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Mem. Soe. Geol, tty 41 (1988), 17-35, 14 IL COMPLESSO LIGURIDE AUCT.: STATO DELLE CONOSCENZE E PROBLEMI APERTI SULLA SUA EVOLUZIONE PRE-APPENNINICA ED I SUOI RAPPORTI CON L'ARCO CALABRO (***) Relazione di GLauco Bonar! (*), FILOMENA ORNELLA Amore (*), GIULIANO CLampo (*), PAOLA DE Capoa (*), PASCAL MICONNET (**) & VINCENZO PERRONE (*) RIASSUNTO Nuovi. dati biostratigrafici ed il riesame delle si- tuazioni di campagna hanno portato a ridefinire la composizione del Complesso Liguride auc, gia da Lempo suddiviso nellUnith del Frido ¢ nell’Unita del Cilento, e a mettere a fuoco i principati problemi sulla sua evoluzione teltogenetica in relazione a quella delle aree esteme appenniniche e dellArco Calabro. Per I'unith del Frido non sono emerse sostanziali novita rispetto a quanto noto in letteratura, a parte al- cane precisazioni riguardo ai texreni ad esta effettiva- mente attribuibili e un conseguente ridimensionamen- to dell'area di affioramento. Al contrario la successions caratieristica dell'Unita del Cilento, finora interpretata come continua dal Cretacico all Oligocene, & risultata in realta corrispondere per la parte alta ad un ciclo se- dimentario sinorogeno, di eta non pit antica del But digaliano superiore-Langhiano, poggiante in discor- danza angolare su almeno due unita ligatidi ss. che ne formano la parte bassa (Formazione di Ascea Auct), ¢ probabilente anche su alcune unita ester appen: Tale ciclo sedimentario, comprendente le Forma- zioni di Albanella, Polliea, San Mauro, Torrente Bruca @ Albidona, viene definito come Gruppo del Cilento ¢ geparato dalle unit igurdt .., dstinte daffatto in ) Unita dei sterreni ad affinita sicilides: deno- minazione informale per un assieme di terzeni, i cui Fapporti con quelli dell'enita successiva, dai quali si dillerenziano per facies ¢ per una minore intensita di deformazione, sono ancora non ben definiti (Mas- strichtiano-Eocene medio-?) ¢) Unita Nord-calabrese: formats da un basamen- to ofolitico (in prevalenza basalti e pillow fevas) con tuna copertura di radiolariti, caleari allopadtci e argiliti varicolori (Formazione di Tirmpa delle Murge), cui fan- no seguito la Formazione delle Crete Nere (black shales con intercalaziont di quarzareniti ¢ subordinatamente Htateniti e caleilutiti) © la Formazione del Saraceno (orbiditi carbonatiche e miste). L’eta della successione (9 Dipartimento di Scienze della Terra dell'Uni- Largo San Marcellino 10 - 80138 Napoli (°*) Université de Lille. Villeneuve d’Aseq (France). Lavoro eseguito con il contribute M.P.1. 40% 1987. imentaria ® compresa tra il Giurassico superiore & ‘Oligocene superior; ) melange cli Episcopia-San Severino: megabloc chi di serpentine, gneiss granatifert ¢ anfibolici, anfi- boliti e granitoidi (in precedenza interpretati ‘come Hippen di unita dellarco calabro) in una matrice sex pentinoso-filladie 4@) Unita del Frido: metaofioliti, quarziti, filladi e metacalcari, con metamorfismo di HPYVLT, Per i me- tasedimenti ® riportata in letteratura un’eta cretacica Leta oligocenica superiore, accertata per la parte alta della successione deli'Unita Nord-calabrese, porta «a collocare tra /Oligocene superiore ed il Burdigaliano superiore il prima evento deformativo che ha mteres sato le unita liguridi pitt elevate, mentre. rimane un rroblema aperto Veta di delormazione e di metamor- Timo del melange e dell Unita del Frido, secoudo aleuni correlabili con gli eventi eoalpini, Viene moltre avan- zata T'ipotesi che laren di origine dell'Unita Nord-cala- bese comrispondesse ad un relitto della Tetide oceani- «a, indeformato fino alfOligocene superiore e svineo- lato cinematicamente da aliri segmenti, come quello attualmente rappresentato nell Arco Calabro, per | qua: li st hanno evidenze di una chiusura pitt precoce, TERMINI CHIAVE: stratigrafia, paleogeografia, tettogenesi, Unita Liguridi, Appennina me- ridionale. ABSTRACT A reinterpretation of the Liguride Complex Auct., 4ill now referred to as formed by Frid Unit and Cilento Unit, is proposed, based on new biostratigraphic and Held’ data: the main problems about is tectogenctic evolution are focused, in comparision with the evolu- tion of the external Apenninic domains and of the Cala- bria Are. ‘The Frido Unit fairly corresponds to its definition in the literature, with the exception of some outcrops erroneously atiributed to it. The Cilento Unit, however, till now thought to be characterized by a continuous sequence from Cretaceous up to Oligocene, actually corresponds to a synorogenic sedimentary cycle, not older than Upper Burdigalian-Langhian, unconforma- bly resting up on two Liguride Units s.s., and, probably, even several Apenninie Units. This sedimentary cycle, including Albanelia, Pollica, San Mauro, Torrente 18 6. Bruca and Albidona Formations, ts defined as Cilenta Group and separated from the following Liguride Units 4) one informal unit grouping sequences (Mast chiian-Middle Eocene-?) diflering from unit o> by facies and deformation characteristics ¢) North-Calabrian Unit: remnants of an oceanic basement, mainly basalts and pillow lavas, with a sedi mentary cover made up by radiolarites, allodapic lime stones and variegated shales (Timpa delle Murge For~ mation), stratigraphically followed by the Crete Nere Formation (black shales with quartarenites, and minor lithic arenites and calcilutiies, intercalations) and by the Saraceno Formation (calcareous and mixed ‘urbidites). The age of the sedimentary sequence ra ges between the Upper Jurassic and the Upper Oligo: +) Episcopia-San Severino melange Unit: blocks of serpentines, garnet and amphibolitic