostra salita, vi dir che dopo
due ore circa di cammino ,eran cessati i grandi
_ 24 ...
calori, ed un brezza primaverile gi si faceva sen
tire; e siccome la stanchezza ormai invadeva anche
i pi robusti, cos il capo della spedizione ordin
che si cambiassero ogni dieci minuti i muli. Dpo
circa tre ore di cammino incominciamm a trovare
un piccolo strato di neve, che gradatamente cre
scendo di spessore era sulla sommit dellaltezza
di un metro. Alle 3 pomeridiane giungevamo sulla
vetta del Frejus: a 2200 e pi metri sul livello
del mare. Un piccolissimo altipiano ove sono pian
tate tre croci segna il conne colla nazione francese.
Quale maestoso spettacolo presentano i due versanti,
e quanto son belle le interminabili valli, i profondi
burroni e gli argentei ruscelletti che di la si scor
gonol...... Ivi ci fermammo per pochi minuti, giac
ch la brezza primaverile essendosi tramutata. in
un agghiacciato vento invernale, non era n pru
dente n divertevole il fermarci oltre: per cui ri
coperti dei nostri paletots, avviluppati nei scialli
ed in fazzoletti incominciammo la discesa,
Se il salire cattivo, non lo meno il discen
dere, specialmente fra quelle roccie senza strade,
ove si deve passare su (1 un sentiero , che il pi
delle volte non si ritrova, tanto raramente fre
quentato quel passaggio.
Erano le quattro allorch lasciavamo dietro di
noi le ultime traccie di neve; e dopo un breve
riposo in cui ci rifocillammo con un p di liquore
e di pane, riprendemmo il cammino verso Modane.
Ai piedi del Frejus incomincia la magnica vallata
__ 25 _.
del Charmaix. questo un torrentello le cui acque
battendo con una considerevole caduta contro gli
enormi macigni, di cui cosparso il suo letto, rom
pono alquanto la solitudine di quelle cupe vallate.
Una ripida stradicciuola, scavata fra quelle roccie,
e tutta irta di grossi sassi, costeggiando questo
torrente per pi di dieci chilometri conduce no
a Modane. L ingegnere Rossetti ed il professore
Leardi, percorrendo questincantevole tratto di mon
tagna non tralasciavano , bench stanchi, di fare
le loro osservazioni scientiche , e mentre luno
racc0glieva alcune pianticelle od esaminava un gra
zioso brellino, laltropstudiava la composizione e
la giacitura di quelle roccie e ne raccoglieva al
cuni pezzetti.
Il solo era tramontato allorch arrivammo la
ove il Charmaix simmette nel torrente dArc ; ivi
appunto limboccatnra al nord della galleria ed
il cantiere di Modane.
Pernottammo in quel paese , ed io fui tra quei
fortunati che poterono avere un buon letto; ma
sebbene "taluni abbiano dovuto dormire alla meglio,
pure ad onor del vero devo dichiarare che i sacchi
di paglia ivi erano totalmente eliminati, e che in
generale dormimmo meglio che ad Oulx. Il mattino
alle ore sette ripartimmo a piedi per Lansleboiirg
percorrendo lo stradale imperiale che costeg
giato dalla ferrovia Fell. E qui mi sia permessa una
breve digressione su questa ferrovia giacch per la
sua importanza meritzidi non essere dimenticata.
_ 26 __
Tutti sanno come un ing. inglese, il sig. Fell, sia
l'inventore di questo ingegnoso sistema ferroviario
che da poco tempo fu messo in attivit fra Susa
e San Michel. Esso non varia da una ferrovia ordi
naria se non in ci, che le rotaie da due furono
portate al numero diftre; delle quali una centrale,
che viene solidissimamente stabilita alle traversine;
costituisce il congegno essenziale del sistema. Que
sta rotaia di circa 25 centimetri pi alta delle
altre due, e viene aiferrata nellavanzarsi della
locomotiva da due coppie di ruote orizzontali, messe
in moto dalla macchina, sotto una pressione, mag
giore o minore secondoch il carico da rimorchiarsi
pi o meno pesante. In virt di tale disposizione
della rotaia di mezzo, si ottiene una grande forza
di trazione per salire, mentre le stesse ruote oriz
zontali costituiscono un freno-potentissimo nelle
ripide discese. Ognuna delle macchine , compreso
il carico del carbone e dellacqua, pesa circa 200
quintali, ed capace di rimorchiare una sessanti
na di viaggiatori, ovvero un ugual peso di mercan
zia. Dalle esperienze poi, che si fecero in propo
_ sito, risulta che la velocit del convoglio pu arri
vare no ai 15 chilometri per ora nelle salite e
discese; ed ai 20 nella pianura; e che le pendenze
che pu superare sono del 12 010. Ma ci non ba
sta: giacch il maraviglioso del sistema consiste in
ci che mentre una locomotiva ordinaria non pu
percorrere, senza peri0olo, delle curve il cui rag
_gic sia minore di 500 metri; il convoglio Fell ese
_ 2 _
guisce dei risvolti posti sul ciglio di burroni, ed
cui archi sono perfino di quaranta metri di rag
gio. Ma gi io m accorgo che entrando in tale
materia dovrei ben a lungo intrattenere i lettori,
per cui nullaltro aggiungendo su tale argomento,
cercher di por termine in questo capitolo , alle
mie impressioni del viaggio al Moncenisio.
