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Il Punto di Partenza In altri angoli di questo luogo digitale si parla di semplicit e di complessit, per cercare di comprendere quale significato

possano avere questi termini applicati alla matematica, alla scienza, alla formulazione di ipotesi e teorie. E' un argomento intrigante, accattivante, trasversale che induce ad approfondire, a sollevare piano quel velo, reso spesso dalla nostra frequente incapacit di recepire le trasparenze, che protegge e in parte isola un mondo parallelo, alternativo, quasi una sorta di antimondo in cui le nostre concezioni abituali e gli usuali schemi mentali si stravolgono per resettarsi in vista di una nuova percettivit, di un sentire che non divida mente e natura, anima e corpo. Negli ultimi 25 anni stato sviluppato un nuovo linguaggio per la comprensione della complessit dei sistemi viventi (organismi, sistemi sociali ed ecosistemi), i cui concetti chiave sono caos, attrattori, frattali, strutture dissipative, autorganizzazione, reti autopoietiche. Fritjof Capra, fisico teorico delle alte energie ma soprattutto intellettuale di frontiera ed autore del mitico 'Il Tao della Fisica' (1975), sin dall'inizio degli anni '80 e nel corso del successivo decennio ha sviluppato una sintesi delle nuove scoperte abbozzando una teoria dei sistemi viventi (a cui dedicato il suo ultimo libro 'La Rete della Vita' del 1995), che - per la prima volta nella storia della scienza - sembra fornire i presupposti per una visione finalmente unificata di mente, materia e vita. "Dal momento che negli ultimi trecento anni la societ industriale stata dominata dalla divisione cartesiana fra mente e materia e dal conseguente paradigma meccanicistico, questa nuova visione che finalmente supera la divisione cartesiana non avr soltanto importanti conseguenze scientifiche e filosofiche, ma comporter anche delle formidabili implicazioni pratiche. Essa modificher il modo in cui ci relazioniamo gli uni agli altri e all'ambiente naturale, il modo in cui gestiamo la salute, il modo in cui percepiamo l'organizzazione aziendale, i sistemi educativi e molte altre istituzioni sociali e politiche" (Capra, 1996). Parlando della sua teoria dei sistemi viventi, lo scienziato americano ne sottolinea l'approccio 'transdisciplinare': infatti i sistemi viventi includono organismi individuali, parti di organismi e comunit di organismi: ci applicabile sia ai sistemi sociali che agli ecosistemi. Ed infatti pressoch impossibile isolare i molteplici aspetti coinvolti dai discorsi relativi al caos e alla complessit. Ma, a pensarci bene, perch dovremmo preoccuparci di introdurre delle distinzioni, se l'ottica dev'essere nuova, se la chiave del cambiamento pu consistere proprio nella visione unitaria di ci che fino ad ora stato separato e distinto ? Non forse questo il 'Tempo delle Reti', reti per pescare oltre i confini, reti per connettere nodi prima d'ora isolati, reti per condividere le idee e potenziare le azioni, reti per difendere sinergie conquistate a fatica?

Complessit Algoritmica

Innanzitutto bisogna spiegare cosa debba intendersi per 'teoria della complessit'. Si tratta, in effetti, di quell'area dell'informatica teorica che, da circa venti anni a questa parte, cerca di capire perch alcuni problemi sono pi difficili da risolvere al computer. La complessit viene studiata sotto due differenti aspetti: da una parte la complessit concreta cerca di valutare le risorse richieste da uno specifico algoritmo implementato su un assegnato modello di calcolo; dall'altra, la complessit strutturale cerca di individuare classi di problemi aventi uno stesso grado di difficolt. La complessit concreta si ricollega dunque al discorso iniziato nell'articolo "La semplicit difficile" a proposito della valutazione della semplicit delle formulazioni matematiche, anche se l'attributo di 'concretezza' in questo caso sposta l'attenzione da parametri e strutture ai costi di elaborazione. Per chiarire questo concetto, riportiamo una spiegazione pi 'tecnica': "Ci sono diverse misure per valutare la bont di un algoritmo. Normalmente siamo interessati al costo dell'esecuzione dell'algoritmo, o in termini del tempo impiegato dall'esecuzione, o dallo spazio di memoria occupato dalla varie strutture dati necessarie per l'esecuzione. La complessit sar espressa come una funzione della dimensione del problema. La dimensione pu essere costituita dal numero degli input, dal numero degli output, dal numero degli archi o dal numero dei vertici in un grafo, dal numero di elementi non zero di una matrice, etc. (...) La complessit dell'algoritmo sar di solito espressa come la complessit temporale, espressa in funzione di n = numero degli input (non dal loro valore!) Ovvero: complessit = T(n). Il calcolo del costo potrebbe essere eseguito calcolando il tempo effettivo necessario per l'esecuzione di un certo algoritmo. Tale misura per legata ad una particolare architettura del computer, ad un particolare linguaggio di programmazione ed ad un particolare compilatore. Spesso si vorrebbe avere un'analisi pi generale, non legata a particolarit del computer, del linguaggio o del compilatore. In tal caso si adotta un modello astratto del computer, in cui si assume che ciascuna operazione elementare e ciascun accesso a memoria hanno tutti un costo costante. In tale modello il calcolo del costo di un algoritmo risulta assai semplificato: basta contare il numero di operazioni elementari eseguite. Di solito ci basta avere una stima della complessit e non un valore dettagliato. In tal caso utile avere una notazione che permetta di studiare il tasso di crescita della funzione T(n), tralasciando i dettagli." (Alessandro Zorat). In un interessante articolo di Giulio Casati dal titolo "Complessit nel mondo fisico", a cui faranno riferimento numerose citazioni nel seguito riportate, si legge che: "Un'altra misura della complessit quella che va sotto il nome di profondit logica. La profondit logica di una stringa di dati e di simboli data dal tempo necessario a un calcolatore per svolgere il programma pi corto che la genera. In questo caso quindi si tiene conto contemporaneamente della lunghezza del programma e del tempo necessario per eseguirlo. L'applicazione della nozione di complessit algoritmica alla teoria dei numeri mostra che quasi tutti i numeri hanno complessit positiva e pertanto sono a caso. Cio se escludiamo i numeri interi, i numeri razionali e parte dei numeri irrazionali, per tutti gli altri (e sono quasi tutti i numeri!) una qualsiasi rappresentazione, ad esempio in notazione binaria, richiederebbe una sequenza infinita di simboli O, 1 che risulta avere complessivit algoritmica positiva."

