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AITOTERAPIA studi ott a alc LL) wtizine della medicina e delle Piante usate a scopo terapeuti- t0 ? molto antica. Si trovano accen- ni all’arte di curarsi con le piante medicinali nella Bibbia, nel libro della Sapienza di Salomone, nel pa- pito di Ebers e in altri antichissimi ocumenti Nel papiro di Ebers, ad esempio, si trovano indicazioni sulla maniera’ di quirite molie malattie: ¥ germogli del Ticino pestati nell'acqua curavano il mal di testa; impiastri di indivia ¢ datteri sanavano le ferite, mentre il di stomaco veniva curato con pol- figia di miele, bacche di ginepro ed oli. Presso gli egizi si usavano_numero- mguenti per combattere le malat- fic, Tl pid celebre di tutti era il Kyphi, composto da una cinquantina di erbe Possiamo comunque asserire che in Fgitto Varte di curarsi con le piante tisale ad Ermete Trismegisto, cio® il tre volte sommo, nome che & Pequi valente del famosissimo Dio egizia- to Toth: padre della fitoterapia e elalchimia, autore del!’altrettanto famosa « Tavola Smeraldina », ritto- Yala nella sua tomba e di altri nu- merosissimi scritt Dopo Ermete Trismegisto altri esseri divinizzati insegnarono agli _uomini Varte di guarire con le piante., Fra questi ricordiamo Isis Sechmeth, specalizzati per le malattie femmé. nil. “Ih Grecia Apollo insegnd talmente GdM 83 — 65 di Giuseppe De Vitofranceschi L’impiego antico e moderno delle piante medicinali 1 Prot Giuseppe De Vitofrancesch! da circa vent anni sib dato allo pisma med ‘rosea Ttsbosiena «ta Manoa Site in Pescara i via Mazin Bo bene Ia fitoterapia che fu degno di salire nell’Olimpo quale dio della medicina. Altrettanio accadde Esculapio con i suoi quattro figl Igea e Panacea, Macaone ¢ Podali- rio: tutti divinizzati. Ad essisucce- dettero altri esseri di zati che furono nel tempo conside- rati_maestri nell’arte di guarire con Te piante. In effetti se noi per poco riflettiamo sul’origine di molte piante, notiamo che esse devono il loro nome ad es- Esculapio, dio della medicina, al suo fianco a peele “dio della comvlesconse, Tele seri_mitologici, L’artemisia vulgaris ¢ Vartemisia absintium si denominano cosi in memoria della Dea Artemide, altrimenti denominata Diana. La peo: nia deriva da Peone. Le piante afro- disiache furono introdotte da Afro dite. Le leggende ci dicono che Pal- lade introdusse la camomilla; mentre per i veleni erano esperte le maghe Circe © Medea, Liachillea millefolium, una _pianta utilissima per le sue propriet’ anti- spasmodiche, astringenti, _antiemor- toidarie e depurative, ha il nome Ie- gato a degli eventi che forse potrebbe essere interessante ricordare. In Gre. cia, il cosiddetto centauro Chirone (che, in fondo, era un uomo), impar- tiva lezioni di erboristeria ‘in una grotta situata su una montagna. Da lui saliva spesso Achille per impari re Varte di guarire le ferite con le piante, Achille, a sua volta, insegnd il segreto delle piante al suo amico Patroclo © questi, durante la guerra di Troia, sand tanto bene le ferite di Euripilo col « millefoglio », che se ne conser memoria per molto tempo nei secoli seguenti. Finché Linneo, il famoso botanico, nel classificare il millefoglio, in memoria di Achill: dell’episodio di guarigione compiuto da Patroclo, denomind questa pianta Achillea millefolium. Anche in India ci fu un Dio delle cure erboristiche: questi fu Soma. Soma @ presente in tutte le piante, e, attraverso di esse penetra nel cor: po del malato © lo guarisce. Una pianta losa della medicina in- diana & Vephedra vulgaris, gia cono- sciuta 5.000 anni prima dai cinesi ¢ denominata ma-huang. In India erano note moltissime piante, specie quelle inebrianti_ come Voppio, Vhashish, aconito, il