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LUIGI TANSILLO

(Venosa 1510 Teano 1568)


Un grande Umanista campano di origine lucano.
Breve scheda biobibliografica, rielaborata da scritti e notizie vari.
Luigi Tansillo nacque a Venosa nel 1510 dalla nobildonna Laura Cappellana e dal
padre medico e filosofo, appartenente alla nobile famiglia dei Tansillo di Nola. Ci
conferma questa origine il Poeta stesso con i versi di una sua composizione poetica che
dicono. Mio padre a Nola, io a Venosa nacqui: luna origini mi diede, e laltra cuna;
il che nei versi miei, talor non tacqui.
Indubbiamente la sua forma mentis culturale molto dovette essere influenzata dal
mondo classico, dal venosino Orazio come dai grandi umanisti napoletani, fra cui il
Pontano, lAlemanni e il Rucellai. Il piccolo Luigi dovette, cos, trascorrere linfanzia
tra la citt di Venosa e Nola, dove, si legge in varie testimonianze, stava pi volentieri.A
Nola , sappiamo da Giordano Bruno, nel processo subito dallInquisizione, ebbe i primi
contatti con il poeta Luigi Tansillo, suo conterraneo, patrizio e ufficiale di cavalleria del
vicer di Villafranca, amico del padre e in giovent suo modello letterario . A lui dedic
lopera Degli eroici furori .Nellopera appena citata, Giordano Bruno fa intervenire
in un dialogo il Tansillo con un certo Cicada , e riporta due sonetti del Canzoniere del
Poeta di Nola :
Il sonetto VII Contro la gelosia che lo tormenta - .
<< O dInvidia e d Amor figlia s ria,
che le gioie del padre volgi in pene,
cauto Argo al male, e cieca talpa al bene,
ministra di tormento Gelosia;
Tisifone infernal , fetida Arpia ,
che laltrui dolce ammorbe ed avvelene;
Austro crudel , per cui languir conviene
Il pi bel fior de la speranza mia;
fiera, da te medesima disamata;
Di duol , non daltro mai presago augello ;
tma , chentri in cor per mille porte;
se si potesse a te chiuder lentrata,
tanto il regno damor sera pi bello,
quanto il mondo senza odio e senza morte >>
Il sonetto XXXII - E contento di soffrir tanto per lei !
<< Cara , soave ed onorata piaga
Del pi bel dardo, che mai scelse Amore;
Alto, leggiadro e prezioso ardore,
qual virt derbe o forza darte maga
vi torr mai di mezzo del mio core,
se chi vi porge ognor fresco vigore,
quanto pi mi tormenta , pi mappaga?
Dolce mio duol , novo nel mondo o raro,
quando del peso tuo gir mai scarco,
sil rimedio m noia e il mal diletto ?
Occhi, del mio signor facelle ed areo ,
doppiate fiamme alama e dardi al petto,
poi chel feriri m dolce e larder caro! >>

