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wR wD Saggi: INDICE UNA TERRA MISTERIOSA IN MOVIMENTO L“IPOTES! IMPOSSIBILE” RISPOSTE DAGLI ABISSI NASCE UN ORDINE NUOVO LA LENTA DANZA DEI CONTINENT! Uorigine remota delle montagne La misteriosa valle africana Lininterrotta creazione delllslanda Si esplorano gli abissi con un minisommergibile La dinamica interna della terra La terra comera e come sara Ringraziamenti_ 170 Bibliografia 170 Fonti delle illustrazioni_ 171 Indice analitico 172 8 40 70 100 132 30 60 124 162 Pee ee Pe eae cence a eee a en Pe eer ae eet ea poe ter nate ee a ane at eS ey Sneek a SS cone Seer a enter any ni Pear eee teen eae el Eee Re tere Heer rine arn Se ere aa eri ieee ar Pe remmcerceritirtaee pie oe hearers Foyer ee Lor ete mais Bir cee eee ieee ea aan Prin ALot en OveraNi Peni eeee eee ie pee ee See Pee eben ae Peer ee ae cs ee eee ery eee a Eee eecncaa Ee ee eee ee Pe ee eee ee ee ee ec Peete ete Pee Reet ear ies Seay Nana ree a cx alee montage fnnoanor ib Seen ae ears Beare ered ee ei are Se a ee peer Perec ate Cee Une ean Reinet reas Pea core abe roto eet peri eeieleroenag Sey eee Ree eee RINE eat cere Perera ers rege PocerNy are seer Tn a Peer coset oe Capitolo 1 UNA TERRA MISTERIOSA IN MOVIMENTO Una strap svinzers del XVII secoloilstea In desriatone biblica del toro giovno della Creaione, Sepurando 1 mat dalle terre cca apricot de bn globo cope dacqua wie in) ia un planeta compleso,caateiast da montagne sole e cavern stterrane, P..: studiosi del XVIT secolo furono oggetto della considerazione inter- nazionale tributata a James Ussher, arcivescovo anglicano di Armagh, primate Trlanda, membro del Consiglio Privato d’Inghilterra ¢ confidente del suo sovrano, Carlo I, Cid premesso, non é affatto sorprendente 'influenza imme- diata, profonda e duratura che ebbe Ia pubblicazione della sua opera pid importante: un progetto di ricerca rigorosa e completa che lo portd a con- clusioni quasi sconvolgenti sulla natura e sulla storia della terra, Per Ia storia del nostro pianeta, Ussher elabord una cronologia pren- dendo come tiferimento la Sacra Bibbia, il solo testo accettabile sulle origini del pianeta; come molti altri eruditi occidentali, egli considerava le teoric degli antichi greci, degli egiziani e dei cinesi sull’evoluzione della terra inattendibili compendi ispirati alla mitologia e alla leggenda. Ma la Bibbia era una storia narrata ad altri popoli, in altri tempi, con linguaggio e versioni diversi; Ussher si mise all’opera deciso a estrapolare dal testo le incoerenze ¢ le contraddizioni per poter stabilire la cronologia esatta degli eventi nartati, Il punto d’arrivo di quel difficile € lungo lavoro fu la pubblicazione, nel 1650 € nel 1654, di due volumi di analisi dettagliate. Ussher concludeva che il cielo ¢ la terra erano stati creati “alPinizio della notte fra sabato e domenica” del 23 ottobre del 4004 a.C, Il marted seguente le acque si erano raccolte ¢ le terre erano emerse, mentre Duomo e le altte forme di vita avevano fatto la loro comparsa il venerdl. Il diluvio si era abbattuto sulla terra 1.655 anni dopo; No? era salito sull’arca il 7 dicembre del 2349 a.C., di domenica, e ne era disceso il 6 maggio, metcoledi, dell’anno successivo. Il trattato dell’arcivescovo Ussher, Annales Veteris et Novi Testament, fu fatto oggetto di un’attenzione immediata ¢ ottenne largo consenso da parte di eruditi sia nel mondo delle scienze che in quello della chiesa; la sua cronologia apparve ben presto a margine della stessa Bibbia, come avviene tuttora in diverse concordanze € in edizioni di consultazione. Con la sua dottrina, Ussher confermava la eredenza generalmente accettata della sua epoca, secondo la quale la terra era tutt’al pid vecchia di alcuni millenni ed era stata creata con gli aspetti morfologici di oggi, in un momento ben preciso; le sue carattetistiche erano rimaste pres- soché immutate; su di essa non avevano influito forze di una certa entita tranne, forse, il Diluvio, Era una visione rassicurante di un pianeta stabile € ben ordinato ¢ ad Ussher and la riconoscenza dei suoi con- cittadini, malgrado Ia caduta del re suo protettore. Quando mori, nel 1656, Oliver Cromwell, Lord Protettore d’Inghilterra, ordind che gli fosseto tributati funerali di stato e che fosse sepolto a Westminster, 9 Tuttavia lo schema ideato da Ussher and® ben presto soggetto a critiche imbarazzanti come, ad esempio, quelle avanzate da viaggiatori che si erano recati nella lontana Cina, dove le genealogie di antiche famiglic cinesi tisalivano nel tempo non solo a secoli prima del Diluvio, ma additittura a epoche che precedevano la creazione secondo la sua datazione, Nel secolo successive, conosciuto come Eta dei Lumi o Mluminismo, un’ondata di pensiero su basi razionali investi il mondo occidentale; quei dubbi si pre sentarono con frequenza crescente e diventd sempre pit difficile ignorarli, A mano a mano che s’accumulavano i risultati delle osservazioni scientifiche, si andava evidenziando il fatto che il nostro pianeta era assai pid vecchio di ‘quanto si era fino ad allora pensato ¢ che dal momento della sua cteazione aveva subito alterazioni notevoli. Le continue congetture sulla genesi de! mondo che si susseguirono nel corso del XIX secolo ¢ laffermarsi della tecnologia nel XX sollevarono molte altre questioni, finché negli anni Sessanta si arrivé alla formulazione di una nuova visione della terra. Questa tcoria globale modificé il pensiero umano in una misura senza precedenti sin da quando la teoria evoluzionistica di Charles Darwin aveva osato lanciare una sfida alle nozioni sino allora accettate sullorigine della vita, o fin da quando la teoria di Niels Bohr sulla struttura dell'atomo aveva completa- mente modificato i concetti sulla composizione della materia, Da millenni scienziati e studiosi avevano intuito che il mondo non era stato sempre come essi lo vedevano, Nel TV secolo a.C. Aristotele si era posto dei quesiti sulla presenza di fossili marini nei rilievi rocciosi situati ben al di sopra del livello del mare, Anche Leonardo da Vinci, i cui interessi per le scienze naturali erano molteplici, aveva annotato che sopra le pianure @'ltalia, dove volavano stormi @’uccelli, un tempo nuotavano larghi bran- chi di pesci. Due secoli dopo, Robert Hooke, brillante fisico londinese, concludeva il suo studio sui fossili affermando che anticamente sull’In- ghilterra “nuotavano i pesci”. Per chi dai propri studi non aveva tratto clementi per affermare Pesistenza di grandi mutamenti nella conformazio- ne della superficie terrestre, la presenza di quelle creature marine allo stato di fossili nei rilievi rocciosi restava un enigma che lasciava perplessi, ma che non poteva venire accantonato. Hooke era incline a credere che “qualche diluvio, inondazione, terremoto o un’altra causa similare” le avesse sollevate sopra il livello del mare, ma poteva offrire ben pochi elementi a convalida della sua ipotesi. Tuttavia, le speculazioni su quel mistero contribuirono all’affermarsi di una scienza nuova: la geologia. ‘A seguito dei grandi viaggi di esplorazione del XVI secolo, quando feceto la loro comparsa le prime rudimentali carte geografiche del mondo, i geografi inevitabilmente finirono col notare un particolare sconcertante: la strana concordanza del profilo costiero dell’ Africa e del Sudamerica, Nel 1620 il filosofo e saggista inglese sir Francis Bacon, pid noto in Italia con il nome di Francesco Bacone, commentava quella somiglianza nel suo cele- bre lavoro Novum Organum negando che fosse “un fatto del tutto casuale” Pochi anni dopo, il moralista francese Frangois Placet avanzava 'ipotesi che, in antico, il Vecchio e il Nuovo Mondo erano stati uniti e quindi separati dal Diluvio Universale descritto nella Bibbia 1 Diluvio Universale forniva una spiegazione comoda e facilmente con} prensibile dei mutamenti osservati nella conformazione e nella collocazione degli oceani, Tuttavia, durante il XVI e il XVII secolo, gli scienziati inco- minciarono a scoprire altri mutamenti nella conformazione del terreno nello sviluppo della vita; si rendeva sempre pitt difficile conciliare quei mutamenti con Vinterpretazione data dalla Chiesa del racconto biblico della creazione, Intorno al 1570 il naturalista francese Bernard Palissy aveva osservato che Ia pioggia, il vento, le onde continuavano a consumare i 10 In un strato dl 1644 Iarcivescovo anglicano |Jimes Ussher emana Fidveia nelle conclusion alle qual @giunto sla storia della terra ‘Depo un meticolose studio della Bibb, eg afer’ che il mondo era stato ezeato la hotte del 22 ottobre dellanao 4004 a.C enche avesseeseritato In medicina ¢ forse norco dopo aver reso vot Nicolaas Steno Nicol tenon) € pi nor cme poner ella geologia. Fu i primo a inte chet edimeati si depositano sot seas in seat Hi, eoa | pit sate in ase. | ramen publ Steno nl 169 PSonctto sulle origin cele earache ‘mortologiche della specie tereste Stenone pensiva che I plat stat primordial (iv hs sa), dottorenvat all acu, Tosseto rola! Gr aly dara), aprends isi nel qual si erano eaeclt | sediment Gr continent, ¢ tanto rapida gli sembrava quell’usura da fargli temere che ben presto non sarcbbe rimasta pit terra, a meno che nuove formazioni rocciose non si fossero create in sostituzione di quelle ormai erose. Le autorita ccclesiastiche ritennero che quelle audaci ipotesi mettessero in dubbio il superiore disegno del Creatore e denunciarono Palissy per eresia. perché profondamente religiosi, o per timore di una notorieta che li avrebbe esposti alle ire della Chiesa, molti studiosi di quei secoli passati tentarono di conciliare le loro scoperte con i dogmi ufficiali del tempo. I filosofo ¢ scienziato francese René Descartes (Cartesio) concludeva, nel 1634, che la creazione della terra era stata frutto di un’evoluzione naturale continua, ma per timore d’incortere nei rigori della gerarchia ecclesiastica si guardd bene dal pubblicare le sue teoric. Scrisse infatti in tal senso al suo amico Mersenne nel 1633: “Se il sistema copernicano @ erroneo, lo sono anche tutti i presupposti della mia filosofia, che ne danno una dimostra- zione evidente”. Era rimasto senza dubbio colpito dal fatto che Galileo Galilei, astronomo di grande fama oltre che matematico ¢ fisico, era stato processato dal Sant’Uffizio, riconosciuto colpevole ¢ costretto ad abiurare. Fu inoltre condannato alla prigione a vita, subito tramutata in isolamento dal mondo, prima a Siena e poi nella sua villa di Arcetri solo per aver osato sostenere, con Copernico, che la terra ruota attorno al sole, Nicolaus Steno (Nicola Stenone), un danese che operava a Firenze verso Ja meta del XVII come medico del Granduca Ferdinando II, fu un geologo di talento, anche se dilettante. I suoi studi sui collie sui monti toscani lo convinsero che molte fotmnazioni rocciose nascevano da steati di sedimenti depositatisi in ordinata successione, Da quella scoperta Stenone trasse In convinzione che la crosta terrestre conteneva la storia cronologica degli eventi geologici verificatisi nel passato, una storia che sarcbbe stato pos- ile interpretare studiando attentamente ogni singolo strato ‘on quella teoria Stenone era sconfinato su un terreno minato per I'Italia ¢ in una dissertazione, pubblicata nel 1669, tentd di dare una spiegazione alle sue scoperte in rigida osservanza dei dogmi della Chiesa, Ne risulto una spiegazione un po’ barocca e contorta che nemmeno ’arcivescovo Ussher, se fosse stato ancora vivo, avrebbe potuto criticare. Stenone affermava che Je prime terre, fatte emergere dal Creatote dagli oceani che ricoprivano il mondo, erano scavate in profondita da iminense caverne sotterranee; durante il Diluvio, le terre erano crollate scomparendo nel mare ed erano state sostituite da nuovi continenti, Anche le terre emerse dopo il Diluvio erano scavate allo stesso modo, ma queste erano crollate separatamente, in epoche diverse, creando gli oceani esistenti, Per Stenone non dovette essere facile conciliate l'evidenza delle sue osservazioni con la teologia imperante. Infatti pochi anni dopo la pubblicazione della sua opera risolse "1 il conflitto abbandonando gli studi scientifici per prendete gli ordini reli- giosi e tanto s"impegnd nei suoi doveri e nell’osservanza del voto di poverta che mori nel 1686 per denutrizione cronica, Nel frattempo, non solo gli scienziati, ma anche membri del clero sen- tivano sempre pitt impellente Pesigenza di spiegare i niutamenti osservati nella formazione del pianeta pur senza intaccare la dottrina di un singolo ato cteativo chiaramente collocato nel tempo. Una possibilita nasceva dall’interpretare il Diluvio come una specie di messa a punto della crea- zione, Nel 1681 'ecclesiastico inglese Thomas Burnet pubblicd The Sacred Theory of the Earth (La sacra teoria dela tera), in cui esponeva una teoria cataclismica del Diluvio con implicazioni di carattere geologico. Secondo quella teoria, la terra primitiva era ricoperta da una crosta pianeggiante che poggiava su uno strato d’acqua; Burnet avanzd poi Pipotesi che il calore del sole avesse aperto in quella crosta fratture profonde, attraverso le quali Pacqua sottostante aveva fatto irruzione quando la collea divina siera abbattuta sulla terra. Zolle enormi erano sprofondate, mentre altre si erano sollevate verso il cielo formando le montagne € i continenti ¢ altre ancora erano sprofondate del tutto formando il pavimento degli oceani. Tl paesaggio terrestre, secondo Burnet, era ridotto ad un ammasso di tovine, che non aveva subito mutamenti di una certa rilevanza da allora, Malgrado Ia prodigiosa agilita mentale di uomini come Stenone e come Burnet, quanto pit gli scienziati approfondivano i loro studi € le loro ‘osservazioni tanto pid: numerose erano le prove che testimoniavano di pro- cessi evolutivi in atto, Di conseguenza diveniva sempre pit difficile anche il fingere di aceettare Pidea di un pianeta statico ¢ immutabile. Finalmente, verso la meta del XVIII secolo, uno dei pid grandi naturalisti francesi, Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon, voltd coraggiosamente le spalle alla dottrina cosmpgonica sostenuta dalla Chiesa postulando una nuova visione delVorigine dell'universo secondo cui la terra era stata, all’inizio, una massa incandescente a luce bianca staccatasi dal sole pet effetto di qualche forza astronomica non ben definita; la luna, a sua volta, era stata una massa poi staccatasi dalla terra, A mano a mano che il globo si era raffreddato, gli oceani si erano ritirati penetrando in immense fenditure sottomarine e mettendo allo scoperto i continenti, Secondo il naturalista francese, era incontestabile che allorigine i continenti fossero il fondo degli oceani, perché “le spoglie dell’oceano si trovano dappertutto”. Le teorie di Buffon scandalizaarono a tal punto la facolta di teologia della Sorbona che i massimi esponenti di quella gloriosa scuola gli strapparono la promessa di sospendere Ia pubblicazione delle sue opere. Ma trent’anni dopo Baffon si rimangid la promessa ed espose le sue idee in un libro intitolato Storia “ a Le illustrazin ett dledisone del 1684 {The area Thy of th Earth (sara te dst di Troms Burnet college Ia formarione dels opopraiatcrste a Diluvi bili. Seconda Burne: una porsone tells superficie werent xi spec (e sia, fe neque wterranee sgorgarone ¢ sommenero i planeta. Po sisirone ells depessione Totmatasy dando vite apt ocean a ns quest pol st stzarono quanto basiavs pet {hci alfuchurt le montagne rive et Continent cecondat dole (xp. 1m ona caticatura contemporanea James Hittoa, gealogo seostere del XVII secolo, esamina ina seuepata alla siceca di prove delle sue controverse process geologic, Gli acigit profil potrebbero Tappretentare I suoi moti oppositor. ‘naturale generale ¢ particolae, Le sue conclusioni sulla formazione della terra e del sistema solare incontrarono perplessita ¢ farono oggetto di discredito, ma, pubblicandole, Buffon aveva aperto una nuova strada al ragionamento scien- tifico basato sulla logica ¢ alla libera indagine naturalistica.In uno scritto a Parte, che si riveld pia duraturo delle sue dottrine di base, suggeriva che qualcosa, forse il favoloso continente perduto di Atlantide, doveva aver con: Biunto, anticamente, Ielanda con I'America, perché “in Islanda ci sono gli stessi fossli, le stesse conchiglie che si trovano in America e aleune di esse non si trovano in nessun’altra parte d’Europa”, Nel 1782 Benjamin Franklin, dopo aver partecipato alla stesura della Dichiarazione d’Indipendenza ¢ della Costituzione degli Stati Uniti, espres- se Ja sua opinione sulla natura della terra. Franklin aveva visto “gusci ostriche mescolati nella pietra” di un monte del Derbyshire, in Inghil- terra, ¢ dopo essersi chiesto come avessero potuto salire a quell’altezza dal fondo marino, giunse ad una conclusione insieme originale e proiettata verso il futuro, secondo Ia quale la crosta terrestre doveva essere un guscio galleggiante su un fluido interno; “in questo modo la superficie del globo & soggetta a fratture e sconvolgimenti causati dai moti violenti del fluido sul quale poggia”. L’idea sconvolgente, come del resto gran parte del suo pensicro, sarebbe stata apprezzata soltanto dalle generazioni future, Sul finite del XVIH secolo gli oppositori della teoria del catastrofismo di origine biblica, ideata da G. Cuvier nel 1815 c fondata sull’intervento dei cataclismi nell’evoluzione della terra, trovarono un nuovo alleato in James Hutton, medico, agricoltore ¢ naturalista, che in seguito sarebbe stato definito “il fondatore della moderna geologia”. Hutton si propose di sco- prire quanto tempo fossc trascorso da quando la terra era diventata “un mondo abitabile”, i mutamenti fisici che aveva subito € cosa si potesse Prevedere per il futuro, Dall’osservazione di formazioni rocciose nella natia Scozia dedusse che la terra continuava a formarsi c riformarsi grazie a processi naturali quali Paccumulazione, erosione, il riscaldamento ¢ i corrugamenti che avevano operato in generale con le stesse modalita attraverso varie ere geologiche. Dai campi d’orzo della sua fattoria nel Berwickshire Hutton osservava i ruscelli che, dilavando le colline, porta- vano sedimenti al mare e rifletteva che “i veechi continenti vengono distrutti ¢ nuovi continenti si formano sul fondo del mare”, Per Hutton levoluzione della tetta non si poteva spiegare con un’inter- pretazione letterale del libro della Genesi, ma studiando i processi naturali, Secondo il suo pensiero, che prese il nome di attualismo, i fenomeni geologic! del presente non differivano, tranne che per l'intensita, da quelli avvenuti nelle pitt lontane ere geologiche. Egli scriveva poi che “non si devono impiegate forze che non siano connaturate alla terra, né nozioni delle quali on conosciamo il principio; non ¢ inoltre necessatio prendere spunto da event straordinasi per spiegare una semplice, comune apparenza”, Uno degli aspetti pid singolari della sua tcoria fu Ia percezione dell’immensita del tempo, che per Ia natura “é infinito e sembra non contare”, Quando gli scienziati cercavano di delineare la lunga storia del pianeta, osservava Hutton, “giungiamo ad un petiodo oltre il quale non possiamo pit vedere”, Ma questo significava soltanto che si era raggiunto il limite dell’umana comprensione. Anche una possibile fine del mondo superava questo limite. Scriveva infatti Hutton: “Non abbia- mo trovato vestigia di un inizio, e nessuna anticipazione della fine”, Dichiarazioni di questo genere, in un’epoca in cui molti sostenevano ancora con la massima convinzione le cronologie elaborate dall’arcive- scovo Ussher, erano decisamente stupefacenti. Le idee di Hutton apparveso dapprima in pubblicazioni che ebbero scarsa diffusione. Poi, nel 1805, il suo biografo John Playfair pubblicd 15 Itustrations of the Huttonian Theory of the Earth (Ulustrazione della teoria di Hutton sulla terra), un libro che semplificava enormemente lo stile un po’ pesante dell’autore, rendendone pid accessibili le teorie, Tl rifiuto senza mezzi termini del principio che imponeva di ricercate una spiegazione dei feno- meni geologici in stretta concordanza con il racconto biblico della Crea- zione incomincid a far proseliti sempre pid numerosi fra ilettori. In questo modb il pioniere della geologia esercitd un influsso liberatore sulle neonate scienze della terra, Questo nuovo tipo di ticerca scientifica stava davvero muovendo i primi passi, anche se il dibattito fra dogmatici e ricercatori aveva dominato tre secoli di esplorazioni ¢ di ricerche, durante i quali la comprensione globale della dinamica del pianeta aveva progredito poco 0 niente. In verita il quesito fondamentale che aveva lasciato perplesso “Aristotele - perché i fossili marini si ritrovino nella terraferma ~ non aveva ricevuto una risposta. E mentre gli studiosi traevano profitto dalla liberta acquisita ¢ continuavano a indagare, ricercatori come ’esploratore ¢ natu- ralista tedesco Alexander von Humboldt sollevavano nuovi interrogativi, che spaziavano su otizzonti ancora pit vasti. Humboldt fu uno degli ultimi scienziati dagli interessi multiformi; studid la distribuzione geografica delle piante c le cause delle precipitazioni meteoriche con pari entusiasmo e divenne anche un eroe popolate grazie alle sue imprese come esploratore. Il suo viaggio pit! importante dal punto di vista scientifico inizid nel 1799 quando, assieme al botanico francese Aimé Bonpland, s'im- bared per il Sudametica, Sbarcati in quello che oggi ¢ il Venezuela, Humboldt e il suo compagno vi trascorsero cinque anni, vinggiando ¢ raccogliendo infor- 16 semplai botanic, punt, sextant c Lent Gingndimento ingotbrano un pres tavolo ttellaccampamento i Alexander ton Ffumbolde (dis), che gsi veda nella fungia asseme ad Alo Bonpland inno enti ipretice dela loro spedsione Siemfen del 1709-1604 in Sodameries, Le ‘wcrvarion!poologiche eaepite in quel ingpo convinsere Humboldt che Callegare i Sudumerca con FAfren, mazioni sulla conformazione del suolo, sulle piante, sulla vita animale, sul clima, in un’impresa che venne definita “Ia scoperta scientifica dell’ America”. Humboldt aveva un talento particolare per le visioni d’insieme e durante quella spedizione scopri che le analogie tra le coste dell’Africa ¢ quelle del Sudamerica, entrambe bagnate dall’Atlantico, andavano molto al di la della similitudine del loro profilo: numerose catene montuose parallele all’ Equatore sembravano terminate sulla costa orientale del Sudamerica, ma riprendevano poi sulla costa occidentale dell’Aftica. Inoltre fra gli strati geologici dei due continenti esistevano somiglianze sorprendenti. Le montagne del Brasile, per esempio, erano uguali a quelle del Congo; limmensa pianura dell’ Amazonia era dirimpetto allaltra grande pianura, geologicamente identica, della Bassa Guinea. Humboldt osservd anche che alcune catene montuose del Nordame- rica mostravano affinita geologiche con catene di montagne dell’ Europa, Emergeva quindi chiara levidenza che, come aveva detto sir Francis Bacon circa 200 anni prima, la somiglianza dei profilicostieri dei continenti “non era un fatto puramente casuale”. Humboldt esortd i colleghi scienziati ad inten- sificare le ricerche sul significato globale di quelle conformazioni, lamentando che “noi esaminiamo i sassi, ma non le montagne; abbiamo i materiali, ma ignoriamo come possano adattarsi fra loro”. Disgraziatamente, dopo aver trovato le prove, Alexander von Humboldt trasse la conclusione errata, pensando che l’Oceano Atlantico fosse “solo una vallata” scavata dall'etosione ¢ colmata dalle acque de! Diluvio Uni- versale, La sua teoria, legata al catastrofismo, fu ben presto messa in ombra nei circoli scientifici pit qualificati dalla pit ampia diffusione delle argo- mentazioni attualistiche addotte da James Hutton, secondo il quale la topografia terrestre non eta affatto il risultato di antiche catastrofi, Tornato dai suoi viaggi, Humboldt trascorse gli ultimi venticinque anni della sua vita a sctivere Kasmas, uno dei pitt ambiziosi trattati scientifici mai pubblicati, In cinque volumi, Humboldt cercava di for- nire un quadro completo del mondo materiale, arricchendolo con tutti i fatti ¢ le cognizioni note agli scienziati della sua epoca. Poco dopo che Alexander von Humboldt aveva enunciato la sua teoria sull’origine dell’Oceano Atlantico, Peminente biologo francese Jean-Baptiste Lamarck presentd una teoria innovativa che spicgava perché tanti fossili marini si trovasseto nelle terre emerse. Lamarck suggeriva una specie di migrazione continentale attorno al globo in periodi di lunghezza quasi “inconcepibile”, durante i quali le masse terrestri venivano erose dalle maree lungo le coste orientali, mentre depositi sedimentari estendevano in uguale misura le coste occidentali. Cosi, mentre i continenti non si erano mai spostati, gli oceani avevano effettuato un certo numero di circonferenze complete attorno al globo ed avevano ricoperto i continenti non una, ma pit volte. Come Hutton, anche Lamarck aveva un’alta considerazione dell’im- mensita della dimensione tempo. Cosi scrisse: “Il tempo non ha un vero significato ¢ non é mai una difficolta per la natura, Esso & sempre a sua disposizione e rappresenta una potenza illimitata, grazie alla quale la natura svolge i suoi compiti maggiori e quelli di minor portata”. Priva della convalida di dati, la sua teoria non suscitd entusiasmi da parte dei colleghi scienziati ¢ Lamarck non riusc} a trovare un editore che gli pubblicasse Hydregéologie, il volume nel quale la esponeva, Nel 1802 allora Lamarck si autofinanzid per farne stampare 1.025 copie, ma con suo grande disappunto riuscl a venderne ben poche, Mori povero ¢ cieco 8 Parigi nel 1829 ¢ i suoi libri vennero venduti in un’asta publica, ‘Te Gi segni sical il Genioroglieiveli_-_-'Un avvocato inglese, sir Charles Lyell, ottenne maggior sucesso di Commer uu mednla del 1847 cle Lamarck nel riuscire a pubblicage le sue opinioni in materia di geologia. Scientifics in cleque volum! dl Humbolde” Nato nella proprieta che la famiglia possedeva in Scozia nel novembre 7 San 1797, Lyell mostrd un precoce interesse per le scienze naturali; ancora studente, aveva gia raccolto una collezione notevole di farfalle e di insetti acquatici, In seguito frequentd Universita di Oxford ¢ con buona volonta € diligenza studio i classici, senza trascurare il suo interesse prevalente per gli studi geologici, Laureatosi, si trasfert a Londra, dove inizio a studiare Jegge; ma la vista che s'indeboliva gli rendeva difficile la lettura, sicché incomincid a dedicare sempre pit tempo alle ricerche geologiche sul ter- reno, Nel 1825, anno in cui fu ammesso all’esercizio della professione forense, pubblicd il suo primo lavoro scientifico: uno studio sulle forma- zioni calcaree nell’acqua dolce, Seguirono altri scritti e nel 1827 Lyell mise da parte lavvocatura per dedicarsi alla geologia. Come Hutton, anche Lyell pensava che ogni configurazione morfologica della terra fosse il risultato di processi naturali ancora attivi e viaggid molto alla ricetca di elementi a convalida € sostegno delle sue teorie. In modo particolare era affascinato dall'Etna e, osservandolo, si convinse che il grande vuleano non si era formato per un qualche cataclisma isolato, ma grazie ad una lunga serie di eruzioni che continuavano ancora. Nel 1830 presentd le sue deduzioni nel primo dei tre volumi dei Principles of Geology, (Principi di geolegia), che fu una pietra miliare ed ebbe un’ampia diffusione fra gli scienziati del suo tempo. In esso Lyell dimostrava che forze come Verosione, la sedimentazione, i tertemoti ¢ le eruzioni vulcaniche avevano alterato ¢ continuavano ad alterare la superficie terrestte. Apportd emen- damenti c aggiorn® pid volte le sue opere e fra il 1840 e il 1860 visitd spesso gli Stati Uniti, dove i suoi scritti e le sue conferenze esercitarono una notevole influenza su una generazione di geologi americani. A differenza di Lamarck, del quale aveva letto le opere, Lyell non 18 Un profilo del ylcano ccusdoriano Monte CChimiboran, teccato dal grografo tedesco ‘Alevander vo Humbold motta dlettagltamente le specie veqetal che tescono a diverse quote; quando Humboldt scalo la montage, del 1802, not ehe la ‘egetazionetropicse cedevs il posto a specie atiche i prosimiadell vet 1 geologo ausraco Eduard Suess color) guests carina nel 1909 pes mestere Taagrappamento deg ate spercontinent Sites, ol una casts, steneva chet collepatnentvertst traf continent forsero Sprolondatl dando Inoge agi ocean credeva che i continenti potessero effettuare movimenti laterali. Infatti quella teotia, che riaffiorava di tanto in tanto, veniva sistematicamente ridicolizzata dai rappresentanti della scienza ufficiale, anche perché verso la meta del secolo XIX era apparsa, aggiudicandosi subito vasti ed entu- siastici consensi, una nuova teoria geologica che dava una risposta ad alcuni quesiti di vecchia data. James Dwight Dana, docente di geologia all’Uni: versita di Yale, affermé che la terra si stava raffreddando e si contraeva pasando allo stato solido da un precedente stato fuso, e che tutti i linea- menti geologici, comprese le grandi catene di montagne, erano il risultato di questa contrazione, Questa doveva diventare la teoria geologica domi- nante del tempo, perché offriva una spiegazione plausibile delle formazioni rocciose piegate € sconvolte presenti un po” dappertutto, Dana considerava i continenti e gli oceani profondi come caratteristiche permanenti della crosta terrestre, fissate all’inizio del tempo geologico. 