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GAETANO DONIZETTI: UN PROFILO BIOGRAFICO

di
Paolo Fabbri
Quinto figlio di una famiglia ai limiti dellindigenza (il padre era operaio, forse tessitore; la madre
lavorer anche come cucitrice), Gaetano Donizetti nacque a Bergamo Alta il 29 novembre 1797 e fu
battezzato il 3 dicembre nella chiesa parrocchiale di S. Grata inter Vites. A quellepoca, da non molti
mesi Bergamo non apparteneva pi alla Repubblica veneta di S. Marco. Dopo un dominio durato
ininterrottamente per quasi tre secoli, con la prima campagna napoleonica dItalia la citt era entrata a
far parte della Repubblica Cisalpina. Gaetano nacque dunque cittadino di questo recentissimo stato, poi
divenuto Repubblica Italiana (1802-1805), e infine Regno dItalia (1805-1814), sempre con a capo
Napoleone.
Gi il primogenito dei Donizetti, Giuseppe, aveva iniziato gli studi musicali con uno zio: presto fu in
grado di cantare da corista in S. Maria Maggiore e nei teatri cittadini. Quando nel 1808, ventenne,
dovette assolvere gli obblighi di leva, questa formazione professionale gli consent di essere arruolato
come musicista della banda. Chiusa nel 1815 lavventura napoleonica, nellottobre di quel medesimo
anno Giuseppe Donizetti entr nellesercito del Regno di Sardegna come capomusica. Nel 1828 pass a
Costantinopoli al servizio del sultano Mahmud II (1808-1839) che, nel quadro di un pi generale
disegno di modernizzazione dellImpero Ottomano, aveva in animo di occidentalizzare anche le bande
militari del proprio esercito. Assunto come Istruttore generale delle Musiche Imperiali Ottomane,
Giuseppe Donizetti rimase a Costantinopoli fino alla morte (1856): il successore di Mahmud II, il
sultano Abdul Medjid, lo aveva nominato addirittura pasci, colonnello onorario della Guardia
Imperiale Ottomana, e generale di brigata.
Alla stessa stregua del fratello maggiore, anche Gaetano aveva intanto iniziato gli studi musicali. In
quanto povero, nel 1806 era stato ammesso alle Lezioni Caritatevoli di Musica, una scuola professionale
con scopi benefici eretta nel quadro delle attivit assistenziali ora promosse dal governo dopo la caduta
degli antichi regimi e la nazionalizzazione dei beni ecclesiastici (1797). Liniziativa di quelle Lezioni era
stata di Johann Simon Mayr (1763-1845), un bavarese che dal 1802 si era stabilito a Bergamo, essendovi
stato assunto come maestro di cappella in S. Maria Maggiore. A questo impiego stabile, Mayr affianc
quello parallelo di operista, che lo port via via a Venezia, Milano (1800-1814) e in altre citt del Regno
dItalia, nonch a Trieste (1801), Vienna (1802-1803), Roma (1808), e soprattutto in una grande capitale
della musica europea come Napoli (1813-1815 e 1817). Per dirne la notoriet, nel 1807 Mayr ebbe da
Napoleone la proposta di diventare maestro e direttore del teatro e de concerti della corte imperiale.
Fino allavvento di Rossini, Mayr senza dubbio fu il pi stimato operista attivo in Italia.
Leccellenza dei risultati raggiunti dalla scuola di Bergamo pot essere constatata nel 1811 anche ad
altissimo livello politico: dopo aver assistito in forma ufficiale ai suoi saggi finali, i ministri dellInterno e
della Pubblica Istruzione del Regno dItalia ne trassero la convinzione che i metodi didattici mayriani
dovessero venire adottati in tutto lo stato. Gaetano Donizetti dunque ebbe modo di formarsi alla scuola
di Mayr negli anni dal 1806 al 1815, e di mettere alla prova le capacit acquisite esibendosi come
cantante, insieme coi compagni di scuola, nelle cerimonie religiose che si svolgevano in S. Maria
Maggiore, nei saggi pubblici di fine anno scolastico (iniziati nellagosto 1808 con La creazione di Haydn, e
poi proseguiti anche con piccole opere vere e proprie), in qualche concerto straordinario.
Donizetti infatti si preparava ad affrontare la professione musicale in qualit di cantante.