E da tener presente, poi, che alcune opere del Tansillo furono messe allIndice perch
considerate immorali dall Inquisizione; e che lopera pi importante di Giordano
Bruno Degli eroici furori contribu a condannarlo al rogo.
Diventato giovanetto, trascorse la sua vita al servizio del Vicer di Napoli don Pietro di
Toledo e poi del figlio di questi don Garzia come uomo di corte e letterato cortigiano.
Come letterato sub linflusso, tra laltro, del cosiddetto petrarchismo meridionale, di
cui erano rappresentanti i napoletani Bernardino Rota, Angelo Di Costanzo e lo stesso
Luigi Tansillo, i quali gradualmente portarono a porre le basi del gusto poetico
barocco, da cui trasse spunti e suggerimenti il giovane Giovan Battista Marino,
anchegli napoletano, e soprattutto, dal Tansillo, che con la sua produzione anche nel
campo della poesia pastorale e del poemetto didascalico, mette insieme un repertorio
dimmagini morbide e voluttuose (Alberto Asor Rosa).
Bravo fin da giovane, a comporre opere poetiche di stile classico, scrisse unegloga
pastorale dialogata dal titolo I due pellegrini, fra il 1526 e il 1527, allet di solo 17
anni. Racconta di due giovani che sono preda dellamore e della sventura: Filauto che
ha perduta la sua dama che morta e Alcinio che stato tradito. Essi si raccontano la
loro storia e pensano di farla finita impiccandosi ad un albero. Ma mentre stanno per
farlo sentono dal tronco la voce della donna morta che li convince a non farlo. Anzi
consiglia loro di andare a Nola, vivere sotto il governo di Enrico Orsini e la Contessa
Maria Sanseverino, dove potranno ritrovare la felicit perduta vivendo una vita serena.
Legloga formata da 1180 versi, non presenta vera poesia, il suo stile piuttosto
ampolloso e pesante con richiami ad Ariosto , Petrarca ed altri autori del 400 e 500.
Nel 1532 Tansillo ebbe modo di conoscere don Pedro di Toledo, marchese di
Villafranca, da poco nominato Vicer di Napoli, il quale lo volle tra gli uomini della sua
guardia donore inserendolo tra i cavalleggeri italiani detti Contigui, cherano cinquanta
gentiluomini incaricati con altrettanti spagnoli a stare nella Corte del Vicer col compito
di accompagnarlo assiduamente in pace e in guerra con armi e cavalli bellissimi.
A Corte, pot conoscere Garsilaso de la Vega e successivamente Laura di Manforte, che
era una delle dame di compagnia della Marchese del Vasto, Maria dAragona, che am
senza speranza, e alla quale il Poeta avrebbe dedicato il suo Canzoniere, forse lopera
migliore e pi importante del Tansillo, mai pubblicata durante la sua esistenza ed edita,
dopo quella a cura di Fiorentino (Napoli 1882) e quella di Erasmo Prcopo (Napoli
1926), nella versione completa, solamente nel 1996. Il Canzoniere, precisiamo,
composto da 186 sonetti, 17 canzoni, 31 poesie di metro vario fu pubblicato da F.
Fiorentino col titolo: Poesie liriche edite e inedite (Napoli, 1882), e poi da Erasmo
Prcopo nel 1926 con la scoperta e, quindi, laggiunta di altre preziose liriche. Segu
lopera Il vendemmiatore (1532-34) un poemetto licenzioso che doveva destare, in
seguito, lira del papa Paolo IV e fu messo allindice dei libri proibiti. Nellopera, dalla
cinquantaduesima stanza, il Poeta comincia a celebrare la sua forza amatoria, ma le
espressioni sono sempre metaforiche e richiamano false attitudini agricole. Cos egli
loda la sua capacit di usare il palo ; ( il palo quel pezzo di legno che si mette
vicino alla vite per sorreggerla ) : << Con tanta agevolezza il palo adopro / che mai
sospir di bocca no esalo ; >> [.] << Tanto talvolta nel cavar maccendo / che
trasformarmi in pal tutto vorrei >> ecc. Come si vede, il linguaggio poetico del Tansillo
si arricchisce di continui sottointesi alquanto licenziosi e metaforici.
Il vendemmiatore formato da 183 ottave, ove il Tansillo, sullesempio di autori
antichi e moderni, celebra la vendemmia ed invita a godere delle gioie della vita, fra cui
anche quella dellamore carnale, ed elogia let delloro e il rimpianto della giovinezza.
(Vedere Lorenzo dei Medici). Nel frattempo in quegli anni fino al 1548, fu spesso in
mare sulle galere al seguito di Garzia di Toledo, che segu a Messina, nel 1539, dove il
nobile doveva onorare donna Atonia di Cardona, dal momento che aspirava alle nozze
con la stessa. In queste occasioni, poich non sopportava, spesso, viaggiare per mare,
dovette comporre lopera Le stanze di Bernardino Martirano (1540), in cui descrive
i disagi provati in occasione di un viaggio per mare, e rimpiange, cos, labituale vita di

