Sei sulla pagina 1di 3

Alla scoperta di Amoris Laetitia (/19): Perch dissento dal Card.

Caffarra e concordo con il Card. Schoenborn


di Andrea Grillo
in Come se non - http://www.cittadellaeditrice.com/munera/come-se-non/ - del 16 luglio 2016
Nel dibattito intorno ad AL dobbiamo onorare gli argomenti pi forti e pi convincenti. Nel dialogo
a distanza tra due cardinali provo a mettere alla prova gli argomenti del card. Caffarra.
Una premessa doverosa. Conosco personalmente il card. Caffarra, che ho incontrato due volte,
prima quando era Vescovo di Ferrara e poi da Arcivescovo di Bologna. E nelle due occasioni ho
sempre notato la affabilit e la finezza del modo con cui si relazionava alle singole persone. Tanto
pi mi sorprende la veemenza con cui critica il papa e il card Schoenborn quando esplica con
eleganza e finezza le buone ragioni di AL. Tanto da arrivare a chiedere loro, addirittura, di fare
retromarcia e di smentire se stessi.
Vorrei esporre gli aspetti pi problematici di questo suo modo di leggere AL in 5 punti:
A. Una ermeneutica della discontinuit
La prima cosa che mi sorprende il fatto che il Card. Caffarra ipotizzi apertamente una
discontinuit insopportabile nelle tesi magisteriali espresse da AL. Egli legge la storia della
dottrina matrimoniale come se per 1900 anni si fosse sviluppata una dottrina coerente e monolitica,
che avrebbe trovato la sua compiuta espressione nei testi che egli cita: Veritatis Splendor, Familiaris
Consortio e Sacramentum Caritatis. Mentre AL sarebbe uno strappo inaccettabile, perch
romperebbe il principio rivelato dellesercizio legittimo della sessualit soltanto allinterno del
matrimonio sacramentale.
Ma il cardinale costretto a costruire questo teorema prescindendo dalla storia, che ci racconta
invece fatti ben diversi. Lassetto dottrinale degli ultimi decenni il frutto di una esasperazione del
tema, che nasce solo nel 1852, con Pio IX e diventa la sequenza di encicliche che dal Arcanum
Divinae Sapientiae (1880) a Casti connubii (1930) arriva, sia pure attraverso il Vaticano II, a
Humanae vitae (1968), con la dura istituzionalizzazione del Codex del 1917. Se Familiaris
Consortio presuppone certo questa storia, apre tuttavia gi sul nuovo, di cui ammette la
rilevanza, senza assumerlo completamente. Da questo punto di vista AL deve essere letta come
in continuit con Familiaris Consortio, nellintento di superare pienamente lassetto
ottocentesco della dottrina matrimoniale, che gi in quel testo aveva iniziato a vacillare.
Caffarra utilizza una ermeneutica della discontinuit molto pericolosa, perch mette in dubbio la
legittimit della evoluzione della dottrina, chiedendo addirittura a Francesco di ritirare il
documento nei suoi passi pi innovativi. Questo a me pare contraddire la intenzione che certo
Caffarra non vuole negare di garantire la continuit con la grande tradizione ecclesiale, e non solo
con la sua versione apologetica e irrigidita del XIX secolo.
B. Una rigidit massimalista in morale
Il secondo aspetto su cui sollevo le mie perplessit riguarda il modo di considerare la intrinsecit
del male. Qui a me sembra che il discorso scivoli su un piano di astrattezza talmente accentuato,
che ogni fattore circostanziale viene giudicato in modo sospetto e con diffidenza. Non sorprende
che Schoenborn venga accusato di una sospetta condiscendenza al male. Se qualcosa
intrinsecamente male, bisogna evitarlo a tutti i costi. Questo approccio, tuttavia, appare solo
pedagogico e incapace di riconoscere i fatti. Tutto diventa compito e i fatti non hanno rilevanza
alcuna, Questo approccio, in s molto chiaro, per privo di rapporto con la realt. Impone
alla realt un modello idealizzato. Ma, come in ogni idealizzazione, esso unisce alla grande

idea cristiana del matrimonio, la aggressione allaltro. Il massimalismo inevitabilmente