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Ben presto per Mayr si rese conto che questa carriera non faceva per lui. Piuttosto, il ragazzo
dimostrava attitudini per la composizione, come testimoniavano alcune sue acerbe prove: qualche
pagina destinata al consumo domestico (una delle quali addirittura pubblicata a Milano da Ricordi, e
certo grazie allinteressamento di Mayr), pezzi sacri da chiesa. Informato delle scelte del fratello minore,
allinizio dellestate 1815 dallisola dElba (dove si trovava al seguito di Napoleone in esilio) Giuseppe
Donizetti cos scriveva al padre, approvando la decisione: Direte a Gaetano che mi fa piacere che
diventi matto per la musica. Proprio in questa prospettiva, Mayr si diede da fare per raccogliere fondi
che consentissero a Gaetano di andare per un biennio a studiare contrappunto e fuga al Liceo
Filarmonico di Bologna, col rinomatissimo padre Stanislao Mattei (1750-1825). Donizetti rimase a
Bologna dallottobre 1815 al dicembre 1817 specializzandosi negli studi superiori di composizione (ed
ottenendo per ci premi scolastici), ma anche sempre pi familiarizzandosi con la composizione teatrale
e facendosi apprezzare dallambiente musicale bolognese, nel quale ebbe modo di introdursi grazie alle
lettere di presentazione del suo maestro Mayr.
Sfumata a fine 1817 la prospettiva di un primo impiego lavorativo ad Ancona, Donizetti rientr a
Bergamo dove pot dare saggio delle sue perfezionate capacit compositive soprattutto in campo sacro,
e poi nellambito della musica strumentale da camera, nonch per la prima volta nel campo teatrale:
quello vero, professionistico, non pi nelle operine di saggio scolastico. Nel carnevale 1818 al teatro
bergamasco della Societ la compagnia dellimpresario Paolo Zancla (nella quale spiccavano la
primadonna Giuseppina Ronzi De Begnis e suo marito, il basso Giuseppe De Begnis) rappresentava
Agnese di Paer e La Cenerentola di Rossini. Certo per interessamento di Mayr, a Donizetti fu data la
possibilit di scrivere alcuni pezzi per le cosiddette beneficiate: cio le serate allinterno della stagione,
stabilite per contratto, nelle quali i cantanti principali presentavano il meglio del loro repertorio col
diritto di trattenere per s lutile del botteghino.
I brani del giovane compositore dovettero accontentare sia i De Begnis, sia il pubblico, se Donizetti fu
sollecitato a seguire la compagnia a Verona, con la speranza di poter scrivere qualcosa di pi
impegnativo. Anche se ci non avvenne, Gaetano si procur un significativo ingaggio per la successiva
stagione autunnale. Zancla gestiva a quellepoca anche un teatro minore di Venezia, il S. Luca, per il
quale Donizetti fu posto sotto contratto per la composizione di unopera semiseria spettacolosa. La
stesura del libretto (Enrico di Borgogna) venne affidata ad un altro bergamasco e allievo di Mayr,
Bartolomeo Merelli (1794-1879), pi tardi famoso impresario, gi in contatto con Donizetti almeno fin
dallautunno precedente. Dopo il debutto ed alcune repliche dellopera, Merelli e Donizetti
presentarono al pubblico anche la farsa Una follia, andata in scena con pi successo.
Lesordio teatrale di Donizetti avvenne dunque sotto gli espliciti auspici di Mayr. Nelle stagioni
successive, la carriera di Donizetti prosegu in teatri di secondo piano, e nei generi dopera ugualmente
meno importanti, cio il semiserio e il buffo: con Le nozze in villa probabilmente a Mantova nel
carnevale 1819 (o forse a Treviso, teatro Dolfin, nella primavera 1820), e al teatro S. Samuele di Venezia
nel carnevale 1820 dal 26 dicembre 1819 con Pietro il Grande, kzar delle Russie. Su libretto del
marchese Gherardo Bevilacqua Aldobrandini, scenografo e occasionalmente poeta teatrale, lopera era
tratta da una commedia francese di Alexandre Duval ben nota in Italia col titolo di Il falegname di Livonia.
La stampa veneziana registr con simpatia la conferma di quel giovane compositore, che in quellopera
dimostrava la sua piena e a tratti perfino originale assimilazione dei grandi modelli rossiniani.
Appena avviata, la carriera di Donizetti minacciava per dinterrompersi bruscamente a causa del
servizio militare. Il governatore austriaco di Milano aveva fatto richiamare le classi 1795-1800, e dunque
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Gaetano ricadeva in pieno nel provvedimento. Nel dicembre 1820 sia lui, sia lamico Dolci riuscirono
ad evitare larruolamento grazie ad una possibilit prevista dalla legge: sborsando una congrua somma,
si poteva essere stabilmente rimpiazzati da un sostituto. A entrambi, che non lo avevano di certo, il
denaro necessario fu fornito da Marianna Pezzoli Grattaroli, la quale mecenatescamente ritenne che
non si dovessero sprecare quelle due giovani promesse musicali.
