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MARIA - MADRE E SORELLA DEL CARMELO

Fin dai primi decenni, due furono, nel Carmelo, le icone della Madonna
contemplate come simbolo del dono vocazionale ricevuto da Dio: la Vergine
della Annunciazione, e la Vergine Immacolata.

La Vergine dellAnnunciazione: come evidenza esemplare della creatura


totalmente accogliente verso il Dio che viene

Licona dellAnnunciazione coglie Maria nel momento in cui la Vergine


purissima diventa Madre.

La purit un termine ricorrente nelle meditazioni mariane degli autori


carmelitani non riguarda tanto la purezza del corpo, nella sua integrit
biologica, quanto lorientamento totale dellessere che si volge verso il Dio-
Trinit senza frapporre nessun ostacolo, nessuna distrazione, nessuna macchia
interiore o esteriore. E la totale trasparenza che permise a Maria di ascoltare
lannuncio dellAngelo con tutta se stessa e di credere anche col suo corpo. Ed
ci che permette ancora alla creatura-carmelitana di meditare giorno e notte
la Parola del Signore fino a lasciarla inabitare in s come in un tempio
purissimo.

La maternit divina il dono sublime con cui Dio rispose a tale purezza di
Maria, colmata di ogni grazia.

Licona dellAnnunciazione ci fa contemplare Maria nellistante, perfettamente


compiuto, in cui per la prima volta ella si lascia inabitare dalla Presenza del
Figlio di Dio fatto uomo[i].

Come ogni donna incinta, Maria tempio vivente per il suo Bambino: tutto in
lei si piega ad accogliere, ospitare, proteggere il Dono che le viene fatto.

Per la prima volta nella storia, una creatura pu amare Dio con tutto il cuore,
tutta lanima, tutte le forze e il prossimo come se stessa (sono i due grandi
comandamenti!) in un unico e indivisibile atto: perch quel Bambino
indivisibilmente il suo Dio e il suo prossimo.

Per la prima volta nella storia, una creatura umana pu consegnare a Dio, in un
unica offerta di s, tutta la sua contemplazione e tutta la sua azione.
In tutta la storia cristiana, mai nessuno potr sperimentare il Mistero di Dio, in
maniera pi umana e pi piena di quello che accadde durante quei primi nove
mesi.

La Vergine Immacolata: come evidenza esemplare della creatura totalmente


e anticipatamente accolta nel Mistero che dovr inabitarla.

Laltra icona di cui lOrdine Carmelitano si sempre mostrato innamorato


quella della Immacolata.

Anzi, si pu dire che i carmelitani si impadronirono, per cos dire di una tale
festa, al punto che la Curia Romana di Avignone prese labitudine (che dur un
paio di secoli) di solennizzarla nella Chiesa dei Carmelitani[ii], come
solennizzava presso la chiesa degli altri ordini religiosi la festa del rispettivo
Fondatore.

Ma i carmelitani si distinsero anche nella dottrina, sottolineando soprattutto un


argomento teologico di particolare bellezza: Maria doveva essere preservata dal
peccato originale, e lo fu, a causa della identit della carne che lei avrebbe
condiviso con il Figlio di Dio.

La fede nella Immacolata Concezione l port a pensare la pienezza


dellavvenimento cristiano.

Pensare non solo una creatura che genera Cristo, ma una creatura fatta per
generarlo.

Pensare non solo una creatura salvata dalla sua passione e morte, ma una
creatura gi anticipatamente redenta prima ancora di essere fatta!

Ci voleva dire considerare lavvenimento cristiano risalendo alla sua sorgente


trinitaria, l dove Dio si preparava una vergine di perfetta bellezza, prescelta
da tutta leternit come Madre del Signore Ges (Virginem perfecti
decoris, ab aeterno Domini Jesu Matrem praelectam)[iii].

Voleva dire risalire, con la contemplazione, l dove anche ogni altra creatura
assieme a Maria predestinata a Cristo: gi eternamente avvolta dalla Sua
misericordia, gi eternamente salvata dal Suo sangue.

