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Dott.

ssa Simona Smeraldi

DARFUR, UN GENOCIDIO CONSUMATO MA NON ANCORA


RICONOSCIUTO

1. Introduzione storica
Nellantichit il Sudan era gravitante nellorbita dellEgitto faraonico, conosciuto come il regno di
Nubia, fu sede della civilt di Meroe (sec. III D.C.) e dei cristiani monoliti delle cateratte.
Raggiunto dallinvasione araba (sec. VII) si frantum in sultanati che furono attivi centri della tratta
degli schiavi, quali: Darfur, Kordofan, Sennan. Il Darfur in particolare abitato anticamente dal
popolo sudanese dei fur, acquis grande importanza quale nodo dei traffici transahariani, e nel XVIII
sec fu unito al Kordofan, costituendo un sultanato che domin gran parte del Sudan orientale.
Perse la propria autonomia solo nel 1916, quando fu annesso al Sudan, esso nel frattempo era
controllato da un governo anglo-egiziano, nonostante la minima partecipazione egiziana
nellamministrazione.
La Corona conscia della complessa realt sudanese, adott il sistema dell indirect rule, comune alle
altre colonie nel continente, e dei distretti chiusi, mentre meditava sullopportunit di associare il
Sud a territori limitrofi sotto la sua amministrazione piuttosto che il Nord.
Solo intorno al 1930 i britannici trovarono un accordo con i popoli del Sud, imparando a governare
in base ai loro costumi e tradizioni, ma dur solo una generazione la pace, e per mantenerla il Sud
rimase isolato da ogni influenza, inclusa quella islamica e venne mantenuto immobile dal punto di
vista economico, mentre al Nord si concentr lo sviluppo economico con le coltivazioni di cotone
su larga scala. Gli inglesi speravano di avere il tempo di sviluppare larea, tanto che nel 1948 si apr
la prima scuola secondaria. Ma durante le negoziazioni anglo-egiziane, gli USA, per paura della
influenza sovietica in Egitto, permisero una definizione rapida della situazione.
Cos quando gli amministratori britannici lasciarono il Sud nel 1955, al Nord vennero aggregate
queste terre. Lintera operazione fu vista come un passaggio da una forma coloniale ad unaltra, fino
a 1956, quando il Sudan ottenne lindipendenza da Nasser, il 1 gennaio del 1956, essa venne infatti
a consacrare i confini attuali del paese, ma fu proclamata quando gi cera aria di guerra;
nellagosto del 1955 era scoppiata una rivolta a Torit.
La crisi era la conseguenza della politica britannica di sviluppo del Sud in netta separazione con il
Nord sotto il pretesto che i sudanesi musulmani volevano soggiogare il Sud non sofisticato. Invece
il proselitismo islamici venne dimenticato e le missioni cristiane incoraggiate, nelle scuole
missionarie venne usato solo linglese, mentre nel Nord larabo era il mezzo per insegnare e
divenne la lingua ufficiale. Divennero due diverse e separate regioni.

1
Da allora il Sudan fu sconvolto da continui colpi di stato militari e da conflitti etnico-religiosi,
culminati in una vera e propria guerra civile, la prima fase caratterizz gli anni dal 1955 al 1972(1).