Ordinarie Catastrofi e Choc del Futuro Il seducente tema della complessit ci conduce pian piano ipertestualmente e del tutto naturalmente a mille altre strade collegate, ciascuna ricca di altre deviazioni, di strade che possiamo definire secondarie rispetto a quella che abbiamo assunto come maestra, e che costituisce solo l'inizio del nostro cammino di ricerca e di scoperta: strada facendo saremo infatti attratti dalla geometria frattale e dal teorema di Gdel, dalla teoria delle catastrofi e dagli attrattori strani, dai sistemi dinamici e dal caos deterministico. Per comprendere, almeno a livello globale, come sia mutata la scienza nel XX secolo, possiamo partire dalle due grandi scoperte che hanno rivoluzionato la logica (nel mondo matematico) e la meccanica (nel mondo fisico): da un lato, il Teorema di Gdel mostra "che esistono affermazioni che non possono essere provate come n vere n false, numeri che non possono essere computati, etc. Non solo, questa complessit non rara o patologica ma comune e generalizzata essendo legata alla impredicibilit e al caos."; dall'altro, Poincar "mostra che questa complessit e impredicibilit sono legate e sono conseguenze del determinismo delle equazioni di Newton. La seconda rivoluzione riguarda il comportamento disordinato o caotico che conseguenza delle leggi della meccanica classica." (Casati) Le due rivoluzioni sono strettamente collegate, e per comprenderne la portata vanno contestualizzate nello scenario globale del nostro secolo per come esso si colloca quale successore dell'800: "Se il ventesimo secolo privo, come qualcuno osserva, di un contenuto autonomo rispetto all'Ottocento, di cui appare un prolungamento proprio nelle sue manifestazioni pi eclatanti, le rivoluzioni e le guerre mondiali, pur vero che possiede forme proprie. Queste forme altro non sono che la ripetizione delle aspirazioni e degli ideali del diciannovesimo secolo. Il criterio contraddistintivo del ventesimo secolo sta appunto in un derivato diretto del tempo, nell'accelerazione a cui sono state soggette le proprie forme. Questa accelerazione l'abbiamo sotto gli occhi quotidianamente. nella rapidit con cui un'innovazione tecnologica diventa d'uso quotidiano, nell'avvicendarsi di governi, ministri e arresti tutti uguali (ma anche tutti diversi), nello stravolgersi della geografia e nell'obsolescenza degli atlanti. Siamo in preda allo choc del futuro descritto da Alvin Toffler. Anche questo una conferma della mancanza di un contenuto autonomo del Novecento. Questo tempo che sta scorrendo velocemente verso il 2000 trascina con s le forme verso un limite fisico molto chiaro: la catastrofe. L'Ottocento il secolo della linearit; la storia, la scienza, i fatti sociali trovavano la propria affermazione in una confrontabile entit tra causa ed effetto. Una visione totalizzante del mondo concedeva discrete possibilit di prevedere il futuro. il secolo di Lagrange e di Laplace, del sogno di poter stabilire una configurazione fisica di un qualche istante del futuro partendo dalla conoscenza di determinate condizioni iniziali. Se la catastrofe la lente grazie alle quale possiamo osservare con profitto alcuni avvenimenti degli ultimi anni, in particolare quegli avvenimenti del ventesimo secolo che rappresentano i collegamenti pi intensi con il futuro, questa catastrofe non quella biblica, punitiva e letale. Questa la catostrofe dei salti evolutivi, del superamento delle fratture, del passaggio tra un sistema e l'altro, dei repentini cambiamenti di forma. Alcuni fatti sociali e culturali sono improvvisi e violenti, sembra che le forze di contenimento che stanno attorno a tutto siano svanite nel nulla. In queste crisi possibile cogliere lo specifico del ventesimo secolo: interfaccia tra il diciannovesimo secolo e il