1 continenti si erano raffreddati per primi; contrazioni successive avevano abbassato il letto degli oceani, Poiché interno della terra si era contratto, pressioni enormi si erano esercitate ai margini dei continenti, accelerando il processo di sollevamento di grandi catene di montagne come i Monti Appalachi, le Montagne Rocciose ¢ le Ande. Isostenitori della nuova teoria calcolarono che, raffreddandosi e passando dallo stato fuso alla tempera- tura attuale in un atco di tempo di circa 100 milioni di anni, Ia circonfe- tenza terrestte si eta contratta di centinaia di chilometri. Secondo Dana, i fossili matini trovati nelle terre emerse exano i resti di una fauna ittica caratteristica delle acque basse, Ia cui presenza poteva venir spicgata da variazioni di minor entita del livello dei mari. Ma alcuni quesiti fondamentali restavano senza risposta: per esempio, perché le catene mon- tuose si erano formate lungo alcune cinture lunghe e molto distanziate, anziché un po’ dappertutto sulla superficie terrestre, proprio come avreb- bero fatto le grinze sulla buccia di una mela secca? Perché la formazione delle montagne era avvenuta in epoche violente ma brevi, separate fra loro da lunghi periodi di inattivita? Nonostante queste zone @ombra, la teoria del raffreddamento ¢ della contrazione veniva accettata dalla grande mag- gioranza dei geologi. “Il processo al quale stiamo assistendo”, scrisse il 19 Quest catine,apparse nel 1858 in wn eattato 2 Antonio Soider Pellegrin, un amerieano Concet sl movimento del continent. Diversamente da teorc fash, che arebbero ‘potimato ln lens deriva det continet Shider Pellegrini somenne che le terre ‘rcondate dll Aventice a erano seperate iolentemente per on estaclsma ideniicabile nel Diovio Univeralenarato dalla Bibi. grande geologo austriaco Eduard Suess, “é lo sprofondamento del mondo”, Docente di geologia all'Universita di Vienna, Suess era un assertore della teoria della contrazione della terra formulata da Dana, In Dar Antlite der Erde (Ui volte dela terra), x sua opera magisteale in tre volumi pubblicata fra il 1883 ¢ il 1901, Suess descrisse una terra in via di raffreddamento formata da tre strati: un nucleo centrale, un mantello intermedio e una crosta superficiale, Suess pensava che, inizialmente, la crosta avesse avvolto Pintera superficie terrestre, ma, contraendosi interno, grandi placche di quella crosta originaria erano sprofondate nel mantello creando i bacini oceanici, “La crosta terrestre cede e crolla, il mare le succede”, scriveva, “E nella storia dei mari che possiamo scoprire la storia dei continenti”. La nuova teoria consentiva di dare una spiegazione a molte sconcertanti scoperte del XIX secolo. Pazienti ricerche sulla distribuzione delle piante ¢ degli animali su scala mondiale avevano portato alla scoperta di specie identiche di serpi, tartarughe € lucettole, nessuna delle quali avrebbe potuto varcare gli oceani, in Africa ¢ nel Sudamerica. Fossili della felce Glossopteris etano stati rinvenuti in India e in Australia ¢ resti fossili di Mesosaurus, un piccolo rettile vissuto 270 milioni di anni fa, vennero portati alla luce in Brasile e in Sudafrica, D'altro canto, gli zoologi furono sorpresi di aver trovato nell’Isola di Madagascar, distante appena 300 miglia dalla costa orientale dell’ Africa, ben pochi degli animali che erano diffusi nel continente vicino, Invece, 34 delle 65 specie di mammiferi rinvenute nel}'isola erano lemuti, alcuni dei quali strettamente imparentati con spe- cie similati trovate in India, distante 3.000 miglia verso nord-est. Facendo sempre riferimento alla teoria della terra in via di raffredda- mento, lornitologo inglese Philip Sclater avanzd nel 1864 Pipotesi che una tetra da lui chiamata Lemuria avesse occupato ’Oceano Indiano, unendo il Madagascar con India. Col contrarsi della crosta terrestre il continente sarebbe sprofondato nei flutti, lasciando come unica traccia il Madagascar. Siccome i‘lemuri sono gli antenati primitivi delle scimmie, Sclater ne dedusse che Lemuria era scomparsa prima dell’apparire di forme pitt evo- lute di mammiferi. L’idea trovd credito grazie alle teorie sull’evoluzione delle specie formulate da Charles Darwin (1859), Il paleontologo austriaco Melchior Neumayr fu un altro assertore , delPantica unita terrestre come spiegazione della presenza di forme iden- tiche di vita su continenti assai distanti fra loro. Usando come guida la distribuzione dei fossili su scala mondiale, nel 1887 Neumayr ricostrut la topografia della terra come appariva 190 milioni di anni fa. La mappa che ne consegui mostrava tre enormi supercontinenti, uno che univa la Groen- landia c il Nordamerica, un secondo formato dall’unione dell’ Aftica con il Sudamerica ¢ i terzo che congiungeva I’Australia con Asia, raggruppati 20 1 geologo Bailey Willis ‘Montagne in miniatura si formano nella ‘eacchina che Willis realiaed nel 1891 per Simmlare la compressione e i piegamenti che teanformano in montagne gli strat di rocee sedimentatie. I pani di piombo appiattivano pl stati di corasimolaado la grat Compress da una pressone nterle di circa 156 ig il modell fn cera dt Wiis moda I eggeto piegamentoe le ‘caratetstiche dei Monti Appalach La macchina che simula le montagne Prima come scienziato del Geological Sur- vey (Servizio Geologico) degli Stati Uniti e ppoi come professore alPUniversit di Stan ford, in California, il eologo Bailey Willis divenne famoso per le sue ardite ipotesi sulle forze che plasmarono la tetra ‘Come il suo maestro John Wesley Powell, direttore del Geological Survey, negh stati rocciosi sollevati e contort Bailey Willis scorgeva la testimonianza evidente di un obo dinamico, continuamente modificato la forze prodigiose. Con Pincoraggiamento Af Powell, dure Futimo desinio del secolo scoiso Bailey Wills tentd di sipo- duree i complessiripiegamenti tipici dei Monti Appalichi mediante especient d laboratorio; icostral molt stati di vacio spessore di quelle montagne usando cera egine ¢ simuld le diverse caratteriiche degli strati naturali endendo pi plastica la cera con Paggiunta di trementina, oppure indurendola con gesso di Pasig. Un pistone azionato da una vite forniva equivalente delle forze che corrugano le montagne, comprimendo gli stati in mi- Tina io a eons unt moltudle pieghe ¢ di fratture. Willis scopel che le Formazioni risultanti variavano di molto ‘modificando la disposizione e lo spessore deg stat morbid eds a quelle vara: zioniil geologo americano trasse conclusio ni partcolareggiate sulle carateristiche delle formasioni rocciose che si trovano sotto Ia eatena degli Appalac TTuttavia, perdurava un mistero fonds mente: Forge dele gine fore compressive capaci di deformare la roecia ‘assicca. Verso la fine della sua earcers, Bailey Wills formuld un’ardita teoria che collegava la formazione delle montagne al, calore generato nelle viscere del planeta dal decadimento radioativo, Nel 1938 il logo ametieano avanad Tipotesi che frandisacehedirmagnaprodtte da quest fuochi interni potessero dilatare la roccia crostale,causando pression lateral abba- stanza fot da originare le montagne, Pr seguendo nelle sue congetture Bailey Willis eso, eeroneamente, che il magma sporgs- {osotio "Oceano Antico 200 millon d anni fa avesse deformato la costa orientale del Noedamerieae eausto i sollevamento dei Monti Appalachi, Con un’alttaipotesi ardita, ma dimo- strata in segito errata, Willis tentava di spiegare la presenza di forme di vita simi: Iasi su continenti molto distant fa loro, se il magma affiorante era stato in grado di creare montagne sulla terraferma, eg pensava, poteva anche aver corrugato i fondo marino, ereando ponti di terra cemerse, magar di vita effimera,attraver: 50 i quali creature viventi erano forse cemigeate da un continente all'altro. an attorno ad altre terre emerse, pit piccole, nel punto attualmente occupato, dall’Europa, Quella mappa ispird molt altri studiosi della terra, che inter- pretarono il frutto delle loro ricetche nella stessa manieta e idearono supercontinenti pitt o meno simili Nella scconda meta del XIX secolo i naturalisti avevano scoperto in tutto il mondo fossili di piante ¢ di animali in quantita tale da poter sostenere con una certa sicurezza ’ipotesi secondo cui i collegamenti ter- restri fra Sudamerica, Africa, India, Australia e Antartide erano esistiti esi erano protratti a lungo nel tempo. Nel Valte della terra Eduard Suess aveva avanzata Pipotesi che i supercontinenti fossero stati due ¢ aveva chiamato Puno Terra di Gondwana, dal nome del regno indiano nel quale erano stati rinvenuti per la prima volta fossili caratteristici dell’intera area ¢ altro Atlantide, In seguito il geologo austriaco pensd che le masse terrestri fossero state quattro, ma la teoria che godette di maggior favore prospettava Pipotesi che grandi ponti terrestri, in seguito sprofondati, avesseto colle- gato anticamente i continenti, permettendo alle piante e agli animali di spostarsi ¢ propagarsi liberamente passando dall’uno all’altro, Inoltre ven- ne generalmente accettata l'ipotesi che quei ponti fossero sprofondati a .Sej’te,ttsplomiore Jobe Wesley causa della contrazione della crosta terrestre in conseguenza del raffred- Paiute ello Urah meridionae (a ssa) damento. Ma P’adesione a queste teorie non fu unanime. eee Tra gli oppositori va ricordato Antonio Snider-Pellegrini, un italo- solleyamento de canyon, le cul pare americano che viveva a Parigi, uomo eccentrico dagli interessi multipli, _*stlfcate i vedono qui sotto in uno schizoo 0 ‘ i ttaceito dalla spediione, ers sviluppato che spaziavano dalla possibilita di rendere fertile il Shara alla natura ¢ al mentee il fume ezodevs il fondo della ola Pie sal i a i ere significato delle comete, Snider-Pellegrini accettava Pipotesi che, antica- mente, a terra fosse allo stato fuso, ma si dissociava da quanti sostenevano che Paspetto dei continenti era rimasto immutato nelle fasi successive di raffreddamento e di contrazione Nel suo libro La eréation et ses nystires dévoilés (La creasione e i swoi miteri svelati) pubblicato nel 1858, Snider-Pellegrini aveva avanzato l’ipotesi che, mente la terra si raffreddava, tutti i continenti si erano formati in un’unica ‘massa in una meti del globo. Come prova citava la possibilita di far combaciare il profilo costiero del Sudamerica con quello dell’Africa ¢ a tal fine teaccid una seric di mappe convincenti per illustrare l'idea. Insomma, fu il primo a prospettare Pipotesi che i continenti si fossero spostati per correndo grandi distanze sulla superficie terrestre, ma disgraziatamente commise lo stesso errore di Humboldt, facendo risalire lo spezzettarsi della grande massa continentale al Diluvio Universale. Abbracciando Pantiqua- ta dottrina dei catastrofisti, Snider-Pellegrini si pregiudicd il consenso scientifico che la sua originale teoria avrebbe potuto procacciargli ¢ la sua opera non venne mai presa in seria considerazione, Nel frattempo, nuove prove venivano a dimostrare che né la tcoria dei continent sprofondati né quella dei ponti terrestri potevano essere prese sul serio, Nel 1735 lo scienziato francese Pierre Bouguer partl per il Sudamerica come capo aggiunto di una spedizione nelle Ande, Senza trascurare altre osservazioni scientifiche, Bouguer calcolé Paltezza di quelle immense montagne usando l’antico metodo caro ai topografi che iniziava col fissare una linea verticale mediante un filo a piombo. Normalmente, quei calcoli venivano corretti per la presunta attrazione geavitazionale delle montagne € Bouguer si aspettava che il suo filo a piombo sarebbe stato deviato sostanzialmente dalla verticale dalla massa enorme di quelle montagne. Invece la deviazione registrata fu solo una frazione di quella prevista e dopo aver effettuato Pesperimento sulle pendici del Monte Chimborazo, in quello che attualmente & "Ecuador, Bouguer annotd nel suo diario che Vintetno del monte doveva essere praticamente vuoto, o certo meno denso di quanto aveva immaginato, Meravigliato, commentava che si sarcbbe potuto credere che la montagna fosse fatta di gusci d’uova anziche di solida roccia compatta, capace di esercitare una forte spinta gravitazionale. Bouguer era uno scienziato molto noto in Francia, dov'era stato regio professore di idrografia, Le sue scoperte nelle Ande furono causa di oscure, congetture apparse sulla stampa francese, che dissertd sulle “montagne cave”. La reazione degli scienziati fu un po’ pitt seria ma non meno intensa, specie dopo i rilievi effettuati sull’Himalaya dalla spedizione inglese gui- data da George Everest ~ con il nome del quale venne battezzata Ia cima pit alta del mondo ~ che produssero risultati altrettanto sorprendenti. Nel 1855 sir George Airy, regio astronomo inglese, tentd di spiegare quell’anomalia con Vipotesi che le montagne avessero radici profonde ed estese nella crosta terrestre per sostenere il loro peso; secondo Airy, quelle radici avevano densitt minote rispetto a quella del mantello che le cit- condava, e quindi esercitavano una forza gravitazionale pit debole. In tal modo si spiegava lo strano comportamento del filo a piombo: la tendenza a deviare verso la vetta della montagna, che é pid densa dell’aria, eta con- trobilanciata da quella ad allontanarsi dalle radici del monte, meno dense del mantello citcostante, Pitt sorprendente ancora era la teoria di Airy secondo la quale le montagne, composte di granito relativamente leggero, “galleggiavano” come iceberg enormi sullo strato di basalto pit denso del mantello terrestre, (Il granito ¢ il basalto si formano dal raffreddamento di ‘materiali fusi all’interno della terra, ma i cristalli di basalto sono pit piccoli e associati in modo pitt compatto, e quindi esso é pid pesante del granito). 25 Aggiungeva Airy: “Si pud ritenere che la crosta galleggi in uno stato di ‘equilibrio”, Poiché le montagne petdevano di peso per l’erosione dei venti € delle acque, si sollevavano gradualmente. II concetto del sollevamento geologico guadagnd un certo credito intor- no al 1880, quando il geologo americano John Wesley Powell, un veterano della guerra di Secessione che aveva perso il braccio destro nella battaglia di Shiloh, effettud una serie di spedizioni sul Fiume Colorado ¢ sui suoi affluenti viaggiando a bordo di piccole imbarcazioni di legno. Sul Green River, che scorre serpeggiando verso sud nei torreggianti canyon rocciosi dei Monti Uinta, Powell ¢ i suoi colleghi giunsero ad una conclusione straordinaria: a dispetto delle apparenze, i canyon non erano stati incisi dalla sommita al fondo dall’erosione delle acque. Il fume eta invece rimasto ad un livello pressoché costante, mentre il terreno intorno si era sollevato lentamente in un processo durato milioni di anni; trasportando tonnellate di fango, sabbia e ghiaia abrasivi, il fiume aveva eroso ogni strato successivo di roccia a mano a mano che si sollevava. Se le montagne fossero sempre state al loro posto avrebbero deviato il fiume verso un corso diverso, che avrebbe offerto meno resistenza, L'“abisso imponente” del Grand Canyon, secondo Powell, si era formato nella stessa maniera, Clarence Dutton, che accompagnd Powell in spedizioni successive nella regione delle Montagne Rocciose, sviluppd nel 1889 il tema delle terre galleggianti, pubblicando un articolo rivoluzionario dal titolo poco appa- riscente: On Some of the Greater Problems of Physical Geology (Su aleuni dei maggiori problemi di geoloiafisica), Dutton aveva studiato per dieci anni i sollevamenti, gli abbassamenti, i contorcimenti ¢ le pieghe della crosta terrestre negli altipiani dello Utah, dell’Arizona e del Nuovo Messico ed era giunto alla conclusione che I’equilibrio della crosta terrestre dipende dalla densita, che i materiali pit leggeri si sollevano e formano i continenti, mentre quelli pit densi sprofondano e formano gli oceani. Percid i continenti di granito si ergono pit alti dei basalti pit pesanti del fondo marino, in un equilibrio idrostatico approssimativo. Clarence Dutton chiamd il fenomeno “isosta- si”, da una radice greca che significa “stesso peso”. La teoria di Dutton costitul un elemento di disturbo per gli scienziati convinti che i continenti fossero sprofondati a causa della contrazione della crosta tertestre dovuta al raffreddamento del pianeta, Se quella teoria fosse stata provata, lo sprofondamento sarebbe stato fisicamente ¢ geologica- mente impossibile. In tal caso senza alcun dubbio la teoria della “mela raggrinzita”, sulla quale tanti geologi avevano costruito la loro carriera ¢ la loro reputazione, era completamente sbagliata, Da parte sua, Clarence Dutton espresse senza peli sulla lingua il suo disprezzo per quella teoria, scrivendo: “Io la respingo e tengo a sottolineare che essa ¢ quantitativa- mente insufficiente e qualitativamente inapplicabile, Ei una spicgazione che non spiega niente di quanto vogliamo spiegare”. Djspute scientifiche furibonde seguirono a queste affermazioni, Eduard Suess rifiutd totalmente Pidea dei continenti galleggianti e continud a lavorate alla stesura della sua dotta opera, sempre convinto che fosse stata Ja contrazione del globo a produrre la topografia della terra, La ricerca di ipotesi alternative produsse idee stravaganti: in un articolo apparso su Nature, una rivista di meritata fama, il reverendo inglese Osmond Fisher suggeriva che l'unione fra Aftica e Sudamerica si era verificata quando la luna era stata strappata dalla terra, probabilmente per lattrazione gravita- zionale esercitata da una stella di passaggio, Secondo il reverendo, il bacino del’ Oceano Pacifico era la cicatrice lasciata da quella catastrofe; mentre sso incominciava a colmarsi di lava, cid ch’eta rimasto della costa ter- restre si ruppe e comincid a scivolare verso la depressione. “Cos) si sarebbe formata la grande lacerazione che é ’Atlantico € si spiegherebbe l’appros- 8 _—_—_—_ LLL ee simativo parallelismo dei contorni dell’America con quelli del Vecchio Mondo”, scriveva Fisher. Quest’idea fantasiosa sulloigine della luna ebbe tuna certa popolarita per molti anni, ma nel 1969 non superd l’ultima prova: Panalisi dei campioni prelevati sul suolo lunare dimosttd che Ja luna é di circa 4 miliardi @’anni pid vecchia dell’ Atlantico e del Pacifico. Gia sfidati dai sostenitori del moto dei continenti ¢ dei fondi marini, i propugnatori della terra che si raffreddava vennero sottoposti ad una nuova prova alPinizio del XX secolo. Molti sperimentatori, soprattutto Pierre ¢ Marie Curie in Francia, dimostrarono che, lungi dal raffreddarsi, certi clementi presenti nella crosta terrestre producono calore col passare del tempo. Questi elementi contengono atomi di peso diverso, chiamati iso- topi, alcuni dei quali sono instabili e tendono a disintegrarsi (decadere) sino 4 quando raggiungono una forma stabile; in questa reazione, gli isotopi liberano sia calore che particelle radioattive, Subito alcuni scienziati inco- minciarono a pensare che tutto il globo fosse in una fase di riscaldamento, Le scienze della terra sembravano ed erano ad un punto morto € s'impo- neva una teoria alternativa a quella del raffreddamento e della contrazione del piancta; essa non tardé molto a configurarsi 11 29 dicembre 1908 il geologo Frank B, Taylor sottoponeva un documento straordinario alla Geological Society of America (Societa Geologica d’Ametica), Taylor, un ex studente di Harvard i cui studi privati erano stati in gran parte finanziati dal padre facoltoso, aéseriva che i continenti non erano sprofondati, ma si erano spostati orizzdntal. mente in “un possente movimento di scorrimento” sino a raggiungere la posizione attuale sulla superficie terrestre, Basava le sue idee sullo stu- dio di movimenti similati subiti da catene montuose come le Ande, le Montagne Rocciose, le Alpi c I’Himalaya, definite montagne del Ter- viario perché tutto indicava che si erano formate nel periodo geologico detto Terziario, iniziato 65 milioni di anni orsono. A Taylor sembrava evidente che la configurazione di quelle catene montuose potesse essere soltanto il risultato di titaniche pressioni laterali che, agendo per lunghi petiodi di tempo, avevano spinto in alto la superficie terrestre. Per spiegare come sarebbe potuto accadere, Taylor proponeva d’imma- ginare due protocontinenti, ciascuno situato ad un polo, spezzati dalle forze delle maree, probabilmente quando la luna, che secondo lui era una cometa “catturata” dalla terra, era entrata in orbita attorno al nostro pianeta. Le due grandi masse continentali avrebbero incominciato a scivolare verso P'Equatore ¢ le catene montuose del Terviario si sarebbero formate quando i due protocontinenti crano entrati in collisione con altri blocchi conti- nentali rimasti stabili. Per la prima volta la Dorsale medio-atlantica, nota anche allora come una grande catena montuosa sottomarina che correva rallela alle coste dell’Africa € del Sudamerica, fu descritta come la linea di frattura fra i due continenti. Taylor prospetto l'ipotesi che “la catena montuosa @ rimasta al suo posto, mentre ai lati i due continenti sono scivolati via in direzioni quasi patallele ed opposte”. Le argomentazioni di Taylor sui moti dei continenti erano le pid per- suasive mai presentate, ma le sue idee furono ignorate o respinte dai colleghi. Bailey Willis, professore di geologia all'Universita di Stanford, affermava in quello stesso anno: “I grandi bacini oceanici sono conforma. zioni permanenti della superficie terrestre ¢ sono rimasti dove si trovano, soggetti a mutamenti modesti ne! loro contorno, da quando le acque sisono raccolte”. Ma 18 mesi dopo il meteorologo ed esploratore tedesco Alfred Wegener avanzava un’ipotesi sotto certi aspetti simile a quella di Taylor, chiamandola “deriva dei continenti”. La reazione degli ambienti scientific! fu molto diversa € la dove la teoria di Taylor aveva appena agitato le acque, quella di Wegener provocd una furiosa tempesta, C1 29 I resoconti degli esploratori che giungeva- ‘no in Buropa verso la fine del XIX secolo mtr cere teis ee Stree Aimer Seren ey treet em Poem eee ns et STeeeree etn ny Ror ieerranctc anes Cran ee emenrenert itn Se ee career esata Ste ees erteeteae ay Pore ret eerorce si irs) Freer ratte gensta er eacy Fires enter net ees erence Mee Seen yest Pern i cay Perera Aenea Te ora ne een ey items enre tan iio as cano). Gregory comprese sublto che non Peers ome Te CSIC! pire stearic Serene nee tc nT del Gran Rift sono doveti alla vallata prec eee erence! ee ee ec) pavertecra amet nc Pee aera ecice Prevent eaten nee a rete Ce ee cy Siar nantes Pee een ea ieee ieee eer td Peete iret) en eee Memos Sen eesn tt ea ee ee riot) eT ten eecee eat e t to gran parte della superficie terrestee ere ee eRe eed eeneec cr urnn a ony eee Ow UN eee aD Poe ean ier sie Preteen ee poeeeree eetaat Bi Capitolo 2 Un pigantesco chery troaegia sul mare cal a lang delle sos dalla Grocelandi is landa desolase inospiae che Alfred Wegener visio in tre speiaionl er 1906 € 111930. Si ntiene che Te imponent igrsions di quer iceberg abbiano sugerito a Wegener is geal tors della deriva de continent L“IPOTES! IMPOSSIBILE” U. giorno d’autunno del 1911 Alfred Wegener, trentunenne assistente universitario di astronomia © meteorologia, stava scartabellando varie opere nella biblioteca dell’Universita di Marburgo, nella Getmania occi- dentale, quando per caso gli capité tra le mani una relazione scientifica che avanzava un’ipotesi secondo la quale, anticamente, un ponte continentale avrebbe unito il Brasile con I’ Africa, Sebbene l'idea di antichi collegamenti fra continenti ormai distanti fra loro non gli fosse nuova, le testimonianze esposte in quella relazione — ad esempio la descrizione di identiche forme fossili animali e vegetali che non avrebbero potuto attraversare l'oceano € che pure si trovavano sulle due sponde opposte dell’Oceano Atlantico — costituirono una sorpresa per il giovane assistente. La scoperta lo stimold a tal punto che si mise a passare in rassegna altre relazioni per scoprite ulteriori particolaris prima di rendersene conto, quella ch’era iniziata come una momentanea disgressione mentre curiosava negli scaffali della biblio- teca divenne un’ossessione e fu, come si riveld in seguito, un evento decisivo per la scienza del XX secolo. A mano a mano che scopriva nuovi particolari sulPesistenza di creature tea le pit disparate. dalle scimmie alle lumache, di varieta di piante come le felci ¢ Vetica, in terre lontane come PAfrica e il Sudamerica, 0 come I'Europa ¢ il Nordamerica, Alfred Wegener fu di nuovo assorbito da un’intuizione che gli era balenata nel passato, Come tanti scienziati che lo avevano preceduto, anche lui aveva notato la corrispondenza dei profili costieri atlantici del? Afri- cae del Sudamerica e si era chiesto, pur senza soffermarvisi, se per caso, anticamente, i continenti non avessero formato un’unica massa continentale, Ma V’idea che si fossero separati coprendo la distanza rappresentata dall’Ocea- no Atlantico pareva cos! fantastica che Wegener Paveva accantonata, ritenen do che non valesse In pena approfondirla, Adesso, perd, le nuove testimo- nianze di cui stava prendendo visione, lungi dal dimosteare Pesistenza di ponti continental, parevano dare una conferma a quellintuizione lampo secondo la quale i continenti sarebbero stati uniti in una sola massa € solo in seguito si sarebbero separati. Come scrisse pid tardi: “La convinzione della fondamen- tale verita dell'idea mi si conficcd nella mente”. Come Alfred Wegener si sia appropriato di quella convinzione, come sia riuscito ad abbellirla e sfrondarla, come I'abbia sviscerata e sostenuta nonostante Popposizione di quasi tutto il mondo scientifico € quale tor: tuoso sentiero abbia percorso per giungere al riconoscimento finale, dopo essere quasi caduta nell’oblio, costituiscono una delle vicende pitt avvin- centi negli annali della scienza, Senza un’esperienva specifica nelle arcane minuzie del campo che aveva preso a indagare, agendo solo sulla base di a quello che poteva essere considerato un lampo d’ingegno, Wegener doveva in seguito formulare una teoria globale che avrebbe modificato completa- mente la visione dei geologi, dei geofisici ¢ dei paleontologi sulla storia della terra e sulla sua evoluzione. La sua intuizione avrebbe inoltre amplia- toed arricchito i campi della biologia, della zoologia e dell’oceanografia. La celebriti tuttavia giunse per Wegener solo dopo che era diventato oggetto di scherno agli occhi degli scienziati di tutto il mondo. Alfred Wegener nacque a Berlino il 1° novembre del 1880, ultimo figlio diun pastore evangelico. Ancora adolescente, aveva manifestato un grande interesse per le scienze della terra, unito al desiderio di visitare la Groen- landia, dove fervevano gli studi pid avanzati ed eccitanti di geofisica, Deciso a coronare quel sogno, durante gli anni di scuola aveva continuato a temprare il fisico per renderlo adatto ai rigori di quel clima inclemente, dedicandosi a lunghe escursioni a piedi, pattinando per giornate intere, cimentandosi in pericolose scalate ¢ praticando lo sci sportivo. Iscrittosi alla facolta di astronomia dell’ Universita di Berlino, consegul il dottorato nel 1904 e poco dopo pubblicé il suo primo lavoro scientifico: un trattato sulla storia e sull’uso delle Tavole Alfonsine, una raccolta dei moti dei pianeti di cui gli astronomi si erano serviti per 400 anni, dopo che erano state compilate ne! 1252 sotto il patronato di Re Alfonso X di Castiglia, La carriera professionale di Wegener iniziava bene; il suo lavoro ottenne ampia diffusione e fu molto apprezzato dagli studiosi tedeschi. Intanto Wegener si era entusiasmato per la scienza della meteorologia, | che stava allora muovendo i primi passi, incentivata dai rapidi progressi della tecnologia delle comunicazioni, specie radiotelegrafiche. L’accresciu- ta capacita di seguire levolversi delle condizioni meteorologiche portava a nuove scoperte € a quesiti nuovi e affascinanti con sorprendente celerita, ‘Wegener si rese subito conto che in Germania gli studi pitt avanzati di meteorologia venivano effettuati nell’ Osservatorio Aeronautico prussiano di Tegel e vi ottenne un incarico subito dopo essersi laurcato all’ Universita di Berlino, divenendo ben presto un pioniere dell”uso dei palloni sonda per rilevare il corso delle cortenti aeree. Gli studi di astronomia ¢ di meteo rologia avrebbero poi costituito il riferimento base per le sue credenziali dal punto di vista professionale per tutto il resto della sua vita. Invece di limitarsi alla propria specializzazione, come avevano fatto molti suoi col- leghi, Wegener considerd quelle discipline solo il trampolino di lancio del quale la sua mente versatile si servi per spaziare in tutti i campi abbracciati dalla fisica tertestre, ¢ cio’ la climatologia, la vuleanologia, il magnetismo, Poceanografia, P’idrografia, la glaciologia. Aveva terminato gli studi universitari da circa due anni quando gli si presentd occasione per realizzare il sogno della fanciullezza: esplorare la Groenlandia. Ne! 1906 fu invitato a partecipare ad una spedizione danese come metcorologo ufficiale. Accettd subito con entusiasmo, e per due anni visse, viaggio e si esalt nelle condizioni piti proibitive che si possano immagirare: “Ci sentiamo come le truppe dassalto del? umanita in lotta contro le forze indomabili della natura”, scriveva. “La Scienza contro la sferza gelida della nevel” La spedizione cartografa il profilo costiero