Ed i Carmelitani erano per cos dire storicamente abituati a risalire verso le


origini, anche solo pensando al loro Elia al quale il mistero dellImmacolata era
stato rivelato nove secoli prima che accadesse. E di quel mistero i lontanissimi
figli dei profeti serano innamorati, mentre nella Chiesa ancora se ne
discuteva

Anche questo era amore alle origini!

La Vergine purissima: come sintesi delle due icone precedenti

Il popolo cristiano ha sempre visto uno stretto legame tra la Verginit di Maria
(nel suo concepire Ges in tutta purit di mente e di corpo) e la sua Immacolata
concezione (nellessere lei concepita senza alcuna macchia di peccato), tanto
che spesso ha addirittura confuso le due verit. Gli stessi predicatori e maestri
facilmente le sovrappongono.

Questa istintiva tendenza la si trova anche nelle leggende e nella devozione


e nelle riflessioni dei carmelitani, ed essa nasconde forse una verit pi
profonda che oggi ci dato riscoprire.

I due privilegi mariani sono infatti tra loro legati in maniera speculare:

- la Verginit ci ricorda la maniera totale in cui Maria ha ospitato in s


la Presenza del Figlio di Dio incarnato, credendo anche col suo corpo, ed il
primo privilegio che ci viene rivelato dalla Parola di Dio.

- LImmacolata concezione ci rivela che Maria stessa stata creata per


Ges, concepita per Lui, gi prevenuta e redenta dal Suo sangue. E il privilegio
che la Chiesa ha custodito per secoli e secoli, prima di comprenderlo appieno e
di definirlo, ma anche il privilegio originario, il primo in ordine di tempo.
Quello che preannuncia e prepara lincarnazione stessa.

Se, come Vergine della Annunciazione, Maria contiene in s il suo Figlio divino,
ed totalmente curvata su di Lui, per adorarLo e proteggerLo, come Vergine
Immacolata, ella totalmente e anticipatamente contenuta da Lui, plasmata da
Lui, (per questo Dante la chiama Figlia del tuo Figlio!).

La Vergine dellannunciazione e la Vergine Immacolata sono dunque due


immagini, due icone, che descrivono come fatta la creatura che Dio destina a
Cristo: fatta per generare Ges perch stata da Lui generata; fatta per
generare il Salvatore perch stata da Lui anticipatamente salvata.
E assieme che le due icone descrivono in una circolarit virtuosa il mistero
dellesistenza cristiana.

Lintera storia del Carmelo ruota attorno a queste due immagini esemplari, ed
tutta costruita su di esse.

Chi, vocazionalmente e carismaticamente, si sente descritto dalla icona


dellAnnunciazione chiamato a riprodurre nella Chiesa il tipo umano della
creatura che irresistibilmente vuole scendere qualsiasi cosa sia chiamata a
fare nel profondo mistero del suo cuore, l dove gi abita il Figlio incarnato di
Dio, e lintera Trinit. Sar questo il tipo umano che sar sperimentato e
descritto nellepoca doro del Carmelo. Ne diamo soltanto due esempi.

S. Teresa dAvila non solo immaginer lessere umano come una splendida
dimora del Dio Trinit, ma terr questicona mariana come espressiva dello
sguardo con cui contempler quotidianamente se stessa e le sue monache.
Esclamer allora: Che spettacolo meraviglioso vedere Colui il quale pu
riempire mille mondi delle sue grandezze, rinchiudersi in uno spazio cos
piccolo (cio: nel cuore credente)! Allo stesso modo ha voluto rannicchiarsi nel
grembo della sua Santissima Madre (Cammino di Perfezione, red. Esc., 48,3).
Ed Elisabetta della Trinit commenter cos, con tanta felicit, i suoi pochi
Natali trascorsi in monastero: Il Natale al Carmelo una cosa unica! La sera
mi sono messa in coro e l ho trascorso tutta la veglia, come la Vergine Santa,
nellattesa del piccolo Dio che questa volta stava per nascere non pi nella
mangiatoia, ma nella mia anima, nelle nostre anime, perch Egli veramente
lEmmanuele, il Dio con noi (L. 155).