aggressivo, anche malgr soi.
C. Una mancanza di articolazione tra piano morale e piano giuridico
Uno dei punti che creano maggiore difficolt nelle parole del cardinale il fatto che egli
presupponga come evidente e scontata una relazione pre-moderna tra morale e diritto. Che una
azione sia intrinsecamente un male ad es. lomicidio, il furto, ladulterio non implica
immediatamente che non si debba tener conto delle circostanze in cui lazione viene commessa,
come anche del tempo nel quale tale azione assume rilevanza. Considero come un fatto molto strano
che un uomo di cultura giuridica come Caffarra non tenga conto di come la correlazione tra
gravit del reato e entit della sanzione non possa mai essere astratta dalla storia concreta dei
fatti. Si consideri come la ostinazione nel valutare ladulterio come fatto intrinsecamente
malvagio impedisca al cardinale di giudicare adeguatamente come la condizione di adulterio nella
societ chiusa fosse molto diversa da quella di una societ aperta. Ci che intrinsecamente male,
resta male, senza dubbio. Ma cambia la sanzione e cambia la rilevanza del tempo. Come ha
sottolineato bene un altro vescovo non ancora cardinale come J.-P. Vesco, nella nostra societ
ladulterio si trasformato da reato permanente a reato istantaneo. Questa differenza, che mi
sembra sfugga completamente a Caffarra, non dipende anzitutto da categorie teologiche, ma dalle
forme sociologiche, psicologiche e culturali degli uomini e delle donne di oggi, Ma questo nel
matrimonio ha rilevanza originaria, che il massimalismo teologico dellultimo secolo non riusciva
pi a riconoscere. Viceversa chiaro per i teologi medievali, che Schoenborn cita molto pi di
Caffarra.
D. Una dipendenza da categorie superate e da modelli giuridici datati
La traduzione che del matrimonio offriva la societ chiusa tradizionale poteva tranquillamente
sovrapporre morale e diritto e ragionare in modo massimalistico su un piano come sullaltro. La
strategia fondamentale di questa lettura apologetica, inaugurata a met del XIX, stata la
ontologizzazione del matrimonio, ossia la sua trascrizione in categorie metafisiche e
razionalistiche. Ma questa scelta non ha tenuto conto che il sistema ecclesiale non pu sopportare
troppo a lungo un eccesso di ontologismo, senza generare una reazione incontrollabile sul piano
della nullit. Infatti, pi insistiamo sulla ontologia del vincolo e pi siamo costretti a
tematizzare la nullit come unica via di uscita di fronte ai problemi. Da un lato la ontologia
classica si trasforma in ontologismo apologetico, ma dallaltra parte la teoria dei capi di
nullit diventa facilmente una forma di nichilismo canonico. Caffarra mi sembra che sia uno
dei pochi pastori a ripetere con grande lucidit il modello ottocentesco di risposta ecclesiale alla
sfida del mondo moderno. Ma non si avvede che AL intende uscire proprio da quel modello
riduttivo di considerazione della esperienza alla luce del Vangelo, mentre non intende affatto uscire
dalla grande tradizione ecclesiale. Anzi, AL garantisce continuit alla dottrina mediante una
opportuna traduzione e conversione, mentre la posizione di Caffarra che egli pretende
chiara e limpida genera un continuo cortocircuito tra dottrina ecclesiale, esperienza dei
soggetti e mediazione ecclesiale. Caffarra parte dalla ipotesi che AL porti confusione ad una
condizione sostanzialmente chiara, mentre io credo che AL porti un inizio di chiarificazione in
una situazione che Familiaris Consortio, iniziando ad alterare la logica ottocentesca, aveva
reso molto confusa e ambigua.
E. Adulterio pollaks lghetai. Ontologismo dogmatico e nichilismo canonico si implicano a
vicenda
Il card. Caffarra, che anche il fondatore dellIstituto Giovanni Paolo II, dove matrimonio e
famiglia dovrebbero essere studiati a fondo, sembra non voler ascoltare altra voce che non sia quella
di Giovanni Paolo II. Cos fanno anche, in pieno accordo con il fondatore, gli attuali principali
docenti di quellIstituto, tutti uniti in questa sorprendente ermeneutica della discontinuit di fronte
ad AL.

Sorprenderebbe non poco chi invitasse Caffara o uno dei docenti dellIstituto citato a presentare
ufficialmente il testo di AL. Chi rifiuta il testo nel suo cuore pulsante ossia nella fuoriuscita dal
modello ottocentesco di dottrina del matrimonio non pu certo presentarlo ufficialmente al clero,
se non avvalorando quella ermeneutica della rottura che fino a ieri questi stessi docenti
presentavano come il male peggiore. Confuso, qui, non il testo di AL, ma lo sguardo di chi non
coglie il senso epocale di questo passaggio di conversione ecclesiale e pretende di usare il CCC
come uno scudo contro la conversione di cui la Chiesa ha bisogno. Credo che questa reazione ponga
una questione decisiva: la discontinuit e la rottura non quella promossa da AL, ma quella
che scaturisce dalla pretesa secondo cui, a partire dalla fondazione dellIstituto Giovanni
Paolo II in poi, e fino allapocalisse, qualcuno possa monopolizzare la teologia del matrimonio,
costringendola in una visione unilaterale, clericale, apologetica e massimalista della
tradizione. Credo che il card. Caffarra, con grande chiarezza, abbia messo in luce i limiti di questa
breve tradizione massimalista, con aspetti di fondamentalismo, da cui AL ha saputo prendere
la giusta distanza. E naturale e comprensibile che Caffarra e successori non ne siano contenti.
Cionondimeno, il fatto che essi pretendano di dettare a Schoenborn e a Francesco la agenda
matrimoniale appare quanto meno come un eccesso di zelo, che sconfina pericolosamente in una
mancanza di senso del limite e che pu talvolta giungere anche ad una sorta di nera disperazione sul
ruolo che lo Spirito Santo gioca nella vita della Chiesa.

Potrebbero piacerti anche