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animali sono una parte importante del sistema perch sono importanti per chiudere il
ciclo ecologico dellazienda biologica. Il letame prodotto la fonte principale di
materia organica, ed in questo senso importante per la fertilit del suolo. Gli animali
inoltre possono utilizzare le aree agricole non utilizzate per le produzioni vegetali.
Lasciare aree a produzione di foraggio poi un buon sistema per evitare rotazioni
molto strette delle colture. Infine lallevamento degli animali aiuta nella
diversificazione e nel bilanciamento del sistema agricolo.
La conversione delle proteine e dellenergia delle piante in proteine ed energia animale
determina delle perdite dovute alla conversione metabolica. Per questo, a seconda
delle circostanze, si dovr trovare un equilibrio fra le produzioni agricole destinate al
consumo umano e quelle per lalimentazione degli animali. Dovranno essere utilizzati
al massimo i sottoprodotti derivanti dai processi di lavorazione industriale dei prodotti
derivanti da agricoltura biologica.
Le tecniche di gestione nellallevamento animale debbono tenere conto dei fabbisogni
fisiologici ed etologici degli animali. A questo fine deve essere loro consentito di
esplicare i loro basilari fabbisogni comportamentali, e tutte le tecniche di allevamento,
specialmente se richiedono il raggiungimento di buoni livelli di produzione e buone
performance di crescita, debbono essere dirette al mantenimento della buona salute
degli animali.
E necessario scegliere razze che siano adattate alle condizioni locali, questo al fine di
ottenere produzioni ragionevoli con bassi livelli alimentari, una buona resistenza e
longevit degli animali e prodotti di qualit. Le tecniche di embryo transfer non sono
concesse, sono sconsigliate, ma tollerate, quelle di inseminazione artificiale.
Lalloggiamento degli animali deve consentire loro un movimento sufficiente,
sufficiente aria fresca e luce solare, protezione dalle intemperie, ampie aree di riposo
coperte da materiali naturali, libero accesso allacqua ed al cibo, il tutto deve essere
costruito con materiali non trattati o coperti da sostanze tossiche.
Sono vietate pratiche che determinino la mutilazione degli animali come il taglio della
coda, la castrazione, il taglio dei denti, il debeccaggio, la tarpatura delle ali, ed altre.
Possono essere consentiti solo la castrazione di suinetti e vitelli, il taglio della coda
delle pecore per prevenire la miasi, la decornazione dei vitelli.
La dieta deve essere bilanciata in accordo con le necessit nutrizionali degli animali ed
essere di buona qualit. Gli alimenti debbono provenire da agricoltura biologica.
Nellimpossibilit di produrli e reperirli tutti consentita lutilizzazione di una piccola
percentuale di alimenti provenienti da produzioni convenzionali. Non possono essere
utilizzati promotori di crescita, appetibilizzanti sintetici, conservanti, coloranti, urea,
sottoprodotti animali (farina di carne) per i ruminanti, alimenti trattati chimicamente
(es. farine di estrazione) o addizionati con altri agenti chimici. Le vitamine, gli
aminoacidi, gli oligoelementi, non debbono provenire da prodotti di sintesi.
Gli animali allevati dovrebbero provenire da altri allevamenti biologici. Nella
impossibilit di realizzare questa condizione, soprattutto nei primi tempi, vengono
posti dei limiti allacquisto e vengono stabiliti i tempi minimi di permanenza
nellallevamento dopo i quali le produzioni possono essere considerate biologiche.
Le cure agli animali e tutte le pratiche di allevamento sono rivolte ad ottenere la
massima resistenza contro le malattie e a prevenire le infezioni. Quando necessario gli
animali debbono essere curati da veterinari che pratichino la fitoterapia, lomeopatia
od altre medicine dolci. I trattamenti classici per il momento non sono proibiti del
tutto, ma necessario rispettare un periodo di sospensione doppio rispetto a quello di
legge. Sono consentite le vaccinazioni di legge.
Situazione attuale
La zootecnia biologica stenta ancora a decollare in Italia al contrario di quello che
accade oltralpe. Siamo allo stadio in cui eravamo 15-20 anni fa collagricoltura
biologica. Sembra strano dire questo quando il pericolo della BSE incombe
sullEuropa, e non passa settimana che non vengano sequestrate partite di carne infetta
o presunte tali.
Forse le cause sono da ricercarsi in parte nella piccola dimensione delle nostre aziende
biologiche (solo da poco tempo si stanno convertendo in Toscana al biologico aziende
di bovini da carne di una certa consistenza) ed al fatto che il parallelismo fra biologico
e vegetariano non ancora stato superato: cio chi consuma biologico in genere
vegetariano ed al massimo di origine animale pu comprare un po di miele ed un po
di formaggio.
Molti allevatori tradizionali, proprietari di un numero consistente di capi, non si
decidono a convertire lazienda perch hanno paura di fare un salto nel vuoto: hanno
paura cio di andare a produrre ad un costo maggiore senza avere la sicurezza di
spuntare un prezzo sufficiente sul mercato, anche se adesso le cose con lo scandalo
BSE stanno cambiando. Grossisti e commercianti cominciano a pensare che sarebbe
interessante mettere dei punti vendita per questi prodotti, ma non sanno dove reperirli
in discreta quantit e non sono sicuri che ci sia un mercato. I consumatori dal canto
loro comprerebbero volentieri prodotti biologici di origine animale, ma non sanno
dove trovarli ed hanno paura di doverli pagare troppo.
Vi sono per alcuni esempi importanti.