corte. Nel 1547 compone la Clorida (una ninfa) in 173 ottave; un poemetto
mitologico ed encomiastico indirizzato al vicer don Pedro di Toledo, in cui vivo il
sentimento della natura e della sua bellezza che si gode nella splendida villa del Palazzo
di Chiaia, sede dei Toledo. Il poemetto espresso in forma elegiaca. Viene poi lopera
Le lacrime di San Pietro (1539-59), in 15 canti, 127 ottave; un poema epico
cristiano, molto interessante soprattutto per alcuni squarci lirici. Il poema racconta la
sofferenza e il pentimento di San Pietro dopo aver tradito Ges. Unaltra edizione del
poema del 1585 ebbe molto successo e fu apprezzata dallAmmirato e dal Tasso,
mentre un parere molto negativo ebbe dal Settembrini, il quale disse che il poema
Lacrime non faceva piangere nessuno. Interessanti, poi, sono i poemetti didascalici in
terzine: La Balia, (1552), in cui esorta le madri ad allattare esse stesse i loro figli; e
Il Podere (1560), in cui, ispirandosi a Virgilio, il Poeta canta un ideale di vita rustica;
di cui parleremo pi avanti.
Non si hanno prove documentarie sufficienti di un componimento drammatico di
Tansillo, forse dedicato a don Garzia quando lo segu a Messina, andato perduto, e del
quale indirettamente si sa che questo componimento fu simile ad unegloga pastorale,
in cui si parla di due amanti che vengono indotti, dallautorit di una ninfa bellissima a
rinunciare al proponimento di uccidersi e a revocare le loro prime speranze. Tansillo,
ancora, sullesempio di questo componimento, si dice, avrebbe scritto, per consolare do
Garzia, avendo la nobildonna Cardona preferito imparentarsi con don Antonio
dAragona, le tre canzoni pescatorie dove si parla del pianto dAlbano spagnolo per
Galatea che lo tradisce. Ricordiamo, poi, che il Tansillo scrisse unaltra Canzone per
elogiare Carlo V nella battaglia contro i Turchi.
Scrisse ancora 24 Capitoli giocosi e satirici che dedic ad eminenti personaggi del
suo tempo, e il Capitolo per Venosa, scoperto dal Remondini. In questo sonetto, che
una delle liriche pi belle della poesia italiana del tempo, egli raggiunse le vette pi alte
dellarte. mosso dal desiderio di raggiungere il cielo, sfidando i pericoli del difficile
volo, disposto a morire ma soddisfatto di averlo tentato. per la donna amata lontana e
irraggiungibile. Manifesto in esso, il pericolo che corre per aver guardato tanto in alto.
Poi che spiegatho lale al bel desio,
quanto pi sotto l p laria mi scorgo,
pi le superbe penne al vento porgo,
e spregio il mondo, e verso il ciel minvio.
N del figliuol di Dedalo il fin rio
fa che gi pieghi, anzi via pi risorgo:
chio cadr morto a terra ben maccorgo;
ma qual vita pareggia il morir mio?
La voce del mio cor per laria sento:
ove mi porti temerario? China,
che raro senza duol troppo ardimento.
Non temer, rispondio, lalta ruina,
fendi sicur le nubi, e muor contento,
se il ciel s illustre morte ne destina.
Di sonetti di questo tipo ne scrisse parecchi il Tansillo, e tutti, in prevalenza, di
carattere amoroso ed elogiativo della donna; sicch si pu dire facilmente e giustamente
che a ispirarlo fu la poesia classica oltre a quella umanistico rinascimentale, e che
assorb benissimo lo spirito poetico-letterario del tempo in cui visse, e Biondo e di
bello aspetto, fu definito poeta amoroso e soldato ardito. Figlio della sua epoca ne
assorb la commistione del pensiero tra umanesimo e scrupolo religioso, infatti pi di
qualche sua opera fin allIndice.
Allet di quarantanni, finalmente, Luigi Tansillo spos Luisa Puccio (o Puzzo) di
Teano, dalla quale ebbe cinque figli: Mario Antonio, Vincenza, Laura, Maria e Caterina.

Nel 1551 and a Venosa per riabbracciare la madre che non vedeva da molto tempo,
e che, forse, dopo la morte del Tansillo padre del Poeta, si rispos con un gentiluomo di
Venosa della casa de Solimele.
Rientrato a Napoli, vi stette per poco tempo, perch,, alla morte di don Pedro, nel
1553 dovette recarsi a Gaeta dove, per gli ultimi anni della sua vita, fu capitano di
Giustizia. Trascorse, intanto, gli ultimi anni della sua vita in malferma salute, tra Gaeta e
Napoli. Verso la fine del 1568 si rec a Teano per cambiare aria e l si spense, il 1
dicembre allet di 58 anni. Fu sepolto nella Cappella del Presepe, nella Chiesa
dellAnnunziata di Teano. Ci pare giusto, per meglio arricchire di valide notizie la
nostra breve scheda biobibliografica , riportare integralmente quanto lo studioso
Giuseppe Lacetera ha detto, in occasione del Quinto Centenario della nascita di Luigi
Tansillo ( 1510 2010 ) , sul mensile Il Sidicino dellAssociazione Erchemperto di
Teano, che qui trascriviamo : << Luigi Tansillo nasceva cinquecento anni fa a Venosa,
citt cara a Bacco e ad Apollo. Aveva solo dieci anni quando, passata la madre a
seconde nozze, subiva un doloroso distacco dalla sua terra. Inizia da quel momento un
lungo e tormentato cammino nel colto e raffinato ambiente della cultura napoletana che
lo porter a diventare uno dei maggiori poeti del suo secolo. Nutrito di tutto lo spirito
innovativo del Rinascimento, da Michelangelo al Poliziano, Luigi, si ritrova, ancora
giovane, ad avere come compagni di viaggio Giovanni Pontano, Iacopo Sannazzaro,
Vittoria Colonna.
Intorno a loro si compone una ideale comunit letteraria che si pone l'ambizioso
obiettivo di attualizzare la lezione petrarchesca per ridare profondit ed eleganza alla
poesia e, attraverso di essa, restituire una cifra morale alta ad una societ che era
decaduta nell'adulazione cortigiana.
<< La vicenda umana di Tansillo si svolge in buona parte in quattro citt: Nola, citt
della spensierata e irriverente giovinezza; Napoli, con la lunga, tumultuosa e
avventurosa esperienza di consigliere del Vicer Don Pedro de Toledo, di comandante di
nave da guerra e di poeta di corte; Gaeta, dove trascorse i sette anni pi tristi della sua
esistenza, inadatto a disimpegnare il compito di Governatore della citt affidatogli dal
Vicer; infine, Teano, citt nella quale conobbe l'amore di Luisa Puccio e dove scelse di
morire nel 1568.
Nel maggio del 1568, Luisa, Luigi e i loro cinque figli lasciano Gaeta per trasferirsi
definitivamente a Teano. Questo che segue potrebbe essere il racconto immaginario,
fatto direttamente dalla dolce Luisa, di quel viaggio e dei giorni successivi. I fatti
raccontati sono realmente accaduti e tutti i personaggi sono realmente esistiti.
il maggio pi bello della mia vita. Tutta Gaeta, anche il tetro Palazzo del Governo,
questa mattina inondata di una nuova luce. Il mare fermo, immobile, si calmata
anche la tosse che ha squassato tutta la notte il petto di Luigi. E' finalmente arrivato il
giorno tanto atteso. La carrozza gi pronta nel cortile. I nostri figli, Vincenza, Laura,
Maria, Caterina e il tanto desiderato maschio, Mario Antonio, sono impazienti. Vogliono
sapere a che ora arriveremo alla grande casa del nonno Pietro Paolo, vogliono correre
tra gli ulivi e i castagni di Bagnonuovo, a due passi dalla sorgente di acqua ferrata.
Andiamo via da Gaeta, ci lasciamo alle spalle sette anni di sofferenza, sette anni di
questa cupa fortezza militare dove l'animo di Luigi si inaridito nel silenzio, dove la
mia giovent si piegata alla tristezza.
Era l'agosto del 1561, quando Luigi accett con la morte nel cuore la nomina a
Governatore di Gaeta. In quel momento gli importava una sola cosa: fuggire dagli
intriganti, i questuanti, i ruffiani, i dottorelli che avevano infestato la corte di Napoli.
Con la morte di Don Pedro de Toledo, il Vicer di Napoli che l'aveva voluto al suo
fianco come consigliere e uomo d'armi, si era spenta la grande stagione della felice vita
di corte e, insieme, della fresca poesia giovanile. Un intero mondo in cui era trascorsa
l'intera sua giovinezza era precipitato nell'insignificante vuoto del disincanto. I giardini
di Chiaia, Castel Nuovo, il castello di Pozzuoli, l'Accademia dei Sereni, si erano
tramutati di colpo in un ostile scenario di forche e patiboli.

