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Industria 4.0, le startup italiane e la raccolta boom sullo smart manufacturing


Infodata | 9 settembre 2016

industrialarge

Il numero di nuove imprese innovative che operano nellambito dello smart manufacturing, e finanziate a livello
mondiale da fondi o venture capital, cresciuto del 15% per tre anni consecutivi (dal 2012 al 2014), per una raccolta salita
oltre quota 1,5 miliardi di dollari. Di questi, il 39% finito a startup nellarea delle industrial analytics, con un
investimento medio di 12,5 milioni di dollari. La fotografia, che ha accompagnato la presentazione dellultima ricerca
dedicata al mondo dellindustria 4.0 degli Osservatori del Politecnico di Milano, di per s molto indicativa. Lo ancora
di pi se la si completa con i dati elaborati da Cb Insight e relativi al comparto dellIndustrial IoT, che dello smart
manufacturing una componente essenziale. Ebbene i volumi di funding che hanno interessato le startup sono
quadruplicati negli ultimi cinque anni, superando il miliardo di dollari nel 2015, quando sono stati completati 94
operazioni in tutto il mondo. I deal early-stage hanno dominato finora la scena, coprendo oltre la met di quelli conclusi
in campo Indutrial IoT dal 2012 in avanti e raccogliendo nellultimo biennio il 21% e il 27% dei finanziamenti complessivi.
I deal mid-stage ne rappresentano circa un quarto, assorbendo per (al 2015) la met dei capitali investiti.
Il fenomeno delle startup attive nello smart manufacturing, in linea con altri mercati oggetto di forte disruption come il
fintech o linsurtech, al momento soprattutto americano. Delle oltre 170 nuove imprese che ha individuato il Politecnico,
il 60% ha sede negli Usa e solo il 30% in Europa; oltreoceano si registra inoltre un valore medio dei finanziamenti cinque
volte superiore a quello osservato nel Vecchio Continente (rispettivamente 10 milioni e 2,7 milioni di dollari). In Italia
sono state censite 20 startup (finanziate e non) che spaziano dallIndustrial IoT ( il caso di Alleantia) alle interfacce uomo
macchina (come Experenti) fino al mondo della manifattura additiva (dove si muove con le sue stampanti 3D la fiorentina
Kentstrapper).
Detto che le startup della Penisola pi capaci di attrarre finanziamenti operano nellarea del cloud manufacturing, le
potenzialit delle nuove imprese devono fare i conti con un fenomeno (Industry 4.0) ancora poco radicato dentro le

imprese, soprattutto le medie e piccole, e in attesa di un piano programmatico di sviluppo (quello del governo sulla
manifattura digitale, che verr presentato a inizio agosto) in grado di creare le condizioni per la nascita di un vero
ecosistema.
ARTICOLO PUBBLICATO SUL SOLE 24 ORE DEL 9 SETTEMBRE 2016 A PAGINA 31

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ULTIMI COMMENTI

il_grande_danton | 15 settembre 2016 alle 9:22

gentile sig. Accialini io dico che dovremmo non farci prendere la mano da facile e ridicole velleit di poliglotti che noi italiani non siamo, ma quanti imprenditori e
politici sanno parlare le lingue straniere? quanti giornalisti? quanti tra i nostri parenti amici conoscenti? oggi con google traduttore poi sembran tutti fenomeni e invece..
CAPRE CAPRE CAPRE come dice quello l
ergo che si studi e prima di padroneggiarlo o di pavoneggiarsene inutilmente che lo si impari bene ma nel frattempo idiozie inglesi si possono anche evitare nel fare
giornalismo e/o divulgazione.. il problema italiano che i parametro medio proprio Razzi che per inciso ha imparato poco delle lingue nonostante 40 anni in Svizzera
preferisco gli antipatici francesi che sono ben pi orgogliosi della loro lingua e ove possono traducono qualsiasi inglesismo noi invece supini e acritici
ma volgiamo parlare infine di Renzi e del suo inglese? ecco Renzi e Razzi rappresentano molto bene il livello medio e cialtrone dellitaliano medio
PIU INGLESE MENO PAVONI E CAPRE.. PLEASE!
Rispondi
Nicola Accialini | 13 settembre 2016 alle 0:01

Per essere competitivi bisogna rapportarsi a livello internazionale smart manufacturing ormai un termine ampiamente diffuso per gli addetti ai lavori. Quindi il
problema non meno inglese, semmai studiarlo di pi. Non che se non si vuole parlare inglese come Razzi la soluzione non usarlo proprio. Semmai lesatto
contrario!!
Rispondi
Luca Tremolada | 9 settembre 2016 alle 12:10

Ha ragione Spesso ci facciamo prendere da inglesismi inutili


Rispondi
il_grande_danton | 9 settembre 2016 alle 11:17

certo che se infarciste i vostri articoli di meno inglesismi.. mica gli italiani sono poliglotti.. in primis questo termine smart manufacturing: ma che esattamente? e poi
inutile infilare a gogo parole in inglese se poi manco si sanno pronunciare correttamente ma alla razzi.. non mi riferisco direttamente a lei giornalista ignoro se sappia
o no esprimersi in inglese ma rilevo il fatto che in generale spesso si scrive (e parla malissimo) una lingua straniera per darsi un tono ma senza sapere cosa si dice e
come si dice.. cordialit
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