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Vera Tripodi)
Ricevuto il: 30/03/2012
Accettato il: 04/06/2012
Redattore: Francesca Ervas
N6
GIUGNO 2012
T E M I
DEFLAZIONISMO
di Andrea Strollo*
ABSTRACT - Che cos la verit? A questa domanda le teorie deflazioniste rispondono in modo
sorprendente: niente, o quasi. Secondo il deflazionismo la verit, come propriet, semplicemente non
esiste o priva di qualsiasi sostanza. In questo contributo presenter tale posizione offrendo un breve
resoconto critico dellevoluzione della proposta e una disamina delle sue tesi centrali.
1. COS LA VERIT?
2. PERCH ESSERE DEFLAZIONISTI
3. BREVE STORIA DEL DEFLAZIONISMO
4. IL DEFLAZIONISMO MODERNO
5. T-ENUNCIATI
6. CONGIUNZIONE E DISGIUNZIONI INFINITE
7. LA NON SOSTANZIALIT DELLA VERIT
8. VERIT E PARADOSSO
BIBLIOGRAFIA
Ringrazio la redazione di APhEx per avermi dato loccasione di scrivere questo contributo. Inoltre,
ringrazio i referees anonimi per gli utili commenti.
*
1. COS LA VERIT?
Consideriamo due enunciati: la neve bianca e Helsinki si trova in Finlandia e
contrapponiamoli ad altri due: la terra piatta e Adolf Hitler era un filantropo.
Sebbene tutti e quattro vertano su argomenti disparati, allo stesso tempo condividono
alcune semplici propriet: sono enunciati dellItaliano e contengono meno di cento
parole, ad esempio. C poi qualcosa che i primi due sembrano avere in comune ma che
sembra mancare agli altri: la verit. I primi due, infatti, sono enunciati veri.
Sulla strada di questesempio potremmo immaginare di fare una lunga lista, una lista
infinita, di tutti gli enunciati italiani e dividerli in due gruppi: il gruppo di quelli veri e
quello di tutti gli altri. Chiaramente questo non umanamente fattibile, sia perch la
lista sarebbe troppo lunga e sia perch di molti enunciati non sapremmo decider se siano
veri o no. Ad ogni modo, mettendo tra parentesi simili problemi di fattibilit, cosa si
voglia fare con questa separazione abbastanza intuitivo. Ora concentriamoci
sullipotetico gruppo di enunciati veri. In cosa consiste la propriet che possiedono? E
perch questi enunciati ne godono? Cosa manca a quelli che non lhanno?
Porsi domande del genere vuol dire porsi la questione della verit. Si noti che questo
problema dovrebbe innanzitutto esser tenuto distinto da quello di come riconosciamo la
verit. Noi possiamo non sapere se un certo enunciato vero ma possiamo comunque
chiederci in cosa consisterebbe la sua verit se fosse vero.
neve bianca un enunciato vero perch c una certa cosa nel mondo, la neve, che ha
proprio il colore bianco. Questa della verit come corrispondenza unidea cos
naturale da dare limpressione che il problema sia grossomodo gi risolto. Eppure basta
poca riflessione per rendersi conto che le cose sono molto pi complicate. Se un
enunciato vero perch corrisponde a qualcosa nel mondo, cosa effettivamente
corrisponde ad un enunciato come improbabile che vincer al superenalotto o a 2 +
2 = 4 o a Sherlock Holmes un investigatore? o ancora ad enunciati complessi come
se Hitler avesse vinto la guerra saremmo tutti sotto il dominio nazista?
Chiaramente possibile cercare di sviluppare la teoria per rispondere a queste difficolt.
Si potrebbe, ad esempio, accettare che i numeri abbiano esistenza reale e che esistano
fatti improbabili o ipotetici, cos come tentare strategie pi raffinate. Sebbene esistano
anche obiezioni pi raffinate, questo dovrebbe comunque bastare a convincere che la
nostra intuizione preteorica in realt ben lontana dallesser cos scontata e semplice.
Le difficolt anzi sono tali che alcuni filosofi hanno messo in dubbio la proposta stessa
e tentato nuove strade. stato proposto di intendere la verit, invece che come
corrispondenza, ad esempio come coerenza interna di un insieme di enunciati o come
asseribilit in condizioni epistemicamente ideali. Anche queste opzioni sono vittima di
obiezioni particolari ma lostacolo serio a tutte le analisi tradizionali un altro. Il fatto
preoccupante che ogni approccio del genere finisce col forzare una presa di posizione
su molti difficili problemi filosofici apparentemente indipendenti dalla questione.
Adottare una certa teoria tradizionale della verit equivale spesso ad abbracciare un
intera dottrina metafisica. In questo modo il problema della verit si lega a faccende di
portata filosoficamente molto ampia, contribuendo a far apparire il problema come un
riferimento ad essa potrebbe esser eliminato senza comportare una differenza nel
contenuto. Possiamo dunque inferire, suggerisce Ramsey, che il predicato di verit non
ha significato alcuno.