2. La Guerra Civile in Sudan


Nel sud del Sudan, infatti, era nato un movimento separatista che faceva leva sulle contraddizioni
tra il Nord abitato la popolazioni arabe, di religione musulmana ed economicamente e culturalmente
progredite, ed il Sud popolato da neri di cultura e di tradizione centroafricana ed ancora legati ad
una economia di sussistenza.
Il tentativo di arabizzare lintero paese, e quindi di giustificare col il fattore etnico e religioso la
politicizzazione della diversit, anim il movimento separatista del Sudan Peoples Liberation Army
(SPLA). Esso rivendicava lindipendenza delle regioni meridionali del paese a maggioranza
cristiane-animiste. Il governo reag con la violenza giungendo a deportare intere popolazioni e
riducendo le pur tenui libert politiche in tutto il Sudan. Tale prima fase si concluse nel 1972 con gli
accordi di Addis Abeba, con cui il Sudan veniva dichiarato stato laico e al Sud era concessa
una sorta di autonomia.
Negli anni 80 su pressione dellArabia Saudita il governo sudanese con al potere Hassan al Turabi
adott una politica di islamizzazione, applicando al legge islamica, la sharia, con il risultato di
alimentare ancor di pi la guerriglia attiva nelle regioni abitate da animisti e cristiani, che non
accettavano di sottomettersi alla legge coranica. Allora le popolazioni del sud continuarono ad
essere flagellate da stragi ed atrocit di ogni genere, ed il paese cadde nellisolamento
internazionale nel momento in cui prevalsero al governo gli elementi pi estremisti, e venne anche
accusato di terrorismo islamico e di commettere numerose e gravi violazioni dei diritti umani. Si
stima che dal 1983 da uno a due milioni di persone sono morte a causa della guerra, almeno il
doppio stato costretto allesilio.
Nel 1989 con un colpo di stato and al potere il generale Omar Hassan Ahmed al Bashir che
instaur un regime militare, ma solo nel 1999 riusc a sbarazzarsi di Turabi ed inaugur un nuovo
corso politico pi moderato, da un lato provoc la nascita di una opposizione interna araba,
dallaltro ha creato le condizioni per un riavvicinamento con i ribelli ed i paesi che lo sostengono.
Il quadro che si profila di tale guerra civile molto complicato, poich non si tratta solo di una
guerra religiosa ma si intrecciano anche questioni etniche, lotte di poteri tribali e regionale, interessi
legati alle risorse idriche e petrolifere.
Il petrolio in particolar modo, stato scoperto in Sudan nel 1978 nel sud del paese, ma a causa della
guerra civile solo dal 1999 le autorit sono riuscite a iniziare lo sfruttamento dei giacimenti e a dare
(1)
Testo estratto da: -Io sono un Nuba, di RENATO KIZITO SESANA, a cura di Pier Maria Mazzola, Sperling &
Kupfer Editori, Milano 2004.
- UNESCO, General History of Africa- VIII, Africa since 1935, Editor Ali Mazrui, Heinemann- California 1995.

2
avvio allesportazione di greggio, grazie al completamento delloleodotto che arriva a Port Sudan,
sul mar Rosso, diventando cos il secondo paese esportatore subsahariano, dopo la Nigeria.
Il petrolio di ottima qualit, leggero, a bassissimo tasso di zolfo, molto pregiato, simile a quello
libico. Fin dallinizio della guerra civile le installazioni di petrolio sono diventate un obiettivo dei
ribelli e quindi la guerra ha impedito di svolgere approfondite ricerche sui giacimenti.
Ma il Sudan non solo rilevante per le risorse petrolifere, infatti il pi grande paese africano per
territorio ed occupa una posizione strategica lungo il corso del Nilo e lungo la costa del Mar Rosso
dove passano le rotte petrolifere che collegano il Mediterraneo al Golfo Persico.
La svolta di Bashir ha avuto una conseguenza diretta nella guerra contro lo SPLA guidato da John
Garang. Sono state avviate trattative con la confinante Uganda, sono poi migliorate le relazioni con
lEritrea, paesi che sostenevano ufficiosamente i ribelli.
Svariati furono i tentativi internazionali volti a raggiungere un accordo tra le parti, e nel giugno del
2002 il governo e lo SPLA iniziarono le trattative di pace; un accordo in particolare riguardava la
concessione di una maggiore indipendenza al Sud del paese e lautodeterminazione dello stesso
tramite referendum, ma tali negoziati si interruppero bruscamente nel settembre 2002, per poi
riprendere nel 2003, ma il cessate il fuoco rimase(2).
Ma mentre si aprivano dei spiragli di pace dal gennaio del 2004, la tensione esplodeva nella regione
del Darfur che vede scontrarsi i movimenti di resistenza armata e le truppe governative, spesso
affiancate dalle milizie arabe dei Janjaweed (diavoli a cavallo con il kalashnikov).
La crisi del Darfur affonda le sue radici nelle contrapposizioni tradizionalmente esistenti tra le etnie
africane, legate ad una economia agricola, e le trib nomadi di origine araba dedite alla pastorizia,
popolazione tutte di religione musulmana.
In seguito al processo di pace tra il Nord ed il Sud del Sudan, al termine della lunga guerra civile, il
Darfur fu estromesso dalle trattative di pace, i movimenti ribelli fecero ricorso alle armi per
combattere contro lemarginazione economica e politica e contro il mancato aiuto del governo e per
contrastare le scorrerie delle trib nomadi nei villaggi e nei campi, alla ricerca di acqua e pascoli.
Dalle violenze dei Janjaweed contro le popolazioni civili deriv una grave crisi umanitaria, tuttora
in corso con oltre un milione e mezzo di persone nellimpossibilit di garantirsi la sopravvivenza e
quindi costrette a cercare rifugio in campi profughi nei paesi confinanti o allestero.
Nella primavera del 2005 stata istituita la Corte penale internazionale per perseguire i responsabili
dei crimini di stupro, saccheggio, omicidio consumanti in Darfur, e lUnione Africana decise di
incrementare la sua forza in Darfur e di inviare l una forza di polizia civile.