nuovo millennio. Forse l'Ottocento stato troppo innovativo e ha avuto bisogno di un secolo successivo per potersi distendere e attuarsi. Contemporaneamente assistiamo all'osmosi di avvenimenti assolutamente strani. La teoria delle catastrofi scientifica, come sostiene Ren Thom, ha uno statuto epistemologico particolare: non una teoria scientifica vera e propria, bens 'una metodologia capace di organizzare i dati dell'esperienza'. La stessa scienza, sfuggita al programma riduzionista, accetta, seppure con inquietudine, forme di razionalit che precedentemente non riteneva possibili (teoria delle catastrofi, caos deterministico, teorema di Cohen sull'indecidibilit, pluralit della differenziabilit negli spazi 4-dimensionali secondo Freedman e Donaldson). Al di l delle astrusit racchiuse in queste citazioni, sorge spontanea, da parte dei razionalisti, schiacciati dall'impossibilit di cambiare il mondo, la necessit di trovare forme nuove di interpretazione. Lo scopo della scienza muoversi tra due poli, quello di capire il mondo e quello di agire sul mondo stesso. Lo scopo dell'individuo che vive all'interno di una societ di trasformare il mondo. (...) La catastrofe e i suoi nemici. Questa catastrofe imminente, o cambiamento di forma improvviso, attesa, visto l'accumularsi di fatti sociali assolutamente non-lineari. Tangentopoli ne stato un esempio. L'arresto in flagrante, ormai dimenticato, di Mario Chiesa ha prodotto direttamente una serie di eventi inimmaginabili. Come sosteneva inascoltato Poincar nel 1908, una piccola differenza delle condizioni iniziali pu provocare un errore enorme sul risultato finale. L'arresto di Chiesa stato il provvidenziale battito d'ali della farfalla" (da un articolo di Domenico Gallo).

Caos e Cosmos Le affermazioni di Gallo fanno riflettere su un punto molto importante, che evidenzia una caratteristica inedita per la scienza occidentale : finalmente sembra concretizzarsi la possibilit di un inquadramento e di uno studio culturalmente unificato di fenomeni che si verificano in ambito scientifico, economico, umanistico, politico e sociale. L'unificazione resa possibile dallo studio dei fenomeni caotici e dalla sconvolgente scoperta che la condizione pi frequente in natura il caos, che appare stabile e robusto, al contrario dell'ordine che invece appare di rado ed suscettibile anche di perturbazioni di minima entit. In un tale capovolto scenario si comprende meglio come il programma evolutivo della natura - che deve offrire alle forme di vita la possibilit un continuo riadattamento in un ambiente continuamente in divenire - non possa che consistere nell'utilizzare lo stesso caos come strumento evolutivo, dando origine alle cosiddette 'mutazioni casuali'.