Da qualche anno la Centrale del Latte di Firenze produce una linea di prodotti
biologici (Podere Centrale) utilizzando il latte prodotto secondo il metodo biologico
nelle stalle della Cooperativa Emilio Sereni di Borgo S. Lorenzo (FI) e della
Cooperativa il Monte di Galliano (FI).
Dal 2000 la Cooperativa Agricola di Firenzuola (CAF), che conta pi di 100 soci
perlopi allevatori, produce e commercializza carne biologica bovina ed ovina in
Toscana.
Degne di nota sono anche iniziative sullimpiego di alimenti biologici nelle mense
scolastiche. Far conoscere i prodotti biologici alle famiglie attraverso questo sistema
sicuramente di grande impatto psicologico e produrr certamente effetti positivi per la
diffusione di questi alimenti. Va tutto bene per i prodotti vegetali, ormai facilmente
reperibili, ma il problema che non essendo per adesso sufficiente, ad esempio, la
produzione di carne prodotta con metodo biologico, difficilmente sar possibile
rifornire di questo prodotto una mensa comunale che ha bisogno di un
approvvigionamento continuo e costante durante tutto larco dellanno.
Non ci sono ancora dati e statistiche sicure riguardanti il settore della zootecnia
biologica, ma ce ne saranno fra non molto, in quanto il Ministero delle Politiche
Agrarie e Forestali e lISTAT stanno mettendo a punto banche dati e sistemi di
rilevamento che dovranno dare unidea di quella che la reale consistenza di questo
settore.
Ricerca
Lo sviluppo della zootecnia biologica dovr passare anche da un approfondimento
ed una ottimizzazione dei sistemi di allevamento in zootecnia biologica, dal punto
di vista tecnico, scientifico ed economico. Questo potr scaturire solo dalla
collaborazione fra singoli allevatori, Associazioni di produttori e consumatori,
Organismi di controllo, Universit ed altri soggetti interessati al settore, come e sta
avvenendo nei Paesi del Nord Europa, ma come purtroppo ancora stenta ad
accadere nel nostro Paese.
Ma qualcosa si sta muovendo, infatti da 2 anni esiste un Network europeo
finanziato dalla UE (Contratto n FAIR-CT98-4405) dal titolo Network for
Animal Health and Welfare in Organic Agricolture, coordinato dalla Universit di
Reading (UK), di cui partner anche lUniversit di Firenze.
Sempre lUniversit di Firenze ha partecipato alla presentazione di due fra i primi
progetti europei presentati per il finanziamento allinterno del V Programma
Quadro. Il primo, coordinato dalla Universit di Kassel (D), riguarda la
prevenzione delle mastiti negli allevamenti biologici, il secondo, coordinato da un
Istituto di Ricerca olandese, sullallevamento biologico dei suini.
Il Ministero delle Politiche Agrarie e Forestali ha istituito una Commissione per
lAgricoltura Biologica, e Gruppi di Lavoro su diverse tematiche connesse. Fra
questi ce n uno sul benessere animale e sullimpatto ambientale nelle produzioni
animali biologiche, che prevede una indagine conoscitiva della situazione, ed
anche sperimentazioni in aziende campione. Di questo gruppo fanno parte sia
lUniversit di Firenze che di Milano.
Oltre che a Firenze e Milano anche presso le Universit di Perugia e Viterbo
esistono gruppi di ricerca attivamente impegnati nella ricerca in zootecnia
biologica.
a soddisfare i suoi bisogni (fame, sete, relazioni sociali, riparo, ecc.), di evitare
sensazioni sgradevoli (paura, sofferenza, noia, ecc.), di sfuggire possibili pericoli
(predatori, parassiti, malattie).
Un aspetto importante del benessere di un animale sono le sue sensazioni soggettive.
Sensazioni piacevoli e spiacevoli sono parte dellesperienza di un individuo quando
cerca di far fronte al suo ambiente. La nostra conoscenza della complessit della
organizzazione del cervello e del comportamento degli animali tale che ora
inconcepibile che qualcuno non pensi che anche questi animali non abbiano sensazioni
soggettive. E difficile conoscere le sensazioni soggettive degli animali, come del resto
lo anche dei nostri simili, ma dobbiamo accettare che queste sensazioni esistano e
che siano simili alle nostre.
DA AMPLIARE
Principali leggi e Regolamenti della zootecnia biologica
In Italia la materia era normata, prima del 24 agosto 2000, oltre che dai Disciplinari
privati Delle Associazioni del Biologico (tutti ispirati a quello IFOAM), da alcune
leggi emanate da alcune Province Autonome e Regioni. Fra queste c da ricordare la
L.R. n.54 della Toscana promulgata il 12 aprile 1995 dal Consiglio Regionale: "Norme
per le produzioni animali ottenute mediante metodi biologici".
Il 24 agosto 1999 stato pubblicato il Regolamento CE n. 1804/99 che completa, per
le produzioni animali, il Regolamento CEE n. 2092/91 relativo al metodo di
produzione biologico di prodotti agricoli e all'indicazione di tale metodo sui prodotti
agricoli e sulle derrate alimentari.
Il 4 agosto 2000, con il Decreto n. 91436, il Ministro delle Politiche Agrarie e
Forestali, ha stabilito le modalit di attuazione il Italia del Regolamento CE n.
1804/99.
Allevamento biologico dei bovini
Conversione dellallevamento
Il processo di conversione pu essere sintetizzato nei seguenti punti:
1. Conversione della produzione vegetale aziendale
2. Conversione del sistema di allevamento
3. Conversione ideologica dellallevatore
I primi due sono squisitamente tecnici, il terzo un elemento concettuale non inerente
solamente la scelta del biologico, ma riguarda la necessit di assumere da parte
dellallevatore una visione dinsieme, olistica, che gli consenta di ottimizzare le fasi
tecniche della conversione. In particolare lallevatore non dovr semplicemente
cercare delle soluzioni derivate dalle tecniche convenzionali e sostitutive delle stesse.