(2)
Testo estratto da: Il Sudan e la Guerra Civile, in Atlante Geopolitico, il giro del mondo in 20 crisi internazionali, di
ALFONSO DESIDERIO, Editori Riuniti, Roma 2003.

3
Intanto il 9 gennaio 2005 nella capitale keniana Nairobi viene apposta la storica firma dai
rappresentati delle due parti avversarie del Nord e del Sud del Sudan, che pone fine al una delle pi
lunghe e sanguinose guerre civili che lAfrica abbia patito(3).

3. La qualificazione giuridica del conflitto politico in Darfur


Lanalisi di quanto accaduto in Darfur non pu prescindere dalle risultanze contenute nella
relazione finale, resa pubblica il 25 gennaio 2005, dalla Commissione dInchiesta, nominata dal
Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan e presieduta dal giudice italiano Antonio
Cassese, che ha iniziato i suoi lavori il 25 ottobre 2004 e si recata in Sudan pi volte.
Per la Commissione il governo non ha perseguito una politica volta allo sterminio di un gruppo
etnico, ma ha commesso dei crimini gravissimi di guerra: massacri, violenze, torture, eccidi,
deportazioni, oltre duemila villaggi sono stati devastati e bruciati.
Alle autorit del Sudan si pu imputare la responsabilit di non avere impedito o punito stupri di
massa ed atroci violazioni del diritto internazionale ad imputare ai singoli appartenenti
allesercito regolare ed alla milizie dei Janjaweed, ma non di aver commesso gravi crimini contro
lumanit, identificabili come genocidio. Anche le forze ribelli dellesercito-movimento della
liberazione del Sudan (SLA) e del Justice and Equality Movement (JEM), dal canto loro, si sono
rese responsabili di assassini di civili, saccheggi ed altre gravi violazioni dei diritti umani e del
diritto internazionale umanitario, che costituiscono crimini di guerra.
Nel rapporto della Commissione non apparirebbe la parola genocidio, la cui ammissione
obbligherebbe lONU a prendere adeguati provvedimenti, secondo il diritto internazionale infatti si
intende per genocidio: la eliminazione sistematica e programmatica di un gruppo su base etnica,
religiosa o razziale. Le conclusioni del rapporto quindi da una parte sconfessano le accuse lanciate
dallamministrazione americana alle autorit sudanesi, ma dallaltra non allentano la pressione della
comunit internazionale su Khatoum.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato, il 31 marzo 2005, con 11 voti favorevoli
e 4 astensioni, la Risoluzione 1593 (2005) con cui ha deferito la questione dei crimini commessi in
Darfur, ai sensi dellart. 16 dello Statuto di Roma, alla Corte Penale Internazionale (CPI). La
Risoluzione chiede al governo del Sudan e a tutte le altre arti del conflitto in Darfur di cooperare
pienamente fornendo lassistenza necessaria alla Corte.
Dal canto suo il governo di Khartoum non risulta disponibile a consegnare allestero i propri
concittadini, affermando di essere in grado di giudicarli con un proprio tribunale, a riprova di ci il
giudice sudanese Mohamed Abdel Rahim Ali, presidente del Comitato creato dal capo dello Stato

(3)
Testo estratto da: Conflitti e aree di crisi nel mondo, Scenari geopolitici dopo la caduta del mondo di Berlino, Istituto
Geografico de Agostani, Novara 2005.