gneisses, amphi- Dolites and granitoids (previously interpreted as Klip» pen of Calabrian Units) in a serpentine-phyllitic mattis; «) Frido Unit: metaophiolites, quartzites, phyllites and ‘metalimestones, showing HPWLT metamorphic grade. A Cretaceous age of the sedimentary rocks has been reported. ‘The ages recognized at the top of the North-Cala brian Unit sequence and al the base of the Cilento Group allow us to establish that the age of the first tectogenetic phase affecting the uppermost Liguride Units ss. ig benveen the Upper Oligocene and the Upper Burdigalian, whereas the age of deformation and metamorphism of the melange unit and of the Frido Unit, hypothetically relerred to as Eoalpine by some Authors, sill is an open question. Furthermore the oceurvanee of an oceanic basement in the North- Calabrian Unit suggestes the hypothesis that it derives from a relie of the oceanic Thetys, undeformed xp to Upper Oligocene, This paleogcoxraphic sealm should have been kinematically indipendent from other Thets segments showing evidence of an earlier closure, Tike that present represented inthe Calabrian Are opin tie Units Key worps: Stratigraphy, Paleogeography, Tec- rogenesis, Liguride Units, Southern Apenni- nes 1, PREMESSA, Tn Appennino meridionale hanno ampia diffusione terreni argillo-calcareo-silicoclasti- ci, che per oltre un cinguantennio, in accordo con Ia concezione di De. LorENz0 (1896), [u- rono accomunati sotto la denominazione di «flysch paleogenici» E solo tra la fine degli anni '50 ¢ l'inizio degli anni '70 che essi vengono separati_in unita differenti per etd e posizione geometrica (SCARSELLA, 1956; IPpoLtTo & Lucint, 1957; Lucint, MASPERONI & Spaba, 1957; SEI 1957; 1962; Coreccia, 1958) e, alla fine del BONAROD EF ALT periodo, almeno di alcune di esse viene for= mulata una definizione che giungera con po- che modifiche fino ai giorni nostri Una di tali unita @ i} «Complesso Ligurides (fig. 1), denominazione che fa esplicito riferi- mento alle unita liguridi delAppennino si tentrionale, definita da OGNIBEN (1960; 1969) come una «unita paleotettonistica», alfiorante dal confine calabro-lucano al Cilento. Essa & stata descritta dall Autore ed in tavori di mag- giore dettaglio da Vuzzani (1968a; 1968b; 1968d; 1970) come caratterizzata da deposili di cugeosinclinale, la cui successione, di ett compresa tra il Giurassico ¢ Eocene medio, era formata dal basso in alto dalle Formazioni de] Frido-Crete Nere, del Saraceno e di Albi- dona. La prima di esse sarebbe stata costituita da terreni metamorfici passanti gradualmente in alto a terreni sedimentari con facies pela gica, cntrambi contenenti grossi blocchi ofio- Titici; le altre due avrebbero rappresentato il progressive colmamento del bacino con depo- siti carbonatici e silicoclastici via via pid. gros- solani. La presenza di una discordanza ango- are tya la Formazione di Albidona e la suc- cessione sottostante veniva interpretata come dovuta ad eventi intrageosinclinalici. Pitt o meno nello stesso periado in Cilento veniva descritta (erro et alii, 1965; Pescato- RE, 1966; Cocco & PescaTore, 1968; Cocco, 1971) ed interpretata in maniera sostanzial- mente analoga una successione molto simile, ma di et compresa tra il Cretacico inferiore elOligocene superiore, suddivisa nelle Forma- zioni di Santa Venere (successivamente ride- finita come Formazione di Ascea), Pollica ¢ San Mauro. Le correlazioni tra Cilento e confine cala~ bro-lucano venivano proposte da ciascun gruppo di Autori o prendendo in scarsa con- siderazione i dati dell'altro o ammettendo ete- ropie di facies ed un certo diacronismo. Successivamente tali ricostruzioni strati- grafiche furono vivavemente eriticate per aver messo in sequenza continua terreni metamor- fici e sedimentari, tra i quali esisteva un con- tatto brusco ¢ con tutta evidenza tettonico: (Bousaver, 1971; 1973; SCANDONE, 1972; D'ARGENIO ef alii, 1973). Tl «Complesso Ligu- ride» pertanto venne diviso in due differenti unita tettoniche: un’Unita del Frido, geometri- camente inferiore, formata da metamorfiti di basso grado ¢ metaofioliti, ed un’Unita del Ci- Jento (AMopIO More. ef alii, 1976), ad essa tettonicamente sovrastante, che corrispondeva 19 IL COMPLESSO LIGURIDR AUC nuiso2u eu ojuosyuoD = 7 By ONOAV1 = 31LNaSaud n1ag0W o1doWy 2161) 3NOGNVOS (696l) NAGINDO Tare EET suesson ip este oaseoies so, oie eeu [a= eovaeres9} (oane oajgereio; | een asozsenb © eoteo oars oars ovoid Heat eorsisinsae q3q0 viINAa Jaa Linn uosara © | ZL ~~~ __ = ° owiaanas S| Z| oust even | soueraiy 8 =vidoo8id3 10 39NV1aW coueiwoooon) | = s OSS SE = ouauedeg 2 z rie . = . 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Severino: 8) gneiss a granato © anfiboliti; 9) dinbast © serpentine 10) Unita del Frido, 11) Unita esterne appenniniche. 12) Limiti stratigrafici. 13) Faglie, 14) Sovrascorrimenti 15) Limiti di incerta interpretazione. alla parte rimanente della successione di OGNIBEN (1969) ed al suo equivalente in Ci- lento. L'Unita del Frido era rappresentata (AMO- pio MoreLut er alii, 1976) oltre che in Appen- 0, tettonicamente interposta tra Uniti del Cilento ed unita esterne appenniniche, anche in Calabria alla base di una pila di falde offo- litiche ed a basamento cristallino. Nonostante questo suo ruolo di tramite tra arco calabro e unita esterne appenniniche, sia la posizione geometrica dell'Unita del Cilento rispetto alle unita dell'arco calabro sia la posizione paleo- geografica ¢ Fevoluzione del bacino del Ci- Iento, in relazione alla tettogenesi precoce che ha portato alla costruzione della catena calabrese, sono a tuit'oggi poco chiari e a gomento pitt che altro speculativo. I tentativi (GRANDIACQUET & MASCLE, 1978; BONARDI et alii, 1982; SCANDONE, 1982) di inserire il bacino del Cilento in un quadro generale che tenesse conto dell'arco calabro erano pittto- sto insoddisfacenti. II principale punto debo- Je appariva l'uilizzare definizioni di unita e soprattutto dati stratigrafic! ormai ultrade- cennali: le ricerche degli ultimi anni sono sta- te pertanto orientate ad una verifica al ri- guardo. I risultati finora ottemuti sono abba- stanza chiasi ed alfidabili per la parte alta dell’Unita del Cilento Auct., mentre per la parte bassa e 'Unita del Frido i dati sono an- cora insufficienti per proporre un’ univoca so- luzione soprattutto per quanto riguarda la lore evoluzione (etiogenetica, ma sono co- munque tali da imporre notevoli modifiche alle interpretazioni, fino ad ora generalmente accettate, del «Complesso Liguride» (figs, 2 © 3), Per cervare di rendere il discorso meno confuso possibile, si é ritemuto opportuno trai tare a parte (AMORE, BONARDI ef alii, 1988) il problema delle relazioni tra «Complesso Ligu- Vide» © zone esterne appenniniche, discuten- done in questa sede la sola evoluzione pre-ap. penninica, dopo averne ridefinito la composi: zione. HL COMPLUSSO LIGURIDE, AUET 21 Formazionia Ss Mauro Albidona ‘GRUPPO DEL GILENTO MELANGE 1 EPISCOPIA SSEVERINO 3 8 1B] Formezione oucocene E : g] forne E. ascot ET] suttfeno a 2 tect wn 28 recent wn un z een BB taseresnine S| Formazione a2 8] cone coven me BE 3) crstenee = S| Formations ewoneane 2) eee seh HR ae 8 | gis Fig. 3 = Colonne stratigrafiche schematiche del Complesso Liguride. 2. COMPLESSO LIGURIDE AUCT. 2.1, UNITA DEL CILENTO AucT. Recenti studi (Zurperra ef alii, 1984; Bo- NaRDI ef alii, 1985; AMORE, IACCARINO ef alii, 1988; AMORE, BoNarot et alii, 1988) hanno messo in evidenza che le Formazioni di Polli ca, San Mauro ed Albidona, per quest'ultima in accordo con Yoriginaria definizione di SELL (1962), hanno un'eta (Burdigaliano superiore- Langhiano) molto pia recente di quella finora loro attribuita e poggiano in discordanza an- golare su un substrato costituito da pit) unit tettoniche, dal quale vanmo nettamente sepa- rate. Tenuto conto dell’eia accertata, ormai a scala regionale, esse sono interpretabili come un deposito sinorogeno, successivo ad una fase tettonica che ha interessato quanto meno il «Complesso Liguride», come da noi ridefinito. La denominazione Unita o Gruppo del Cilento potrebbe continuare ad essere utilizzata per Fassieme delle tre formazioni, che in Cilento sono ampiamente rappresentate, intendendo ovviamente il termine unita nel senso di un- conformity bounded unit (LS.S.C., 1987). Herreni che ne formano parte del substra- to, finora considerati la parte bassa dell’'Unita del Cilento Auct., sono riferibili a due unita tettoniche, differenziabili, oltre che per i rap- porti geometrici, per caratteri litologici ¢ gra- do di deformazione. G. BONARDE EP ALI Fig. 5 - Timpa delle Murge: appoggio delle vadiolariti Fig. 6 - Timpa delle Murge: particolare del conatto in sulle brecce laviche. fig. 5. 1 COMPLESSO LIGURIDE AUCT. 23 Fig. 7 - Timpa delle Murge: calcari allodapict rosati sowastanti le vadiolariti; si noti il passupgio stratigratica verso Palio (2 desiva nella foto) ad argillit silicilere varicolort Fig, 8 - Timpa delle Murge: particolare delle argilliti varieolori: alla base il primo strate di quarzarenite, 24 G, BONARD! EY ALI Fig, 9~Tignpa delle Murge:argilitivarcolov! con intrcalaioni di quarzaveiti (in primo piano): | prem vel Gibieck shakes compaioto alfaiterza della persona che fa da Hiferimento Fig. 10 - Timpa delle Murge: alternanze di quarzareniti e argilliti grigio-scure, 1H, COMPLESSO LIGURIDE AUCT 2s Fig. [1 - Timpa delle Marge: black shales; queste litologie e quelle in fig, 10 sono tipiche della Formazione delle ‘Crete Neve, 2.1. Unita nord-calabrese ‘Questa unita, per la quale manteniamo la denominazione di Sex.tt (1962), @ di gran lun- ga la pid estesa in affioramento, dal confine calabro-lucano al Cilento (fig. 2). La succe sione completa, date le generali condizioni di tettonizzazione da «broken formation», & rico- struibile con estrema difficolta, confrontando numerose sezioni, ed @ data dal basso in alto da: a) ofioliti di Timpa_delle Murge: pillow breccias ¢ pillow lavas (fig. 4} a volte con cal- cari interpillows rosati, subordinatamente basi e gabbri (SpaDEA, 1968). Sulle pillow breccias poggia stratigraficamente (fig. 5): b) Formazione di Timpa delle Murge (Bousquet, 1963; 1973; VEZZANI, 1968b): po- chi metri di radiolariti ed argilliti silicifere va- ricolori (fig. 6), con sottili intercalazioni di calcari allodapici (fig. 7). Il passaggio alla for- mazione sovrastante & marcato dalla compar- sa di stati di quarzareniti nelle argilliti vari- figg, 8 © 9); ¢) Formazione delle Crete Nere (Set, 1962}: alternanze di quarzareniti in strati e banchi e argilliti grigio scure (fig. 10 e 11), cui seguono circa 500 m di black shales con intercalavioni di quarzo e litareniti; verso l'alto le argilliti sono meno ricche in materia orga- nica ¢ compaiono intercalazioni di torbiditi calearee a grana fine. Solo la parte medio-alta della successione ha fornito nannoplancton calcareo ed @ risullata non pitt antica della parte superiore dell’Eocene medio (parte alta della biozona NP 17 di Martint, 1971) per la presenza di Dictyococcites bisectus, Discoaster tani, Reticulofenestra hillae, Reticulofenestra umnbilica, Sphenolithus intercalaris (fig. 12). Le ben note microfaune cretaciche (ETO et alii, 1965; VEzzANi, 1968b; SPADEA, 1982) prove- nienti da questa parte della successione sono evidentemente da considerare rimaneggiate, mentre potrebbero non essetlo nelle porzioni sottostanti. D'altra parte la formazione do- yrebbe coprire un intervallo stratigrafico ben pitt ampio di quello (Aptiano-Albiano) noto in letteratura, dal momento che quelli che pos- sono considerarsi i termini di passaggio alla formazione sottostante, dati da alternanze di quarziti ed argilliti varicolori, sono risultati non pid antichi del Giurassico superiore (Oxfordiano) per la presenza di Tranolidius? 