Alle ore due pomeridiane arrivammo a Lansle
bourg, discreto paesello situato a 1462 metri sul
livello del mare. La stanchezza nostra essendo a
tal segno che ben pochi avrebbero resistito a fare
a piedi la seconda traversata delle alpi, quantum
que meno faticosa, cos cercammo tre carri, e su
di essi alle 4 112 partivamo alla volta dellospizio
che trovasi sulla sommit del Cenisio. Il magnico
stradale che attraversa questo monte di tanto
in tanto provvisto di apposite case di rifugio ove
possono ricoverarsi i viandanti allorch le nevi e
le tor-mente impediscono di andare pi oltre.
Erano le otto di sera quando giungemmo sulla
vetta del Cenisio, ed allora appunto cominciavano
a cadere alcuni cristalli di neve. Discendemmo dai
carri e dopo poco cammino ci si present il magni
co spettacolo della vista del lago, che trovasi rim-
petto al grande ospizio. Oh quante cose mi dice
vano quelle mute vallate! e come ivi ammirai la
grandezza e la maest della natura 1.... Alle nove
circa giungemmo alla Gran Cr01x, discreto albergo
ove trovammo di che rifocillarsi e dormire. Il mat
tino dell11 giugno alle ore 4 112 con un freddo
._ 28 _
invernale partivamo alla volta di Susa. Ed anche
qui io dovrei descrivervi la magnica vallata ed
il bel panorama che ci si present allorch il sole
venne ad irraggiare quelle perpetue nevi; ma ormai
dopo averne passate quattro, di cui 1 una supera
laltra in bellezza, senzaver potuto dire di una sola
quanto si converrebbe; giacch allora pi che ad
impressioni, avrei dovuto estendermi a fare ampie
descrizioni: cos io lascio ogni cosa per venir subito
a Susa ove appunto arrivammo poco dopo le nove._
Dopo una mezzora circa, presi da estrema stan
chezza salimmo sul convoglio ed a mezzogiorno
eravamo nuovamente a Torino. Era qui desiderio
del cav. Demaria di visitare specialmente i musei;
ma ci fu materialmente impossibile, giacch ave
vamo pi che bisogno di riposarsi. '
Alle sette della sera, salutando gli amici ripar
timmo da Torino, e alle otto e mezza giungevamo
nuovamente nella nostra Alessandria.
Cosi terminava la nostra escursione al Monce
nisio, e colla mente ricca di utilissime cognizioni
scientiche ce ne ritornavamo agli usati studi.
Ne io potrei forse in miglior modo chiudere que
sti brevi cenni, se non porgendo un ringraziamento
allegregio preside dellIstituto Tecnico, cui do
vuto il merito daver ideato e cos ben condotto
a termine lintiera escursione; non che agli esimii
professori che prendendovi parte hanno contribuito
non poco a rendere vieppi bella ed istruttiva la
gita.
__ 29 _._
E mentre io sento il dovere di ringraziare dopo
di essi questonorevole Rappresentanza cittadina ,
che volle concorrere con una discreta somma ad
alleviare le spese ai giovani studenti; e con essa
tutti coloro che cooperarono per il buon andamento
della escursione permettete che io mi auguri di
potere lanno venturo scrivere le impressioni del
viaggio che faranno nuovamente gli studenti del
lIstituto Tecnico.
I.
Alessandria - Giugno 1870.
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