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Capitolo 1.

I campi dipendenti dal tempo e le onde


Introduzione
Passiamo adesso a studiare i campi dipendenti dal tempo. Dobbiamo necessariamente
limitarci al campo elettromagnetico; in fisica classica, infatti, il campo gravitazionale
costante nel tempo. Onde gravitazionali sono, tuttavia, previste dalla Relativit Generale.

1. La legge di FaradayNeumann-Lenz
Definiamo flusso del campo magnetico attraverso una superficie S la quantit:

( B) B n dS , dove n rappresenta la normale alla superficie infinitesima dS .

Orbene, M. Faraday scopr che ogni volta che il flusso concatenato con un circuito chiuso
cambia, c un passaggio di corrente attraverso il circuito. Non ha importanza se il
cambiamento di flusso avviene a causa di una deformazione del circuito, di uno
spostamento del circuito, di una variazione del campo esterno, di un movimento della
sorgente del campo esterno o per qualche altra ragione. Ad una variazione di flusso
concatenato corrisponde sempre il passaggio di una corrente attraverso il circuito ed il
verso della corrente cos generata sempre tale da opporsi alla variazione del flusso (legge
di Lenz): se il flusso diminuisce, la corrente indotta tender a mantenere il campo
costante, se il flusso aumenta, la corrente avr verso opposto e generer dunque un campo
che tende a diminuire il flusso. Poich la carica si muove attraverso un circuito a causa di
un campo elettrico, evidentemente la variazione del flusso concatenato produce un campo

elettrico la cui circuitazione

E dl

0 . questo il campo elettrico che fa muovere

circuito

gli elettroni nel filo e dunque produce una corrente. Riflettiamo un attimo su questo punto.
Il lavoro infinitesimo effettuato dal campo elettrico in ciascun punto del circuito
positivo, dunque lintegrale effettivamente diverso da zero. Questo un comportamento
diverso da quello del campo elettrostatico, la cui circuitazione risultava in ogni caso nulla.
Il campo elettrico generato dalla variazione di flusso del campo magnetico non dunque
conservativo: per esso non possiamo definire un potenziale scalare.
Allintegrale


E
dl 0 si assegna il nome di forza elettromotrice (f.e.m.) indotta.

circuito

Questo non lunico modo in cui si pu generare una f.e.m.. Se in un circuito si inserisce
una pila, una corrente attraverser il circuito e lintegrale del campo elettrico non sar
nullo. Dunque, anche in questo caso nel circuito si avr una f.e.m., anche se non indotta

Data limportanza del flusso, per le ragioni che vedremo in questo capitolo, al flusso
unitario: tesla.m2 si da il nome di weber.

2 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


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dalla variazione di flusso del campo magnetico. Ci si pu convincere del fatto che per
ottenere una corrente in un circuito occorre in ogni caso avere una f.e.m. non conservativa.
Dato un circuito in cui sia inserita una fem, generata forse da una batteria o in altro modo
qualsiasi, si ha che fem Ri (legge di Ohm). La legge di Faraday stabilisce che la
circuitazione del campo elettrico nel filo (la fem) uguale alla derivata, cambiata di
segno, del flusso del campo magnetico attraverso la superficie delimitata dal circuito,
ovvero:

E dl dt B ndS

circuito

(Legge di Faraday)

Linee di
forza

Fig. 1: Legge di Faraday (linee di forza del campo B).


Si tenga presente che la derivata del flusso tanto pi grande quanto pi rapidamente
avviene la variazione del flusso: importante anche la velocit del cambiamento e non
solo il cambiamento totale! Si tenga presente anche che un flusso concatenato ad un
circuito pu essere prodotto dal campo generato dalla corrente che percorre il circuito
stesso, in tal caso si parla di flusso autoconcatenato.

d ( B)
La legge di Ohm si scriver in generale: anche in questo caso: V
Ri , in cui
dt

V la fem eventualmente generata con pile e ( B ) il flusso del campo magnetico.

C anche da notare che, data la curva definita come circuito nella legge di Faraday, il
numero di superfici racchiuse da questa curva infinito: quale scegliere? Una qualsiasi,

perch il flusso di B uguale attraverso tutte le superfici, come si pu dimostrare con un


semplice ragionamento. Si prendano due superfici aventi come bordo il circuito e le si
chiamino S1 ed S 2 La superficie totale S S1 S 2 una superficie chiusa ed il flusso

di B attraverso di essa sar nullo. Dunque:

B ndS B ndS B ndS 0 B ndS B ndS . Questo significa


S

S1

S2

S1

S2

che i due flussi sono uguali in modulo. Il segno meno appare qui perch, se il flusso
attraverso S1 entrante in S, allora il flusso attraverso S 2 sar uscente e dunque

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


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negativo. Tuttavia a noi interessa confrontare i due flussi entranti in


saranno cos uguali in valore e segno.
Un punto importante il fatto di utilizzare la derivata totale (

S1 ed S 2 che

d
) del flusso, piuttosto che
dt

). La derivata totale di una funzione f f ( x, y , z , t ) :


t
df f dx f dy f dz f

ed dunque diversa dalla derivata parziale


dt x dt y dt z dt t
f
. La ragione per usare la derivata totale che, come si detto, la fem
rispetto al tempo
t
la derivata parziale (

prodotta da una variazione del flusso, qualunque ne sia la causa. E possibile


naturalmente, che il campo magnetico sia variabile nel tempo come, per esempio, quello
prodotto da una corrente alternata, mentre n la forma n la posizione del circuito cambia.
In tal caso la derivata totale si riduce a quella parziale. E tuttavia possibile che, mentre il
campo magnetico sia costante nel tempo, la variazione del flusso concatenato col circuito
sia dovuta o ad una cambiamento di posizione del circuito (come, per esempio, una spira
che ruota intorno ad un suo diametro) o ad una deformazione del circuito (come, per
esempio, nel caso di un circuito rettangolare con tre lati fissi ed uno che, scorrendo su due
degli altri lati mantenendo il contatto, faccia variare larea della spira). In questo ultimo
caso la derivata parziale nel tempo sar nulla, ma la derivata totale non nulla, perch non
sono nulle le derivate rispetto alle coordinate n lo sono le derivate delle coordinate
rispetto al tempo.
Consideriamo adesso il caso in cui il campo magnetico sia costante in funzione del tempo.
Un circuito chiuso si muove allinterno di tale campo o almeno una sua parte si muove
mentre il circuito viene deformato. Pensiamo il filo che costituisce la spira come un tubo
pieno di un gas di elettroni. Durante il movimento questi elettroni si muovono nel campo


ev B ) che divisa per la

F
carica equivalente ad un campo elettrico ( E
v B ), integrando questo campo
e

magnetico e sono pertanto soggetti alla forza di Lorentz ( F

su tutto il circuito si ottiene una fem che proprio quella prevista dalla legge di FaradyNeumann-Lenz. Vediamo come:



E dl (v B ).dl (v B) ndS


dx dy dz

( B )v ndS (v ) B ndS
B
B
B ndS
dt y
dt z
dt x

dt


B ndS

4 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


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Notare che il tempo non variabile dintegrazione e dunque la derivata si pu portare

fuori dal segno dintegrale. La relazione usata (v B ) ( B )v (v ) B


una relazione generale che comunque si pu calcolare esplicitamente. Ricordare anche che


B 0.

Da questo punto la legge non ci da nessuna informazione nuova rispetto alla semplice
constatazione dellesistenza della forza di Lorentz. Studiamo adesso il caso di un campo
variabile nel tempo, mentre il circuito resta fermo. E il caso in cui solo la derivata
parziale del flusso rispetto al tempo diversa da zero, dunque

.
dt t

Riscriviamo la legge di Faraday, usando il teorema di Stokes:




B
E dl S ( E ) ndS t S B ndS S t ndS . Si eguaglino adesso
circuito

gli integrandi giacch gli integrali sono sempre uguali e troviamo:


B
E
(Legge di Faraday)
t

Questa dunque la legge di Faraday nella sua forma differenziale che sostituisce
luguaglianza a zero del rotore del campo elettrico nel caso statico. Si noti comunque che,

B
0 ), si ritorna alla
nel caso in cui non vi sia neppure un campo magnetico variabile (
t

vecchia legge, che la nuova formulazione estende al caso in cui vi sia un campo magnetico
variabile. Si guardi adesso alla legge di Faraday con un po dattenzione: quello che essa
ci dice, in effetti, che la sorgente di un campo elettrico pu essere anche un campo
magnetico variabile e non solo una carica. Nel ragionamento fatto, abbiamo di fatto
eliminato qualsiasi ruolo del filo e delle parti materiali. Dunque si pu pensare che non

siano necessari dei fili per verificare lesistenza di questo campo elettrico generato da B ,
ma che si dovrebbe trovarlo direttamente nello spazio in cui il campo magnetico sta
variando, per esempio, verificando che c una forza (non conservativa) che agisce su di
una carica elementare, come un elettrone. Allo scopo di verificare che questa
interpretazione corretta, si descriver adesso un apparecchio, chiamato betatrone, che
utilizza appunto un campo magnetico variabile nel tempo per accelerare particelle lungo
una circonferenza. Questo campo magnetico produce un campo elettrico capace di
effettuare del lavoro su di elettrone in moto su una curva geometrica chiusa e dunque di
accelerarlo. Se troviamo che un elettrone effettivamente accelerato, ne concludiamo che
nello spazio si formato effettivamente un campo elettrico non conservativo.

Notiamo che non potremo pi dire che: E con potenziale scalare, giacch il
campo elettrico non conservativo. Tuttavia possiamo modificare questa relazione,

A
sostituendo a: E la relazione: E
, in cui A il potenziale
t
vettore il cui rotore il campo magnetico. Infatti:

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


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( A)
A
B
E
(
)
.
t
t
t
2. Il betatrone
Un betatrone ha la struttura illustrata in fig. 2:
Il betatrone una grande massa di ferro, magnetizzata con degli avvolgimenti (rettangoli
rigati), in modo da creare il campo magnetico indicato in fig. 2. Cariche (elettroni, protoni,
ioni) circolano in un toro, in cui si fatto il vuoto, localizzato dove il campo curvo.
Essendo il campo magnetico costante e verticale sul piano di simmetria del betatrone, le
cariche si muovono su di una circonferenza giacente su tale piano. Si immagini di avere
iniettato le cariche nel toro in modo che la loro velocit sia esattamente tangenziale
allorbita circolare e giaccia sul piano di simmetria. Variando la corrente nei due
avvolgimenti possibile cambiare il valore del campo magnetico senza modificarne
landamento spaziale. Si varier cos il flusso attraverso lorbita della carica iniettata e
questo, in accordo con la legge di Faraday, dovr generare un campo elettrico non
conservativo sullorbita che accelerer la particella. Assumiamo che, al momento

v e che il campo sia B . Il raggio dellorbita

p
. Allaumentare di B comparir sullorbita una f.e.m. indotta
sar allora pari a: r
eB
delliniezione, la particella abbia velocit

che accelerer la particella (se il segno della carica ed il verso di iniezione della particella
e della corrente sono stati scelti correttamente). Dunque, aumenter limpulso della
particella ovvero il termine al numeratore nella precedente espressione. Tuttavia,

aumentando B anche il denominatore cresce. possibile tenere r costante, in modo che


la particella resti allinterno del toroide durante tutto il processo di accelerazione seguendo
unorbita circolare? La risposta positiva purch si rispetti una condizione detta appunto
condizione di betatrone che illustreremo adesso.
Camera a
vuoto
toroidale

Fe

Fig. 2: Schema di un betatrone.

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Si guardi ancora una volta al senso di ci che si sta facendo. Si iniettata una particella,
diciamo un elettrone, in un campo magnetico. Non c traccia di un apparato che possa
produrre un campo elettrico. Si fa variare la corrente negli avvolgimenti in modo che il
campo magnetico cambi ed il nostro elettrone venga accelerato da una forza che divisa per
la sua carica appunto un campo elettrico. Tale campo pu essere generato solo dal
campo magnetico variabile.
Orbita

Campo E indotto

Piano di simmetria
r

Iniezione
Fig. 3: Iniezione di un elettrone in un campo magnetico.
dunque evidente che, nella stessa zona di spazio in cui c un campo magnetico
variabile, c anche un campo elettrico (variabile). Per provare che la legge di Faraday
esprime in maniera corretta il rapporto tra campo magnetico e campo elettrico, possiamo
verificare sperimentalmente la condizione di betatrone, costruendo un betatrone
funzionante.
Cominciamo con lo scrivere la legge di Faraday applicata allorbita ed imponiamo la
richiesta che il raggio dellorbita rimanga appunto costante:

d
l

B n dS . Notiamo che il problema a simmetria cilindrica. Da

t S
orbita

questo si pu dedurre che sullorbita tanto E che B sono spazialmente costanti, cio
uguali in ogni punto, mentre variano temporalmente insieme. Di conseguenza la

circuitazione pu essere espressa come:

E dl

2rE . Per il secondo principio

orbita

dp
. Questa relazione
della dinamica, E legato alla variazione dellimpulso: eE
dt
espressa in forma scalare, intendendosi che il campo elettrico ha direzione tangente
allorbita e produce appunto una variazione della velocit tangenziale. Del resto, se varia
p perch varia B (stiamo imponendo che il raggio resti costante):

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B
B
B dp
p

E dl 2rE 2r 2

eE E r
er

t
t
t
dt
eB
orbita

2 S

B
t

S larea dellorbita. Sostituendo nellespressione della legge di Faraday si ottiene:



B

B n dS E dl 2S
che si riscrive come:
t
t S
orbita
1
11
B

B ndS
B n dS
. Si noti a questo punto che la quantit:
2 S t
t
S S
S

dove

rappresenta il valore medio del campo magnetico sul piano di simmetria di B . Il campo
B che appare a secondo membro invece il campo sullorbita (costante per le ragioni di
simmetria gi invocate). Si supponga adesso che il campo magnetico abbia una
dipendenza dal tempo del tipo: sen (t ) , fattorizzabile rispetto alla dipendenza spaziale. In
altre parole: B (r , t ) B (r )sen(t ) . Sostituendo e semplificando, si ha la cosiddetta:

1
B B (condizione di betatrone)
2
ovvero il campo sullorbita deve essere pari alla met del campo medio interno allorbita.
Per quanto riguarda la possibilit di fattorizzare la dipendenza temporale del campo
magnetico, questa dipende dal fatto che le correnti variano allinterno degli avvolgimenti
con la frequenza di rete di 60Hz (50Hz negli USA), mentre la forma del campo magnetico
dipende dalla collocazione degli avvolgimenti e dalla forma del ferro. Si tenga presente
che, se i segni delle cariche, ecc... sono stati scelti in modo che per il primo quarto di
periodo si ha un processo di accelerazione (il flusso aumenta), allora, durante il secondo
quarto, si avr un rallentamento (il flusso cala) e, durante il secondo semiperiodo, il
campo avr direzione inversa ed espeller le particelle lateralmente, invece di tenerle nella
camera a vuoto. In conclusione, lintero processo di accelerazione deve avvenire in un
quarto di periodo ovvero in 4, 2(5)ms . Il fatto che il betatrone funzioni implica lo stretto
accoppiamento di un campo elettrico ad ogni campo magnetico variabile nel tempo nel
vuoto.

3. La corrente di spostamento
Nel paragrafo precedente si visto che un campo magnetico variabile sorgente di un
campo elettrico. Questo per mette in luce una strana asimmetria: un campo magnetico
variabile genera un campo elettrico, mentre linverso non sembra essere vero. O forse si
devono considerare le cose pi attentamente, pensando ai termini dipendenti dal tempo
che potrebbero essere stati omessi nel discutere la magnetostatica. Fu J. C. Maxwell a
risolvere il problema di questa asimmetria. Si riprenda la legge di Ampere, cos come

8 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


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stata scritta nel Cap. 3:

B 0 j e si noti che, mentre la divergenza del membro di

sinistra zero (la divergenza di un rotore sempre nulla), la divergenza del membro di
destra non nulla. Si anzi visto, con l equazione di continuit della corrente, che

esprime la conservazione della carica, che: j

. Naturalmente, nel caso di


t

fenomeni non dipendenti dal tempo la derivata della densit di carica sar nulla e tutto
torna a posto. In genere per si ha a che fare con processi dipendenti dal tempo per cui la
divergenza della corrente non nulla e lequazione di Ampere non funziona. Questo ci
fornisce un indizio su come risolvere la questione dellapparente asimmetria di
comportamento tra i due campi: forse c un termine mancante a destra dellequazione di
Ampere, termine dipendente dal tempo e quindi nullo nei casi statici. Se questo termine
coinvolge il campo elettrico, possibile risolvere il nostro problema. Ricordiamo ora che:

E 1

ovvero, derivando rispetto al tempo,

e, sostituendo
E
t 0 t
0

nellequazione di continuit della corrente, si trova subito un vettore a divergenza sempre


( 0 E )
D

) 0 , dove: D 0 E . Lipotesi

( j
nulla: j
t
t
t
di Maxwell fu che occorreva mettere a secondo membro della legge di Ampere il vettore:

D
e non il solo j . Naturalmente nei casi statici lequazione di continuit della
j
t
corrente si riduce a quella gi nota. In conclusione, lipotesi di Maxwell porta a scrivere la


D
) . Cerchiamo adesso di capire il
legge di Ampere nella forma: B 0 ( j

D
significato del termine:
, che chiamato corrente di spostamento. Al vettore D si
t
d il nome di induzione elettrica. Chiaramente la corrente di spostamento non pu

essere legata al moto di cariche: per questo c gi j . Tuttavia c un caso dove

evidentemente il solo vettore j non basta. Si consideri un circuito costituito da un filo


chiuso sulle armature di un condensatore (fig. 4). Supponiamo dapprima di caricare il
condensatore e poi di chiudere il circuito. Si tenga presente che:
il simbolo
standard per un condensatore e
il simbolo di un interruttore.
Si carichi dunque il condensatore, poi si chiuda linterruttore e la corrente scorrer nel filo
spinta dalla differenza di potenziale presente sulle armature del condensatore carico. Si
tratta evidentemente di un fenomeno transitorio, perch, allorquando la quantit di carica
negativa che arriva sullarmatura positiva sar sufficiente per neutralizzarla, la differenza
di potenziale ed il campo dentro il filo andranno a zero e la corrente si arrester. Si pu
facilmente calcolare landamento della corrente nel circuito, utilizzando la legge di Ohm.

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


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Fig. 4: Circuito con interruttore.


La differenza di potenziale nel circuito infatti pari alla differenza di potenziale tra le
armature: V
si avr: V

Q
, dove C la capacit del condensatore. Se R la resistenza del filo,
C

Q
Ri , dove i la corrente. Differenziando rispetto al tempo, si ottiene:
C

di dQ
. Si noti adesso che la carica che fluisce dal condensatore quella che

dt dt
produce la corrente, ma che mentre i positiva , la derivata della carica negativa perch
dQ
la carica diminuisce col tempo: i
. Sostituendo si ottiene lequazione
dt
di
differenziale: RC
i che pu essere facilmente risolta per separazione delle
dt
di
dt
variabili. Si ponga: RC e si scriva:
, che ha come soluzione:
i

RC

i (t ) i 0 e

. Dunque la corrente parte da un massimo allistante in cui linterruttore

viene chiuso e poi va a zero esponenzialmente.


La costante , che ha le dimensioni di un tempo, ci dice quanto veloce la scarica o
quanto tempo ci mette la corrente ad annullarsi ed detta costante temporale del circuito
RC.
Dunque, abbiamo imparato che possiamo fare scorrere della corrente in un filo anche
quando questo non veramente un circuito chiuso, poich le armature del condensatore
rappresentano in realt uninterruzione del circuito: attraverso questa interruzione la
corrente di cariche evidentemente non passa. Maxwell ipotizz quindi che sullarmatura ci
sia un accumulo di carica e che il flusso della densit di corrente totale attraverso una
superficie che avvolga unarmatura non possa essere nullo.

Tuttavia, il flusso entrante di j (per esempio nel volumetto tratteggiato nella figura che
avvolge unarmatura del condensatore) pu essere compensato dal flusso uscente della
corrente di spostamento.

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Corrente di
carica

Corrente di
spostamento

j
Fig. 5: Corrente di spostamento.