Cos facendo probabilmente riuscirebbe a rispettare formalmente le normative, ma non
sempre raggiungerebbe obiettivi economici soddisfacenti.
La scelta delle razze da allevare, ad esempio, non pu essere limitata alla semplice
potenzialit produttiva. Questa infatti il risultato di scelte effettuate a monte
riguardanti leconomicit di orientamenti ecocompatibili quali, ad esempio, la gestione
delle superfici destinate ai foraggi, e gli orientamenti presi nel rispetto del benessere
animale (ricoveri, terapie naturali, razioni rispettose della fisiologia dellanimale).
Scelte di conduzione in cui interagiscano molteplici fattori, come quella della razza,
sono numerose nella conduzione zootecnica e ci rende complessa lidentificazione
delle esigenze aziendali nella fase critica della conversione.
E opinione comune che la conversione per certi tipi di allevamento pi facile e per
altri pi difficile, e che certi tipi di allevamento bovino solitamente condotti in
maniera estensiva (come la linea vacca vitello), pi facilmente si adattano ad essere
convertiti.
E vero per che mentre in alcune aree della penisola si sono continuati ad utilizzare
sistemi tradizionali, certamente vicini a concetto di biologico, in altre sono stata
adottati moderni sistemi e tecnologie che ne potrebbero rendere pi difficile e
problematica la conversione.
Anche lambiente dove gli animali vengono condotti al pascolo cambiato, e certe
zone sono sicuramente rischiose perch le essenze di cui si nutrono gli animali
potrebbero essere ricche di metalli pesanti e di inquinanti. Lo stesso vale per lacqua
utilizzata per abbeverare gli animali talvolta proveniente da falde sottostanti zone dove
viene effettuata agricoltura intensiva.
Lutilizzazione indiscriminata di medicinali pericolosi per la salute degli animali,
delluomo e dellambiente viene purtroppo soltanto limitata dagli ultimi regolamenti.
E qua si pone il problema fra la differenza di una produzione zootecnica veramente
biologica ed una solamente certificata. Purtroppo non sono la stessa cosa, e prima di
arrivare a produzioni veramente biologiche in certi casi passano anni.
Altro problema di questo tipo di produzioni che spesso la conversione degli animali
e delle loro produzioni non viene neanche iniziata perch i proprietari, pur avendo
spesso tutte le colture ed i prati pascoli in biologico, non ne vedono il vantaggio
economico n prospettive di mercato per il futuro.
Anche gli Organismi preposti alla certificazione ed al controllo hanno le loro colpe.
Non esistono, ad esempio, statistiche certe per quello che riguardano gli allevatori che
potenzialmente potrebbero essere convertiti e potrebbero entrare in programmi di
avvio alla utilizzazione di Medicine Non Convenzionali in zootecnia biologica
Non ci sono sufficienti tecnici esperti nella riconversione e assistenza agli allevamenti.
Cominciano ad esserci abbastanza veterinari esperti di Medicine Non Convenzionali,
ma gli aspetti da seguire non sono solo quelli sanitari, vanno dalla alimentazione, al
sistema di allevamento, alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti.
La sperimentazione iniziata, soprattutto per quello che riguarda la utilizzazione delle
Medicine Non Convenzionali, ma non copre tutti gli aspetti e le esigenze di questo
nuovo tipo di allevamento. Non esistono studi sicuri su molti aspetti, ed anche i
parametri indicati dai regolamenti e dalle deroghe sono pi frutto di accordi politici
che dettati da dati scientifici.
In realt le normative dei regolamenti sono tutte norme di convenienza e di transizione
verso un tipo di produzione biologica che non stato ancora definitivamente stabilito,
ma che dovr essere fissato anche in base ai risultati della ricerca.
Gli allevatori stessi non debbono seguire in maniera passiva i regolamenti, ma si
debbono trasformare in ricercatori e contribuire a mettere in risalto le problematiche
dellallevamento biologico ed a risolverle.
Densit degli animali e benessere animale
Il numero di animali presenti in azienda deve essere proporzionato alle dimensioni
dellazienda ed alla sua capacit produttiva nel rispetto del benessere degli stessi e
dellambiente. Gli ammassamenti eccessivi di animali portano sicuramente a problemi
sanitari. In natura infatti gli animali sottoposti a stress, in caso di sovrappopolazione,
abbassano le loro difese organiche, si ammalano e muoiono. Questo ha il significato di
far diminuire il numero degli individui a favore della sopravvivenza dei pi forti. Cos
5
5
3.3
3.3
2
2.5
2.5
2
2
2.5
Questo limite potrebbe essere in effetti criticabile perch tiene s conto delle deiezioni
prodotte, ma non della sostenibilit dellazienda. Due bovini adulti per ha infatti
potrebbero anche essere troppi per una azienda della Maremma Toscana, regione con
terreni aridi e poco produttivi, o pochi in zone di pianura con suoli molto fertili come
un polder olandese o la stessa Pianura Padana.
Comportamento in stalla
Il comportamento sociale dei bovini estremamente complesso. Anche in stalle dove
le vacche vengono allevate senza toro si creano delle gerarchie e dei rapporti
complessi fra gli animali. Adottare sistemi permanenti di stabulazione fissa (a catena)
significa negare la possibilit agli animali di avere rapporti sociali fra di loro, il che ne
inficia inevitabilmente la condizione di benessere e quindi le produzioni.