Ma che errore accettare quell'incarico di governatore! Luigi non era fatto per giudicare
le cause civili e criminali, per reprimere i tumulti che di continuo insanguinavano Gaeta.
Per sette anni non ha fatto altro che delegare ai suoi luogotenenti il governo della citt.
Per due volte il Vicer ha cercato di revocargli l'incarico. Tutte e due le volte Luigi si
umiliato dinanzi al nuovo Vicer, il rozzo don Perefan, pur di tenersi stretta, per il
decoro della sua famiglia, la rendita di cento ducati l'anno.
Mi sono adoperata con tutte le mie forze per convincerlo a lasciare Gaeta. Gli ho
ricordato ogni giorno che mio padre non desiderava altro che accoglierci nella sua casa
di Teano, diventata troppo grande per lui e per mia sorella Caterina; gli ho fatto leggere
le lettere dove mio padre scriveva di volergli affidare l'amministrazione dei suoi beni;
gli ho fatto balenare davanti agli occhi, vivido come in certi suoi poemi, il mondo di
alberi, di colline, di profumi, di silenzi, che avremmo trovato a Teano; gli ho ricordato
che l'aria della campagna, come dicevano i dottori, lo avrebbe restituito al vigore del
corpo e, chiss, forse anche alla poesia.
E' da un anno che la salute di Luigi peggiora di giorno in giorno. Una violenta malattia
catarrale gli spezza il respiro e gli ruba le forze. Un nostro amico, lo scrittore romano
Scipione Ammirato, venuto a Gaeta lo scorso mese di gennaio per farci visita. Quando
l'ha visto, vecchio e sfibrato, il volto stanco che dichiara molto pi dei suoi cinquantotto
anni, mi ha quasi implorato: Luisa, libera Tansillo da questo inferno.
Nelle parole di Scipione ho letto una sincera preoccupazione per la sua salute. Sono
stata invasa da un terribile sgomento, ho come avvertito il senso della fine, l'inutilit di
ogni mia preghiera di fronte all'inesorabile corso delle cose.
Vorrei allontanare Luigi dall'ossessione che divora il suo spirito. Sono anni che lavora
alle Lagrime di San Pietro, un'opera che io credo non vedr mai il suo compimento.
Sprofondato, tutte le ore del giorno e della notte, in un tormento senza tregua, scrive,
cancella, arrotola i fogli, li strappa, riscrive, dimentico del sonno, del cibo, dell'amore.
La verit che la sua penna non trova pi le parole luminose, leggere, che un tempo gli
avevano dato la fama di un nuovo Petrarca, fama che aveva fatto montare nell'Aretino
un'invidia velenosa nei suoi confronti; la prolungata mancanza d'ingegno, come egli
la chiama, ha tolto alle parole quell'incanto che aveva spinto il Tasso, il Rota, Giordano
Bruno e persino l'eccelso Miguel de Cervantes nel Don Chisciotte, a considerarlo poeta
tra i pi grandi del suo tempo. Le pagine delle Lagrime di San Pietro non sono altro che
l'immagine dello smarrimento, dell'inaridimento del suo spirito.
Scipione Ammirato ha visto le dita di Luigi correre frenetiche e tremanti sui fogli. Gli
ha chiesto di fermarsi, di pensare alla salute del corpo. Luigi gli ha risposto che doveva
affrettarsi a portare a termine quell'opera grandiosa, perch a lei era affidata un'altra,
ben pi importante salute, quella dell'anima.
Il tormento di Luigi nasce da quell'ingenuo errore di tanti anni fa.
Erano gli anni della giovinezza, dell'irriverenza e della sfida, la mente colma della
poesia di Orazio, come lui figlio di Venosa. Mi ha sempre raccontato che a quei tempi
vagava felice nelle campagne di Nola, raccogliendo gli echi di antichi riti pagani ancora
vivi nelle feste contadine.
Fu in quel tempo dell'incoscienza che pens di comporre il Vendemmiatore, un
poemetto scritto per prendersi gioco delle donne brutte, dei potenti, dei chierici e dei
mercanti. Sulla scia della lezione poetica del Ficino, di Pico della Mirandola, di Lorenzo
dei Medici aveva voluto ricordare a s stesso e ai suoi amici che se era giusto sperare
nel futuro, in un'altra vita, non bisognava per questo dimenticarsi di godere del
presente. Doveva essere soltanto uno scherzo, una cosa da tenere per s e da leggere
agli amici poeti. Invece, a distanza di ventisette anni dalla sua pubblicazione, giunse
terribile, mortale, l'iscrizione nell'Indice dei Libri Proibiti da parte del Tribunale
dell'Inquisizione. La condanna non interess soltanto il Vendemmiatore, fu mandata al
rogo tutta la sua opera.
Da quel momento sulla vita di Luigi cal il terrore per il silenzio imposto alla sua voce
di poeta, ma pi ancora l'angoscia per la dannazione della sua anima. Tent in tutti i