Betel, © le erbe afrodisia- che come la cofoquintide, il loto, la senape. Quest'ultima pinta gode di tuna leggenda, secondo cui un giar- diniere riusci’ a fecondare la moglie solo con i semi di senape. Ne nacque una fanciulla bellissima, Bakawali 90 = wun os che, per vendetta del dio Indra, fu trasformata in marmo nella parte st- periore del corpo. Si @ visto dunque come I’antica scien- za delle piante medicinali sia stata in. segnata agli uomini da mitici esseri che assunsero la veste la funzione i Dei nella mitologia popolare. Gli insegnamenti di questi Esseri-Dei, che non & nostro compito indagare chi fossero e donde venissero, alla loro dipartita -furono lasciati in eredita agli uomini, Questi, con il passare del tempo, se li trasmisero oralmen- te. Poi, in alcune zone della Terra, cid che rimase di questi insegnamen’ ti, fu trascritto in libri. Cosi. trovia- mo il Caracka ed il Sursuta in 1 dia, il papiro di Ebers in Egitto, il Pren ts'ao Kang Mou e lo Shen Nung en ts'ao ching in Cina. E della di- nastia Ming (1368-1644) il Pen ts'ao p'in hui ching yao, un menoscritto in 17 volumi che riporta molte pre- scrizioni fitoterapiche fra cui ripor- tiamo a titolo di esempio questa ceetta: « Cuoci i semi di melone, i: ducili in polvere, aggiungi vino e be- vilo, Guarirai dalle ingturie degli anni». Nel Pen ts'ao le castagne crude cu- rayano i reni €, spargendone la pol- yere sul corpo fanno scomparire do- lori, gonfiori ed ematomi, Le virtd dell’uva sono decantate nel Pen ts'ao € si parla del loto, della crusca, del sesamo e di tante altre piante con competenza e saggezza. Indipendentemente da cid che fu scritto, presso gli uomini di tutta la Terra rimase il ricordo delle antiche ricette dei padri. Questo enorme sa- pere fu perd disperso in mille rivo- Ti, senza alcuna organiciti di trat- tazione. Le virti terapeutiche di numerosi sime piante furono tramandate, in libri non scritti, di_generazione in ‘generazione, spesso di famiglia in fa- miglia. Cosi l'antica somma_scienza degli Esseri-Dei sopravvisse nel tem- po, curando con semplici e natural jante generazioni su generazioni Finché con legge greca. fu ordinato ‘ad Ippocrate di raccogliere queste ri- cette © prescrizioni fitoterapiche. Se leggiamo le testimonianze di Leonar- do Fioravanti, possiamo apprendere che Ippocrate, insediatosi_ nel tempio di Esculapio, nell'isola di Coo, ave- va il compito di raccogliere ¢ met- tere per iscritto tutte quelle cure er- boristiche praticate dal popolo ¢ che avevano portato alla guarigione, La fama di Ippocrate, considerato forse a torto padre dell’antica medicina, fu dovuta proprio all’aver organizzato tutta la materia medica ¢ farmacolo- gica, raccogliendo i residui degli in- Segnamenti impartiti agli uomini dagli Esseri-D Qiiesto sapere si trasmise nel corso del tempo, applicato pitt 0 meno be- ne, a seconda della cultura e dell” actime dei medici che seguirono. Ri Dioscoride, Avicenna, Galeno. Ma fra tutti giganteggid per intuito © cono- scenza Paracelso. Egli si propose di icostruire organicamente Ia scienza degli esseri divin dell'antichita, st diando Puomo ¢ le pi tuna gnosi cosmogonica di incommen- surabile grandezza, ¢ nella quale I’ astrologia medica era la sintesi e Ia chiave iniziatica di una patologia ne- cessariamente astro-psicofisica: in es- sa le leggi alchemiche trovavano il loro posto ¢ la loro spiegazione lo- gica. Ma Paracelso fu ed & incom- reso. Lo si accusd di superstizione ¢ la medicina continud il suo corso, imboccando una china pericolosa. i fondo alla quale avrebbe trovato nei fempi moderni l'angolo buio’ e seza uscita della farmacologia di siniesi La medicina si preoccupd sempre piit di curare i sintomi