26 G. BONALD! WY ALE Fig, 12 - 2-1) nannofossili della Formazione i Timpa detle Murge; campione B 1769, calcavi allodapici di Timpa delle Murge, ae) Tranolits? sadillom (NOEL) CRUX, esemplasi in vari stadi di concrescimento, Fx) Watznaveria reinhardi! ROOD, HAY & BARNARD, esemplore fortemente Concreseiuto. hs) Fohypodorhubdus eseaiglé NOLL. -0) nannofossili delia Formazione delie Crete Nere; campione B 1763, localita Case del Conte. I) Reticulofenesira unbilica (LEVIN) MARTINI & RévzKOWSKI. m) Rericufofenestra hillae BUKRY & PERCIVAL.. 1-0) Dictyococeites bi- sectus (HAY, Monte & Wabr) Boxy & PERcIvaL. 1 COMPLESSO Li URIDE AUCT Fig, 13 - a-e) nannofossili della Formazione del Saraceno; a: alla base della formazione, bee nella parte medio- alia, a) Istlonolithus recurvus DEFLANDRE; localita Case del Conte, campione B 1775. b) Sphenolithus distenius (MARTINO BRAMLETTE & WILCOXON, esemplare fortemente concresciuto; presso Fabitato ‘San Costantino (Fo- lio 210 Lauria), campione G 3081. c) Helicosphaera recta HAQ; SS. 104, Km 6300, campione B 2538. c-e) Sphenolithus ciperoensis BRAMLETIE & WILCOXON; S.S. 104, kin 6+300, campione B 2538, salillum ed Ellipsagelosphaera reinhardti (Big. 12), Quest’eta @ coerente con quella (Callovia no-Oxfordiano) accertata per i livelli immedi tamente sottostanti da Marcucct et alii (1987) sulla base di microfaune a radiolari. Si passa in alto per alternanze a: d) Formazione del Saraceno (SELLI, 1962) circa 500 metri di torbiditi calcaree, spesso licizzate, e miste; verso Valto si registra un cer~ to aumento della frazione silicoclastica. Datata in un primo momento Albiano-Daniano (Vez- ZANI, 1968a), successivamente, in base a fora- miniferi planctonici e nannoplancton caleareo, alla formazione & stata attribuita un’et& non pitt antica dell’Eocene medio-superiore (DE Biasio ef alii, 1978). In base a pidi recenti ana- lisi delle nannoflore, non ancora estese regio- nalmente, la parte bassa della formazione ri- sulta non pit: antica dell’ Eocene superiore (bio- zona NP 20 di MARTINI, 1971), mentre la parte alta giunge almeno alfOligocene superiore (biozona NP 24 di Maxrint, 1971), per la pre- senza rispettivamente di Isthmolithus reewvus, Peritrachelina joidesa, Reticulofenesira oama- 28 6. BONAROL ET ALIt Fig. 14 - Localita Santa Venere (Accia tra Formazione delle Crete Nere e tuensis ¢ di Helicosphaera recta, Sphenolithus cl. ciperoensis, Sphenolithus distentus (Fig. 13). T termini a) ¢ b) della successione sono rappresentati solo in pochi affioramenti nei pressi dj Terranova del Pollino. Altrove Ia suc- cessione @ largamente incompleta, probabil- mente per latlivazione di uno o pits orizzonti di scollamento nell’intervallo a black shales. Liunith @ cavatterizzata da pieghe a scala mega € mesoscopica, piuttosto chiuse, da rovesciate a coricate. In Cilento le pieghe mesoscopiche tendono ad isoclinali (fig. 14) ¢ sembrerebbe- ro riferibili a due differenti sistemi. Nei din- torni di Ascea questi sistemi di pieghe svilup. pano una foliazione di piano assiale, accom- pagnata nei termini pelitici da una modesta cristallizzazione (MAURO & SCHIATTARELLA, 1988), ma le strutture sedimentarie sono sem- pre riconoscibili. In guesti affioramenti, incla- si in precedenza nell'Unita del Frido (AMoDIO Moret ef alii, 1976), sono a nostro avyiso ben riconoscibili le formazioni delle Crete Ne- re e del Saracen; inoltre spostandosi lateral- mente si passa senza evidenti soluzioni di con- Linuita alle slesse formavioni relativamente meno deformate ¢ con i loro tipici caratteri Pertanto le microfaune in essi segnalate (Let- TO et alii, 1965; SCANDONE in AMODIO MoREL- L1 ¢7 alii, 1976), indicanti an’eta compresa tra il Giurassico superiore ed il Cretacico superio- re, non sono utilizzabili per Ia datazione dell'Unita del Frido, a cui gli affioramenti di Ascea non sono assimilabili. In localit& Mezzana sono da tempo noti (Bousquer, 1963) tre piccoli affioramenti di calcari pelagici rositi, cui & stata attribuita un’eta liassica, sottostanti a pillows e brecce laviche identiche a quelle di Timpa delle Mur- ge. Essi sono stati interpretati come tembi re- sidui dei sedimenti su cui si sarebbero verifi- ati i primi espandimenti ofiolitici e quindi la base dell'intera successione «liguride> (Bou- squet, 1963; 1973; OcNiBEN, 1969). Non di- sponiamo ancora di dati biostratigraici, ma, nei pressi di Timpa delle Murge, abbiamo rin- venutto Jo stesso tipo di calcari, oltre che, come gia nolo, negli spazi interpillows, al di sopra non al di sotto delle brecce laviche. Non & im- possibile guindi che essi rappresentino una va~ riazione laterale della Formazione di Timpa delle Murge e che a Mezzana la successione ofioliti-calcari sia completamente rovesciata. TL COMPLESSO LIGURIDE AUCT. 29 La ricostruzione della successione, come riportata, & stata proposta per la prima volta da BoUSOUET (1973) ¢ trova ampi ma non ge- nerali consensi in letieratura (LANZABAME. et alii, 1978; Bonar et alti, 1985; Knorr, 1987): le maggiori controversie sono sulla natura’ stwatigralica dei contatti tra le tre formazioni sedimentarie. il pat > stratigrafico tra Formazione delle Crete Nere e Formazione del Saraceno & messo in discussione da Ierro er alfi (1984), che