Se si pensa, del resto, al II principio della termodinamica e al concetto di entropia, ci si rende conto che i processi di autoregolazione dei sistemi non sono altro che un adattamento al caos, una forma di resistenza flessibile che genera continui mutamenti e che rende in tal modo possibile l'evoluzione della vita evitando l'azzeramento entropico totale. In pratica sarebbero proprio quelle che chiamiamo 'perturbazioni' ad innescare processi evolutivi, e a garantire perci una nuova possibilit di sopravvivenza. E' grazie alla terza rivoluzione scientifica del '900, e cio alla scoperta del caos deterministico, avvenuta negli anni '70, che l'uomo comincia a realizzare l'idea di non essere in realt in grado, come si era illuso nei secoli precedenti, di prevedere il futuro di un sistema, almeno non come vagheggiato nei sogni deterministici di newtoniana e poi illuministica memoria. Ricordiamo che un sistema pu dirsi deterministico quando il suo stato futuro univocamente determinato dallo stato iniziale. Ma, ritornando molto indietro nella storia dell'umanit, si ritrova una percezione del Caos come dominatore originario del mondo, riscontrabile fra l'altro dalla lettura di alcuni frammenti orfici, di Esiodo, di Ovidio. L'osservazione di una certa regolarit nel moto dei corpi celesti gener successivamente l'illusione di un "universo ordinato e completamente predicibile", tanto che Platone ipotizz un demiurgo con il compito preciso di riordinare il mondo. Dopo molti secoli, Pierre Simon de Laplace esaltava nella meccanica newtoniana la capacit di prevedere gli eventi, in altri termini il suo carattere deterministico; questa "fiducia illuministica nella capacit dell'uomo di sempre meglio dominare gli eventi e controllarne e prevederne l'evoluzione" (Casati) ha continuato a permeare le convinzioni degli scienziati fino a poco tempo fa, confortata da scoperte quali la meccanica quantistica, la teoria della relativit, le forze nucleari. Questa plurisecolare convinzione, che ha condizionato non solo l'approccio scientifico allo studio dei sistemi, ma anche l'analisi di fenomeni complessi in campi apparentemente molto distanti quali ad esempio la biologia, la politica, l'economia, le scienze sociali, comincia a mostrare le prime falle dinanzi ad alcune osservazioni all'apparenza banali ma di grande importanza per l'evoluzione della sistemica, ad esempio la seguente: "(...) il fatto che il futuro di un sistema sia determinato in modo univoco dal suo stato presente non significa che noi siamo effettivamente in grado di determinarlo (...). In effetti, una delle maggiori conquiste della dinamica moderna l'aver compreso che sistemi anche apparentemente molto semplici possono avere soluzioni talmente complicate da apparire del tutto casuali. Il primo a rivelare questo fatto fu il grande matematico e filosofo Henri Poincar nei suoi studi di meccanica celeste. Tuttavia solo l'avvento dei moderni calcolatori ha consentito di coglierne la rilevanza e le implicazioni. A prima vista l'esistenza del 'caos deterministico', cio l'esistenza di sistemi deterministici che sono nello stesso tempo caotici, pu sembrare un fatto contradditorio. In realt, questa apparente contraddizione nasce dalle barriere psicologiche dovute a secoli di tradizione che hanno considerato determinismo e caos come concetti contrapposti."

Caso o Caos? In qualche modo il concetto di Caos si intreccia con quello di Caso; ma a quanto pare la tradizionale visione del Caos come una sorta di 'anomalia di un universo ordinato' che ci ha fino ad ora costretti a ripiegare sulla casualit per 'spiegare' fenomeni che non rientravano deterministicamente nell'evoluzione prevista per determinati sistemi. Il fisico Giuseppe Zito fornisce una spiegazione adatta anche ai 'profani':

"In matematica esiste questa astrazione che sono i numeri reali: astrazione perch essi hanno precisione e informazione infinita e perci sono impossibili da realizzare nella vita reale. Infatti i numeri risultato di misurazioni sono di necessit finiti come lo sono i numeri cosiddetti reali nel calcolatore. I matematici e i fisici non si erano resi conto che questa piccola differenza pu provocare il caos. Da notare che questo tipo di caos prodotto da algoritmi semplici non va confuso col caso dove non esistono algoritmi per riprodurre i risultati osservati: ad esempio i risultati del lotto. Per distinguere i due casi si parla di caos deterministico quando esso prodotto da leggi semplici, e di "caso" quando l'unico algoritmo possibile quello di enumerare tutti i risultati ottenuti senza che sia possibile prevedere quelli futuri. Il fatto che il caos sia possibile con leggi semplici stata una grande scoperta ed ha fatto sperare che alcuni fenomeni finora considerati casuali (cio impossibili da descrivere se non con leggi statistiche) siano in effetti dovuti a leggi semplici (ad esempio l'andamento della Borsa). Ce ne siamo resi conto col calcolatore che usa numeri approssimati come la realt." In realt quasi tutti i sistemi osservabili in natura si comportano in maniera impredicibile, pur essendo deterministici, poich hanno una complessit algoritmica positiva. Lungi dal rinunciare al studiare la natura, la teoria del caos "si propone di superare il conflitto tra predicibilit deterministica e comportamento imprevedibile frequentemente osservato in Natura e in esperimenti di laboratorio" (Casati). In tal modo la previsione del moto dei pianeti, che descrivono un'orbita ellittica in assenza di perturbazioni, diventa ragionevolmente del tutto impossibile con il crescere della perturbazione, laddove la definizione stessa di perturbazione dipende dai presupposti di regolarit del sistema oggetto di studio: sappiamo, infatti, che ben pochi sistemi possono definirsi regolari e quindi 'integrabili' (cio risolvibili), visto che, ossimoricamente, si pu affermare che l'Ordine della Natura il Caos. Si parlato prima di Henri Poincar come di un precursore della scoperta del caos deterministico: lo scienziato infatti si imbatt, insieme ad altri, nel problema della stabilit del sistema solare, dimostrando che il cosiddetto 'problema dei tre corpi' non risolvibile ed anticipando la recente scoperta dell'esistenza del caos nel sistema solare; ne un esempio la variazione caotica dell'obliquit dei pianeti (data dall'angolo formato fra l'asse di rotazione e la perpendicolare all'orbita), che determina il potere di irradiazione solare alle varie latitudini e che viene in parte regolarizzata dalla presenza stabilizzatrice della Luna, senza la quale la relativa stabilit climatica (nell'arco di milioni di anni) sulla Terra non sarebbe possibile, insieme alla nascita di forme di vita intelligenti.