Infatti, indicando con d la distanza e con S la superficie delle armature, la


corrente di spostamento :
E
S V
V dq
is js S 0
S 0
C

ic . Un esperimento che
t
d t
t
dt
dimostra lesistenza di una vera corrente tra le armature del condensatore si
pu fare usando un toroide tra le armature in modo che le sue spire siano
perpendicolari alle armature. Se una corrente (di spostamento) scorre
effettivamente lungo lasse di simmetria del toroide (cio
perpendicolarmente alle armature), allora una corrente sar indotta nel
toroide dal flusso, variabile durante la scarica, del campo magnetico. Si
noti che il lavoro fatto per unit di tempo dal campo sulle cariche sar ora:


1
E j E jc E js E jc 0 ( E 2 ) . Il primo termine rappresenta la
t 2
dissipazione nei conduttori (effetto Joule). Il secondo termine invece
aumenta la densit di energia nello spazio tra le armature (vedi oltre per la
definizione di densit di energia del campo). Infine allinterno del filo la
corrente di spostamento sar ancora presente, ma ha divergenza nulla:



D ( D)
js

0 perch D 0 non essendoci cariche vere


t
t
nel conduttore.
4. Le equazioni di Maxwell
Con le modifiche appena introdotte per tenere conto dei fenomeni dipendenti dal tempo, le
equazioni di Maxwell si riscrivono come:

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


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B
E
t

E
0

B 0


D
)
B 0 ( j
t

Equazioni di Maxwell

che, con il necessario complemento delle tre equazioni


j t 0 continuit della corrente


F e( E v B ) forza di Lorentz

equazione di Ohm

j
E

sintetizzano tutte le nostre conoscenze di elettromagnetismo.


Dobbiamo adesso utilizzare queste equazioni per scoprire nuovi fenomeni, in particolare
le onde elettromagnetiche.

La legge di Faraday Neumann Lenz e la conservazione dellenergia

n circuiti percorsi da correnti ik , con k 1,..., n e ciascuno dotato di una


fem interna Vk , come, ad esempio, una batteria. Per i circuiti vale la legge di ohm:
Si abbiano

Rk ik Vk 0 . Moltiplicando per ik : Rk ik2 ikVk 0 ovvero k Rk ik2 k ik Vk 0


Questa relazione esprime la conservazione dellenergia; in parole: il lavoro ( ikVk ) fatto
2

dalle fem ( Vk ) uguale al calore ( Rk ik ) prodotto per effetto Joule. Postulando la


conservazione dellenergia occorrer includere anche lenergia del campo magnetico
generato dalle correnti ik :

(ik2 Rk ikVk )
k

dU m
0 . Lenergia totale del campo
dt

magnetico U m data da:

1 1
1
1
H B H ( A)dV A ( H )dV ( A H )dV ,

2V
2V
2V
2V

in cui A il potenziale vettore e lultimo passaggio una identit matematica.


Um

Lintegrale con la divergenza nullo perch trasformandolo in un integrale di superficie


col teorema di Gauss e portando la superficie dintegrazione allinfinto, si trova zero

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1
A ( H )dV . Il H j ,

2V

1
1
1
1
per cui: U m A jdV i A ds i ( A) ndS i ( B ) . Se
2V
2
2 S
2

1
abbiamo, non uno , ma n circuiti, si avr: U m k ik k ( B ) , con k ( B) il flusso
2
concatenato al k esimo circuito. Sostituendo nellequazione di conservazione

1
d
k
dellenergia, si ha: k ik Rk k ikVk k
(ik k ( B )) 0 . Calcoliamo la
dt
2
perch allinfinito i campi sono nulli. Cos: U m

derivata dellultimo termine, con lipotesi semplificativa che solo una corrente vari, per
esempio i1 . I flussi sono dipendente dal tempo solo attraverso la dipendenza dal tempo

d k ( B ) di1
1
d
1
.
della corrente i1 . Pertanto: k
(ik k ( B )) 1 ( B ) k ik

2
dt
2
di1 dt

k ( B)
Mostriamo ora che: 1 ( B ) k ik
.
i1

Innanzitutto possiamo dire che il flusso in qualsiasi circuito deve essere lineare nelle
correnti, giacch i campi magnetici sono lineari nelle correnti. Possiamo allora scrivere:

1 ( B)
ik , che uguale a
1 ( B) k
ik

k ( B) 1 ( B )
k ( B)
ik , se
. Le

k
i1
i1
ik

due derivate sono in effetti i coefficienti di mutua induzione del circuito k-esimo e del
circuito 1. Essi sono effettivamente uguali, perch:

k ( B) k ( B) 1
1
1

B1 ndS k
A1 dsk ,
( A1 ) ndS k
i1
i1
i1 S
i1 S
i1 k
k
k

ds1
Sostituendo al potenziare vettore la sua espressione: A1 i1
, con r1k la distanza
r
1 1k

del punto dintegrazione sul circuito 1 da quello del circuito k. Sostituendo, si ha:

k ( B)
ds1 dsk
1 ( B )

. Palesemente otteniamo lo stesso risultato per


,
i1
r1k
ik
k ,1

facendo gli stessi passaggi.


Cos
abbiamo

trovato

d k ( B) di1
d k ( B)
1
d
.
k ik
(ik k ( B)) k ik
2 k dt
di1
dt
dt

nellequazione

di

conservazione

dellenergia,

che:
Sostituendo
abbiamo:

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


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d k ( B)
0 . Possiamo leggere questa equazione dicendo
i Rk k ikVk k ik
dt
che la conservazione dellenergia implica il sorgere di una fem nel circuito k-esimo pari a

d k ( B)
. Col che si conclude che si pu assumere come legge fondamentale la legge di
dt
k
k k

FNL e dimostrare la estensione della conservazione dellenergia al campo magnetico, ma


si pu anche postulare la legge di conservazione dellenergia e dedurne la legge di FNL.

5. Lequazione delle onde


Dunque la corrente di spostamento un interessante ipotesi teorica introdotta da Maxwell,
ma unipotesi giusta? Dobbiamo tentare di dare una risposta a questa domanda,
identificando le conseguenze dellintroduzione del termine di corrente di spostamento e
poi verificandole con degli esperimenti.


E E ( x, t )
. In altre
Cerchiamo delle soluzioni alle equazioni di Maxwell nella forma:

B B ( x, t )

parole, vediamo se esistono dei campi che siano solo funzioni della coordinata x e del
tempo t. Questo dovrebbe semplificare il compito di analizzare le soluzioni delle
equazioni di Maxwell. Unaltra maniera per semplificare tale calcolo consiste nello
scegliere una zona di spazio in cui sia la densit di carica che la densit di corrente sono

nulle: 0 e j 0 . Con queste ipotesi, dalle due equazioni della divergenza si trova:


E x E y E z E x

E 0
x
z
y
x


B y B z B x
B

0
B 0 x

z
x
x
y
Queste relazioni esprimono il fatto che le componenti lungo X dei due campi sono costanti
rispetto alla coordinata spaziale. Calcoliamo adesso le componenti dei due rotori:

14 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

E z E y
B

0 x

z
t
y
E x E
B y
E
z

x
x
t
z
E y E x E y
B

y
x
t
x

B z B y
E

0 ( 0 0 ) x

z
t
y
B x B
E y
B
z z ( 0 0 )

x
x
t
z
B y B x B y
E

( 0 0 ) z

t
y
x
x

Si possono fare diverse deduzioni. Prima di tutto, dalle prime due equazioni relative a
ciascun campo, si pu concludere che le componenti lungo X dei due campi sono costanti
anche nel tempo. Senza perdere in generalit, possiamo porre queste componenti uguali a
zero, anche se la soluzione pi generale avr dei campi costanti lungo lasse X non
necessariamente nulli. Si ponga adesso: c

0 0

e si riscrivano le coppie di

equazioni relative alle componenti Y e Z:

E z B y

x
t

E y B z
x
t

B z
1 E y
2

x
c t
e
B y 1 E z
x c 2 t

Si ricordi che le derivate rispetto al tempo del campo elettrico nelle equazioni a destra
esistono per avere introdotto la corrente di spostamento, mentre nelle equazioni di sinistra
le derivate rispetto al tempo esistono a causa della legge di Farady-Neumann-Lenz. Se
adesso si derivano le quattro equazioni rispetto a x e rispetto a t si ottengono otto
equazioni.
Derivando inizialmente rispetto ad x :

2 Ez 2 By
2
x
tx
e per il campo magnetico:
2
2 Bz
E y
x 2 tx

2
2 Bz
1 Ey
2 2
x
c tx
2
1 2 Ez
By

x 2
c 2 tx

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


15
________________________________________________________________________

Derivando poi rispetto a t:

2 Ez 2 By

xt
t 2
e per il campo magnetico:
2
2

y
z
xt t 2

2
2 Bz
1 Ey

xt
c 2 t 2
2
1 2 Ez
By

xt c 2 t 2

Ad uno sguardo attento, ci si accorge che, assumendo che lordine di derivazione sia
invertibile, alcune delle derivate miste appaiono in due equazioni diverse. Possono quindi
essere eliminate eguagliando gli altri termini. Si ottengono quindi le quattro equazioni per
le componenti lungo Y e Z dei due campi:

2 Ez
1 2 Ez
0
2 2
c t 2
x
e per il campo magnetico:
2
2
E y 1 E y 0
x 2
c 2 t 2

2 Bz
1 2 Bz
0
2 2
x
c t 2
2
2
1 By
By
x 2 c 2 t 2 0

Come si vede, si tratta di quattro equazioni aventi la stessa forma. Equazioni ben note e
chiamate appunto equazioni delle onde, perch storicamente gi note come le equazioni
del moto delle onde meccaniche!
Per completezza, si vuole dimostrare che anche i potenziali, non solo i campi,


E
e
obbediscono allequazione delle onde. Si riparte quindi da: B 0 0
t

A
.
sostituendo i potenziali: B A ed E



1 2 A 1
A A ( A) 2 2 2
. Il primo passo a destra
t
c
t
c



giustificato dallidentit matematica: a a ( a ) .

1 2 A
1
Si ottiene allora: A 2
2
( A) , cio:
2

t
c

t
c

1 2 A 1
1
A 0 allora si ha il risultato
A 2 2 ( 2
A) . Se: 2
c t
c t
c t

cercato. Poich il potenziale vettore definito a meno del gradiente di una funzione
scalare, si ha la libert di sceglierlo in modo che la condizione scritta (condizione di

16 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

Lorentz) sia verificata. Infatti, se si ridefinisce il potenziale vettore come: A' A f

1 '
1 1 f
A' 0 2

A f
2
c t
c t c 2 t 2
1
1 2 f
scegliendo la funzione f soluzione dellequazione: ( 2
A) f 2 2
c t
c t

. In questo modo la condizione di Lorentz soddisfatta per ' e A' .




Usiamo adesso lequazione di Maxwell: E 0
A , che,
t
2

si pu imporre la condizione

riutilizzando la condizione di Lorentz, d immediatamente lequazione delle onde per il


potenziale scalare:

1 2
0 . Se non avessimo eguagliato a zero la densit di
c 2 t 2

carica e la densit di corrente, avremmo avuto le due equazioni delle onde non omogenee:

1 2

2
2
0
c t

2
1 A
A 2
0 j
c t 2

Tali equazioni non omogenee descrivono il campo elettromagnetico nelle zone di spazio
dove non lecito porre a zero la densit di corrente e di carica. Da notare che, per i
potenziali, abbiamo direttamente ricavato la forma tridimensionale dellequazione delle
onde, con il Laplaciano al posto della sola derivata seconda rispetto a x. In realt,
lequazione delle onde si poteva ottenere immediatamente con un altro procedimento.

Prendiamo il rotore del rotore di B e, ricordando che:

B B ( B ) B , otteniamo:

1
1 2B
B B 0 j 2 E 0 j 2 2
c t
c t

2
1 B

B 2 2 0 j
c t


Teniamo presente che, se si cambia il potenziale vettore secondo la regola: A' A f
f
allora si deve cambiare anche il potenziale scalare, secondo la regola '
. Solo in
t

A
A'
questo modo il campo elettrico resta identico: E
. Linsieme
'
t
t
delle due trasformazioni nota come trasformazione di gauge (misura).

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


17
________________________________________________________________________

Lasciamo allo studioso lettore il compito di trovare lanaloga equazione per il campo
elettrico, ricalcando lo stesso procedimento.
Prima di esaminare lanalogia meccanica, possiamo scoprire facilmente alcune notevoli
propriet delle soluzioni dellequazione delle onde, cio delle soluzioni di unequazione
del tipo:

2 f
1 2 f

0 . Possiamo dimostrare che la funzione f f ( x, t ) pu


x 2 c 2 t 2

essere una funzione qualunque, purch sia funzione della variabile x ct , cio non
delle due variabili x e t separatamente, ma della combinazione lineare delle due. La
dimostrazione banale. Se: f f ( ) , allora calcoliamo le derivate prime:

f f
f f
f

c e le seconde:
x

t t
2 f 2 f
2 f 2 f 2
1 2 f 2 f
e
. Eguagliando le espressioni

c
x 2 2
t 2
2
c 2 t 2
2
della derivata seconda di f rispetto a , si ottiene lequazione delle onde:
2 f
1 2 f

0 . Pertanto si possono usare funzioni del tipo seno o coseno o


x 2 c 2 t 2
logaritmo, ecc... purch largomento sia espresso nella forma: x ct .
f ( x) a t 0

Fig. 6: Funzione non nulla in una ristretta regione dello


spazio.

Il fenomeno fisico che tali funzioni rappresentano estremamente generale e pu


assumere infinite forme. Esaminiamo per pi da vicino il significato della restrizione
sullargomento della funzione: cosa vuol dire che largomento deve necessariamente
essere x ct ?
A titolo esemplificativo, si prenda una funzione matematica nulla dovunque tranne che in
una ristretta porzione dello spazio. Se ne disegni uno schizzo in funzione della coordinata
x a tempo fisso, per esempio a t 0 (come in fig. 6) e ci si domandi come apparir la
stessa funzione ad un tempo successivo t 0 .
Si pu vedere che per ogni x per cui f non nulla a t 0 , esiste una coppia di valori
x' e t ' 0 per cui f ( x,0) f ( x ' , t ' ) . Basta infatti che largomento della funzione sia

18 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

lo stesso, cio: x x'ct ' , perch questo accada. Qui si scelto il segno negativo per
fissare le idee, ma lo stesso vale se si sceglie il segno positivo.
Avendo fissato un istante t ' , allora si definisce x' con luguaglianza scritta. In generale
esistono infinite coppie di valori x ' , t ' per le quali x x'ct ' . Si definisca un tempo t '
al quale si vuole riguardare la funzione e si ritrover il valore di f ad un altro

x' .

Precisamente a x x'ct ' , cio spostato di una quantit c moltiplicato lintervallo di


tempo trascorso dallistante al quale si disegnata la funzione rappresentata in fig. 6.
Poich questo spostamento non dipende da x ' , tutti i punti si saranno spostati da x a x'
con x x' ct ' , ovvero ci sar stato uno spostamento rigido dellintera curva di ct (fig.
7).

ct

X
x
x
Fig. 7: Spostamento rigido della funzione rappresentata nella figura precedente.
Questo significa che la zona di campo non nulla ( f qui rappresenta un campo, ma pu
anche rappresentare delle quantit meccaniche, se ci si riferisce ad onde meccaniche) si
spostata sullasse X positivo a velocit c. Se si fosse scelto il segno positivo si sarebbe
naturalmente trovato un moto in senso opposto. A proposito: c ha le dimensioni di una
velocit? E che valore ha?
Si definito:

0 0

(8,854 10

12

(C / m N ) 4 10 (Tm / A))
2

1
2

3 10 8 m / s .

Si tratta effettivamente di una velocit e precisamente della velocit della luce. Questa
scoperta apre molte questioni.
1.

2.

Si vuole puntualizzare ancora una volta che senza il termine di corrente di


spostamento tutto questo non sarebbe stato possibile. Se effettivamente i campi
elettromagnetici si propagano alla velocit della luce, laggiunta del termine di
corrente di spostamento era giusta e necessaria.
vero che i campi variabili nel tempo si propagano alla velocit della luce?

Le dimensioni di c sono:
((q 2 /(l 2 forza))(Blt/q)) 1/ 2 ((qvB/forza) ( 1/v 2 )) 1/ 2 ( 1/v 2 ) 1/ 2 v .

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


19
________________________________________________________________________

3.
4.

Si deve identificare la luce con unonda elettromagnetica?


Dalla relativit galileiana sappiamo che la velocit relativa ad un sistema
specifico e che essa cambia al cambiare del sistema di riferimento. Dunque le
equazioni di Maxwell, che predicono la velocit di propagazione, o sono state
scritte in un sistema specifico (letere) o implicano una violazione della relativit
galileiana.

Lesistenza di onde elettromagnetiche che effettivamente si propagano nello spazio vuoto


alla velocit c fu dimostrato da H. Hertz (1857-1894) nel 1887. Lutilizzo delle onde e.m.
un fatto quotidiano per noi. Dunque la risposta alle prime due domande positiva. Per
quanto riguarda lultima domanda, questa ha gi avuto risposta nel Cap. 1, dove si
rilevato che occorre superare la relativit galileiana e passare alla relativit di Einstein in
tutti i casi in cui le velocit siano paragonabili a quella della luce. La domanda numero tre
ha una risposta positiva, ma occorre andare avanti per poter fare a ragion veduta questa
identificazione. Per quanto riguarda il punto quattro, si pu verificare che la
trasformazione di Lorentz lascia la forma dellequazione donda invariata e, naturalmente,
non ha effetto sulla velocit della luce. Ovvero:

2 f
2 f
1 2 f
1 2 f
.

x 2 c 2 t 2
x' 2 c 2 t ' 2
Per le onde meccaniche, del resto, non ci si deve preoccupare della non invarianza sotto la
trasformazione di Galilei, perch esse sono esplicitamente derivate nel riferimento del
supporto meccanico (corda, ecc...) del quale rappresentano le vibrazioni, come si vedr al
prossimo paragrafo. Si calcolino adesso le derivate prime, tenendo conto della
trasformazione di Lorentz (Cap. 1, par. 10) ed in parallelo di quelle di Galilei:

x' t '

x x' x t ' x
x'
c t '

x' t '

t x' t t ' t
x'
t '
e quelle seconde:
2
2


2 2
2
2
2
2
c x ' t '
c t ' x '
x 2
x '2
c 2 x '2
2
2
1



1
2
2 2
2
2
2
c x ' t '
c t ' x ' c 2
x '2
t '2
c 2 t 2
Sottraendo membro a membro si ottiene il risultato cercato. Con le trasformazioni di
Galileo si ha invece (Cap. 1, par. 9):

20 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

x' t '
2
2

2
x x' x t ' x x'
x
x' 2

x' t '

1 2
2 2

t x' t t ' t
x' t '
c t
2
2
2
v
v x'
1
v 2
2

c x' 2 c 2 x' t ' c 2 t ' 2 c 2 t ' x'


Sottraendo membro a membro, non si riottiene lequazione delle onde nel nuovo sistema
di riferimento.
A questo punto, allo scopo di familiarizzarsi con il concetto di onda, occorre studiare le
onde meccaniche e vederne alcune caratteristiche, come, per esempio, le caratteristiche di
propagazione. Si torner poi alla questione dellidentificazione delle onde
elettromagnetiche con la luce.
Per completezza, vogliamo menzionare il fatto che lequazione delle onde anche
invariante sotto una trasformazione di parit (cambiamento di segno delle coordinate
spaziali) e di inversione del tempo (cambiamento di segno dellasse temporale) perch si
tratta di una equazione alle derivate seconde (due cambiamenti di segno). Infine,
lequazione invariante sotto una rotazione. Lo studioso lettore pu verificare questo
ultimo punto usando le relazioni tra coordinate in sistemi ruotati e riproducendo il
procedimento fatto a proposito della trasformazione di Lorentz. Il procedimento molto
semplice nel caso di rotazione intorno allasse Z.
Basta seguire, mutatis mutandis, il procedimento fatto a pag. 210 delle dispense per
dimostrare che lequazione delle onde invariante sotto una trasformazione di Lorentz:
2
x '
2
x ' y ' 2
y '
2
e
( )2
2
( )2
x x '2
x x x ' y '
x y '2
x 2
2
y 2

x ' 2 2
x ' y ' 2
y '
2
)
2
( )2
y x '2
y y x ' y '
y y '2

x '
cos
x

2
x 2
2
y 2
2
z 2

cos 2
sen 2

2
z '2

x '
sen
y
2
x '2
2
x '2

y '
sen
x

, in cui:

y '
cos
y

2 cos sen

2
2
sen 2
x ' y '
y '2

2sen cos

2
2
cos 2
x ' y '
y '2

. Sostituendo si ottiene:

e
, inoltre:

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


21
________________________________________________________________________

1 2

1 2

. Da cui sommando le prime tre righe e sottraendo la quarta, si ottiene il


c 2 t 2 c 2 t '2
risultato.
Poich una trasformazione di gauge non modifica le definizioni dei campi, lequazione
delle onde invariante anche rispetto ad una trasformazione di gauge. Abbiamo gi visto
che lequazione delle onde invariante sotto la trasformazione di Lorentz. Ciascuna
invarianza anche chiamata una simmetria dellelettromagnetismo.
6. Le onde meccaniche
Il caso delle corde forse quello pi noto. Qualunque strumento musicale a corda dispone
di un certo numero di corde tese: basta pizzicare una di queste corde, cio spostarla
rapidamente dalla posizione di equilibrio ad un certo punto e la corda comincia a vibrare,
finch lattrito non fa cessare le vibrazioni. Si prenda una corda con densit lineare in
modo che un trattino di corda di lunghezza ds abbia massa: dm ds . Si considerino
piccole oscillazioni della corda in modo da poter identificare dx con ds . La corda lungo
tutta la sua lunghezza soggetta ad una tensione T costante. La forza totale agente lungo
lasse X su ogni pezzetto infinitesimo di corda deve essere nulla, altrimenti la corda si
sposterebbe lungo questa direzione. Dunque, si calcoli la componente su Y delle forze
agenti su un trattino di corda di lunghezza ds , corrispondente ad uno spostamento lungo
lasse X di dx . Si proietti sullasse Y. Per proiettare i vari vettori sullasse Y, si ha bisogno
della direzione del vettore. Si utilizzi langolo ( x, t ) , definito in fig. 8.
Y

( x dx ) ( x)

dx
x

(x )
X
T

x
x+dx
Fig. 8: Piccole oscillazioni di una corda.

dy
y 2 y

( x)
dx

dx
( x dx) ( x)
dx
x x 2
x

22 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

Si calcolino ora le componenti delle forze agenti sul trattino di corda:

y
2 y

F y ( x dx ) T ( ( x)
dx) T ( x) T
dx T
T 2 dx
x
x
x
x
y
F y ( x ) T ( x ) T
x
Si faccia la differenza e si eguagli al prodotto massa per accelerazione lungo Y:

2 y
2 y
F y ( x dx ) F y ( x) T 2 dx 2 dx
x
t
In conclusione:

2 y
2 y
2 y 1 2 y
T
dx

dx

2 2 , con: v

2
2
2

x
t
x
v t

che appunto lequazione delle onde. La velocit questa volta dipende dalla tensione della
corda e dalla sua densit. Teniamo presente che un elemento di corda pu
contemporaneamente oscillare su due piani ortogonali XY e XZ. Se londa oscilla su un
piano, essa polarizzata su quel piano, in caso contrario per conoscere il moto di
clementino di corda, occorre comporre i moti sui due piani coordinati (vedi oltre per le
onde elettromagnetiche).
Un punto importante da sottolineare che lelemento di corda che oscilla, oscilla in
direzione perpendicolare alla direzione di propagazione: unonda del genere detta onda
trasversale. chiaro, da quanto visto nel paragrafo precedente, che unonda
elettromagnetica unonda trasversale. Diamo subito un esempio di onda longitudinale,
tale cio che loscillazione avvenga nello stessa direzione della propagazione dellonda.
Un onda longitudinale quella, per esempio, che si propaga in una sbarra metallica di
densit e sezione S, che viene percossa ad unestremit.