Madre del Verbo, dimmi il tuo mistero


quando Dio si incarn dentro di te.
Dimmi come vivesti sulla terra
immersa in costante adorazione.
Avvolta in una pace totale, ineffabile.
Con quel tuo silenzio misterioso,
andavi sempre pi penetrando
nellEssere insondabile,
quando portavi in te il Dono di Dio.
O Madre, custodiscimi sempre
nellabbraccio divino! (P. 87).
Dentro di me, nella mia anima
si compie il sublime mistero,
si rinnova lIncarnazione.
Io pi non vivo, Lui vive in me. (P. 76).

Chi, invece, vocazionalmente e carismaticamente, si sente pi descritto dalla


icona dellImmacolata chiamato a riprodurre nella Chiesa il tipo
umano della creatura che riconduce il dramma della redenzione alle sue pi
profonde radici: non solo l dove la creatura lotta col suo Dio e Salvatore, ma
l dove la creatura riconosce che Dio ha vinto da sempre; non solo l dove la
creatura cede a Dio, ma dove si lascia prevenire e generare.

Sar questa, in particolare, lesperienza di S. Teresa di Lisieux: ella rivendicher


in ogni maniera il suo diritto a sentirsi immersa nella misericordia, immersa
nellamore e nel perdono non perch peccatrice, ma perch prevenuta
anche dal peccare [iv].

I vari titoli mariani:

- Maria Madre perch genitrice del Figlio di Dio, ma genitrice anche


dellOrdine Carmelitano e dei singoli religiosi che sono suoi figli come una
sorta di primizia ecclesiale; i quali, a loro volta, sono veramente figli solo se
restano nel suo grembo e continuavano a lasciarsi da lei plasmare.

- Maria Vergine perch tutta disponibile allamore del Padre e tutta pura
nella accoglienza del Verbo; a loro volta i carmelitani sono vergini (con una
esperienza di secoli e secoli: risalente ad Elia!) perch interamente dediti a
quellorazione che virtus castissima, come diceva Dionigi lAreopagita.

Maria Immacolata perch tutta preparata per Cristo e per la sua salvezza,
perch gi anticipatamente redenta. LOrdine Carmelitano onora questo mistero
e lo sente particolarmente suo perch lo porta in qualche maniera nel suo
codice genetico: esso sa in forza delle sue antichissime tradizioni che cosa
vuol dire sentirsi scelti e salvati fin dalla notte dei tempi.

E chiaro che non stiamo qui vantando una volta ancora! privilegi
scarsamente difendibili sul piano della storia o della stretta teologia. Stiamo
semplicemente elencando le persuasioni di coscienza che accompagnarono
lOrdine Carmelitano nella sua secolare evoluzione.
Non temiamo di dire, per altro, che fu questalta coscienza di s che ha permesso
allOrdine soprattutto alla sua parte pi mariana: quella femminile di
produrre personalit mariane o marie-formi di inarrivabile grandezza
anche magisteriale.

Tali furono, fuor di ogni dubbio Teresa dAvila, Teresa di Lisieux, Elisabetta
della Trinit, Edith Stein, per ricordare solo le pi celebri. E, per gli aspetti pi
profondi, anche S. Giovanni della Croce pu essere inserito in questo elenco
sponsale.

La Madre di tutti

Nel secolo XIV si diffuse il racconto della visione di un monaco cistercense che
aveva visto Maria raccogliere sotto il suo manto, come Madre misericordiosa,
un numero infinito di figli. Tra i carmelitani subito limmagine fu ripresa e
diffusa in base a unaltra visione, beninteso e il titolo che licona ebbe fu
quello splendido di Mater omnium: Madre di tutti: e tutti, sia la vergine che
i suoi figli, erano rivestiti di bianco.

Lepisodio, discutibile nella sua genesi, mostra tuttavia che la coscienza


dellOrdine si era da tempo protesa ad universalizzare i suoi doni, mettendoli a
disposizione di tutto il popolo cristiano.

A questa profonda necessit si riallaccia la storia dello Scapolare[v] e dei


suoi privilegi.