e sempre meno le cause. Dall’800 in poi, con 'avvento a sco- po industriale della chimica, i « sem- plici » medicamenti degli avi furono dimenticati. L'uomo si glorid del suo huovo sapere medico-farmacologico ¢ pretese fare da solo, senza Vaiuto di cid che la Natura aveva gratuitamen- te predisposto per la salvezza dell’ uomo: le piante medicinali I risultato & quello che & sotto gli ‘occhi di tutti: il deludente e spesso pe- ricoloso. impiego dei farmaci di si tesi. Ognuno sa quali sono i guasti di un’angusta visione farmacologica, che considera solo poche variabi nella complessa fisiologia della vita Yegetale, animale ed umana. Penso che ormai ogni serio uomo di scien- za abbia capito che la vita in tutte le sue manifestazioni non & spiega- bile soltanto attraverso reazioni chi- mico-biologiche, ¢ su questo argomen- to potremo diffonderci in futuro. Pre- tendere percid di curare tenendo con- to soltanto delle variabili di natura chimica, © per di pitt sintetica, il tutto ammantato dall’autorita dogm: tica della parola « scienza », sembra delittuoso per quel delicato organi- smo che 2 il corpo umano, in cui le Variabili sono molteplici e per Ia stra grande maggioranza sconosciute. La medicina moderna si accorge trop- po tardi dei danni spesso irrepara- bili che producono i moderni_ medi camenti, specie i cortisonici, gli anti jotici € gli psicofarmaci Essa si trova impotente di fronte a molte malattie un tempo curabiliss me, Valga per tutte Tesempio delle artrosi, delle artriti ed in genere del le malattie reumatiche, Le piante officinali non pretendono di curare le malattie nel senso farma- cologico, ma, ristabilendo i normali equilibri organici, mantengono il cor- po sano e vitale, Esse, pur prescin- dendo dalle astruse ed ‘illogiche clas sificazioni scolastiche delle malattie umane, agiscono. beneficamente nei pit disparati stati patologici che sca da. squilibri organici ine ratisi_nell’organismo. a pertanto il ritorno alle pian- te olficinali che il. popolo, nella sua semplice ¢ naturale saggezza, ha in fondo sempre stimato e mai’ dimen- ticato. Lo studio delle piante medicinali, completamente abbandonato da medi- Gi e farmacisti, trova oggi altri cul- tori: gli erboristi officinali. Lerboristeria & dunque divenuta una disciplina a sé stante, ma si 2 anche aggiornata, perché & sirettamente con- essa con la botanica generale ed ap- plicata, con la farmacognosia, la Aiillazione ed altre discipline i mo- demo aggiornamento culturale. Atwualmente tornata alla ribalta la figura dell’erborisia. Ma questi chi 8? Noi potremmo definire Terborista come « il tecnico per ec- eellenza e Vantico conoscitore degli efeti delle piante officinali sugli or- sanismi viventi ». Di proposito abbiamo detto antico, Poiché le conoscenze dell’erborista Sono acquisite da tre fonti 1) la tradizione & le antiche cono- seenze dei padri 2) la propria esperienza; 3) lo studio. Penso che nessuno potra negare che Ia tradizione ha 5000 anni di storia (€ qui ne & stato fatto um breve cen- 0), 5000 anni di esperienza sulle piante medicinali che T'erborista ha fn buona parte conservato, fra diffi colt a non finire, spesso’ custoden- do gelosamente cognizioni che, se di vwulgate, sarebbero state rapidamente Prostituite © vanificate dal tecnicismo edal consumismo dilagante, Ta seconda fonte da cui l'erborista ‘trae le proprie conoscenze &, come si & detto, oltre alla tradizione, la propria esperienza, Gosa si intende per « propria espe- tienza »? Wargomento non & semplice, ma nel- fe sia pur esirema sintesi, possiamo ‘tserire che Ia propria esperienza si acquisisce sulla base di tre presup- post @) la pianta officinale 0 le piante of- ficinali da adoperare semplici