Zimmerman e Zebb (1971) studiarono il comportamento di una mandria di vacche
allevate tutte insieme a stabulazione libera. Il gruppo delle vacche pi anziane (7 8
anni) rappresentava nella loro prova quello gerarchicamente pi importante. Il gruppo
di media et (4 5 anni) comprendeva la massa della mandria, nella quale si
integravano lentamente gli animali pi giovani. Gli animali ancora pi giovani (figlie)
tentavano di integrarsi nel gruppo delle vacche di media et o delle pi giovani, alcune
addirittura cercavano di inserirsi direttamente in quello delle pi anziane.
Tutti i gruppi rifiutavano quello degli animali giovani acquistati di recente, ed alcuni
soggetti che non godevano di ottima salute.
DA AMPLIARE
I sistemi di allevamento de bovini
Si riportano schematicamente i principali sistemi di allevamento dei bovini.
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Bradi
Semibradi
Stabulazione libera
Stabulazione fissa
Produzione vitelli
In stalla a stabulazione libera
Bradi o semibradi, linea vacca vitello
Le stalle a posta fissa sono consentite nellallevamento biologico solo per periodi
limitati di tempo in quanto impediscono agli animali un normale comportamento
sociale. Questo tipo di stalla quindi presuppone che gli animali si rechino pwe la
maggior parte del tempo al pascolo od abbiano a disposizione ampi paddock dove
muoversi.
Si possono distinguere essenzialmente 3 tipi di stalla di questo tipo.
1. Stalla longitudinale ad una fila con deposito di foraggio dalla parte del muro dove
sono legati gli animali. Rappresenta il tipo pi antico e tradizionale di molte zone
montane. Implica un lavoro notevole da parte dellallevatore.
2. Stalla a posta fissa a due file con corsia di alimentazione nel mezzo e deposito di
fieno e paglia in alto. E il caso di stalle in cui il fieno viene ancora raccolto e
conservato in presse che vengono ammassate sopra la stalla e calate attraverso
apposite feritoie.
3. Stalla a posta fissa a due file con copertura del tetto ed il deposito di fieno e paglia
nel capannone annesso. E il caso pi frequente nel caso in cui il fieno e la paglia
vengano raccolti e conservati in rotoballe.
Come si detto per le vacche da latte la stabulazione fissa non pu essere prolungata
per tutto lanno perch ci comporta una limitazione di movimento e quindi una
diminuzione del benessere. Anche lOrdinanza Svizzera per la tutela degli animali del
1981, quindi prima che si parlasse di zootecnia biologica, nellarticolo 18 afferma : I
bovini che vengono tenuti legati devono avere la possibilit di muoversi di tanto in
tanto al di fuori del loro posto fisso.
Fino a quando nelle stalle a posta fissa non cerano ancora gli abbeveratoi automatici
era uso condurre le vacche allabbeveratoio del paese o al pozzo nel cortile, e di
conseguenza queste si muovevano camminando due volte al giorno. Dato che per
lassunzione di acqua durante il pasto migliora la fisiologia ruminale, auspicabile
linstallazione di abbeveratoi automatici. In questo modo viene meno la necessit di
spostare gli animali.
Nellallevamento biologico bisogna tenere di conto che se anche il movimento
dellanimale
AMPLIARE IN TUTTI I MODI
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I sistemi di alimentazione
Si riportano schematicamente i principali sistemi di alimentazione utilizzati
nellallevamento bovino.
Sistemi di alimentazione allevamenti da latte
Tradizionale
Unifeed
Con integrazione individuale
Sistemi di alimentazione allevamenti da carne
Tradizionale
Unifeed
Lobiettivo che gli animali abbiano una alimentazione sana, priva di alimenti
pericolosi (OGM, farine di carne, farine proteiche di estrazione, ecc.). I regolamenti
fissano la quantit di alimenti convenzionali ed in conversione consentita, in modo che
gli animali vengano alimentati il pi possibile con alimenti derivanti da agricoltura
biologica, preferibilmente provenienti dalla stessa azienda di allevamento.
Questo perch non dovrebbero esistere aziende biologiche senza terra, dove gli
animali vengono allevati, ma non vengono effettuate produzioni foraggere e le
deiezioni vengono esclusivamente smaltite al di fuori dell'azienda. Questo tipo di
allevamento esiste soprattutto nelle produzioni avicole e cunicole, ma in Italia vi sono
anche alcune grandi aziende del Sud che allevano bovine da latte acquistando fuori
tutti gli alimenti necessari.
Il rapporto fra foraggi e concentrati non deve superare 60/40 per non forzare la
normale fisiologia ruminale e le performance produttive come avviene nella zootecnia
intensiva, in cui gli animali vengono portati allo stremo delle loro capacit.
Gli insilati vengono consentiti se accompagnati da fibra lunga. C per da dire che
non tutti per sono daccordo che siano compatibili con produzioni di alta qualit, in
quanto influenzerebbero soprattutto il sapore del prodotto. Nelle condizioni attuali, e
con razze bovine selezionate per alte produzioni, e quindi alti fabbisogni alimentari
dalla zootecnia classica, solo in pochi casi possiamo pensare di fare a meno di
utilizzare questo sistema di conservazione dei foraggi.
Un grosso problema per il nostro Paese quello degli alimenti proteici. Non avendo
pascoli permanenti che assicurino alte produzioni foraggere di qualit per tutto lanno
come nel nord Europa, e non potendo utilizzare n farine di estrazione, n prodotti
OGM, non facile superare il problema. La soia che viene commercializzata
perlopi di provenienza USA, e quindi quasi certamente OGM, quindi non resta che
produrre leguminose alternative come il pisello proteico od il favino per venire
incontro ai fabbisogni proteici della razione.