propongono la distinzione di quest'ultima come unita teitonica a sé stante. Indubbia. menie il passaggio tra le due formazioni spes $0 @ tettonizzato a causa delle differenze di competenza, ma in alcune sezioni esse & per fettamente conservato ed avviene per alter- nanze, sia in serie diritta sia in serie rovescia; il rovesciamento imoltre non interessa solo la Formazione del Saraceno, come sostenuto da talj Autori. Lascia inolire perplessi che in Ci lento essi abbiano incluso nella loro «unita ar- gillitica inferiore» estesi affioramenti perlett mente comparabili alla Formazione del Sara- ceno dell'area-tipo, che nella loro interpreta- zione costituirebbe invece un'unita indipen- dente. Quanto all'interposizione dell'«tinita degli gneiss di Episcopia» tra le due unit sud- dette & un‘ipoiesi che, per ammissione degli stessi Autori, non trova riscontro nelle eviden- ze di campagna. Pits problematico @ senz’aliro il passaggio tra Formazione di Timpa delle Murge e For- mazione delle Crete Neve, interpreiato come tettonico 0 non preso in considerazione da molti Autori (VEzzZANI, 1968c; OGNIBEN, 1969; 1985; Amopio MORELLI ef alii, 1976), In realta gli affioramenti di ofioliti tipo Tim- pa delle Murge sono molto pochi ¢ ancora meno sono i punti in cui la copertura delle ofioliti (Formazione di Timpa delle Murge), di regola fortemente boudinata, passa in alto alle litologie caraticristiche della Formazione delle Crete Neve: la discussione rimarra per- tanto aperta fin quando Verosione non avvan- taggera sensilsilmente i fautori di un contatio tettonico, Recentemente (SPADEA, 1982) le ofioliti non metamorfiche ¢ la loro copertura sono state interpretate come olistoliti alla base della Formazione delle Crete Nere. La proposta & estremamente interessante € soprattutto risol- ve molti problemi, ma riesce difficile ammet tere la messa in posto di olistoliti entro sedi- menti con facies di piana batiale. 2.1.2, Terveni ad affinité sicilide Questi terreni, ai quali preferiamo per il momento non attribuire una denominazione pitt formale, [inora non distinti dalla Forma- zione di Ascea Auct. o indicati con varie deno- minazioni (flysch ad Inocerami; flysch indi ferenziato; flysch nero, eve.) sono stati da noi dilferenziati molto di recente (fig. 3). Non ci ® possibile pertanto precisare se siano riferi- bili ad una sola 0 a pitt unita tettoniche, ¢ an- che la suceessione stratigrafica ¢ molto mal definita: la base sembra corrispondere a qual- che decina di metri di marne silicizzate, con caratteristiche impregnazioni e patine di man- ganese, fittamente stvatificate, cui seguono torbiditi calcaree con intercalavioni di argilliti xosse e verdi. Sembra si passi ad alternanze di caleari, calcari mamnosi ed argilliti grige, arenarie micacee ed argilliti grigio-scure, lita- reniti sottilmente siratificate ed argilliti da gri- ge a verdognole. A luoghi sono presenti brec- iole calcaree a nummuliti ed altri macrofo- raminiferi. Nelle porzioni ricche di arenarie micacee sono state segnalate (SCANDONE & SGRosso, 1965; BOUILLIN, com, pers.) ed ab- biamo rinvenuto impronte di Inocerami. Non @ impossibile che da questi terreni provengano i blocchi ad Mnocerami, studiati da BARBERA et alii (1987), che si tinvengono in aleuni al- fioramenti di conglomerati poligenici a grossi blocchi riferibili al Gruppo del Cilento. Le nannoflore finora tinvenute, presumibilmente a varie altezze stratigrafiche, hanno et com- presa tsa il Cretacico superiore (Maastrichtia- no superiore) e "Eocene medio. Le affinita con le Unita Sicilidi (OGNIBEN, 1969} sono particolarmente marcate nei ter~ mini che dovrebbero cortispondere alla parte media della successione, litologicamente assai simili al membro di Sant'Arcangelo di tale Au- tore ed alla Formazione di Corleto Perticara (SELL, 1962) e differenti da quelli coevi dell’Unita Nord-calabrese, che presentano fa- cies anossiche ¢ probabilmente pit: profonde. Tterreni riferibili a questa unita informale affiorano estesamenie nella Valle del Calore, {clionicamente sovrapposti all'Unita Alburno: Cervati. In alire localita del Cilento si rinven- gono nella stessa posizione o sovrapposti tet- tonicamente ai termini inframiocenici del- VUnita Bulgheria-Verbicaro e dell’Unita di Roccagloriosa; anche su di essi poggia in di- scordanza it Gruppo de! Cilento. Lrapporti con !Unita Nord-calabrese sono al momento molto mal definiti, anche perché 30 G. QONARDI ET ALLE le aree dove le due unita vengono a contatto sono caratterizzate da pessime condizioni di affioramento in cul & piuttosto opinabile attri buire i pochi litotipi visibili alluna o al’altra unit; ci sembra perd che a scala regionale vi siano elementi sufficienti per eschudere che si tratti di rapporti stratigrafici. In Cilento 'Uni- t& Nord-calabrese sembrerebbe quella geome- tricamente pitt clevata, ma questa impressione ® contraddetia dal fatto che nelia Valle di Ri- vello e nel Lagonegrese litologie ad affinita si- cilide, che si estendono verso est fino ai din- torni di Latronico, in condizione di estrema caoticizzazione, si rinvengono al di sopra di tale unita. Terreni simili sono stati segnalati interposti tettonicamente tra le due Unita La- gonegresi (SCANDONE, 1972; MICONNET, 1983). 