E una storia che di fatto si imporr nella Chiesa, al punto tale che licona della
Madonna del Carmine e quella della Madonna dello Scapolare si
sovrapporranno luna allaltra e riempiranno il mondo.

La notizia della visione di S. Simone Stock[vi] risale a unepoca (il sec. XIV)
in cui molti Ordini religiosi ne vantano di simili (e tutte legate alla protezione
celeste concessa per mezzo santo abito) e offrono analoghi privilegi (in
particolare la certezza delleterna salvezza).

A tale visione si sarebbe poi legato un privilegio concesso da papa Giovanni


XXII sempre in seguito a una visione avuta dal pontefice che garantiva ai
veramente devoti la salvezza eterna e la liberazione dal Purgatorio il primo
sabato dopo la morte.
Di tutto ci non ci sono prove storiche certe, ma storico il fatto che la Chiesa
accolse, e in seguito ratific, la predicazione di questo privilegio e le
assicurazioni in esso contenute, chiedendo ai cristiani come ovvio di vivere
e morire in grazia di Dio, dopo aver particolarmente onorato la Vergine Santa,
soprattutto con una vita casta.

Ma ci che importa non garantire in tutti i dettagli la storicit del miracolo


originario, quanto osservare stupefatti la storicit del miracolo che con la
predicazione dello Scapolare si origin: la devozione a Maria
Carmelitana.

Le cronache dei secoli immediatamente successivi parlano di infiniti


confratelli di massima devotione et concorso, specialmente in Sicilia, nel Regno
di Napoli e in Lombardia.

Al tempo di S. Teresa dAvila, pare che in occasione della visita del Generale
dellOrdine ricevettero lo scapolare pi di duecentomila fedeli.

Della Spagna si diceva, sul finire del secolo XVI: Non c casa dove non
portino labito del Carmelo Non sembra forse la Spagna, con la Lusitania,
un grande convento di carmelitani?.

La cosa importante fu che le confraternite dello Scapolare si estesero anche


l dove non cerano chiese o conventi di carmelitani, col risultato che la
devozione alla Madonna del Carmine si universalizz e si radic in tutto il
popolo di Dio.

In tal modo lo Scapolare divenne, assieme al SS. Rosario, la devozione mariana


pi popolare al mondo.

Lo hanno portato i regnanti di Francia e di Spagna (e, nei primi secoli, anche
quelli dInghilterra), non meno dei Sommi Pontefici, fino ai nostri giorni.

Questo ci basta per concludere che nel codice genetico carmelitano ci sta
anche una naturale propensione, o meglio: una predestinazione a coinvolgere
nelle sue vicende lintero popolo di Dio.

Certo: tutti i carismi sono dati per ledificazione della Chiesa, ma ognuno deve
costruire una parte delledificio.
La storia poetica e spirituale dei Carmelitani dei primi secoli sembra indicare
una tendenza a disseminare il carisma dellOrdine dovunque. [vii]

Maria, Sorella del Carmelo

I primi carmelitani, nel loro guardare a Maria, non erano interessati a vedere
fenomeni particolari. Chiamare Maria sorella significa sentire Maria accanto a
noi, a noi familiare. E Maria, come sorella che ci sta accanto, creatura come noi,
ci invita a vivere il mistero che ci costituisce e che sta dentro di noi, quel mistero
che noi riusciamo a percepire, per grazia di Dio, attraverso la nostra interiorit.
Interiorit continuamente desiderata, scoperta, abbandonata e ritrovata.
Occorre, ancora una volta, focalizzare la nostra attenzione per rafforzarci in
questa dimensione della nostra interiorit, che ci propria, ma che anche ha
bisogno costantemente di essere rivisitata e ricompresa. Ci muoviamo in tre
direzioni.

