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LA FUGA

Tacchino Selvaggio si sveglia. lultimo giorno di giugno, e un nuvolone dinizio estate stava marciando
attraverso la pianura periferica del Kansas (dove le luci della citt si dileguavano nellassoluta oscurit dei
campi) mentre Tacchino Selvaggio dormiva. Sapeva che stava per arrivare. I lampi tessevano ragnatele di
luce avanti, indietro e poi sopra di lui la scorsa notte mentre camminava, e il vento prometteva la pioggia
che ora, mentre Tacchino Selvaggio batteva gli occhi nel chiarore mattutino, stava provocando, attraverso il
cavalcavia della strada rurale sopra la sua testa rimbombante, un frastuono sordo avvolgente.
Tacchino Selvaggio si tira fuori dalla depressione di cemento a forma di corpo nascosta proprio sotto la
gronda del piccolo cavalcavia una parola troppo grande per ci che rappresentava in realt: una strada
provinciale isolata sovrapposta ad unaltra. Sapeva di dover dormire qui la scorsa notte a causa della
pioggia e perch vide che il cavalcavia era abbastanza vecchio da avere questa concavit a forma di corpo,
un letto da tornado come si era soliti chiamarlo; e adesso, distendendosi verso langolo scuro della trave
maestra, tastava in giro alla ricerca dellantica cassetta di sopravvivenza lasciata per automobilisti di un
tempo che prendevano l rifugio. Vi trov dentro una torcia elettrica non funzionante, una radiolina di
allerta meteo arrugginita, e s una bottiglia dacqua, con uno spesso strato di polvere, di cui Tacchino
Selvaggio assetato comera non si cur. Si alza in piedi e si stiracchia sul pilone inclinato di cemento, sullo
sfondo di una pioggia scrosciante. Aveva ragione sul fatto che la lunga passeggiata notturna lungo la strada
di campagna gli avrebbe fatto bene per smaltire leffetto, e che loscurit avrebbe scongiurato una delle sue
amnesie, ma si sbagliava sul fatto di farcela ad andare a scuola prima del mattino.
Ci va ora, sotto la pioggia, bagnato fradicio. La scuola sorge, dove sempre stata, al centro di un campo di
granturco, e mentre Tacchino Selvaggio sale ancora una volta in cima ai vecchi edifici, le foglie e gli steli
spessi tossiscono nella pioggia battente. Gira intorno al piccolo campus sotto la tempesta come se fosse
ancora alle medie, ancora a trascinarsi stancamente di classe in classe nella polo stucchevole e luniforme
kaki. Adesso, come allora, non riesce a non pensare alla stranezza del tempo quando vede gli edifici quegli
stessi edifici come sentimenti eterni perennemente in rovina. Anche in funzione (prima, come scuola
privata Episcopale ad hoc, ed ora, apparentemente riadattati ad asilo nido) i prefabbricati bianchi marciti e
ledificio di mattoni cupamente datato, giacevano in situ noncuranti.
In piedi sul percorso di cemento lungo i prefabbricati, cercando di guardare dalla finestra oscurata di una
stanza abbandonata, Tacchino Selvaggio ha uno dei suoi piccoli capogiri temporali di quelli brevi, che
riportano la sua mente indietro al momento in cui si era svegliato sotto il piccolo ponte appena unora
prima e si rende conto di essersi svegliato pensando a Mrs. Budnitz, la sua insegnante di seconda
elementare, rigorosamente di ruolo, e dal profumo leggermente fetido che, di tanto in tanto, si spandeva
delicatamente su uno sbuffo daria nelle ultime settimane di scuola prima dellestate, attraverso il suo abito
a quadretti. Anche se il profumo, o l'odore di per s, non era affatto delicato ma tagliente, ricco, pungente,
persino vagamente dolce, come l'odore di merda umana fuori da un bagno. N si poteva davvero definire
un odore quanto un'emanazione, o almeno cos che sarebbe sembrato a Tacchino Selvaggio, seduto sul
tappeto al centro della stanza, folgorato da questa esperienza sensoriale arrivata a lui sulla scia
ondeggiante della brezza generata dal ventilatore da finestra.