Intanto da parte di Mayr continuava lattiva promozione dellallievo. Nel giugno 1821 da Roma
limpresario del teatro Argentina, Giovanni Paterni, scritturava Donizetti per lopera destinata ad
inaugurare la stagione autunnale, Zoraida di Granata. Trasferitosi a Roma per la composizione e le
relative prove, qui Donizetti fu introdotto negli ambienti musicali della citt, prendendo a frequentare le
famiglie Carnevali, Ferretti, Vasselli. Il primogenito di questultima, Antonio (confidenzialmente, Toto),
sar da allora suo intimo amico, e la sorella pi giovane, Virginia (tredicenne nel 1821), nel 1828
diventer addirittura sua moglie.
Il grande successo romano di Zoraida di Granata, il 28 gennaio 1822, procur a Donizetti la sua prima
scrittura napoletana, La zingara, tenuta a battesimo entusiasticamente il 12 maggio 1822 al teatro
Nuovo. Seguirono le commissioni di una farsa per il teatro reale del Fondo (dedicato al repertorio
comico e semiserio), La lettera anonima (29 giugno 1822), di unopera semiseria per La Scala di Milano
(Chiara e Serafina: 26 ottobre 1822), ed infine di una grande opera seria per il maggior teatro reale
napoletano, il San Carlo (Alfredo il Grande: 2 luglio 1823).
A questo punto, la carriera di Donizetti operista era ormai definitivamente avviata. Un primo, brillante
traguardo di qualit lo conseguir con lopera comica Laio nellimbarazzo (Roma, teatro Valle, 4 febbraio
1824), notevole anche come riuscita ricerca di nuove strade rispetto ai dominanti modelli rossiniani.
Direttore del teatro Carolino di Palermo con un contratto annuale
a partire dal marzo 1825, Donizetti si trasfer nella citt siciliana curando lallestimento di opere
proprie e altrui, e tenendovi a battesimo il titolo serio Alahor in Granata (7 gennaio 1826). Tornato a
Napoli, nel 1827 si leg contrattualmente allimpresario dei Teatri Reali partenopei
Domenico Barbaia, assumendo la direzione del teatro Nuovo. Inizi allora la lunga stagione napoletana
di Donizetti, destinata a protrarsi fino allottobre 1838. Vi si situano avvenimenti famigliari centrali
come il citato matrimonio con Virginia Vasselli (1828), e lutti non meno fondamentali quali la
scomparsa via via di tre figli neonati, e infine (30 luglio 1837) della stessa moglie, durante unepidemia
di colera. Professionalmente, questi sono gli anni in cui verr chiamato alla cattedra di composizione nel
Real Collegio di Musica, e durante i quali coltiver una vivace e curiosa apertura nei confronti di nuove
direzioni drammatiche: il mlo romanzesco (Otto mesi in due ore, teatro Nuovo, 13 maggio 1827), il teatro
nel teatro (Le convenienze ed inconvenienze teatrali, Nuovo, 21 novembre 1827), la sperimentazione
morfologica su larga scala (Lesule di Roma, Il paria, Fausta: teatro S. Carlo, rispettivamente 1 gennaio
1828, 12 gennaio 1829, 12 gennaio 1832), lopra-comique (Gianni da Calais, teatro del Fondo, 2 agosto
1828; Gianni di Parigi, 1831), la sensibilit romantica (Elisabetta al castello di Kenilworth, S. Carlo, 6 luglio
1829), il sublime biblico (Il diluvio universale, S. Carlo, 28 febbraio 1830).
Intanto, due grandi successi milanesi (entrambi su libretti di Felice Romani) posero Donizetti nel
novero dei pi importanti compositori europei dopera italiana. Il primo di essi Anna Bolena, andato in
scena al teatro Carcano il 26 dicembre 1830; laltro, Lelisir damore, presentato alla Canobbiana il 12
maggio 1832. La vicenda dellinfelice moglie di Enrico VIII permise a Romani e Donizetti dinnestare i
profili psicologici dei protagonisti su di uno sfondo storico in grado di dare verit e concreto spessore
alle vicende rappresentate: nella Milano in cui era da poco uscito il romanzo a base storica I promessi sposi
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(1827), Anna Bolena dovette parere un suo analogo melodrammatico quanto a tinta, scontri tra i
personaggi, conflitti interiori (ma solo in parte quanto allipoteca religiosa). Il delizioso idillio campestre
dellElisir damore metteva a frutto le frequentazioni dellopra-comique transalpino, incrociandolo con la
tradizione comica goldoniana. Donizetti se ne avvantaggi reinventando formulazioni melodiche e
strutture, ma al
momento buono dando saggio anche di uninfallibile intensit patetica che, collocata in nodi cruciali
della vicenda, sa diventare anche grande leva drammatica.