della Groenlandia, che non era stata ancora esplorata completamente e, oltre ad effettuare osservazioni atmosferiche, comp! un certo numero di osserva- vioni lunari per calcolare la longitudine, Fra i molti resoconti di Wegener, ce n’era uno nel quale riferiva che Ia longitudine calcolata dalla spedizione differiva da misure effettuate nel 1823 € nel 1870. Quella differenza gli s‘impresse nella mente e, col tempo, seppe metterla a profitto. ‘Tornato in Germania nel 1908, Wegener rientrd nel mondo accademico accettando Vineatico di libero docente presso PIstituto di Scienze Fisiche dell’ Universita di Marburgo e subito riveld un talento innato nelPesporre a a argomenti complessi con la massima semplicita. La chiarezza dei concetti, unita al potere trascinante della sua personalita, gli merit Pentusiasmo ¢ la solidarieta incondizionata degli studenti. “Credo che per Wegener si sareb- bero buttati anche nel fuoco”, ebbe a ricordare un suo collega, il professore Hans Benndorf, anch’egli molto impressionato dalle doti intellettuali de! giovane docente, “II suo sapere era prevalentemente il frutto di geniali intuizioni e mai, o solo molto di rado, il risultato di un lavoro deduttivo da una formula, Quando si presentavano argomenti concernenti a fisica, una materia che esulava dal campo delle sue competenze specifiche, mi sbalordt pit volte per la sicurezza delle sue capacita raziocinanti. Con quale imme- diatezza scopriva la strada giusta nei lavori piti complessi anche per i teorici, con quale intuito giungeva sempre al nocciolo del problema! Spesso, dopo una lunga pausa di riflessione, se ne veniva fuori dicendo: ‘Io la penso in questi termini’, e molte volte aveva ragione, come potevamo stabilire dopo parecchi giorni di analisi rigorose. Insomma, per le cose di maggior impor- tanza possedeva un fiuto che raramente lo tradiva”, Con una franchezza che incantava i suoi allievi e disarmava i colleghi, Wegener confessava spesso di non essere dotato per la matematica ed espri- meva un disappunto notevole “per quei trattati di matematica che non riescoa capite”. Affermava poi che gli argomenti impenetrabili possono anche essere sbagliati. “Se uno non riesce a capire le parole stampate o scritte, non & detto che sia sempre colpa sua”, L’immediateza e la spontaneita contribuitono alla sua popolarita e ben presto professori pitt anziani incominciarono ad assistere alle sue lezioni. Dopo tre anni d'insegnamento, Wegener raccolse gli argo- ‘menti delle sue lezioni in un volume che intitold La termadinamica del atmasfra, dimostrando di essere lucido e chiato nello scrivere quanto lo era nelle sue lezioni. Il libro divenne subito il testo fondamentale per gli studi di metco- rologia in tutta la Germania ed era stato pubblicato da poco quando Pautore ebbe quell’incontro con le pubblicazioni sui fossili ¢ i ponti terrestri fra continenti che determinarono una svolta nella sua cattiera Liidea che ponti di terra avessero anticamente unito i continenti e che in seguito fossero sprofondati nel mare era un corollario di un’altra teoria, largamente accreditata, dalla quale traeva origine: quella secondo cui la terra era soggetta ad un processo di raffreddamento e di contrazione. I suoi sostenitori argomentavano che quando il nucleo si era raffteddato, rim- picciolendosi, 1a crosta superficiale era sprofondata nell’interno; le mon- tagne si erano sollevate mentre nelle depressioni si erano formati gli ocea- ni, sommergendo i primitivi ponti continental ‘Come molti scienziati del suo tempo, anche Wegener intuiva grosse lacune in questa concezione dello sviluppo del pianeta. Un ovvio, vecchio problema veniva sollevato dalla considerazione che se le montagne si erano formate in seguito ad una contrazione della crosta terrestre, avrebbero dovuto essere equamente distribuite su tutto il globo. Invece, © basta osservare qualsiasi carta geografica per convincersene, esse si presentano in cinture strette e curvilinee, pitt spesso al margine dei continenti, Un’altra contraddizione era posta dall’eta delle montagne: una terra che si raffred- dava le avrebbe formate piti o meno simultaneamente; invece, dalla testi- monianza dei fossili ¢ dalle pid recenti (ed allora solo approssimative) tecniche radioattive di datazione, gli scienziati sapevano che gli Appalachi, per esempio, erano milioni @anni pit antichi delle Montagne Rocciose ¢ che la Catena Caledoniana era assai pid antica delle Alpi Un altro errore della teoria della contrazione risulté evidente quando tilievi gravimetrici rivelarono che la densita della crosta continentale era assai diversa da quella del pavimento oceanico. I continenti sono compost di rocce relativamente leggere ¢ la crosta che formano al tempo di Wegener era nota col nome di Sia/, contrazione dei nomi dei principal costituenti, i 43 minerali silico-alluminiferi. La crosta oceanica, invece, che allora si rite- neva fosse il mantello terrestre, é pit! pesante € venne chiamata Sima per il suo contenuto di minerali silico-magnesiaci. Lascoperta di questa differenza fondamentale fra continentie pavimenti oceanici fece sorgere la teoria dell’equilibrio isostatico, secondo Ia quale i continenti galleggiano sul pia denso mantello come gli iceberg sul mare, con una massa sommersa assai maggiore di quella cmersa. Le moderne tcorie sulla crosta terrestre hanno rinunciato ad usare i termini Sia/ e Sima e prendono in considerazione un certo numeto di strati a composizione diversa fra la crosta esterna c il nucleo, ma il principio fondamentale, ¢ ciot che la crosta continentale ¢ quella oceanica differiscono per composizione e per densita e restano in equilibrio isostatico, é tuttora valido, Anche se le rocce leggere degli scomparsi ponti continentali fossero state per cos! dire spinte a forza nel pit denso pavimento oceanico, sarebbero state costrette a riemergere come un corpo pit leggero immerso nell’acqua torna a galla appena lo si libera, Gli iceberg non affondano: si sbriciolano ¢ i frammenti vanno alla deriva, Secondo Wegener, si poteva ipotizzare che la stessa cosa avvenisse per i continenti Appena pochi mesi dopo la scoperta del tutto fortuita nella biblioteca del’ Universita di Marburgo, Alfred Wegener aveva elaborato la sua straor- dinaria tesi. 11 6 gennaio 1912 si presentd ad una riunione dell’augusta Associazione Geologica di Francoforte ed espose una relazione che aveva per titolo: La formazione dei maggiori liveanenti della crosta terrestre (continent ¢ ‘owani), Quattro sere dopo tenne una conferenza sullo stesso tema alla Societa per il progresso delle scienze naturali di Marburgo. In entrambe le conferenze, Alfred Wegener criticd senza mezzi termini le teorie pit acetate dalla grande maggioranza degli scienziati sui ponti continentali sprofondati ¢ avanzd Pipotesi che i continenti fossero stati anticamente unit e che in seguito si fossero separati, portandosi nella posizione attual Nessuna delle conferenze fu accolta con favore dal pubblico; anzi, aleuni membri delle due associazioni s’indignarono, ¢ non lo nascosero, che simili idee assurde fossero state dibattute in loro presenza.. ‘Wegener riuscl a guadagnare alla sua causa un valido alleato: il professor Wladimir Képpen, direttore delle ricerche meteorologiche dell’Osserva- torio Navale tedesco di Amburgo, affettuosamente noto in tutta la Ger- mania come il “gran vecchio della metcorologia”. Képpen, che doveva diventare collega e collaboratore, oltre che suocero di Wegener, avrebbe scritto in seguito che molti scienziati avevano riflettuto sulla somiglianza dei profili delle due sponde dell’ Atlantico, ma “adesso questa somiglianza stata notata da un esperto geofisico, un uomo brillante di sconfinata ener- gia, che non si sarcbbe arrestato davanti ad alcun ostacolo per studiare Pargomento e per raccogliere dagli altri campi scientifici ogni indizio che avrebbe potuto avere attinenza col problema”. Kappen fece anche notare che il brillante scienziato aveva corso un rischio notevole abbandonando le ricerche nel campo della meteorologia per dedicarsi allo studio di altre scienze: “Dedicarsi ad argomenti che ‘esulano dai confini tradizionalmente stabiliti di una scienza espone chi lo fa al rischio di essere considerato con sfiducia”. Ma Ia rivoluzionaria teoria della deriva dei continenti esercitava un tale fascino sulla mente di Alfred ‘Wegener che egli non riusciva a liberarsene. ‘Tuttavia dovette per il momento accantonarla, Nella primavera del 1912 si unl infatti ad u®’altra spedizione in Groenlandia, dove percorse 1.200 km; portd cos @ termine la pitt lunge traversata della calotta glaciale mai prima realizzata, percorrendo Visola nel punto in cui era pit larga. La spedizione fu la prima a svernare sul ghiacciaio © compild volumi di osservazioni che interessavano tanto i meteorologi quanto i glaciologi “4 wea fot, scatatenegh ann in cs elabord in eons delle dri dei continent silane ‘a grande variett dept increas Wegenee Nat TD12 (a date) Wegener i meteorlogo iene sipeeso hranteun'stest in palone ebm ‘i idanzatay i raelo ela Sorc, Nel 1912-13 {i dn), Wegener Pesplratore pasa inverne in una capanna sulla ealotta poenlandese. Nl 1915 (ore des) “Wegener posa per ne fotogeeia con ta divin eaptano della fanter tedese, ee ——EEEEeE————————————————————————————_——————z Appena tornato in Germania, nel 1913, Wegener sposd Else, la figlia del professor Koppen, ma fu richiamato nell’ Esercito tedesco, con il grado di ufficiale della riserva, allo scoppio della prima guerra mondiale solo alcuni mesi dopo. Accettd con pochissimo entusiasmo il richiamo alle armi, non per la durezza ¢ i rischi della vita militate, che anzi erano confacenti ai suoi gusti, ma perché odiava profondamente la guerra. Tuttavia, ben presto gli si offri ‘una scappatoia provvidenziale: una ferita leggera al braccio ¢ poi un’altra al collo poseto fine al suo servizio al fronte, Wegener venne assegnato al servizio meteorologico dell’Esercito tedesco, dove trovd nuo- vamente il tempo per dedicarsi ai suoi prediletti studi scientifici. Gia nel 1915 Wegener aveva attinto da diverse discipline numerosi clementi e li aveva riclaborati in una trattazione lucida e serrata a sostegno della sua teoria sulla deriva dei continenti, intitolandola: Le origin’ dei continenti¢ degli aceani, Non si perse in scuse pet aver sconfinato in discipline che non erano le suc ¢ in seguito il fratello Kurt diede questa spiegazione: “Tl testo si proponeva di ristabilire fra la geofisica da un lato € la geografia ¢ a geologia dall'altro quei collegamenti che si erano spezzati completamen- te a causa dello sviluppo specialistico delle tre discipline”. Il libretto di appena 94 pagine fu un vero tour de force, il primo tentativo globale di spiegare Pevoluzione geografica della tetra, Ma il 1915 non era certo 'anno pi adatto per lanciare una nuova tcoria accademica: poiché Pattenzione generale in Germania era concentrata sulla guerra, Le origini dei continent ¢ degli oceani ebbe scarsa diffusione e attird poca attenzione. Ne seguirono ben presto altre tre edizioni, nel 1920, nel 1922 ¢ nel 1929, ciascuna pit claborata rispetto a quella precedente. Il trattato di Wegener come prima cosa stabiliva le diversita fra i due steati della crosta terrestre. Lo strato pitt esterno € pid leggero di rocce di tipo granitico, allora chiamato Sia, comprendeva i materiali dei continenti Wegener paragonava il Sima, che rappresentava i materiali del pavimento oceanico, alla pece che si frantuma come un solido friabile se colpita a martellate, ma nel cotso del tempo sotto il proprio peso acquista viscosita, Egli poi proseguiva: se i continenti galleggiavano su quella sostanza simile alla pece e se, come sosteneva la teoria isostatica, si spostavano vertical mente per tistabilire equilibrio, allora niente avrebbe impedito loro di spostarsi anche in senso orizzontale. La presenza dei fossili indicava chia- ramente l'esistenza di antichi collegamenti fra i continenti siccome la teoria dei ponti continentali sprofondati non eta compatibile con la teoria igostatica, restava una sola alternativa possibile: i continenti, un tempo riuniti in’ un supercontinente, si erano poi separati, andando alla deriva, dando otigine agli Oceani Atlantico ¢ Indiano. Dopo aver demolito la teoria dello sprofondamento dei ponti continentalie aver stabilito le diversita essenziali fra Sie Sima, Wegener sugges che i confini geologici dei continenti non venisseto identificati con le rispettive linee costiere, ma fosscro invece collocati lungo le linee di demarcazione tra i due materiali, ossia ai margini delle rispettive piattaforme continentali, Quando accostd Iungo le rispettive piattaforme continentali Africae il Sudamerica, fee incu ono uatd toagacte, cola Wegener notd che larghi blocchi di roccia antica, chiamat cratoni, formavano sel senpio i Gove Sane el Il alo AG degli insicmi contiaui ca una parte e dallaltra della nea di divisione. Pareva_“™eeeto in hwo nes Poszull che le montagne che corrono da oriente a occidente in Africa si collegassero alla catena montuosa andina che sorge nelle vicinanze di Buenos Aires, in ‘Argentina; i caratteristici strati del sistema dei Monti Karroo in Sudaérica, costituiti da arenatia, scisti ¢ argilla intercalati da strati di carbone, erano identici a quelli del sistema montuoso di Santa Catarina in Brasile. “Ii come se dovessimo rimettere assieme i frammenti di un giotnale stracciato facendone ‘combaciare i profili e facendo attenzione che le righe de! testo si allineino”, setiveva Wegenet. “Se riusciamo ad allinearle, yuol dire che lo abbiamo 46 nche si contemporane di Wegener pt ti poesterospostari, qualcoss doveva Ur sapere dela dramatic tet dl 19. Pos Inf partir dl 1830 Chasls yeh i famosa peologo ingles, 1 deserito nel dettglisostano ten =o che affigge ln itacinn Come Lyell aveva eserraty Pozo edi osilzioni che st protapgono ca li co lente e rego che le colonne del tempio di Giove Serapide, che tisale a 2.100 anni fa, sono ancora in piedi e forni scono una'registrazione grafica dele lente oscillazioni vertical del suolo, Costeuito sa tun terreno basto in prossimita del mare il tempio incomincid 2 sprofondate subito dopo che era stato ultimato ¢ fin} col tro- varsiimmerso in ciea 7 m @acqua, Verso il 1000 «.C. il fenomeno sinvert: il suolo fa sottoposto ad un lento, talvolta spettacolare pprocesso di sollevamento, Nel 1538 la cit dina si sollevd di 6,5 m in quarantottore Oggi, dopo Fennesima fase di subsidenza, i rex del tempio i trovano in aoque profs mae nee vel pee faggn dalle aoqu sono ancora isl su Iccolonne di marino agreed molischi toa pedo (im). Glistensat hanno indviduato le cuse del bradsino nes profond stat poten nei di rocea porosa, L'acqua che vf & Intappolte vine surciscalatadalativi Quando la prestone ragghonge | mass ‘alo i suolo si solevss quando I pes ricomposto com’era. Se riuscissimo a ricostruitne anche una riga soltanto, avremmo comunque una buona probabilita di aver fatto un lavoro accurato, ma se le righe che combaciano sono un numero 1, allora vuol dire che questa probabiliti @ elevata all'ennesima potenza”. ‘AlPinizio degli anni Venti Alfred Wegener si rese conto che sarcbbe stato possibile portare altre prove a sostegno della sua teoria studiando gli antichi mutamenti intervenuti nel clima. Con Vaiuto del suocero, il pro: fessor Képpen, che in quello studio apportd il peso della sua vasta espe- rienza meteorologica, Wegener disegnd la mappa globale della distribu- zione dei fossili e dei tipi di rocce, che rivelava Ia primitiva localizzazione delle giungle tropicali, dei deserti e delle calotte glaciali ‘La storia dei mutamenti climatici che ne derivd poteva spiegarsi solo rimettendo insieme i continenti ¢ unendoli. Wegener scopri, per esempio, che le Isole Spitsbergen, dal clima polare ¢ sepolte sotto i ghiacci perenni, rivelavano seperti fossili testimonianti lesistenza di antiche foreste di faggi, pioppi, querce, aceri c olmi, alberi che erescono solo in climi tem- perati nelle isole si trovavano anche trace pitt antiche di felei tropicali e di palme cicadine, Wegener sosteneva che quei mutamenti nella vegetazione si spiegavano solo se si ammetteva l'ipotesi che le Spitsbergen si fossero spostate dai tropici sino al Ciscolo Polare Artico. In altei luoghi trové altee testimonianze similari, non solo di mutamenti nella flora, ma anche nella fauna, che attestavano un profondo cambiamento nel clima, “Forse non & esagerato affermare”, scrisse, “‘che se non accettiamo Pidea di un antico collegamento terrestre, tutta evoluzione della vita sulla terra rischia di rimanere un enigma insolubile”. Nel 1922, quando pubblicd la terza edizione della sua opera, Wegener si spinse a ricongiungere, oltre all’ Africa e al Sudamerica, come aveva fatto nella prima edizione, tutti i continenti in un’unica enorme massa terrestre; citava otto principali formazioni geologiche che si combinavano alla perfezione in quelP’incastro © comprendevano i terreni diamantiferi del Sudafrica ¢ de! Brasile, quelli carboniferi dell’Inghilterra € del Belgio ¢ i Monti Appalachi, oltre agli strati di arenatie rosse che dal Baltico, attraverso 1a Norvegia € Pinghilterra, si prolungavano sino alla Grocnlandia ¢ al Nordamerica. E aggiunta fallace, il limite della calotta glaciale che aveva notoriamente rico- perto PEuropa ¢ I'America settentrionale due milioni di anni fa, Nella sua ricostruzione, il bordo del mantello di ghiaccio che ricopriva I'Europa si congiungeva “senza soluzione di continuiti” con quello che ricopriva !'Ame- rica settentrionale: un errore che sarebbe stato corretto da Ii a poco. ‘Wegener chiamd quel continente primordiale Pangea, dalle parole gre~ che che significano “tutta la terra” e calcold che Fosse esistito 300 milioni @anni fa, Ritenne inoltre che la Pangea avesse incominciato a frantumarsi, formando protocontinenti settentrionali ¢ meridionali, circa 200 milioni di anni fae ché le masse terrestri che ne erano risultate avessero incominciato allora a spostarsi lentamente sul fondo vischioso che costituisce il pavi- mento del mare nel lungo viaggio fino alla loro posizione attuale. Tl suo testo offriva una nuova teoria per spicgate il corrugamento delle catene montuose, teoria che doveva dimostrarsi assai pid valida di quella basata sulla contrazione della crosta terrestre. Alfred Wegener affermava che quando il margine di un continente in movimento incontrava resi- stenza, si fratturava e si ripiegava formando grandi montagne. Per esempio, quando I’ America si eta spostata verso occidente, con ?Oceano Atlantico che si apriva sulla sua scia, la resistenza offerta dalle rocce di base raffred: date del primitive Oceano Pacifico aveva prodotto i ripiegamenti delle Montagne Rocciose ¢ delle Ande. Similmente I"India, che si era spostata verso nord dopo essersi distaccata dalle terre antartiche, aveva urtato contro il continente asiatico formando il corrugamento himalayano. 48 Citando come prova la differenza di longitudine che aveva rilevato nella sua prima spedizione groenlandese, dalla quale si desumeva che la Groen: landia si era portata pid a ovest rispetto alle posizioni caleolate nel 1823 ¢ nel 1870, Wegener affermd che la deriva dei continenti era ancora in atto~ alla velocita sbalorditiva di quasi 36 m all’anno. Anni dopo gli scienziati ayrebbero calcolato quello spostamento riducendolo a meno di 2,5 cm annui. L’errore dipendeva dai metodi imprecisi di misurazione che veni- vano usati a quei tempi, ma la teoria restava valida; tuttavia quell’errore, sommato alla convinzione pure errata delPesistenza di una calotta di ghiaccio vecchia di due milioni di anni, indusse Wegener a commettere uuno sbaglio ben pitt grave quando si tratt6 di tracciare la storia dei movi- menti che avevano separato 'Buropa dal Nordamerica. Lo scienziato tedesco concluse infatti che i due continenti si erano separati tra di loro e dalla Grocalandia solo un milione danni or sono ¢ centinaia di milioni danni dopo che si erano formati gli altri continenti, e che i Nordamerica aveva accelerato il suo moto di deriva rispetto ai blocchi euroafricani sino a portarsi nella presente posizione. Una simile tabella di marcia non poteva convincere i contemporanei di Wegener, molti dei quali addirittura dubi- tavano che i continenti si muovessero € certo non avrebbero mai creduto che lo facessero con tanta velocita, ma erano piuttosto inclini a mettere in serio dubbio la validita del suo modo di pensare. Wegener sapeva che se voleva far accettare le sue ipotesi, per quanto sorprendenti, non poteva fermarsi alla semplice conclusione che i conti- nenti si muovono, ma doveva spiegare anche cos’era che li spostava. Percié prese in considerazione due possibili fonti per enorme quantita d’energia necessatia: la forza centrifuga, dovuta alla rotazione terrestre, che tende ad allontanare i corpi dal centro di rotazione ¢ Pattrazione gravitazionale cesercitata dal sole ¢ dalla luna, che causa il flusso e il riflusso delle maree. Wegener avanzd Pipotesi che la forza centrifuga allontanasse i continenti dai Poli verso I’Equatore ¢ che su un pianeta che ruota su se stesso verso oriente Pattrazione lunisolare dovesse tendere a spingere i continenti nella direzione opposta e ciot verso ovest. Ma sapeva sin troppo bene che le due ipotesi lasciavano troppi quesiti senza risposta ¢ ammetteva: “E probabile che la soluzione completa e definitiva del problema delle forze che spin- gono i continenti alla deriva tardi ancora a venire”, Pochi scienziati, al’infuori di alcuni studiosi di lingua tedesca, prestarono attenzione a Wegener negli anni che trascorsero tra la prima edizione di Le origin’ dei continent e degli oeani nel 1915 € la terza edizione nel 1922. Macon la traduzione di questa edizione in inglese, francese, svedese, spagnolo russo, le sue idee cominciarono ad avere una diffusione internazionale. Quando gli scienziati di tutto il mondo s'accorsero della sfida ai principi fondamentali delle scienze che studiavano la terra implicita nelle ardite teorie esposte da Alfred Wegener, non tardarono a reagire e molti di essi si scagliarono con furia selvaggia contro il meteorologo tedesco. Membri della Royal Geographical Society inglese discussero Pargomen- to della deriva dei continenti in una riunione tenutasi a Londra nel 1923.¢, pur trovandosi d’accordo in linea generale sul fatto che la nuova teoria spiegava in modo soddisfacente molti particolari ancora oscuri nell'evo- luzione tertestre, la respinsero in tote. Inoltre un geologo osservd che poiché la teoria della contrazione della crosta terrestre era universalmente accettata, “nessuno che tenesse alla reputazione della propria seriet scien- tifica” avrebbe osato sostenere una teoria stravagante come la deriva dei continenti. Un altro scienziato defint le tivoluzionarie teorie elaborate € sostenute da Alfred Wegener “attaccabili sotto ogni punto di vista” Un geologo, Philip Lake, sferr6 ’attacco pit corrosivo, non solo conto 49 la teoria come tale, ma anche nei confronti dell’autore, affermando: “We- gener non ricerca la verita. Egli sostiene una causa ¢ si mostra cieco nei confronti di ogni argomento che la possa invalidare”. Philip Lake accusd poi lo scienziato tedesco di allungare, distorcere e piegare i profili dei continenti in un poco onesto tentativo di farli combaciare: “E facile rimettere insieme le tessere di un gioco di pazienza, distorcendole, ma Pesserci riusciti non dimostra che i pezzi siano stati collocati nella loro posizione originale”, affermava con sferzante ironia, “Cid non dimostta nemmeno che le tessere appartengano alla medesima figura, né che i pezzi occorrenti ci siano tutti”. Un giudizio anche pitt sbrigativo e sommario attendeva Wegener in America, dove il presidente della prestigiosa Ame- 50 Unillostasione tata da Le oii et cit ‘deh cn let Wegener evidenia ‘ome, secondo Fautore, i supercontinente Pangea s sia fantamato per formate gi Tappresentano mari poco profondi Vegener si servi di questa sctione del globo, al nucleo (Nif, material di nichel « fer”; lo stato fo) sino alfatmosfera eterna f' yocoronio) per itrare Iason tors, secondo quale | continent, compost di materiale latvamenteleggero (Suh, gallegsiano ili stati di roece pid dense (Si). Gecroniym 4 isserstort y rican Philosophical Society di Filadelfia affermé che idea della deriva dei continenti era “un mucchio di sciempiaggini di nessun conto”. Wegener ricevette un’altra mazzata nel 1924, quando Pastronomo ¢ geofisico britannico Harold Jeffreys pubblico un trattato dal titolo The Earth, its Originas, History and Physical Constitution (Laa terra, le sue origini Ja sua storia ¢ la sua custituzione fisica). In poche frasi Jeffeeys liquidaya con tono sprezzante le prove gcologiche € biologiche presentate da Wegener ¢ ne attaccava Ia teoria nel suo punto pitt debole: Ia sua dipendenza dalla rotazione terrestre ¢ dalPattrazione gravitazionale per attingere energia necessaria a far andare i continenti alla deriva, Con pochi, semplici calcoli dimostrd che la crosta tertestte era troppo resistente per cedere sotto la spinta di simili forze e sottolined, con effetti devastanti, che un’attrazione gravitazionale capace di spostare i continenti avrebbe finito per fermare la rotazione tertestre in menod’un anno. Affermd poi in modo categorico che non c’era forza in grado di spostare i continenti c, di conseguenza, se la forza non esisteva, i continenti non si erano mossi. I conclusione, sctiveva Jeffreys, quella di Wegener era “‘un’ipotesi impossibile”. Simili attacchi influirono negativamente sulla cartiera dello scienziato tedesco, Un suo amico di quegli anni ricord® poi le giornate “all'insegna della depressione”, quando Wegener “doveva discutere coi suoi opposi- tori e anche difendersi da ovvi malintesi”. Malgrado gli indiscussi meriti di docente ¢ lincrollabile sostegno morale dei suoi pit stretti collabora- tori, rimase un semplice assistente € non ottenne mai una cattedra in un’universita tedesca, Un suo collega cosi si espresse: “Ogni tanto si vociferava che gli avevano negato questa o quclla cattedra perc! occupava di materie che esulavano dal suo specifico campo ’interesse”. Wegener non fece alcun riferimento ai suoi stati d’animo per quel trat- tamento, ma nel 1924 lascid la Germania per ’Universita di Graz, in Austria, dove un'amministrazione pit: comprensiva aveva creato una cattedra di meteorologia ¢ geofisica apposta per lui. Li poté combinare gli studi di metcorologia pura con la ricerca volta ad approfondite ulterior ‘mente la sua teoria della deriva dei continenti; i nuovi collaboratori crano inoltre molto pitt aperti alle sue idee. Comunque, benché avessero respinto la teoria della deriva dei conti- nenti, gli scienziati_ non potevano accantonarla definitivamente. Nel novembre del 1928 Wegener fu invitato a New York per partecipare ad un simposio internazionale promosso dall’American Asséciation of Petro- leum Geologists (Associazione americana dei geologi del petrolio) e fu lieto 51 ———————————————————ESSSSS dell'occasione che gli si offriva di esporre Ia sua teoria; dovette perd cconstatare che le poche voci levatesi a sostegno delle sue idee furono prontamente tacitate dal coro ostile dei dissidenti, che mettevano in discussione non solo le sue ipotesi, ma anche le sue credenziali scientifiche. Uno dopo Paltto i relatori al simposio presero Ia parola pet avanzare, con sarcasmo implacabile, seri dubbi sulla possibilita che i continenti si muo- vessero e solo pochi si degnarono di giustificare la loro opposizione; altri dimostrarono Pinfondatezza di qualche particolare servendosenc per sere itare Pintera teoria, meatre altri ancota furono incapaci di, celare lo sdegno per i solo fatto che Ia teoria fosse stata presa in considerazione, Il professor Rollin T. Chamberlin dell’ Universita di Chicago attaccd le testimonianze geologiche di Wegener su 18 punti diversi, affermando che oscillavano dali'inverosimile al ridicolo: “L’ipotesi di Wegener, in gene- tale, va completamente a ruota libera, si prende una considerevole liberta col nostro globo ed é meno vincolata da restrizioni o trattenuta da fatti assurdi e spiacevoli delle teorie che le si oppongono”. Charles Schuchert, docente di paleontologia all’'Universita di Yale, suscitd molta ilarita mostrando disegni di un globo sul quale aveva labo- tiosamente tentato, fallendo in modo clamoroso, di far combaciare profili costieri ovviamente incompatibili, come quelli del Nordamerica con quelli ‘del Sudamerica; non mancd anche di far presente che Perosione avrebbe alterato sostanzialmente i profili costieri, mentre, volendo far combaciare Africa con il Sudamerica, Wegener suggeriva che la linea di frattura fosse rimasta inalterata per 120 milioni di anni, E Schuchert chiedeva: “C’é un solo geologo, in qualsiasi parte del mondo, che sia pronto a sottoscrivere questa affermazione sconcertante?”