I Disegni delle Nuvole Ritornando ora al discorso sulla complessit, si comprende come non sia pi possibile, alla luce delle nuove teorie, concordare con la visione geometrica di Platone e Galileo, che attribuivano alle sole forme 'semplici' quali triangoli, cerchi, coni e sfere la possibilit e la capacit di descrizione della

natura. Basta guardarsi intorno: alberi, montagne, nuvole non rispettano il dettame estetico della semplicit geometrica, ma al contrario si mostrano sotto forme apparentemente assai complesse, quelle della geometria frattale prima considerata mostruosa ed inutile perch costituita da oggetti privi delle qualit di continuit e derivabilit. Il nome dei frattali (che deriva dal latino 'fractus', frammentato) dovuto alla caratteristica tecnica di presentare irregolarit infinitamente stratificate, frammentazioni non osservabili n calcolabili se non per mezzo del computer. Il programma richiesto per la generazione di una forma frattale si basa sull'iterazione di una formula e pertanto richiede l'esecuzione di un programma di poche righe. Un frattale un oggetto autosomigliante, in quanto ottenuto a partire da un oggetto di partenza con cui mantiene un rapporto di omotetia statistica e di cui mantiene la forma e le propriet; per spiegare questo concetto, il matematico francese Benot Mandelbrot, creatore della geometria frattale (che definiva "un linguaggio per parlare di nuvole"!) staccava un pezzo di cavolfiore ed invitava ad osservare come esso fosse del tutto simile ad un cavolfiore pi piccolo; e da quel pezzo staccava poi un pezzetto ancora pi piccolo, ripetendo su di esso la medesima osservazione. Zoomando su una forma frattale, il suo frastagliato profilo evidenzia una struttura che si ramifica ulteriormente ad ogni successivo ingrandimento, svelando infiniti nuovi dettagli, e ci vale per infiniti ulteriori ingrandimenti. Un'altra caratteristica dei frattali che li diversifica ulteriormente dalle forme della geometria classica data dal fatto che essi hanno una dimensione non intera bens decimale. Le inedite caratteristiche dei nuovi oggetti della geometria frattale, riabilitata dalla scoperta del caos deterministico e dall'introduzione dei sistemi dinamici nello studio di comportamenti complessi, hanno consentito di analizzare e spiegare fenomeni quali ad esempio quello delle turbolenze; in particolare, i frattali appaiono strettamente collegati agli 'attrattori strani', riscontrabili nei sistemi dinamici nel cui comportamento il livello caotico va aumentando in presenza di perturbazioni esterne e di effetti dissipativi.

Quegli Strani Attrattori... Come si possono definire questi 'attrattori strani'? Si tratta di "settori dello spazio attorno ai quali il sistema passa infinite volte con traiettorie sempre diverse, ma rimanendo sempre dentro certi confini" (Gallo). Si pensi ad una rete informatica o neurale, la cui potenza non cresce tanto con l'inserimento di nuovi nodi, quanto piuttosto al crescere del numero di connessioni tra essi. Gli attrattori strani sono in realt determinati da leggi ben precise, e quindi sono sensibili alle condizioni iniziali, ma evidenziano allo stesso tempo un alto grado di imprevedibilit ed una geometria frattale. Come esempio di comportamento biologico interpretabile in termini di caduta in attrattori strani, si pensi a ci che accade a livello cerebrale nel sistema olfattivo, o nei sistemi ospite-parassita: in questo caso, e non solo, "la presenza di un attrattore strano caratteristica di uno stato di attivit biologica che si trova in situazioni, come quelle tipiche della vita, intermedia in qualche modo fra la pura casualit e la totale predicibilit delle macchine artificiali (...). L'andamento numerico del rapporto ospite-parassita (in cui le dimensioni delle popolazioni dei due partner a una generazione dipendono le une dalle altre, ma anche da quelle delle stesse popolazioni nella

generazione precedente) pu essere parzialmente assimilato a un succedersi di valori di due funzioni iterative legate fra di loro, quelle appunto che descrivono il divenire del numero dei parassiti e degli ospiti; questo fatto rende comprensibile il passaggio al caos per valori specifici dei parametri contenuti nelle equazioni stesse." (Casati).