modi di ottenere la cancellazione della condanna: chiese aiuto agli amici potenti,
indirizz a Papa Pio IV una commovente, struggente canzone, in cui pregava il Papa di
lasciar vivere la magia delle parole che stavano rinchiuse nel suo petto e tentavano,
come augellin, di uscire dal guscio per farsi poesia.
Giunse persino a rinnegare il suo mestiere di poeta:
Peccai, me stesso accuso, a Dio rivolta
ho lingua e mano; ambedue tronche e secche
vorrei pi tosto, ch'esser, qual gi fui,
cagion talor d'obliqui esempi altrui.
Forse il Papa rest commosso da quei versi sinceri, forse giunsero a segno le autorevoli
raccomandazioni degli amici, fatto sta che la condanna fu ritirata e Luigi fu restituito al
suo lavoro di poeta. Ma da quel momento nel cuore di Luigi il vuoto, la stanchezza,
l'esaurimento degli ideali presero il posto della sfida, dell'esuberanza, dell'eleganza della
parola.
Riparare a quell'incauto figlio mal nato divenne il suo unico, disperato assillo. Prese
a scrivere Le lagrime di San Pietro, quest'opera senza fine, un peso immane di cui si
fece carico per espiare il tradimento che egli, come Pietro, aveva fatto al Cristo.
Poco a poco l'errore, la sofferenza, il rimorso di Pietro scesero nel fondo della sua
mente, divennero la sua insanabile pena.
A questa pena ho cercato in tutti questi anni di portare sollievo con il mio amore, con la
mia discreta compagnia. Anche questa mattina, prima della partenza, sono scesa alla
spiaggia, ho raccolto un cesto di conchiglie ancora bagnate dall'onda marina. L' ho
portato in dono a Luigi, per lasciargli nel cuore il ricordo dei colori e del profumo del
mare, il mare che stiamo per lasciare, per sempre.
Saremo a Teano questa sera, nella casa di mio padre. I ragazzi sono impazienti di
abbracciare il nonno Pietro Paolo, vorrebbero che la carrozza volasse. Luigi, invece, ha
pensato bene di fare una sosta a met del viaggio, per far visita al suo amico Galeazzo
Florimonte, il Vescovo di Sessa. E' un grande letterato, un uomo colto, stato il Maestro
di Monsignor Giovanni Della Casa. Certamente Luigi prender a parlare di Petrarca,
certamente Monsignor Florimonte evocher i versi che Luigi gli ha mandato in tante
occasioni perch fossero cantati nel Pergamo della Cattedrale, rivestiti di una bella
musica. In cuor suo, anche se non lo confessa a nessuno, Luigi sa che a Monsignor
Florimonte deve molto. Ha capito da tempo che la sua cancellazione dall'Indice dei
Libri Proibiti la deve all'intervento del Vescovo Florimonte presso il Papa, pi che alla
forza dei suoi versi.
Monsignor Florimonte ha celebrato il nostro matrimonio, in quel lontano dicembre del
1550. A lui devo anch'io grande riconoscenza: forse senza le sue parole la mia famiglia
non avrebbe messo da parte la contrariet alle nozze. I miei dicevano che Luigi aveva
quaranta anni, e io venti; che Luigi era un nobile e importante consigliere di corte del
Vicer, mentre mio padre era un semplice possidente terriero; che Luigi era un poeta
idolatrato in Italia e fuori d'Italia, mentre io ero soltanto una fanciulla di campagna. Ma
cos non era: per Luigi ero proprio il ritratto della moglie ideale, proprio come l'aveva
disegnato pochi giorni prima del nostro incontro:
Prima io vorrei che assai del bello avesse,
ed ella si pensasse d'esser brutta:
e brutta agli altri, e bella a me paresse.
Che fusse fatta con misura tutta,
n del picciol avesse n del grande,
n fusse grassa assai n troppo asciutta.
Che non le piaccia andare troppo in viaggio,
come da donne a Napoli oggi fassi,

