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MANI D’ANGELO
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PREFAZIONE
Marco Milioni
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01 L'INIZIO
03 IL CONTRATTACCO
Canale 68, preso di mira dai media locali, in particolare
dal GdV replica in modo molto circostanziato nel tg del 2
aprile 2004. «I carabinieri continuano nella loro analisi
delle testimonianze - annuncia lo speaker Andrea Ederosi
- le attività investigative proseguiranno pure i prossimi
giorni, poi sarà trasmesso un rapporto alla procura della
repubblica di Vicenza. E intanto la vicenda, anziché
suscitare un bisogno di verità come ci si sarebbe
aspettato, ovviamente col rigore e la prudenza del caso,
ha provocato reazioni scomposte».
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La vicenda però è destinata ad assumere contorni sempre
meno chiari. Ai primi di aprile Angelo Di Natale realizza
una intervista a due ragazze minorenni. Queste accusano
di palpeggiamenti un sacerdote del duomo di Thiene, che
non è Don Angelo. L'inchiesta accelera. A Thiene, a mezza
bocca, sulla scorta della denuncia di Canale 68 Veneto,
si delinea una cornice precisa. Don Angelo sarebbe il
sacerdote dai modi maneschi, un suo stretto collaboratore
quello che tocca.
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06 GLI STRASCHICHI E IL MISTERO DEL TESTIMONE MIKE
07 I BELLOSSI
09 CARLO MAINO
Un altro protagonista della vicenda è il consigliere
della Margherita Carlo Maino che sembra essere molto
informato su quanto accade tra le mura del duomo. Proprio
Maino, dopo il caso sollevato da Canale 68 Veneto ha
avuto una serie di colloqui riservati. Come mai durante
uno di questi è proprio Maino a promettere di presentarsi
dal parroco del duomo per fargli presente: «Don Angelo,
sa anche lei, certi atteggiamenti, lei come parroco, io
come maestro, non possiamo averli anche se davanti
abbiamo ragazzi che meriterebbero di essere bastonati». A
quali comportamenti si riferisce uno dei leader della
minoranza ulivista a Thiene? E a quali metodi di
insegnamento pensa quando parla di bastonate? È vero che
Don Angelo Rigoni avrebbe contattato il consigliere della
Margherita perché facesse in qualche maniera pressioni su
Loris Bertezzolo affinché quest'ultimo ritirasse una
denuncia per diffamazione (fatta poi effettivamente
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decadere) redatta proprio nei confronti del sacerdote per
alcune dichiarazioni rilasciate al Giornale di Vicenza? È
vero che la sede thienese del partito di Maino è di
proprietà della parrocchia? Perché quando il sindaco
Attilio Schneck chiede ai capigruppo della opposizione di
sottoscrivere il famoso documento a sostegno delle
parrocchie thienesi, Maino ed il resto della minoranza,
accettano di buon grado?
10 GIOVANNI TESSARI
13 I NODI IRRISOLTI
14 I MALTRATTAMENTI
15 ATTENZIONI MORBOSE
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«Di fatto l'indagine non è mai cominciata visto che si è
fermata alla fase esplorativa».
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della procura ha deciso di impugnare la sentenza di
assoluzione».
«Proprio così».
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«Mi pongo due domande semplici semplici. Don Angelo
Rigoni ha mai picchiato uno o più giovani di Thiene? Si o
no? A Thiene don Cristiano Marsotto ha mai molestato uno
o più ragazzi (maschi e femmine ovviamente)? Sì o no?
Questi erano i quesiti fondamentali che magistrati e
stampa, Canale 68 escluso, dovevano porsi. In che modo lo
hanno fatto? E lo hanno fatto veramente? Credo che chi
leggerà queste righe se ne accorgerà facilmente. Così
faccio una provocazione. Che cosa sarebbe successo se a
finire nell'occhio del ciclone non fossero stati due
sacerdoti, ma due extracomunitari? La stampa locale
avrebbe usato lo stesso dispiegamento di mezzi? Il
sindaco di Thiene sarebbe andato su tutte le furie? Si
sarebbe chiesto un consiglio comunale straordinario?
Quali soloni di campagna avrebbero parlato di
sciacallaggio dell'informazione etichettando il lavoro
svolto da Canale 68?».
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POSTFAZIONE, A CURA DI ANGELO DI NATALE
Tuttavia non voglio qui affrontare questo tema che pure è importante ed
investe anche, e forse in primo luogo, la natura delle aziende editoriali che
operano nel Vicentino, la commistione degli interessi, non sempre leciti,
dei loro proprietari e gestori, la strumentalità anche sistematica delle loro
imprese o di vasti aspetti della loro gestione rispetto ad un circuito d'affari
che alimenta, lega e tiene insieme il potere politico, compresi i vertici
delle aziende pubbliche che ne sono emanazione e ampi settori della
burocrazia della pubblica amministrazione, quello economico, finanziario,
mediatico e, nel periodo a me noto - fino a maggio 2004 - anche quello
giudiziario.
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potuto fruire a Canale 68, ho realizzato e firmato circa 1700 servizi di cui
oltre 600 riguardanti fatti e temi estranei alla cronaca di routine e
contenenti inchieste, denunce e analisi scomode e controcorrente, quasi
sempre frutto della mia autonoma iniziativa di ricerca. I servizi sui fatti in
questione - le violenze fisiche e sessuali compiute su minori da parte di
sacerdoti in una parrocchia di Thiene - risalgono all'ultimo periodo del mio
lavoro a Canale 68. Avevo già maturato un'idea precisa della realtà
vicentina. Perciò, come avevo fatto tante altre volte su svariate vicende,
accertati i fatti, ho deciso di raccontarli in chiave giornalistica per fare in
modo che una semplice denuncia affidata, in silenzio, dalle vittime agli
organi competenti, non rimanesse senza esito.