Se questi capolavori incoronarono Donizetti drammaturgo musicale, inaugurarono anche una stagione
ricchissima di titoli che costituiscono altrettante pietre miliari del teatro romantico italiano. Gi le fonti
letterarie di alcuni di essi sono eloquenti: Byron per Parisina (Firenze, La Pergola, 17 marzo 1833) e
Marino Faliero (Parigi, Thtre Italien, 12 marzo 1835); Victor Hugo per Lucrezia Borgia (Milano, La
Scala, 26 dicembre 1833); Schiller per Maria Stuarda (1834); Walter Scott per Lucia di Lammermoor
(Napoli, S. Carlo, 26 settembre 1835). Ad essi possiamo aggiungere Gemma di Vergy (Milano, La Scala,
26 dicembre 1834), Belisario (Venezia, La Fenice, 4
febbraio 1836), Roberto Devereux (Napoli, S. Carlo, 29 ottobre 1837), Maria de Rudenz (Venezia, La
Fenice, 30 gennaio 1838), Poliuto (1838).
Si tratta perlopi di drammi storici a tinte forti, foschi e grondanti sangue, con ambientazioni
frequentemente notturne, cupe, spesso gotiche. I loro protagonisti sono preda di passioni violente,
dilaniati da esplosioni di furore, spesso visionari. Le figure femminili offrono una galleria superba della
voce e del personaggio di soprano: il tenore romantico vi trova i suoi prototipi in Ugo (Parisina) ed
Edgardo (Lucia di Lammermoor). Baritoni e bassi si pongono spesso come antagonisti di contese senza
vincitori, tragicamente disastrose per tutti. In questo panorama di rovine senza speranza fa eccezione
Poliuto, dalla conclusione non meno funesta ma che, nella prospettiva religiosa della fede santificata dal
martirio, attinge il suo riscatto se non altro ultraterreno.
Oltre a trovare i colori adatti, le delineazioni psicologiche giuste, il ritmo teatrale e i colpi di scena pi
efficaci, Donizetti pieg i propri mezzi tecnici e il suo stile per assecondare ed esaltare la natura
drammatica di quei testi, sperimentando soluzioni nuove ed ardite. In qualche caso saggi anche
orientamenti di gusto fondati sulla mescolanza romantica degli stili e dei livelli espressivi: come
mostrano Il furioso allisola di San Domingo e Torquato Tasso (Roma, teatro Valle, 2 gennaio e 9 settembre
1833), e soprattutto Lucrezia Borgia. Altrove diede ulteriori prove di avvicinamento allo stile francese
non solo in repertori minori e in campo comico (Il campanello e Betly: Napoli, teatro Nuovo, 6 giugno e
24 agosto 1836), ma anche nel gran genere serio (Lassedio di Calais: Napoli, S. Carlo 19 novembre
1836).
Nel cuore di questa stagione si situa anche la prima esperienza parigina di Donizetti. Chiamato insieme
con Bellini nella capitale francese su indicazione di Rossini, che vi condirigeva il teatro che presentava
opera italiana (il Thtre Italien), Donizetti vi si trasfer nel 1834-1835. Mentre Bellini vi tenne a
battesimo I Puritani, Donizetti compose Marino Faliero, dramma storico di forte spessore politico: non
per nulla, esso fu molto ammirato tra gli altri da Giuseppe Mazzini, che vi vide un esempio di nuovo
teatro musicale impegnato sul versante civile.
Rientrato a Napoli, Donizetti vi realizz alcune delle vette massime della sua produzione seria: come si
detto, Lucia di Lammermoor (1835), Roberto Devereux (1837), Poliuto (1838). Ma questo fu anche un
periodo di crescenti disagi personali. Anzitutto la gi ricordata scomparsa della moglie (1837). Poi il
divieto da parte della censura di rappresentare Poliuto, in quanto soggetto religioso e con un martire
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cristiano come protagonista. A questo incidente con la bigotta amministrazione borbonica si aggiunse
infine linsoddisfazione professionale per la mancata nomina a direttore del Real Collegio di Musica
dopo la morte del vecchio e venerato maestro Zingarelli.