Un altro problema, quello della diatriba sulla possibilit di utilizzare o meno
vitamine di sintesi, che non riguarda tanto lallevamento dei bovini, che sintetizzano le
vitamine nel rumine, quanto quello degli avicoli e dei maiali.
Da ultimo va accennato alla scarsa disponibilit di alimenti bio, che per va sempre
pi diminuendo perch molti agricoltori biologici si sono messi a produrre alimenti per
il bestiame, molti mangimifici producono e commercializzano alimenti bio, o
compatibili (sfruttando la percentuale di alimento convenzionale consentita).
Acquisto degli animali
Il problema della provenienza degli animali da rimonta sta esplodendo in questo
momento di epidemia di mucca pazza. Come successo in lagricoltura biologica per i
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Altra caratteristica che rende questa razza adatta a produzioni biologiche lestrema
frugalit e la capacit di sfruttare il pascolo arboreo per integrare la sua dieta,
soprattutto durante i periodi di siccit estiva. La Maremmana quindi una grande
utilizzatrice delle risorse naturali di quei terreni marginali di cui ricca la Toscana, e
che vanno preservati e valorizzati in quanto facenti parte di una delle pi grandi
foreste esistenti ancora nellEuropa occidentale.
Con la pratica della introduzione delle mandrie di Maremmane nel bosco,
vaccinazione secondo un termine utilizzato correntemente in Maremma, si ottiene la
fertilizzazione del terreno e la pulizia del sottobosco, utile anche alla prevenzione
degli incendi.
Lallevamento brado di questa razza facilitato dal carattere docile, lo stesso che nei
secoli passati la aveva fatta apprezzare nel lavoro dei campi, e ne aveva determinato la
diffusione dal litorale tirreno fino alla Romagna ed alle Marche. Anche gli incroci con
la Chianina erano apprezzati per il lavoro, in quanto univano la forza e la mole della
Chianina alla rusticit ed al carattere docile della Maremmana.
Strutture zootecniche spazi destinati agli animali
In tutti i disciplinari viene vietato a priori lallevamento intensivo e la stabulazione
fissa permanente e vengono date delle indicazioni di come e soprattutto in che spazi
devono essere tenuti gli animali. E quindi essenzialmente il benessere dellanimale
che spinge i compilatori di questi testi a definire le superfici di allevamento, coperte e
scoperte, che debbono essere riservate a ciascuna specie. Queste debbono essere
abbastanza ampie da permettere agli animali di muoversi liberamente ed accedere con
facilit ad acqua e cibo e debbono essere fornite di una buona ventilazione ed
illuminazione naturale. La scelta delle misure abbastanza difficile in quanto in realt
mancano studi approfonditi a livello mondiale sulle superfici ottimali di allevamento
che assicurino il benessere agli animali. Fanno eccezione le norme dettate dal Codes
of recommanadations for the welfare of livestock del Ministry of Agicolture, Fishers
and Food del Regno Unito. Le superfici definite dalle normative sono comunque
sempre gi un compromesso fra quello che si pensa siano i fabbisogni degli animali,
ed una supposta economicit dellallevamento biologico. Per quanto riguarda bovini e
bufalini, ovini e caprini, equini ed asinini le superfici non sono molto pi grandi e
diverse da quelle degli allevamenti tradizionali, anche se condotti con metodi
intensivi. In genere con modesti riadattamenti possibile modificare anche le stalle
chiuse tradizionali, praticando delle aperture per consentire agli animali di accedere
liberamente ai recinti esterni, ritenuti indispensabili al fine di consentire il libero
movimento ed il benessere degli animali. Il problema sorge con tipi di allevamento che
prevedono lutilizzazione della catena che viene concessa dal Reg. CE 1804/99 solo in
determinati casi e per brevi periodi di tempo.
Il problema sorge anche quando si desiderano fare delle produzioni pi consistenti
magari convertendo allevamenti tradizionali gi esistenti.
Le superfici minime coperte e scoperte ed altre caratteristiche di stabulazione previste
per i differenti tipi e specie di produzione previsti dal Reg. CE 1804/99 sono riportate
nella seguente tabella.
SUPERFICI COPERTE
(superficie netta disponibile per gli animali)
SUPERFICI
SCOPERTE
(spiazzi liberi,
esclusi
i
14
mq/capo
pascoli)
mq/capo
1.5
1.1
2.5
1.9
4.0
5 con un minimo di
1 m2/100 kg
3.7 con un
numero
di
0.75
mq/100kg
Vacche da latte
4.5
Tori
10
30
Fino a 350
oltre 350
Reg. CE 1804/99
8.3.1. Fatte salve le disposizioni del punto 5.3, tutti i mammiferi devono avere
accesso a pascoli o a spiazzi liberi o a parchetti all'aria aperta che possono essere
parzialmente coperti, e devono essere in grado di usare tali aree ogniqualvolta lo
consentano le loro condizioni fisiologiche, le condizioni climatiche e lo stato del
terreno, a meno che vi siano requisiti comunitari o nazionali relativi a specifici
problemi di salute degli animali che lo impediscano. Gli erbivori devono avere
accesso ai pascoli ogniqualvolta lo consentano le condizioni.
8.3.2. Nei casi in cui gli erbivori hanno accesso ai pascoli durante il periodo del
pascolo e quando il sistema di stabulazione invernale permette agli animali la
libert di movimento, si pu derogare all'obbligo di prevedere spiazzi liberi o
parchetti all'aria aperta nei mesi invernali.
8.3.3. Fatta salva l'ultima frase del punto 8.3.1, i tori di pi di un anno di et
devono avere accesso a pascoli o a spiazzi liberi o a parchetti all'aria aperta.