( x dx )

(x)

dx
X
Fig. 9: Onde longitudinali in una sbarra metallica.

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


23
________________________________________________________________________

Le due sezioni chiare mostrate in fig. 9 rappresentano le posizioni di riposo di due facce di
un tratto infinitesimo di barra di lunghezza dx . La funzione ( x, t ) rappresenta lo
spostamento di una faccia dalla posizione di equilibrio (x) ed funzione sia del tempo che
della coordinata x. Durante la vibrazione, le due sezioni in esame si troveranno, ad un
certo istante t, nella posizione indicata dal colore pi scuro. La faccia di sinistra sar
dunque a coordinata x (x ) e quella di destra a x dx ( x dx ) . La forza totale
agente sul trattino di lunghezza dx e massa dm Sdx , sar uguale alla differenza tra
le forze sulle due facce spostate dalla posizione dequilibrio. Calcoliamo queste forze.
Secondo Hooke, una forza applicata ad una sbarra ne produce un allungamento in accordo
con la legge: F YS

l
, dove:
l

Y una costante elastica (modulo di Young) specifica del materiale che forma la
sbarra.
l
lallungamento relativo dellasta di lunghezza iniziale l .
l

Una fettina infinitesima intorno a ciascuna faccia sar soggetta, dunque, ad una forza:

F YS

d
. Si adesso in grado di calcolare lequazione delle oscillazioni:
dx

2
sono le forze sulle due
F ( x dx ) YS ( 2 dx ) e F ( x) YS
x
x x

facce dellelemento di sbarra.

2
dx .
x 2

La risultante sar: F ( x dx ) F ( x) YS

Applicando il secondo principio della dinamica si avr:

YS

Conclusione: anche le vibrazioni longitudinali della sbarra obbediscono


allequazione delle onde.

Y
2
2
2
1 2
.

0 , con v
dx
Sdx
2
2
2
2
2

x
v t
x
t

Si provi ora a calcolare la velocit di unonda in una sbarra di Al, per la quale:

Y 5,886 1010 N / m 2
2,7 10 3 kg / m 3

5,886 1010 N / m 2
4,67 10 3 m / s
3
3
2,7 10 kg / m

G. Colombo, Manuale dellingegnere, 80a edizione, pag. 650.

24 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

Passiamo ad un terzo caso: quello delle onde in un gas. Il suono una vibrazione
longitudinale che si propaga nel gas. La differenza col caso precedentemente esaminato
sta nel fatto che un gas comprimibile, mentre un solido o un liquido non lo sono.
Dunque le pressioni esercitate non solo muovono lo straterello di gas, ma allo stesso
tempo lo comprimono. Poich la lunghezza di un cilindretto infinitesimo durante una
oscillazione varia da dx a dx d (si veda fig. 9), la densit varia dal valore di riposo

d
1
0 (1 ) . La forza che si esercita su di una
d
dx
1
dx
faccia dello straterello infinitesimo di lunghezza dx e sezione S sar data dal prodotto
della pressione p per larea S . La forza totale agente sar la differenza delle forze sulle
due facce. La pressione produce cos un movimento sulla massa dm 0 Sdx dello

dx
0
dx d

straterello in accordo con il secondo principio della dinamica (la forza una forza di
richiamo, da ci il segno meno):

p
2
Sdx 0 Sdx 2 , ma anche una variazione
x
t
p
p
p p
2

0 2 . Sostituendo:

e si avr:
della sua densit. Si ponga:
x

x x
x
2
2
2
2
p
p



1
0 2 Sdx 0 Sdx 2 2 2 2 0 , con
Sdx
x

x
t
x
v t
dF ( p( x ) p( x dx )) S

v (

p
) 0

I gas sono cattivi conduttori termici e la temperatura dello straterello varier perch sar
sottoposto ad una compressione adiabatica1. Secondo le leggi della termodinamica (Cap. 5
delle note di Fisica Generale 1), deve essere: p

cost p 0 0 . Dunque:

p
p 0 0 1 e finalmente:

v (

p
p
) 0 0 . Si provi adesso a calcolare il valore di questa velocit.
0

Newton ammise che la compressione fosse isoterma, ma questo porava ad un valore


della velocit di un 10% fuori dal valore misurato. Fu Laplace ad introdurre lidea che si
trattasse invece di compressioni adiabatiche e a introdurre il rapporto tra calori specifici
Vedi A life in exact sciences p.199 di C. C. Gillispie sulla vita di Laplace.

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


25
________________________________________________________________________

Per i parametri atmosferici si hanno i seguenti valori standard:

=kg/m3
T = 15,0 0C
P = 10,332 kgf/m2 = 101,357 N/m2
v = 340,29 m/s
Per gas biatomici (N2, O2, ecc...), si ha che:
velocit, si ottiene: v

p0

7
. Sostituendo nella formula della
5

7 101,357 kgms 2 / m 2

341,04m / s , in
5
1,22kg / m 3

eccellente accordo con il valore di v sopra riportato.


Naturalmente, lequazione studiata descrive non solo le onde nei sistemi che si sono qui
descritti, ma anche le vibrazioni su di una membrana o su di una superficie liquida, che
non saranno analizzate qui per brevit. In funzione dellaltezza si ottiene, usando le
formule stabilite in termodinamica:

p( h)
h
341 (1
)m / s
( h)
2, 7 104
F3

350

Velocit del suono (m/s)

300

250

200

150

100

50

0
0

5000

10000

15000

20000

25000

30000

Altitudine (m)

Un aereo che voli ad una certa velocit rispetto al suolo, si trover pertanto a volare ad una
velocit inferiore o superiore a quella del suono a seconda dellaltitudine a cui vola. Nella

Handbook of Chemistry and Physics, 61a edizione (F 208).

26 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

figura che segue il rapporto v / v s della velocit di un oggetto che si muova a

v 900 km / h 250 m / s con la velocit del suono v s graficato in funzione


dellaltitudine. Il rapporto v / v s viene chiamato numero di Mach.
F1

no di Mach

0
0

5000

10000

15000

20000

25000

30000

Altitudine (m)

5. La trattazione lagrangiana dei sistemi continui

Come sempre dopo aver discusso i sistemi di particelle puntiformi,


passiamo a generalizzare i risultati ai sistemi continui. E possibile scrivere
una Lagrangiana per un sistema continuo, in modo tale che le relative
equazioni di Lagrange siano le equazioni del sistema? Forse occorre
accordarsi prima su cosa si deve intendere qui per sistema continuo. Se
prendiamo un corpo non puntiforme (per esempio una sfera che ruota
intorno ad un suo asse e si muova sotto lazione di una forza esterna), in
genere, ci possiamo aspettare che ci siano solo pochi parametri che ci diano
lo stato del corpo (forse langolo di rotazione intorno allasse e la posizione
del baricentro). La trattazione del moto di un corpo del genere dunque
rientra completamente nella Lagrangiana gi descritta. Se pensiamo
tuttavia ad una corda vibrante avremo un parametro che ci d la
deformazione della corda in funzione del punto della corda e dellistante di
tempo. E questo, o meglio una vibrazione in un corpo elastico
tridimensionale, ci che vogliamo trattare adesso.

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


27
________________________________________________________________________

Cominciamo allora da una corda vibrante, cio da un sistema continuo, ma


unidimensionale.
Prendiamo y come coordinata generalizzata, non pi dotata di indice
discreto come nei casi trattati prima, ma funzione continua di x e t.
Lenergia cinetica di un trattino infinitesimo di corda, dx, :
dE

1 y 2
( ) dx ,
2 t

mentre lenergia potenziale per unit di lunghezza dx ,


dF y

derivando dalla forza


dU ( x, t )

dx

dF y
dx

dx
y

dy T

x 2

, sar:

x( y)

2 y

2 y

dy T

2 y y
dx T
x 2 x

x( y )

1 y
d( ( )2 )
2 x

dU
1 y

T ( )2
dx
2 x

La Lagrangiana sar dunque:


l

L E U (
0

dE dU
)dx

dx dx

2 ( ( t )
0

T(

y 2
) )dx ,
x

dove l la lunghezza

della corda. Possiamo allora chiamare densit di Lagrangiana la quantit:

y
y
1
( ( ) 2 T ( ) 2 ) .
2
t
x

Se riscriviamo, generalizzandola, lequazione di

d
d

0 , otteniamo lequazione
dx y
dt y
y
( )
( )
t
x
2
2
y
y

y 1 y

0,
e
,
delle onde: 2 2 2 0 . Infatti:

y
y
x
t
y
x
v t
( )
( )
x
t

Lagrange nella forma:

che sostituite nellequazione di Lagrange, danno lequazione delle onde. La


generalizzazione consiste nel fatto che, anzich considerare solo la
L
d
, che si tradurrebbe in
nel nostro caso, vi
dq
dt y
( )
( )
dt
t
d
abbiamo aggiunto il termine analogo:
, trattando cos la variabile x
dx y
( )
x

derivata:

d L d

dt q dt

e la variabile t sullo stesso piano (il che fa pensare che stiamo costruendo
una teoria relativistica).

28 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

Cos pure, se ci riferiamo allesempio della sbarra metallica, possiamo


1
2

scrivere una densit di Lagrangiana: ( (

d 2
d
) Y( )2 ) ,
dt
dx

che restituisce

anche essa lequazione delle onde con la corretta formula per la velocit. Il
primo termine di lenergia cinetica di uno spessore dx per unit di
lunghezza (diviso per la sezione S) della sbarra e il secondo lenergia
potenziale per unit di lunghezza e divisa per S, questultima derivata come
nel caso precedente:
dU ( x, t )

Sdx

dF y
dx

dy Y

dU
1 y
Y ( )2 .
dx
2 x

Se vogliamo adesso passare al caso dellonda in un gas, dobbiamo


considerare la perturbazione , come funzione di tutte le coordinate
spaziali: ( x, y, z , t ) , trovare una densit di Lagrangiana ,
ulteriormente generalizzare lequazione di Lagrange includendo, cio
sommando, anche le derivate
d
dt

d
dy

( )
y

d
dz

( )
z

d
d
d

0.

dx
dy
dz

( )
( )
( )
( )
z
y
x
t

Si dovr prendere come

1 2 2
1

) ( ) ( ) 2 2 ( ) 2 )dV
2 x
y
z
c t

Lagrangiana: L dV ((

Ci si pu, infine chiedere, se possibile dare una trattazione lagrangiana


del campo e.m., visto che si tratta di onde. Questidea nasce naturalmente,
se ricordiamo che le onde e.m. vennero considerate per un periodo di
tempo come onde in un mezzo materiale assai speciale, chiamato etere.
Letere non esiste, vero, ma questo non ha affatto modificato laspetto
formale delle equazioni dellelettrodinamica classica.
6. La trattazione lagrangiana delle equazioni di Maxwell

Le equazioni della elettrodinamica possono essere derivate con le stesse


regole viste per i sistemi continui a partire dalla densit di Lagrangiana:

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


29
________________________________________________________________________

0
4

0 E 2 B 2 / 0

1
A 2
1 2
0 ( )
( A) . La densit
2
t
2 0

di Lagrangiana totale per un sistema di particelle dotate di massa e carica,


sar cos:


1
A 2 1 2
(Ti ( (ri ) vi A(ri , t ))) ( 0 ( ) ( A) ) .
2
t
0

Le coordinate generalizzate del campo e.m. sono: il potenziale scalare e le


tre componenti del potenziale vettore.
Proviamo a calcolare lequazione di Lagrange relativa al potenziale scalare
che appare nellespressione della densit di Lagrangiana elettromagnetica:

A A 2
0 2
1 Az Ay 2 Ax Az 2 Ay Ax 2
(( ) 2
) (
) (
)
( ) )

(
t
t
z
z
x
x
y
2
2 0 y

0
2

((

2 2 2
Ax Ay Az
) ( ) ( ) 2(
) ...) . Calcolando

x
y
z
x t
y t
z t

le derivate rispetto alle componenti del gradiente di e derivando, come


richiesto, si otterr il Laplaciano di , moltiplicato per due meno due volte

la derivata temporale della divergenza di A :


A
1 2
2 2 2 A A
0 ( 2 2 2 ( x y z )) 0 ( 2 2 ) , dove abbiamo
x

t x

c t

usato, nellultimo passaggio, la condizione di Lorentz A

1
. Come
c 2 t

si vede si ottiene la solita equazione (omogenea) delle onde. Facciamo


adesso lo stesso calcolo relativamente al potenziale vettore. Prendiamo Ax
che appare anche nei termini che derivano dal campo magnetico.
Lequazione di Eulero-Lagrange :

0.
x ( A ) A x ( A )
x
x

Lultimo passaggio giustificato dal fatto che la lagrangiana em non


dipende dal campo, ma solo dalle derivate del campo. Scegliamo A Ax .

30 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________


1 Ay Ax

(
)
);
0;
0 ( x
A
y Ax
0 y x
y
x ( Ax )
t t
x
)
(
( x )
y
x0
x

1 Ax Az
e

) . Facendo le derivate e sommando,


0 z z
z ( Ax )
x
z

x0

abbiamo:

2 A

1 2 Ax 2 Ax 2 Ax
0 2x

(
)
A
0 y 2
t
z 2
x 2
( )
x
,

1 Ay Az Ax
( 0
(
))

x
t 0 y
z
x

1 2 Ax
, otteniamo, considerando che:
0 x 2
1 1
1 Ay Az Ax
0
(
)
(

A) 0 ,
0 c 2 t
t 0 y
z
x

In cui abbiamo aggiunto e sottratto

2 Ax
2 Ax 2 Ax 2 Ax
1 1 2 Ax

Ax ) 0 ; che ovviamente
(
)
(
0 c 2 t 2
t 2
y 2
z 2
x 2

lequazione delle onde.

Se il termine meccanico ( (Ti ( (ri ) vi A(ri , t ))) ) esiste, esso


i

contribuisce ancora il termine: (derivando rispetto a

sottraendo e portando al secondo membro), si ottiene infine:


1 2
c

.
0

Si ottengono risultati simili per le tre componenti del potenziale vettore:

1 2 A

A 2
v 0 j .
2
c t

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


31
________________________________________________________________________

Infine, dal termine meccanico:

(T ( (r ) v A(r , t ))) si potranno


i

ricavare le equazioni della meccanica e del moto dei punti materiali sotto
lazione dei campi e.m., come abbiamo gi fatto vedere.
Occorrerebbe a questo punto ricavare la forma della Lagrangiana in una
teoria relativistica. Ci limitiamo a dire che la Lagrangiana di una singola

particella in un campo e.m. : L mc 2 1 2 e eA v e la Hamiltoniana
stata usata per il calcolo del moto in un campo centrale (atomo di
idrogeno secondo Sommerfeld).
Un punto molto importante da notare che, se facciamo una
trasformazione di gauge (pag. 207 del cap. V delle dispense,


f
; A A f
t

) allora la lagrangiana cambia con laggiunta della

derivata totale di una funzione rispetto al tempo; ci non modifica le


equazioni di Eulero-Lagrange: si ottiene cio una lagrangiana equivalente.
Insomma possiamo dire che una trasformazione di gauge non cambia la
lagrangiana, anche se in realt non cambia le equazioni del campo che da
essa si deducono. Dimostriamo che, se abbiamo la seguente trasformazione
della lagrangiana:

dg
dt

, le equazioni di Eulero-Lagrange rimangono

le stesse. Applicando il principio di Hamilton:


t2

t2

L(q1 ,...q n , q1 ,...q n , t )dt L(q1 ,...q n , q1 ,...q n , t )dt

t1

t1

t2

t1

t2

dg
dt L(q1 ,...q n , q1 ,...q n , t )dt
dt

t1

t2

g (t 2 ) g (t1 ) L(q1 ,...q n , q1 ,...q n , t )dt G


t1

Nel processo di minimizzazione la costante G non dar contributo e le


equazioni di Lagrange dovranno rimanere le stesse.
Dimostriamo adesso che una variazione della gauge comporta appunto che

dg
dt

. Nella densit di lagrangiana:


1
1 2
A
(Ti ( (ri ) v i A(ri , t ))) ( 0 ( ) 2
( A) ) , i
0
2
t
i

1
A 2 1 2
( 0 ( )
( A) ) non cambiano, mentre ai termini
0
2
t


( (ri ) v i A(ri , t )) si trovano aggiunti i due termini:

termini

32 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

f
f f dx f dy f dz
df
)
v i f ) (

t
t x dt y dt z dt
dt

. Ricordando che, a

causa della conservazione della carica e del fatto che j v

dx dy dz d
0 j

, possiamo aggiungere ai due


t
t x dt y dt z dt
dt

termini precedenti il prodotto 0 ( j ) f , ottenendo:
t

f
df
d d
( v i f ) ( j ) f
f
( f ) . Il fatto che la lagrangiana
t
t
dt
dt dt

non venga modificata (nel senso spiegato sopra) da una trasformazione di


gauge, come si vede, equivalente al fatto che la carica si conserva.

7. Propriet delle onde


Tra le infinite soluzioni dellequazione delle onde, scegliamo di soffermarci su alcuni casi
di particolare rilievo. Una soluzione speciale data dalle funzioni seno e coseno: le onde
sinusoidali. Le funzioni seno e coseno sono per periodiche ed allora importante capire
il senso della periodicit. Unonda sinusoidale si scrive come:

f ( x, t ) f ( x vt ) Asen (2

x vt

) . Chiaramente si sarebbe potuto usare allo

stesso modo il segno positivo invece del negativo. La costante a denominatore resa
necessaria dalla richiesta di avere un argomento adimensionale per il seno, dunque ha
le dimensioni di una lunghezza. Questo il significato delle varie quantit che appaiono
nella formula:

A lampiezza dellonda.
v la velocit di propagazione.

il periodo dellonda.

la lunghezza donda.

la frequenza dellonda e

pulsazione .