. Il professor Bailey Willis, dell'Universita di Stanford, batté sullo stesso tasto e rincard la dose affermando cha Ia presunta concordanza dei profili costieri dei continenti, prospettata da Wegener, era illusoria, Se i conti- enti andavano alla deriva attraverso uno strato della crosta terrestre, le pressioni provocate dal moto avrebbero distrutto la configurazione origi- hale; quindi Papparente similitudine dell’ Africa ¢ del Sudamerica era una pura coincidenza, William Bowie, del United States Coast and Geodetic Survey (Servizio geodetico ¢ costiero degli Stati Uniti), sfruttd la spinosa uestione delle forze di spinta per sfertarc il suo attacco: se, come suggeriva Wegener, i continenti crano spinti verso PEquatore da qualche forza misteriosa, come mai quattro su sete continenti si erano concentrati nell’ Emisfero boreale ¢ tre di essi su uno stesso lato della superficie ter- restre? Su un totale di quattordici intervenuti quasi nessuno pronuncid una parola a favore della deriva dei continenti e uno scienziato che fece un rapporto sul simposio espresse, forse senza volerlo, il motivo recondito di quella animositi Iamentando che “se prestassimo fede alle ipotesi di Wegener, dovremmo dimenticare tutto cié che abbiamo acquisito negli ultimi 70 anni e ricominciare da capo”. Lo stesso Wegener patld solo brevemente e disse ben poco @ propria difesa, Forse aveva ascoltato troppi attacchi ¢ non sapeva da dove inco- minciare, forse era cosi convinto della validita delle proprie teorie che riteneva di scarsa utilita il perdersi in discussioni sui dettagli. Quali che fossero i motivi, se ne stette ad ascoltare con attenzione, ma in silenzio, tutto il simposio, fumando la pipa, apparentemente impassibile dinanai a quel fuoco incrociato di pesantissime critiche. Tornato in Germania, procedette senza indugi alla quarta ed ultima edizione di Le origini dei contienti ¢ degli oceani, ma in essa ticonobbe le difficolta di controbattere i suoi critici e scrisse: “Sembra che gli scienziati non si tendano conto della necesita d’impegnare tutte le discipline che studiano la terra nella ricerca delle prove capaci di svelarci lo stato del 82 nostro pianeta nelle epoche primitive. Pare che non capiscano come in questa materia si possa raggiungere la verita solo combinando fra loro tutte queste prove. Noi siamo come un giudice dinanzi ad un imputato che rifiuta di rispondere e dobbiamo scoprire la verita dagli indizi circonstan- ziali, Tutte le prove che possiamo raccogliere hanno un carattere fallace, E dove troveremmo un giudice disposto a basare la sua decisione soltanto su una parte dei dati disponibili? “Solo combinando le informazioni fornite da tutte le scienze che stu- diano la tetra possiamo sperare di scoprie la verita, di tracciare cio’ un quadto capace di accogliere tutti i fatti conosciuti, sistemandoli nel miglior modo possibile per avere il pid alto grado di probabilita. Inoltre, dobbiamo essere sempre preparati all’eventualita che ogni nuova scoperta, indipen- dentemente dalla scienza che ce la fornisce, possa venire a modificate le conclusioni che abbiamo precedentemente tratto”, Nella quarta edizione del suo libro Wegener riportava anche delle testi- Un disegno del 1911 del geologo syineco Emile Argand offe'uno spaccit dele fle diicoprimento del Monte Bianco © alive cime alpine. Argan si convinse che slo la collision fx teontinent lla desiva avchbe potato pore «col vast fenomens dh torrugrmento, Lo elemsiato wineoaveva dimostato thei ipiegamento delle fle di eopimene le Alp Penne) tsltae dalla seonto test asics apink central (Monte Bianco, Algulles Rouges, Aar © Gomis) ed un masce nipdo kit) che avanaiva in direione nord. monianze a suo favore che gli venivano offerte da altri scienziati sparsi per il mondo. Reginald A. Daly, il prestigioso geologo di Harvard, aveva nel frattempo accettato a sua ipotesi, ma con una riserva: a suo parere il pianeta in zotazione aveva prodotto rigonfiamenti in alcuni punti e invece di aprirsi il cammino nella crosta terrestre, come sosteneva Wegener, i continenti erano scivolati lungo i pendii di questi rigonfiamenti in una specie di frana colossale. Il geologo inglese E. B. Bailey sosteneva la teoria di Wegener perché essa forniva una spiegazione della similitudine fra i ‘Monti Caledonian in Irlanda, in Scozia e in Norvegia coi Monti Appalachi sulla sponda opposta dell" Atlantico. In Svizzera Wegener aveva un alleato illustre ¢ coraggioso in Emile Argand, fondatore dell’Istituto Geologico di Neuchatel. Genio versatile, capace di lavorare per giorni e giorni senza riposarsi, Argand aveva inco- minciato ad interessarsi alla geologia nel 1905, all’eta di 26 anni, Le Alpi esercitavano su di lui un fascino particolare, tanto che simbarcd in uno studio di vasta portata dei complessi eventi geologici che avevano portato alla formazione della grande catena montuosa. Sulle prime Argand aveva accettato la spiegazione tradizionale, secondo la quale le forze titaniche generate dalla contrazione per raffreddamento avevano provocato il sollevamento delle montagne, ma nel 1915, dopo aver letto Ia prima edizione del libro di Wegener, cambid rapidamente idea ¢ giunse alla conclusion che solo Ia deriva dei continenti poteva spiegare In formazione delle Alpi. Nel novembre 1916 Argand commentd le teorie di Wegener in una tiunione della Societa di scienze natutali di Neuchatel; chi ascoltava rimase sconvolto dal suo discostatsi dall’ortodossia e dalla sua audacia politica. In quel periodo i sentimenti antigermanici erano diffusi nella Svizzera neutrale, la gente non leggeva opere stampate in Germania ¢ tanto meno si accettava che qqueste venisseto usate per far lezione e tenere conferenze. Ma Argand tenne duro ¢ ben presto incomincid ad applicare le teorie di Wegener alle catene di ‘montagne di tutto il mondo. Al Congresso geologico internazionale, tenutosi a 53 Bruxelles nel 1922, Emile Argand presentd i suoi lavori: Puditorio rimase af- fascinato dalle sue eccezionali doti intellettuali —ma ben pochi si convertirono. Il sostegno pid incondizionato ed entusiastico venne da un geologo suda- fricano di nome Alexander Du Toit. Gli scienziati sudafticani erano ‘pit fayorevolmente disposti verso Videa della deriva dei continenti dei loro col- Jeghi sparsi per il mondo per una buona ragione: attorno a sé vedevano una vasta gamma di fenomeni geologici strettamente correlabili a quelli di altri continenti dell’Emisfero australe, come Du Toit poteva testimoniare per esperienza diretta; avendo trascorso cinque mesi in Brasile, in Uruguay ¢ in ‘Argentina aveva infatti scritto che “stentava a credete di essere in un altro continente”. Non solo vi aveva trovato gli stessi fossil di piante ¢ di animali rinvenuti in patria, ma li aveva trovati nella medesima sequenza complessa, incassati strato dopo strato nella roccia, Proclamé che le somiglianze fra le due, sponde dell’oceano “sono ormai note in numero tale da non poter continuare a credete che esistano per puro caso”. Poiché gli scienziati avevano gia stabilito che basta una distesa d’acqua di pochi chilometti per artestare il diffondersi di una varieti di piante, Alexander Du Toit sperava di aver scoperto la prova conclusiva dell’antica unit dei continenti. Jn un’opera dedicata a Wegener e intitolata Our Wandering Continents (I nostri continenti errantiy Du Toit proponeva petd una configurazione che differiva da quella proposta da Wegener; invece di un singolo supercon- tinente raggruppd i continenti meridionali attorno al Polo Sud ¢ quelli settentrionali in prossimita dell’ Equatore ¢, ispirandosi a Eduard Suess, il geologo austriaco del XIX secolo, chiamd Terra di Gondwana (il nome proviene da una regione geologica tipica dell'India centro-orientale) il supercontinente meridionale, mentre per quello settentrionale conid il termine di Laurasia, combinazione di Laurentia (cos) Suess chiamava la Grocnlandia e gran parte del Nordamerica) Asia (il mare che separava i due supercontinenti era chiamato Mare della Tetide). Du Toit dedicd la 56 1 geologa sudafricano Alexander Du Toit, ‘uno dei pochiacienznt che difesezo la deviva dei continenti quando Alfred Wegener era ita, dizegnd questa. mappa che svela la sun Coavinaione, secondo la quale sarcbbero tse de antieht supercoatinent separ lino stceto mare (Mare della Tetide). de maggior parte del libro alla Terra di Gondwana e a prova della sua passata esistenza produsse un’impressionante quantita di dati, molto pid citcostan- ziati di quelli presentati da Wegener, In circostanze normali un simile lavoro sarebbe stato giudicato una prova convincente delVesistenza della tetra di Gondwana, se non della validita dell intera teoria della deriva dei continentis ma lo stile di Du Toit era troppo esuberante per i suoi pid austeri colleghi. In un paragrafo tipico egli si scagliava contro lo “stupefacente spettacolo delle presenti masse continentali che, pur fermamente ancorate ad un basamento plastico, restano fisse nello spazio; possono essere collocate a migliaia di chilometri di distanza, eppute si comportano in maniera quasi identica di epoca in epoca, da uno stadio all’altro, come soldati che si esercitano in una piazza Parmi; ampiamente sparse in alcuni settori in tempi diversi e sbalorditi- ‘vamente ammassate in altri, hanno conservato la forma generale, la posi- zione ¢ lorientamento; remote fra loro attraverso la storia, rivelano nei loro resti fossili forme di vita terrestre comuni o almeno affini; hanno resistito in certe epoche climatiche, passando dalla condizione glaciale alla torrida o da quella pluviale all’arida, benché cié sia contrario ai principi meteorologici quando si consideri la loro attuale posizione geografica”, Lo stile esuberante, l'eccessiva enfatizzazione riuscirono solo a sminuire l'im- portanza del suo contributo ¢ un critico a livello accademico commenté sprezzante: “Questo é il linguaggio colorito di un libellista”. In seguito, molti scienziati cercarono di spiegare perché la reazione prevalente alla teoria di Wegener era stata cosi ostile, Alcuni suggerirono che le sue intuizioni erano state premature, troppo in anticipo sui tempi per venir acetate; altri ricordarono che ogni ipotesi scientifica in contraddizione con Fopinione dominante viene accantonata, almeno per un certo tempo, con la speranza che dopo un po’ si riveli infondata. Ma Wegener non venne sem- plicemente messo da parte: le sue idee furono messe in ridicolo, relegate nel regno delle fantasticherie. Molti suoi colleghi preferirono chiudere gli occhi dinanzi alle ovvie contraddizioni delle teorie prevalenti sulle origini della terra piuttosto che prendere in considerazione le sue proposte. I paleontologi, per esempio, rimasero tenacemente aggrappati allidea dei ponti continentali molto dopo che i geofisici avevano dimostrato che il loro sprofondamento era impossibile; a loro volta, i geofisici respingevano le sue idee perché Wegenet non era riuscito a spiegare come i continenti avessero potuto spostarsi attra- verso la solida crosta del pavimento oceanico. In ultima analisi forse le rivoluzionarie teorie di Alfred Wegener ven- nero respinte perché, come osservava suo suocero, il professor Kappen, gli eta un isolato: non era un geologo, né un paleontologo, né un biologo, eppure le sue ipotesi sconfinavano in tutti questi campi, calpestavano concetti da tempo accreditati e ben accetti all’establishment scientifico. Quarant’anni dopo il geologo Anthony Hallam di Oxford setisse: “In parte ilsuo fallimento va imputato al fatto che non era un membro accreditato del club dei geologi di professione. Certo oggi noi consideriamo un van- taggio il fatto che non gli avessero lavato il cervello con le teorie conven- zionali quand’era studente, Insomma, parti avvantaggiato perché non ave- vaalcun motivo che lo inducesse a cercar di salvaguardare il punto di vista tradizionale, Non fu un dilettante, ma un ricercatore interdisciplinare di talento, capace di ampie visioni, che sicuramente si merita un posto impe- tituro nel Pantheon dei grandi scienziati”. Wegener restd fermamente attaccato alla sua teoria con la certezza di un visionario, estraneo ai vili attacchi dei suoi detrattori e all’appoggio dei suoi amici, Continuaya a insegnare astronomia ¢ meteorologia all’ Universita di Graz, rivolgendo la sua mente fertile ai pit svariati intetessi, tra cui per- durava, mai sopito, amore per la Grocnlandia, Nel 1930 part ancora una volta pet lisola dei suoi sogni, questa volta a capo di un gruppo di 21 fra scienziati e tecnici. Con aiuto dell’ Associazione tedesca d’emetgenza per le scienze, cost chiamata perché si prodigava per finanziare le ricerche scientifiche malgrado il tracollo economico nel quale si dibatteva la Ger- mania post-bellica, la spedizione rimase 18 mesi sulla calotta glaciale, raccogliendo informazioni e dati climatologici, glaciologici ¢ geofisici. previsto Pallestimento di tre campi: uno sul bordo occidentale della calotta di ghiaccio, un altro sul bordo orientale ed il tetzo in una stazione che chiamarono Bismitte, cio’ “a meta ghiaccio”, 400 km nell’entroterra ad una latitudine di 71° nord. Nessuna spedizione-aveva mai tentato di svernare ad una latitudine cosi settentrionale né era mai penetrata cos) in profondita nei ghiacci continentali perenni. Il gruppo raggiunse la Groen- landia nelPaprile del 1930 ¢ mentre Wegener si occupava delPallestimento del campo occidentale, da dove avrebbe diretto le operazioni, piccoli distaccamenti vennero invinti a preparare gli altri due campi, Fra gli uomini destinati all’isolato avamposto di Bismitte c’erano il suo ex allievo Johann Georgi ed Ernst Sorge, un glaciologo. Le condizioni si rivelarono cosi proibitive che un certo numero di viaggi di rifornimenti per il campo di Bismitte, compres quello che avrebbe dovuto trasportare una radio trasmittente, dovettero essere annullati Due mesi dopo che Bismitte era stato impiantato, due membri della spedizione tornarono al campo di Wegener da un viaggio di rifornimento a quella lontana base ¢ riferirono che Georgi e Sorge avevano un disperato bisogno di viveri ¢ di combustibile, senza i quali non avtebbeto potuto sopravvivere durante Pinverno, Wegener, che nei suoi compagni di spe- dizione ispirava la medesima, profonda fiducia suscitata un tempo nei suoi studenti, era ben consapevole della graviti della situazione ¢ aveva git organizzato una spedizione di soccorso. Accompagnato da tredici guide groenlandesi, da quindici slitte trainate da cani ¢ da un collega, Fritz Loewe, parti per Eismitte il 21 settembre, Il viaggio di 400 km si svolse tra tormente di neve bufere di venti Cintensitd tale da mettere a dura prova la resistenza dei giovani pitt tem- prati, Nei primi sette giorni, uomini e cani percorsero appena una sessan. 58 La speditione in Groealandia del 1930, aguidata da Alfied Wegener, si mette in moto £ Umanak Fjord sulla costa occidentale elVigola; una sta trainata da‘un resistente ‘avallucei islandese © pronta 1 diigers verso Fentroterra rcoperto i ghiaceo, tina di chilometris i grocnlandesi incominciarono a cedere uno dopo Paltro ¢ fecero ritorno al campo base. Alla fine con Wegener ¢ Loewe rimase soltanto un giovanotto indomito di nome Rasmus Villumsen. Solo il 30 ottobre i tre uomini raggiunsero la caverna che Georgi € Sorge si erano scavati nel ghiaccio per proteggersi dal terribile inverno di Bismitte. Mal- grado il viaggio estenuante, durante il quale a Loewe si congelarono gli arti inferiori, tanto che poi i colleghi dovettero amputargli tutte le dita dei piedi, “Wegener arrivé fresco come una rosa, in forma come se avesse fatto soltanto una passeggiata”, rammentd Sorge. “Wegener continuava ad esclamare: ‘Ma come state comodi, qui! Come state comodi!’, € non la smetteva pit. Le sue energie non si erano esaurite nei 40 giorni di viaggio con le slitte; al contrario, pareva pieno d’entusiasmo e pronto a cimentarsi in qualunque nuova impresa”. Wegener timase a Bismitte due giorni, raccogliendo e annotando alacre- mente dati meteorologici. La mattina del 1° novembre, giorno del suo cin- quantesimo compleanno, i colleghi organizzarono una festicciola nella caver: na di ghiaccio celebrando Pavvenimento con una mela a testa, raro sollievo in tuna dietaa base di cibi in scatola o secchi. Finita la festa, Wegener e Villumsen partitono per tornare al campo occidentale, lasciando lo sfortunato Loewe con Georgi ¢ Sorge per rimettersi durante l'inverno. Gli amici scienziati non rividero pitt Wegener vivo. Quelli che erano al campo occidentale pensarono che fosse rimasto a svernare a Bismitte, ma in aprile, vedendo che non tornava, inviarono una squadra per accertarsi che fosse la. A meta strada gli uomini partiti alla sua ricerca trovarono gli sci di Wegener piantati ritti nella neve a citca 3m di distanza Puno dalP altro, con una racchetta rotta nel mezzo. Confusi, ma non preoccupati, scavarono intorno nella neve, ma trovarono solo una cassa di viveri vuota, Quando, arrivati ad Bismitte, appresero la verita, tornarono di gran fretta sul posto dove avevano scoperto gli sci abbandonati, Scavando freneticamente nella neve e nel ghiaccio trovarono il corpo di Wegener. Eta completamente vestito € giaceva su una pelle di renna ¢ su tun sacco a pelo ben cuciti per farne un unico involucro coperto da un’altra pelle di renna, “‘Aveva gli occhi aperti”, raccontd un membro della spe- dizione; “Tespressione del viso era calma, tranquilla, quasi sortidente”. Nulla lasciava pensare che fosse morto di fame o per congelamento; gli amici conclusero che, con ogni probabilita, era morto per un attacco car- diaco, forse provocato dagli sttapazzi eccessivi di quel viaggio. Villumsen, il fido groenlandese che lo aveva accompagnato, Paveva seppellito con cura, segnando il luogo della tomba, poi era ripartito per scomparite a sua volta in qualche localita ignota di quel deserto di ghiaccio. I mesti compagni timisero le spoglie dello scienziato nella tomba di neve, esattamente come Pavevano trovato, eressero un tumulo con blocchi di ghiaccio, fecero una tozza croce con la racchetta spezzata ¢ legarono bandiere nere ai due sci piantati nella neve. Cosi ornata, la desolata distesa di ghiaccio groenlandese divenne, con straordinaria appropriatezza di ter- mini, l'estremo riposo di Alfred Wegener. I nectologi furono prodighi di lodi, pieni di apprezzamento per la sua opera di metcorologo ¢ di esploratore, Molto si scrisse sulle sue avventu- rose spedizioni in Groenlandia, sulla sua brillante carriera di scienziato e di docente, sulla sua abilita di organizzatore e sulla sua gloria accademica, Ma la teoria della deriva dei continenti fu abilmente evitata nelle commemo- razioni ufficiali, perché era ancora considerata poco pit di una bizzarra fantastichetia, un’aberrazione in una vita altrimenti esemplare, (1 59 LININTERROTTA CREAZIONE DELLISLANDA ae ee any Aimee nny es io che stava navigando a 20 miglia dalla oie thes re fumd nero che scaturiva dal mare. In recente ene fondo matino, a notevole profondit, fecero accorrete i geologi sul posto, Gil a sera gli ‘osservatori poterono scorgere fra le onde, Pero weteretrnnte nectar Pree ctrm reat in rites) eet cnr La nuova isola venne battezzata Sust- sey in onore di Surtur, Vantico dio islan- dese del fuoco, ¢ continud ad eruttare, eee Senter eee carrer ties eer ert cnn sima di cirea 2,6 km?, Come gia'Islanda, pitia nord, anche la nuova isoletta offriva SRTaeeert reer itt? da vicino una delle rare manifestazioni perce eens ee tre eure t to mecn ttt ee eee echt Pavtor oeseipaner ey th bet Rete curd della Dorsale medio-atlantiea, ma devono eee orton See cement Seaton naeene er Reena ante eran icc Seen Cece Or ere ec sen See eee mt corns ea See ee kot scala, Lespansione continua, accompagni eu at uc ince ere Perec Cre ecu et a kar Peete mene Per Se en ees COC ae ener! Seer Pownce anes eras Oty Rare emcees tices g eee es res ereetece terete cc ws Pertenece eases ou TDN rane cere ree sui ghiseciai delPsola &eapace di scioglie- re lentamente un ghiaceio, alimentando errant n mnt) anche fonderlo rapidamente, eausando cost alluvioni eatasteoiche, Perr ar i Frere ieee ere Reema ie eee pores eae coer Prem reer staat Reeves Gi Sar a Det etna ecan Pe eee Pere rete ie kee es eee ee eter eects | ae ener nome re ae A eee ce ene) eee ee Teen Poon ker eet cere oe Ip eEd Coc een eta enaSeay cee eens Leena Tee cae ees ) Pee tr remracnere irreenint PTC ieaan Nees Recreate pererieer an enen yrity erry ee rh AmIpUNt Resaeareremrar ian in Cee ee aera hes etree Ce enn nis Five sentn Nee eitrs ers POE aE ase Tres NT) Prt eten ee eeIrersTs Capitolo 3 ls profondithdi 9m tung In costa renal di Haya un au onerea flava di ntrumfone vulcanka che ard in mame a bulbo note come lava a coscn La oper i frmasiony di queso tipo in rosa d grand Fature stomarine negli bist oceanic avvents negli sn stata ser a convalidae lator clexpanione del fondo oceanic, RISPOSTE DAGLI ABISSI l, un pomeriggio nevoso del novembre 1934 due uomini in bombetta cappotto col collo di pelliccia attraversavano il campus della Lehigh Uni- versity di Bethlehem in Pennsylvania, Uno era Richard Field, un distinto professore incaricato di geologia all’Universita di Princeton; I’altro, Wil- liam Bowie, era un ufficiale del Servizio geodetico e costiero degli Stati Uniti. I due erano diretti nel seminterrato, nell’ufficio ingombro di un assistente di fisica di 28 anni di nome Maurice Ewing, un texano ordinato, con un ciuffo ribelle e degli occhiali che lo facevano somigliare ad un gufo, si era laureato nel 1931 al Rice Institute, dov'era stato primo trombone dell’orchestrina scolastica, con una tesi sul tragitto percorso dalle onde sismiche nel globo. Negli anni immediatamente successivi alla laurea aveva continuato a studiare la giovane scienza che era allora la sismologia, analizzando i sismogrammi delle esplosioni provocate nei sedimenti calcarei della Lehigh Valley persino nel ghiaccio di una laguna gelata. Osservando il comportamento delle differenti onde sismiche prodotte, mettendone a confronto le velocita e ricostruendo com’erano state tifratte € riflesse dai diversi strati del sottosuolo, Ewing era diventato un esperto nelPinterpretazione dei sismi attficiali, Field e Bowie erano al cor- rente delle sue ricerche dalle relazioni che il giovane scienziato aveva pre~ sentato nelle conferenze della American Geophysical Union (Unione geo- fisica americana) e si stavano recando a Bethlehem per suggeritgli di con- centrare il suo lavoro sulla soluzione di un problema ben preciso. Ewing ascolt con molta attenzione la proposta dei due. Field e Bowie studiavano la natura delle piattaforme continentali che si estendono nel mare per un certo tratto da ciascun continente o terra emersa poi precipitano bruscamente verso il pavimento oceanico (scatpata con- tinentale). TI margine della piattaforma era una struttura geologica perma- nente, il vero limite dei continenti, oppure era soltanto il limite estremo della sedimentazione dei depositi continentali? Quando Field e Bowie gli chiesero se potesse utilizzare i sismi artificiali per studiare la composizione della piattaforma, Ewing rispose che poteva e voleva farlo ¢ pitt tardi ebbea scrivere: “Se m’avessero chiesto di piazzare sismografi sulla luna anziché sul fondo dell’oceano, avrei accettato, tanto ero alla ricerca disperata di un’oc- casione che mi consentisse di fare delle ricerche”. Con Pincoraggiamento dei suoi mentori Ewing ottenne un finanziamen- to di 2.000 dollari dalla Geological Society of America, reclutd due colleghi disposti ad aiutarlo e si fece prestare una barca a vela, Atlantis, dalla Oceanographic Institution (Istituto Oceanografico) di Woods Hole, nel Massachusetts. Per due settimane nell’ottobre del 1935 effettud poi una n serie di rilievi sismici della piattaforma continentale al latgo di Norfolk, in Virginia, calando apparecchi registratori sul fondo del mare (idrofoni), sganciando in acqua cariche di dinamite da una baleniera ¢ facendole esplodere alla profondita di citca 180 m. Le analisi dei sismogrammi condotte da Ewing indicavano che la piat- taforma continentale non era una formazione geologica permanente, ma era composta di depositi sedimentari spessi fino a 3.650 m e poggianti sulla scarpata continentale, o basamento, del pavimento oceanico. Né lui, né i suoi finanziatori sapevano cosa farsene di quelle scoperte. In quegli strati sedimentari fuori costa c’erano forse giacimenti di petrotio, ma quando Ewing cercd 'appoggio delle compagnie petrolifere per proseguire gli studi, gli risposero che il petrolio era tanto a portata di mano sulla terta che non era il caso di andare a cercarlo sotto il mare. Tuttavia quella spedizione costitul V’inizio di una duratura passione per Pesplorazione del fondo marino, Nei decenni seguenti, assieme ad un gruppo sempre pitt numeroso di fedeli assistenti, Maurice Ewing dedicé ogni ora libera all’esplorazione e all’analisi del mondo sommerso. Ispirati dal suo instancabile esempio, anche altri studiosi incominciarono ad esplo- rare il fondo degli oceani e con V’aiuto di strumenti sempre piti sofisticati, oceanografi e sismologi accumularono reperti che sbalordirono gli scien- ziati di tutto il mondo, riaprendo il dibattito, ormai da tempo sopito, sullo scottante tema della deriva dei continenti.. Benché Vacqua ricopra circa il 70% della superficie del globo, i fondi abissali degli oceani erano praticamente un tertitorio sconosciuto quando Ewing inizid le sue ricerche. Gli oceanografi del XIX secolo, chini sulla battagliola delle loro navi e intenti a calar sagole con un peso di piombo per scandagliare Ia profondita, avevano idee molto vaghe di cié che si celava sotto i loro piedi, Persino i primi ecoscandagli compiuti negli anni Venti rivelarono ben poco di importante sul fondo marino, anche perché erano notoriamente imprecisi ¢ Ia loro portata era limitata. La tecnica delle esplosioni sismiche ideata da Ewing prometteva tutta tuna messe di nuove informazioni, ma eventi di maggior portata rimanda- sono il momento di raccoglierne i frutti, Lo scoppio della seconda guerra mondiale provocé infatti la sospensione di tutte le ricerche oceanografiche a scopo civile, anche se accelerd lo sviluppo di nuove tecniche volte a esplorare le aeque dei mati. Sofisticati ecoscandagli quali il Sonar furono approntati per ricercate i sommergibili tedeschi (U-Boot) che decimavano nell’ Atlantico i convogli alleati e gli ecografi furono d’ainto nella localiz- zazione delle spiagge idonee agli sbarchi di mezzi anfibi Dopo la fine delle ostilita, quelle apparecchiature furono pit richieste che mai, Poiché il governo degli Stati Uniti riteneva che i sommergibili avrebbero avuto un ruolo decisivo in un futuro conflitto, vennero stanziati finanziamenti per un programma che doveva tracciare la mappa di tutti i fondali occanici, Ecografi sofisticati, capaci di una precisione di pochi decimetri e in grado di tracciare profili continui dei fondali marini, ven- nero installati su dozzine di navi oceanografiche e su navi della flotta Ewing era in prima fila in quegli sviluppi. Verso la fine del 1940 aveva lasciato la cattedra a Lehigh per passare all Istituto Oceanografico di ‘Woods Hole, dove aveva lavorato durante tutta la guerra ai progeammi di acustica sottomarina per conto della Marina militare americana. Venuta la pace, assieme ad alcuni colleghi era passato all’Universita di Columbia e, finanziato dalla Marina, aveva ripreso i rilevamenti oceanografici. Poi, nel 1947, la National Geographic Society (Societa geografica nazionale) lo incaricé di esplorare la Dorsale medio-atlantica e il pavimento oceanico circostante, Poco si sapeva di quelle regioni sottomarine ed oltre alle n 1a ppesentsione pes mot cope Iisurar lo stato del sediments fondo tring og anol Quran ¢ Canam, Le nde some rile dalle ‘Slime regunpevano i eo Timor pb fll te abortio prima di quelle csc dal soostane sato Bloc. Us diecast temp eee io spss dello state del sede Cutvo sugllspparecchi di comenicaione e di reglstasion, il geologo Maurice Ewing Controle un'esplosione stmiea a horde Gell dant, una nave pet rieerche, Ta scoperts di Ewing che lo stato dei sediment dei fonda ra sorprendentemente sottile fora uns delle prime indiession’ del eestante rinnovamente del fondo masino, 951 Un'esplosione sottomarina sollevs una colonna d'aequa vielno all Mant, mentee un ‘marinaio mola la cima che rimorchis gli ideofon, Bee ben regstrare le onde siamiche, ili strumenti dovevano restare immebi. attrezzature per le esplosioni sismiche e agli scandagli per grandi profondita Ewing si procurd anche quanto occorreva per effettuare campionamenti d’acqua, per rilevarne le temperature a profondita diverse e per prelevare campioni della sedimentazione dello stesso fondo marino. In quel periodo molti scienziati che studiavano la terra, compreso Ewing, credevano che i sedimenti oceanici avrebbero fornito indizi fossili sull’evoluzione della terta, ma i primi campioni prelevati dal fondo marino 1.700 m circa di profondita lasciarono tutti perplessi. Essi comprende- vano uno strato di sedimentazione recente, che giaceva su di un altro strato databile a 20 milioni anni e pit. Inesplicabilmente, fra i due strati non cera traccia di materiale sedimentario per il periodo intermedio. Le indagini sismiche fornirono dei dati ancor pitt sorprendenti Serven- dosi di idrofoni dispiegati sul fondo marino per rilevare le onde sismiche riflesse ¢ rifratte dal profondo fondale oceanico, Ewing scopri che i depositi sedimentari erano assai pit sottili di quanto ci si potesse aspettare. Alcuni scienziati avevano avanzato Pipotesi che gli apporti terrigeni ¢ l’accumulo degli organismi marini morti, ammucchiandosi nel corso di tre miliardi di anni, avrebbero formato sul fondo oceanico uno strato di sedimenti dello spessore di 19 km. Ma oltre le piattaforme continentali, gli strati pitt spessi che Ewing trovd misuravano solo alcune centinaia di metri, rappres tando cos! la sedimentazione accumulatasi in un arco di tempo che poteva variare dai 100 ai 200 milioni di anni. Quando raggiunse la Dorsale