8.3.4. In deroga al punto 8.3.1, la fase finale di ingrasso dei bovini, dei suini e
delle pecore per la produzione di carne pu avvenire in stalla, purch il periodo in
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stalla non superi un quinto della loro vita e comunque per un periodo massimo di
tre mesi.
8.5.1. In deroga ai requisiti di cui ai punti 8.3.1, 8.4.2, 8.4.3 e 8.4.5, e alle densit
di stabulazione di cui all'allegato VIII, le autorit competenti degli Stati membri
possono concedere deroghe ai requisiti di detti punti e dell'allegato VIII per un
periodo transitorio che scade il 31 dicembre 2010. Tale deroga si applica
esclusivamente alle aziende dedite all'allevamento aventi edifici preesistenti,
costruiti anteriormente al 24 agosto 1999 e nella misura in cui tali edifici adibiti
all'allevamento soddisfano le norme nazionali concernenti la produzione biologica
in vigore anteriormente a tale data o, in mancanza, le norme private accettate o
riconosciute dagli Stati membri.
DM 4/8/00
8.5.1 La deroga generale sulla stabulazione del bestiame, nonch quella sulla
stabulazione fissa nelle piccole aziende, applicabile dalla data di entrata in vigore
del regolamento a quelle aziende che si sono sottoposte ad un sistema di controllo
basato su norme regionali o su norme private riconosciute, accettate dallo Stato e
comunque in conformit a quanto previsto al precedente punto 6.1.5 del presente
Decreto.
6.1.5 In deroga alle disposizioni del punto 6.1.4, la stabulazione fissa pu essere
praticata in edifici esistenti prima del 24 agosto 2000, a condizione che il
responsabile dellazienda, prima dellavvio, sottoscriva un piano di adeguamento
delle strutture aziendali della durata massima di due anni e che nel periodo estivo
ricadente nellapplicazione della deroga, venga comunque assicurato il
pascolo agli animali e che nel resto dellanno non vengano tenuti alla catena. Tale
piano dovr prevedere ladeguamento degli spazi esterni entro il primo anno ed
entro due anni, ladeguamento riguardante le strutture coperte. In ogni caso le
deroghe sugli spazi disponibili non potranno superare il 20% degli spazi richiesti
dal Reg. (CE) n. 1804/99
Aspetti sanitari
In tutti i regolamenti e disciplinari si insiste molto sullaspetto della prevenzione. La
profilassi nella zootecnica biologica basata sui seguenti principi:
a) scelta delle razze o delle linee e ceppi appropriati di animali;
b) applicazione di pratiche di allevamento adeguate alle esigenze di ciascuna specie
che stimolino un'elevata resistenza alle malattie ed evitino le infezioni;
c) uso di alimenti di alta qualit, abbinato a movimento regolare fisico e accesso ai
pascoli, stimolando cos le difese immunologiche naturali degli animali;
d) adeguata densit degli animali, evitando cos il sovraffollamento e qualsiasi
problema sanitario che ne potrebbe derivare.
Ci nonostante se gli animali si ammalano vanno curati utilizzando per sistemi meno
inquinanti possibile.
Il concetto che come non possono essere usati prodotti chimici nel trattamento e
nella prevenzione delle malattie delle piante, cos dovrebbe essere, per quanto
possibile, per le produzioni animali.
Si riportano schematicamente le principali patologie che possano colpire un
allevamento bovino.
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Infertilit
Dismetabolie alimentari
Problemi podalici
Zoonosi
Tubercolosi
Brucellosi
Altre malattie
Reg. CE 1804/99
5. Profilassi e cure veterinarie
5.4. L'uso di medicinali veterinari nell'agricoltura biologica deve essere
conforme ai seguenti principi:
a) i prodotti fitoterapici (ad es. estratti vegetali esclusi gli antibiotici
essenze, ecc.), omeopatici (ad es. sostanze vegetali, animali o minerali), gli
oligoelementi e i prodotti elencati all'allegato II, parte C, sezione 3, sono
preferiti agli antibiotici o ai medicinali veterinari allopatici ottenuti per sintesi
chimica, purch abbiano efficacia terapeutica per la specie animale e tenuto
conto delle circostanze che hanno richiesto la cura;
b) qualora l'uso dei suddetti prodotti non sia verosimilmente efficace, o non si
dimostri tale per le malattie o le ferite, e qualora la cura sia essenziale per
evitare sofferenze o disagi all'animale, possono essere utilizzati antibiotici o
medicinali veterinari allopatici ottenuti per sintesi chimica sotto la
responsabilit di un veterinario;
c) vietato l'uso di medicinali veterinari allopatici ottenuti per sintesi chimica o
di antibiotici per trattamenti preventivi.
5.8. Ad eccezione delle vaccinazioni, delle cure antiparassitarie e dei piani
obbligatori di eradicazione attuati negli Stati membri, nel caso in cui un
animale o un gruppo di animali sia sottoposto a pi di due o massimo tre cicli
di trattamenti con medicinali veterinari allopatici ottenuti per sintesi chimica o
antibiotici in un anno (o a pi di un ciclo di trattamenti se la sua vita produttiva
inferiore a un anno), gli animali interessati o i prodotti da essi derivati non
possono essere venduti come prodotti ottenuti conformemente alle disposizioni
del presente regolamento. Tali animali devono essere sottoposti ai periodi di
conversione previsti al capitolo del presente allegato, con il consenso
dell'autorit o dell'organismo di controllo.
D.M. 4/8/00
5.8. Tenuto conto della corrente prassi di allevamento, i trattamenti
antiparassitari possono essere limitati a due nel corso dellanno compresi quelli
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per gli ectoparassiti somministrati per via parenterale e/o per applicazioni
esterne con prodotto ottenuti per sintesi chimica.