La Prima direzione: la dimensione umana

Perch ci sia interiorit bisogna che ci sia una spina dorsale, occorre essere
uomini e donne nel pieno della maturit; bisogna che ci sia un io vero, una
persona che sa pensare, scegliere, decidere, una persona che vive la propria
libert e la propria responsabilit. Nella vita quotidiana occorre dirsi: Io voglio
questo, questo desidero, e allora decido. Certamente questo implica un vero
discernimento, una verit profonda con se stessi, per cui ci si pone la domanda:
Ma sono davvero io a volere questo?, Io, cosa voglio davvero, cosa desidero
nel pi profondo di me?. Dobbiamo imparare a dare voce ai nostri pensieri, ai
nostri sentimenti, ai nostri veri desideri. Maria la donna libera, vera che ascolta
ci che c nel suo cuore, ascolta e ricorda, fa memoria del mistero che lha
avvolta e allora sceglie, decide.

La seconda direzione: la non superficialit

Essere uomini e donne di interiorit significa non essere superficiali. Oggi


anche la comunicazione sociale non ci aiuta ad andare alla profondit delle cose,
anzi, il rischio di non arrivare a non sentire pi stupore e compassione; non
essere superficiali significa rimanere ancorati ai nostri veri sentimenti, non
lasciarci prendere dallabitudine, dal tutto scontato. Interiorit significa allora
filtrare ci che ascoltiamo e vediamo educandoci ad un vero spirito critico che
sa andare al cuore, al centro delle cose. Maria la donna che approfondisce le
cose, che non ha paura di fare anche domande al Signore.
La terza direzione: abitati da una presenza

E centrale nellesperienza di Maria la consapevolezza di essere abitata da una


Presenza e questo al centro del cristianesimo: noi siamo Tempio di Dio. La
nostra interiorit abitata da Dio, dimora permanente di questo Dio. Dio
presenza nascosta, non evidente, ma Maria lo sente. Maria ci insegna soprattutto
a vivere questa presenza di Dio in noi, ci invita a prendere sempre di pi
consapevolezza che noi non siamo mai soli, ci insegna ad accorgerci di questa
presenza cos delicata e cos stravolgente.

Sono importanti, allora, anche i segni esterni. Quanto importante che anche
lambiente in cui viviamo risplenda della bellezza che attinge da questa
Presenza che sta nel cuore di ogni luogo e alla radice di ogni cosa. Abbiamo
bisogno di segni; abbiamo bisogno di essere segni gli uni per gli altri per
richiamarci a vicenda il mistero che ci abita.

Abbiamo bisogno degli occhi, delle mani, dei nostri occhi degli occhi degli altri,
delle nostre mani, delle mani degli altri, per compiere quei gesti, fatti talvolta
di silenzio, gesti di cura e di vicinanza, di consolazione e di condivisione, che
rivelano la presenza di Dio nel mondo, in ciascuno di noi e che ogni giorno,
ogni ora, ogni istante risvegliano il mondo, ciascuno di noi, in quel profondo
mistero dal quale veniamo e al quale torneremo, Dio nostro Padre.

PER LORAZIONE CARMELITANA

Parola di Dio: Lc 1,34-38

34 Allora Maria disse all'angelo: Come possibile? Non conosco uomo. 35


Le rispose l'angelo: Lo Spirito Santo scender su di te, su te stender la sua
ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascer sar dunque santo e
chiamato Figlio di Dio. 36 Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua
vecchiaia, ha concepito un figlio e questo il sesto mese per lei, che tutti
dicevano sterile: 37 nulla impossibile a Dio. 38 Allora Maria disse: Eccomi,
sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto. E l'angelo part
da lei.
Un pensiero di Teresa dAvila

Che spettacolo meraviglioso vedere Colui il quale pu riempire mille mondi


delle sue grandezze, rinchiudersi in uno spazio cos piccolo (cio: nel cuore
credente)! Allo stesso modo ha voluto rannicchiarsi nel grembo della sua
Santissima Madre (Cammino di Perfezione, red. Esc., 48,3).

Un pensiero di Elisabetta della Trinit

Il Natale al Carmelo una cosa unica! La sera mi sono messa in coro e l ho


trascorso tutta la veglia, come la Vergine Santa, nellattesa del piccolo Dio che
questa volta stava per nascere non pi nella mangiatoia, ma nella mia anima,
nelle nostre anime, perch Egli veramente lEmmanuele, il Dio con noi (L.
155).