Matematica della Complessit Abbiamo accennato all'introduzione dei sistemi dinamici. Gi da tempo si era approdati alla conclusione dell'impossibilit di studiare fenomeni complessi quali quelli biologici o economici utilizzando modelli semplici, di tipo statico. La propagazione di un'epidemia, un andamento anomalo del battito cardiaco, la trasmissione degli impulsi cerebrali hanno in comune la caratteristica non trascurabile di evolversi nel tempo e la loro osservazione ha convinto gli studiosi della necessit di introdurre nell'analisi di questi fenomeni un modello di sistema dinamico, che - in quanto biologico doveva in ogni caso tendere verso l'equilibrio: in un tale scenario eventuali variazioni imprevedibili e disordinate non potevano che essere attribuite a condizioni eccezionali e quindi considerate patologiche. E' di appena una ventina di anni fa l'idea, stimolata dalla scoperta del caos deterministico, che "queste variazioni 'caotiche' possono essere inerenti ai sistemi, ovvero contenute nei modelli teorici deterministici che descrivono l'evoluzione dei sistemi stessi. Questo nuovo modo di pensare ha portato a risultati insospettati." (Casati) Questi risultati, che oggi consentono lo sviluppo di teorie come quella dei sistemi viventi di Capra, sono stati resi possibili dalla disponibilit, negli anni '70, di elaboratori molto potenti e veloci, in grado quindi di affrontare l'enorme complessit dei sistemi oggetto di studio: ci ha consentito l'applicazione concreta di nuovi filoni di ricerca, quali la teoria del caos e la geometria frattale, e ha dato forma ad una struttura matematica coerente, che potremmo chiamare la matematica della complessit. La caratteristica cruciale della matematica della complessit data dalla sua nonlinearit . Il consistente aumento della potenza e della velocit elaborativa dei computer degli anni '70 ha finalmente consentito lo studio e la risoluzione di numerose equazioni non lineari che fino a

quel momento era stato impossibile risolvere manualmente ma la conoscenza delle cui propriet era essenziale per studiare situazioni fisiche in cui intervengono delle 'turbolenze'; si pensi al flusso dell'acqua in un fiume, inizialmente lineare, che all'improvviso incontri uno scoglio: la presenza dell'ostacolo generer nel liquido un movimento complesso e vorticoso che pu apparire caotico. Applicando, per, e risolvendo le equazioni non lineari associate a questo tipo di moto, si scopre l'esistenza di un ordine soggiacente all'apparente caos. "In realt, la teoria del caos una vera e propria teoria dell'ordine, ma di un nuovo tipo di ordine svelato dalla nuova matematica. Questo fatto di grande importanza per la teoria dei sistemi viventi, poich le reti che rappresentano il modello basilare di tutti i sistemi viventi sono anch'esse molto complesse" (Capra, 1996) Ed infatti, da quando (poco pi di un decennio) la matematica e la fisica sono state introdotte come strumenti di ricerca nella fisiologia cardiaca (attraverso l'uso dell'analisi spettrale , della dinamica non lineare e della teoria del caos), la rilevazione di una dinamica caotica non viene pi automaticamente associata ad una condizione patologica quanto al normale andamento del ritmo cardiaco! Questa idea si basa sul fatto che, come affermano gli esperti della Harvard Medical School, "il caos procura al corpo umano una flessibilit che gli permette di rispondere a stimoli diversi". In effetti "il sistema di generazione del ritmo cardiaco formato da un oscillatore periodico controllato da una molteplicit di meccanismi non lineari (ormoni, sistema simpatico e parasimpatico...). Si confrontato per esempio lo spettro di frequenza di un elettrocardiogramma di soggetti normali e di soggetti malati di cuore. Si osservato che gli ECG dei primi presentano delle irregolarit su scale che vanno da qualche secondo a qualche giorno, mentre quello dei pazienti presenta uno spettro molto pi piatto. Per esempio, si osservato che alcune persone molto malate hanno dei battiti molto regolari prima di morire. Infatti il ritmo cardiaco si deve adeguare all'attivit dell'organismo (respirazione, attivit mentale, ecc.). Questo aggiustamento produce un ritmo irregolare. In alcune malattie il cuore perde la capacit di adattarsi all'attivit dell'organismo e perci presenta un ritmo estremamente periodico." (Casati) L'esempio sopra riportato ci permette di comprendere meglio la relazione fra gradi di libert, zone di instabilit e processo di adattamento evolutivo in un sistema complesso (e non solo di tipo biologico): l'adattamento non altro che il passaggio di un sistema, sottoposto ad uno stimolo esterno, da un attrattore ad un altro, oppure pu rappresentare una risposta 'elastica' (che cio riporta all'attrattore originario) a piccole perturbazioni qualora il sistema si trovi lontano dai punti di catastrofe.