Le molecole da utilizzare per detti trattamenti debbono essere
caratterizzate da un basso impatto ambientale, una rapida
metabolizzazione, limitati effetti tossici e tempi di sospensione inferiori ai
dieci giorni.
Uno degli anelli deboli della riconversione agrozootecnica quello della
necessit di passare da un tipo di prevenzione e terapia delle malattie di tipo
tradizionale (allopatia) altamente inquinante, ad un sistema diverso che utilizzi
medicine naturali dolci. Questo al fine di eliminare la presenza dei residui
chimico-farmaceutici nei prodotti zootecnici e per far s che le produzioni
biologiche animali corrispondano veramente alle aspettative dei consumatori.
Le medicine dolci utilizzabili, fra le quali lomeopatia, lomotossicologia,
lisopatia, la fitoterapia e lagopuntura, devono dare tutte la sicurezza che le carni
degli animali e le loro produzioni (latte) non contengano alcuna molecola
farmacologica estranea.
Fra le medicine proponibili sicuramente lomeopatia a dare al tempo stesso
maggiori garanzie di efficacia sia per la salute degli animali che per la salubrit
delle derrate alimentari. Lomeopatia infatti costituita da un corpo dottrinario,
volto alla salvaguardia del benessere sia umano che animale, consolidatosi nel
corso di due secoli, ed utilizza rimedi ad altissima diluizione dove non sono
neanche pi presenti in tracce le molecole originarie.
2) Il farmaco omeopatico nella legislazione italiana
Sono due le leggi che disciplinano il settore:
1. la L. 110 del 17/3/95 che si occupa di regolamentare i medicinali omeopatici
per uso veterinario (recepimento Direttiva CEE 92/74);
2. la L. 185 del 22/5/95 che tratta la regolamentazione dei medicinali omeopatici
per uso umano (recepimento Direttiva CEE 92/73).
I medicinali omeopatici che abbiano una concentrazione di principio attivo pari o
inferiore a una parte per milione sono da considerarsi atossici e non necessitano di
tempi di sospensione.
I medicinali omeopatici destinati agli animali da reddito, che producono alimenti
per luomo, debbono sottostare alla registrazione completa come le molecole
farmacologiche classiche. Per prescrivere questi prodotti necessaria la ricetta
veterinaria in triplice copia non ripetibile prevista dal D.L. 119/92.
Per i medicinali destinati alle specie di affezione ed esotiche sufficiente la
registrazione semplificata. Per la loro prescrizione sufficiente la ricetta
veterinaria unica non ripetibile.
Per uso umano, purch si usi la via orale o esterna, non necessaria ricetta
medica. Qualsiasi allevatore potrebbe quindi recarsi in farmacia ed acquistare per
uso personale i medicinali omeopatici senza ricetta e poi diluire i rimedi in
soluzione sterile apirogena iniettabile se non volesse usare la via orale o esterna
per somministrare questi ai sui animali.
A tuttoggi mancano ancora purtroppo la approvazione di una Farmacopea
ufficiale omeopatica, il riconoscimento ufficiale delle Scuole omeopatiche,
linsegnamento ufficiale dellOmeopatia nelle Universit italiane.
C una effettiva difficolt culturale e pratica nella introduzione della Omeopatia
negli allevamenti. La effettiva difficolt di passare dallallopatia alle medicine
naturali sta nel fatto che le basi teoriche su cui queste si basano sono generalmente
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lontane dal comune modo di intendere la medicina, per questo i futuri utenti sono
diffidenti ed hanno difficolt ad accettarle.
Per diffondere questi sistemi e metodi di cura comunque soprattutto necessario
sensibilizzare al massimo i futuri utenti, diffondendo i principi teorici basilari di
queste medicine e dimostrando la loro reale efficacia nella cura degli animali. Allo
stesso tempo necessario che queste siano loro facilmente accessibili: cio
debbono essere disponibili veterinari naturopati esperti che possano seguire gli
allevamenti, e facilmente reperibili i farmaci ed i rimedi che essi prescrivano.
Sulla scorta di esperienze effettuate soprattutto in altri Paesi europei, anche nel
nostro Paese, anche presso lUniversit di Firenze, vengono effettuate alcune
esperienze di confronto di gruppi di animali trattati con medicine dolci e non.
Esperienze dimostrative di animali curati unicamente con lomeopatia messi a
confronto con altri curati con lallopatia, svolte in aziende limitrofe, sono la
migliore dimostrazione per gli allevatori della possibilit reale di utilizzare questa
medicina. Questo tipo di prove servono anche a spingere i veterinari delle aziende
ad avvicinarsi a questa antica disciplina e a verificarne di persona gli effetti
terapeutici.
Esistono comunque gi anche in Italia alcune stalle che utilizzano unicamente
lomeopatia nella cura degli animali, e non solo biologiche.
Il costo dei medicinali in genere inferiore a quello della medicina
convenzionale. Dipende molto che tipo di terapia viene utilizzata. Certamente un
veterinario che utilizzi soprattutto rimedi omeopatici unitari far risparmiare
molto lallevatore.
I veterinari naturopati debbono in genere affrontare un lavoro molto lungo e
complesso soprattutto nei primi tempi che vengono chiamati ad occuparsi di un
allevamento. In seguito il lavoro, e quindi il costo, se tutto va bene, non dovrebbe
essere molto pi gravoso di quello riservato un normale veterinario aziendale.
Nei casi acuti si possono avere dei successi immediati, del tutto comparabili a
quelli della allopatia.
Molti casi cronici che per lallopatia sono incurabili vengono risolti ogni giorno
con la utilizzazione di medicine dolci negli uomini come negli animali.