medio-atlantica, Ewing s’accinse a prele- vare campioni del fondo marino, ma il suo tentativo andd a vuoto perché Pattrezzatura per il campionamento fu danneggiata dal mare geosso. Allora cal una draga e la trascind lungo le asperita dei fondali rocciosi per quattro oe. Prove sismiche gli avevano indicato che le scarpate in prossimita del centro della dorsale erano coperte solo da un leggero strato di sedimenti, ma rimase comungue sorpreso da cid che trovd quando salpd la draga. Invece dei sedimenti, raccolse campioni di rocce che a prima vista scm. bravano essere state sottoposte ad un calore intenso 0 ad una forte pres- sione; calata ancora la draga, riportd in superficie frammenti di lava a cuscini, che si forma quando la roccia fusa si raffredda e si spegne nelac- qua. Il fondo marino risultava dunque piti giovane di quanto si immagi- nase: non solo il fondo era ricoperto da una sottile sedimentazione, ma le sue rocce parevano di formazione recente ~ e d'origine vuleanica. Ewing organizzd altre due spedizioni sulla Dorsale medio-atlantica nel 1948 e anno seguente fondo il Columbia's Lamont Geological Observa- tory (Osservatorio Geologico Lamont dell’Universita di Columbia) in una villa sul Fiume Hudson, donata all'universita dalla vedova del banchiere ‘Thomas W. Lamont. In quella sede raccolse attorno a sé un gruppo di giovani laureati e altri ricercatori che lo aiutavano nei suoi studi del fondo oceanico. F le sorprese continuarono: gli scienziati avevano scarse cono- scenze sul fondo roccioso del pavimento marino, ma molti geologi ritene- vano che fosse composto da sedimenti di apporto continentale. Durante tuna ctociera da Woods Hole alle Bermude, effettuata poco dopo che Ewing avevaallestito il nuovo osservatorio, gli uomini del Lamont scoprirono, dai lati dei rilievi sismici, che la crosta oceanica ¢ composta da basalti densi ed & spessa soltanto 5 km, mentre la crosta sottostante i continenti, essenzial- mente granitica, ha uno spessore di circa 40 km, Nel 1953, stanco di chiedere continuamente navi in prestito ad altre istituzioni, Ewing acquistd una nave lunga 67 m, la Vema, per impiegarla ad esclusivo servizio dell’osservatorio. Panfilo di lusso di propriera di Marjorie Merriweather Post, eteditiera del’omonima compagnia cercalicola, la nave era stata requisita dalla Marina militare durante la seconda guerra mondiale ¢ da allora lasciata in abbandono, tanto da venir adibita a dor- mitorio galleggiante. Sotto la direzione di Ewing fu rimessa in armamento € attrezzata per le ricerche oceanografiche. Nella sua ansia di raccogliere dati Ewing la tenne in mare il pid possibile, raccogliendo campioni del fondale, scandagliando ed effettuando rilievi sismici, Intanto lo studioso aveva deciso di riportare i profili batimetrici eseguiti durante le sei campagne di rilevamento condotte a grande intervallo di spazio nell’Atlantico settentrionale su una mappa del fondo oceanico; assegnd il'compito a Bruce Heezen, un geologo che si era laureato all’Uni- versita dello Iowa. Heezen, a sua volta, si assicurd Paiuto di Marie Tharp, cartografa dell’osservatotio, Heezen sctisse in seguito: “A mano a mano che veniva in luce la configurazione preliminare, la signorina ‘Tharp era sempre piti sorpresa vedendo che stava disegnando un canyon profondo nel mezzo della Dorsale medio-atlantica” Per un po’ Bruce Heezen dubitd dellesistenza di una spaccatura cosi vasta. Poi, nel 1953, studiando i danni che i terremoti avrebbero potuto atrccare ai cavi telefonici transatlantici, incaricé un collaboratore di rilevare la posizio- ne di tutti i terremoti recenti nell’Atlantico per aiutarlo gli suggerl di servirsi della mappa che Marie Tharp stava preparando, A mano a mano che i tracciati venivano collocati sulla mappa, Heezen si accorse che coincide: ” vano con la fossa tettonica che la Tharp aveva disegnato nella dossale, Quando Ewing fu informato di quella coincidenza, si convinse che i suoi giovani assistenti avevano scoperto qualcosa d’importante e assieme a Heezen incomincid a raccogliere da ogni fonte disponibile e a tracciare i dati sui terremoti delle zone mediane oceaniche. Poco per volta la loro carta incomincid a mostrare una fascia di terremoti che correva nel mezzo non solo della dorsale e della fossa tettonica evidenziata dalla Tharp, ma anche di tutti gli oceani del mondo. La cortelazione fra terremoti sotto- marini ¢ fosse tracciate sulla carta era cost convincente che, analizando Pattivita sismica, i due scienziati avanzarono l'ipotesi che in alcuni oceani esistesseto fratture € dorsali non ancora scoperte. Nel 1956 Ewing e Heezen comunicarono alcune delle loro conélusioni sull’esistenza di una dorsale su scala mondiale in una relazione all'Unione geofisica americana. Sulle prime molti dei loro colleghi scienziati respin- seto Pidea, perché essa implicava una dilatazione della terra anziché la contrazione allora generalmente accettata. Ma Pipotesi venne confermata da studi completamente diversi effettuati in precedenza dal noto geofisico britannico sir Edward Bullard, Da tempo i geofisici sapevano che i materiali radioattivi terrestri gene- rano calore ¢ ritenevano che la crosta continentale generasse pitt calore del fondo oceanico (il geanito dei continenti contiene una quantitia di cle- menti radioattivi molto superiore rispetto a quella presente nel basalto del fondo oceanico). Quindi pareva ragionevole pensare che i continenti irra- diassero pid calore del fondo del mare. Invece, usando una sonda speciale con termometti intercalati, Bullard scopri nei primi anni Cinquanta che il flusso medio di calore che si irradia dal fondo marino é piti o meno uguale a quello irradiato dalla tetra. Subito dopo, Bullard effettud una serie di rilevamenti lungo Ia Dorsale medio-atlantica e scoprl che la quantita di flusso di calore irradiata lungo la cresta della dorsale, dove Ewing e Heezen in seguito affermarono che esisteva una valle, cra addirittura otto volte superiore a quella rilevata in altri punti del fondo oceanico. L’ovvia spie- gazione eta che la dorsale doveva trovarsi sopra una grande fenditura della crosta terrestre, dalla quale nuovo materiale fuso veniva in superficie. Ewing, Heezen € la Tharp pubblicarono la loro descrizione del fondo oceanico dell’Atlantico settentrionale ne! 1959. La Marina militare ame- ricana aveva finanziato gran parte del loro lavoro, ma per motivi di sicu- rezza nazionale non avrebbe petmesso la pubblicazione di dati batimetrici precisi, che avrebbero potuto tornare utili ad un potenziale nemico. Cosi la carta che accompagnava la pubblicazione non era una carta convenzionale a curve di livello, ma uno stereogramma, una specie di ripresa a volo @uccello dall’alto e tridimensionale (pagine 78-79). Essa mostrava per la prima volta un panorama insospettato di pianure immense, cosparse qua ¢ di tilievi conici noti come monti sottomarini orientali, che avanzava verso un’enorme catena montuosa piti vasta e pitt continua di ogni altra catena montuosa emersa, Bra la Dorsale medio-atlantica, percorsa dalla grandiosa € ancora misteriosa fossa, ampia in alcuni punti 20 km. Negli anni seguenti, a mano a mano che veniva esplorato il fondo marino di tutto il mondo, i ticercatori dell’ Osservatorio Lamont usa- vano i dati raccolti per ampliare la loro carta, sino a quando essa mostrd, senza ombra di dubbio, che le dorsali oceaniche non erano strutture isolate, ma facevano parte di una catena montuosa lunga 65.000 km, che setpeggiava attraversando tutti gli oceani del mondo attorno ai conti nenti, La lunghezza, la larghezza ¢ Valtezza di questa Dorsale medio- oceanica, come venne subito battezzata, la caratterizzavano come il Iineamento morfologico pit rilevante del globo. Con milioni di chilometri quadrati di picchi scoscesi, con un labirinto di 5 dirupi e di vallate, la catena serpeggia lungo la parte centrale dell’ Atlantico formando un'immensa S, raggiunge quasi l’Antartide, poi curva verso est attorno all’estremita meridionale dell’ Africa e penetra nell’Oceano India no, dove si biforca in due rami, Uno si dirige verso nord, si divide in due allestremo sud della Penisola Arabica, penetra nel Mar Rosso € si ricon- zgiunge al sistema montuoso dell’ Africa orientale; ’altro ramo piega a est, passa a sud dell'Australia ¢ della Nuova Zelanda, penetra nell’Oceano Pacifico, a parecchic migliaia di miglia dall’estremita meridionale del continente americano, curva verso nord, artiva nel Golfo di California e raggiunge la zona detta faglia di San Andreas, Quasi interamente nascosta sotto la superficie agitata dei mari, coi grandi picchi che si ergono per 1 km ‘e anche pitt su fondo della fossa tettonica, la dorsale affiora talvolta in superficie dando origine a isole rocciose come le Azzorre o PIslanda. “La scoperta che numerose catene montuose gia note erano parte inte- grante dello stesso sistema mondiale & probabilmente la pitt grande e la pitt eccitante nel campo delle scienze terrestti negli ultimi vent’anni”, scrisse Harris B. Stewart del Servizio geodetico e costiero degli Stati Uniti nel 1959, B quegli scienziati che avevano definito una pura e semplice coin- cidenza lincastro, simile alle tessere di un gioco di pazienza, del Sudame- rica con P’Africa, adesso trovavano difficile spiegare perché quella tortuosa catena montuosa corresse esattamente a mezza strada fra i profili costieri dei due continenti e parallela ad essi, La scoperta chiamava in causa teorie teadizionali sulla formazione della terra, nessuna delle quali aveva previsto, né era in geado di spiegare, Ia presenza di quell’immensa catena, Ma per il momento almeng, il ruolo della Dorsale medio-oceanica restava oggetto di varie congetture. Di sicuro si sapeva solo che era stata scoperta un’immensa frattura nella crosta terrestre. Durante la seconda guerra mondiale il professore di Princeton Harry H. Hess aveva comandato nell’Oceano Pacifico una nave trasporto d’attac- co, la Cape Jobnson, Quando si preparava lo sbarco americano a Iwo Jima, la sua nave cra stata dotata di un nuovo apparecchio chiamato fathometer, tun ecoscandaglio che tracciava un profilo analogico del fondo marino € permetteva ai mezzi per il trasporto delle truppe di avvicinarsi il pit possibile alla riva, Hess ne fu tanto entusiasta che lo tenne in funzione giorno ¢ notte per tutto il tempo trascorso in navigazione, Dopo tutto, era tun geologo e non si sarcbbe lasciato sfuggire quell’occasione senza pre- cedenti di esplorare il fondo dell’ Oceano Pacifico. Studiando quei profili per ore € ofe, il professor Hess notd un certo numero di rilievi vulcanici sottomarini dalla forma strana spatsi nel Paci- fico occidentale ¢ li chiam® guyot in onore del celebre Arnold Guyot, un geologo che aveva insegnato all’ Universita di Princeton nel secolo scorso; sulle prime petd Hess non sapeva cosa pensare di quella scoperta. Simil- mente a molte vecchie isole vulcaniche, da milioni d’anni soggette all’eto- sione ad opera dei venti e delle onde, anche i guyot avevano Ia sommita estremamente appiattita, ma il fatto che maggiotmente interessava lo seienziato americano era che si trovassero tutti a grandi profondita, dove Perosione non poteva raggiungerli. Col fathometer della Cape Jobnson, Hess localiza’ cisca 20 guyot, ma centinaia daltti ne vennero scoperti dopo la guerra delle navi oceanogra- fiche. La loro forma non costituiva Punico misteto: i campionamenti e gli scandagli indicavano che pit si allontanavano dalla Dorsale oceanica, pit cerano localizzati in profondita. Hess concluse che Punica spiegazione pos- sibile era che si fossero formati lungo la dorsale come isole vuleaniche, che fossero stati troncati dall’crosione durante la fase di emersione per poi, per qualche ragione, sprofondare scivolando lontano dalla dorsale. 16 enon agqruppetl rola foal Seelam ST aces tone te a St tee cee a ceurati tilevamenti dei Tondalt oceanici, Come molti dei suoi colleghi nel mondo accademico, nemmeno Hess riponeva molta fiducia nella teoria della deriva dei continenti e quindi non pens nemmeno per un istante che i guyot si fossero spostati per effetto di un gigantesco giro di valzer; ma nel 1956 Pipotesi, avanzata da Maurice Ewing e Bruce Heezen, che le catene medio-oceaniche facessero parte di una catena montuosa sottomarina continua lo indusse a ripensare all’origine ¢ al ruclo svolto dai guyot in quel complesso fenomeno in pieno svolgimento sotto la superficie del mare, La rapida conferma che il nostro globo era circondato da tuna catena sottomarina continua convinse prontamente gli scienziati di tutto ill mondo a cercare di dare una spiegazione a quel fenomeno stupefacente. Una teoria diffusa, accettata fra gli altri anche da Heezen, affermava che la terra in un certo qual modo si stava espandendo e che la frattura equivaleva alle crepe che normalmente si formano sul guscio di un uovo sodo, Prudentemente, Hess respinse Pidea di una terra in espansione per mancanza di prove a convalida della teoria e incomincid a cercare una causa che spiegasse non solo la presenza dei suoi guyot, ma anche tutte le altre scoperte sconcertanti della moderna oceanografia, quali Passenza di fondi oceanici anteriori ai 150 milioni d’anni, la mancanza di sedimenti, la radiazione di calore dalla frattura ¢ il sottile spessore della crosta oceania. Dopo aver dibattuto il problema per mesi e mesi egli avanzd un’ipotesi originale e sbalorditiva: i fondali oceanici si muovevano come un nastro trasportatore, trascinando con sé i continenti. Sapendo quanto fossero conservatori i citcoli accademici e memore della sorte toccata ad Alfred Wegener quando aveva avanzato la teoria della deriva dei continent, Harry Hess smuss6 un pochino gli angoli alla sua concezione rivoluzionaria quando venne il momento di darla alle stampe: la sua rela zione, sctitta nel 1960 ¢ ampiamente diffusa fra gli scienziati prima della pubblicazione, avvenuta nel 1962, portava il titolo piuttosto insignificante di History of Ocean Basins (Storia dei bain’ ectanii). less introdtuceva il suo lavoro con un’affermazione che gli permetteva di mettere le mani avanti in caso di critica: “La nascita degli oceani ¢ questione di congetture, Ia storia successiva & oscura € solo ora s'incomincia a comprendere la struttura attuale”, poi continuava avvertendo i lettori che quanto stava per presentare “era un saggio di geopoesia” che sconfinava nella fantasia Laffermazione fondamentale di Hess era che il fondo marino non & permanente, ma in continua evoluzione; la Dorsale oceanica era una frat- tura nella crosta, e da quella frattura continuava a scaturire il materiale fuso del sottostante mantello, espandendosi all’esterno. (Commentando la sua teoria un anno dopo che Hess l'aveva pubblicata, Robert Dietz, un altro geologo, avrcbbe coniato l’espressione “espansione del fondo oceanico”), Hess riteneva che nuova crosta venisse generata alla media di citca 2,5 m all’anno sui versanti della dorsale, Con quel ritmo i fondi oceanici del mondo si sarebbero formati durante gli ultimi 200 milioni di anni, e cio’ in meno del 5% della storia geologica della terra. Ovviamente un fondo marino in espansione doveva aumentare le dimensioni del globo, a meno che non accadesse anche un fenomeno di opposta tendenza; siccome nulla stava ad indicate che la terra singrandisse, Hess prospettd che mentre nuova crosta oceanica si formava attorno'alla dorsale, altra crosta, pitt vecchia, andasse contemporaneamente distrutta nelle fosse profonde che corrono lungo i margini continentali. Avanzd cos} la teoria secondo Ia quale qualche forza immane spinge la vecchia crosta nelle fosse oceaniche del mantello, in un processo che in seguito sarcbbe divenuto noto col nome di subduzione. L’esistenza di questa forza ¢ la teoria che ne forniva una spiegazione era stata preconizzata dal ricercatore olandese Felix A. Vening Meinesz gia negli anni Trenta. Da tempo ormai gli scienziati erano convinti che le fosse doceaniche affondassero nel mantello perché erano trascinate dal peso di un materiale sottostante pitt denso; lavorando con sommergibili capaci di raggiungere grandi profondita, tuttavia, Meinesz aveva effettuato una serie di misure di gravita dalle quali si deduceva Passenza di un simile materiale. Lo scienziato olandese decise allora che le sue scoperte potevano spiegarsi se venivano messe in relazione con la circolazione del calore all interno della terra ed avanzd Vipotesi che le correnti di convezione nel mantello, piticalde e risalenti in prossimita delle catene montagnose sottomarine, pitt fredde e discendenti nelle fosse oceaniche, fosscro la causa del sospingi- mento del pavimento oceanico entro le fosse tettoniche abissali. Harty Hess amplid la portata di questa teoria prospettando l'ipotesi che fossero le correnti di convezione a fornire la forza e la spinta necessarie all’espansione del fondo marino. La teoria di Hess spiegava anche PesiguitA della sedimentazione sul fondo oceanico e Passenza di rocce pitt antiche. “Tutto il fondo oceanico viene praticamente rimosso da cima a fondo ogni 300-400 milioni di anni”, sctiveva lautore. Ora si capiva anche la presenza dei misteriosi guyot: sorti come isole vulcaniche coniche lungo le catene sottomatine, avevano avuto Ia sommita troncata ¢ spianata dall’erosione prima che il fondo marino in movimento li trasportasse in acque pit. profonde, Harry Hess mise assieme le diverse testimonianze fino ad ottenere una nuova ed affascinante visione delle principali strutture del globo. “I bacini oceanici Sono strutture instabili in continua evoluzione”, scrisse il geologo americano. “I continenti sono strutture permanenti, anche se possono venir lacerati o saldati e i loro contorni deformati. I continenti vengono trasportati passivamente dalla corrente di convezione sopra il mantello ¢ non si spostano scorrendo nella ctosta oceanica”, La sua Storia dei bacini oceanic’ fu letta da scienziati e studiosi, molti dei quali rimasero sconcertati dalla sua originalitas molti giudicarono perd le suc ipotesi un po’ troppo strampalate, per non dir peggio. Per pit di centanni gli scienziati avevano accettato Ix dottrina di bacini oceanici stabili € avevano poi gettato il ridicolo sulla teoria della deriva dei continenti, Non era pensabile che cambiassero improvvisamente idea alla semplice lettura di qualche elucubtazione di “geopoesia”. Per convincerli occorrevano 80 Il promettente insuccesso del “CUSS |” [Nel matzo 1961, alla vigilia de primo volo uumano nellospazio, una chiata della Mar ‘na miltare americana adeguatameate aatt ta, venne rimorchiata fuori dal porto di San Diego per esplorare una frontiera meno lon tana, ma altertanto iragiunggbile: interno della terra, Batezata col nome di CUS fon poteva certo defnirsi una meravigla estetca e neppute scientifia ‘Questa nave sgrariata era impegoatanel- Ja fase inizale dun progetto di eivellaio- fie della crosta occanica per penetrare in profondit nel sotttante mantello. Gl Sciensiatiavevano battezzato il progetto Mohole, dal nome dello studioso ingosiavo Andria Mohorovie, il primo a seoprice la localizaazione ela diversa densiti della par te superficiale del mantello dal comporta- mento delle onde sismiche. ‘Bisognava effertuse la perforazione del ‘antello nei profondi fondali marin, dove Ia erosta éassui pit sortle che soto icon tinentie il CUSST doveva provare le tecni- che di perforazione in aeque profonde, oltre « prelevare campioni che potessero fornire auove informazioni sulla compos one e sui movimenti della crosta ‘Dopo aver ancorat I chitta in posiaio cin rossi della dela Gundalupa, equipaggio cald. una colonna di aste di perionatone sul fondo, oltre 3.750 m di rofonditae ineomincid« perforare lo sta {o di sedimenti tener. Dopo essere pene- trata per 170m, la corona diamantata incontré maggiore rsistenza ¢riport ala Superficie una cota che comprendeva nh feammento cristallino e azzurro di bast, proveniente da un'antice colata di lava ‘Avendo dimostrato che poteva prelevare campioni di roceia dai fondaliattraverso 51400 m d’aequa il CUSS I itor in port. ‘Avera termina la sua missione, ma guele prove avevano mess in luce le diffcolta the si prospeteavano pet Pimprese:trivella tion pia profonde arebbe rcicsto una have pit grande, eapace di taspostare pi aste per le perforation ecostose, nuove te- nologie pet pilotare la sonda. Alcuni scien tia sostennero che quel denarosarebie sta to impiegato in modo pit proficuo per rg. flungere obictivi meno dificil e nel 1966 {i Congreso eaglid i fond al progeto Moho- le. Eppure,dimostrando che le perforszioni in acqhe profonde erano possib la miso ne del CUSS I form la prima spetanza con cca sulle possibilita a! un'osservazione di: retta di cid che si nasconde al di soto della crosta terest. oe Lo schema indies il lavoro compiato dal CUSS Tet largo dll rola di Guadalupa e cid che festavaneotn da fate. Git wong suacirono opingre fa tivells soto cee 3.500 m Gabe c di sediment fino ad uno stato pid dens di beat, Ma quando a trvellsione cs il mantel taggiungbie st rovava Sheora a pid 9 ko tana, Montato su una boa gilla che si dondols pigramente nella mareta del Pacifico, un rlletoreeadar riavia segnali alla sala operativa a bordo del CUSS I impegrato nel progetto Mohole. Un anello di quet ifletor: ‘atorno alla nave aivtava ll eapitano + ‘conseevate lesatta posizione, indispensable per compete le ¢rvellasionsotomatine. a1 prove scientifiche concrete ¢ irrefutabili, Ma nemmeno un geopoeta avecb- be potuto prevedere che le prove richieste erano state registrate per intero, come su un enorme nastro magnetico, dalla stessa terra | Gli scienziati non sanno con cestezza che cosa produca il campo magnetico terrestre, ossia le linee di forza magnetiéa che corrono dal Polo Nord a | quello Sud, La teoria piti accreditata sostiene che il campo magnetico & generato dalla circolazione di ferro fuso nel nucleo terrestre, Naturalmente non é indispensabile comprendere la natura di un fenomeno per poterlo sfruttare: persino gli antichi marinai sapevano che le loro bussole punta- vano costantemente verso il nord. Sapevano che sia i magneti che la terra I hanno polarita nord ¢ sud, che i poli dello stesso segno si respingono € quelli di segno contrario si attraggono, Cost il polo sud dell’ago, quello che cerca il nord, & sempre attratto dal polo magnetico nord; sapevano che Pestremita dell’ago rivolta a nord s’inclina verso il suolo nell/Emisfero boreale, che ’estremits rivolta a sud fa lo stesso nell’Emisfero australe ¢ che in entrambi i casi Pangolo formato dall’ago con lorizaontale, detto incli- nazione magnetica, aumenta in prossimita dei Poli Cisono rocce che hanno le stesse proprieta di un magnete. Per esempio, quando la lava raffreddandosi si solidifica, i piccoli cristalli di magnetite che contiene si allineano lungo la direzione del campo magnetico terrestre csistente in quel momento, Achilles Delesse, un fisico francese, fu il primo ad osservare nel 1849 che tocce di quel tipo si magnetizzavano in parallelo col campo magnetico terrestre ¢ permettevano di registrare i piccoli cambiamenti di posizione che, nel corso del tempo, i poli magnetici subivano, Conoscendo Feta di quelle rocce, gli scienziati avrebbero potuto determinate, dalla dire- zione delle loro linee di forza, la posizione geografica occupata dai poli magnetici all'epoca della formazione delle rocce. Nel 1906 il fisico francese Bernard Brunhes fece una scoperta sbalorditiva: aleune rocce hanno un orientamento magnetico opposto a quello del campo magnetico terrestre. E Brunhes sugges che lo strano fenomeno fosse il risultato di un’inversione delle polarita del campo magnetico terrestre. I geologi continuarono ad operare rilevamenti del magnetismo in molte parti del mondo, ma la nuova scienza del paleomagnetismo, ossia lo studio delle variazioni del campo magnetico terrestre, si configurd veramente come tale solo agli inizi degli anni Cinquanta, quando il fisico britannico Patrick M. S, Blackett inventd uno strumento ad alta sensibilita chiamato magnetometro astatico, usando il quale fu possibile rilevare per la prima volta lorientamento di campi magnetici estremamente deboli. In questo modo i ricereatori furono in grado di condurre su alcuni tipi di rocce studi di paleomagnetismo che prima dallora sarebbero stati impossibili. Blackett, un docente di fisica dell' Universiti di Londra, aveva vinto il premio Nobel nel 1948 per i suoi studi sulla fisica nucleare e sulla radia- zione cosmica. Egli perfeziond il suo magnetometro per condurre esperi- menti sullé origini del magnetismo, ma ben presto si dedicd al paleoma- gnetismo anche perché, interessatosi da tempo alla deriva dei continenti, era convinto che le rilevazioni magnetiche potessero aiutare a determinare gli eventuali cambiamenti di posizione delle grandi masse del globo. Assieme ai suoi colleghi, Blackett analizzd rocce raccolte un po’ dap- pertutto in Inghilterra, dopo aver annotato la localita e Porientamento del campione prelevato. I ricercatori scoprirono che Porientamento magnetico di molte rocce, secondo la loro eta, deviava persino di 30 gradi rispetto alla posizione attuale dei poli magnetici. Fatto ancora pit sorprendente si riveld la scoperta che 'inclinazione magnetica di quelle rocce era di molto infe- riore a quella che avrebbe dovuto essere; cid induceva a pensare che si fossero formate in una latitudine molto pid a sud della localita di campio- 82 Cnn a namento, Per Blackett e per i suoi collaboratori queste scoperte paleoma- gnetiche si spiegavano solo se si ammetteva l'ipotesi che PInghilterra avesse ruotato di 30 gradi di longitudine in senso orario € che contempo- raneamente si fosse spostata verso nord, partendo da una latitudine pid bassa, con un movimento iniziato circa 200 milioni di anni fa. Un altro gruppo di ricercatori, diretto da S. Keith Runcorn nell’Uni- versita di Newcastle-upon-Tyne, la pensava in modo diverso. Runcorn, uno scienziato che in passato si cra dedicato a studi sul radar, dubitava che i continenti avesscro potuto muoversis riteneva invece che la terra nel suo complesso avesse mutato posizione relativamente all’asse magnetico, pro- vocando lo spostamento dei poli magnetici. Diagrammando su una carta la posizione di questi ultimi a ritroso nel tempo, secondo le indicazioni fornite dai campioni di roccia prelevati in Inghilterra e sul continente, Runcorn ¢ i suoi collaboratori segnarono il percorso, lungo 21.000 km, seguito dal polo ‘magnetico notd che, partito dalla regione occidentale del Nordamerica un miliardo di anni or sono, curvava poi lungo ?Oceano Pacifico settentrio- nale ¢ l’Asia settentrionale, per raggiungere Ia posizione attuale nell’ Artico circa 20 milioni di anni or sono. Runcorn pubblicd i risultati delle sue ricerche nel 1955, ponendo Pac- cento sul fatto che da esse non si desumeva indizio alcuno a sostegno della teoria della deriva dei continenti, Ben presto perd dovette cambiare idea, Rilevamenti similari effettuati nel Nordamerica indicavano che il polo magnetico nord aveva seguito, nel medesimo periodo di tempo, un per- corso analogo, ma in una posizione diversa (dislocazione): 30 gradi di Jongitudine to separavano dal percorso rilevato in Europa. Runcorn cap! che quella diversita si spiegava solo ipotizzando che quando si erano for- mate le rocce del Nordamerica, la loro differenza di longitudine rispetto alle rocce europee era di 30 gradi inferiore a quella attuale — che all’epoca non esisteva un Oceano Atlantico ¢ che quindi i due continenti erano unit, Con questa premessa, i punti dei due percorsi separati combaciavano per- fettamente, Runcorn si tese conto che i poli magnetici potevano essersi spostati, ma che anche i continenti erano andati alla deriva, Ulteriori correlazioni paleomagnetiche eseguite in altre parti del mondo indicavano che tutti i continenti meridionali, tranne I’Antartide, avevano continuato a spostarsi verso nord, il che forniva un’ulteriore convalida della vecchia teoria del supercontinente di Gondwana quale padre di tutti i continenti dell’Emisfero australe, In India levidenza del fenomeno era particolarmente macroscopica: l’analisi paleomagnetica di strati successivi di lava delPaccidentato Tavolato del Deccan rivelava la tabella di marcia del subcontinente a partire dall’Emisfero australe: lo strato pitt antico, vecchio di circa 150 milioni di anni, conteneva le prove magnetiche che collocavano I'India di quei tempi lontani a sud dell’Equatore e ogni strato successivo registrava un’inclinazione leggermente inferiore a mano a mano che la grande massa continuava a spostarsi verso nord. I citcoli scientifici pitt accreditati non furono particolarmente impres- sionati da quelle scoperte, ¢ per un valido motivo: la scienza paleomagne- tica era e restava imprecisa, Le rocce sono nei migliori dei casi registratori indipendenti del campo magnetico; interpretare i loro segreti richiede infinita di esami ed il margine di errore aumenta di conseguenza. Molti scienziati ritenevano che le prove paleomagnetiche della deriva dei con tinenti si basassero sulla inadeguatezza numerica dei campioni esaminati, su rilevazioni approssimative e su deduzioni ingiustificate. Bra assai facile diffidare delle argomentazioni paleomagnetiche quando queste conducevano all’improbabile assunto secondo il quale, in passato, si era verificata un’inversione del campo magnetico terrestre, invertendo la posizione dei due poli magnetici nord e sud. Eppure anche quellipotesi 83 guadagnd credibilita all’inizio degli anni Sessanta, quando Allan Cox, Richard Doell e Brent Dalrymple, scicnziati del Geological Survey degli Stati Uniti, raccolsero ¢ studiarono tonnellate di campioni di rocce pro- venienti da ogni parte del mondo. Usando i pitt moderni metodi d’analisi radioattiva per la datazione dei campioni, i tre scienziati identificarono ben nove inversioni di polarita magnetica avvenute durante gli ultimi 3 milioni dianni, Ulteriori studi paleomagnetici avrebbero dimostrato che la terra ha invertito le polarita magnetiche almeno 171 volte negli ultimi 76 milioni di anni, Nessuno sa con esattezza quale fenomeno produca queste inversioni, ma é assai probabile che esse siano il risultato di perturbazioni cteatesi nel nucleo fuso del globo terrestre, La durata media dei periodi con campo magnetico normale o attuale risulta di 420.000 anni, mentre quella di periodi con campo magnetico invertito é di 480.000 anni, I due valori abbastanza vicini indicano come la terra abbia all’incirca la stessa probabiliti di trovarsi in un campo magne- tico o nell’altro, Il periodo di polarita magnetica attuale & gid durato 700,000 annie pertanto siamo forse prossimi (geologicamente parlando) ad un cambiamento. Solo il 159% dei periodi a polarita normale & infatti durato pit di 700.000 anni, anche se pare che alcuni periodi abbiano raggiunto i 3 mmilioni di anni, D’altzo canto i periodi pit brevi risulterebbero inferiori ai 50,000 anni, ma @ difficile controllare questo dato, in quanto si tratta di intervalli di tempo troppo brevi per essere confetmati da metodi di data zione assoluti. In ogni caso, una siffatta inversione non creerebbe gravi problemi ai naviganti, che potrebbero regolare rapidamente le bussole adeguandole a mano a mano al lungo processo d’inversione. I misteri magnctici aumentarono ben presto a causa di nuove scoperte sul fondo oceanico, Verso la meta degli anni Cinquanta una nave ocea- nografica americana aveva effettuato una ricerca dettagliata su una zona del Pacifico nord-orientale vasta 735.000 km2, Mentre navigava lentamente su rote parallele, distanti fra loro 5 miglia marine, il battello rimorchiava un “pesce magnetico”, ossia un magnetometro a forma di siluro che misurava Vintensita del campo magnetico terrestre. Arthur D. Raff, dellTstituto 84 1 profilo continuo del fondo aceanico a nord el Giappone motes la Fossa delle Cuil Gr ‘data profonda 8800 m, dove fa zolla pacifch pa), cot suor seat di sedimenti ben visi immerge sotto Ia zo ‘euroasitia. Simill profl si ettengono filmando st apparetchi, come quelli montst sulla Glamar Challe el 1980 (iguana registrazione analogca delle onde sismiche ‘lese dat matetai del fondali mari oe silts Eacpiinw Scripps di Oceanografia, in California, e Ronald G. Mason, uno scienziato britannico che era andato a trovarlo, controllarono per mesi i dati raccolti dal magnetometro, distinguendo gradualmente lo strano disegno di un campo magnetico a bande alternate deboli e forti. Una banda s'aggiungeva allaltra sino a quando P’intera carta della zona esplorata fu piena di quelle incredibili strisce a zebra che correvano pressappoco parallele alla costa. Prospezioni successive rivelarono Vesistenza di altre bande magnetiche similia quelle in zone adiacenti del Pacifico. Nessuno aveva visto niente di simile prima d’allora, nessuno sapeva cosa pensarne. La presenza di sir Edward Bullard, lo scopritore della forte emanazione di calore dalla Dorsale medio-atlantica, aveva attirato all’ Universita ingle- se di Cambridge un gruppo di giovani scienziati entusiasti, ansiosi di conti- nnuare le ricerche sulla deriva dei continent, Fra gli altri c’erano Frederick J. Vine, un giovane laureato, il suo capo settore Drummond Matthews, che nel 1961 aveva svolto la tesi di laurea sui basalti prelevati dal fondo del?’Oceano Atlantico, Entrambi credevano fermamente nella deriva dei continenti¢ Vine affermava di essersi convertito a quella teoria a 14 anni quando, come era accaduto tanto tempo prima ad Alfred Wegener, era rimasto colpito dalla corrispondenza dei profili costieri dell’Africa ¢ del Sudamerica. 