n mi faccia del santo n del saggio.


Vorrei che di saper l'altre avanzasse
ma non avesse troppo de l'antico:
sta ben l'antico alle muraglie e ai sassi.
Oltre che avesse l'animo pudico,
e d'ogni tempo mi dicesse il vero,
vorrei ch'ella credesse ci ch'io dico.
Il nostro primo incontro avvenuto a casa di Gregorio Silvestro Caracciolo, un giovane
nobile di Teano che aveva sposato la sorella di Luigi, Geronima.
Luigi era bello, alto, coi lunghi capelli biondi, i baffi arricciati e la mosca sotto il
labbro. Aveva lo sguardo profondo dei poeti. Appena saputo del mio nome, ha voluto
vedere un segno del destino nel fatto che ci chiamavamo allo stesso modo, Luigi e
Luisa.
Quando ci siamo sposati, il Vicer ci ha regalato un cavallo.
Tutti gli amici poeti, da tutta Italia, ci hanno fatto dono di una loro poesia, un bene
ancora pi prezioso. Il cavallo rimasto nelle stalle di Castel Nuovo, le poesie sono qui,
in una scatola d'argento, fanno il viaggio con noi, nella carrozza che sta a due passi da
Teano.
A Teano siamo gi stati lo scorso inverno per scegliere il posto dove costruire la nostra
casa. Lo sguardo di Luigi si subito fermato su di un pezzo di terra ricoperto di ulivi e
castagni, poco lontano da una sorgente di acqua ferrosa, proprio vicino alla propriet di
mio padre.
una piccola collina, alcuni la chiamano Gloriani, altri Bagnonuovo. Sembra proprio il
luogo ideale dove trascorrere una serena vecchiaia.
Fra tre giorni, il dieci di questo mese, Luigi e mio padre andranno dal notaio De
Grandis per stendere l'atto di acquisto. Ancora un anno e, se Dio vuole, i nostri cinque
figli giocheranno al calore di una casa felice.
Potremo realizzare il sogno di una nuova vita, quella vita soltanto immaginata tanto
tempo fa in una piccola poesia:
Deh, sar mai, pria che gi cada il fuso
degli anni miei, che ai pi d'una montagna
mi stia tra colti ed arbori rinchiuso,
e con la mia dolcissima compagna,
qual Adamo al buon tempo in Paradiso,
mi goda l'umil tetto e la campagna,
or seco a l'ombra, or sovra il prato assiso,
ora a diporto in questa e 'n quella parte,
temprando ogni mia cura col suo viso.
E con le care figlie, e se il ciel vuole,
spero co' figli a tavola m'assida,
la state ai luoghi freschi, il verno al sole;
e di mia man fra loro porta e divida
l'uva e le poma; e s'io mi desti o corche,
con loro io mi trastulli, e scherzi e rida.
Il sogno di Luigi durato soltanto sei mesi, da maggio a novembre. L'inverno, rigido e
piovoso, ha tolto l'ultimo vigore al suo respiro. I suoi amici letterati hanno fatto venire
da Napoli i medici migliore, non servito a nulla.
La fatica del parlare andata aumentando di giorno in giorno, eppure dal letto dove
giaceva ansimante, Luigi, testardo, gli occhi lucidi di febbre, insisteva a parlarmi dei
rimpianti che fino all'ultimo hanno angustiato il suo cuore: l'opera che lasciava
incompiuta, le Lagrime di San Pietro, la promessa fatta al Papa e non mantenuta; e, poi,