4
Omar Bashir per esaminare le denunce relative alle violazioni dei diritti delluomo e dei crimini
contro lumanit in Darfur, il quale ha annunciato lavvenuta incriminazione di 164 persone: 140
nello Stato del Darfur del nord e 14 in quello del Darfur del sud per crimini.
la prima volta, dalla sua entrata in vigore, che vengono segnalati alla Corte Penale Internazionale
crimini commessi nel territorio di un paese che non ne ha preventivamente accettato la
giurisdizione, riconoscendo cos alla giustizia penale internazionale esercitata dalla Corte un
effettivo ruolo sovranazionale complementare ai poteri del Consiglio di Sicurezza in materia di
sicurezza internazionale(4).
La Commissione Internazionale dInchiesta sul Darfur continua ad emettere rapporti sullo stato
attuale del conflitto in cui versa lintera regione. Si legge in comunicato stampa del 1 Febbraio
2005(5), che la Commissione ha stabilito essere crimini ai sensi del diritto internazionale quelli
commessi dal governo del Sudan e dai miliziani Janjaweed, ha inoltre constatato che gli attacchi nei
villaggi, luccisione dei civili, gli stupri, i saccheggi e gli sfollamenti sono continuati anche quando
linchiesta era gi in corso.
La sua pi rilevante raccomandazione e che bisogna porre fine a queste violazioni e che la
contromisura delle sanzioni deve esser presa in considerazione. Le conclusione della Commissione
hanno evidenziato prove chiare di come il Governo del Sudan non abbia perseguito una politica di
genocidio, sebbene, in alcuni casi alcune persone, tra cui ufficiali di governo, possano
commettere atti con lintento di commettere un genocidio, ma solamente un tribunale competente,
analizzando caso per caso, pu decidere se questo ci che successo in Darfur. Tuttavia il
rapporto aggiunge che i crimini contro lumanit ed i crimini di guerra commessi in Darfur non
possono essere considerati meno seri ed atroci di un genocidio.
Crimini di una tale entit e gravit non possono restare impuniti, questo comporterebbe un terribile
tradimento delle vittime attuali e future in Darfur, come in qualsiasi altro paese del mondo.

4. Intervento dellONU e delle Potenze Occidentali.


Gi dal giugno 2004 gli Usa avevano dimostrato un forte interesse ad intervenire nei massacri in
Darfur e per questo organizzarono una spedizione congiunta con il Segretario Generale dellONU,
Kofi Annan, e con lallora Segretario di Stato Colin Powell, il quale per primo arriv a definire
genocidio ci che stava accadendo in Darfur. Lintento era quello di aumentare le pressioni sul
governo centrale di Khartoum per mettere fine al conflitto che quanto affermava Annan rasenta la
pulizia etnica.

(4)
Testo estratto dal documento on line: La Qualificazione Giuridica del Conflitto in Darfur (Sudan), di LAURA
AZZONI, Biblioteca CABLIT.
(5)
RUNIC/IY/ 111/ 05 Bruxelles.