Non avevano ancora l'aria condizionata installata nella loro classe e il calore, e il conseguente sudore,
secreto attorno larea di Mrs. Budnitz, dagli abiti abbondanti e le pieghe di grasso e coscia, probabilmente
amplificavano l'odore. Era avvertibile solo ad ogni nono o decimo respiro e quindi non rappresentava
qualcosa di cui Tacchino Selvaggio potesse davvero parlar o lamentarsi. Ma era distintamente sessuale, o
carnale nella sua grassa e leggermente lurida corporeit, nella sua nota intima di muschio vaginale anche
se naturalmente questa particolare considerazione sarebbe arrivata solo pi tardi, visto che, a quel tempo,
si trattava solo di unesperienza momentanea. Il profumo rifiutava di indugiare, e perci esisteva per
Tacchino Selvaggio, nel suo interesse personale, per lo pi in un sussulto di vergogna, allo stesso modo in
cui a volte a quell'et indugiava un secondo di troppo nel bagno della scuola con la carta igienica macchiata
di merda in mano prima di scaricare, avvertendo un impeto di qualcosa che non riusciva a capire. Alla fine,
era stranamente confortante.
E perch questodore ora, o meglio, dopo, al risveglio lo insegue? Forse questa scuola riporta la sua mente
indietro a quell'altra classe, pensa Tacchino Selvaggio. Anche se lodore riproduceva proprio il momento in
cui si lasciava andare sul tappeto nella classe di Mrs. Budnitz durante il sonnellino. La confluenza di quelle
due sensazioni lasciarsi andare inermi ad un sonno stanco e sudato; lasciarsi andare inermi a quel
profumo intrigante e un po disgustoso, rappresentavano una sorta di resa, uno svuotamento di mente, una
regressione ad un qualche stato pre-infantile di abbandono.
Da allora, quando si addormenta, o attraverso quello in cui si risveglia, andato spesso alla ricerca del
significato di quellesperienza nella sua vita: nellaria stagnante di lenzuola di donne sudice e di un vaso da
notte rovesciato nella piccola casa in Ramadi; nel profumo attenuato del letto scoperto dopo che lui e
Merry Darwani avevano fatto sesso anale per la prima volta; nellodore di rame e pioggia acida proveniente
dalle travi di metallo che tenevano insieme il piccolo ponte. Tacchino Selvaggio era abituato a vedere la sua
vita procedere in questo modo: questo o quel dettaglio della sua giornata balzare fuori da un qualche
mondo primario di esperienze passate essenziali. Queste allusioni sensoriali sono sempre e solo sentori o
imitazioni sbiadite delloriginale, cos come la luce pallida e acquosa, che adesso attraversava le nuvole
mentre il mattino riacquisiva il suo calore, era cugina del piccolo pugno di fuoco intenso sopra le membra
della ragazza nel cortile in Ramadi, o del bagliore ritmico e stroboscopico del fosforo delle granate tattiche.
Tutte e tre le allusioni sono semplici frammenti del lampo di luce bianco puro di una delle amnesie di
Tacchino Selvaggio.
Volta le spalle alla finestra. Non c niente da vedere qui. stato un errore venire. Inizia la lunga traversata
indietro.

Tacchino Selvaggio si sveglia. Ha otto anni, ed steso sulla schiena nel mezzo del campo di grano spuntato
per caso dal terreno irregolare dietro la propriet dei genitori. Non sa perch steso a terra, non ricorda
come ci arrivato. Stranamente, per, ricorda cosa successo appena prima di svegliarsi, che stato
quando ha avuto la sua prima amnesia (anche se non sapeva ancora di doverla chiamare cos. Lunica cosa
che sapeva era l'immagine che indugiava spettacolarmente sulle sue retine, nel teatro della sua mente).
Dapprima stava correndo per il campo, sentendo gli steli pruriginosi opporsi al suo passo pesante, poi
dimprovviso si ritrov in piedi nel campo, attirato da qualcosa nellaria, da un piccolo bagliore nel cielo, e
dopo ancora stava cercando e cercando e vedendo sulle punte sfocate del grano la bellezza del sole del
tardo pomeriggio che si alzava e si abbassava sulle correnti invisibili del vento. Sembrava, quasi, un fondale
marino, pens, appena prima del rischiararsi del cielo, prima che si trasformasse da un bagliore solitario in
un campo impetuoso di lampi bianchi, cos tanti e cos vicini che non ricord nientaltro.