dolorosa, insanabile, la nostalgia mai sopita per Venosa, la citt dove era nato, il natio
mio nido, la terra lontana e desiderata dove riposava la madre da cui era stato separato
ad appena dieci anni.
La mattina del 29 novembre Luigi ha chiesto a mio padre di fare testamento, fintanto
che fosse sano di mente. Quella sera stessa intorno al suo letto si sono raccolti il notaio
De Grandis, il giudice Valentino Pulsitto e sette testimoni.
Lentamente, tra i sussulti sempre pi intensi del petto, Luigi ha sistemato tutte le sue
cose, prima quelle dell'anima, poi quelle della terra. Quando tutto sembrava ultimato, un
ultimo, convulso pensiero ha fatto riaccendere una luce di angoscia negli occhi di Luigi.
Con tutte le forze rimastegli ha indicato il manoscritto delle Lagrime di San Pietro:
deve essere affidato all'arbitrio del Vescovo di Nola e nessuno deve mettervi mano, ha
ordinato a tutti presenti.
Subito dopo i suoi occhi hanno ritrovato la quiete.
Da ieri Luigi riposa nell'Annunziata, nella Cappella del Presepe. Ha voluto che fossi io
a scegliere il posto della sua sepoltura. Mi ha raccomandato di esservi deposto di sera e
con una sola luce.
A me, che ho conosciuto bene la sua fatica di vivere, il suo desiderio di quiete, di
solitudine, sembrato, quell'angolo notturno della Chiesa, il posto pi adatto al suo
desiderio di quiete.
Sono certa che Luigi contento di essere stato abbracciato da questa tranquilla oscurit,
sono sicura che nel cielo dei poeti ritrover le parole che il dolore gli aveva fatto
smarrire, che comporr i sonetti pi belli, per Luigi, e per Luisa.>> . Giuseppe
Lacetera ( da Il Sidicino Anno VII , 2010 Numero 12 Dicembre . Il quinto
centenario della nascita di Luigi Tansillo ).
La Chiesa dellAnnunziata, certamente risalente agli albori del secondo millennio, e
forse pi antica, ebbe sfortunata sorte. Nel 1733 croll interamente a causa di un
terremoto e nel 1750 fu ricostruita. Il 6 ottobre 1943 fu tra i primi edifici ad essere
colpiti dal tremendo bombardamento anglo-americano. Solo il campanile e la facciata
rimasero in piedi. Dopo moltissimi anni, per consentire a Comune il restauro del sacro
edificio e una confacente utilizzazione, il compianto vescovo Mons. Matteo G.
Sperandeo, con decreto de profanando, ne autorizz la destinazione a usi culturali
consoni alloriginaria sacralit del luogo. Il restauro fu perci indirizzato alla creazione
di un auditorium o sala espositiva.
Nella chiesa fu sepolto Luigi Tansillo (1510 1568), che mor a Teano dove
trascorse gli ultimi anni di vita, avendo sposato la nobildonna teanese Luisa Puzzo. Nel
1629, Orazio De Garano, benemerito cittadino teanese, forse perch liscrizione
sepolcrale non era stata mai posta o si era deteriorata, fece porre sulla parete sinistra
della navata sinistra il cenotafio riprodotto, che fu recuperato tra le macerie e collocato,
nel 1975, in una sala del Municipio.*
Al servizio dei Toledo, don Pedro e don Garzia, a contatto con gli umanisti
napoletani del tempo, visse una intensa vita di Corte come letterato e encomiastico
celebrante delle gesta e delle imprese militari dei suoi Signori. Infatti la poesia di
Tansillo nasce sempre da uno spunto reale, da un fatto casuale; spesso encomiastica,
come abbiamo detto, cio celebrativa dei fasti della Corte, a volte didascalica (Teresa
Imbriani). Nella produzione in versi delle sue liriche, Luigi Tansillo, certamente,
manifest il meglio di s, esprimendosi spesso con sincerit e disinvolta eleganza.
Bellissimi sono, soprattutto, i sonetti dispirazione amorosa, come quello che canta:
Amor mimpenna lale, e tanto in alto / le piega lanimoso mio pensier , oppure
quei sonetti nei quali saffaccia il motivo della brevit della vita umana, come questi:
Passano i lieti d come baleni / e da mane precipitano a sera; / e tanto lalma
amareggiata e nera / lascian, quanto elli fur dolci e sereni. Interessante anche questo
sonetto che il Tansillo scrisse in occasione delleruzione vulcanica ai Campi Flegrei del
1538, che recita: Strane rupi, aspri monti, alte trementi / ruine e sassi al ciel nudi e
scoperti . Senzaltro il migliore Tansillo poeta lo troviamo, oltre che nelle liriche e