La qualit dei prodotti provenienti dagli animali curati con medicine dolci non
aggressive sono qualitativamente superiori e privi di pericolosi residui.
Interventi sugli animali (decornazione)
La cauterizzazione dellabbozzo corneale consentita solo al di sotto delle 3 settimane
di vita. E questo per il punto di maggiore scontro ed attrito con i biodinamici. Infatti
essi considerano indispensabile che i bovini abbiano le corna. Diversi centri di ricerca
tedeschi, austriaci, olandesi e svizzeri, dove la Biodinamica pi diffusa, stanno
studiando sistemi di gestione della mandria che rendano possibile tenere gli animali
con le corna senza che questi debbano essere necessariamente legati.
Qualit della carne
Tipi di produzione
Si riportano in sintesi i tipi di produzione ottenibili da un allevamento da carne
Vitelli da latte
Vitelli leggeri (12 mesi)
Vitelloni (16-18 mesi)
19
20
Yogurt
Caseificio
Struttura ed attrezzature
Differenti tipi di lavorazione (cagliata naturale, vegetale, lattica)
Prodotti
Formaggi a pasta filata
Formaggi freschi e stagionati
Formaggi tipici e di qualit
Commercializzazione dei prodotti
Prodotti con marchio DOP
Prodotti biologici
La situazione italiana della produzione di latte bio certamente indietro rispetto a
quella di molti paesi del nord Europa.
Le cause sono da ricercarsi:
1. incertezza legislativa che abbiamo avuto fino ad oggi,
2. immaturit del mercato.
Le cose per stanno rapidamente cambiando perch linteresse dei consumatori sta
crescendo rapidamente, ed insieme a questo anche il numero delle aziende che si
convertono al biologico.
In Italia dovrebbero esserci circa 200 stalle da latte certificate dai vari Organismi di
controllo e circa 100 aziende che trasformano il latte o lo commercializzano fresco, la
maggio parte delle stalle si trova al nord del paese, ma anche nel centro e nel sud si sta
sviluppando la produzione di latte bio.
Le produzioni di latte biologico sono in genere effettuate in stalle che erano
originariamente convenzionali. Gli animali che vengono utilizzati sono spesso di alta
genealogia (Holstein nelle zone di pianura, e Brown Swiss in quelle di montagna),
capaci di dare produzioni molto spinte, ma poco rustici e facilmente soggetti a
squilibri metabolici e mastiti.
Il latte biologico viene venduto fresco o trasformato:
1. Vengono prodotti formaggi di alta qualit come il Gorgonzola ed il Parmigiano
Reggiano. Esistono anche stalle di bufale (Bubalus bubalus) certificate per la
produzione di Mozzarella biologica. La produzione e la commercializzazione di
formaggi viene perlopi effettuata da piccole aziende. Le aziende che fanno latte
per la caseificazione di formaggi di alta qualit aderiscono spesso anche ad altri
disciplinari di produzione. Alcuni di questi sono pi restrittivi dei disciplinari di
produzione biologica e non permettono la utilizzazione di insilati (Parmigiano
Reggiano).
2. Il latte commercializzato fresco o sottoforma di yogurt viene invece
prevalentemente raccolto da grossi gruppi industriali che hanno delle linee
commerciali biologiche. Molte stalle che producono latte per il consumo diretto
aderiscono a programmi di alta qualit che non consentono SCC superiori a
300.000. In queste stalle la composizione del latte e le SCC vengono controllate
individualmente almeno una volta al mese. Il latte di massa viene analizzato tutte
le volte che arriva alla Centrale del Latte.
Dati sulla produzione del latte
Bovini da latte: situazione dei controlli
Razza
Lattazione
Allevamenti
Kg
21
>200 gg
96.425
controllati
11.331
Bruna
Frisona
612.906
14.750
Italiana
Valdostan
a Pezzata3.920
1.286
Rossa
Pezzata
Rossa
28.944
3.854
Italiana
Piemontes
18
3
e
Bianca
Val
192
39
Padana
Reggiana 483
91
Modicana 5.308
384
Oropa P.
1.561
170
R.
Rendena 2.784
204
Grigia
6.156
1.027
Alpina
Tarina
3
2
Rossa
10
5
Danese
Pinzgau 687
110
Jersey
1.945
242
Abbonda
4
3
nce
Valdostan
a Pezzata281
584
Nera
Burlina 187
14
Angler
93
4
Castana 851
851
Cabannin
151
55
a
Varzese 3
4
Fonte: relazione annuale A.I.A. 1996
latte
5.481
grasso
3,86
proteine
3,39
7.782
3,52
3,17
3.224
3,54
3,28
5.195
3,87
3,39
1.677
3,72
3,63
4.345
3,44
3,40
4.892
2.981
3,60
3,52
3,37
3,49
2.487
3,59
3,35
4.440
3,47
3,23
4.302
3,69
3,35
2.520
3,45
3,36
6.908
4,34
3,50
5.154
4.689
3,88
5,73
3,40
4,10
3.902
3,55
3,42
2.626
3,46
3,34
4.055
5.676
2.513
3,62
4,70
3,41
3,12
3,68
3,34
2.527
3,56
3,19
3.091
3,67
3,28
% proteine
3,08
3,11
3,11
3,15
3,15
Kg proteine
144.242
145.862
149.532
153.839
162.670
22
1996
768.341
7.247
Fonte: relazioni annuali A.I.A.
3,57
3,21
n.d.
Aziende
Capi/azienda
402
10,15
2.021
27,20
91
19,43
4.415
5,79
807
15,31
121
31,12
957
8,58
43
45,86
465
275
22
30,49
20,25
4,5
63
15,03