o in tiseela vengono pensate dall'erbori- ‘ia nel loro effetto totale, nel senso ‘the Verborista non penscra mai alla Pianta come ad un insieme di sin- oli e separati principi attivi, poiché sto tipo di pensiero & ‘lontano alla realta. che egli vive ed in cui ra che & quella dell'uso integrale ta fresca 0 seca che sia. Lerborista non standardizzerd mai € suie miscele, ben sapendo — propria esperienza, sia per I ia segnamento ricevuto dal passato — che voler esattamente dosare le mi seele vegetali e renderle uguali per tutti & antiscientifico ed 2 contro la realti naturale che egli vive tutti i giomi e che vede gli esseri_umar iscuno diverso dall’altro. Come I’ erborista_ non. standardizzera- mai le miscele, similmente non prescriverd ‘mai alcun dosaggio preformulato del- le miscele stesse o della singola pian- ta, per le stesse ragioni dianzi dette. ¢) Lierborista, infine, basa la propria esperienza sul fatto che questa & strettamente legata alla zona in cui gli opera e non ® pit valida, se non relativamente, per altri territori, poi ché diversi sono gli effetti delle pian- te. Questo tipo di esperienza_inse- gna Veffetto delle piante locali sugli organismi degli esseri che vivono in quella regione ed insegna effetti di piante straniere (simili per specie 0 differenti) sugli.stessi organismi. E questo tipo di esperienza che lega il passato al presente, permettendo.al- le cognizioni ricevute dagli avi. di manere sempre vive ed attual sia pur multiforme continuitd cultu- rale, sempre aggiornantesi, poiché. a stretto contatto con. la realta ambien- tale. La terza fonte da cui Verborista trae le propre conoscenze, oltre alla tra- dizione ¢ Tesperienza personale 2, come si é detto in precedenza, lo studio. In che cosa consiste lo studio? Esso sostanzialmente si articola su tre direttrici fondamentali: a) lo studio di antichi testi del pas- sato, onde arricchire le proptie co- noscenze personali, riesumando, ove possibile, ¢ risperimentando anche alla luce delle moderne tecniche di inda- Esculapio e Chirone donano a Platone un libro di erboristeria. (Manoscritto dell’X1 Sec). GdM 83 — 67 gine, antiche conoscenze perdute: questa una parte basilare su cui oc- corre insistere e di cui potremmo darne un saggio in futuro; b) lo studio di esperienze di altri er- boristi, attraverso il contatto diretto © attraverso libri 0 monografie da © messi a disposi- zione del pubblico; ©) lo studio di quanto ta scienza mo- derna pud insegnargli sulle piante ‘medicinali, certo che le tecniche men- talie sperimentali della scienza fi macologica_ moderna non _potranno quasi mai sostituire, ma se mai ve ficare 0 avallare conoscenze gid. pos- sedute. La differenza che passa fra le tecni she mentalie sperimentali dell'erbo- rista-e quelle della scienza empirico- sperimentale moderna & Ia seguente: Verborista ha tecniche mentali di ordine qualitative, mentre la scien- za medico-farmacologica ufficiale ha tecniche mentali di ordine quantita tivo. Essa quantifica i dati dell’espe- wa, pretendendo poi di applicare queste esperienze al singolo. indi viduo. Se certe tecniche d’indagine moder- na possono essere utili, @ pur vero che la scienza farmacologica viaggia su un binario completamente diverso da quello dell’erboristeria. Ecco perché V'erborista, nello studio che fa e deve fare, pur rimanendo aggiornato sulle scoperte scientfiche © farmacologiche, passa queste al vaglio della propria esperienza, non lasciandosi mai condizionare da_que- ste conoscenze che, per loro natura, sono parziali e settoriali, come at piamente e costantemente viene di mostrato, anche dai fatti di cronaca, Giuseppe De Vitofranceschi

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