Questo insieme di avversit, sventure e disagi psicologici convinse Donizetti, nellautunno 1838, a
lasciare Napoli per Parigi, accettando le proposte che da tempo gli venivano dalla capitale francese. Qui
si pose al lavoro curando anzitutto le prime parigine al Thtre Italien di
sue opere italiane quali Roberto Devereux (dicembre 1838) e Lelisir damore (gennaio 1839).
Seguirono le traduzioni e gli adattamenti di altri suoi titoli (Lucie de Lammermoor al Thtre de la
Renaissance, e Le martyrs [rielaborazione di Poliuto] allOpra, 10 aprile 1840), e le composizioni
ex novo: La fille du rgiment (Opra-comique, 11 febbraio 1840), La favorite (Opra, 2 dicembre 1840), Rita.
Il ventaglio di proposte era ampio dallopera comica e seria italiane, allopra comique e al grand-opra ,
distribuito nelle maggiori sale teatrali parigine. Ci non manc di disturbare i settori pi nazionalisti
della capitale, cui diede voce ad esempio il compositore (e giornalista) Berlioz. In effetti, la concorrenza
del nuovo arrivato era temibile: non si limitava infatti a presentarsi come campione del genere italiano
nella sala teatrale tradizionalmente deputata a questo repertorio (il Thtre Italien), ma entrava a
competere coi musicisti locali sul loro stesso terreno, dando prova di pronta e felicissima assimilazione
dello stile francese sia sul versante leggero, sia su quello del grande dramma storico.
Due impegni coi teatri di Milano (Scala) e Vienna (Porta Carinzia) fecero allontanare temporaneamente
Donizetti da Parigi. Nel primo, il 26 dicembre 1841 debuttava Maria Padilla, scabrosa tragedia che
dovette essere edulcorata per ragioni di opportunit. Nellaltro, il 19 maggio 1842 andava in scena Linda
di Chamounix, opera semiseria essa pure di argomento ai limiti del decoro, caricata di forte polemica
morale e sociale, e dai toni talora manzoniani. Il successo di questa partitura fece guadagnare a
Donizetti la nomina a maestro di cappella e di camera, e compositore di corte. Causa questo nuovo
incarico, il maestro prese a dividersi tra Vienna, coi suoi impegni a corte e nei teatri cittadini, e Parigi. Il
3 gennaio 1843 al Thtre Italien presentava Don Pasquale, perfetta commedia da camera in cui
Donizetti raggiungeva il culmine della sua abilit di finissimo drammaturgo comico-sentimentale,
sapiente e vivacissimo inventore di soluzioni musicali, evocatore di atmosfere e tocchi psicologici.
Il 5 giugno 1843 al teatro viennese di Porta Carinzia teneva a battesimo Maria di Rohan, moderna
tragedia in costume e dal taglio scenico inusuale, con personaggi che incarnano in pieno tipi vocali e
teatrali che saranno alla base del melodramma verdiano. Di nuovo a Parigi, ma allOpra, il 13
novembre 1843 presentava Dom Sbastien, monumentale affresco storico dalle tinte strumentali raffinate,
con profili melodici ricercati e spesso sorprendente nel taglio scenico-compositivo.
Intanto, per, andavano manifestandosi i primi sintomi di una malattia cerebrale che, palese gi nel
1843, and progressivamente aggravandosi. La situazione precipit nellestate 1845, quando Donizetti
era a Parigi. Forse inizialmente sottovalutata, o male interpretata, essa degener ben presto. Purtroppo
le scelte mediche successive, autorizzate dal nipote Andrea (frattanto mandato dal fratello Giuseppe da
Costantinopoli a Parigi), resero irreparabile la situazione. Nel febbraio 1846 il compositore venne
internato in un istituto per malati di mente, presso Parigi: solo dopo molte pressioni di amici ed
estimatori si ottenne di sottrarlo a condizioni di vita cos penose e di ricoverarlo in un appartamento
meno squallido, sempre a Parigi. Infine, si riusc ad ottenere il suo rimpatrio nel settembre 1847: una
nobile famiglia bergamasca, i Basoni, si offrirono mecenatescamente di accogliere nel loro palazzo
lamico di un tempo, e di prestargli quelle cure di cui aveva costante bisogno. Accompagnato in treno
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fino a Colonia via Bruxelles, e in battello da l a Basilea risalendo il Reno, comp il tratto alpino in
carrozza, proseguendo poi per Bergamo. Donizetti trov finalmente approdo nella citt natale dove,
sempre in stato dincoscienza ma almeno tra persone care, trascorse gli ultimi mesi di malattia e di vita.
Mor l8 aprile 1848.

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