La Rete della Vita Nel campo medico questa rivoluzione conduce inevitabilmente ad una riformulazione in chiave olistica del corpo umano, considerato ora come un "sistema dinamico interconnesso con zone di imprevedibilit, in cui ogni azione compiuta dall'esterno non ha mai un solo effetto, ma si diffonde in modo in parte imprevedibile nella rete di elementi su cui agisce"; nel campo dell'ecologia essa "spiega l'alto grado di interdipendenza degli esseri viventi nei diversi livelli gerarchici in cui sono organizzati e permette modelli che utilizzino anche strumenti come gli

attrattori strani proprio per valutare, consci della incapacit di tutto prevedere, i fasci di possibilit aperti da ogni intervento e per procedere quindi a una progettazione plastica che mantenga le zone fuide dei sistemi e permette quindi una loro eventuale evoluzione verso nuovi attrattori, anch'essi sufficientemente strani da essere coerenti con quel miscuglio fra ordine e caos che noi chiamiamo vita." (Casati) Nella storia che stiamo cercando di raccontare, proprio il concetto di ecologia a farla da padrone, o meglio da principio ispiratore, almeno stando a quanto spiega Fritjof Capra in una presentazione al pubblico della sua ultima opera: "La scienza dell'ecologia, che ebbe inizio durante gli anni '20, arricch la concezione della vita dei sistemi con l'introduzione di un importantissimo nuovo concetto, il concetto di rete. Sin dalle origini dell'ecologia, le comunit ecologiche sono state riguardate come insiemi di organismi collegati reciprocamente come in una rete da relazioni alimentari. Inizialmente gli ecologisti formularono i concetti di catene e cicli alimentari, che presto si espansero verso il contemporaneo concetto di rete alimentare". Il modello di rete inizi ad essere applicato a tutti i livelli dei sistemi, fino a considerare un ecosistema la stessa cellula: anche una cellula batterica, ad esempio, in realt una rete altamente complessa che coinvolge letteralmente migliaia di reazioni chimiche interdipendenti. "Ci condusse all'idea chiave che la rete un modello comune a tutta la vita. Dovunque c' vita, ci sono reti"

Reti Autopoietiche Da tutto quanto fin qui detto, dobbiamo concludere che "la vita possibile attraverso il controllo del caos": essa si auto-organizza reagendo 'positivamente' al caos e all'entropia, la quale invece domina completamente in sistemi termodinamicamente chiusi e quindi destinati a soccombere in preda ad un caos totale e, in tal caso, assolutamente distruttivo. Ed infatti un'altra coppia di concetti relativamente nuovi ma di grandissima importanza per lo studio della complessit, del caos e dei sistemi viventi costituita dai sistemi dissipativi e dalle reti autopoietiche. Lo scienziato belga Ilya Prigogine, partendo dall'applicazione di una nuova matematica allo studio della termodinamica, approd alla teoria delle strutture dissipative riconoscendo che i sistemi viventi sono in grado di gestire i loro processi vitali in condizioni di non-equilibrio: un organismo in equilibrio in realt morto, giacch gli organismi viventi si mantengono in uno stato che ben lontano dall'equilibrio, ma che lo stato della vita ed stabile, poich la struttura generale viene conservata nonostante il mutamento in atto nelle sue componenti. Queste strutture dissipative, oltre a mantenersi stabili, sono capaci di evolversi, il che accade quando esse attraversano punti di instabilit, trasformandosi in strutture pi complesse e sviluppando nuovi comportamenti: questa sorta di 'emergenza spontanea' viene chiamata auto-organizzazione ed alla base dei fenomeni dell'apprendimento, dello sviluppo e dell'evoluzione. Il modello autopoietico, sviluppato dagli scienziati cileni Maturana e Varela, si riferisce al fatto che un sistema vivente una rete di relazioni in cui la funzione di ogni componente quella di trasformare e sostituire altre componenti della rete; in pratica, dunque, la rete continuamente 'si fa', si genera da s, poich essa prodotta dalle sue componenti e a sua volta produce queste componenti.