85 a | Nel 1962 Vine © Matthews presero parte, a bordo dell’Oven, alla spe: zione internazionale nell’Oceano Indiano che doveva effettuare rilevazioni magnetiche nella Dotsale Carlsberg, segmento della catena medio-oceani- ca. Le ricerche misero in luce la stessa inspiegabile formazione di strisce zebrate composte di bande d’intensita magnetica forte ¢ debole registrata per la prima volta nell"Oceano Pacifico ¢ dopo di allora in molti altri oceani del mondo, Tornati a Cambridge, dove condividevano una stanzetta ri- cavata da una vecchia stalla, i due giovani scienziati passarono ore e ote in interminabili ed appassionate discussioni sulle numerose perplessita solle- vate dalla conformazione geologica dei fondi oceanici. Sui due ricereatori aveva fatto una profonda impressione la geopoesia di Harry Hess, sicché incominciarono ad analizzare i suoi scritti. Un giorno, mentre prendevano il té, Vine e Matthews ebbero P'in- tuizione che la prova dell’espansione del fondo marino dovesse essere li, dayanti ai loro occhi: le bande magnetiche, alcune delle quali larghe 20 miglia, non dovevano dipendere necessariamente da una vatiazione delPintensit? magnetica, com’era apparso sulle prime, ma potevano dipendere da un cambiamento di direzione magnetica. Entrambi i giovani erano ben documentati sulle inversioni delle polarita magnetiche; forse il magnetismo normale o attuale produceva un campo magnetico ad alta intensita, quello invertito un campo magnetico a bassa intensita Se il materiale fuso del mantello fuoriusciva dalla Dorsale medio-ocea- nica, raffteddandosi si sarebbe magnetizzato con linee di forza aventi direzioni parallele a quelle delle linee di forza del campo magnetico ter- restre esistente in quel punto in quel periodo, ragionarono Vine € Mat- thews, Se il fondo marino si espandeva, il materiale che formava le bande magnetiche doveva allontanarsi dalla dorsale. Se le polarita magnetiche s'invertivano periodicamente, allora le bande di materiali sul fondo, otien- tate parallelamente alla dorsale sarcbbero state magnetizzate in ditezioni alterne, E siccome i periodi delle inversioni magnetiche erano stati calco- lati sia pure approssimativamente, la frequenza delle bande magnetiche sul fondo dell’oceano in espansione avrebbe dovuto rivelare non solo l’eta del fondo, ma anche la velocita dell"espansione, Come accade cost spesso nella ricerca scientifica, qualcun altro, che Javorava per conto suo, ebbe quasi contemporaneamente la stessa idea Lawrence W, Morley, un geofisico canadese, sottomise all’approvazione del Journal of Geophysical Research un articolo che esponcva quasi esattamente Pipotesi alla quale crano giunti Frederick Vine e Drummond Matthews. Liarticolo venne respinto con una sarcastica nota d’accompagnamento, secondo la quale “ipotesi di tal fatta sono un interessante argomento di discussione durante i ricevimenti mondani, ma non sono degne di venir pubblicate in opere di provata serieta scientifica”, Vine ¢ Matthews avevano raccolto una maggiore quantita di dati per suffragare Ia loro ipotesi ed ottennero un’accoglienza migliore di Morley. Nel settembte del 1963 la rispettabile rivista Nature pubblico il loro articolo intitolato Anomalie magnetiche sulle dosali sottomarine, Nel complesso, tuttavia, la loro scoperta non suscité molto interesse, Molti scienziati ritenevano che Vinyersione delle polariti magnetiche fosse non meno improbabile dell’espansione del fondo marino; Passociazione delle due ipotesi non poteva quindi ricevere una seria accoglienza, Cifu petd uno scienziato che prese sul serio la doppia ipotesit il geofisico canadese Tuzo Wilson, un raffinato professore dell’ Universita di Toronto. Come molti altri nel suo campo, anche Wilson era stato un assertore della teoria del raffreddamento ¢ della contrazione terrestre, con continenti € fondi oceanic’ fissis fino al 1959, cioé solo pochi anni prima, aveva definito “senza una causa € senza una teoria fisica” Pipotesi della deriva dei con 86 [Nel 1960 masini della nave laborntorio Areleana Expo’ i appresano scale wo Togiciometr, gle un slur, nelle aque ele dela Pov, Ramo a 150 Gila poppas i magnetomers: migeavano i PD mapnctic dele roce del Fondo. La cat dt rlevi magnetometii nel Pico nort-orienale mores Fundamento tebints dele varnton, Salle prime quelle {negli nscnsono sconce gl senza, Che ped, ne 1960, compreteo che le bande Fivelavano anche tvesion! del campo apncic trese egutrate del foro maine mano a mano ches aloncanava dll crest dle dora oseaniche | hs DORSALI OL JUAN DE FUCA E GORDA as oS ler tinenti, Ma le prove paleomagnetiche € la geopoesia dellespansione dei fondi marini di Hess gli avevano fatto cambiare idea, tanto che nei primi mesi del 1964 si reco a Londra per partecipare ad un convegno sulla deriva dei continenti organizzato dalla Royal Society. Fu una riunione che fece epoca, durante la quale molti scienziati dap- prima scettici si convertirono alle nuove teorie. Sir Edward Bullard assie- me ai colleghi mostrd una cartina eccezionale (secondo altri fu Keith Runcorn a mostrarla) sulla corrispondenza della forma dei continent. La cartina era stata tracciata dal calcolatore, programmato per stabilite Ia corrispondenza con il metodo dei minimi quadrati. Gli scienziati decisero inoltre di considerare come vero limite delle piattaforme continentali, anziché le pitt mutevoli linee di costa, Ia profondita media della scarpata continentale, Anche Alfred Wegener aveva proposto di riunire i continenti in quel modo, ma gli erano mancati i dati e le sofisticate apparecchiature clettroniche per poter impressionare Puditorio, cosa che riuscl a fare Bul- 87 lard con la sua carta; questa rivelava come un tempo i continenti avessero combaciato quasi come i pezzi di un gioco ad incastt ‘Tuzo Wilson tornd in Inghilterra all’inizio del 1965 ¢ questa volta si reco all' Universita di Cambridge. C’era anche Harry Hess, in congedo sabbatico dal suo incarico a Princeton. Naturalmente, i due s'incontrarono con Vine € Matthews per discutere alcune implicazioni geologiche dell’espansione del fondo marino, Nel corso delle conversazioni, balend nella mente di Vine c di Wilson idea che le bande magnetiche su ciascun versante della catena sottomarina dovessero essere simmetriche, petché si erano formate nello stesso periodo ed erano state esposte al medesimo campo magnetico. Le loro rilevazioni precedenti, effettuate nell’ Oceano Indiano, non erano sufficientemente dettagliate per poter provare quella simmetria; Vine ¢ Wilson si miscro a studiare una cartografia pit precisa di una zona del Pacifico nord-orientale, che Ronald Mason ¢ Arthur Raff avevano prepa- rato in precedenza. Studiando le bande magnetiche su ciascun versante della Dorsale di Juan de Fuca, a sud-ovest dellIsola di Vancouver, sco- ptirono che le bande magnetiche erano considerevolmente simmetriche, che quelle di un versante erano quasi limmagine speculate di quelle dell'altro versante. Non solo, ma furono anche in grado di correlarne Pampiezza con la scala temporale delle inversioni delle polarita magnetiche avvenute negli ultimi quattro milioni di anni, Scienziati del?’Osservatorio Lamont, diretto fin dalla fondazione da Mau- tice Ewing, avevano scoperto una conformazione simile in un settore della Dorsale medio-atlantica a sud dell'islanda nel 1965 la nave Eltanin della National Science Foundation (Fondazione nazionale pet Ia scienza) aveva rilevato un profilo magnetico anche pitt impressionante, che mostrava una simmettia quasi perfetta, per ua’estensione che superava i 1.700 km, sui due versanti della Dorsale del Pacifico orientale a sud dell’Isola di Pasqua, Nella riunione d'aprile della Unione geofisica americana, James R. Heirteler, uno scienziato dell’ Osservatorio Geologico Lamont, proiettd su uno schetmo una diapositiva di quel profilo, insieme ad una proiezione tracciata dal calcolatore, che mostrava come il profilo stesso avrebbe dovuto apparite in base alla sequenza delle inversioni geomagnetiche note, a un tasso ptesunto di accre- scimento di 5 cm all’anno. 1 due tracciati risultarono cost sbalorditivamente simili che Allan Cox, presidente di quella riunione, abdicd alle riserve mentali fino allora nutrite sulla teoria dellespansione del fondo marino € pense: “Bonti Divina! Vine, dopo tutto, ha ragione”, Una delle tcorie che servirono a consolidare lipotesi dell’espansione del fondo marino venne claborata da Tuzo Wilson quando tentd di spiegare tun’anomalia strutturale osservata nella Dorsale oceanica: lo studio delle carte geomagnetiche riveld infatti che in molti punti la linea della dotsale era interessata da grandi faglic trasversali ed eta composta in segmenti dislocati rispetto all'asse lungo il percorso serpeggiante intorno al mondo. Spesso queste faglie si estendevano per centinaia di chilometri su entrambi i lati della dorsale. Molti scienziati pensarono che queste dislocazioni su vasta scala fossero apparse fra segment adiacenti del fondo oceanico ¢ che la sommita della catena, una volta continua, fosse stata dislocata da movi- ‘ment laterali, quando grossi blocchi del fondo marino si erano scontrati spostandosi in direzione opposta. Queste faglie, dette trascorrenti, sono un fenomeno abbastanza diffuso sulla crosta terrestre e sembrava possibile che si verificassero anche sul fondo oceanico, Wilson, che cra sempre disposto a prendere in considerazione nuove ipotesi, la pensava diversamente: se grandi “lastroni” di fondo marino si erano spostati orizzontalmente per centinaia di chilometti, cos’era accadu- to del fondo marino rimosso, del quale non si trovava traccia? Le faglie attive sembravano affondare in un fondo indisturbato, cosa apparentemen- 88 eee sent dtge rete se St Ft cia searpate Continentali, 2.900 m di profondth te impossibile se frammenti enormi di crosta fossero scivolati Puno contro Paltro per tutta la lunghezza della frattura. Certo, i dati sismici indicavano che i tertemoti, causati da simili movimenti della crosta terrestre, non si verificavano lungo le faglie esterne alla dorsale, ma si limitavano ai seg- menti di faglie tra le dorsali tagliate da movimenti laterali. Mentre preparava il plastico di una catena sottomarina fratturata per scoptire come avvenisse il fenomeno dell’espansione, Wilson concluse che le fratture dovevano essere un nuovo tipo di faglia, diverso da tutti quelli che si riscontravano sulla superficie terrestre. Pensava aniche che lo spo- stamento differenziale degli assi della catena montuosa ¢ quindi dei seg- menti non fosse stato causato da uno spostamento orizzontale, ma dovesse invece essere un insiene di strutture originali e permanent, il risultato di punti deboli manifestatisi quando i continenti si erano separati. In una convenzionale faglia trascorrente, i segmenti nord ¢ sud della catena avrebbeto continuato ad allontanarsi, uno spostandosi verso ovest, Paltro ‘verso est; intanto i blocchi adiacenti di crosta sottomarina, che sostenevano i due segmenti della catena, sfregando Puno contro Paltro, avrebbero prodotto terremoti lungo i margini del contatto, Secondo Wilson, invece, i due segmenti non si allontanavano, ma restavano al loro posto. L’unico movimento cra quello del fondo marino che si espandeva all’esterno della catena, Solo fra due segmenti interessati da spostamento differenziale degli assi la ctosta si spaccava, allontanandosi in direzioni opposte. Secondo Wilson, inoltte, lungo una simile faglia la Incerazione avveniva in direzione opposta a quella di una faglia trascorrente (pagina 90). ‘Wilson chiamd faglie trasformi queste fratture che tagliano lateralmente la dorsale, perché segnano punti nei quali il movimento del fondo marinoé trasformato da una lacerazione fra segmenti dislocati in un movimento di 89 espansione tendente ad allontanarli dalla dorsale. Nel 1965 il geofisico canadese sctiveva: “La prova della loro esistenza ci farebbe fare un gran passo avanti nello stabilite la realta della deriva dei continenti”” Questa prova sarebbe stata il frutto delle ricerche di Lynn Sykes, un giovane sismologo dell’Osservatorio Geologico Lamont. Sykes aveva gid scoperto che i tertemoti della Dorsale del Pacifico orientale erano con- centrati lungo la cresta della dorsale stessa, come accadeva nell’Oceano Atlantico; aveva scoperto anche che i terremoti nelle maggiori zone di faglie che spezzano la dorsale sono quasi esclusivamente localizzati fra i due segmenti della catena, ossia proprio in quelle zone che Wilson aveva chiamato faglic trasformi, Infatti, quando aveva introdotto il concetto di faglic trasformi, Wilson aveva notato che queste strutture spiegavano le scoperte sismologiche di Sykes. Quando Wilson pubblicé la sua teoria, nel luglio 1965, Sykes partecipava ad una spedizione nelle Isole Figi. Tornato all’ Osservatorio Geologico Lamont quell’inverno, apprese Videa delle faglie trasformi, ma non ne fa impressionato, anche perché nutriva dei dubbi sull'espansione del fondo marino, Allora si mise a studiate la misteriosa simmetria del profilo magnetico della Dorsale del Pacifico orientale rilevata dalla Eltanin e la sua conversione alla teoria di Wilson fu immediata, tanto che in seguito scrisse: “Vidi il profilo in giugno. La mattina dopo mi misi al lavoro”. E ci si mise deciso a sottoporre Pidea delle faglie trasformi ad un esame rigoroso. Per dimostrare la teoria bisognava provare che la dinamica di una faglia trasforme & davvero lopposto del movimento di una convenzionale faglia trascorrente. Una rete mondiale di stazioni sismografiche, installate per distinguere i terremoti dalle esplosioni nucleari sotterrance, aveva messo gli scienziati in grado di compilare dati precisi, che potevano rivelare la direzione di spostamento della crosta terrestre durante un terremoto. Nei laboratori del Lamont era disponibile gran parte di quelle informazioni ¢ Sykes si mise a studiare nel dettaglio le registrazioni microfilmate, alla ricerca di informazioni sui terremoti verificatisi lungo le faglie della dor- sale. In pochi giorni scopri 20 esempi, ¢ ciascuno di essi era stato scatenato da uno scivolamento della crosta terrestre opposto a quello previsto dalla geologia tradizionale, Wilson aveva visto giusto per quanto concetneva le faglie trasformi c Sykes dichiar®: “L’espansione del fondo marino eral solo fenomeno che potesse produrre quei terremoti” Sykes espose per Ia prima volta le sue teorie al Goddard Institute for Space Studies (Istituto Goddard per gli studi spaziali) nel novembre 1966 a New York; il materiale che aveva reperito venne esaminato in seguito, quello stesso mese, in una riunione della Societa geologica d’America che si 90 Una fglia cascorente, seo stereogramen di sinista i mania fra duc mole cetoniche che scortono una contro Pale, Unto provecs terremot uate) bangla Fagin: Uns Fagin tafortne (pr) manifesta dlove segments della dorsal stultano dislocat, {quando fondo marino #llontsna calle reste di fit, teremot sl manera ia set punt dela fghn owe il movimento i tenne a San Francisco. Nella stessa riunione Vine presentd uns relazione che gid nel titolo — Prove dell expansione del fondo marino? — poneva un quesito; il giovane scienziato non aveva perd dubbi quando sottopose ai convenuti Finsieme di prove in crescente aumento convalida del fatto che nuovo materiale del fondo marino fuoriesce in continuazione dalle dotsali ocea- niche e se ne allontana con velocita costante, Un po’ alla volta la comunita scientifica si convinceva: 70 estratti della sua relazione sull"espansione del fondo marino erano gia stati inviati nel gennaio 1967 per essere letti alla riunione di aprile dell’ Unione geofisica americana, che costituiva uno dei pitt antorevoli convegni scientifici annuali degli Stati Uniti, Il personaggio che vi fece da mattatore fu Harry Hess il quale, stando al programma, doveva raccontate i retroscena della sua teoria, un tempo considerata cost radicale. Tl suo intervento fece traboccare la pit grande sala delle conferenze disponibile ¢ quelli che non poterono trovar posto a sedere s’accontentarono di stare in piedi nel corridoio pur di poter ascoltare Puomo che un tempo aveva definito Te sue idee come “geopoesia” per non essere deriso, Henry Menard, dell'Istituto Scripps, di Oceanografia, un geologo mati- no, spiegd che gli scienziati dicevano a se stessi: “Le mie osservazioni sono inconciliabili con Pespansione del fondo marino; devo preparare una dimostrazione critica che le cose stanno cosi e demolire questa pazza teoria, in modo che si possa tornare tutti quanti al lavoro". Invece, quando riesaminarono i dati raccolti alla Iuce della nuova teoria, andarono man mano scoprendo che quella del fondo marino in espansione era, in tutto € per tutto, un'ipotesi che poteva funzionare. E tuttavia le prove concrete continuavano a sfuggire di mano... fino a quando fu possibile usare la Glomar Challenger, una nave altamente sofisti- cata, progettata da una compagnia californiana per le trivellazioni petro- lifere fuori costa e per il prelievo di “carote” di 10 m da fondali oceanici mai raggiunti prima, Nel 1968 la nave inizid una serie di missioni facenti parte di un progetto congiunto al quale partecipavano V Osservatorio Geo- logico Lamont ¢ altri centri di punta nelle ricerche oceanografiche. Per- forando i sedimenti oceanici sino a raggiungere Ia crosta sottostante con una colonna di aste, ossia con una serie di tubi uniti assieme, lunga quasi 6,5 km, la Glomar Challenger prelevd 790 m di carote da 17 perforazioni ampia- mente spaziate sui due versanti della Dorsale atlantica alla latitudine di 30 gradi sud ¢ anche lungo una delle bande magnetiche che mostrava un buon campo d’inversione. Fu un evento tecnologico di rilievo, pittorescamente paragonato al tentativo di perforare i marciapiedi di New York dall"Em- pire State Building con una colonna di spaghetti. Quando analizarono gli scheletri fossili degli organismi marini inglo- bati nelle carote prelevate, gli scienziati scoprirono che i sedimenti pid antichi di ogni strato, quello immediatamente sovrastante il basamento di basalto, erano direttamente correlati alla distanza della carota dalla dorsale: pit aumentava la distanza del campionamento dalla cresta della dorsale, pit'antichi erano i fossili. La datazione indicava una velocita di allonta- namento dellordine di 2 em allanno su ciascuno dei due versanti, che collimava csattamente col ritmo precedentemente calcolato datando le inversioni del campo magnetico e confrontandole con le bande magnetiche del fondo oceanico. “La prova dell’espansione del fondo marino sembrava essere nelle nostre mani”, ebbe a dire Arthur E, Maxwell, condirettore della spedizione ¢ membro dell’Istituto Oceanografico di Woods Hole. Lo sviluppo e la successiva conferma della teoria dell'espansione del fondo marino fu un avvenimento assai importante, un solido punto di riferimento che avrebbe segnato Pinizio di un decennio di straordinario progresso scientifico, Ma il futuro aveva in serbo ben altre sorprese, che presero a manifestarsi con sconcertante rapidita. on S] ESPLORANO GL] ABISSI CON UN MINISOMMERGIBILE {Uno dei nomi pid not della icetea occa nografiea¢ Ab. Non cison alti termini per denominarlo perehé Ali @ un minu- Solo sommergbie costo nel 1964 per ia Marina miltare degl Statl Uniti e da allor sempre stato lzato dal stitto Gceanogefio di Woods Hoe, Le ecco all posit di ricerehe abil dll’ tinhtnoo permesso agli scinvitosserv rione cl registcione di prove di prima trano dellespansione del fondo matin. Tsemmergbill convenzionall non poso- so immergers a pit di 300 m a aust della fore pressione delfacqua a quella profon- dik Ala a sfera in leg di ttanio,spessa 5 tinyche cond Fabitacolo dell Abt, pe fete immersion sino x 000 m senza cole pe pilots e peti due “pasegge Te dimension ssfoste consentond si tmanovearefellmenteiminisommengbile 1 propulsione eltrica fea | etepacel gl Spann recta del fondo marino, ala thodestavelocta di 15 modi, mente i Braccio meceaico cacegle. dal fondo campion le macehine da sprest ees Stator accumula e registro una gan Ge quanta di dat ed omervazions Benché sia indipendente durante le i messioni, Phin dipende da una nave ap ogg ln Ly quad? in sper. In Tans! fra 1 due scafi della Lad, Ai viene gollevato in copera per ttt le ope faaoo! di cul abbsogna e peri teasport L'Abin ha conoseuto moment di gloria anche a prescinderedalfoceanografia, Nl {9d6adesempio il minisommergbile oct lng) una borba allidrageno americana caduta in mare al ago dll cosa spugnola in seguito ad una collsione acrea Mini minascolo sommergiile acquis imperitura fama scentificn nel 1974, du tame Fesplorazione della Dorale medio Mlanti nota come Progeto. FAMOUS (french- American Mid-Ocean. Undersea Study. Effetuando immersion ripetate a uote 2.650 m lng un tato dela drsale 2 Sod-ovest delle Azone, VAbm © due Sommer frances accelserocampioni 100.000 fotografie, molte delle quali mo- stranoformazioi i colate di lava. Sod Sfetisigeologl poterono oservare ed ana iizare fe loclta nelle qull Tativia val file al fondo marino lungo la dorsal Lo spaccar ryels la strottura compat del ‘minisounmergibile Alin, 7,62 me Io aso di Cmerpenaa ln sfera che alloggia | tre merbri dellequipaggio pud stcears dl resto dello cao alice gala (iad dsr) 92 —_feiio or warenate ‘ueccauiswo 1 san Dene ene eNSORE 01 GORREN Aeris HOLE r _ at a) | nL iV Nella tena totale del fondo marino «3200 tm (lag) Ilion digende dala Lat per detcrminare [a prope posione- Imps Seon, det pg dag soencanemess dal Sin dicctamente sie tetmessi da speed impega da case pig per rapglungee fietibre per le divets deer Calcolatoré della La detenina [a posiione Gallon con wnapprosioaione 7 m ‘Man mano che le case di zavorn si riempiono d acqus, Ab scende vers i Tondo (rymadh «dei, oan 3) minisommergibile & sul fondo, il pilota(e dh, al etm) ease Vesteeno ateaverso 1 povtella principale, mentee due sclenziat) fanno osservatontataversot portll Tate Un ocesnografoaclla sala operation della Lal in contatto col pilots dell Abin tramite un telfogo acti. Nave appegio € ta durante le immersion. cence Peeper eet i Race ee oe Stn eee ery Pere ree ns Peet ene ee a Soin eee at eer See eee rete eee ere Capitolo 4 est cart topografics,eacciata da un lcolstore utissndo dat reco on rie ut in mate ea toes, sels una grande niga esi enuoeo tela della otsale medio-atantics et bord del einen sudamericano e abcuno, La nuova one della dinamica terete, che enslid)negh anni Sesunt,spcgs I proces HTormasione di questi parallel ge NASCE UN ORDINE NUOVO 2 E stato come se avessimo passeggiato su di una nave, a testa bassa per osservare la coperta, senza mai alzare gli occhi per renderci conto che la have si stava muovendo”. Cos} il geofisico Tuzo Wilson defini il grande tisveglio che coinvolse le scienze dello studio della terra quando si affermd Pidea rivoluzionaria delPespansione del fondo marino. Non si vetificano spesso rivoluzioni nel mondo delle scienze, ciascuna delle quali dipende da un insieme di conoscenze specifiche accumulate in molti anni di labotiose spetimentazioni, di osservazioni e di documenta- zioni, Thomas J. Kuhn, uno storico della scienza, ha osservato che, col passar del tempo, in un campo scientifico particolare si da per scontato un numero sempre maggiore di teorie senza pid sottoporle ad una verifica rigorosa, Prese nell'insieme, esse formano quello che Kuhn definisce il paradigma della scienza, vale a dire un consenso fra studiosi che diventa in tal modo una dottrina, Nel corso normale degli eventi, Portodossia scien- tifica si preoccupa di colmare le lacune presenti nel suo paradigma e formula i problemi nell’ambito del paradigma stesso, ricercando dettagli che ne confermino l'accuratezza € la validita, Le nuove teorie che rientrano nel paradigma di solito vengono accettate subito e con facilita, quelle che lo contraddicono sono spesso ritenute non valide e respinte in prima istanza, Cosi, mentre la scienza sarebbe senza dubbio caotica senza uno schema ordinato, il paradigma pud diventare e spesso diventa un supporto, un comodo sostituto del pensiero critico. Quando espose la sua teoria sulla deriva dei continenti, Alfred Wegener corse un doppio rischio: non solo sfidé il paradigma di una terra in via di taffreddamento e di contrazione, ma lo fece dalla svantaggiosa posizione di estranco alla disciplina geologica, perché aveva studiato per diventare meteorologo ¢ astronomo; & naturale che i difensori dell’ortodossia Pab- biano preso di mira per distruggerlo sin dall’inizio. Leminente geofisico Harold Jeffreys, ad esempio, affermé che la teoria di Wegener violava le leggi della fisica, Secondo Jeffreys i continenti non potevano assolutamente solcare il mantello terrestre che, come dimostra- vano i rilevamenti sismici, @ formato da solida roccia, Udeciso rifiuto della teoria della deriva dei continenti da parte di Harold Jeffreys era in perfetto accordo con il consenso degli studiosi del tempo e sufficiente per indurre molti colleghi a respingere quell’audace ipotesi, Disgraziatamente per lui, gli argomenti da Iui prodotti a sostegno della propria tesi erano erronei: ulteriori ricerche avrebbero dimostrato che, dopo tutto, il mantello terrestre non & affatto rigido. I paradigma incomincid a mostrate i suoi lati deboli negli anni Sessanta, 101 In quegli anni, infatti, geologi, oceanografi, geofisici, sismologi c studiosi di paleomagnetismo stavano facendo