5
Gli Usa inoltre, proposero un nuovo testo di risoluzione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni
Unite che prevedeva espressamente ladozione di sanzioni economiche contro il Sudan, ma il testo
ricalcava sostanzialmente quello presentato qualche settimana prima dallo stesso CdS.
Il governo sudanese allora rispose duramente alle pressioni congiunte di ONU e USA, invitando
Washington alla non-ingerenza nella questione del Darfur e ricordando come lescalation che port
alla guerra in Iraq sia iniziata sostanzialmente nello stesso modo, poich ritenevano che essi
cercavano in ogni modo una scusa per inviare delle truppe di invasione e rovesciare il governo
centrale di Khartoum.
Anche la gran Bretagna, tramite il suo premier Tony Blair prese posizione, inviando in Sudan il
Ministro degli Esteri e non escludendo linvio di truppe in missione umanitaria(6).
LUnione Africana, di cui nel luglio 2004 si attendeva una missione con lo scopo di controllare la
polizia sudanese accusata di connivenza con le truppe con le milizie arabe dei Janjaweed, si
espresse chiaramente sul fatto di considerare una ingerenza un eventuale intervento di una forza non
Africana in Sudan. Inoltre lUnione Africana ha come compito principale il monitoraggio del
cessate il fuoco e per questo ha dislocato pi di trecento osservatori.
Di atteggiamento certamente contrario a tali posizioni occidentali la Cina, che non approverebbe
mai la definizione di genocidio a tale situazione, accusando cos chiaramente il governo
sudanese, il motivo sicuramente legato allo sfruttamento del petrolio, cui la Cina direttamente
dipendente detenendo la quota pari a 1/3 delle esportazioni totali del paese(7).
La Russia sostiene e concorda, come la Cina, con le autorit sudanesi, con le quali intrattiene ottimi
rapporti commerciali.
LUnione Europea si trova nel mezzo, parla di pulizie etniche ma tace sul genocidio.
Nel luglio del 2004 la crisi entrata nella sua fase acuta ed il CdS approva una Risoluzione il cui
testo era stato proposto dagli Usa, la Risoluzione 1556 (2004) del 30 luglio 2004, in ci si faceva
esplicito riferimento alla minaccia di sanzioni e di misure non implicanti luso della forza in base
allart 41 della Carta ONU, qualora il governo sudanese non avesse adempiuto agli obblighi
contenuti nella stessa.
La successiva e rilevante la Risoluzione 1564 (2004) del 18 settembre del 2004, oltre a fare
riferimento alla precedente, lamenta il fatto che non si siano ottenuti dei risultati significativi con
riguardo alla sicurezza delle popolazioni civili, al disarmo delle milizie Janjaweed, ed alla cattura
dei responsabili delle gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario. Punto
essenziale della Risoluzione riguarda la richiesta al Segretario Generale di istituire una

(6)
Testo estratto dal documento on line: Darfur, per gli Usa genocidio, WarNews, scritto da MATTEO FAGOTTO,
luglio 2004.
(7)
Testo estratto dal documento on line: Darfur, un eccidio che non ancora genocidio, Pagine di Difesa di ANDREA
TANI, ottobre 2004.

6
Commissione Internazionale dInchiesta allo scopo di indagare in merito alle violazioni commesse
in Darfur e di stabilire se esse siamo da considerarsi genocidio, la Commissione di cui sopra(8).