Benedetto sia il Caos! All'inizio abbiamo accennato alla meccanica quantistica e alle immense implicazioni che questa rivoluzionaria scoperta ha comportato nell'approccio della fisica moderna ad una nuova visione dell'universo, secondo la quale la meccanica classica pu considerarsi valida solo in prima approssimazione nell'approccio ad oggetti macroscopici. Se, come abbiamo visto, la fisica di Newton si rivelata nient'affatto deterministica, evidenziando anzi, al contrario, l'impredicibilit dell'evoluzione di un sistema e l'impossibilit di spiegare - con le sue premesse - fenomeni apparentemente caotici, qual stato l'impatto della meccanica quantistica con la teoria del caos deterministico ? Ancora una volta, cosa a cui del resto la fisica dei quanti ci ha abituato fin dalla sua scoperta, stiamo per imbatterci in un (apparente) paradosso: infatti, dato il carattere intrinsecamente probabilistico di questa scienza, poich lo stato di un sistema all'istante t determinato univocamente dallo stato iniziale all'istante t0, conoscendo la legge del moto possibile, in teoria, determinare lo stato futuro a partire dalla sola conoscenza delle condizioni iniziali... "Pertanto il quadro che si va delineando diametralmente opposto a quello che si aveva in precedenza: la meccanica classica sempre stata considerata come una teoria deterministica; ora noi abbiamo visto che, a causa dell'insorgere del moto caotico, essa porta a un comportamento statistico. D'altro lato la meccanica quantistica intrinsecamente probabilistica, tuttavia, grazie al suo carattere di stabilit, essa risulta essere pi predicibile della meccanica classica. Questo affascinante tema costituisce oggi uno degli argomenti di ricerca in pi rapido sviluppo. (...) Nel campo specifico della fisica, il comportamento caotico essenziale per una descrizione statistica del sistema, cio per una descrizione del suo comportamento in termini di poche variabili. Ci sarebbe impossibile per i sistemi ordinati." (Casati) Dopo questa panoramica tanto lunga quanto (almeno spero) interessante per comprendere meglio alcuni aspetti legati alla teoria della complessit, abbiamo scoperto che non necessariamente le leggi semplici portano a comportamenti altrettanto semplici, e che, al contrario, sono proprio le leggi deterministiche a generare un'evoluzione caotica! Alle soglie del Terzo Millennio, come bisogna interpretare questa straordinaria rivelazione ? Non lasciamoci tentare da considerazioni disfattiste, visto che le mutazioni rappresentano, come si ampiamente visto, una risposta adattiva del sistemanatura all'introduzione di fattori caotici perturbanti e quindi somigliano pi ad una risorsa che ad un limite. Infatti, nonostante l'impossibilit di prevedere l'evoluzione di un dato sistema, dallo studio del caos possibile ricavare le condizioni perch il sistema si comporti in un determinato modo, atraverso la regolazione dei parametri esterni: si pu ad esempio conoscere sotto quali condizioni un ciclo evolutivo si estingue, diventa stazionario o assume un carattere del tutto casuale.

Il Punto di Svolta

E noi che stiamo cavalcando, alcuni con indifferenza, altri con fatalismo, molti con scarsa consapevolezza, il passaggio di millennio con la netta sensazione che qualcosa stia cambiando, ma senza comprendere in quale direzione muoverci e quali comportamenti modificare a partire dal nostro quotidiano, quale insegnamento possiamo trarre dall'interpretazione degli ecosistemi come reti autopoietiche e come strutture dissipative ? Qual l'utilit della teoria dei sistemi viventi di Fritjof Capra ai fini di una svolta cosmica che consenta a noi contemporanei di migliorare la qualit della vita e alle generazioni future semplicemente di esserci? Secondo Capra, "possiamo formulare un insieme di principi di organizzazione identificabili con i principi fondamentali dell'ecologia, e possiamo utilizzarli come linee guida per l'edificazione di comunit umane sostenibili" (da "La Rete della Vita", 1995). Fra i principi base dell'ecologia, lo scienziato si sofferma sui seguenti: interdipendenza, riciclaggio, cooperazione, flessibilit, diversit: si tratta di aspetti legati all'organizzazione che gli ecosistemi si danno per rendere massima la sostenibilit. Per quanto riguarda la ciclicit, Capra ci fa notare che l'economia e l'ecologia non si somigliano affatto, giacch la natura ciclica, mentre i nostri sistemi industriali sono lineari; bisognerebbe dunque riprogettare gli schemi di produzione e consumo ispirandosi ai processi ciclici presenti in natura. Sulla diversit lo scienziato mette in risalto come le comunit ecologiche eterogenee siano elastiche, capaci - quindi - di maggiore adattamento ai cambiamenti. "Tuttavia, la diversit costituisce un vantaggio strategico solo se c' una comunit realmente vitale, sostenuta da una trama di relazioni. Se la societ frammentata in gruppi e individui isolati, la diversit pu facilmente diventare una fonte di pregiudizi e frizioni. Ma se la comunit consapevole dell'interdipendenza di tutti i suoi membri, la diversit arricchir tutte le relazioni e dunque arricchir tanto la comunit nel suo complesso quanto ciascun singolo membro." Come dunque attrezzarci per affrontare il famigerato "punto di svolta"? "La sopravvivenza dell'umanit dipender dal nostro grado di competenza ecologica, dalla nostra capacit di comprendere i principi dell'ecologia e di vivere in conformit con essi": cos Fritjof Capra conclude il suo ultimo libro, cos si conclude pure, per il momento, il nostro viaggio virtuale nel mondo della complessit.

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