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ora sanno di essere nudi. Gli uomini e le donne che, fosse pure soltanto come
elettori, tengono in piedi questa struttura di violenza, non hanno piu' la
coscienza tranquilla.
"La seconda verita' di Hiroshima e' che ormai l'imperativo morale della pace,
ritenuta da sempre come un ideale necessario anche se irrealizzabile, e'
arrivato a coincidere con l'istinto di conservazione, il medesimo istinto che
veniva indicato come radice inestirpabile dell'aggressivita' distruttiva. Fino
ad oggi e' stato un punto fermo che la sfera della morale e quella dell'istinto
erano tra loro separate, conciliabili solo mediante un'ardua disciplina e solo
entro certi limiti: fuori di quei limiti accadeva la guerra, che la coscienza
morale si limitava a deprecare come un malum necessarium. Ma le prospettive
attuali della guerra tecnologica sono tali che la voce dell'istinto di
conservazione (di cui la paura e' un sintomo non ignobile) e la voce della
coscienza sono diventate una sola voce. Non era mai capitato. Anche per questi
nuovi rapporti fra etica e biologia, la storia sta cambiando di qualita'.
"La terza verita' di Hiroshima e' che la guerra e' uscita per sempre dalla sfera
della razionalita'. Non che la guerra sia mai stata considerata, salvo in rari
casi di sadismo culturale, un fatto secondo ragione, ma sempre le culture
dominanti l'hanno ritenuta quanto meno come una extrema ratio, e cioe' come uno
strumento limite della ragione. E difatti, nelle nostre ricostruzioni
storiografiche, il progresso dei popoli si avvera attraverso le guerre. Per una
specie di eterogenesi dei fini - per usare il linguaggio di Benedetto Croce l''accadimento' funesto generava l''avvenimento' fausto. Ma ora, nell'ipotesi
atomica, l'accadimento non genererebbe nessun avvenimento. O meglio,
l'avvenimento morirebbe per olocausto nel grembo materno dell'accadimento".
Questo diceva padre Balducci nel 1981, e le sue parole ci illuminano ancora.
La nonviolenza puo' e deve divenire la politica dell'umanita', e quindi essere
anche una adeguata politica della sicurezza e della cooperazione, ovvero di
difesa dei beni comuni, della biosfera e della civilta' umana; ed e' per questo
che essa si pone anche come alternativa concreta e immediata alla difesa armata
(che poi difesa non e', ma preparazione ad uccidere ed effettuale commissione di
stragi; e si e' visto a quale tremenda distretta ha condotto l'umanita'). La
nonviolenza propone di passare alla difesa civile non armata e nonviolenta, ai
corpi civili di pace, a una politica internazionale dei diritti umani e dei
popoli. La nonviolenza invera la promessa del costituzionalismo moderno. La
nonviolenza realizza la civilta' umana che ogni essere umano riconosce e
comprende.
*
E quest'anno l'iniziativa delle commemorazioni nonviolente del 4 novembre
promossa col motto "Ogni vittima ha il volto di Abele" coinvolgera' ancora una
volta diverse citta' ma in particolare avra' il suo luogo centrale a Trento,
citta' in cui si svolgeranno gli "Stati generali della difesa civile non armata
e nonviolenta" promossi dalla campagna "Un'altra difesa e' possibile": e questo
incontro costituira' un ulteriore passo nella direzione della concreta e via via
piu' estesa realizzazione e verifica di un programma costruttivo che dovrebbe
divenire al piu' presto programma di governo di ogni paese civile: appunto la
difesa popolare nonviolenta, la creazione dei corpi civili di pace, la gestione
e risoluzione nonviolenta delle crisi e dei conflitti nella prospettiva della
sicurezza comune e del condiviso benessere, attraverso la coerente operosa
solidarieta' esercitata nei confronti di tutti gli esseri umani, comprese le
generazioni future.
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Ogni vittima ha il volto di Abele.
Abolire la guerra, gli eserciti, le armi.
Il primo dovere e' salvare le vite.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.