2.2, UNFTA DEL FRIDO Per quest'unita @ stata effettuata soprattut- to una verifica che i vari affioramenti ad essa attribuili in letteratura fossero effettivamente comparabili con le litologie del'area ¢ della sezione-tipo. Quest'ultima corrisponde a buo- na parte della sezione descritia da VEzzaNt (1968b), con Tesclusione della parte alta (membro argilloscistoso superiore di tale Au- tore), gia riferita alla Formazione delle Crete Nere (BOUSQUET, 1973; LANZAFAME ef alii, 1978; BONARDI ef alii, 1985), e della parte pitt bassa (membro basale), che corrisponde piut- tosto ad un assieme caotico a matrice arena- ceo-argillosa in cui, oltre a metamortiti simili a quelle dell’Unita’ del Frido, si rinvengono conglomerati a clasti di rocce cristalline, brec- ciole gradate a nummuliti e lepidocicline, to biditi arenacee e quarzareniti, Per la parte v manente della sezione & praticamente impos- sibile riconoscere una successione suddivisibi- Ie in membri, ma si osserva piuttosto la fre- quente ripetizione, probabilmente a causa di pieghe isoclinali (KNorr, 1987), delle stesse Ii tologie: metapeliti, quarziti e metacaleari, Esi- stono porzioni in cui prevale V'uno o Valtro li- totipo, tra cui un potente intervallo di soli me- tacalcari, ma esse per lo pitt alternano in un rdine casuale che non trova corrispondenza in altre sezioni ‘A scala mesoscopica nelle metapeliti ¢ nei metacalcari si notano due sistemi di pieghe isoclinali, ad uno dei quali ¢ associata la sci- stosita principale S>, su cui al microscopio si sservano relitti di una 8; fortemente traspo- sta, Una crenulazione, connessa a pieghe piut- tosto aperte, @ associata ad una $5 di frattura, lungo la quale raramente si osserva una mo- desta blastesi di quarzo e sericite. Le quarzit a Iuoghi finemente scistose, altrove si presen- iano in banchi, spesso boudinati ¢ apparente- mente interessatc dalla sola Ss. 1 grado metamorfica & assai debole, cor- rispondente a condizioni di temperatura mol- to bassa ¢ pressione relativamente alta, testi- moniata dalla presenza di aragonite nei meta- caleari (SPADRA, 1976). Frequentemente in questi ultimi si notano strutture sedimentarie, quali gradazione ¢ laminazione parallela obliqua, ancora ben conservate. Le ticerche di nannoplancton caleareo in numerosi campioni non hanno fornito risu tati. Dal momento che, come si detto, glia fioramenti di Ascea, in cui era stato segnalato il Cretacico superiore, non sono pitt da rife- rirsi all'Unita del Frido, le uniche datazioni esistenti per quest'ultima sono quelle di Vez- ZaNt (1968b), recentemente confermate da SPADEA (1982): 'unita ristlta pertanto non pitt antica del Cretacico inferiore. Le nummuliti cui fa riferimento Knorr (1987), almeno quel- le segnalateghi da ScANDONE, provengono dal membro basale, che, per quanto detto in pre- cedenza, non pud pili essere incluso nell'unita. Non escludiamo la possibilita che essa giunga al Paleogene, che perd non ci sembra suffi- cientemente documentato. E da tempo noto che all'Unita del Frido sono associate rocce basiche ed ultrabasiche riconducibili ad una sequenza ofiolitica e, nel- Tarea compresa tra Episcopia, Terranova di Pollino ¢ San Severino Lucano, blocchi di cro- sta continentale (gneiss a granato, anfiboliti e subordinatamente granitoidi), caratterizzati da un'impronta metamorfica alpina di HP/LT (Qurrzow, 1935; SPADEA, 1982). Le rocce di ti- po ofiolitico sono state interpretate (VEZzant 1968c; OcNIBEN, 1969) come scaglie tettoni- che in posizione basale ed apicale nella «For- mazione del Fridoy, a parte alcune che avreb- bero conservato con essa rapporti primari, o come blocchi di unita ofiolitiche in un meélan- ge, cui corrisponderebbe l'intera Unita del Fri- do (DieTRICH & ScaNDONE, 1972; AMoDIO Moret1et alii, 1976). I blocchi di crosta con- tinentale sono stati considerati Klippen del «Complesso Calabride» (OGNIBEN, 1969) pog- gianti sulla «Formazione del Frido-Crete Ne- re, 0 come lembi dell' Unita Polia-Copanelio interposti tra Unit del Frido e Unita del Ci- lento (Amopio MORELLI et alii, 1976) 1. COMPLESS Le nostre osservazioni ci portano a concor- dare ampiamente con SPADEA (1982): i blocchi di crosta continentale ¢ almeno gran parte dei blocchi di serpentine affioranti nell’area sono gli elementi a dimension maggiori di un rm¢- lange (shear zone di Knorr, 1987), a matrice finemente scistosa di serpentine ¢ metapeliti, interposto tra Unita del Frido e FUnita Nord- calabrese. Esistono tattavia affioramenti, tra cui quelli descritti da Lanzarame et alii (1979b), di metabasalii ofiolitici con una co- pertura di radiolariti, cui seguono litologie in- distinguibili, anche per grado metamorlico ¢ stile deformativo, da quelle caratteristiche dell Unita del Frido, Essi pertanto non sembra- no far parte del mélange, ma corrispondere a brandelli del basamento dei_metasedimenti, che formano in prevalenza tale anita. L'Unita del Frido affiora con i caratteri sommariamente descritti dall’area ad Est del Pollino fino al bordo orientale del Foglio 210 Lauria, tettonicamente interposta tra le unita esterne appenniniche derivate dalla piattafor- ma campano-lucana e 'Unita Nord-calabrese. Nell'arco calabro terreni riferibili con certezza all'Unita del Frido si rinvengono neile finestre appenniniche della Catena Costiera di Cetraro, Guardia Piemontese e Bagni di Caronte, tetto- nicamente interposti tra 'Unita di Verbicaro & Je unita ofiolitiche di Gimigliano ¢ Malvito, ed a Gimigliano, dove formano Funita pit profon- da affiorante. Altri affioramenti tra Mormanno e Scalea e nellarco calabro, riferiti in prece- denza all’Unita del Frido (AMopIo MorELLt ef alii, 1976), presentano caratteri non immedia- tamente confrontabili con Varea-tipo e prefe- riamo al momento non includerli ulteriormen- te in tale unita. Li descriveremo qui di seguito indicandoli in maniera del tutto informale con delle denominazione in parte tradizionali a) Scisti del Fine Lao Affiorano in maniera molto discontinua, prevalentemente nelle depressioni strutturali, tra Mormanno e Scalea e nei dintorni di Maiera. Sono costituiti da calcareniti, areniti