Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Fin dai primi decenni, due furono, nel Carmelo, le icone della Madonna
contemplate come simbolo del dono vocazionale ricevuto da Dio: la Vergine
della Annunciazione, e la Vergine Immacolata.
La maternit divina il dono sublime con cui Dio rispose a tale purezza di
Maria, colmata di ogni grazia.
Come ogni donna incinta, Maria tempio vivente per il suo Bambino: tutto in
lei si piega ad accogliere, ospitare, proteggere il Dono che le viene fatto.
Per la prima volta nella storia, una creatura pu amare Dio con tutto il cuore,
tutta lanima, tutte le forze e il prossimo come se stessa (sono i due grandi
comandamenti!) in un unico e indivisibile atto: perch quel Bambino
indivisibilmente il suo Dio e il suo prossimo.
Per la prima volta nella storia, una creatura umana pu consegnare a Dio, in un
unica offerta di s, tutta la sua contemplazione e tutta la sua azione.
In tutta la storia cristiana, mai nessuno potr sperimentare il Mistero di Dio, in
maniera pi umana e pi piena di quello che accadde durante quei primi nove
mesi.
Anzi, si pu dire che i carmelitani si impadronirono, per cos dire di una tale
festa, al punto che la Curia Romana di Avignone prese labitudine (che dur un
paio di secoli) di solennizzarla nella Chiesa dei Carmelitani[ii], come
solennizzava presso la chiesa degli altri ordini religiosi la festa del rispettivo
Fondatore.
Pensare non solo una creatura che genera Cristo, ma una creatura fatta per
generarlo.
Pensare non solo una creatura salvata dalla sua passione e morte, ma una
creatura gi anticipatamente redenta prima ancora di essere fatta!
Voleva dire risalire, con la contemplazione, l dove anche ogni altra creatura
assieme a Maria predestinata a Cristo: gi eternamente avvolta dalla Sua
misericordia, gi eternamente salvata dal Suo sangue.
Il popolo cristiano ha sempre visto uno stretto legame tra la Verginit di Maria
(nel suo concepire Ges in tutta purit di mente e di corpo) e la sua Immacolata
concezione (nellessere lei concepita senza alcuna macchia di peccato), tanto
che spesso ha addirittura confuso le due verit. Gli stessi predicatori e maestri
facilmente le sovrappongono.
I due privilegi mariani sono infatti tra loro legati in maniera speculare:
Se, come Vergine della Annunciazione, Maria contiene in s il suo Figlio divino,
ed totalmente curvata su di Lui, per adorarLo e proteggerLo, come Vergine
Immacolata, ella totalmente e anticipatamente contenuta da Lui, plasmata da
Lui, (per questo Dante la chiama Figlia del tuo Figlio!).
Lintera storia del Carmelo ruota attorno a queste due immagini esemplari, ed
tutta costruita su di esse.
S. Teresa dAvila non solo immaginer lessere umano come una splendida
dimora del Dio Trinit, ma terr questicona mariana come espressiva dello
sguardo con cui contempler quotidianamente se stessa e le sue monache.
Esclamer allora: Che spettacolo meraviglioso vedere Colui il quale pu
riempire mille mondi delle sue grandezze, rinchiudersi in uno spazio cos
piccolo (cio: nel cuore credente)! Allo stesso modo ha voluto rannicchiarsi nel
grembo della sua Santissima Madre (Cammino di Perfezione, red. Esc., 48,3).
Ed Elisabetta della Trinit commenter cos, con tanta felicit, i suoi pochi
Natali trascorsi in monastero: Il Natale al Carmelo una cosa unica! La sera
mi sono messa in coro e l ho trascorso tutta la veglia, come la Vergine Santa,
nellattesa del piccolo Dio che questa volta stava per nascere non pi nella
mangiatoia, ma nella mia anima, nelle nostre anime, perch Egli veramente
lEmmanuele, il Dio con noi (L. 155).
- Maria Vergine perch tutta disponibile allamore del Padre e tutta pura
nella accoglienza del Verbo; a loro volta i carmelitani sono vergini (con una
esperienza di secoli e secoli: risalente ad Elia!) perch interamente dediti a
quellorazione che virtus castissima, come diceva Dionigi lAreopagita.