Tempo dopo, non racconter delle amnesie n ai reclutatori della marina n ai medici, ma ne sar colpito
proprio la prima notte di iniziazione, prima ancora di raggiungere effettivamente il centro di
addestramento. Si ritrover tra i ragazzi ai tavoloni nella palestra delledificio dellarmeria locale: le reclute
venivano tenute sveglie tutta la notte, forzate a tenere le mani dritte immobili davanti a loro, a dieci
centimetri dal piano del tavolo. Non era consentito muoversi, o muovere le mani, o lasciare che le mani
toccassero il tavolo. Poi, il lampo.

Perch non mi avete cacciato? chieder in seguito, alla fine del vero addestramento, e gli istruttori gli
spiegheranno (lasciando che la loro voce si affievolisse quel tanto da mostrare rispetto) come fosse
sembrato seduto come in preda ad unepilessia, ma con le mani (le uniche parti di lui) perfettamente
immobili a dieci cm dal tavolo. Sebbene Tacchino Selvaggio sospetter della veridicit della cosa, visto che
si sveglier nellumidit del fosso fuori larmeria, la maglietta bianca macchiata di sangue dallestremit
della rete metallica che ha scavalcato (suppone) per scappare, e con le facce degli istruttori, pallide come
lune che si accalcavano sopra di lui. Alla fine prender le medicine per le sue amnesie. Ma le medicine lo
renderanno intontito, assonnato, per il fatto che esse stesse simulavano gli effetti postumi delle amnesie
e perci Tacchino Selvaggio non sar mai in grado di analizzare il suo risveglio. Non riuscir mai a capire se
si star svegliando da unamnesia, dalla medicina, o da un ricordo, come se tutte e tre fossero
essenzialmente la stessa cosa.

Tacchino Selvaggio si sveglia, ma Jeannie si gi alzata dal letto. Tacchino Selvaggio pu vederla, se si
sposta sul lato del materasso, gi per lo stretto corridoio: la porta del bagno socchiusa, da cui filtrava una
luce dorata e calda nella pallida e fresca mattinata. Sono da lui, nellappartamento proprio sopra i binari del
treno, di fronte la strada che porta al college. Jeannie si aggiusta i capelli, nuda, ancora accaldata per la
doccia. Si ferma di fronte allo specchio in silenzio, preparandosi per le lezioni o il lavoro, lui non ricorda oggi
cosa deve fare lei. Lui in congedo a casa da due settimane ormai e ancora non riesce a farci labitudine.
Durante il pomeriggio fa la doccia senza perdere tempo, ed esce rendendosi conto di essere in ritardo di
due ore.
La scorsa notte Tacchino Selvaggio port fuori Jeannie ai vecchi edifici scolastici, trascurati come
apparivano, in bilico nellinterregno tra i giorni come scuola a cui andavano insieme lui e Jeannie, e lattuale
incarnazione in quanto spazio riproposto come asilo nido. Era qualcosa che facevano anche al liceo, quando
Jeannie aveva ancora la sua Mustang verde decappottabile: nelle notti inoltrate di ottobre guidavano fino
agli edifici con appresso i sacchi a pelo, abbassavano la cappotta e parcheggiavano nel mezzo del vecchio
campo da baseball, gi ricoperto per met dalla vegetazione, e guardavano le stelle. Gli edifici apparivano
abbandonati anche allora, o in procinto di esserlo.

Pi tardi quella stessa notte, dopo essere tornati allappartamento di lui quando inizi a fare troppo freddo,
Tacchino Selvaggio si sdrai nudo con Jeannie sul materasso adagiato sul pavimento, e avvolse il suo corpo
attorno a quello di lei in posizione fetale e url: Jeannie in bottiglia!, che era uno dei loro vecchi giochi, e
lei aveva riso, suonando mezza annoiata al suo stesso semplice intrattenimento nostalgico, ma poi Tacchino
Selvaggio continu a ripetere e ripetere: Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle!
Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie
in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a
bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle!
Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! pi e pi volte, con un leggero cambiamento
vocalico ed unenfasi oscillante, sufficiente quel tanto da evitare di sembrare un disturbo tecnico, che si
ripete allinfinito, cosa che avvenne in maniera disperata, Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie
in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a
bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle!
Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie
in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! Jeannie in a bottle! ancora ed
ancora finch il suono non inizi ad affievolirsi, fino a spegnersi del tutto, per poi trasformarsi brevemente
in canzone prima di sgretolarsi in articolazioni pedanti, in cui ogni fonema diventava estraneo, distinto e
senza alcun significato. Alla fine si era fermato. Jeannie giaceva l in silenzio, molto rigida, immobile dallo
spavento pi o meno dalla ventesima o venticinquesima ripetizione in poi. Nel silenzio dopo che la voce di
Tacchino Selvaggio si era interrotta, quando era chiaro che si fosse realmente fermato, e quando
finalmente la liber dalla morsa, lei si alz con cautela dal letto e si diresse silenziosamente in bagno.
Sebbene Tacchino Selvaggio si rendesse conto che ad un certo punto doveva essersi rimessa a letto (ma lo
aveva fatto davvero? O aveva dormito sul divano?), la sua presenza nel bagno al momento sembra contigua
alla presenza della scorsa notte, cosa che rappresent un problema per Tacchino Selvaggio, che non sapeva
dire quanto tempo fosse passato, sempre se era passato del tempo.
Fin di aggiustarsi i capelli e di truccarsi e si vest in silenzio. Non cerc di evitare Tacchino Selvaggio; resse il
suo sguardo mentre si infilava il jeans una gamba alla volta prima di girarsi e andarsene, la sua espressione
che non lasciava trasparire alcun sentimento di rabbia, o risentimento. Quando torner, se mai torner da
lui e non andr, invece, al suo appartamento, Tacchino Selvaggio sar l, o forse no. Ormai ci ha fatto
labitudine.
Tacchino Selvaggio si sveglia, le voci degli altri soldati sempre pi insistenti attorno a lui. Sono tutti nella
sala ristorante della base operativa pi avanti, a parlare con i dottori dell ospedale militare, che era una
cosa che piaceva moltissimo ai ragazzi della squadra, cosa di cui Tacchino Selvaggio non avrebbe mai capito
il perch. la serata Pizza Hut, ecco perch la squadra tutta qui fuori nella sala principale della base,
lunica vera opportunit per i dottori e i ragazzi di incontrarsi, prima che questi ultimi (il loro giorno iniziava
proprio adesso allimbrunire), si trascinassero di nuovo nellarea di allenamento ad accesso limitato e si
preparassero alla prossima operazione.
Qualcuno sta raccontando la storia di come Tacchino Selvaggio aveva avuto quel soprannome. Tacchino
Selvaggio non sa chi la sta raccontando, ma non importa molto dal momento che la storia diventata di
dominio pubblico, accessibile a tutti i ragazzi della squadra, che di loro volont forzavano ogni pi piccolo
dettaglio.
Tutto accadde in Carolina, prima che si formasse la squadra al completo, quando vagavano tutti ancora
liberamente per la base, in attesa di essere ricollocati. Era il giorno prima del Ringraziamento e il
comandante in carica della base aveva unossessione vagamente sadica di preparare i soldati al Corpo dei
Marine e alla loro ferrea disciplina et cetera, non aveva ordinato nessun cibo del Ringraziamento, e aveva
rimpiazzato quellordine con diversi carichi di cibo in scatola di tacchino, pur di patate e salsa ai mirtilli,
tutto cibo liofilizzato, essiccato, et cetera et cetera, e perci Tacchino Selvaggio (che non era ancora stato
soprannominato cos) si era allontanato furtivamente durante una delle esercitazioni tra le foglie dorate dei
boschi autunnali, e disse a Lagrazia di Dio di seguirlo.
Lagrazia di Dio era Bob Lagrazia, un uomo del Tennessee dal viso gentile e dalla voce dolce, aggiunto in
seguito al team per la sua perfetta abilit di tiro. Era religioso, anche se molto passivo al riguardo, e fin
collessere chiamato Lagrazia di Dio perch diceva spesso per la grazia di Dio!, in maniera riassuntiva
quando vedeva qualcosa che gli suscitava forti emozioni. In seguito Tacchino Selvaggio vedr Lagrazia di Dio
sparato al collo in Tikrit, mentre il loro veicolo era bloccato ad un incrocio nel traffico. Ma quel giorno,
invece, Lagrazia di Dio si era fermato in silenzio al limite della boscaglia mentre Tacchino Selvaggio
strisciava lentamente avanti, oltre la strada statale di campagna, che era vietato oltrepassare.