Largomento del seno: 2

x vt

la frequenza angolare o

detto fase dellonda .

Il grafico della funzione (mostrato in fig. 10) aiuta a capire il significato delle quantit
definite.

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


33
________________________________________________________________________

1,0

t=costante
A

f(x,t)

0,5

0,0

-0,5

-1,0
0

10

Fig. 10: Rappresentazione di unonda sinusoidale, a t = cost.


A t costante, il seno acquista lo stesso valore in due punti x e x, quando:

x'vt

Evidentemente,
il loro valore.

x vt

2n x' x n , dove n un numero intero.

la pi piccola distanza alla quale londa e la sua derivata riprendono

A x costante, si pu rifare lo stesso discorso per i due tempi t e t e si trova che:

t 't

T . Londa descritta unonda che si propaga lungo lasse X; ad un dato

istante t, il piano a x=costante il piano di fase costante. Una superficie a fase costante
detta fronte donda. Nel nostro caso il fronte donda un piano e pertanto londa si dice
piana. Lampiezza di unonda piana costante in funzione di x .
Esistono anche altri semplici tipi di onde. Per esempio le onde sferiche che hanno fronti
donda sferici. La funzione che rappresenta unonda sferica sinusoidale, :

34 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

1,0

x=costante

f(x,t)

0,5

0,0

-0,5

-1,0
0

10

Fig. 11: Rappresentazione di unonda sinusoidale a x = cost.

f (r , t )

A
2
r t ) , per unonda sferica: r la distanza dallorigine.
sen(

Si noti che lampiezze dellonda diminuisce allaumentare della distanza dallorigine. Si

definisca vettore donda il vettore: k


1.
2.

2 r
e si riscriva:
r


A
sen (k r t ) , per unonda sferica.
r
f ( x, t ) Asen (k x x t ) , per unonda piana.

f ( x, t )

Si consideri adesso il caso dellonda piana. Se si effettua una rotazione degli assi e si
passa ad un nuovo sistema di riferimento, allora x x ( x ' , y ' , z ' ) . A questo punto, la
componente lungo X del vettore donda, k x avr nel nuovo sistema tre componenti e sar

rappresentata da un vettore: k . Dunque il termine k x x t si scriver k r t e, nel


nuovo
sistema,
lespressione
per
londa
piana
si
trasformer
in:


f ( x, t ) Asen (k r t ) . facile verificare che, nel nuovo sistema, londa piana
1 2 f
obbedisce allequazione: f
0 , che risulta cos la generalizzazione
c 2 t 2

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


35
________________________________________________________________________

tridimensionale dellequazione donda nella sola variabile x che si sin qui utilizzata.
Infatti:
2 f

k x2 f
2
x

2 f
2
2 k y f
1 2 f
2
y
)f 0
( k 2
sommando: f

2 t 2
c2
2 f
c
k z2 f

2
z

2
2
1 f

f
2 2
c2
c t
A questo punto occorrerebbe dimostrare che le onde sferiche sono effettivamente
soluzioni dellequazione delle onde tridimensionali. La prova si ottiene riscrivendo il
laplaciano in coordinate sferiche e provando che la parte radiale soddisfatta dalle
funzioni date. Pi in generale, si pu asserire che funzioni del tipo:
f (r ct ) f (r ct )

sono soluzioni dellequazione delle onde. Basta scrivere il

r
r
laplaciano in coordinate sferiche e notare che i termini con derivate in e sono
identicamente nulli, perch le funzioni date non hanno dipendenza da tali variabili.
1 2
1 2
1 2
, che pu essere riscritta
Rimane la parte radiale:
(r
)
(r )
r
r r 2
r 2 r
c 2 t 2
2

(r )

1 2 (r )

0 . Per quanto precedentemente visto, la soluzione di


r 2
c 2 t 2
questa equazione, che lequazione delle onde unidimensionali, data da:
r f (r ct ) f (r ct ) .

come:

Una propriet molto importante delle funzioni donda che la sovrapposizione (somma)
di due o pi funzioni donda ancora una funzione donda. Da un punto di vista
matematico questa affermazione banale. Da un punto di vista fisico, avere delle onde
meccaniche sovrapposte, significa che una particella del solido, liquido o gas che oscilla
sotto lazione di pi onde avr un moto che sar dato dalla composizione dei moti che
ciascuna delle onde impone alla particella.
Si visto che le funzioni cos( kx t ) e sen ( kx t ) , sono soluzioni dellequazione
delle onde; si possono combinare nella forma:

e i ( kx t ) cos(kx t ) isen (kx t ) o nella forma:


e i ( kx t ) cos(kx t ) isen(kx t )
e si ottiene cos un altro modo di rappresentare le onde sinusoidali. Utilizzando il teorema
di
Fourier,
possiamo
esprimere
londa
nella
forma
( x ct ) :

36 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

f ( x, t ) f ( )

1
2

ik
a(k )e dk , dove: a(k )

1
2

f ( )e

ik

d la

trasformata di Fourier di f ( ) f ( x ct ) . Si pu allora interpretare lintegrale di


Fourier dicendo: una funzione donda qualunque f f ( x ct ) la sovrapposizione di
x
i ( t )

v
(o a( )e
) , ciascuna con vettore donda
k (pulsazione ), la cui ampiezza a a (k ) la trasformata di Fourier della funzione

infinite onde sinusoidali a ( k )e

ik ( x vt )

donda. Questa formula, e la sua interpretazione, hanno conseguenze molto importanti in


fisica. Una conseguenza che, se otteniamo un certo risultato per unonda sinusoidale,
allora tale risultato sar verificato per ogni onda, potendosi esprimere ogni onda come la
sovrapposizione di onde sinusoidali. Facciamo un esempio. Prendiamo una corda tesa,
fatta di due pezzi di diversa densit, caratterizzati perci da diverse velocit di
propagazione dellonda v1 e v 2 e quindi da diversi vettori donda k1 e k 2 . Prendiamo il
punto di giunzione dei due pezzi di corda a x 0 . Supponiamo di perturbare lestremo
sinistro della corda: una perturbazione localizzata, cio non nulla solo in un ristretto
intervallo di valori di x, rappresentabile mediante un pacchetto donde come spesso
chiamato lintegrale di Fourier, che si propaga in direzione positiva:
x
i (t )
1
v1
f I ( x, t )
d (incidente).
a( )e
2 0
Quando il pacchetto donde raggiunge il punto di giunzione delle due corde, una parte
della perturbazione passer alla seconda corda, mentre laltra parte sar riflessa
allindietro. Dunque si avranno due nuovi pacchetti donda:
x
i (t )
1
v1
f R ( x, t )
d (riflesso) che si muove nel verso negativo e
a( )e
2 0
x
i (t )
1
v2
fT
d (trasmesso) che si muove nel verso positivo. Al punto
c( )e
2 0
di giunzione, lo spostamento dei due pezzetti di corda deve essere uguale se si vuole che
la corda non si spezzi, ma anche la derivata di f rispetto ad x deve essere continua. La
condizione di continuit della derivata dellonda conseguenza del fatto che le forze
cambiano con continuit lungo la corda e, daltra parte, si visto che la forza :
y
, proporzionale cio alla derivata dellonda. Dunque, si pu
F y ( x ) T ( x ) T
x
scrivere:

f I (0, t ) f R (0, t ) f T (0, t ) e

f I
x

x 0

f R
x

x 0

f T
x

x 0

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


37
________________________________________________________________________

Pertanto:
A destra del punto di giunzione esistono solo onde che si propagano in avanti
i ( t

x
)
v2

.
i ( t

A sinistra del punto di giunzione esistono entrambi i tipi di onde e

x
)
v2

x
i ( t )
v2

, a partire dal momento in cui il pacchetto donde incide sul punto di


e
giunzione.
Poich le condizioni in alto devono valere per ogni perturbazione f I , esse devono valere
per ogni componente armonica, dunque:

a( )e
i

v1

i (t

x
)
v1

i (t

a ( k )e

i (t

b( )e
x
)
v1

v1

x
)
v1

c( )e

i (t

b( k )e

x
)
v1

i (t

v2

x
)
v2

e
i (t

c ( k )e

x
)
v2

Che vanno calcolate a x 0 e diventano:


a ( ) b( ) c( )

1
1
1
a( ) b( ) c( )
v1
v1
v2
v2 v1

b( ) a ( ) v v

1
2
, che danno lampiezza dellonda
Da cui si ricavano le equazioni:
2
v
2
c( ) a ( )

v1 v2
riflessa e trasmessa in funzione della pulsazione. Si ricavano quindi i cosiddetti
2
2

R ( ) b( ) v2 v1

a ( )
v1 v2 .
coefficienti di riflessione e di trasmissione:
4v1v2

T ( ) 1 R( )
(v1 v2 ) 2

I due coefficienti saranno dipendenti dalla pulsazione, se le velocit ne sono dipendenti. Si


noti che il fenomeno della riflessione risulta necessario affinch le condizioni al punto di
giunzione possano essere soddisfatte.

8. Fenomenologia delle onde

38 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

Esistono vari fenomeni caratteristici delle onde. Alcuni (interferenza e diffrazione)


debbono essere studiati con molta attenzione, data la loro importanza di principio e la
vastit delle applicazioni. Altri verranno brevemente passati in rassegna in questo
paragrafo.
a. Effetto Doppler

Consiste in un cambiamento percepito della frequenza dellonda quando o la sorgente od


il ricevitore si muovono rispetto al mezzo nel quale londa si propaga. Il caso pi noto
quello del Sig. Doppler che ascolta il fischio di una locomotiva in avvicinamento prima e
in allontanamento dopo: la frequenza del fischio prima aumenta e dopo diminuisce.
Vediamo perch. Esaminiamo prima il caso in cui la sorgente ferma e losservatore in
movimento con velocit vo . S emette onde, per esempio sferiche (fig. 13), di lunghezza

s , che si muovono a velocit c rispetto ad S. La lunghezza donda la stessa


per losservatore e per la sorgente s o (una lunghezza non cambia, cambiando

donda

di riferimento, nella fisica classica), ma la velocit dellonda sar pi elevata per


losservatore in moto verso la sorgente ( c vo ), in accordo con la relativit galileiana.

v
Ts
fo f s (1 ) , in cui o e,
(1 )
c
quindi, tenendo conto del fatto che il segno sarebbe negativo se losservatore si
allontanasse, scriviamo: f o f s (1 )

Dunque: o To (c vo ) s cTs To

Fig.13: Osservatore O in moto verso la sorgente S.

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


39
________________________________________________________________________

In fig. 14 si ha invece una sorgente S in movimento (sintende rispetto al mezzo elastico


che sostiene le onde cui ci riferiamo) con velocit v s verso losservatore O. S emette onde,
per esempio sferiche, di lunghezza donda

s , che si muovono a velocit c v s

rispetto

ad S. I circoli rappresentano dei fronti donda emessi ad ogni periodo Ts . Essi hanno una

2 . Riutilizziamo la condizione: s o . La velocit


dellonda ora c nel sistema di riferimento dellosservatore e c v s nel sistema della

differenza di fase pari a

sorgente. Conseguentemente:

Ts

c vs

f
1
1
To
fo s .
1
1
c 1

Naturalmente, se losservatore si trova sul lato opposto dellasse X, il segno va cambiato e


f
si avr infine: f0 s ,
1
dove con si indicato il rapporto tra la velocit della sorgente e quello dellonda. Si
implicitamente assunto che sia 1 . Se invece 1 , si ha un effetto totalmente
diverso che si chiama effetto Cherenkov.

O
X

Fig. 14: Sorgente S in moto verso losservatore O.


Si noti che, nel caso della luce, non possibile avere due soluzioni diverse, perch la
situazione fisica unica: non esistendo un mezzo elastico (letere) nel quale si muove la
luce, la differenza tra i due casi scompare. Il modo di trattare leffetto Doppler per le onde

e.m. di considerare il quadrivettore ( k , ) e scrivere la trasformazione di Lorentz


(naturalmente
:

langolo tra la direzione del vettore donda e lasse X):

40 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

( ' ck x' ) ( ' k ' c cos ) ' (1 cos ) .

'

Che

diventa:

(1 cos )2
. Per 0 (effetto D. longitudinale) la formula si
(1 )(1 )

semplifica e, a seconda del segno a numeratore, d:

'

(1 )
oppure:
(1 )

(1 )
2
. Se si pu trascurare
rispetto ad uno, si ottiene poi:
(1 )
'(1 cos ) . Per leffetto D. trasversale ( / 2 ) si ha invece: ' .

'

La verifica sperimentale di queste formule fu eseguita nel 1938 da H. E. Ives e G. R.


Stilwell e costitu chiaramente una verifica sperimentale della relativit e dellipotesi dei
fotoni. In effetti, pi avanti, vedremo che la luce fatta di fotoni e si vedr che leffetto
Doppler un caso speciale di trasformazione del quadrivettore impulso/energia:

p k , E dei quanti di luce o fotoni.

b. Leffetto Cherenkov
Affrontiamo adesso il caso in cui la velocit della sorgente superiore a quella dellonda:
v s c' . Questo fatto possibile anche nel caso della luce: particelle ad alta velocit
possono superare la velocit della luce nei mezzi materiali, dove la velocit della luce c '
sostanzialmente inferiore a quella della luce nel vuoto c .
Il limite che non pu essere superato quello della velocit nel vuoto, naturalmente.
La situazione presentata nel caso delleffetto Doppler adesso modificata e la situazione
appare come mostrato in fig. 15.
I fronti donda interni sopravanzano quelli esterni nella direzione del moto della sorgente.
Infatti tra un fronte e il prossimo c, a sorgente ferma, una distanza c' T , ma, a
sorgente in moto, la distanza tra i punti in cui i due fronti successivi sono emessi sar pari
a: d v s T c' T . Si vede dalla fig. 15, che i vari fronti sferici si sovrappongono a

formare un fronte conico con un angolo di apertura . Dalla stessa figura si osserva che,
nel tempo t in cui il fronte si mosso di c' t , la sorgente si mossa di v s t e che

vs t
c' t

Fig. 13: Effetto Cherenkov.


X

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


41
________________________________________________________________________

sen

c'
. La luce si muove in un mezzo materiale con una velocit inferiore, come si
vs

detto gi, e precisamente la sua velocit in un mezzo si pu scrivere come la velocit nel
vuoto divisa per lindice di rifrazione n del mezzo c '

c
. Questultimo un parametro
n

che determina le propriet di rifrazione del mezzo e che sar definito nei prossimi

v
1
1
c

, (con s ) giacch la particella che


c
nv s n n
emette avr approssimativamente: v s c .

paragrafi. Si ha cos: sen

b. Onde stazionarie

Consideriamo una corda fissa agli estremi. Pizzichiamola in modo da farla oscillare. Le
soluzioni armoniche dellequazione delle onde sono due e possiamo combinarle
linearmente: f ( x, t ) Asen(kx t ) Bsen(kx t ) . Essendo la corda bloccata agli
estremi, occorre imporre che tanto nellorigine quanto alla coordinata
della corda) le oscillazioni si annullino, sempre:
f (0, t ) Asen(t ) Bsen(t ) 0 A B

x l (la lunghezza

f (l , t ) A sen(kl t ) sen(kl t ) 2 Asen(kl ) cos t 0 kl n ,

ovvero

il

prodotto kl deve essere uguale ad un numero intero di volte cio: 0, , 2 . Questa ,


in effetti, una condizione sul rapporto tra la lunghezza della corda e la lunghezza donda:

l
2

Fig. 14: Onde stazionarie in una corda fissa agli estremi


i

42 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

kl

l n l n

. La lunghezza della corda quindi deve corrispondere (si veda

2
fig. 16) ad un numero intero di semilunghezze donda. Disegniamo alcuni di questi casi,
per visualizzare il fenomeno. I due muri simboleggiano i due punti di attacco della corda.

( n 2 ), ci sono per altri punti intermedi dove la corda


Come si vede dal caso l n
2
non si muove, cio dove kl n . Questi punti si chiamano nodi. Sono invece detti
ventri i punti di massima ampiezza di oscillazione.
Come si visto, in questo caso, la soluzione viene trovata nella forma del prodotto di due
funzioni una del tempo e una della posizione. Possiamo provare in generale a vedere sotto
quali condizioni ci si pu fare. Prendiamo lequazione delle onde in una dimensione:

2 f 1 2 f

0
x 2 v 2 t 2

proviamo

scrivere

la

soluzione

nella

forma:

2 g( x )
1 2 h( t )

g
(
x
)
,
x 2
v 2 t 2
1 d 2 g ( x ) 1 1 d 2 h( t )
dividendo per f , otteniamo:
. Poich il membro di
2
g ( x ) dx 2
v h( t ) dt 2
sinistra solo funzione di x e quello di destra solo di t , luguaglianza si pu avere solo
se entrambi sono uguali ad una stessa costante . Da ci ricaviamo due equazioni:
f ( x , t ) g ( x ) h( t ) , sostituiamo e otteniamo: h( t )

d 2 g( x )
d 2 h( t )

g
(
x
)

0
e
h( t ) 0 . Si pu dimostrare che i valori di
2
dx 2
dt 2
devono essere positivi, poniamo allora: 2 . La seconda equazione dunque
lequazione delloscillatore armonico di pulsazione

La prima equazione diviene:

v
d g( x )
4 2 2 g( x ) 0 , con 2 . Anche la seconda lequazione
2
dx

x
.
delloscillatore armonico e pertanto ha soluzioni oscillanti del tipo: g ( x ) cos 2

In conclusione, le soluzioni esistono solo per funzioni sinusoidali (o esponenziali). Se


imponiamo delle condizioni al contorno del tipo appena visto per la corda, risulter che,
solo per certi valori di , esistono soluzioni, essi si chiamano autovalori e le soluzioni
relative autofunzioni dellequazione. Evidentemente solo in certi casi per la funzione
f f ( x vt ) possibile separare le due dipendenze., cio solo per funzioni
i 2 x /

i t

i ( 2 x / t )

esponenziali del tipo e


e
e
o funzioni oscillanti.
Unonda per cui possibile separare la parte dipendente dal tempo da quella dipendente
dalle coordinate spaziali si chiama onda stazionaria, quelle per cui ci non possibile si
chiama onda progressiva.

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


43
________________________________________________________________________

Lo stesso procedimento si pu fare per onde tridimensionali, separando la parte spaziale


che acquisir la forma: f ( x , y , z ) 4
avr la stessa forma oscillante di prima.

2 f ( x , y , z ) 0

dalla parte temporale che

c. Battimenti. La velocit di gruppo e la velocit di fase


Supponiamo di avere due oscillazioni con frequenza angolare molto simile e con la stessa
ampiezza. Usando il principio di sovrapposizione delle onde, possiamo dire che londa
risultante sar la somma delle due onde:
f ( x, t ) A cos(k1 x 1t ) A cos(k2 x 2 t )
k1 k2
2
k k
2
x 1
t ) cos( 1 2 x 1
t)
2
2
2
2
dove si fatto uso delle formule di prostaferesi nellultimo passaggio. Utilizziamo adesso
il fatto che le due frequenze sono quasi uguali 1 2 e scriviamo, ridefinendo A:
2 A cos(

1 2

t ) cos(kx t ) .
2
In conclusione: londa risultante unonda con lo stesso vettore donda e frequenza
angolare delle due onde, ma caratterizzata da unampiezza variabile nel tempo con una
frequenza molto pi bassa. La fig. 17 mostra landamento temporale dellonda a x
costante. Come si vede lampiezza delloscillazione dalta frequenza viene modulata
dalloscillazione a bassa frequenza.
f ( x, t ) A cos(

f ( x, t )
Oscillazione con
pulsazione
(1 2 ) / 2

Fig. 17 Battimenti

x cost

Oscillazione con
pulsazione

Lesperimento per verificare lesistenza dei battimenti viene eseguito con due diapason,
strumenti che percossi emettono una frequenza quasi pura e vengono usati dagli
accordatori di strumenti musicali. Percuotendo due diapason con frequenze quasi uguali si
sente il suono che sarebbe emesso da uno solo dei due, ma lintensit sonora aumenta e
diminuisce periodicamente.