Maria Immacolata perch tutta preparata per Cristo e per la sua salvezza,
perch gi anticipatamente redenta. LOrdine Carmelitano onora questo mistero
e lo sente particolarmente suo perch lo porta in qualche maniera nel suo
codice genetico: esso sa in forza delle sue antichissime tradizioni che cosa
vuol dire sentirsi scelti e salvati fin dalla notte dei tempi.
E chiaro che non stiamo qui vantando una volta ancora! privilegi
scarsamente difendibili sul piano della storia o della stretta teologia. Stiamo
semplicemente elencando le persuasioni di coscienza che accompagnarono
lOrdine Carmelitano nella sua secolare evoluzione.
Non temiamo di dire, per altro, che fu questalta coscienza di s che ha permesso
allOrdine soprattutto alla sua parte pi mariana: quella femminile di
produrre personalit mariane o marie-formi di inarrivabile grandezza
anche magisteriale.
Tali furono, fuor di ogni dubbio Teresa dAvila, Teresa di Lisieux, Elisabetta
della Trinit, Edith Stein, per ricordare solo le pi celebri. E, per gli aspetti pi
profondi, anche S. Giovanni della Croce pu essere inserito in questo elenco
sponsale.
La Madre di tutti
Nel secolo XIV si diffuse il racconto della visione di un monaco cistercense che
aveva visto Maria raccogliere sotto il suo manto, come Madre misericordiosa,
un numero infinito di figli. Tra i carmelitani subito limmagine fu ripresa e
diffusa in base a unaltra visione, beninteso e il titolo che licona ebbe fu
quello splendido di Mater omnium: Madre di tutti: e tutti, sia la vergine che
i suoi figli, erano rivestiti di bianco.
E una storia che di fatto si imporr nella Chiesa, al punto tale che licona della
Madonna del Carmine e quella della Madonna dello Scapolare si
sovrapporranno luna allaltra e riempiranno il mondo.
La notizia della visione di S. Simone Stock[vi] risale a unepoca (il sec. XIV)
in cui molti Ordini religiosi ne vantano di simili (e tutte legate alla protezione
celeste concessa per mezzo santo abito) e offrono analoghi privilegi (in
particolare la certezza delleterna salvezza).
Al tempo di S. Teresa dAvila, pare che in occasione della visita del Generale
dellOrdine ricevettero lo scapolare pi di duecentomila fedeli.
Della Spagna si diceva, sul finire del secolo XVI: Non c casa dove non
portino labito del Carmelo Non sembra forse la Spagna, con la Lusitania,
un grande convento di carmelitani?.
Lo hanno portato i regnanti di Francia e di Spagna (e, nei primi secoli, anche
quelli dInghilterra), non meno dei Sommi Pontefici, fino ai nostri giorni.
Questo ci basta per concludere che nel codice genetico carmelitano ci sta
anche una naturale propensione, o meglio: una predestinazione a coinvolgere
nelle sue vicende lintero popolo di Dio.
Certo: tutti i carismi sono dati per ledificazione della Chiesa, ma ognuno deve
costruire una parte delledificio.
La storia poetica e spirituale dei Carmelitani dei primi secoli sembra indicare
una tendenza a disseminare il carisma dellOrdine dovunque. [vii]
I primi carmelitani, nel loro guardare a Maria, non erano interessati a vedere
fenomeni particolari. Chiamare Maria sorella significa sentire Maria accanto a
noi, a noi familiare. E Maria, come sorella che ci sta accanto, creatura come noi,
ci invita a vivere il mistero che ci costituisce e che sta dentro di noi, quel mistero
che noi riusciamo a percepire, per grazia di Dio, attraverso la nostra interiorit.
Interiorit continuamente desiderata, scoperta, abbandonata e ritrovata.
Occorre, ancora una volta, focalizzare la nostra attenzione per rafforzarci in
questa dimensione della nostra interiorit, che ci propria, ma che anche ha
bisogno costantemente di essere rivisitata e ricompresa. Ci muoviamo in tre
direzioni.