nei sonetti, anche in alcune ottave del Vendemmiatore; pi volte pubblicato, senza la
sua autorizzazione, col titolo Stanze di coltura sopra gli orti delle donne, dove per
orti sintendono i grembi delle donne, (a proposito delle quali, il Tansillo, cantava il
contrasto dei buoni e cattivi costumi delle donne giovani e piacenti con le brutte e
invidiose); dove il linguaggio poetico si arricchisce di continui sottintesi e metafore, e
dove si elogia la giovinezza che passa in fretta e, quindi, deve essere goduta al massimo
per non avere a pentirsi con il sopraggiungere della tarda et; e va goduta in pieno senza
remore, proibizioni e rimandi al futuro. Valgano per tutto e per tutti questi suoi versi:
Lassate lombre, et abbracciate il vero, / non cangiate il presente pel futuro: / anchio
dandar in ciel gi non dispero, ma per vivere pi lieto e pi sicuro, / godo il presente, e
del futuro spero,cos doppia dolcezza mi procuro; / chavviso non saria duomo saggio
e scaltro / perdere un ben per aspettarne un altro. Insomma Carpe diem. Bella
poesia si trova pure nel poemetto Il Podere dispirazione virgiliano e georgico, scritto
con lintento di elogiare la vita libera nei campi. Il poemetto Il Podere unopera che
sinquadra nella letteratura classica della poesia georgica, tanto imitata e coltivata nel
periodo del Tansillo, prevalentemente umanistico rinascimentale e manieristico, anche
da molti altri poeti del tempo.
Il Poeta, saputo dellintenzione di un certo Giovan Battista Venere di voler
comprare un podere, gli offre i suoi buoni consigli di come acquistare il terreno che
deve essere bene analizzato e possedere alcune qualit necessarie: Chesser puote il
podere in parte e tale / chio nol terrei se mi desse in dono, / non pur a molto men di
quel che vale. Di tutte le opere di Luigi Tansillo, siamo convinti, lo ripetiamo, che la
migliore, pi importante e significativa senzaltro Il Canzoniere: per noi una sorta
di zibaldone lirico-poetico per i vari motivi, stili, e temi trattati e inseriti nellopera.
In esso il Tansillo celebra, con liriche, sonetti, canzoni, poemi, fatti illustri di guerrieri e
di artisti, lodi per poeti e amici suoi contemporanei, tristi spettacoli di morte e di strazi,
paesaggi sconvolti da orrendi fenomeni naturali, ma soprattutto lamore di una donna
dei suoi sogni: amore travagliato e triste, dal quale fu roso dal tarlo della gelosia.
Prevale cos nellopera, generalmente, il sentimento dellamore, coi suoi mille motivi di
incantamento di sofferenza pi immaginata che reale, di desiderio, di timori e paure
alquanto finti e immaginari in generale.
In un sonetto, per esempio, il poeta paragona la sua storia a quella di una serpe :
come questa avvinta allerba cos egli legato allamore; in un altro c il dramma del
poeta innamorato di una donna che non crede alle sue parole.
Non manca in alcune poesie il tema della gelosia, raccontato spesso con una punta
di esagerazione, di ironia tendente a suscitare la curiosit e il riso del lettore.
Fin dai suoi tempi si sono espressi giudizi positivi e negativi sulla poesia di Luigi
Tansillo; tuttavia, annoverato tra i poeti pi illustri, degno sicuramente di occupare un
posto ragguardevole nella storia della letteratura italiana. Croce lo definisce un
discorsivo, un artista della parola.
Certamente il sentimento che domina nelle sue liriche; loriginalit dei contenuti; la
bellezza delle espressioni, a volte velate di malinconia; la freschezza, la grazia e la
musicalit dei suoi versi; la misura della sua fantasia dartista, attestano senza riserve il
grande valore di questo Poeta; non ancora ben conosciuto, non ancora valutato nel
giusto merito. Invitiamo a riscoprirlo e a studiare la sua personalit di uomo e letterato,
che con le sue opere ha dato lustro e contributo valido alla Storia della Letteratura
Italiana, soprattutto del periodo dellUmanesimo napoletano e barocchismo meridionale.
Nota
Ci siamo serviti delle :
-

Notizie riportate su Internet;

Notizie tratte da Ciro Rubino : La poesia di Luigi Tansillo estratto da Impegno e


dialogo / 10 , Biblioteca Diocesana San Paolino , Seminario, Nola .
Incontri culturali 1992 93
Ultimo aggiornamento (Venerd 19 Maggio 2006)
A lui stata dedicata la Biblioteca Comunale di Teano.
Associazione Erchemperto Teano, rivista Il Sidicino, Anno VII 2010, N. 12
Dicembre a cura di Giuseppe Lacetera.

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