44 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

Unapplicazione importante si ha nelle radio a modulazione dampiezza (AM). Il segnale


radio costituito da unoscillazione ad alta frequenza (portante) la cui ampiezza
modulata da un segnale a frequenza acustica, il suono che si vuol trasmettere appunto. Il
ricevitore deve rivelare il segnale in arrivo, estrarne il segnale acustico e mandarlo ad un
amplificatore a bassa frequenza che sia capace di pilotare laltoparlante.
Il primo problema in questa sequenza di funzioni nasce dal fatto che il segnale in ingresso
generalmente debole e deve prima essere rafforzato o amplificato da un amplificatore
capace di amplificare le alte frequenze in tutta la banda in cui funziona il ricevitore.
molto pi facile costruire un amplificatore dalta frequenza capace di funzionare su una
sola frequenza: occorre perci trasferire (eterodina) la modulazione dampiezza ad una
portante generata da un oscillatore locale, amplificarla a frequenza fissa e rivelare poi il
segnale acustico.
Per fare questo trasferimento, si mescolano la frequenza portante con la frequenza locale
e si ottiene, tramite un meccanismo di battimenti, una frequenza intermedia (generalmente
a 455 kHz) da amplificare.
Si noti che la velocit dellonda ad alta frequenza : v

1 2

(detta velocit

k1 k2
k
2 d

ed chiamata
di fase). La velocit dellonda di bassa frequenza : v g 1
k1 k2
dk
velocit di gruppo. Se vk , con la velocit v indipendente da , la velocit di fase e
la velocit di gruppo sono entrambe eguali a v . Se tuttavia la velocit funzione della
frequenza, allora abbiamo:

d vdk kdv

dv
d
dv
vk
v g v k
dk
dk
dk

e le due velocit non

sono pi uguali. Ci accade, per esempio, alla velocit della luce che, in un mezzo
materiale, data (vedi oltre in questo capitolo) da v

c
, in cui n( ) lindice di
n( )

rifrazione. In questo caso la forma del segnale deve cambiare e si ha dispersione.


Facciamo un altro esempio: quello del pacchetto donde gaussiano. Prendiamo unonda
rappresentata nella forma:

f ( )

1
2

a( k )e

ik

dk e supponiamo che la

a( k ) Ae ( k k0 ) .
2

trasformata di Fourier abbia la forma di una gaussiana:


Sostituiamo:

f ( x ct )

A
2

( k k 0 )2

e i ( kx t ) dk

che

possiamo

integrare. Per farlo abbiamo per bisogno di conoscere la relazione:

adesso

(k ) .

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


45
________________________________________________________________________

Proviamo ad espandere in serie di potenze:

d
( k k0 ) ... e

dk k k0

sostituiamo:

f ( x ct )

( k k0 ) 2

i (( k k0 ) x k0 x 0 t ( k k0 ) t )

dk

( x 4 t ) i ( k x t )
e
e

in cui

dk k

0
k0

pari ad

e i ( k0 x 0 t ) con velocit di fase:

. Come si vede il risultato unonda


0

moltiplicata per unampiezza gaussiana:

dk k k

( x t ) 2
4

che si sposta con velocit

che risulta cos la velocit di gruppo come prima. Notiamo che


0

Lintegrale pu essere ridotto nella forma ( u k k0 ; a i ( x t ) ):

au bu 2

du e

a 2
4b

a2
au bu
4b
2

du e

a 2
4b

a
2 b

bu )

du

a2
4 b

v2

dv

a2
4b

46 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

tanto londa nello spazio ( k , ) , e

( k k0 ) 2

e i ( kx t ) , che londa nello spazio ( x , t ) ,

( x t ) 2

e i ( k0 x 0t ) , hanno ampiezza gaussiana con deviazione standard pari a


1
e 2 2 il cui prodotto 1 2 1 . Poich per k k0 1 e per
1
2
x t 2 le due ampiezze sono praticamente nulle si pu concludere che la gamma
dei valori di k ( 1 k ) e di x ( 2 x ) per cui le due onde non sono nulle
stanno nella relazione: xk 1 .
e

9. Le onde elettromagnetiche

Cerchiamo adesso di scoprire alcune delle importanti propriet delle onde e.m. piane,
delle quali abbiamo gi sottolineato la natura trasversale. Si prendano le relazioni, viste al
par. 5:
E z B y

x
t
e si considerino delle onde sinusoidali:

E
y Bz
x
t

E y E yo sen(kx t )

E z E zo sen(kx t )

B y B yo sen(kx t )
B B sen(kx t )
zo
z

Deriviamole, sostituiamo nelle prime due equazioni e cancelliamo il termine


cos( kx t ) in entrambi i membri:
kE z 0 B y 0
Considerando adesso che

kE y 0 Bz 0
si ricava che:

ck , si ottiene:

Ez 0 cB y 0
dalle quali

E y 0 cBz 0

E E y20 Ez20 c B y20 Bz20 , ovvero le ampiezze dei due campi sono proporzionali
con coefficiente di proporzionalit c e:

E B E y 0 B y 0 E z 0 Bz 0 cB y 0 Bz 0 cB y 0 Bz 0 0 ,

ovvero

due

campi

sono

perpendicolari luno allaltro.


Adesso facciamo alcune ipotesi per quanto riguarda le componenti dei campi.
Supponiamo che esista un sistema di riferimento in cui il campo elettrico abbia una sola
componente (per ogni x e t), diciamo la componente sullasse Y. La situazione si presenta
come in fig. 18.

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


47
________________________________________________________________________

Come si vede il campo elettrico giace sempre sul piano X-Y ed il campo magnetico giace
sul piano X-Z. Londa si dice polarizzata linearmente. Se usiamo il vettore elettrico
sinusoidale definito in alto, ci rendiamo subito conto che:
E y E yo sen(kx t )
E
E
z z 0 cost . Questo rapporto rappresenta per la

Ey E y 0
E z Ezo sen(kx t )
tangente dellangolo formato dal vettore elettrico col piano X-Y: se questo costante
evidentemente londa polarizzata linearmente.
Possiamo allora introdurre una modifica per rendere la definizione di queste onde pi
generale:
E y E yo sen (kx t )
, dove abbiamo introdotto una fase fissa nellargomento

E z E zo sen (kx t )

Fig. 15: Onda caratterizzata da un campo elettrico giacente sul


piano X-Y.
Y

Z
della componente del campo elettrico lungo lasse Y. Possiamo riscrivere:
Ez
Ey
Ey 2
cos sen 1 (
) .
sen (kx t ) cos sen cos(kx t )
E y0
E y0
E zo
Quadrando e raggruppando si ottiene:

Ey

Ez
Z

Ey

Fig. 16: Componenti del campo


l i

48 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

(
(

Ez
E zo
Ez
E zo

)2 (
)2 (

Ey
Ey0
Ey
Ey0

)2 cos 2 2
)2 2

Ez E y
E zo E y 0

Ez E y
E zo E y 0

cos sen 2 (1 (

Ey
Ey0

) 2 ) ed infine:

cos sen 2 , che lequazione di un ellisse se:

(come mostrato in fig. 20).

Fig. 17: Campo elettrico descrivente unellisse.


Y

Ey

Ez

Come si vede, la punta del vettore elettrico ruota, muovendosi lungo unellissi. La
polarizzazione in questo caso detta ellittica.
naturalmente possibile che lellissi sia un cerchio, se le componenti hanno la stessa
ampiezza, in tal caso la polarizzazione detta circolare. Si riassumono qui di seguito le
frequenze caratteristiche delle onde elettromagnetiche, associando il nome che
comunemente si d ad ogni banda.

frequenze (Hz)
>1019
1019 - 1016
1016 - 10 15
380 - 780.1012

nome/uso
Raggi gamma
Raggi X
Ultravioletto
Visibile

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


49
________________________________________________________________________

1014 - 1011
1011 - 109
109 - 108
108 - 107
107 - 106
106 - 105
<105

Infrarosso
Microonde
TV
FM
Radioamatori
AM
Onde lunghe

10. Onde gravitazionali

La teoria della gravitazione universale di Newton una teoria non relativistica: essa
assume unazione a distanza istantanea, mentre sappiamo che nulla pu propagarsi a
velocit superiore a quella della luce. La teoria attualmente accettata che tiene conto di
questo problema della teoria classica e sostituisce la gravitazione di Newton la teoria
della Relativit Generale.
Possiamo a titolo di esercizio provare per a formulare una teoria simile a quella di
Maxwell, seguendo le linee di ragionamento seguenti.
La prima differenza tra teoria della gravitazione e teoria di Maxwell sta nel fatto che non
stato introdotto, nel caso gravitazionale, niente di simile al campo magnetico per quanto il

campo elettrico e quello gravitazionale ( g ) abbiano dei comportamenti simili, tant che

g 4 G
, dove la densit di
possiamo scrivere le prime due equazioni per g :
g 0
massa. In effetti, si pu definire una corrente di massa in maniera perfettamente affine a

quella usata per il caso elettrico: j v : non dunque perfettamente ragionevole


pensare che questa corrente produca un campo gravitomagnetico?
Si pu, in effetti, sostenere un argomento forte per lesistenza di un campo magnetico
sulla base della relativit ristretta. In altre parole, se non sapessimo che il campo
magnetico esiste, potremmo postularlo sulla base della relativit. Lo stesso argomento
vale per la gravitazione. Vediamo un po3.
Consideriamo lequazione del potenziale elettrostatico:

. Questa equazione non

2 2 2

relativisticamente invariante, perch loperatore


x 2 y 2 z 2

(il

laplaciano) non invariante come possiamo capire subito, notando che se si passa ad un
nuovo sistema di coordinate primate le derivate rispetto a y e z ( y y ' e z z ' ) non
3

Ricalchiamo qui un argomento dal testo: M. Schwartz - Principles of electrodynamics


Dover.

50 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

cambiano mentre quella rispetto a x ( x ' ( x ct ) ) cambia. La ragione si intuisce


facilmente notando che, nella relativit ristretta, la coordinata temporale deve essere
trattata alla stessa stregua delle coordinate temporali. Se sostituiamo allora al laplaciano il
dalambertiano:

2
2
2
1 2

,
x 2 y 2 z 2 c 2 t 2

otteniamo

unequazione

, che si riduce nel caso statico allequazione di Laplace e che, essendo

lequazione inomogenea delle onde, relativisticamente invariante (cfr il calcolo fatto alla
fine del paragrafo 5 di questo capitolo). Questa equazione di DAlembert dunque
lestensione relativistica della equazione di Laplace. Come sappiamo per le tre
componenti della densit di corrente e la densit di carica formano un quadrivettore (

j, c ) e, se la densit di carica origina un potenziale scalare, anche la densit di corrente


originer un potenziale (vettore) che, riscrivendo lequazione di DAlembert per questi

j
vettori, sar: A
. In tal modo il potenziale scalare non relativisticamente

invariante diviene la quarta componente di un potenziale quadrivettore ( A, c ) ) che

trasformer correttamente secondo Lorentz. Del resto, il potenziale vettore A generer un


campo cos come il potenziale scalare genera un campo elettrico.
C da tenere presente poi che la legge di Faraday-Neumann-Lenz pu essere dedotta dalla
conservazione dellenergia nel caso elettromagnetico (vedi prossimo paragrafo), ma anche
nel caso gravitazionale e gli argomenti usati da Maxwell per giustificare la corrente di
spostamento possono essere riutilizzati anche nel caso gravitazionale.
Poich dunque gli stessi argomenti usati nellelettromagnetismo restano validi se
interpretiamo come il potenziale scalare del campo gravitazionale, assumiamo allora
che esista un campo gravitomagnetico

Bg e assumiamo che il suo comportamento sia

uguale a quello del campo magnetico ordinario. Ne risulteranno le quattro equazioni di


Maxwell per la gravitazione:


B g
g
t

g 4G


B g 0


D g

Bg g ( j
)

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


51
________________________________________________________________________

Dove D g

1
g . Da queste equazioni possiamo dedurre lesistenza di onde
4G

gravitazionali, come si fatto per le onde elettromagnetiche e, poich la loro velocit


dovr essere c, avremo:

c
2

4G

4G 4 6,67 10 11 N m 2 / kg 2
g 2
0,96 10 26 m / kg
8
2
c
(3 10 m / s)

4 0,74 10 27 m / kg
.
Naturalmente a questo punto occorrer dimostrare sperimentalmente lesistenza del campo
gravitomagnetico e delle onde gravitazionali. Come si diceva, la teoria accettata
piuttosto la Relativit Generale, questa, tuttavia, prevede comunque lesistenza del campo
gravitomagnetico e delle onde gravitazionali, cosicch il problema sperimentale di
dimostrarne lesistenza un problema attualissimo.
Un esempio di applicazione lo possiamo avere considerando la Terra come corpo in
rotazione. Come si visto a pag. 126 delle dispense, una sferetta carica rotante genera un
campo magnetico. Ebbene se si sostituisce al simbolo q una m, si avr un calcolo analogo
per il campo gravitomagnetico: la Terra dunque si comporta come un magnete
gravitazionale e dunque, oltre ad attirare verso il centro i corpi, li assoggetter anche ad un
campo dovuto alla sua rotazione e dunque allanalogo della forza di Lorentz. Questo un
effetto totalmente estraneo alla gravitazione Newtoniana. Si possono dunque avere delle
perturbazioni sulle traiettorie dei satelliti artificiali, in linea di principio rivelabili. In
effetti, deformazioni delle orbite dei satelliti Lageos I e II (collaborazione tra NASA, ASI
e CNR) indicanti un effetto gravitomagnetico (effetto Thirring) sono state osservate nel
1998.
Si capisce cos che qualunque corpo celeste (anche un buco nero) rotante intorno ad un
suo asse si comporter come un magnete gravitazionale e che due corpi rotanti intorno al
comune centro di massa subiranno una forza di Lorentz generata dalla corrente dellaltro,
con conseguente modifica della propria orbita.
La rivelazione di onde gravitazionali un affare complesso che occupa oggi molta parte
dei programmi scientifici in Italia ed allestero. Esistono diversi apparati in progetto o
funzionamento LISA (Laser Inteferometer da lanciare in orbita), LIGO (Laser
Interferometer Gravitational waves Observatory), VIRGO (a Pisa; una collaborazione
Italo-francese), Auriga, ecc... Lo studente interessato pu consultare i siti WEB di questi
esperimenti.
Ci si pu chiedere perch la Relativit Generale ad essere accettata e non piuttosto una
teoria alla Maxwell. Perch la teoria alla Maxwell prevede un comportamento del campo
gravitazionale statico che chiaramente falsificato dalla precessione del perielio di
Mercurio (vedi pag. 167). Inoltre esistono problemi a proposito dellemissione di onde
gravitazionali che potrebbero avere energia negativa. Lo studio di questo modello di
gravitazione stato perseguito da Max Abrahm (politecnico di Milano) e da altri agli inizi
del 900, ma come si detto risultato sbagliato. Noi lo abbiamo introdotto solo come
esercizio.

52 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

11. Energia delle onde


Un punto di grande importanza che le onde trasportano energia. Questo noto a
chiunque si sia scaldato al sole. E anche noto che la luce viene usata per scaldare lacqua
in opportuni impianti domestici o per produrre corrente usando cellule fotovoltaiche. Il
Sole invia sulla Terra circa 1350 W/m2 (costante solare) con la sua luce (qui stiamo dando
per scontata lidentificazione della luce con le onde elettromagnetiche). Da dove viene
questa energia? Ripensiamo di nuovo al pacchetto donde che abbiamo usato per capire
che la funzione donda rappresenta qualcosa che si muove nello spazio. Poich abbiamo
considerato il caso di un campo limitato spazialmente, quando questo campo attraversa
una superficie S, ci sar un flusso di energia ( ) attraverso S, se il campo ha in s energia.
Assumiamo per ora che esso abbia effettivamente associata unenergia con densit . Di

conseguenza il flusso denergia attraverso S sar dato da: ( ) c ndS . Il vettore il

cui flusso d lenergia che attraversa S nellunit di tempo c , dove c la velocit

della luce. Questa formula stato gi discussa a proposito della densit di corrente e dei
flussi di particelle nellesperimento di Rutherford. Dunque occorre identificare lorigine
di questa densit di energia per convincerci della necessit di associare ad un campo, e
dunque ad unonda, una densit di energia.
Prima di tutto, possiamo calcolare la densit di energia per il caso di una corda vibrante.
Unonda stazionaria su una corda di densit lineare e lunghezza l sia rappresentata
dalla funzione: y ( x, t ) A0 cos kx cos t A( x) cos t , (con k
con c la velocit dellonda).
Y

O
x

x+

e x ct , indicando

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


53
________________________________________________________________________

Considerando londa come un insieme di elementi della corda di lunghezza infinitesima (


ds dx ) oscillanti perpendicolarmente a X, possiamo calcolare lenergia totale
immagazzinata dallonda e lenergia per unit di lunghezza.
Ogni oscillatore di lunghezza dx ha unenergia cinetica e unenergia potenziale:

1
1
1
e
Sostituendo
dV ky 2 2 dxy 2 .
dxy 2
2
2
2
y ( x, t ) A0 cos kx cos t e y ( x, t ) A0 cos kx sin t , mediando su un periodo
dT

integrando

sulla

lunghezza

della

corda,

si

trova:

1 l 2 2 1 m 2 2
A0 ( ) A0 . Lenergia totale si ottiene sommando le due
2 2
2 2
1
2 2
energie e si ottiene: E mA0 . Questa lenergia di un oscillatore armonico di
2
T V

massa

1
2

m (vedi cap. 2 di Fisica generale I). La densit lineare di energia : u 2 A02

.
Per le onde elettromagnetiche, dobbiamo imparare prima a calcolare la densit di energia
dei due campi che la compongono.
Consideriamo un condensatore piano che, per lo scopo della presente discussione, ha il
pregio di contenere il campo elettrico in una zona di spazio ben definita: quella tra le
armature (ben inteso avremmo potuto usare ogni altro condensatore). Poniamoci la
domanda di quanto lavoro occorra fare per caricarlo. In effetti caricare un condensatore
significa spingere della carica sulle armature lavorando contro la differenza di potenziale
che si gi stabilita grazie alla carica precedentemente portata sulle armature. Chi effettua
il lavoro naturalmente un ente esterno al condensatore stesso: una pila, una f.e.m.
indotta, ecc... Il lavoro necessario comunque facile da calcolare. Infatti il lavoro

La formula u 4

A2 mette in evidenza che, se per qualche ragione la

lunghezza donda cambia, dovr cambiare anche lampiezza. Questo accade negli
tsunami, dove nelloceano aperto le onde sono lunghissime (fino a 160 km, secondo W.
Dudley e Min Lee in Tsunami, editrice PIEMME, da paragonare con 100m , per onde
normali ) e, quando per interazione con il fondo in prossimit della costa la lunghezza
donda si accorcia drasticamente, lampiezza passa da pochi centimetri comunque meno
di 1m - a molti metri. La variazione della lunghezza donda calcolabile dalla variazione
della velocit ( c / ) dellonda che data da c gd , dove g laccelerazione di
gravit e d la profondit delloceano; tipicamente d 4km , nelloceano Pacifico. Questa
formula per la velocit valida nellapprossimazione di acque basse cio con d / 2 ,
cosa che accade facilmente per onde di maremoto per cui molto lunga, ma non per
onde generate dal vento.

