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La Tecnologia
Nel tuo libro ricalchi spesso il concetto che la tecnologia è solo uno strumento (oggi
avanzato) ma che se non si cambia mentalità e modo di approcciare i processi mettendo al
centro l’utente, i vantaggi non si vedranno mai. Nel mio piccolo ho visto progetti
tecnologicamente perfetti partire già “morti” perchè informatizzavano la procedura senza
portare nulla di nuovo.
Ma come si riesce ad invertire questo modo di lavorare ?
Spesso parlando con le nuove leve che entrano in azienda mi soffermo sull’importanza di
formalizzare nero su bianco i requisiti funzionali di quello che si sta sviluppando (a dire il
vero io sono un grande fautore dell’insegnare a tutti i nostri giovani la potenza del scrivere e
riscrivere quello che si dice nelle varie riunioni e poi magari chiedere al proprio referente: io
ho capito questo era quello che volevi dire ? Ma questo è un tema diverso). Anche nel tuo
libro evidenzi come a volte i vari applicativi del mondo della PA siano realizzati senza aver
fatto una analisi dei requisiti esauriente e vera, sentendo e coinvolgendo i fruitori del
servizio.La mia sensazione è che ci sia una certa corrente di pensiero per cui gli applicativi
2.0 (se mai dovessero esistere) dato che sono basati sul concetto di web siano più “facili” e
quindi più semplici da analizzare e realizzare. Io penso sia esattamente l’opposto.
Paura di sbagliare
Anni fa in una mega riunione per definire i requisiti di una applicazione di procurement
nel pubblico ho contato 8 persone dell’ente nostro cliente, discutere per ore su quale vocabolo
utilizzare come etichetta di un campo.
Alla mia domanda all’utente con cui avevo più confidenza se stessimo scherzando, mi
risponde serio “Ma come , se poi scegliamo il vocabolo sbagliato e finiamo in tribunale ?”.
Ecco un po’ era una battuta, un po’ l’evidenza di una paura che secondo me nella pubblica
amministrazione italiana esiste ed è viva: cosa succede se sbagliamo.
E quando questa paura affiora nei progetti IT che dovrebbero essere di forte innovazione …
Open Data
Il concetto di far si che i dati siano un patrimonio disponibile a tutti e che “addirittura”
possa servire come volano a nuovi business è bellissimo.
Ma soprattutto in Italia la protezione del proprio giardinetto di conoscenza è dura da
scalfire.
Anche in ambito privato c’è molta strada da fare, mi ricordo ancora un manager
all’introduzione di un applicativo di pubblicazione dei documenti aziendali sulla intranet
esclamare : “ah .. così tutti potranno aver accesso alle procedure” … eh già .
City Smart
Leggendo la parte che hai dedicato al concetto di city smart mi veniva in mente l’Expo2015.
Siamo già alle occasioni perse ?
Ho partecipato ad un paio di convegni sull’Expo o meglio su quello che lato IT vorrà essere
l’expo e sinceramente mi sono sembrate un mucchio di chiacchiere senza sostanza.
Invece secondo me questo tipo di eventi dovrebbero / potrebbero essere i catalizzatori per
creare o diffondere nuovi manifesti e/o modi di pensare l’IT all’interno di un tessuto sociale
come Milano.
Che ne pensi ?
Sono assolutamente certo che le tecnologie possono fare solo del bene alle
città intelligenti. Certo, la politica deve capire il tema e imparare cos’è il
crowdsourcing, ovvero l’outsourcing di certe ricette, idee e decisioni. E’
finita l’epoca delle città programmate da grandi piani. Le città diventano
liquide, ibride, sempre in movimento. Intere zone diventano ecosistemi
intelligenti e, la connessione fra questi è digitale.
Può essere l’effetto overload ma non credo sia l’unico. Per avere dei
creativi bisogna dargli degli obiettivi. Oggi nessuno pone gli obiettivi
giusti a questi giovani ingegneri. Di fatto quando entrano in un reparto
IT, son costretti a fare i gestori e a contenere i tagli di budget. Se la nostra
politica migrasse dai distretti fordisti e assistiti dagli aiuti di Stato a quelli
immateriali, gli obiettivi sarebbero più chiari per questi giovanotti.
Così, invece, fanno i manutentori della macchina che eroga servizi
funzionali. Mai strategici.
Siate meno pragmatici e più visionari. Le risposte non sono nel codice ma
nei desideri e nei sogni dei vostri utenti. E non dite mai, mai, mai, non si
può fare. Perché sapete che non è vero!
Massimiliano Grassi