Ad ogni modo Ramsey nota che talvolta la verit ascritta anche a proposizioni che non
sono esplicitamente citate ma solo descritte, come in qualsiasi cosa dica il papa vera
(queste vengono chiamate ascrizioni cieche di verit, blind ascriptions). In tali casi non
possibile eliminare semplicemente il predicato di verit, altrimenti otterremo
qualsiasi cosa dica il papa, che unespressione di tipo diverso e con un significato
differente. Potremmo per riformulare lesempio, e i casi del genere, in questo modo:
Si potrebbe obiettare che questa proposta non ha senso perch lultima occorrenza di P
sgrammaticata visto che P un nome (di una proposizione) e dovrebbe essere accompagnato da un
verbo per essere corretta. In questo modo per dovremmo scrivere P vero. Questa osservazione in
realt corretta ma Ramsey suggerisce che sia un errore, dal momento che P una proposizione, essa in
realt contiene gi un verbo e sarebbe quindi ben formata.
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Questidea ripresa e sviluppata in unaltra direzione da Strawson [1949], secondo cui quando
ascriviamo la verit noi non stiamo in realt dicendo nulla, piuttosto stiamo facendo qualcosa. Quando
affermiamo la verit di qualcosa produciamo un atto performativo dello stesso genere di scommesse e
promesse. La questione dunque : cos che facciamo? La risposta di Strawson che confermiamo,
mostriamo accordo con la proposizione a cui ascritta la verit. Come se facessimo s con al testa.
sostiene di essere in grado di fornire unanalisi di ogni occorrenza del predicato di verit
esclusivamente in termini di quantificazione, identit e congiunzione e di poter
concludere da ci che vero non un autentico predicato e non denota quindi alcuna
propriet.
Si noti comunque che sebbene Williams (e Ramsey) difendano ufficialmente una teoria
della ridondanza, la proposta non veramente tale. La verit non eliminabile
semplicemente dallItaliano, diventa eliminabile, al massimo, dallItaliano pi
lapparato per la quantificazione proposizionale. Esiste davvero qualcosa di equivalente
a questo nel linguaggio naturale? Secondo Dorothy Grover [1992; Grover et al. 1975]
s, dal momento che lItaliano possiede proenenuciati. I proenunciati sono espressioni
che funzionano, rispetto agli enunciati, analogamente a come i pronomi funzionano
rispetto ai nomi. Un esempio di proenunciato lespressione questo vero in:
4. IL DEFLAZIONISMO MODERNO
Lidea che lequivalenza tra un enunciato come vero che P e il pi semplice P
giochi un ruolo fondamentale per una qualsiasi teoria della verit stata sottolineata con
forza e resa famosa dal logico polacco Alfred Tarski che, a met degli anni 30 del
secolo scorso, mostr come fosse possibile dare una rigorosa definizione di verit per
alcuni linguaggi formalizzati. Quel che preme a noi che Tarski pose come criterio di
adeguatezza (materiale)7 di una teoria della verit la possibilit di derivare da essa (in
modo puramente formale) tutti gli enunciati della forma
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Esso infatti poteva comparire sempre e solo come un semplice termine sincategormetico (ovvero come
termine privo di significato autonomo) e come parte di solo due espressioni proenunciative pi
complesse: that is true e it is true. In altre parole, vero, nellespressione questo vero, non ha un
significato autonomo come non lo ha la lettera n in cane.
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La versione del criterio proposta da Tarski in realt leggermente pi complessa. Qui io preferisco
comunque limitare i dettagli tecnici per non appesantire la presentazione.
P vero se e solo se P
per ogni enunciato P del linguaggio per cui stiamo definendo la verit. (qui P
un nome per lenunciato P). Qualunque opinione abbiamo sulla verit, equivalenze
di questo tipo sembrano sicuramente corrette e anzi un po banali e poco interessanti. La
versione moderna del deflazionismo cavalca proprio questidea: non solo a proposito
della verit non c molto da dire ma quel poco non richiede altro che principi banali
come questi. Il deflazionismo moderno, sviluppato sopratutto da Paul Horwich e Hartry
Field [Horwich 1998b; Field 1986, 1994a, 2005] nellultima decade del secolo scorso, si
basa su tre idee principali:
1. gli enunciati della forma: -P vero se e solo se P- (i cos detti T-enunciati)
sono in grado di spiegare ogni fatto riguardante la verit;
2. il predicato di verit uno strumento con lunico scopo di fornire un espediente
sintattico per lespressione di congiunzioni e disgiunzioni infinite, altrimenti non
esprimibili (o difficilmente esprimibili);
3.la verit una propriet non sostanziale.
Vediamole una ad una.