Madre del Verbo, dimmi il tuo mistero


quando Dio si incarn dentro di te.
Dimmi come vivesti sulla terra
immersa in costante adorazione.
Avvolta in una pace totale, ineffabile.
Con quel tuo silenzio misterioso,
andavi sempre pi penetrando
nellEssere insondabile,
quando portavi in te il Dono di Dio.
O Madre, custodiscimi sempre
nellabbraccio divino! (P. 87).

Dentro di me, nella mia anima


si compie il sublime mistero,
si rinnova lIncarnazione.
Io pi non vivo, Lui vive in me (P. 76).

Un pensiero di Teresa di Lisieux

Lo so: colui al quale si rimette meno, ama meno ; ma so anche che Ges mi
ha rimesso di pi che a Santa Maddalena, poich mi ha rimesso in anticipo,
impedendomi di cadere. Ah, come vorrei poter spiegare quello che sento!...
Ecco un esempio che esprimer un poco il mio pensiero. Supponiamo che il
figlio di un abile dottore incontri sul suo cammino una pietra che lo faccia
cadere e che in questa caduta si rompa un arto. Subito il padre va da lui, lo rialza
con amore, cura le sue ferite, impiegando per questo tutte le risorse della sua
arte e ben presto il figlio, completamente guarito, gli manifesta la propria
ricono- scenza. Certo questo figlio ha perfettamente ragione di amare suo padre!
Ma far anche un'altra supposizione. Il padre, avendo saputo che sulla strada di
suo figlio si trovava una pietra, si affretta ad andare davanti a lui e la rimuove
(senza essere visto da nessuno). Certamente, questo figlio, oggetto della sua
tenerezza previdente, non SAPENDO la sventura da cui liberato dal padre non
gli manifester la propria riconoscenza e l'amer meno che se fosse stato guarito
da lui... ma se viene a conoscere il pericolo al quale sfuggito, non l'amer
forse di pi? Ebbene, sono io quella bambina oggetto dell'amore previdente di
un Padre il quale non ha mandato il suo Verbo per riscattare i giusti, ma i
peccatori. Egli vuole che io l'ami perch mi ha rimesso, non molto, ma tutto.
Non ha aspettato che l'ami molto come Santa Maddalena, ma ha voluto che IO
SAPPIA di essere stata amata di un amore di ineffabile previdenza, affinch ora
io lo ami alla follia! Ho sentito dire che non si era mai incontrata un'anima pura
che ami pi di un'anima penitente, ah, come vorrei smentire queste parole!...
(Manoscritto A 120)

Sr. Miriam Bo
Carmelitana di S. Teresa di Torino

[i] Il carmelitano Giovanni di Hildesheim, nel 1370 chiama Maria: Vergine


cristifera, Madre cristifera, tempio vivo del Dio vivente, sacrario e santuario
dello Spirito Santo (Defensorium ).

[ii] G. Baconthorpe, che ne d notizia in un suo trattato, ne approfitta per


chiedere al Papa lapprovazione esplicita della festa e della dottrina, altrimenti
si rischia un peccato di dissimulazione Cfr. LImmacolata Concezione di
Maria e i dottori Carmelitani, estratto da Il Monte Carmelo (XV-XVI), p. 21.

[iii] A. Bostio, in Speculum Carmelitanum, Antuerpiae 1680, n. 1699.

[iv] Cfr. Teresa e lImmacolata, in A.-M. Sicari, La teologia di S. Teresa di


Lisieux, Dottore della Chiesa, Milano-Roma 1997, pp. 260-264.
[v] Lo scapolare parte dellabito carmelitano segno della protezione che
labito concede. Una particolare sottolineatura teologica viene data in tutta la
vicenda anche al mantello bianco.

[vi] La visione di S. Simone Stock per sarebbe avvenuta verso il 1251, e quella
di Giovanni XXII verso il 1322.

[vii] Tutta questa parte tratta da A. Sicari, La storia poetica e spirituale dei
Carmelitani, nei secoli XIII-XV. Parte seconda, Brescia 1999, pro manuscripto.

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