Pinventario di tutti quei fenomeni che contrastavano con gli assunti e le ipotesi che avevano prevalso per tanti anni, Verso la meta di quel decennio alcuni scienziati incominciarono a intravedere, dietro la facciata minata dei vecchi schemi di pensiero, un concetto interamente nuovo, capace di inserite in uno schema globale Pespansione del fondo oceanico ¢ la deriva dei continenti, ‘Tuzo Wilson fu il primo a delineate il futuro della scienza, Sctivendo sulle faglie trasformi nel 1965, prospettava Pipotesi che le strane strutture gcologiche potessero spiegarsi come prova di una rete di “molte, grandi zolle rigide” in movimento costante, che assieme costituivano la superficie terrestre, In una mappa che accompagnava il testo, spiegava come le dorsali oceaniche, le faglie trasformi, le montagne ed i sistemi di atchi insulati vulcanici attivi potessero essere interpretati come le linee di demarcazione di quelle zolle mobili; si impegnd perd maggiormente a spiegare il concetto delle faglie trasformi piuttosto che ad enunciare una nuova teotia globale ed inoltre non approfond) il tema delle zolle in movimento. Dan P. McKenzie, un giovane geofisico inglese, riprese l'idea delle zolle igide nel 1967, quando, assieme al collega Robert L. Parker, pubblicd un articolo nel quale adombrava lipotesi che le zone tertestti sismicamente ben definite demarcassero il confine fra un certo numero di zolle rigide come “lastre di pavimentazione stradale”, Le analisi dei tertemoti in tutto il Pacifico rivelarono una direzione costante del movimento crostale; larghi lembi del fondo oceanico sembravano sia rigidi che in movimento. Queste pietre di pavimentazione, scrissero McKenzie e Parker, combaciano senza interruzioni, componendo le zolle in un unico mosaico. Uconcetto sollevé un’infinita di quesiti spinosis see zolle esistevano e se si spostavano, perché e come si muovevano? Quali relazioni si stabilivano fia il loro spostamento € le strutture geologiche della tetra? Riuscire a spiegare come masse immense ¢ irtegolari potessero spostarsi sulla superficie della terra era una sfida che fu presto raccolta. W. Jason ‘Morgan, un geofisico di Princeton che aveva lavorato da solo sull’idea delle zolle rigide sin da quando aveva incominciato ad interessarsi all’espansione del fondo marino grazie ai contatti avuti con Harry Hess, suo compagno di faco'ta, pensd che la risposta al quesito si dovesse cercare nella matematica: nel XVIII secolo il matematico svizzero Leonardo Eulero aveva dimostra- to che una sezione di superficie sferica in movimento sulla sfera & costretta a ruotare mentre si sposta. Bulero aveva trovato un teorema per calcolare la posizione dell’asse di rotazione della sezione, asse che passa sempre per il centro della sfera, Applicando il teorema di Eulero all'ipotetico movimen- to delle zolle sulla superficie terrestre, Morgan elabord un metodo che utilizzava la direzione delle faglie trasformi di Tuzo Wilson lungo i margini delle zolle per localizzarne ’asse di rotazione. Trovata Ia posizione delPasse, avrebbe potuto calcolare Ia direzione ¢ la velocitA relativa del movimento di un segmento qualunque della zolla basandosi sulla sua distanza dall’asse stesso. er vetificare Je sue scoperte, W. Jason Morgan effettud uno studio accurato delle bande magnetiche del fondo su ciascun versante della Dorsale medio-oceanica, la grande catena montuosa sottomarina, lunga 65.000 km, che corre lungo tutto il globo terrestre. Se una zolla fosse stata in rotazione, i punti pit prossimi all’asse avrebbero dovuto ruotare pitt Ientamente di quelli pit distanti c di conseguenza le bande magnetiche avrebbero dovuto diven- tare pid ampic relativamente alla distanza dall’asse di rotazione. Morgan riscontrd che Ia velocita di espansione del fondo marino lungo la Dorsale atlantica variava infatti in funzione della distanza dall'asse di rotazione che aveva localizzato e che Ia variazione era di una ptecisione geometrica, Cost 102 incotaggiato, costrul una mappa che mostrava come la superficie terrestre fosse suddivisa in sei grandi zolle e in circa dodici pit piccole “sottozolle”. Le notizie di quel lavoro si diffusero negli ambienti scientifici molto prima che Morgan le pubblicasse ¢ furono oggetto di ampi dibattiti fra gli scienziati che partecipavano al convegno annuale dell’Unione geofisica americana nell’aprile del 1967 a Washington. La scoperta di una dimo- strazione matematica precisa a sostegno di un’idea che per anni era stata giudicata pura fantasia aveva creato una grande aspettativa, Walter Alva- tez, che sarebbe diventato docente di geologia all Universita di California a Berkeley ed era allora un giovane laureato che si stava specializzando, ebbe a rammentare “Vatmosfera eccitata, clettrizzata che caratterizzd tutta Ia durata degli incontri”, Ricordd inoltre che un professore lo afferrd per un braccio esclamando: “Noi siamo testimoni di una rivoluzione”. La telazione presentata da Morgan, intitolata Rien, fase tettonicb, grandi faglie ¢ zalle crstali, fa pubblicata dal Journal of Geophysical Research nel marzo 1968. Morgan spiegd cosi i suoi assunti nel sommario apertura: “Si considera la superficie terrestre formata da un certo numero di zolle crostali tigide. Si considera che ogni zolla @ circondata da rilievi (dove si formano nuove superfici), da fosse tettoniche o da montagne a pieghe recenti (dove la superficie viene distrutta) e da grandi faglie”, Tre mesi dopo Xavier Le Pichon, un oceanografo francese che lavo- tava all’ Osservatorio Geologico Lamont, attinse ai lavori di Morgan, McKenzie e Parker e ai dati geofisici degli archivi dell’osservatorio per pteparare una sintesi esauriente della storia dei movimenti delle zolle maggiori, Usando la tecnica geometrica di Morgan, Le Pichon dimostrd come le sei maggiori zolle si fossero mosse per dischiudere il Pacifico, PArtico, l’Atlantico ¢ POceano Indiano ¢ confermé anche P’assunto di ‘Morgan secondo cui la superficie terrestre @ suddivisa in un numero limitato di blocchi rigidi in movimento relativo gli uni rispetto agli altri, aggiungendo una precisazione importante: “Tutti i movimenti sono cortelati, sicché non possibile comprendere alcuna espansione delle dorsali oceaniche indipendentemente dalle altre, Conseguentemente, ogni mutamento di maggiori proporzioni nell’andamento dell’espansio- ne dev’essere globale”. Pitt notevole ancora della sua analisi sui fatti del passato era la volontA di predire la natura dei movimenti delle zolle pit lontane, pur coi pochi dati di cui poteva disporre. In seguito, quando nuove osservazioni convalidarono le sue previsioni, idea delle zolle in movimento superd la prova decisiva. Poco dopo tre sismologi del Lamont ~ Bryan Isacks, Jack Oliver e Lynn Sykes — in una telazione pubblicata sul Jounal of Geophysical Research nel settembre 1968 fecero notare che Pattivita sismica mondiale convalidava Vipotesi delle zolle in movimento. Terremoti superficiali caratterizzavano le catene sottomarine e le faglie trasformi; terremoti profondi si manife- stavano solo dove le zolle vengono assorbite nelle fosse oceaniche. Inoltre, la direzione del movimento tertestre nei terremoti concordava con le previsioni matematiche di Le Pichon sul movimento delle zolle. Secondo F. Dewey, professore di geologia all’Universita dello stato di New York ad Albany, si possono distinguere quattro tipi di zone sismiche, sia su basi morfologiche che su basi geologiche. Il primo tipo é localizzato lungo Passe delle dorsali medio-oceaniche, caratterizzate da un clevato flusso di calore superficiale da una attivita vulcanica di tipo basaltico; Pipocentro dei terremoti & qui poco profondo (meno di 70 km). Il secondo tipo di zona sismica & caratterizzato da terremoti poco pro- fondi ¢ dallassenza di attivita vulcanica, Tipico esempio & il territorio californiano lungo la faglia di San Andreas. Il tetzo tipo di zona sismica é intimamente connesso con le fosse ocea- 103 x * Cee niche profonde, associate a sistemi di archi insulari, come quelle che bordano POceano Pacifico occidentale, In tali zone si possono verificare terremoti superficiali, intermedi (da 70 a 300 km) o profondi (da 300 a 700 km), a seconda della localizzazione dell ipocentro. Tl quarto tipo di zona sismica & ben rappresentato dalla fascia che si estende dalla Birmania fino al Mediterraneo. In questa ampia zona conti nentale i terremoti, generalmente superficiali, sono associati ad elevate catene montuose, chiaramente dovute alla presenza di grandi forze di compressione. Rari i terremoti ad ipocentro profondo in alcune localita a nord della Sicilia e al di sotto dei vulcani delle Eolie. Assieme alle scoperte di Isacks, Oliver e Sykes apparve una cartina spettacolare.preparata da due altri sismologi del Lamont, che con pazienza da certosini avevano tracciato su di essa tutti i terremoti registrati dal 1961 al 1967. Vi appariva una ragnatela di epicentri sismici che segnava In traccia della Dorsale medio-oceanica attraverso il globo, seguendo fedel- mente le zone di frattura lungo le faglie trasformi. Nugoli densi ed assai visibili di lineette s'ammassavano poi sulle fosse oceaniche ¢ sulle zone di collisione delle zolle, Un versione murale venne appesa in una sala del Lamont ¢ per settimane e scttimane i ticercatori trascorsero i momenti di pausa dal lavoro davanti a quella carta, gli occhi fissi all intreccio mera- viglioso che mostrava in modo inequivocabile le zolle in movimento. “Toced a Isacks, Oliver e Sykes dare un nome a questa nuova e sempre pit utile concezione, cosa che fecero in un articolo del 1968, mutuando un termine usato da pitt di cent’anni per descrivere processi geologici dinamici quali la formazione delle montagne e i corrugamenti. La chiamarono tetto- nica, dal greco tekton, che significa costruttore. Per meglio far risaltare Ia noviti ¢ la portata della concezione, i tre proposero di chiamarla “nuova 106 {cubett din gioco per agra s exon del feiremoto che ha ssonvoto Inet di Nigata in. Glappone nel giugno 1968, Perla vicinaten del peofondo Fonte di aconto ononcisto come Fossa del Giappone, ‘ccpelag giapponese he subito paecohi Spuventon cstachams di questo genre tettonica globale” che subito, nell’uso comune, divenne “tettonica a zolle”, In seguito, Jack Oliver rammentd ’entusiasmo suo e dei colleghi durante Ja stesura delia relazione che tanto aveva fatto per confermare quella teoria ivoluzionaria e scrisse: “Ci sentivamo coinvolti in una grande rivoluzione delle scienze della terra in generale € della sismologia in particolare. Anche se il tempo avesse dimosteato errata lintera concezione, avrei continuato a considerare quegli anni come il momento pitt vitale della mia carriera, perché non c’é dubbio che gli eventi che s'intravedevano allora segnavano Pinizio di un’era nuova nello studio della terra” Persistevano pero argomenti ancora legati alle teorie precedenti, Alcuni geofisici si buttavano sulla nuova frontiera della tettonica a zolle, mentre altri continuavano a nutrire dubbi sulla deriva dei continenti, quando due scoperte spazzarono via le ultime resistenze, Nel 1960 geologi del Massachusetts Institute of Technology, noto anche come MIT e dell’ Universita di San Paolo in Brasile avevano deciso di usare Ie tecniche di datazione con isotopi radioattivi per controllare le osserva zioni fatte pid di cento anni prima da Alexander von Humboldt, lo scien- ziato tedesco che aveva scoperto Pimpressionante correlazione fra le for- mazioni rocciose delle due sponde dell’ Atlantico. Quando confrontarono gli strati rocciosi delle montagne dell’ Africa occidentale con quelli delle montagne del Brasile orientale, scoprirono che et’ ¢ la composizione dei diversi strati combinavano perfettamente, dimostrando che le rocce face- vano parte di una medesima formazione. Di particolare interesse si riveld un limite ben definito fra due province geologiche, una vecchia di due miliardi di anni nel Ghana ¢ Paltra di 600 milioni danni, con essa con- finante, in quello che attualmente é il Benin, regione nel complesso inte- essata da una storia geologica simile. La linea di demarcazione fra le due zone terminava nell’oceano nei pressi della cittd di Accra e i geologi calcolarono che, se nel passato il Brasile era stato veramente congiunto all’ Africa, quella separazione sarebbe riapparsa sulla costa nord-orientale del Brasile, vicino alla citta di Sto Lufs. “Con nostra sorpresa ¢ grande soddisfazione”, cbbe a dire Patrick M, Hurley, direttore del progetto e in precedenza scettico sulla deriva dei continenti, “Ia linea di demarcazione era esattamente dove avevamo calcolato che si trovasse”. Hurley descrisse quella scoperta nel 1968, L’anno seguente, i paleonto- Jogi di una spedizione nell’ Antartide fecero quella che fu definita “una delle pitt grandi scoperte di fossili di tutti i tempi”. Su una falesia rivolta a nord, chiamata Coalsack Bluff, s'imbatterono nelle ossa di un tettile di dimensioni simili a quelle di una pecora chiamato Lystrasaurus. Ea il primo animale terrestre vertebrato che fosse stato scoperto nell’Antartide; si sapeva che il Lystrosaurus ea vissuto in Africa, in India e in Cina fra 180 € 225 milioni di anni fa e Edwin H. Colbert, dell’American Museum of Natural History di New York, commento che “la presenza di Lystresanrus nell’Antattide indica che questo continente era congiunto direttamente su un ampio fronte con I’Africa australe, Il medesimo concetto vale pet la penisola indiana; tutti assieme, formavano un’unica terra” Queste scoperte geologiche e paleontologiche provavano che gli attuali continenti erano stati uniti in origine e che si etano poi separati. Alla loro apparizione la rivoluzione delle zolle tettoniche aveva ormai fatto progressi considerevoli ed affascinato gli scienziati in America ¢ in Europa. I pro- fondo significato della nuova teoria non venne perd recepito in pieno sino al convegno dei geofisici tenutosi a Mosca nel 1971. Solo pochi anni prima la strageande maggioranza degli scienziati che partecipavano a simili sim- posi avrebbe considerato come pura eresia Pidea della detiva dei conti- nenti; invece a Mosca quasi ogni studioso occidentale non solo accettava idea del moto dei continenti, ma era diventato un sostenitore della tet- 107 I f—8SV ZEST Te oe ES oO tonica a zolle, Si era vetificata un’incredibile inversione di tendenza. Poco dopo la nuova teoria trovd un’altra conferma in circostanze eccezio- nali, Nel dicembre 1972 lastronauta americano Harrison Schmitt, in orbita intorno alla terra a bordo della nave spaziale Apallo 17, dopo aver osservato il como nord-orientale dell’ Africa, comunicé alla base di controllo: “Non sono cresciuto nella convinzione dei continenti alla deriva né dell’espansione del fondo marino, ma posso dirvi che basta guardare da quassii come i diversi pezzi possono combaciare per convincere chiunque”. Perfezionata dagli studi degli specialisti che si dedicano alle scienze della terra, Ia teoria della tettonica a zolle sostiene che l’involucto esterno della terra, chiamato litosfera, & nell’epoca geologica nella quale viviamo sud- diviso in nove grandi zolle ¢ in un certo numero di zolle minori, Fatta eccezione per le zolle oceaniche ~ quella pacifica, di Nazca e Cocos — le zolle maggiori prendono il nome dei continenti che inglobano: Nordame- rica, Sudamerica, Eurasia, Africa, India-Australia e Antartide. La maggior parte delle zolle si compone di crosta sia continentale che oceanica, benché una delle pitt vaste, quella pacifica, sia quasi completamente oceanica e una delle pit piccole, quella turca, sia completamente terrestre. Quanto a dimensioni e forma, i continenti stessi hanno poca somigtianza con le rispettive zolle: vengono trasportati su di esse come tronchi d’albero imprigionati in un lastrone di ghiaccio alla deriva. In contrasto con il pavimento oceanico, costantemente assorbito nelle zone di subduzione rigenerato lungo la Dorsale medio-oceanica, i continenti sono elementi permanenti della crosta terrestre, € siccome sono pit leggeti e pid spessi della crosta basaltica oceanica, non affondano mai, Quando i continenti portati da zolle convergenti ’incontrano, collidono, i bordi si corrugano, le zolle si incastrano ¢ il loro movimento cessa momentaneamente, Spesse circa 100 km, rigide ¢ resistenti, le zolle galleggiano su uno strato soffice, caldo, semivischioso del globo chiamato astenosfera, la cui presenza & stata dedotta mediante sofisticate analisi delle onde sismiche. Sotto Pasteno- sfera ’é il profondo mantello terrestre, 0 mesosfera. Alte temperature € pressioni tremende sullo strato pitt alto dell’astenosfera la deformano, ne Provocano lo scorrimento plastico ¢ cosi permettono alle zolle, spinte da forze non ancora completamente note, di muoversi millimetro per millimetro, nel loro incessante viaggio attorno alla superficie del globo ad una velocitd che ‘non supera la crescita di un’unghia del corpo umano. Le complicazioni di questo spingersi e urtarsi della crosta sono infinite: nessuna zolla é un semplice rettangolo che emerge nettamente con un lato, scivola sfiorando altre zolle lungo due lati regolari per sprofondare nel mantello col quarto lato, Invece, i bordi sono formati da una complicata serie di rilievi: @ qui che esse si frantumano, creando le faglie trasformi, dove sfregano I’una contro Valtra e le fosse di subduzione, dove due zolle collidono ¢ una viene spinta sotto Paltra sprofondando ne! mantello, ‘Tuttavia non tutte le zolle vengono distrutte dalle fosse tettoniche lungo illloro margine anteriore: la zolla africana e antartica sono quasi comple- tamente circondate da tilievi che formano il fondo oceanico ¢ in nessun punto vengono distrutte, Inoltre nessuno dei due continenti mostra segni di compressione, L’unica spiegazione di questa apparente contraddizione & che le zolle aumentano di dimensione; le stesse dorsali debbono allonta- narsi dai continenti, riducendo le dimensioni delle altre zolle, Fondamentale per la teoria della tettonica a zolle é l’assunto secondo il quale, pur muovendosi a differenti velocita relative, che yanno da pochi millimetri a 12,5 em all’anno, tutto Vincastro & concatenato, sicché nessuna zolla pud muoversi senza che il suo spostamento trascini anche le altre e Vattivita di una qualunque di esse pud influire sul movimento di un’altca 108 I siasetto senaa fine delle masse terrestei ccomprende talvola anche lo retolamento dei continent. Tal feta initlano quando il ‘magia slcada la crv continental forma ‘int cupol (ap), che pos spacea formant un tplice sa (ela) A tuna clasienfratura a Y fea VAM. Settentrionalee 'Arabit: due samt della ffattura sono il Mar Rosso ¢ il Golfo di Aden; ‘I terzo€ il Gra Rift afreano, che sta lentamente spaceando PAfrie in due pezzi Jontana migliaia di chilometri. L’Oceano Atlantico non potrebbe ampliar- si, come invece accade per Pallontanarsi della zolla africana e di quella sudamericana, se nelle fosse tettoniche profonde del Pacifico il pavimento non si consumasse pitt rapidamente di quanto non si rigeneri lungo le dorsali pacifiche. Secondo i parametri geologici, le zolle si muovono rapi- damente: 5 em all’anno, una velocita tipica, fanno 50 km in ua milione di anni. Ci son voluti appena 150,000.00 di anni perché una semplice frat- tura in un continente del passato si trasformasse nell’Oceano Atlantico. La forza motrice della tettonica a zolle & il calore. Generato nelle pro- fondita della tersa dal decadimento radioattivo, il calore raggiunge la superficie prevalentemente lungo la Dorsale oceanica. La tensione laterale, creata dalla spinta che provoca Pallontanamento delle zolle tettoniche dalla cresta, riduce la pressione verticale sul sottostante magma caldoe fas che questo sgorghi in superficie dal mantello. Il magma scaturisce sotto forma di lava, riempiendo le fratture generate di continuo dalla separazione delle zolle, si raffredda e diventa un basalto che si salda ai bordi della zolla in movimento sui due versanti della dorsale, formando nuova crosta del fondo oceanico. Dove le zolle si separano rapidamente, come lungo la Dorsale del Pacifico orientale, non si formano fosse tettoniche; il fondo doceanico di nuova formazione migra hungo i pendii di ciascun versante del tilievo. Dove la separazione é pid lenta, come lungo le dorsali dell’Oceano Atlantico e di quello Indiano, si formano scarpate scoscese su ciascun lato di una profonda fossa tettonica al centro della dorsale. Le faglie trasformi, dove zolle di nuova formazione scivolano una contro Paltra, sono generalmente parallele alla direzione di scorrimento delle zolle tettoniche, Se la frattura avviene con un certo angolo, si forma no abissi profondi quando le zolle si spezzano obliquamente (il bacino del Mar Morto potrebbe essersi formato cosl); se invece queste convergono obliquamente, comprimendosi formano catene montuose oppure si spez- zano lungo nuove fagli. La pit famosa e visibile faglia trasforme esistente & quella di San Andreas, che #allunga per 1.600 km da Capo Mendocino, nella California settentrio- nale, attraversa la California occidentale sino alla Dorsale del Pacifico orien- tale, passando sotto le acque del Golfo di California, La zolla pacifica, rap- presentata dal margine occidentale della faglia di San Andeeas, si sposta verso nord-ovest alla velocita di circa 5 cm all’anno rispetto alla zolla americana, che & rappresentata dal margine orientale dela faglia. Quando le due zolle si muovono una contro Paltra intervengono frantumazioni e lacerazioni colos- sali: pasti di esse si incastrano, le spinte aumentano sino a quando Patrito non viene eliminato da un terremoto di grande intensita. B cid che accadde alle 5:12 del 18 aprile 1906, quando, in meno dun minuto, una zolla sovrascorse per pit di 6 m verso nord su un tratto della faglia lungo 435 km, liberando Penergia cinetica che si era accumulata per pitt d’un secolo causando il catastrofico terremoto di San Francisco. Mentre nuova crosta oceanica si viene man mano generando, altra crosta vecchia deve essere distrutta 0 ridotta con lo stesso ritmo, Di conseguenza ezolle che emergono lungo le dorsali oceaniche scivolano sull’astenosfera, spostandosi sfregano contro altre zolle lungo le faglie trasformi e sono quasi tutte localizzate su rotte che le porteranno a collidere con altre zolle. Non v% collisione pid spettacolare di quella fra due continenti che, portati dalle rispettive zolle, cozzano l’uno contro altro ¢, ripiegandosi sotto Pimmensa pressione, danno origine a grandi catene montuose. Un esempio maestoso di collisione fra due continenti é costituito dalla catena montuosa pitt alta del mondo, PHimalaya. Questa sequenza di picchi torreggianti & tuttora soggetta a spinte tettoniche, poiché "India, inserita nella 2olla indo- austaliana, continua a premere contro il Tibet, situato sul bordo meridio- 110 bee UNA NAVE PER ESPLORARE IL FONDO OCEANICO wal ft Molt indi essenziali per la comprensione dei process tettonici che modellano la ter- ra vennero scoperti in fondo al mare, da ‘ampioni faticosamente raccolti sui fondali ‘oceanic. Questa ricerca venne accelerata dalla Glomar Challenger, una nave tivoluzio- rnaria per le trivellazioni sottomarine. Commissionata nel 1967 da un consorzio diistituti oceanografici, la Glomar Challenger pfefentava un singolae problema di pro. gettazione: mentre infatti le piattaforme per le trvellazioni petrolifere si ancorano nelle acque relativamente basse della piat- taforma continentale, la Glomar Challenger ayrebbe dovuto operare in acque profonde oltre 6,000 m, Occorrevano altri mezzi per ‘mantenere in posizione la nave mentee la sua trivella, formata da una “‘olonna” di aste da 5 polici (em 12,5) lunga circa 6.400 'm, perforava il fondo oceanico penetran- dovi per centinaia di met Per prima cosa i progettisti dovettero realizare una nave pesante, con una stab lita eccezionale per quelle dimensioni. Poi- chécon il mare grosso un certo movimento si sarebbe comungue registrato, dovettero inserire giunt telescopici nella colonna di aste affinché la testa perforante rimanesse Sempre vertical. Ma Tinnovazione mag. ‘ore fu costtuita dal sistema di posiziona- mento della nave, comandato da un caleo- Iatore elettronico che tencva automatica- mente conto della spinta dei venti e delle correnti;azionando Velica principale ¢ le cliche di manovra lateral esso manteneva la nave quasi immobile sulla trivella anche durante tempeste violente, in cui enormi ondate spazaavano la copetta Lecarote, cilindr di occa edi sedimen- ti lunghi anche 10 m prelevati dal fondo ‘marino, farono il brillante rsultato ottenu. to grazic a questopera d’avanguardia. Gia 13 mesi dopo la prima spedizione del 1968, In Glomar Challegeraveva prelevato quasi 80 km di carotaggi in oltre 500 postazioni sparse per il mondo, Quei campioni forni ono prove a conferma dellespansione del fondo marino, dat sulla vita nel mare nelle epoche passate e furono di grande utili agli scienziati per meglio comprendere la ‘meccanica della formazione del fondo ma- tino, Erano tanti gli scienziatiinteressati all’analisi dei campioni, dai vuleanologi i biologi, che fu impostbile accontentare ttt, € cid sta a testimoniare 'ineguaglia- bile utlitd della Giomar Challenger quale stru- mento di ricerca negli abissi del mare Nel 1980 le Glomar Challener & al largo delle coste brsliane per raccogliere campioni del fondo dell Atlantico meridional, La tote, alta 43 m, pud sostencre nna batteria di aste Gi perforsione di 454 mt «Bhuzzatone SONA sistema di posizionamento dinamico della Ghimer Challe iceve it impuls tarmessi da tan gvitello sonar porato sul fondo, eaeols Is deriva eaatona le eliche che tengono la nave in posisione sulla civella Una specie di iimbuto, argo cisea 5m (ria) © dotato di rifletote soa, petmett di seiasrie la batter di peforusione nel foro. pers sla pistaforma della tore della CChimer Chainer aggacciano con tcoalie ‘drvliche unass Tenge sn tenting meth tis rela Le eagle pxsono tvvtare de stein 0 second, La colonna di ture ceve il moto dlla avon i rorione, the viene mese in movimento da motor! tani anche pet le manovre di etaionee pet ITSato delle batee dl pesforsione Fea una colonas ¢' rasta la iataflora, x ven i tbe s ‘rola la cnrota di “= atano le fla tivell. nale della zolla euroasiatica, Le Alpi si sono formate nella stessa maniera € questa orogenesi ha avuto inizio circa 80 milioni di anni fa, quando i frammenti continentali pit. esterni della zolla africana sono entrati in collisione con Ia zolla euroasiatica. La continua pressione fra queste due zolle sta lentamente chiudendo il Mar Mediterraneo. Quando due zolle oceaniche collidono, il risultato é meno evidente, ma non per questo meno significativo, La pid glovane delle due zolle @ anche la piti leggera (le zolle aumentano di densita raffreddandosi). Come conse- guenza, la piti giovane sale sul bordo di quella pid antica, che sotto quel peso si piega e affonda ripidamente nellastenosfera, Affondando nel globo, la zolla pitt vecchia ¢ pid pesante forma una fossa che pud raggiungere anche 100 km di larghezza, una lunghezza anche superiore ai 1.600 km © tuna profondita di parecchi chilometri, La Fossa delle Marianne, nella quale discende la grande zolla pacifica, rapptesenta Pabisso pid: profondo del globo terrestre: essa inizia in prossimita dell’Isola di Guam, curva verso nord ¢ raggiunge una profondita di circa 11,000 m. Se Ia zolla che affonda sostiene un continente, quando le terre emerse giungono sul bordo della fossa causano manifestazioni gigantesche: materiale continentale, che é pitt leggero, non pud affondare, ma si immer- ge nella fossa seguendo la crosta sottostante sino a quando resta intrappo- lato; allora il bordo anteriore si corruga dando origine a catene montuose, a pieghe ¢ a falde di ricoprimento c inglobando parte della crosta oceanica, che viene cosi a trovarsi depositata sul continente, Intanto Ia pressione aumenta sino a quando la fossa reagisce con intensa attivita sismica € la zolla oceanica che prima si innalzava ora affonda, infilandosi sotto la zolla continentale (volla discendente). Questo processo pud spiegare perché molte fosse oceaniche si trovano lungo il bordo dei continenti. Quando una zolla discendente s'inclina, i sedimenti accumulati su di essa, per la maggior parte frutto dell’erosione del suolo € scheletri di organismi martini, vengono raschiati ¢ s’accumulano contro il fronte della zolla sovrastante, aumentandone la larghezza ¢ lo spessore. Questa & una possibile spiegazione al fatto che le Ande, la lunga catena montuosa suda mericana, sembrino aumentare in altezza, Forse i sedimenti della zolla di Nazca, che affonda sotto il Sudamerica nella fossa Peri-Cile, accumulano contro le radici granitiche delle Ande, aggiungendo spessore e spinta verso Palto alle montagne, che s’innalzano pitt rapidamente di quanto non siano erose dalla pioggia e dal vento. Se una fossa si attivizza per Parrivo di un continente ¢ se la nuova zolla che affonda porta anch’essa un continente, @ inevitabile una collisione. La sub- duzione cessa allora lungo il fronte di collisione, Ia fossa scompare € le zolle vicine sono costrette a modificare il loro moto. Una zolla pué scomparire se il suo bordo anteriore viene consumato pitt rapidamente della formazione di nuova ctosta lungo la dorsale del bordo posteriote, La dorsale viene allora lentamente attirata verso la fossa ¢ alla fine tutta la zolla entra nel mantello, costringendo le zolle confinanti ad un riassestamento. Lo