litiche, quarzareniti, calcilutiti, regolarmente alternanti ad argilliti giallastre, verdognole, grigio-scure ¢ nere. Una debole impronta me- famorfica non supera livelli tra diagenesi spin- ta ed anchimetamorfismo, con parziale riorga- nizzazione dei minerali argillosi e modesto svi- luppo di sericite. Le uniche strutture osservate sono pieghe aperte ed un clivaggio di frattura GURIDE AUCT 3 Questi terreni sono per lo pitt 2 contatto per faglia con terreni mesozoici dell’Unith di Verbicaro, ma a lueghi poggiano sui termini e0-aquitaniani con un contatto apparentemen- te stratigrafico concordante. Non 2 improba. bile quindi che essi corrispondano ai termini inframiocenici di tale unit (DAMIANT, 1970; GRANDIACOUET, 1971). b) Calcescisti ¢ filladi di Mormanno Affiorano tra Mormanno e Scalea come elemento geometricamente piti clevato, tetto- nicamenie sovrapposto agli scisti del Lao o di- rettamente all'Unita di Verbicaro. Alle litologie caratterizzanti incluse nella denominazione sono da aggiungere filladi carbonatiche e su- bordinaie quarziti, Lo stile deformativo ed il grado metamorfico appaiono alquanto diffe. enti, anche se non incompatibili, da quelli dell'Unita del Frido: si notano solo raramente cerniere di pieghe completamente appiattite in una fia scistosit piano-parallela, che al mi- croscopio si rivela come una Sp, interessata da una fitta crenulazione ¢ clivaggio di trasposi- zione. Sulle S3, cosi formate, si ha una buona crescita di clorite, sericite ed epidoti; nei ter- mini carbonatici é presente aragonite pre-Sp. I terreni deseritti sono stati interpretati (AMopio Moret ef alii, 1976) come blocchi dell'Unita offolitica di Diamante-Terranova in- globati in un mélange, la cui matrice sarebbe stata costituita dall'Unita del Frido, Se le ana- logie con I'Unita Diamante-Terranova ci tro- vano ancora pienarnente d’accordo, non cost Vinterpretazione, dal momento che non vi so- no in quest’arca affioramenti riferibili con si- curezza all'Unita del Frido. ¢) Quarziti di Longobardi-Monte Reventino Affiorano tra Fiumefreddo Bruzio ¢ Lon- gobardi, dove sono state in parte inclise nel- PUnita di Bagni-Fondachelli (BoNaRDI et alii, 1976), ed al Monte Reventino. In entrambe le localita, tenendo conto nell'ultima del generale rovesciamento della strutiura, formano l'ele- mento tettonico pitt profondo. Le quarziti hanno indubbiamente condi- zionato Vattribuzione di questi terreni all’U- nita del Frido, ma, a differenza di quest'ulti- ma, esse sono assolutamente prevalenti ri- spetto alle metapeliti e del tutto occasionali sono i metacalcari, Anche il grado metamor- fico ed il tipo di deformazione sono differenti da quelli dell’Unita del Frido s.s. e pitt simili a quelli dei «calcescisti e filladi di Morman- 32 ° non, a parte una scarsa ricristallizzazione sul- le $3 e fa presenza diffusa di ilmenite nelle metapelit SPADEA et alii (1976) ¢ LaNzarame ef alii (1979a) hanno messo in evidenza che la co- pertura dell'unita ofiolitica in facies di scisti a glaucofane di Diamante-Terranova (AMODIO More ef alii, 1976) presenta marcate ana- logic con Unita del vido: hanno pertanto riu- nite fe due unita in una unita ofiolitica infe- riore. Questa proposta ci trova indubbiamente accordo per quanto riguarda i «calcescisti e filladi di Mormanno», assolutamente indistin- guibili dalla copertura dell'Unita Diamante- Terranova. Con qualche risorva anche le equarziti di Longobardi-Monte Reventino» po- trebbero essere assimilate a tale copertura ma abbiamo serie perplessita per quanto riguarda TUnita del Frido, che presenta grado meta- morfico ¢ stile deformativo alquanto diversi. Cid potrebbe essere spiegato con un gradiente metarorfico nelvambito della stessa unit, ma anche con [esistenza di due unita con ji tologie originarie assai simili, ma differenti per cvoluzione tettono-metamorfica: non vi sono al momento chiare evidenze a favore dell'una o delfaltra possibilita. 3. DISCUSSIONE Dall'analisi della letteratura sul «Comples- so Ligurides, pit volte richiamata nel testo, emerge che T'unico punto a trovare un quasi generale consenso é la derivazione da una co- pertura oceanica, localmente ancora associata a brandelli delloriginario basamento, dei ter- reni che ne formano la parte bassa: !'Unita del Frido e per alcuni anche la Formazione delle Crete Nere. A parte cid, oltre a differenti rico- struzioni stratigraliche ¢ dei rapporti geome- trici, esistono divergenze interpretative che nascono, a nostro avviso, pitt dal modello di riferimento che dai dati esistenti, tutt'altro che incontrovertibili ¢ che comunque lasciano am- pio spazio a differenti soluzioni. Tenteremo pertanto di mettere a fuoco i problemi, piut- tosto che proporre un‘interpretazione, pitt 0 meno coerente con i modelli evolutivi dell’Ap- pennino meridionale ¢ dalfarco calabro nei quali maggiormente ci riconosciamo. opportuno ricordare che lo stimolo prin- cipale ad una revisione del «Complesso Ligu- ride» @ sorto dalla considerazione che, mentre nellarco calabro, qualunque sia il modello non autoctonista preso in considerazione, si avevano evidenze della chiusura oceanica ¢ della costruzione di una catena in una fase precoce, correlabile con gli eventi eo-alpini, immediatamente a Nord, non solo non si ave- vano chiare evidenze al riguardo, ma occorre- va tenere aperto un bacino almeno fino all'Oli- gocene superiore, et che veniva attribuita alla sommita della Formazione di San Mauro in Cilento. La separazione dalla presunta successione continua di tale bacino delle Formazioni di Pollica, San Mauro ed Albidona, interpretabili come un ciclo sedimentario sicuramente suc. cessivo alla deformazione delle unita