54 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

infinitesimo che si compie per accrescere di dq la carica sulle armature, sar pari a:
dL V (q )dq , dove V ( q ) la differenza di potenziale gi stabilita fra le armature
allorquando sono caricate con la carica q. Se vogliamo conoscere il lavoro totale fatto per
andare da una carica nulla ad una certa carica Q, basta integrare ed avremo:
Q

1
1 Q2 1
1
L V (q)dq
qdq
CV 2 QV , dove si fatto libero uso delle
C
2 C
2
2

relazioni tra differenza di potenziale, carica e capacit. Abbiamo dunque fatto del lavoro
per caricare il condensatore, ma alla fine del processo dov finito questo lavoro? Se
lenergia si conserva, lenergia spesa per fare questo lavoro deve ritrovarsi da qualche
parte. Evidentemente, lenergia stata spesa per realizzare un campo elettrico e possiamo
riottenere questa energia scaricando il condensatore ed usando la corrente cos generata
per riscaldare, per esempio, una resistenza. Dunque, questa energia spesa non andata
persa, ma contenuta nel campo elettrico. Possiamo adesso modificare la formula
precedente per calcolarla. Usiamo la formula della capacit di un condensatore piano:
1
1
V2 1
H CV 2 0 Sd
0 E 2 , dove abbiamo indicato con Sd il volume del
2
2
2
2
d
V
il campo elettrico costante tra le armature. Dunque tra le
condensatore e con E
d
armature del condensatore, ovvero nel volume dove localizzato il campo, esiste una
H 1
0 E 2 . Occorre a questo punto calcolare la densit di
densit di energia:
2
energia da associare al campo magnetico e si otterr la densit totale sommando i due
contributi.
Calcoliamo adesso il lavoro che si deve fare per poter stabilire in una certa regione di
spazio un campo magnetico. Prendiamo il caso di un solenoide, di sezione S e di
lunghezza finita l, sufficientemente lungo affinch il campo interno possa essere
considerato come quello di un solenoide infinito: B 0 ni , dove n il numero di spire
per unit di lunghezza o n N / l , con N = numero totale di spire. Nellaumentare la
corrente nel solenoide da zero al valore finale, si dovr fare del lavoro contro una f.e.m.
indotta dalla variazione del flusso del campo magnetico. Calcoliamo questo lavoro che,
come prima, misurer lenergia che abbiamo speso per stabilire il campo magnetico e
dunque lenergia che vi immagazzinata. Dividendo poi per il volume del solenoide,
otterremo la densit di energia del campo (si ricordi che il campo fuori dal solenoide

( B )

B

B ndS SN
, dove lultimo passaggio
nullo). Dunque: f.e.m.
t
t
t

giustificato dal fatto che il campo in un solenoide (spazialmente) costante ed assiale.


di
Ricordando adesso la relazione tra campo B e corrente i, si trova: f.e.m. 0 nNS , ne
dt
risulta che il lavoro svolto per unit di tempo per accrescere la corrente :

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


55
________________________________________________________________________

di
1
dL
di
0 nNSi , ed integrando, abbiamo: L 0 nNS i dt 0 nNS idi 0 nNSi 2 .
dt
2
dt
dt
Questa lenergia immagazzinata (H) nel solenoide che possiamo riscrivere come:
1
Sl
1 B2
1 B2


L Etot 02 n2i 2 N
; dunque la densit denergia.
2
2 0
0 N 2 0

B
e, sostituendo, si ottiene:
Possiamo definire il vettore induzione magnetica: H

1
0 H 2 . La densit denergia totale nel campo sar allora:
2

1
1
1
1
B 2 . Possiamo anche modificare questa ultima
2
2
2
2 0
formula ricordando che, in una onda elettromagnetica, i due campi sono perpendicolari e
E
c un rapporto preciso tra i loro moduli: B 0 0 E . Cos, sostituendo, si avr:
c
1
1
1
1
0 E 2
B2 0 E 2
0 0 E 2 0 E 2 , che possiamo anche interpretare
2
2 0
2
2 0
dicendo che il contributo dei due campi alla densit denergia uguale.

0 E 2 0 H 2 0 E 2

A norma di quanto gi detto, abbiamo allora che il flusso del vettore P c attraverso
una superficie rappresenta il flusso denergia del campo elettromagnetico attraverso quella
superficie. Possiamo riscrivere questo vettore diversamente:

c
1
c
1
P 0 E 2 c 0 EcBc 0 Ec 2 B 0 E
B
E B . Lultimo passaggio si
c
0 0 c 0
giustifica ricordando che il prodotto vettore dei due campi ha la direzione della velocit e

che i due vettori di campo sono perpendicolari. Il vettore P si pu infine anche scrivere:

P E H e viene chiamato vettore di Poynting.
Possiamo comunque dimostrare direttamente la conservazione dellenergia e trovare la
densit dellenergia e del vettore di Poynting a partire direttamente dalle equazioni di
Maxwell. Prendiamo le due equazioni dei rotori e moltiplichiamole scalarmente per laltro

B

H E H

t
vettore di campo e, infine sottraiamole luna dallaltra:

E H E j E D
t

56 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________


B D
E j E

H E E H ( E H ) H
t
t


ED H B
(
)E j
t
2
Integrando su tutto il volume rilevante:


ED H B
( E H )dV
(
)dV E jdV e applicando il teorema di Gauss:
2
t
V
V
V


ED H B

( E H ) ndS E jdV
(
)dV
dV , dove la densit
2
t
t

di energia in V. Possiamo infine interpretare questa formula, dicendo che la derivata


temporale della energia nellinterno del volume V, racchiuso da S, cambiata di segno
uguale al flusso del vettore di Poynting attraverso la superficie S pi il lavoro fatto sulle
cariche interne a S nellunit di tempo. Questa affermazione estende la conservazione
dellenergia al campo elettromagnetico.
Possiamo anche procedere allinverso, postulando la conservazione dellenergia e
dimostrando la legge di Faraday, Neumann, Lenz. (FNL). Si abbiano n circuiti percorsi
da correnti ik , con k 1,..., n e ciascuno dotato di una fem interna Vk , come, ad
esempio, una batteria. Per i circuiti vale la legge di ohm: Rk ik Vk 0 . Moltiplicando
per ik : Rk ik ikVk 0 ovvero k Rk ik k ik Vk 0 Questa relazione esprime la
2

conservazione dellenergia; in parole: il lavoro ( ikVk ) fatto dalle fem ( Vk ) uguale al


2

calore ( Rk ik ) prodotto per effetto Joule. Postulando la

conservazione dellenergia

occorrer includere anche lenergia del campo magnetico generato dalle correnti ik :

dU m
0 . Lenergia totale del campo magnetico U m data da:
dt
k
1 1
1
1
U m H B H ( A)dV A ( H )dV ( A H )dV ,
2V
2V
2V
2V

in cui A il potenziale vettore e lultimo passaggio una identit matematica.

(ik2 Rk ikVk )

Lintegrale con la divergenza nullo perch trasformandolo in un integrale di superficie


col teorema di Gauss e portando la superficie dintegrazione allinfinto, si trova zero


1
A ( H )dV . Il H j ,

2V

1
1
1
1
U m A jdV i A ds i ( A) ndS i( B) . Se
2V
2
2 S
2

perch allinfinito i campi sono nulli. Cos: U m


per

cui:

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


57
________________________________________________________________________

abbiamo, non uno , ma

n circuiti, si avr: U m

1
k ik k ( B) , con k ( B) il flusso
2

k esimo circuito. Sostituendo nellequazione di conservazione

1
d
k
dellenergia, si ha: k ik Rk k ikVk k
(ik k ( B )) 0 . Calcoliamo la
2
dt
concatenato al

derivata dellultimo termine, con lipotesi semplificativa che solo una corrente vari, per
esempio i1 . I flussi sono dipendente dal tempo solo attraverso la dipendenza dal tempo

d k ( B ) di1
d
1
1
.
della corrente i1 . Pertanto: k
(ik k ( B )) 1 ( B ) k ik

dt
di1 dt
2
2

k ( B)
Mostriamo ora che: 1 ( B ) k ik
.
i1

Innanzitutto possiamo dire che il flusso in qualsiasi circuito deve essere lineare nelle
correnti, giacch i campi magnetici sono lineari nelle correnti. Possiamo allora scrivere:

1 ( B)
1 ( B) k
ik , che uguale a
ik

k ( B) 1 ( B )
k ( B)

ik , se
. Le
k
i1
ik
i1

due derivate sono in effetti i coefficienti di mutua induzione del circuito k-esimo e del
circuito 1. Essi sono effettivamente uguali, perch:

k ( B) k ( B) 1
1
1

B1 ndS k
A1 dsk ,
( A1 ) ndS k
i1
i1
i1 S
i1 S
i1 k
k
k

ds1
, con r1k la distanza
Sostituendo al potenziale vettore la sua espressione: A1 i1
r
1
k
1

del punto dintegrazione sul circuito 1 da quello del circuito k. Sostituendo, si ha:

k ( B)
ds1 dsk
1 ( B )

. Palesemente otteniamo lo stesso risultato per


,
i1
r

i
1k
k
k ,1

facendo

gli

Cos
abbiamo

d k ( B) di1
d k ( B)
1
d
.
k ik
(ik k ( B)) k ik
2 k dt
di1
dt
dt

nellequazione

stessi

di

passaggi.

conservazione

trovato

che:

Sostituendo

dellenergia,
abbiamo:

d ( B)
k ikk Rk k ikVk k ik k 0 . Possiamo leggere questa equazione dicendo
dt
che la conservazione dellenergia implica il sorgere di una fem nel circuito k-esimo pari a

d k ( B)

. Col che si conclude che si pu assumere come legge fondamentale la legge


dt

58 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

di FNL e dimostrare la estensione della conservazione dellenergia al campo magnetico,


ma si pu anche postulare la legge di conservazione dellenergia e dedurne la legge di
FNL.
.Si pu fare un procedimento simile a quello fatto per verificare la conservazione
dellenergia per dimostrare lesistenza di una densit di impulso e la sua conservazione.
Ripartiamo dalle equazioni dei rotori e moltiplichiamo vettorialmente per lo stesso campo:

B

D ( E ) D

( B) H j B D B

t
Sottraendo membro a membro, troviamo:

B D
( D B)
D ( E ) ( B ) H D
jB
B jB

t
t
t






1 ( E H )
D ( E ) H ( B) ( D) E ( B ) H E j B 2
c
t

(qui abbiamo aggiunto la quantit: ( D ) E E 0 e la quantit ( B ) H 0 ).

Integrando come prima su un volume V, limitato da una superficie S, troveremmo (a



sinistra) la forza totale meccanica ( E j B ) dV , che rappresenta la derivata prima

dp mecc
, sommata ad una quantit, che
della quantit di moto totale delle cariche entro S:
dt
risulter essere la somma dei flussi di tre vettori, uguagliata alla derivata temporale
cambiata di segno dellintegrale sul volume di un vettore simile (ma non uguale) al vettore





dpmecc
1
( E H )dV , che,
di Poynting: i T1 ndS j T2 ndS k T3 ndS
2
dt
c t

prendendo la superficie S a distanza tale che il campo em sia nullo, cio


dp
1
T1 T2 T3 0 , si riduce a: mecc 2
( E H )dV .
dt
c t

Questultimo vettore

p 2 (E H )
c

elettromagnetico, come

rappresenta cos la densit di momento

0 E 2 0 H 2

ne rappresenta la densit di energia. Si noti,


2

p , pu scriversi per unonda elettromagnetica come:

infine che il modulo di


1
1
( E H ) 0 0 EH 0 EB 0 E 2 . Dunque per unonda esiste una semplice
c
c2

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


59
________________________________________________________________________

E
; questa relazione sar
c
estensivamente usata in meccanica quantistica a proposito dei fotoni giacch implica che

relazione tra energia e quantit di moto trasportata: P

dv e simile per P )

la massa di un fotone : mc 2 E 2 c 2 P 2 0 (con E

Per completezza dimostriamo che lintegrale







( D ( E ) ( B ) H ( D ) E ( B ) H )dV i T1dV j T2 dV




k T3 dV i T1 ndS j T2 ndS k T3 ndS

il flusso della quantit di moto attraverso la superficie S.


Evidentemente lintegrale in effetti la somma di tre integrali, cio degli integrali delle tre
componenti del vettore integrando nel volume V. Consideriamo ad esempio quello relativo
alla componente X.

By
Ex
E
B
B
E
B
Dz x Dz z H y
Hy x Hz x Hz z
V
x
y
z
x
x
y
z
x
D Dy Dz
B By Bz
) Hx ( x
))dV
Ex ( x

x
y
z
x
y
z
E ( Ex E y ) ( Ex Ez )
1 E 2
)dV
0 (
2 Ex x

V
2 x
x
y
z
H x ( H x H y ) ( H x H z )
1 H 2
0 (
2H x

)dV
V
2 x
x
y
z
( Dy

E y


( D ( E ) ( B ) H ( D ) E H B ) x dV

Dy

1
1
Definiamo le tre quantit: T11 0 ( E 2 E x2 ) 0 ( H 2 H x2 ) ,
2
2
T12 0 E x E y 0 H x H y e T13 0 E x E z 0 H x H z e troviamo che lespressione

sotto lintegrale la divergenza di questo vettore T1 , che pu dunque riscriversi come


flusso attraverso una superficie. Pi precisamente:




( D ( E ) ( B ) H ( D) E ( B ) H ) x dV T1dV T1 ndS
V

La
somma
dei
tre
integrali



i T1 ndS j T2 ndS k T3 ndS ,

T22 0 (

si

potr

riscrivere

dunque

come:

con:

T21 0 E x E y 0 H x H y ,

T23 0 E y E z 0 H y H z

E2
H2
E y2 ) 0 (
H y2 )
2
2

60 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________
T31 0 E x E z 0 H x H z ,

T33 0 (

T32 0 E y E z 0 H y H z

E2
H2
E z2 ) 0 (
H z2 ) . Abbiamo cos la matrice:
2
2

E2

H2
2
H x2 )
0 Ex E y 0 H x H y
0 Ex Ez 0 H x H z
0 ( E x ) 0 (

2
2

E2
H
0 ( E y2 ) 0 (
0 Ex E y 0 H x H y
H y2 )
0 E y Ez 0 H y H z

2
2

E2
H2

2
2
0 ( E z ) 0 (
0 Ex Ez 0 H x H z
0 E y Ez 0 H y H z
Hz )

2
2

Le nove quantit Tij TijM formano il cosiddetto tensore (simmetrico) di stress


elettromagnetico di Maxwell. In conclusione, possiamo interpretare la relazione:





dp
1
T1 ndS T2 ndS T3 n dS mecc 2
( E H )dV , dicendo:
dt
c t

la variazione della quantit di moto delle cariche nel volume V per unit di tempo uguale
a meno il flusso della quantit di moto trasportata dal campo em attraverso la superficie
che limita il volume, meno la variazione della quantit di moto del campo em entro il


EH
volume. In forma differenziale abbiamo: i T1 j T2 k T3
t c 2
(prendendo il termine meccanico uguale a zero).
Questo esprime in forma generalizzata al campo em la conservazione della quantit di


(E H )x
,
moto. Lequazione precedente si divide in tre equazioni scalari: T1
t
c2



(E H )y
( E H )z
T2
, T3
, da cui possiamo dedurre che i tre vettori
t
t
c2
c2


T1 , T2 , T3 rappresentano le densit di corrente delle quantit di moto lungo lasse X ,
lasse Y e lasse Z rispettivamente. Teniamo presente che in questo caso a differenza dei

casi trattati precedentemente, la quantit conservata un vettore e non uno scalare come
lenergia, la massa e la carica. Ne segue che conservandosi le tre componenti
separatamente si devono avere tre equazioni di conservazione. Lasciamo allo studioso
lettore il compito di dimostrare nel caso semplice di unonda piana sinusoidale che si
propaga lungo lasse X , la densit di corrente uguale alla densit di quantit di moto
per la velocit della luce.

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


61
________________________________________________________________________

Per completezza diciamo che si definisce tensore energia impulso, il tensore



EH
M
) k , per
quadridimensionale, con Tij Tij , per i, j 1,2,3 e T4,k Tk ,4 (
c
1
k 1,2,3 e T44 ( 0 E 2 0 H 2 ) .
2
Aggiungiamo infine che il campo di una particella carica in moto trasporta anche quantit
di moto a causa del moto stesso della particella; tale quantit di moto risulta essere:
1
4
0 E 2 dV ), come se al campo
p x U (U=energia totale del campo statico=
3
2

4
U.
3
Trasformazione dei campi elettromagnetici da un riferimento allaltro.

spettasse una massa (a riposo) elettromagnetica pari a m 0

A
E
t

cBi

A j
x k


B A . Poniamo:

A1 cAx

A2 cA y

A3 cAz
A
4

e avremo:

Ei

A4 Ai

,
xi x4

Ak
. Il quadrivettore Ai si trasforma da un riferimento galileiano allaltro
x j

x1 ( x1' x 4' )

x 2 x 2'
come il quadrivettore di posizione:
'
x3 x3

'
'
x 4 ( x 4 x1 )

x1' ( x1 x 4 )

x 2' x 2
.
'
x3 x3
'
x 4 ( x 4 x1 )

A1 ( A1' A4' )

A2 A2'
, dove i segni meno sono dovuti alla definizione di A4
Abbiamo cos:
'
A3 A3

'
'
A4 ( A4 A1 )
come invece di . Che linsieme delle tre componenti del potenziale vettore e del
potenziale scalare siano un quadrivettore di Lorentz (cio cambino come le coordinate)
chiaro dalle equazioni di Maxwell e dal fatto che la corrente j i u i un quadrivettore.
Le equazioni delle onde, infatti:

2 Ai

j i implicano che le derivate

2 Ai

x i2
x i2
quadrivettori, da cui deduciamo che anche le Ai costituiscono un quadrivettore.

sono dei

62 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

In realt, dalla teoria generale sappiamo che, dato un quadrivettore di Lorentz


A1 , A2 , A3 , A4 , le sedici derivate delle sue componenti rispetto alle quattro coordinate
A
formano un tensore i , da cui possiamo ricavare il tensore antisimmetrico
x j

A A j
Fij i
( Fij F ji ). Di questo tensore, 4 componenti (i=j) sono nulle e delle
x j x i
altre dodici sei rappresentano i campi elettrico e magnetico e sei rappresentano gli stessi
campi cambiati di segno. Date le definizioni dei due campi in termini del quadripotenziale

0, cB z , cB y , E x

cB z ,0, cB x , E y
e la definizione di Fij , si trova che: ( Fij )
.
cB y , cB x , 0, E z

Ex , E y , Ez , 0
ij
Per completezza, diciamo che il tensore F

Ai A j

, dar lo stesso risultato nel


x j xi

calcolo del campo magnetico, ma risultato di segno opposto per il campo elettrico:

0, cBz , cBy , Ex

cBz ,0, cBx , E y


ij
(F )
, poich le componenti spaziali di x e di A, cambiano

cB
,
cB
,
0,
E
y
x
z

Ex , -E y , -Ez , 0

segno, ma quelle temporali che appaiono nella definizione del campo elettrico non
cambiano segno: x g x x , ma x 4 g 4 x g 44 x4 x4 . La Lagrangiana del
campo em :

0
4

F F

0
2

(c 2 B 2 E 2 )

1 B2
0 E 2 ) che ha le dimensioni
(
2 0

di unenergia.

Calcoliamo adesso il campo magnetico B . Con le solite regole per calcolare il rotore,
A
A ' A '
A
abbiamo: cB x 3 2 '3 2' cB x' .
x 2 x 3 x 2 x 3

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


63
________________________________________________________________________

cB y

A3 A1 A3' x1' A3' x 4'


A3'
A3'
( A1' A4' )
A1'
A4'

'
'

x1 x 3 x1 x1 x 4 x1
x 3'
x1'
x 4'
x 3'
x 3'

A ' A '
A ' A '
( 3' 1' ) ( 4' 3' ) (cB y' E z' .
x 3 x 4
x1 x 3
( A1' A4' )
A A
A' x ' A' x '
A'
A'
A'
A'
2' 2' 1' 4'
cBz 2 1 2' 1 '2 4
'
x1 x2 x1 x1 x4 x1
x2
x1
x4
x2
x2

A ' A '
A ' A '
( 2' 1' ) ( 4' '2 ) cB z' E y' .
x 2 x 4
x1 x 2
Passiamo adesso al campo elettrico.
A
A
( A4' A1' )
( A1' A4' )
( A4' A1' ) x1'
( A4' A1' ) x 4'
Ex 4 1

x1 x 4
x1
x 4
x1
x1
x1'
x 4'

'
'
( A1' A4' ) x1'
( A1' A4' ) x 4'
A1'
A1'
2 A4
2 A4

x 4
x 4
x1'
x 4'
x1'
x1'
x 4'
x 4'

2 (
Ey

(
Ez

A1'
x1'

A4'
x1'

) 2(

A1'
x 4'

A4'
x 4'

) 2 (1 2 )(

A4'
x1'

A1'
x 4'

A4'
x1'

A1'
x 4'

E x'

A4 A2
( A4' A1' ) A2' x4' A2' x1'
A'
A'
A'
A'

'
'
4' 1' 2' 2'
'
x2 x4
x2
x4 x4 x1 x4
x2
x2
x4
x1

A4'
x 2'

A2'
x 4'

) (

A2'
x1'

A1'
x 2'

) ( E y' cB z' )

A4 A3
( A4' A1' ) A3' x4' A3' x1'
A4'
A1'
A3'
A3'

x3 x4
x3'
x4' x4 x1' x4
x3'
x3'
x4'
x1'

A4'
x 3'

A3'
x 4'

) (

In conclusione:

B x B x'
B y ( B y'

B z ( B z'

E x E x'

E z'
c

E y'
c

A3'
x1'

A1'
x 3'

) ( E z' cB y' )

64 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

E y ( E y' cB z' )
E z ( E z' cB y' ) .

Possiamo per anche dire che i campi e.m. cambiano come le componenti di un tensore di
rango due e trovare le relazioni precedenti, usando le regole di trasformazione dei tensori
di rango due: Flm a li a mk F ' ik (con la convenzione di Einstein sui doppi indici). I
,0,0,

0, 1, 0, 0
i
, da cui moltiplicando
coefficienti della trasformazione di Lorentz sono: (a l )
0, 0, 1, 0

,0,0,

e sommando, otteniamo:

0,c( B ' z E ' y ),c( B ' y E ' z ), E ' x


c
c
cB
cB
E
0
,
,
,

z
y
x

cB z ,0, cB x , E y c( B ' z E ' y ),0, B ' x , ( E ' y cB' z )


( Fij )
c

,
cB y , cB x , 0, E z

c( B ' y E ' z ), B ' x ,0, ( E ' z cB' y )

,
0
E
E
E
,
,
y
z
c

x

E ' x , ( E y cB' z ), ( E ' z cB' y ),0

che rid le formule di trasformazione gi trovate.