Perch ci sia interiorit bisogna che ci sia una spina dorsale, occorre essere
uomini e donne nel pieno della maturit; bisogna che ci sia un io vero, una
persona che sa pensare, scegliere, decidere, una persona che vive la propria
libert e la propria responsabilit. Nella vita quotidiana occorre dirsi: Io voglio
questo, questo desidero, e allora decido. Certamente questo implica un vero
discernimento, una verit profonda con se stessi, per cui ci si pone la domanda:
Ma sono davvero io a volere questo?, Io, cosa voglio davvero, cosa desidero
nel pi profondo di me?. Dobbiamo imparare a dare voce ai nostri pensieri, ai
nostri sentimenti, ai nostri veri desideri. Maria la donna libera, vera che ascolta
ci che c nel suo cuore, ascolta e ricorda, fa memoria del mistero che lha
avvolta e allora sceglie, decide.
Sono importanti, allora, anche i segni esterni. Quanto importante che anche
lambiente in cui viviamo risplenda della bellezza che attinge da questa
Presenza che sta nel cuore di ogni luogo e alla radice di ogni cosa. Abbiamo
bisogno di segni; abbiamo bisogno di essere segni gli uni per gli altri per
richiamarci a vicenda il mistero che ci abita.
Abbiamo bisogno degli occhi, delle mani, dei nostri occhi degli occhi degli altri,
delle nostre mani, delle mani degli altri, per compiere quei gesti, fatti talvolta
di silenzio, gesti di cura e di vicinanza, di consolazione e di condivisione, che
rivelano la presenza di Dio nel mondo, in ciascuno di noi e che ogni giorno,
ogni ora, ogni istante risvegliano il mondo, ciascuno di noi, in quel profondo
mistero dal quale veniamo e al quale torneremo, Dio nostro Padre.
Lo so: colui al quale si rimette meno, ama meno ; ma so anche che Ges mi
ha rimesso di pi che a Santa Maddalena, poich mi ha rimesso in anticipo,
impedendomi di cadere. Ah, come vorrei poter spiegare quello che sento!...
Ecco un esempio che esprimer un poco il mio pensiero. Supponiamo che il
figlio di un abile dottore incontri sul suo cammino una pietra che lo faccia
cadere e che in questa caduta si rompa un arto. Subito il padre va da lui, lo rialza
con amore, cura le sue ferite, impiegando per questo tutte le risorse della sua
arte e ben presto il figlio, completamente guarito, gli manifesta la propria
ricono- scenza. Certo questo figlio ha perfettamente ragione di amare suo padre!
Ma far anche un'altra supposizione. Il padre, avendo saputo che sulla strada di
suo figlio si trovava una pietra, si affretta ad andare davanti a lui e la rimuove
(senza essere visto da nessuno). Certamente, questo figlio, oggetto della sua
tenerezza previdente, non SAPENDO la sventura da cui liberato dal padre non
gli manifester la propria riconoscenza e l'amer meno che se fosse stato guarito
da lui... ma se viene a conoscere il pericolo al quale sfuggito, non l'amer
forse di pi? Ebbene, sono io quella bambina oggetto dell'amore previdente di
un Padre il quale non ha mandato il suo Verbo per riscattare i giusti, ma i
peccatori. Egli vuole che io l'ami perch mi ha rimesso, non molto, ma tutto.
Non ha aspettato che l'ami molto come Santa Maddalena, ma ha voluto che IO
SAPPIA di essere stata amata di un amore di ineffabile previdenza, affinch ora
io lo ami alla follia! Ho sentito dire che non si era mai incontrata un'anima pura
che ami pi di un'anima penitente, ah, come vorrei smentire queste parole!...
(Manoscritto A 120)
Sr. Miriam Bo
Carmelitana di S. Teresa di Torino
[vi] La visione di S. Simone Stock per sarebbe avvenuta verso il 1251, e quella
di Giovanni XXII verso il 1322.
[vii] Tutta questa parte tratta da A. Sicari, La storia poetica e spirituale dei
Carmelitani, nei secoli XIII-XV. Parte seconda, Brescia 1999, pro manuscripto.