liguridi ss. ed eventualmente anche alla loro messa in posto sulle zone esterne appenniniche, sem- brava poter semplificare il problema. Esso & peré riproposto, pid o meno negli stessi ter- mini, dal fatto che la base della Formazione del Saraceno non é pitt antica dell'Eocene su- periore e che la parte alta, almeno in alcune sezioni, giunge ad un Oligocene piuttosto ele- vato. Ci piacerebbe a questo punto poter con- cludere come OcniBeN (1985), il quale, rife- rendosi alle daiazioni di DE Biasto ef alii (1978), afferma che dati del genere non sono da prendere in considerazione, in quanto non si accordano con «la chiara appartenenza del Saraceno al grande gruppo dei supracretacei Flysch ad Elmintoidi> e perché si tratta di «un troppo sbrigativo studio isolato». Purtroppo, trattandosi di nostri studi, abbiamo troppo. ben presente Je localita di campionatura e le forme rinvenute per poter ignorare i dati, che, a parte le possibili correlazioni con 'Appenni- no settentrionale, risultano ancora meno in- quadrabili se si ammette che la successione nord-calabrese sia una copertura oceanica. Cid imporrebbe infatti che la chiusura del trat- to in questione della Tetide oceanica non si sia completata fino all’Oligocene La possibilita che le poche ofioliti presenti alla base della Formazione delle Crete Nere siano olistoliti (SpapEa, 1982) 0 scaglie tetto- niche (OGNUSEN, 1969) eliminerebbe quest'a- spetto del problema. Ma anche in questo caso ¢ ammettendo che i livelli in cui abbiamo rin- venuto nannoflore del Giurassico superiore facciano parte di tali corpi come copertura delle ofioliti e non siano, come & nostra opi- nione, i termini di passaggio alla Formazione delle Crete Nere, quest‘ultima sembra comun- que ben registrare gli eventi anossici cretacici GENKINS, 1980; Ricou, 1987) ¢ cid rappresen- 1 COMPEESSO LIGURIDE AUCT 33 ta una conferma indiretta dellaffidabilita, per la parte bassa della successione, delle micro- faune cretaciche note in letteratura (VEZZANI, 1968d; SPADEA, 1982). Non c’é quindi possibi- Jia di far iniziare la sedimentazione dopo la costruzione della catena eo-alpina calabrese e rimane il problema di una sorta di bacino pull apart, che dal Cretacico all’Oligocene non vie- ne coinvolto nella compressione in atto. ‘Ad un evento eo-alpino, per il quale & stata proposta un'eta compresa tra TAptiano ¢ VAl- biano superiore (SPADEA, 1982), sembrerebbe- ro invece riferibili i! metamorfismo HP/LT dell'Unita del Frido e la formazione del mé- Jange a blocchi di crosta continentale, anch’es- si con impronta di HP/LT. Una possibile suc- cessione degli eventi @ quella suggerita da Haccarp ef alii (1972) e riproposta ed arric- chita di dati da Spapea (1982): tra l'Aptiano © Yalbiano si verifica la chiusura oceanica, la deformazione ed il metamorfismo dell’Unita del Frido e la formazione del mélange in una zona di subduzione; nel Cretacico superiore ha inizio su una parte dei terreni subdotti, ra- pidamente esumati, la sedimentazione della successione Crete Nere-Saraceno. Questa ricostruzione, finora perd non confortata da un numero sufficiente di data- zioni, ci sembra indubbiamente la pitt coeren- te con il quadro generale, ma anche per essa occorre ammeitere che la continuit& tra co- pertura ofiolitica (Formazione di Timpa delle Marge) ¢ Formazione delle Crete Nere sia so- lo apparente, e che il postulato contatto stra- tigrafico-discordante tra Unita Nord-Calabre- se ¢ Unita del Frido sia sempre fortemente tettonizzato. Inoltre l'intensa deformazione duttile che ha interessato l'Unit& Nord-cala- brese non sembra essere stata registrata an- che nell'Unita del Frido, che in tale ipotesi ne costituiva il basamento gia deformato indi. pendentemente. Ovviamente Ia ricostruzione suddetta & possibile se non si considera, come proposto da LANZAFAME ef alti (1979b) ¢ recentemente ripreso da KNoTT (1987), |'Unita del Frido co- me l'equivalente metamorfico della successio- ne Crete Nere-Saraceno, perché in questo ca- so occorrerebbe spostare molto pitt in alto Veta del’evento deformativo e del metamorfi- smo. Prendendo lo spunto da tale presunta equivalenza Knorr (1987) avanza inolire Vipo- tesi che I'assieme Frido-Crete Nere-Saraceno sia il residuo smembrato di un prisma di ae- crezione. Questa ipotesi & senz’altro in linea con i pitt moderni e accreditati modelli attua listici di «spellamento» della crosta oceanica nelle zone di subduzione. Ci sembra pero che delle quattro «lines of evidencer, elencate da LEoGEr et alii (1982), per poter applicare il modello del prisma di accrezione ad esempi del passato, ricorra in questo caso solo la de rivazione oceanica dei terreni e, se lequivalen- za. proposta & valida, una progressione nell'in- ensita, ma non nel tempo e nello spazio, della deformazione. A nostro awviso Vequivalenza al momento non ha conferme stratigrafiche e si fonda su analogie litologiche alquanto generi- che, a parte gli affioramenti di Ascea che non sono riferibili all'Unila del Frido. E chiaro che una deformazione coalpina & pid in accordo con le ricostruzioni in cui Yarco calabro rappresenta la continuazione della catena alpina Europa-vergente e le falde cristalline hanno una provenienza africana (Haccarp et alti, 1972; Atvarrz, 1976; Amo- DIO MorELLI e¢ alii, 1976; GRANDIACOUET & MASCLE, 1978; BONARDI ef alii, 1982; SCANDO- NE, 1982), mentre un coinvolgimento post-oli- gocenico non si accorda perlettamente nem- meno con i modelli che propongono una de- rivazione europea delle falde cristalline (OoNI- BEN, 1969; 1973; 1985; BOUIN, 1984; Knott, 1987), Non ci sembra che i dati finora disponibili sul

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