5. La crisi umanitaria, ma una ricostruzione possibile


Nonostante la recente apertura di nuovi corridoi umanitari nella regione del Darfur e nel Ciad, la
situazioni dei profughi continua ad essere disperata.
Oggi una grande crisi umanitaria, confermata dalle organizzazioni internazionali di riconosciuta
indipendenza come Human Rights Watch, Amnesty Interantional e Mdecins sans Frontires ad
accendere i riflettori su queste zone dellAfrica. La denuncia molto chiara: il Darfur, in
particolare, diventato il regno del terrore, dove le violenze hanno come unico bersaglio la
popolazione civile. Infatti la popolazione, raccolta nei campi profughi, vive nel terrore costante di
nuovi attacchi da parte delle milizie arabe, che si apposterebbero poco fuori i campi per assalire i
civili che escono in cerca di acqua o di cibo.
Secondo quanto riportato dai rapporti di Amnesty International e Human Rights Watch, uccisioni e
stupri sarebbero allordine del giorno. LUnione Africana per questo motivo ha stanziato gli
osservatori , il cui impegno rimane esiguo di fronte a tale violenze, le autorit sudanesi hanno anche
inviato nella regione 6.000 uomini con il compito di garantire lincolumit dei civili. Ma la
popolazione del Darfur sembra piuttosto diffidente verso gli uomini di Khartoum, cos come di
alcuni operatori umanitari, contro cui si sono registrate minacce ed aggressioni.
Anche le Nazioni Unite si sono espresse definendo tale crisi come lemergenza umanitaria pi
grave del pianeta.
LAgenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha affondato, a partire dal 2003, e sta
affrontando delle enormi difficolt ambientali ed organizzative in condizioni di sicurezza
estremamente precarie per assistere le centinaia di migliaia di persone in fuga da questo conflitto.
Parlando un po in cifre nel dettaglio(9): le persone direttamente colpite dalla guerra sono circa 3,4
milioni, oltre la met della popolazione totale resta nella regione, circa 1,8 milioni, 1,7 milioni
hanno meno di 18 anni, 600.000 sono bambini sotto i 5 anni di et, esposti al rischio di abusi e
sfruttamento. Per sfuggire alle violenze 200.000 persone hanno varcato il confine con il Ciad
orientale, raccolti nei campi profughi appositamente allestiti. I rifugiati qui arrivati hanno trovato
una regione remota e desertica in cui molte risorse, in primo luogo lacqua, scarseggiano. Inoltre,
essendosi stabiliti con alloggi di fortuna a breve distanza dal confine, i rifugiati hanno subito le

(8)
Testo estratto dal documento on line: Darfur, per le Nazioni Unite non genocidio, WarNews, scritto da MATTEO
FAGOTTO, gennaio 2005.
(9)
Testo estratto dal documento on line: Intervento Umanitario dellUNICEF, DARFUR, SUDAN- CIAD, 6 ottobre 2005,
UNICEF Roma

7
incursioni della milizia armata ed hanno vissuto un pericoloso isolamento nella stagione delle
piogge, durante la quale gli aiuti non potevano essere trasportati.
Per far fronte a tali esigenze, dallinizio del 2004 lUNHCR ha organizzato e messo in atto
unoperazione mirata a trasferire i rifugiati nei campi allestiti ad una distanza pi sicura dal confine.
Da allora sono stati allestiti altri campi per un totale di 12 in Ciad, grazie anche alla collaborazione
di altre agenzie umanitarie, campi completi di alloggi per famiglie, bagni centri di assistenza
medica, scuole, pozzi ed altre infrastrutture. Con ponti aerei demergenza sono stati trasportati teli
di plastica, tende, coperte, sapone, ed altri aiuti, ma nonostante ci la mancanza di acqua rimane la
minaccia costante e pi pericolosa(10). Ma gli attacchi continuano, e la violenza non si placa,
minacciando ancor di pi la non facile situazione politica del Darfur.
In uno sviluppo pi positivo, la missione dellUNHCR ha riscontrato che esistono delle aree in
Darfur in cui le condizioni sono migliorate a tal punto che si reso possibile in alcuni casi, anche se
limitati, il rientro spontaneo. LAgenzia ha individuato numerosi villaggi in cui le persone sfollate
sono gi rientrate nelle proprie case con lintenzione di ritornare ad una vita normale e alle forme di
sostentamento praticate prima di fuggire. E in alcune localit selezionate lUNHCR si sta
cautamente impegnando in attivit di autosostentamento su scala ridotta per aiutare le persone a
reinsediarsi. Ad essi infatti non manca la volont di riprendere lattivit agricola e lallevamento ma
i mezzi.
La FAO venuta in loro aiuto, lavorando insieme alle organizzazioni non governative, sia alla gente
del villaggio, sia dei rimpatriati, sia di quelli che non sono andati mai via e che adesso devono
dividere il poco che hanno con chi tornato. Fino ad ora la FAO nei tre Stati del Darfur, ha aiutato
950.000 persone, tra rimpatriati e rifugiati presso altre comunit, a riprendere ed incrementare la
produzione alimentare ed affrontare al crisi. Sono stati consegnati sono ad oggi 1500 tonnellate di
sementi, 250.000 attrezzi manuali e 6000 aratri, eppure la produzione alimentare rimane in crisi, e si
calcola che nel 2004 le aree coltivate sono diminuite del 30 % rispetto ai livelli normali.
Questultimo anno sono calate addirittura del 66%, infatti secondo stime della FAO, coltivato solo
il 45% delle terre disponibili, ed il Sudan in generale rimane nella lista dei paesi pi bisognosi al
mondo di cibo. Nel Darfur ci sono due differenti opinioni: secondo alcuni la violenza ancora
troppo diffusa per realizzare programmi su vasta scala per rimettere in piedi settori come
lagricoltura e la pastorizia, altri invece ritengono che lassistenza demergenza e la ricostruzione
debbano andare di pari passo.