Per quanto riguarda la forza di Lorentz, consideriamo il quadrivettore: Fi ( F , v F ) con




F e( E v B) , v F ev E e il gamma della particella. Nel limite non
relativistico ( 1 ), tale vettore diventa la forza di Lorentz (prime tre componenti) e il
lavoro fatto dal campo elettrico per unit di tempo (ultima componente). Calcoliamone le
leggi di trasformazione. Chiamiamo e ' i gamma della particella dei due sistemi non
primato e primato e indichiamo con lasterisco il gamma e il beta relativo dei due sistemi.

Risulta: '

* (1

.
v' x )

c
Dimostriamo prima questa relazione. Utilizziamo le trasformazioni delle velocit (pag. 31
delle dispense):

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


65
________________________________________________________________________

*
2
2
2
2
c 2 * 2 (1
v' x ) 2 * 2 (v' x * c) 2 v' 2y v' 2z

*
(
'
)
'
'
v
c
v
v
x
y
z
c
2
2
1
v

*
*
* 2 (1
v' x ) 2
c 2 * 2 (1
v' x ) 2
c

* (1

* (1

*
c

*
c

v' x )

* (1
2

v ' x ) c * (v ' x * c )
2

v' 2y v' 2z

v' x )

* 2 (1

*
c

v' x ) 2 c 2 * 2 (v' x * c) 2 v' 2y v' 2z )

Daltra parte:

* c 2 (1

*
c

v' x ) 2 (v' x * c) 2 (v' 2y v' 2z ) / * 2

* c (1 * ' x ) 2 ( ' 2x 2 * ' x * 2 ) ( ' 2 ' 2x )(1 * 2 )


1
c/'
* '
Sostituendo nella precedente si ha la relazione cercata. Passiamo adesso alle
trasformazioni
delle
forze
'
*Ey

)
F1 e ( E x (v B ) x ) e ( E x v y B z v z B y ) e ( E ' x v y * ( B z'
c
'
'
v' y
* E z'
v' z
* v' y E y v' z E z
)) e ( E ' x (
))
B' y
B z'
v z * ( B y'
*
*
*
c
c
1
1
1
v' x
v' x
v' x
c
c
c

e
*

( E ' x (v ' y B z' v' z B ' y )


(v' x E ' x v' y E y' v ' z E z' ))
*
c
1
v' x
c
*


e ' * ( E ' x (v 'B ' ) x
v E ) * ( F '1 F ' 4 )
c
c
* c 1 * 2 ' 2 (1 * 2 ) * c (1 * 2 )(1 ' 2 ) * c

66 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

F2 e ( E y v z B x v x B z ) e ( * ( E ' y * cB' z )

v' z

* (1

B' x
v' x )

c
v' x * c
*

* ( B' z
E ' y ))
*
c
1
v' x
c
*
*
e
v ' x )( E ' y * cB' z ) v' z B ' x * 2 (v' x * c )( B ' z
E ' y ))

( * 2 (1

c
c
* (1 v' x )
c
e

( E ' y v ' z B ' x v' x B ' z ) e ' ( E ' y v' z B' x v' x B ' z ) F ' 2

* (1 v' x )
c

Un simile calcolo per la F3 .


F4 e (v x E x v y E y v z E z )

* (1

( * (v' x * c) E ' x v' y * ( E y' * cB z' )


v' x )

v' z * ( E z' * cB y' )) * (e ' (v' x E ' x v' y E ' y v' z E ' z ) * ce ' ( E ' x v' y B z' v' z B y' ))
* ( F ' 4 * cF '1 )
In conclusione, La forza quadridimensionale definita si trasforma effettivamente come un
dp
quadrivettore di Lorentz. Questo dice che la relazione: Fi i effettivamente
ds
covariante, almeno nel caso di forza em. In effetti, la precedente relazione si pu scrivere
nel seguente modo:

d (m 0 v )
. Infatti, sostituiamo ds cdt ' , dove il primo indica il sistema proprio della
F
dt
dt
particella, e a dt ' , dove dt il tempo nel sistema del laboratorio e otteniamo:

d ( m 0 v )
dx
dx
, avendo altres sostituito: u i i i con lo stesso ragionamento.
F
dt
ds
dt


F e( E v B)
pu
riscriversi:
Aggiungiamo
che
la
forza
e

F (cE v cB) (u 4 E u cB) , dove il quadrivettore velocit ( u , u 4 )=( v, c


c
c

dr
dr
)=( c
, c )=( c
, c ) stato definito a pag. 77/78 delle dispense. La forza
cdt
ds
quadridimensionale pu allora riscriversi: Fi Fij u j , con i 1,..., 4 e Fij il tensore del

campo em. Da questa formula risulta evidente che la forza Fi un tensore del primo

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


67
________________________________________________________________________

rango (un vettore) risultando dalla contrazione di un tensore del secondo rango Fi j e un
vettore u j .
Proviamo adesso a riscrivere le equazioni di Maxwell in forma covariante:
J i
1. Conservazione della carica:
0 o i Ji 0
x i


Fij

D
J ) ):
Jj o
2. Equazioni delle sorgenti ( E e B 0 (
t
x i
i Fij J j

3.



B Fij F jk Fki
Equazioni B 0 e E
:
0

t x k
x j
x i

12. Riflessione e rifrazione


Che la luce possa riflettersi cosa nota da sempre. Basta osservare la superficie di uno
specchio dacqua quieto, o di un pezzo di vetro, ecc... Anche il fenomeno della rifrazione
noto da sempre: basta guardare un bastoncino parzialmente immerso nellacqua.
Tuttavia lenunciazione delle leggi esatte dovette attendere il fisico olandese W. Snellius
(1580-1626)4.
Le leggi sono:
I raggi incidente, riflesso e rifratto giacciono nello stesso piano.
Langolo di incidenza (i) e quello di riflessione (r) sono uguali: i=r
seni n2

, dove le
La relazione tra langolo di incidenza (i) e quello di rifrazione (t) :
sent n1
1.
2.

costanti n1 e n2 sono dette indici di rifrazione e rappresentano delle

Secondo B. Maitte in Storia dellarcobaleno, il primo a considerare angolo di incidenza e


angolo di rifrazione (invece dellangolo di deviazione) fu larabo Ibn Sahl nel suo Libro
sugli specchi ustori (circa 984). La sua trattazione della luce per prima separa luce e
visione dando realt indipendente dalla visione alla luce. Nella sua come nei trattati di altri
fu centrale la nozione di associazione tra matematica (geometria) e fisica. Comunque il
primo a trattare la rifrazione fu , nel primo secolo dopo Cristo, Claudio Tolomeo (Ottica),
probabilmente per apportare alle sue osservazioni astronomiche le correzioni rese
necessarie dalla rifrazione della luce nellatmosfera (vedi pi avanti). Tolomeo fu anche il
primo ad e nunciare la prima legge.

68 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

Normale
Fig. 18: Riflessione e rifrazione di un
raggio luminoso.
Raggio
incidente

Raggio
riflesso

i
r
Mezzo di indice di
rifrazione n1

Mezzo di indice di
rifrazione n2
Raggio
rifratto

3.

costanti caratteristiche del mezzo. La definizione dei tre angoli data in fig. 18.

seni
n2 .
sent
Teniamo anche presente che lindice di rifrazione dipende dal colore (frequenza) della
luce, come mostrato dalla dispersione della luce in un prisma. Il primo a studiare
sistematicamente questo effetto fu I. Newton (Opticks, 1730).
Un raggio di luce (solare, nel caso di Newton) viene fatto cadere su di un prisma di vetro.
In uscita dalla faccia opposta del prisma si osservano delle bande colorate (fig. 22).
Sulla spiegazione di questi fatti si incentrata la polemica tra i sostenitori della teoria
corpuscolare e quelli della teoria ondulatoria. Vediamo come la teoria ondulatoria spiega i
fatti. La dispersione semplicemente conseguenza del fatto che lindice di rifrazione una
funzione della pulsazione dellonda. Del resto, il nostro raggio solare una
sovrapposizione di frequenze, usando il linguaggio della trasformata di Fourier, ed ogni
frequenza viene rifratta con un angolo di rifrazione leggermente diverso emergendo cos
con uno spostamento laterale rispetto alla frequenza vicina.

Nel caso il mezzo 1 sia il vuoto (ma laria non fa una grande differenza), si ha:

Fig. 19: Formazione di bande colorate alluscita del raggio luminoso da un prisma.

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


69
________________________________________________________________________

Per quanto riguarda la rifrazione, questa dipende da una variazione della velocit
dellonda nel passaggio da un mezzo allaltro. Vediamo come.
Dalla fig. 23 si deduce che, se v1 v 2 , allora il fronte donda ritarda nel mezzo 2 rispetto
alla posizione che avrebbe nel mezzo 1 (linea tratteggiata) allo stesso tempo.
Raggio
incidente

Fronti donda che


viaggiano a velocit: v1

Aria, n1 1

Acqua, n n2
Fronti donda che
viaggiano a velocit:

v 2 v1

Raggio
rifratto

Fig. 20: Rifrazione della luce.


I due fronti donda in fig. 24 sono presi ad una lunghezza donda di distanza.
vT
vT

e b asent 1 sent v2T , dove T ovviamente il


Abbiamo: a
1
seni
seni seni
periodo di oscillazione. Da cui si ricava facilmente:
seni v1

. Ci si deve pertanto aspettare che lindice di rifrazione sia inversamente


sent v2
1
.
n
Come si vede, la spiegazione funziona se la velocit nel mezzo pi rifrattivo minore di
quella nel mezzo meno rifrattivo.
Vediamo adesso la spiegazione in termini di particelle. Prendiamo i due raggi incidente e
rifratto come le traiettorie di una particella prima e dopo il passaggio tra i due mezzi. E
chiaro che la componente della velocit della particella perpendicolare alla superficie di
separazione tra i mezzi deve essere aumentata. Dunque: la velocit nel mezzo pi
rifrattivo maggiore di quella nel mezzo meno rifrattivo.

proporzionale alla velocit della luce nel mezzo: v

70 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

Le due teorie fanno cos delle predizioni chiaramente diverse. Possiamo quindi verificarle
effettuando una misura di velocit il cui risultato confermer luna e falsificher laltra.
Possiamo ricordare che col metodo di Foucault, si poteva misurare la velocit della luce in
un mezzo materiale, essendo la base di misura corta. In effetti la teoria ondulatoria che
risulta corretta. Dunque dora in poi parleremo di luce solo in termini di teoria ondulatoria
e identificheremo le onde elettromagnetiche con la luce.

i
b

Fig. 21: Rifrazione della luce: relazione tra velocit ed indice di rifrazione.
Prendiamo adesso unonda piana incidente rappresentata dalla funzione:

fi ( x vt ) fi 0 ei (ki r t ) e consideriamo londa riflessa:


f r ( x vt ) f r 0 ei ( kr r t ) e londa trasmessa: ft ( x vt ) ft 0 ei ( kt r t ) . Deve essere:



ki r kr r kt r , ovvero le fasi delle tre onde devono essere uguali, perch si possa

f i f r f t . Il piano dincidenza nel punto

P(x,y,0) definito dalla normale e da k i e lo possiamo scegliere parallelo al piano Y-Z.

Dunque k i ha componente nulla sullasse X, per costruzione. Esplicitiamo i prodotti


scalari: k iy y k rx x k ry y k tx x k ty y , poich questa eguaglianza deve essere vera
avere continuit dellonda in ogni punto:

per ogni x, dovr essere:

k rx k tx 0 . Questo vuol dire che anche il vettore donda

riflesso e quello rifratto giacciono sul piano Y-Z che ci che afferma la prima legge.
A questo punto abbiamo: kiy kry kty ki seni kr senr kt sent , da cui deduciamo

seni v1

seni senr sent ovvero: i r , che la seconda legge, e


, che
sent v2
v1
v1
v2
la terza. In effetti quello che abbiamo trovato finora che la velocit il parametro
critico. Vedremo per che la velocit della radiazione elettromagnetica sempre uguale
che:

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


71
________________________________________________________________________

c
e dunque, sostituendo, si
n
ottiene la terza legge correttamente espressa con gli indici di rifrazione.
Un punto che vale la pena di sottolineare che, se il cammino del raggio luminoso
avviene dal mezzo pi rifrattivo a quello meno rifrattivo, per un valore dellangolo

alla velocit nel vuoto, divisa per lindice di rifrazione: v

il (angolo limite) langolo di rifrazione sar

. Per angoli dincidenza


2
maggiori dellangolo limite, il raggio verr totalmente riflesso alla superficie di
separazione.
dincidenza

Normale al piano di incidenza

ki

kr

Piano di incidenza

kt

Fig. 22: Onda incidente, onda riflessa ed onda trasmessa.


Unutile applicazione si ha nella correzione della posizione delle stelle come vista dalla
terra. Latmosfera rappresenta uno spessore di materiale trasparente, ma con densit e
temperatura variabile con laltitudine. Di conseguenza lindice di rifrazione cambia con
laltitudine, passando dal valore iniziale di 1 (il vuoto) ad alta quota fino ad un valore
maggiore di 1 sulla superficie terrestre. Il valore esatto alla superficie, n S , dipender
dalla pressione e dalla temperatura locale alla superficie terrestre.
Considerando latmosfera come una serie di strati di spessore infinitesimo ciascuno col
suo indice di rifrazione che varia con continuit, si vede che:
sen ( y ) seni ( y )
n( y ) cost . Da questa relazione si deduce che, dato un angolo i

v( y )
c
dentrata della luce nell'atmosfera definito l'angolo di arrivo sulla superficie:
seniS nS1seni .

72 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

Se si prendono il Sole od una stella al tramonto ( i

) si trova che lastro visto


2
spostato di circa mezzo grado, che l'angolo sotteso dal diametro del Sole. Ne segue che
vediamo il lembo inferiore del sole all'orizzonte, quando in effetti il lembo superiore ad
essere gi all'orizzonte.

Dove visto
Dove

Y
i

iS

X
Fig. 24: Angolo di arrivo sulla superficie terrestre di un raggio solare.

Abbiamo visto che, nel caso del passaggio di unonda elettromagnetica da un mezzo
trasparente ad un altro, londa parzialmente riflessa e parzialmente trasmessa. Quello
che vogliamo fare di calcolare il coefficiente di trasmissione t, il rapporto cio tra londa
trasmessa e quella incidente, e il coefficiente di riflessione r , il rapporto tra lampiezza
dellonda riflessa e quella incidente. Dobbiamo distinguere due casi:
1. Il vettore elettrico polarizzato nel piano incidente.
2. Il vettore elettrico polarizzato nel perpendicolarmente al piano dincidenza.
Cominciamo dal primo caso.

Ei
Er

kr

ki
Superficie di separazione

Et

kt

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


73
________________________________________________________________________

Ricordando adesso che la componente di E parallela e la componente di D


perpendicolare alla superficie di separazione sono continue, possiamo scrivere le due
equazioni sul campo elettrico:

E0i cos i E0 r cos r E0 t cos t


1 E0i sin i 1 E0 r sin r 2 E0 t sin t
Dividiamo

poi

le

due

1 E0i sin i 1 E0 r sin r

espressioni

2 sin t

membro

. Dividiamo adesso
E0i cos i E0 r cos r
cos t
E
r 0 r e ricordiamo che i r :
E0i

1 sin i 1r sin i

sin t
2
cos t

membro

abbiamo:

per E0 r , poniamo:

tgt cos i 1 sin i


r 2
cos i r cos i
1 sin i 2 tgt cos i
n 2

sin t 2
espressione che dividiamo per 2 Ricordiamo poi che: 1 ( 1 ) (
) e,
n2
sin i
2
da

cui

otteniamo:

sostituendo, dopo qualche semplificazione, otteniamo:


sin 2 t
tgt cos i
sin i
sin itgt cos i sin 2 t sin i cos 1 t cos i sin t
sin 2 i
r

sin 2 t
sin 2 t tgt sin i cos i sin t cos 1 t sin i cos i
sin i tgt cos i
sin 2 i
cos t
n2 n1
sin i cos i cos t sin t
cos i

sin i cos i sin t cos t n n cos t


2
1
cos i
In modo analogo si ottengono le formule per il coefficiente di trasmissione t

E0 t
ei
E0 i

coefficienti di riflessione e trasmissione per la polarizzazione perpendicolare al piano


dincidenza. In sommario, il risultato :

74 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

cos t
cos i

cos t
n2 n1
cos i
2n1

cos t
n2
n1
cos i
(Formule di Fresnell)
cos t
n1 n2
cos i

cos t
n1 n2
cos i
2n1

cos t
n1
n2
cos i
Avendo denotato con il piano di incidenza e con il piano ad esso perpendicolare.
n2 n1

Notiamo

che

pe

r 0 ,

se i t

cio

se

i iB

tale

che:

n2 sin i B
sin i B
sin i B

. Dunque unonda generica con un vettore

n1
sin t
sin( i B ) cos i B
2
elettrico qualsiasi dopo la riflessione risulter polarizzata nel piano . E su questo fatto
che gli occhiali solari Polaroid funzionano. Essi consistono infatti in due filtri che
eliminano la componente della luce polarizzata sul piano orizzontale e quindi filtrano
completamente la luce riflessa o almeno quella riflessa in prossimit dellangolo di
Brewster i B . Viceversa il fenomeno pu essere usato per produrre luce polarizzata nel
piano .

2. Misura dellindice di rifrazione

Ci si vuole adesso soffermare sulla misura dellindice di rifrazione, prima di usarlo


diffusamente nella descrizione di alcuni sistemi. Se si conosce la costante dielettrica del
materiale, si pu ricavare anche lindice di rifrazione. Tuttavia, almeno nella maggioranza
dei casi, la misura diretta dellindice di rifrazione risulta pi semplice perch pu essere
effettuata con metodi ottici.

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


75
________________________________________________________________________

Consideriamo un prisma isoscele fatto del materiale di cui si vuol misurare lindice di
rifrazione n.
Langolo una costante, che si pu scegliere a piacere al momento della fabbricazione
del prisma. Langolo un angolo che pu essere facilmente misurato: basta mettere il
prisma su di un goniometro e misurare langolo dingresso e langolo di uscita di un
raggio ben collimato.
Si cerchi dunque la relazione tra e lindice
di rifrazione n. Dalla fig. 6 si vede che:

( r ) ( i' ) , cio: r i ' ,

r
i

Fig. 6: Prisma utilizzato per la misura

di n.

2
2
daltra parte: i r e i ' i e .
Per le formule di prostaferesi, si ha:
ie
ie

seni sene 2sen


cos
2
2
r i'
r i'
n(senr seni' ) 2nsen

cos
2
2
che, sfruttando le relazioni tra gli angoli, si
riscrive:

ie

r i'
sen
cos
nsen cos
.
2
2
2
2

Possiamo del resto ruotare il prisma sul suo goniometro fino a che i e . A questo punto,

sen
2 .
sar anche vero che i' r , da cui si deduce: n
sen

13. Conclusione: la luce, particelle o onda?

Lidentificazione della natura ondulatoria della luce stata causa di una lunga disputa.
Newton fu il sostenitore della teoria corpuscolare della luce e la sua autorevolezza blocc
la teoria ondulatoria della luce per lungo tempo. Newton appare essere preso dal generale
atomismo dellepoca. In Opticks dice: All bodies seem to be composed of hard
particles...Even the rays of light seem to be hard bodies; for otherwise they would not
retain different properties in their different sides. Se tutto atomico, sembra dire, perch
non anche la luce? Eppure era al corrente dei fenomeni di diffrazione (si veda il capitolo
successivo), scoperti da Francesco Maria Grimaldi (1618-1663) e lui stesso fu lo
scopritore di un fenomeno dinterferenza: quello che prende il nome di anelli di
Newton.

I. Newton, Opticks, Dover, p. 389

76 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

Il primo a sostenere invece che la luce dovesse essere una forma di moto ondulatorio fu C.
Huygens. Seguito poi, in Inghilterra, da Thomas Young (1773-1829) e, in Francia, da
Augustin Fresnell (1788-1827). Questi esaminarono sia la propagazione delle onde libere,
sia, soprattutto, i fenomeni dinterferenza e diffrazione e portarono la teoria ondulatoria
alla definitiva affermazione. Ci detto per, vogliamo rilevare che, con la meccanica
ondulatoria, la questione della natura della luce si riproposta. Losservazione di alcuni
fenomeni ha imposto una revisione della teoria e lidea di una particella di luce chiamata
fotone stata riscoperta. Si quindi dovuta accettare la duplice natura della luce: fotone,
al quale per si pu associare unonda i cui parametri vettore donda e pulsazione sono
direttamente proporzionali allimpulso ed allenergia del fotone.