sprofondamento di una zolla in una fossa tettonica é un tragitto lungo ecomplesso, i suoi effetti sono visibili sulla faccia della terra, Mentre inizia ad affondare, Ia zolla rigida e fredda genera continui terremoti. Nel tragitto, essa inizia a riscaldarsi per una serie di fenomeni quali l’attrito, il contatto coi materiali pit caldi de! mantello, la pressione il decadimento radioat- tivo a causa dell’energia che si genera quando i materiali della litosfera vengono compressi in strutture cristalline pitt compatte ¢ pitt dense, Ad una profondita variabile dai 60 ai 120 km si verifica una “differenziazione”, quando i magmi pit leggeri fondono selettivamente € risalgono verso la superficie terrestre, introducendosi alla fine sotto il bordo anteriore della zolla sovrastante, dove apportano altro materiale alla crosta e formano 15 ee odoto dal magma che afiors dal pofondo am nd ae insane ape eva dal cratered un lagtto del Monte Tal il Flippine. Varco dnote formato calle “lppine'€ un dep natal elf Oceano acho, le vtec gueste montagne sono ocmate prinipsimente da materia dt ncende'efonde nel calore del atenoners. valcani su di essa, Se Ia zolla superiore & di origine oceanica, i vulcani si sviluppano sino a quando emergono in superficie secondo una disposizione ad archi insulari in relazione con la curvatura della terta ‘Archi di isole si raggruppano, simili a ghirlande, ai margini del Pacifico settentrionale ¢ occidentale: le Aleutine, le Curili, il Giappone, le Ryukyue le Filippine. A sud ci sono Indonesia, le Salomone, le Nuove Ebridi ¢ le ‘Tonga. La loro origine per secoli aveva lasciato interdetti gli scienziati. T cartografi avevano disegnato mappe delle profonde fosse oceaniche, i sismologi avevano localizzato i tertemoti sotto le fosse ¢ i vulcanclogi avevano studiato i vulcani sovrastanti, ma tutti questi ricetcatori avevano lavorato in modo autonome, senza rendersi conto che questi fenomeni facevano parte di un medesimo proceso. Ed ecco che finalmente la teoria delPespansione e della subduzione del fondo marino spiegava perché tanti vuleani del mondo sono sparsi lungo il cosiddetto Anello di Fuoco del Pacifico, dove le zolle tettoniche sprofondano sotto le fosse oceaniche, La fase finale della subduzione delle olle inizia dopo circa 10 milioni di anni ad una profondita che pud raggiungere anche i 725 km, dove le zolle si surriscaldano tanto che diventano plastiche ¢ cessano di generare terre- moti, La discesa e la fusione continuano sino a quando, a profondita sconosciute, Ia zolla si mescola col circostante materiale del mantello. La messa a punto della teoria della tettonica a zolle costitul un periodo eccitante, che non ha uguali per i fortunati che vi patteciparono: Tanya Atwater, giovane ricercatrice dellIstituto Scripps verso la fine degli anni Sessanta, tempo dopo ramment® una serata trascorsa a bere bitra con gli amici in un locale da ballo di La Jolla, in California. Il gruppo osservava con interesse crescente Dan McKenzie che spiegava, facendo uno schizzo su un tovaglio- lino, come la geometria della faglia di San Andreas potesse essere imputabile alle zolle tettoniche. “Ei stupendo scoprire che tutte le cose confuse che hai in testa si iordinano di colpo secondo uno schema preciso”, ricordava Tanya, “E, come un’esplosione interiore: in questi termini posso descrivere 'esperienza vissuta quella notte. La semplicita e la potenza della geometria di quelle zolle hanno catturato la mia mente e da allora non I’hanno pitt lasciata. Quello del fondo marino in espansione era un concetto meraviglioso petché poteva spiegare tanta parte di cid che sapevamo, ma le zolle tettoniche ci rendevano veramente liberi ¢ pronti a spiccate il volo”. Non ¢ possibile fissare con precisione la data di questa rivoluzione; personaggi diversi avallarono la teoria in tempi diversi secondo le infor- mazioni disponibili, il tipo della loro specializzazione e anche compatibil- mente alle loro diverse personalita, Ma quando, secondo la frase di Tanya ‘Atwater, gli scienziati si farono liberati delle ortodossie del pensieto, l'ec- citazione venne sostituita da un altto tipo di euforia: quella che nasceva dalla possibilita di confrontare i nuovi paradigmi con le nuove osserva zioni, con la sperimentazione ¢ col calcolo per scoprite che reggevano. Agli inizi degli anni Settanta, per esempio, gli scienziati prepararono un. progetto ambizioso per scoprire esattamente che cosa accade sulle creste delle dorsali medio-oceaniche. Maurice Ewing aveva scoperto rocce vul- caniche di nuova formazione lungo la Dorsale medio-atlantica sin dal 1947 € le sue scoperte erano state confermate da campioni raccolti nel 1961 da una nave oceanografica dell’Istituto di Woods Hole. Nel 1972 una nave francese aveva trainato una machina fotografica montata su una slitta lungo il rilievo a sud-ovest delle Azzorre, fotografando strane estrusioni di lava di forma tubolare, note con il nome di lava a cuscini, che si formano quando la roccia fusa solidifica rapidamente a contatto con Pacqua a migliaia di metri di profonditd. Campioni di quelle formazioni, riportati in superficie, scoppiarono sulla coperta della nave per effetto della forte dimi- 17 eS eet [eB |=) BN cace)s eS NUP SSH ete er nt fe np nN rp reat eee Te ee ore See en es ee eet pecker eseneeues at Ny See eet ee eee ee Se aN ee he nel lore gener, prodotosinglare di er eek aes eR erre nies ee eet eee Rear prea enn Sore ee ene eee eet ees eon e ree Soe cere aTey omer eee Sone es ae eee ae tent ifettors una quaatitasorpeen- eee eee See ee ey esd eer Pee cena Reso eee ree eRe eee as SRT Pen es en er ek eT eerie a ene ee en poe rere ert ee Meee ere poeer nena PCa Tne teense Speen neater Sal rein nroee tans erences ete ieee hina Seer ent Pena Ajeet ae Ciena eater Lene ee cre Ce eee nee (Pee eeuereneUnE AOE See tte eae eee eed ean See ron eee eee Se Pe See eye tee) ee ree eer ante res Roe eee rene peer een Creer iat Pap aa nec ee poeireine en een Ree eee NT HCN pian Riorpeen et potent Cra eee eee ar Biren cebeece ts rt) C—O OO POASEPESESSSSSSSSSS TT ee :| nuzione di pressione, rivelando la presenza di gas vulcanici intrappolati Lanno dopo, durante la preparazione di una spedizione alla Giulio Verne nota come Progetto FAMOUS (French-American Mid-Ocean Undersea Study, cioé studio franco-americano del fondale medio-oceani- co), Xavier Le Pichon effettuo un’immersione nella fossa della Dorsale atlantica con I’ Archinéde, un sommergibile da ricerche che per la prima volta aveva un uomo a bordo. A pid di 2,100 m di profondita il potente proiettore dell’ Arcbiméde illuminé un fantastico pacsaggio sottomarino, costituito da lava a cuscini che costellava i versanti della fossa tettonica in strane conformazioni, come le sbavature di cera che colano lungo una candela, Per Le Pichon fu un momento cos! emozionante che senti i brividi corrergli lungo la schiena: stava ammirando coi propri occhi Ia crosta oceanica appena formatasi, scaturita gorgogliando dal sottostante mantel- lo, Il pilota posd il sommergibile sul declivio, dove Le Pichon “prese un campione di un cuscino di lava di una certa dimensione, mentre i pesci continuavano a curiosare sbattendo contro i nostri portelli”. Nellestate del 1974 due sommergibili francesi cil sommergibile da ricerche Abvia, della Marina americana, effettuarono 44 immersioni a profondita varia- bili fra i 2.200 e i 3.000 m sulla fossa tettonica che attraversava la Dorsale medio-atlantica, Coi bracci meccanici a forma d’artiglio raccolsero uno dei pia considerevoli campionari di tocce che fossero mai stati prelevati dal fondo del mare € misero assieme una gran quantita di dati, comprese misurazioni det- tagliate del flusso di calote, rilevazioni magnetiche e una quantita di fotografie ad alta tisoluzione che aiutarono gli scienziati a meglio comprendere i processi ‘isteriosi dell’espansione del fondo marino. Nelle loro immersioni, muovendosi a qualche metro appena dal fondo della fossa, gli scienziati ameticani a bordo dell’ Abin scopritono pitt di 400 fratture parallele alla cresta, che andavano da qualche decina di centimetti di larghezza ai 12-15 m. Alcune erano lunghe anche 1 km ¢ profonde una quindicina di metri, Esplorando una delle pid profonde, Abin rimase incastrato ¢ il pilota impieg® pit di un’ora fra manovre ¢ tentativi per portare il minuscolo scafo fuori dal crepaccio, Le fratture indicavano che le zolle vengono attratte lateralmente da qualche forza piuttosto che spinte. E in effetti, in alcune delle fessure pid strette si vedevano mezzi cuscini di lava perfettamente uguali, meta su una parete ¢ meta sulPaltra, Gli scicnziati tuttavia si fidano di pitt delle rigide dimostrazioni mate- matiche che dellosservazione personale quando si tratta di valutate i risultati della tettonica a zolle; preferiscono ciot controllare un processo st. un modello matematico pid che il suo funzionamento effettivo, Ad una simile verifica vennero sottoposte le profondita degli oceani, ‘Amano a mano che la zolla oceania in crescita si allontana dalla cresta di una dorsale, si raffredda, si contrae ¢ lentamente affonda sempre pit nel mantello perché diventa pitt pesante. Il proceso @ cos) lineare che ct una relazione sorprendente fra Peta del fondo marino ¢ la profondita delPacqua che lo ricopte, Nel 1967 Dan McKenzie aveva gia sviluppato una teoria su questa correlazione, calcolando che Pintero profilo del fondo oceanico era un riflesso del raffteddamento e della contrazione. Al suo lavoro fecero seguito gli studi di John G. Sclater che, quale studente ricercatore a Cam- bridge nel 1965, aveva lavorato sia con Harry Hess che con Tuzo Wilson. Nel 1971 Sclater, assieme ai suoi studenti dell’Istituto Scripps, raccolse ¢ traccid tutti i dati disponibili sull'eta e sulla profondita del pavimento dell’Oceano Pacifico. I loro risultati confermarono le previsioni matema- tiche di Dan McKenzie, inducendo il geofisico giapponese Seiya Uyeda ad annotate: “Ei un fatto ben noto, in oceanografia, che la regione del Pacifico orientale @ meno profonda della regione occidentale, eppure @ eccitante : vedere che il modello della zolla lo spiega come una conseguenza universale j 122 € inevitabile di un fenomeno semplice come la contrazione termica”. Ma non tutte le prove che confrontavano l’osservazione diretta con la teoria funzionavano altrettanto bene, Per esempio, molti scienziati che accettavano il concetto della tettonica a zolle credevano che le dimensioni ¢ la forma primitiva dei continenti fossero state fissate abbastanza presto nella storia della tettonica, ma pareva che alcune rocce strane, ossetvate per la prima volta nel 1963 da Warren Hamilton, indicassero una risposta diversa, Hamilton, un giovane ricercatore che lavorava come collaboratore esterno del Geological Survey a Denver, studiava la geologia di tna sezione di 2,600 km? dell’ Idaho occidentale quando s'imbatté in rocce che mostravano di essersi formate nell’oceano, su un’ isola vulcanica. Continuando lesplorazione, scopr! che tutta la meta occidentale dell’area, distante circa 650 km dali’O- ceano Pacifico, era disseminata di rocce oceaniche. Liidea delle masse terrestri mobili non aveva ancora messo salde radici nel mondo delle scienze, Quando Hamilton descrisse le sue scoperte in un asticolo pubblicato in quello stesso anno, evitd, per prudenza, di giungete alovvia conclusione: una parte dell’Idaho era formata da un arco di isole che in qualche modo si era saldato al continente nordamericano. “Non ho proprio avuto il coraggio di metterlo per iscritto, quando ho pubblicato quell’articolo”, confess Hamilton in seguito. “Lo pensavo, ma ho prefe- rito tacere”, Sei anni dopo, avendo fatto un’altra scoperta simile in Cali- fornia e dopo aver visto che i citcoli scientifici abbracciavano la teoria della tettonica a zolle, Hamilton si decise a svelare cid che sapeva: scrisse che alcune parti del Nordametica dovevano essersi formate mentre il conti- nente si spostava nell’oceano € cozzava contro archi insulari alla deriva Negli anni seguenti Paccumulassi di nuove prove indicd che addirittura il 2596 del Nordamerica si era formato altrove come crosta oceanica, come isole vulcaniche o come parte di altri continenti che si erano frantumati in seguito a collisioni fra zolle tettoniche. In Canada e in Alaska, per esempio, i paleontologi trovarono i testi fossil di organismi unicellulasi estinti, che tun tempo avevano abitato le acque basse della Cina, dell’Indonesia ¢ del Giappone c le rilevazioni paleomagnetiche rivelarono che parte dell’ Ala- ska si era formata addirittura a sud dell’Equatore, I ricercatori hanno concluso che quasi meta dell’Alaska & formata di circa 50 frammenti distinti che si sono aggregati nel continente ed @ probabile che molte altre parti del mondo si siano formate in analoga maniera La scoperta che i continenti si sono formati in parte dall’aggregazione di frammenti e masse rocciose vaganti a caso, chiamati microzolle benché non. si spostino su zolle proptie, spiegava la presenza di fenomeni geologici simili alle rocce oceaniche dell'Idaho; lo studio dell’evoluzione e degli spostamenti di queste microzolle divenne un’interessante specializeazione della tettonica a zolle, Molti ricercatori pensano che catene montuose prossime alla costa come le Ande ¢ le Montagne Rocciose canadesi si siano corrugate quando delle microzolle sono state premute contro i continenti pitigrandi, Non sisa con certezza da dove provengano tutti quei frammenti che hanno portato alla costruzione delle montagne. Due ricercatori, Amos Nur Zvi Ben-Avraham, hanno avanzato Pipotesi che un certo numero di essi fossero i testi di un antico continente (da loro chiamato Pacifica) e che altri frammenti dello stesso continente abbiano attraversato il Pacifico nella direzione opposta, ma occorrerebbero molte altre ricerche per con- fermare l'esistenza di quell’ipotetica massa terrestre. Simili petplessita, specie se confrontate col vasto consenso ottenuto dalla teoria della tettonica a zolle, possono ragionevolmente considerarsi come inezic, anche se affascinanti nel dettaglio, la cui spiegazione & soltanto questione di tempo, Intanto, gli scienziati continuano a porsi una domanda fondamentale: quale fenomeno provoca il movimento delle zolle? 0 123 LA DINAMICA INTERNA DELLATERRA _ Ce cae ee centers veers eee en ad See ns presen operiserceeed ae pea Irn one = ni eae eae eran eee ecu ent Megan Pere un momico di rig segment, det sole, papercriears cr eee eireet Hen TN nto Posie eene annarea Sao eres nee EC coer renee es FI nenee hese no Re ATL eee ee ees Peeper ath tearoer ns papier soarreenn pn peoeennals poe eee ene en hae eine arenes) Pern eee en eee ie dono, mai titantci eventi geologiel che si So eRe oe Ene panier Sara omen See Sa eee emerntnee tees Scena perenne per NEnR eRe en posh peeieee youn een ere cee Penne ene OSE anny catene montuose medio-oceaniche, Qui eter nent LM ‘GROSTA CONTINENTALE tetno fuso della tera sgorge di continuo eReeneroenn tere eny prea ett eae a a Premera nies Courter ner NTC consummate nelle zone di subsdusione, fosse profonde dove ibordidiscendono nel man: eer cpanel eer gen ene actin rear ae rare ac Pee HR Le peternar GK Paneer nny que a dieci volte pit spessa dell crosta peer eerste epsrerrniet ne nipacerrr ints eerie corse ir rrr Sen cre snr nth ener meaner eine ea eee Retna teat na pri ADs eae Wee ey Pe en eee mE Ly Pinar teen eee re Perel pene a eee dal valean, A sinintea, continent in ES oa eee eerste NA 01 Foss Te TONER LTosreRa LTE wtenNo Betta Zones unas Nascita di un oceano erect meee Periearee eee eo een ee eas perenne eee eet pera ent Meyer Coney ee eee en eer pene s Paeer ee meter pere tna rs Eee rny memento ne rit ee ee aes Peli pees neni ero een Cr nny eee merc etnes cee onan rake ea mor Perea eee pt ed Sea aot are nee ree rah een ere Sa eee on Pee er ec ae mere kee eet ey Peso ee ea ee ey ene erence et ene ay pereoheoeen eects Tea eens seats eh NeE Rieti ee Monte Kenia sono manifestazioniseconds- Boerner acs rea ee Ee ee eect mia ares e tees ener ne Ne ety prescntata dal Mar Rosso, un bacino oes Peete a aa Pa Sauetecaaria woral uty Preteeteeet reese) posers ‘A mano a mano che il glovane oceano si Pree see one eee ene eee PS ene an ee Potente sre ees Eset teen eer ts er ee ens eters evita actin epee anche ere eee i rs Peer its peep ie sp wore Se eT ree er ee Pee era eer ern Sera emer rts ts RunGeabsnor cet nr ee Ens tae ey nee ee eres Torresen tyme Pree ote eae FOBEA reTTGhicn ee CO een ee nee Deca att ar cae Cece aa at ora pier eae eee peccree eier irinei i Deer eee Coleraine tae eine Corre eerer sian per ere er emai wel elton ae Tu MUer= UsTel COKe UA UaeN a Ce een preter pee eres jcoceaniche convergono, Le spaventose ee enc oiere oie er ene tre ea Cerne ern erent ee eee Beret eee See eer et ee ke ers ee en een ger a ose ai Serene aa mete ee cee ey Riemann y on) ees eee ea eee eer anes Pen eae eee Se ee eae eee aes eee nie Rae encrats eer esas Renee ers Sea oe Ree ees Re eer eer ee iss Ce eet eee Eocreyerin ea ntact Perpetrator Ree hee eae oer pee rece nena alla fine potrebbero diventare un continente, ee nea Eee er oer aint se Rien ere AlTP i Eee ar ZOLLA NOROAMERICANA, a) Mel Re oot Mosaico in movimento ee cee Pree ee orem ponerse Bybee tne eonnonon oer oman Peer ener Ane nee tt Pent aeren eee etony Eee aioe Sian ne ocean ecome enters Pe erent try ee eee NT Peceieeeitntr eiamrerrene eee eee bet) Renee ee rns Eee een rn eye eee mn oer Lean a ear TR Ons Stnicamente ative, Lungo Hl margine me Fieve rp toe cent ae nell Oceano Pacifico sono sate in Una errr haere erry Rainy Peart ra BAA ne eon Pee ees errr Poeneeta ener ce Reerhcene rere rarery Pearman epee Teer TCT rT Eee ners Renee eer oane eee PSs Peeper ripen commons pee ram emer ei 8 Eo eae erie ie Hota etre et era at Peer reer peeieneCas Barer rarc iy Sea oe a UC Peleemenecnrmerr Femara ee eee eee De an ea Piers erere eet obo, Le frecse bianche indicano la Paneer eee n ie Ey re Capitolo 5 LA LENTA DANZA DE! CONTINENT! Sotto un teeppiede dai colori vivsci che sequal Ia sua posisione, wn membro dl unt sgedone profes prepara ware seoscesa della Catena del Karakorum nel Pakistan. Confrontati con slievi simi effetuati gel 1913, quel del 1980 misero in evidensa entice del cambiamenti del terreno, che sublsce ancora gli effet dell collisione tet Je zolle indonustaliana ed eutousatien | utilita pratica della tettonica a zolle, che ne ha determinato subito Faffermazione quale schema d’insieme per comprendere la morfo- logia generale della terra, un grande mistero resta: quale forza, o combi nazione di forze, pud fornire lenergia necessatia a muovere questi enormi lastroni di litosfera sulla superficie del globo? Studi sulla geavita, sul magnetismo, sul flusso di calore e sulle onde sismiche hanno contribuito a fornire un quadro generale dei fenomeni che si possono verificare all’in- terno del nostro pianeta, ma le difficolta per giungere ad una comprensione pitt dettagliata della vera meccanica restano immense. Nessuna perfora- zione pud trapassare una zolla tettonica per scoprire cosa c’é sotto di essa; le trivellazioni pid profonde per il prelievo dei campioni hanno interessato solo il 10% della parte superiore della crosta. Come ha osservato un ricer- catore, servirsi di dati limitati come le onde sismiche per determinare la struttura dellinterno della terra sarebbe come cercate di immaginarsi i meccanismi interni di un pianoforte ascoltando i rumori che esso produce ruzzolando da una rampa di scale. Alcune delle interpretazioni avanzate per spiegare i movimenti delle zolle ~ oscillazione nella rotazione terrestre, attrazione gravitazionale eser- citata dalla luna oppure la collisione con un meteorite gigantesco - hanno finito con lo sconfinare nella fantascienza, Mentre molti geofisici sono inclini a non escludere del tutto il possibile intervento di forze esterne, la stragrande maggioranza ritiene che immensa enesgia necessaria per spo- stare i continenti € per corrugare le montagne debba essere generata allinterno della terra, probabilmente da qualche forma di convezione termica, Richard O'Connell, dell’Universita di Harvard, fu forse il pid preciso di tutti gli studiosi di scienze terrestri quando descrisse le forze che muovono le zolle come “una machina termica che solleva materiale caldo verso una superficie fredda, da dove alla fine sprofonda e svolge un certo lavoro che si pud configurare come lo spostamento delle zolle”. La convevione termica ¢ un concetto scientifico acquisito fin da quando venne enunciato, nelP'ultimo decennio del XVIII secolo, dal fisico Ben- jamin Thompson, Il fenomeno é di immediata evidenza, tanto per rifarci ad ‘un esempio quotidiano, quando si mette una pentola piena d’acqua sul fuoco: il calore fa st che Pacqua sul fondo si dilati diventando pitt Ieggera. Come risultato, essa si solleva e si espande in superficie, dove si raffredda. Raffred- dandosi, diventa nuovamente pitt densa, sieché torna ad affondare e, una volta giunta sul fondo, il ciclo ricomincia. Questa circolazione ascendente e discen- dente, chiamata cellula di convezione, pud essere osservata su vasta scala nelle correnti marine profonde ¢ nell’atmosfera terrestre, 133 La possibilita che questa convezione potesse manifestatsi anche all'in- terno del nostro pianeta venne avanzata in un periodo in cui molti scien- ziati credevano ancora che Pinterno del mantello fosse liquido. William Hopkins dell’Universita di Cambridge prospettd quest’idea nel 1839 e nel 1881 Pecclesiastico inglese Osmond Fisher, autore di un testo intitolato Physics of the Earth's Crust (Fiica della crsta terrestré), awanz® Vipotesi che le correnti di convezione sotto la crosta protessero contribuire alla formazio- ne delle montagne, Ma queste idee vennero scartate sul finite del secolo, dopo che sulla base dei nuovi dati sismici disponibili gli scienziati erano giunti alla conclusione che il mantello era solido; & comprensibile quindi che nessuno accettasse idea che fenomeni di convezione si verificassero nella solida roccia. Cosi, quando il geologo britannico Arthur Holmes suggeri, agli inizi degli anni Trenta, molto prima che il concetto della deriva dei continenti si diffondesse, che i moti convettivi potessero costi- tuire Ia forza che infrange i continenti ¢ li sposta poi sulla superficie della terra, la sua ipotesi venne respinta senza mezzi termini. Quando Pespansione del fondo marino trovd conferma e, quando, negli anni Sessanta, si affermd la rivoluzionaria teoria della tettonica a zolle, geofisici e geologi furono costretti a riprendere in esame le prove dei moti convettivi del mantello, Nel frattempo le ricerche sulla meccanica dei fluidi c sulla meccanica delle rocce avevano indicato che la solida roccia ‘non era poi cosi rigida come fino ad allora si eta creduto; gli esperimenti avevano dimostrato che, assoggettate a temperature e pressioni sufficienti, Ic rocce pitt dure si ammorbidiscono fino a subire deformazioni lente, dette rughe di scollamento. I geofisici giunsero alla conclusione che le rocce del mantello incominciano a corrugarsi a temperature superiori a 1.000°C. Si ritiene che a questa temperatura il mantello incominci a comportarsi come plastilina: il materiale a base di silicone probabilmente si spezza come fa un solido quando viene sottoposto ad una tensione improwvisa, mentre s'af- floscia come largilla sotto il proprio peso se non lo si tocca. Il fluire del mantello é cosi lento da risultare impercettibile ai nostri sensi: in un orologio la lancetta delle ore si sposta cosi lentamente che Pocchio non ne discerne il movimento, eppure il suo movimento é circa 10,000 volte pitt veloce di quello che trascina il materiale del mantello. Ma per i geofisici quella velocita é significativa, perché una particella di roccia impiegherebbe appena 58 milioni di anni per risalire dal fondo al sommo del mantello, mentre Peta stimata della terra & 80 volte maggiore. Cos}, in termini geologici, il mantello & soggetto a continui moti convettivi, Sono state prospettate due teorie sui moti convettivi del mantello: una sostiene che le cellule convettive agiscono solo a 700 km di profondita, mentre secondo l’altra il moto convettivo si manifesta in tutto lo spessore del mantello, che raggiunge ben 2,900 km, La teoria della convezione dello strato superiore postulata dalla prima ipotesi é convalidata da un notevole numero di prove. Per esempio, quasi tutti i terremoti sono scatenati dal movimento delle zolle tettoniche. Molti terremoti si manifestano dentro le zolle fredde e solide; molti si manife- stano nelle zolle di litosfeta che sprofondano nelle zone di subduzione, ma non se n’é registrato alcuno a profondita superior’ ai 700 km, L’analisi delle onde sismiche indica che esiste una qualche specie di misteriosa barriera a quella profonditA, Quel punto limite pud essere il risultato di un muta- mento chimico nella composizione del mantello: se infatti oltre il limite di 700 km ci fosse un materiale diverso, pid pesante, le rocce pit leggere degli strati superiori non potrebbero sprofondare ultcriormente nel mantello a causa della loro spinta verso Valto. La teoria riceve un’ulteriore convalida dal calcolo matematico, an- ch’esso basato sull’analisi delle onde sismiche, che prende in considera- 134 zione le sollecitazioni alle quali vengono sottoposte le zolle tettoniche quando affondano nelle zone di subduzione. Spesso una zolla che affonda & in tensione gia alla profondita di 290 km; le forze che agiscono su di essa la trascinano a fondo ¢ tendono a stirarla, ma sotto i 290 km essa incontra maggior resistenza nel mantello ¢ la tensione si tramuta in compressione, che aumenta con l'aumentare della profondita. Si pud ritenere che il settore pit basso incontra una resistenza crescente alla subduzione, ¢ siccome le zolle sono parte della circolazione convettiva nel mantello, la loro condotta durante lo sprofondamento fa ben ritenere che la convezione sia limitata allo strato supetiore del mantello stesso. Dialtra parte, ci sono prove anche a sostegno della seconda teoria, secondo la quale la convezione interessa tutto il mantello. Verso la fine degli anni Settanta il geologo Richatd O’Connell, dell’ Universita di Har- vard, insieme a Bradford H. Hager, un ricercatore, ided alcuni modelli matematici che simulavano i moti convettivi delPintero mantello, basati sul principio della cizcolazione atmosferica. I modelli suggerivano che il flusso convettivo nel mantello coinvolge uno scambio globale di materiali, nello stesso modo in cui le masse d’aria si mescolano gradualmente fra loro lungo i propri fronti, I due scienziati ne dedussero che i materiali in movimento nel mantello non sono confinati in una cellula chiusa sotto una zolla particolare, ma filtrano passando da una cellula all'altra, Per esempio, parte delle rocce fredde che sprofondano con la zolla di Nazca, sotto la costa occidentale del Sudamerica, possono non tornare verso la Dorsale del Pacifico orientale con la maggior parte del flusso magmatico, ma possono scivolare sotto la zolla sudamericana e fluire verso Ia Dorsale medio- atlantica. Cosi le correnti convettive possono raccogliere materiale perco- lato in qualsiasi punto in cui le zolle si trovano in subduzione, Per verificare le implicazioni delle loro scoperte, O’Connell ¢ Hager uusarono modelli matematici atti a calcolare i diversi possibili angoli di subduzione che avrebbero avuto le zolle sia nel caso di convezione solo superficiale del mantello sia nel caso di convezione globale. I due studiosi scoprirono che Vorientamento reale delle zolle, determinato dalla localizza- zione dei terremoti, corrisponde spesso alla teoria che sostiene la circolazione nell'intero mantello, mentre non somiglia affatto al modello secondo cui le cellule convettive agiscono solo nella parte superiore del mantel. Ulteriore sostegno alla teoria della convezione dell’intero mantello ven- ne quando Thomas Jordan dell'Istituto Scripps raccolse le prove che le zolle in subduzione affondano ben oltre i 700 km e giunse alla conclusione che la convezione non pud essere limitata alla parte di mantello che si trova al di sopra di quel limite. Jordan studié le onde sismiche emesse dai terremoti ‘manifestatisi al livelio pid basso della zona sismica fra due fosse abissali, una sotto il Mare di Okhotsk 2 nord del Giappone, I’altra sotto il confine peruviano-brasiliano e servendosi dei dati raccolti disegno la rappresenta- zione tridimensionale delle zolle che affondavano: “Ci sono zone di alta velocita sismica sotto i terremoti pitt profondi che sembrano la continua- zione della zolla nel mantello inferiore”, riferl, suggerendo che Punica spiegazione stava nell’ipotesi che 1a zolla continuasse a scendere sino ai 900-1.000 km, Concludeva Jordan: “Sotto quella profondita, noi non siamo in grado di dare spiegazioni. Il mio sospetto @ che quelle zolle affondino molto in profondita nel mantello, ma non so fino a qual punto”. Un’obiezione alla convezione dello strato superiore del mantello e alla convezione in generale si basa sulla geometria delle cellule. Studi effettuati all’inizio di questo secolo dimostrarono che la convezione termica & gene- ralmente caratterizeata da uno schema simmetrico di cellule di ampiezza ¢ di profondita simili, Ma le zolle che formano Ia litosfera terrestre variano enormemente in quanto a dimensione e la loro ampiezza supera di molto i 135

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