(10)
Testo estratto dal documento on line: - Loperazione dellUNHCR in Ciad e Darfur, aprile 2005, UNHCR, Notizie
Darfur, e - Darfur, continuano i problemi di sicurezza per gli sfollati, giugno 2005, UNHCR Roma.

8
Laddove possibile e le condizioni lo permettono, la FAO continua a fornire lassistenza agricola
demergenza a queste popolazioni vulnerabili del Darfur(11).
Concludendo: altre pronunce del CdS ci sono state nellultime anno mediante delle Risoluzioni, una
in particolare per il deferimento della questione sul Darfur alla CPI, ai sensi del Capitolo VII della
Carta dellONU, la Risoluzione n. 1593 del 31/03/2005, necessaria per il fatto che il Sudan non ha
ancora ratificato lo Statuto della CPI, e le si sono susseguiti i rapporti della Commissione
Internazionale dinchiesta come le indagini della Corte penale.
Ma tali indagini procedono a rilento anche a causa della non collaborazione delle autorit sudanesi,
le quali hanno fortemente criticato tale deferimento, contestando che non permetteranno che i propri
cittadini sospettati di aver commesso dei crimini e violazioni dei diritti umani vengano giudicati
allestero, ma proponendo invece listituzione di un apposito tribunale nazionale per i crimini di
guerra. Il vice presidente sudanese Osmal Ali Taha in visita a New York per la sessione del CdS
dellONU dedicata al Darfur, affermava nel febbraio del 2005 che non cerano le garanzie
sufficienti per portare allestero le persone sospettate e che il sistema giuridico sudanese era
competente abbastanza e capace di garantire giustizia, ma nel rapporto di 177 pagine della
Commissione ONU si sostiene lesatto contrario(12).
Ora la parola spetta solo alla Corte Penale Internazionale ed alle sue delibere, sentenze, sempre pi
che mai necessarie visti anche i fatti accaduti la fine di dicembre 2005 al Cairo, in Egitto, dove la
polizia ha disperso una folla di richiedenti asilo sudanesi che da mesi si era accampata davanti alla
sede dellUNHCR per denunciare le loro deprecabili condizioni di vita e chiedere lo status di
rifugiati al governo egiziano. Nelle cariche della polizia sono rimaste ferite 30 persone, di cui donne
e bambini e 26 il numero dei morti.
La protesta pacifica dei rifugiati era cominciata contro lorganismo dellONU, poich dopo
laccordo di pace in Sudan, che ha chiuso ufficialmente la guerra civile, lUNHCR ha sospeso le
pratiche per la concessione dellasilo, considerando il Sudan non pi paese a rischio ed i sudanesi
rifugiati economici e non politici, secondo il primo segretario dellambasciata sudanese al Cairo,
Hassan Abdel Baki, un diritto dellEgitto mantenere la sicurezza.

(11)
Testo estratto dal documento on line:Dateci i mezzi per coltivare le nostre terre chiedono gli abitanti del Darfur.
Ottobre 2005, Newsroom, FAO Roma.
(12)
Testo estratto dal documento on line: Per i Crimini in Darfur il governo non vuole il Tribunale Penale
Internazionale, febbraio 2005, SUDAN un popolo senza diritti.

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