Perci Tacchino Selvaggio sta l a fare questa camminata idiota da granchio in mezzo alla statale perch
che aveva visto dallaltra parte? tre grossi uccellacci, tacchini, tacchini selvaggi, gironzolare l attorno nel
fosso dallaltro lato della strada, in unarea demilitarizzata e Tacchino Selvaggio ha queste lunghe mutande
sotto luniforme e non ha portato il coltello con s, perci sta andando a fare Dio solo sa cosa torcergli il
collo, o qualcosa del genere, sempre se riesce ad arrivare abbastanza vicino da acchiapparne uno.
Comunque, il buon vecchio Tacchino Selvaggio sente un rumore e si vede che doveva essere molto
affamato o solo un cazzone perch se la fa sotto e parte a razzo in direzione degli uccelli, che ovviamente si
cacano sotto dalla paura pi di lui. Noi seguiamo tutto dallarea comunicazioni grazie alla telecamera sul
retro dellelmetto pisciandoci sotto dalle risate.
E poi che succede?, chiede uno dei dottori, un ometto calvo con gli occhiali.
Che iniziano a scappare da tutte le cazzo di parti, perch Tacchino Selvaggio un fottuto idiota. Non puoi
metterti a dare la caccia ad un tacchino. Perci iniziamo tutti a parlargli attraverso lauricolare, spiegandogli
che cazzo stava combinando e che accade proprio in quel preciso momento? Che un Tir sfreccia dallangolo
di questa piccola stradina dal cazzo di nulla e quasi uccide Tacchino Selvaggio, che si tuffa via dalla strada,
per scoprire, quando si rialza, che quel fottuto Tir aveva staccato la testa a tre uccelli.
Cera stato sangue su tutta la statale. Tacchino Selvaggio si era disteso nel fosso, tremante. Nel silenzio
forzato dopo il passaggio improvviso del Tir, Tacchino Selvaggio si accorse che Lagrazia di Dio si muoveva
tra le foglie dietro di lui. Aveva recuperato gli uccelli senza testa, e con una mano li stava porgendo a
Tacchino Selvaggio.
Per la grazia di Dio! disse Lagrazia di Dio.
La maggior parte lo chiama Tacchino Selvaggio per intero. Qualche volta uno o due dei ragazzi neri lo
chiamano Tacchino culo danzante, con un livello ignoto di ironia aggressiva. Una volta, dopo lepisodio
del giardino in Ramadi, Tacchino Selvaggio sent uno dei ragazzi nuovi chiedere di lui a qualcuno nei
dormitori che, chiunque fosse, si raddrizz con la testa sulla branda dura prima di rispondere un
selvaggio amico, proprio Selvaggio in quel modo ambiguo che sembrava significare
contemporaneamente sia laggettivo che il nome proprio. Da quando Bob Lagrazia stato ucciso, quando si
parla di lui i ragazzi si limitano a sorridere e a chiamarlo Grazia, come se fosse una delle loro amanti del
passato in quel mondo che lo trov accidentalmente l con loro nel deserto.
Tacchino Selvaggio sempre stato ipnotizzato dal linguaggio della squadra, quel gergo pratico militare che
trasformava le parole in un morphing, giusto quel po per approssimarsi leggermente a quel mondo
surreale; un linguaggio che in qualche modo si addiceva di pi al mondo reale con cui si confrontavano.
Accadeva spesso che la parola insensata o il leggero spostamento linguistico finivano col diventare
misteriosamente o confusamente appropriati, come per lamico di Tacchino Selvaggio, il mitragliere
missilistico TOW che chiamano Tow Head che sembra davvero un ragazzo dalla testa tirata (le parole si
fanno strada nella mente di Tacchino Selvaggio per qualche vecchia storiella letta alle superiori durante le
lezioni di inglese), o come per i troppi litri di Wild Turkey che Tacchino Selvaggio berr a casa per
riprendersi dalla sua dipendenza dai farmaci.
Merda, che significava il deserto, la guerra, Iraq, diventava Buco, che diventava Fuoco, che diventava Fuma,
che diventava Fuga, che alla fine dava un significato a tutto.

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