5. T-ENUNCIATI
Quando parliamo delle equivalenze tra P vero e P, almeno due questioni devono
essere chiarite. Innanzitutto bisogna specificare a cosa intendiamo attribuire la verit,
ovvero quali sono il tipo di cose che riteniamo possano essere vere. Questo il
Periodico On-line / ISSN 2036-9972
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neutralizzare questi problemi, essi pongono in evidenza il fatto che, a parte la generica
ricostruzione quineana, non ad oggi disponibile alcuna analisi veramente dettagliata in
grado di chiarire in che senso una generalizzazione costruita col predicato di verit
possa esser considerata lespressione della corrispondente congiunzione infinita. Lunica
proposta realmente dettagliata stata sviluppata da Volker Halbach [1999]. Purtroppo
essa stata affossata dalle critiche di Richard Heck e siamo tuttora in presenza di un
vuoto teorico [cfr. Halbach 1999; Heck 2004].
sostanzialit della verit si esaurisca nel suo non esser definibile assimilerebbe per il
deflazionismo ad una teoria primitivista con un esito piuttosto sconcertante. Potremmo
infatti pensare che non ci sia nulla di meno deflazionista e poco metafisico del pensare
che una propriet sia assolutamente irriducibile.
Naturalmente il deflazionista pu cercare altri modi per chiarire in che senso la verit sia
una propriet sui generis. La questione cruciale perch caratterizza il posto del
deflazionismo nella filosofia analitica degli ultimi decenni. Unidea interessante stata
avanzata verso la fine del secolo scorso. Lidea quella di sfruttare una nozione
originatasi nellambito delle ricerca sui fondamenti della matematica di inizio
novecento: la nozione di conservativit. La proposta piuttosto tecnica ma pu essere
resa grosso modo cos: che la verit non una propriet sostanziale vuol dire che la
teoria deflazionista della verit non contribuisce in alcun modo alla nostra conoscenza
del mondo. Supponiamo di avere una teoria T non semantica (che non include cio una
teoria della verit) e di estenderla aggiungendo una teoria deflazionista della verit V.
Otterremmo in questo caso la teoria T+V. Lidea che, su ci di cui parla T, la teoria
estesa T+V non dimostri nulla pi che la semplice T da sola. Questo ci fornisce una
spiegazione dellidea che la verit non abbia alcuna sostanza. La verit, potremmo dire,
non fa nessuna differenza per il mondo, anche se fa un mondo di differenza per noi.
Intorno a questa proposta, che stata sviluppata in modo elegante e preciso [Shapiro
1998; Ketland 1999], nato un acceso e profondo dibattito. Ad esempio stato
argomentato che la conservativit condanni il deflazionismo allinadeguatezza. Tale
dibattito ha avuto, tra le altre cose, il merito di obbligare i deflazionisti a mettere in
forma completamente esplicita certe assunzioni di fondo. Ci ha mostrato da un lato
quanto alcune idee fondamentali del deflazionismo siano ancora confuse e dallaltro
quanto frammentata sia la stessa schiera dei sostenitori del deflazionismo.
8. VERIT E PARADOSSO
Il problema pi semplice che affligge il deflazionismo probabilmente legato alla sua
apparente inconsistenza. Assumendo i T-enunciati senza restrizione infatti facile
cadere vittima del noto paradosso del mentitore. Si consideri lenunciato:
L: L non vero
Applicando i T-enunciati si finisce in pochi passi a dover accettare la contraddittoria
conclusione che L sia vero che non vero. In questo modo la teoria deflazionista mostra
di essere semplicemente una teoria inconsistente.18 I deflazionisti sono consapevoli del
problema ma esso stato a lungo messo tra parentesi, supponendo che bastasse
considerare un qualche, non meglio specificato, insieme ristretto di T-enunciati. Si
suggerito che il problema potesse esser accantonato in attesa che i logici ci fornissero la
soluzione. In realt la questione si fatta via via pi pressante. Infatti, se gi lidea di
restringere i T-enunciati sembra cozzare con lispirazione fondamentale del
deflazionismo, per ricostruire certi meccanismi (come quello della ascesa semantica)
comunque necessario lintero insieme dei T-enunciati senza restrizioni. A ci si
aggiunge che il lavoro dei logici ha fatto emergere risultati tuttaltro che rassicuranti.
Individuare un unico insieme soddisfacente di T-enunciati unoperazione per nulla
semplice se non impossibile [cfr. McGee 1992]. Non c da stupirsi dunque se molto del
dibattito sulla verit si sia oggi rivolto al problema dei paradossi [cfr. Beall, ArmourGarb 2006].
Alcuni deflazionisti (vedi Beall and Armour-Garb [2001a], [2001b]) hanno accettato la contraddittoriet
del deflazionismo e proposto di assumere una logica paraconsistente, ovvero una logica in grado di
gestire le contraddizioni.
18
BIBLIOGRAFIA
Armour-Garb, B. (2001), Deflationism and the Meaningless Strategy, Analysis, 61(4),
pp. 280-289.
Armour-Garb, B. (2004), Minimalism, the Generalization Problem, and the Liar,
Per un bilancio provvisorio e una nuova formulazione si veda Horsten [2009].
19
Oxford.
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