Ribadisco quanto ho avuto modo di dire nel corso di quei reportage. I fatti
sono veri, un'inchiesta seria non può che accertarlo. Su questo, ora come
allora, sono sempre pronto a confrontarmi con chiunque.
Da rilevare che nei servizi non solo non avevo fatto i nomi, ma non avevo
reso in alcun modo identificabile neanche la parrocchia (a Thiene ce ne
sono almeno dieci) proprio perchè ben sapevo che sarebbe scattata
un'inchiesta della magistratura alla quale, sola, sarebbe spettato
determinare, anche dinanzi all'opinione pubblica, le responsabilità
personali. Incredibile, ma vero. Una parrocchia ed una sola (ripeto una su
dieci, ciascuna - nel caso in cui i fatti fossero stati infondati - con le stesse
probabilità delle altre di risultare quella relativa alla vicenda denunciata),
ed un prete sono stati immediatamente individuati come le parti offese di
tanto "incauta" denuncia. E secondo quale criterio, quale elemento di
conoscenza, quale meccanismo logico?
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Ancora il Giornale di Vicenza, che semplicemente non aveva pubblicato una
notizia, vera o falsa che fosse, e semmai fosse stata falsa non avrebbe
avuto alcun bisogno di smentirla semplicemente perché non l'aveva mai
pubblicata, già l'1 aprile scriveva (parole del cronista):
Una polemica montata per altri fini dietro la quale si nascondono interessi
economici.
Il 9 aprile, titolo:
Contro il duomo solo falsità.
Il cronista:
Alla fine non è rimasto nemmeno il fumo
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Il sindaco:
«Notizie denigratorie nei confronti della città e delle istituzioni che creano
i presupposti per un reato di non poco conto. Noi chiederemo i danni
proprio per questa offesa arrecata alla città»
Non mi pare che l'ordine dei giornalisti sia mai intervenuto sulla vicenda.
Ringrazio poi i valorosi e generosi colleghi che hanno ipotizzato la mia
buona fede dopo che molti cronisti più svegli di me non c'erano cascati
(nella migliore delle ipotesi sarei un incapace e un cretino!) ed estendo la
mia gratitudine a quanti, tra gli interessati, si sono detti disponibili al
perdono anche nei miei confronti. Ringrazio, ma la mia fede è riposta
unicamente nei valori della libertà, dell'uguaglianza, dei diritti della
persona, della tutela dei soggetti deboli, nonché dei doveri e delle
responsabilità che possano effettivamente garantirli. La mia unica preghiera
è il loro esercizio, da cittadino e da giornalista.
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giudiziaria. E perché, se tutto era falso, io non sia stato incriminato per
calunnia?
Allo stesso modo non capirei perché nessuno mi abbia querelato per
diffamazione, né promosso azioni civili per danni, né perché sia la stampa
che s'è fatta strumento di questo blocco di interessi, che tutti gli altri
attori-alleati in quest'opera di insabbiamento, non abbiamo avuto, pur nelle
condizioni immaginabili di sorpresa, stupore, shock provocate dai servizi,
l'unico atteggiamento credibile: bisogno di verità. La verità "vera" avrebbe
richiesto ricerca, rigore, compostezza, pazienza e silenzio. Perciò tutti
segnalo il comportamento di quei soggetti che hanno fatto tutt'altro. A
nessuno di loro importava minimamente accertare i fatti, fermare le
violenze, tutelare le possibili vittime. Ciò che stava loro a cuore era solo
assolvere se stessi per perpetuare un collaudato ed efficace sistema di
difesa dei loro interessi.
Angelo Di Natale
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IPSE DIXIT: LE FRASI PIÙ SALIENTI
In grassetto le citazioni. In corsivo gli autori. Poi qualche considerazione a briglia sciolta
dell'autore del libro (con la collaborazione di Enrico Rosa).
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Indice
PREFAZIONE ...............................................1
01- L'INIZIO .............................................2
02- LA GUERRA DEI MEDIA ..................................4
03- IL CONTRATTACCO ......................................4
04- I POLITICI SI SCHIERANO COL DUOMO ....................6
05- I RETROSCENA .........................................8
06- GLI STRASCHICHI E IL MISTERO DEL TESTIMONE MIKE ......8
07- I BELLOSSI ...........................................9
08- FLAVIO BELLOSSI ACCUSA IL TENENTE SCARPELLINI ........9
09- CARLO MAINO .........................................10
10- GIOVANNI TESSARI ....................................11
11- APOLLONI, SCARPELLINI E FALCONE: UNA CENA PER TRE? ..11
12- IL COMPORTAMENTO DEI CARABINIERI ....................12
13- I NODI IRRISOLTI ....................................13
14- I MALTRATTAMENTI ....................................14
15- ATTENZIONI MORBOSE ..................................14
16- IL PARERE DI ANGELO DI NATALE: L'INTERVISTA .........15
POSTFAZIONE .............................................20
IPSE DIXIT: LE FRASI PIÙ SALIENTI .......................25
27
MANI D'ANGELO
MARCO MILIONI