Trasformazione dei campi elettromagnetici da un riferimento allaltro.

A
E
t

cBi

A j
x k


B A . Poniamo:

A1 cAx

A2 cA y

A3 cAz
A
4

e avremo:

Ei

A4 Ai

,
xi x4

Ak
. Il quadrivettore Ai si trasforma da un riferimento galileiano allaltro
x j

x1 ( x1' x 4' )
x1' ( x1 x 4 )

x 2 x 2'
x 2' x 2
. Abbiamo
come il quadrivettore di posizione:
'
'
x3 x3
x3 x3

'
'
'
x 4 ( x 4 x1 ) x 4 ( x 4 x1 )
A1 ( A1' A4' )

A2 A2'
cos:
, dove i segni meno sono dovuti alla definizione di A4 come
'
A3 A3

'
'
A4 ( A4 A1 )
invece di . Che linsieme delle tre componenti del potenziale vettore e del
potenziale scalare siano un quadrivettore di Lorentz (cio cambino come le coordinate)
chiaro dalle equazioni di Maxwell e dal fatto che la corrente j i u i un quadrivettore.
Le equazioni delle onde, infatti:

2 Ai

j i implicano che le derivate

2 Ai

sono dei
x i2
x i2
quadrivettori, da cui deduciamo che anche le Ai costituiscono un quadrivettore.
In realt, dalla teoria generale sappiamo che, dato un quadrivettore di Lorentz
A1 , A2 , A3 , A4 , le sedici derivate delle sue componenti rispetto alle quattro coordinate

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


77
________________________________________________________________________

A
formano un tensore i , da cui possiamo ricavare il tensore antisimmetrico
x j

Ai A j
Fij
( Fij F ji ). Di questo tensore, 4 componenti ( i j ) sono nulle e

x j x i
delle altre dodici sei rappresentano i campi elettrico e magnetico e sei rappresentano gli
stessi campi cambiati di segno. Date le definizioni dei due campi in termini del
quadripotenziale

0, cB z , cB y , E x

cB z ,0, cB x , E y
e la definizione di Fij , si trova che: ( Fij )
.
cB y , cB x , 0, E z

Ex , E y , Ez , 0
ij
Per completezza, diciamo che il tensore F

Ai A j

, dar lo stesso risultato nel


x j xi

calcolo del campo magnetico, ma risultato di segno opposto per il campo elettrico:

0, cBz , cBy , Ex

cBz ,0, cBx , E y


ij
(F )
, poich le componenti spaziali di x e di A, cambiano
cBy , cBx , 0, E z
Ex , -E y , -Ez , 0

segno, ma quelle temporali che appaiono nella definizione del campo elettrico non
cambiano segno: x g x x , ma x 4 g 4 x g 44 x4 x4 . La Lagrangiana del
campo em :

0
4

F F

0
2

(c 2 B 2 E 2 )

1 B2
0 E 2 ) che ha le dimensioni
(
2 0

di unenergia.

Calcoliamo adesso il campo magnetico B . Con le solite regole per calcolare il rotore,
A
A ' A '
A
abbiamo: cB x 3 2 '3 2' cB x' .
x 2 x 3 x 2 x 3

78 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

cB y

A3 A1 A3' x1' A3' x 4'


A3'
A3'
( A1' A4' )
A1'
A4'

'
'

x1 x 3 x1 x1 x 4 x1
x 3'
x1'
x 4'
x 3'
x 3'

A ' A '
A ' A '
( 3' 1' ) ( 4' 3' ) (cB y' E z' .
x 3 x 4
x1 x 3
( A1' A4' )
A A
A' x ' A' x '
A'
A'
A'
A'
2' 2' 1' '4
cBz 2 1 2' 1 '2 4
'
x1

x2

x1 x1

x4 x1

x2

x1

x4

x2

x2

A ' A '
A ' A '
( 2' 1' ) ( 4' '2 ) cB z' E y' .
x 2 x 4
x1 x 2
Passiamo adesso al campo elettrico.
A
A
( A4' A1' )
( A1' A4' )
( A4' A1' ) x1'
( A4' A1' ) x 4'

Ex 4 1

x1 x 4
x1
x 4
x1
x1
x1'
x 4'

'
'
A1'
( A1' A4' ) x1'
( A1' A4' ) x 4'
A1'
2 A4
2 A4
(
)
(
)

x 4
x 4
x1'
x1'
x1'
x 4'
x 4'
x 4'

2 (
Ey

(
Ez

A1'
x1'

A4'
x1'

) 2(

A1'
x 4'

A4'
x 4'

) 2 (1 2 )(

A4'
x1'

A1'
x 4'

A4'
x1'

A1'
x 4'

E x'

A4 A2
( A4' A1' ) A2' x4' A2' x1'
A'
A'
A'
A'

'
'
4' 1' 2' 2'
'
x2 x4
x2
x4 x4 x1 x4
x2
x2
x4
x1

A4'
x 2'

A2'
x 4'

) (

A2'
x1'

A1'
x 2'

) ( E y' cB z' )

A4 A3
( A4' A1' ) A3' x4' A3' x1'
A4'
A1'
A3'
A3'

x3 x4
x3'
x4' x4 x1' x4
x3'
x3'
x4'
x1'

A4'
x 3'

A3'
x 4'

) (

In conclusione:

B x B x'
B y ( B y'

B z ( B z'

E x E x'

E z'
c

E y'
c

A3'
x1'

A1'
x 3'

) ( E z' cB y' )

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


79
________________________________________________________________________

E y ( E y' cB z' )
E z ( E z' cB y' ) .

Possiamo per anche dire che i campi e.m. cambiano come le componenti di un tensore di
rango due e trovare le relazioni precedenti, usando le regole di trasformazione dei tensori
di rango due: Flm a li a mk F ' ik (con la convenzione di Einstein sui doppi indici). I

coefficienti della trasformazione di Lorentz sono:

,0,0,

0, 1, 0, 0
i
, da cui
(a l )
0, 0, 1, 0

,0,0,

moltiplicando e sommando, otteniamo:

0,c( B ' z E ' y ),c( B ' y E ' z ), E ' x


c
c
0
,
,
,
cB
cB
E

z
y
x

cB z ,0, cB x , E y c( B ' z E ' y ),0, B ' x , ( E ' y cB' z )


( Fij )
c

,
cB y , cB x , 0, E z

c( B ' y E ' z ), B ' x ,0, ( E ' z cB' y )


,
,
E
E
E
,
0
y
z
c
x

E ' x , ( E y cB' z ), ( E ' z cB' y ),0

che rid le formule di trasformazione gi trovate.



Per quanto riguarda la forza di Lorentz, consideriamo il quadrivettore: Fi ( F , v F ) con




F e( E v B) , v F ev E e il gamma della particella. Nel limite non
relativistico ( 1 ), tale vettore diventa la forza di Lorentz (prime tre componenti) e il
lavoro fatto dal campo elettrico per unit di tempo (ultima componente). Calcoliamone le
leggi di trasformazione. Chiamiamo e ' i gamma della particella dei due sistemi non
primato e primato e indichiamo con lasterisco il gamma e il beta relativo dei due sistemi.

Risulta: '

* (1

.
v' x )

c
Dimostriamo prima questa relazione. Utilizziamo le trasformazioni delle velocit (pag. 31
delle dispense):

80 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

*
2
2
2
2
c 2 * 2 (1
v' x ) 2 * 2 (v' x * c) 2 v' 2y v' 2z

v
c
v
v
*
(
'
)
'
'

x
y
z
c
2
2
v
1

*
*
* 2 (1
v' x ) 2
c 2 * 2 (1
v' x ) 2
c

* (1

* (1

*
c

*
c

v' x )

* (1
2

v ' x ) c * (v ' x * c )
2

v' 2y v' 2z

v' x )

* 2 (1

*
c

v' x ) 2 c 2 * 2 (v' x * c) 2 v' 2y v' 2z )

Daltra parte:

* c 2 (1

*
c

v' x ) 2 (v' x * c) 2 (v' 2y v' 2z ) / * 2

* c (1 * ' x ) 2 ( ' 2x 2 * ' x * 2 ) ( ' 2 ' 2x )(1 * 2 )


1
c/'
* '
Sostituendo nella precedente si ha la relazione cercata. Passiamo adesso alle
trasformazioni
delle
forze
'
*Ey

)
F1 e ( E x (v B ) x ) e ( E x v y B z v z B y ) e ( E ' x v y * ( B z'
c
'
'
v' y
v' z
* E z'
* v' y E y v' z E z
)) e ( E ' x (
))
v z * ( B y'
B z'
B' y
*
*
*
c
c
1
1
1
v' x
v' x
v' x
c
c
c
e

( E ' x (v' y B z' v' z B ' y )


(v' x E ' x v' y E y' v' z E z' ))
*
c
v' x
1
c
*


e ' * ( E ' x (v 'B ' ) x
v E ) * ( F '1 F ' 4 )
c
c
* c 1 * 2 ' 2 (1 * 2 ) * c (1 * 2 )(1 ' 2 ) * c

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


81
________________________________________________________________________

F2 e ( E y v z B x v x B z ) e ( * ( E ' y * cB' z )

v' z

* (1

B' x
v' x )

c
v' x * c
*
* ( B' z

E ' y ))
*
c
1
v' x
c
*
*
e

( * 2 (1
v' x )( E ' y * cB' z ) v' z B ' x * 2 (v' x * c)( B ' z
E ' y ))

c
c
* (1 v' x )
c
e

( E ' y v' z B ' x v' x B ' z ) e ' ( E ' y v' z B' x v' x B ' z ) F ' 2

* (1 v' x )
c

Un simile calcolo per la F3 .


F4 e (v x E x v y E y v z E z )

* (1

( * (v' x * c) E ' x v' y * ( E y' * cB z' )

v' x )
c
v' z * ( E z' * cB y' )) * (e ' (v' x E ' x v' y E ' y v' z E ' z ) * ce ' ( E ' x v' y B z' v' z B y' ))

* ( F ' 4 * cF '1 )
In conclusione, La forza quadridimensionale definita si trasforma effettivamente come un
dp
quadrivettore di Lorentz. Questo dice che la relazione: Fi i effettivamente
ds
covariante, almeno nel caso di forza em. In effetti, la precedente relazione si pu scrivere
nel seguente modo:

d (m 0 v )
. Infatti, sostituiamo ds cdt ' , dove il primo indica il sistema proprio della
F
dt
dt
particella, e a dt ' , dove dt il tempo nel sistema del laboratorio e otteniamo:

d ( m 0 v )
dx
dx
, avendo altres sostituito: u i i i con lo stesso ragionamento.
F
dt
ds
dt


F e( E v B)
Aggiungiamo
che
la
forza
pu
riscriversi:
e

F (cE v cB) (u 4 E u cB) , dove il quadrivettore velocit ( u , u 4 )=( v , c )=


c
c

dr
dr
=( c
, c )=( c
, c ) stato definito a pag. 77/78 delle dispense. La forza
cdt
ds
quadridimensionale pu allora riscriversi: Fi Fij u j , con i 1,..., 4 e Fij il tensore del

campo em. Da questa formula risulta evidente che la forza Fi un tensore del primo

82 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

rango (un vettore) risultando dalla contrazione di un tensore del secondo rango Fi j e un
vettore u j .
Proviamo adesso a riscrivere le equazioni di Maxwell in forma covariante:
J i
4. Conservazione della carica:
0 o i Ji 0
x i


Fij

D
J ) ):
Jj o
5. Equazioni delle sorgenti ( E e B 0 (
t
x i
i Fij J j

6.



B Fij F jk Fki
Equazioni B 0 e E
:

0
t x k
x i
x j

14.Radiazione di dipolo
Vogliamo adesso esaminare un caso di emissione di onde e.m. da parte di un sistema di
cariche.
Consideriamo il caso di due cariche di segno opposto disposte lungo lasse Z, una
nellorigine e laltra a coordinata z. Una corrente sinusoidale scorre fra le due cariche in
modo che la carica in un punto raggiunga un massimo, cominci a calare, cambi di segno,
ecc... mentre lopposto accade nellaltro punto. Vogliamo calcolare i potenziali, i campi ,
ecc... a grande distanza dal dipolo oscillante.
Le linee di forza e le superfici equipotenziali di un dipolo statico sono mostrate nella
figura:

r1

z
Y
-q
X
Geometria adottata nella trattazione seguente

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


83
________________________________________________________________________

Y
90
1,2

120

60

1,0
0,8
150

0,6

30

0,4
0,2
0,0

180

0,2
0,4
0,6

210

330

0,8
1,0
1,2

240

300
270

Linee di forza e superfici equipotenziali di un dipolo statico.


Nel caso che densit di carica e di corrente siano funzioni del tempo, possibile riscrivere


0 j (r ' , t ' )

(r ' , t ' )
1
i potenziali nella forma: V (r , t )
d e A(r , t )
d
4 0
4
r r'
r r'

(potenziali ritardati), in cui le densit vengono calcolate ad un tempo t anteriore a quello



r r'
pari al tempo necessario al campo e.m. a raggiungere il
attuale per un intervallo
c

r r'
.
punto di osservazione, cio: t ' t
c
Le due formule esprimono il fatto che, essendo la velocit di propagazione del campo e.m.

finita, il campo al punto dosservazione ( r ) al momento attuale t deve essere prodotto

dalla somma degli effetti dovute a densit di carica e corrente al punto r ' allistante
anteriore t, in cui t e t sono correlati dal fatto che la perturbazione e.m. prende appunto il

r r'
tempo: t t '
a raggiungere il punto dosservazione. Possiamo dimostrare che tali
c
potenziali ritardati sono soluzioni dellequazione delle onde. Per dimostrarlo, occorre

Si noti che cambiando t ' t


r r'

in t ' t


r r'

, si ottengono soluzioni, dette onde


c
c
avanzate, dellequazione delle onde altrettanto valide. Queste soluzioni vengono eliminate
su una base logica, ma la loro usabilit stata dimostrata da Feynman e Wheeler.

84 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

derivare sotto il segno dintegrazione rispetto alle variabili non primate, tenendo per
conto del fatto che la variabile t funzione di t,x,y,z. Invitiamo lo studioso lettore a fare
tale calcolo per aumentare la sua familiarit con lanalisi vettoriale. Calcoliamo il caso del
potenziale scalare. Le tre componenti del potenziale vettore seguono un calcolo identico.
Calcoliamo la derivata del potenziale in x. Le altre due derivate saranno identiche a patto
t '
1 x x'
di cambiare x-x in y-y o in z-z. Teniamo presente che:
,
c r r'
x

1
x x'
3 e simili per y e z.
x r r '
r r'

(r ' , t ' )
1

1
( )d (
V (r , t )
(r ' , t ' ) (r ' , t ' ) ( ))d
x
x r r '
x r r '
r r ' x

x x'
1 (r ' , t ' ) t '
(
( r ' , t ' ) 3 ) d
t '
x
r r'
r r'

x x' (r ' , t ' )


x x'
( r ' , t ' ) 3 ) d
( 2
t '
r r' c
r r'

x x'
x x' 2 t ' t ' x x'
x x'

(
,
)
(
(

V
r
t
)

(
))d

2
2
2
2
3
x r r ' c t ' r r ' c t ' x t ' x r r '
x r r ' 3
x

2( x x' ) 2 ( x x' ) 2 2 ( x x' ) 2


( x x' ) 2
1
1
(( 2 4 )
3

3
5 )d
2
t ' r r ' 4 c
r r' c
r r ' c t ' r r ' c 2 t '
r r'
r r'

3( x x' ) 2 ( x x' ) 2 2
( x x' ) 2
1
1
(( 2 4 )
(
3

3
5 ))d
2
r r' c
r r ' c t ' r r ' c 2 t '
r r'
r r'

1
3( x x ')2
( x x ') 2 2
1
( x x ') 2
((

)

( 3 ))d
2
4
3
2
3
5
r r ' c r r ' c t ' r r ' c 2 t '
r r '
r r '

si annullano.
t '
Appare infatti un coefficiente 3 sul primo termine (quello negativo) e la somma sulle tre
coordinate consente la semplificazione tra numeratore e denominatore nel secondo (quello
1
1
positivo). Il coefficiente della derivata seconda diventa: 2 . In conclusione, si ha:
c r r'

Sommando sulle tre derivate, i coefficienti di e della derivata prima

4 0 c

1 2
1 2
1
d 2
(

2
2 4
r r ' dt '
c dt '
0

1 2V
.
d ) 2
rr'
c dt '2

presente che le derivate di rispetto a t o t sono uguali (


lequazione delle onde.

Si

tenga

t
1 ). Si ottiene cos appunto
t '

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


85
________________________________________________________________________

Usiamo allora le formule dei potenziali ritardati: V (r , t )


A(r , t ) 0
4

1
4 0

(r ' , t ' )

d
r r'

j (r ' , t ' )
d . Notiamo che r r ' si riduce a r in un caso e a r1 nellaltro
r r'

(vedi figura). Risolviamo il potenziale scalare5.

V (r , t )

1
4 0

(r ', t


r r '


r r '

r
j (t 1 )
c
qe

4 0 r1

r
j (t )
c
qe

4 0 r

r
j (t )
c
qe

4 0 r

(1

( r r1 )
c

r1
r


Notiamo adesso che: r1 r zk r12 r 2 z 2 2r zk r 2 2r z cos , giacch:
z
z
z
z<<r. r12 r 2 (1 2 cos ) r1 r 1 2 cos r (1 cos ) . Lultimo passaggio
r
r
r

giustificato dal fatto che per piccolo,


r
j (t )

qe
e
(1
V (r , t )
4 0 r

( r r1 )
c

r1
r

r
j (t )

1 1
j

. Sostituendo, abbiamo:

z cos

c
qe
e c
)
(1
)
z
4 0 r
1 cos
r

r
j (t )

r
j (t )

c
c
qe
z
z
qze
r

(1 (1 j
cos )(1 cos ))
cos (1 j ) .
2
4 0 r
c
r
c
4 0 r

Dove

z2
1
abbiamo trascurato il termine in
. Ricordiamo che:
1 . Notiamo che, posto
1
r

d qzk (momento di dipolo), si riottene il potenziale statico calcolato al Cap. 3 delle


dispense, quando 0 . Passiamo adesso a calcolare il potenziale vettore:

La densit di carica deve essere scritta nella forma: ( r ) q ( r ') q ( r ' zk ) .


Lintegrazione banale ricordando che per la delta di Dirac si ha:

f ( r ') ( r ')dx ' dy ' dz ' f (0). Nel nostro caso,

q
q
q q
f ( r ')
f (0)
r r'
r1 r
r z'k

86 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

A(r , t ) 0
4


j (r ' , t ' )
d . Poich abbiamo solo un filo lungo lasse Z, lintegrale si
r r'

riduce ad un flusso della densit di corrente su una sezione trasversale del filo seguita da

r

i(r ' , t )


0 j (r ' , t ' )
0
c
unintegrazione lungo il filo: A(r , t )
d (
dl )k , dove il
4
4
r r'
r r'

versore k il versore dellasse Z lungo cui scorre la corrente.


r

r
r
j ( t )
i(r ' , t )
i(r ' , t )
c

qj
e
c
c
0
0
A(r , t ) (
zk . Calcolando il
dl )k
zk
4
4
4
r
r r'
r r'

gradiente del potenziale scalare, la derivata rispetto al tempo ed il rotore del potenziale

A
vettore, possiamo ricavarci il campo elettrico ( E V
) e il campo magnetico (
t

B A ). Cominciamo con il calcolare il gradiente, in coordinate sferiche, del
potenziale scalare (il del in coordinate sferiche si trova a pag. XI delle dispense:
1
1

er
e
e ).
r
r
rsen
r

qz j (t c )
2

j 1

V
e
cos ( j

2 j )
3
2
c r
cr
r 4 0
r
cr

qz
4 0

r
j (t )
c
e

cos (

2
r3

2 j
cr 2

2
rc 2

r
j (t )
c
qze

1 V
r

sen (1 j ) . La derivata, rispetto al tempo, del potenziale


3
r
c
4 0 r

r
r

j (t )
j (t )
2
2
c
c

q e
q e

A
vettore d:
0
zk 0
z (sen e cos er ) . Infine il
t
r
r
4
4
campo elettrico ha le due componenti radiali e tangenziali pari a ( d qz ):

Er

d
4 0

r
j (t )
c cos (

r
j (t )
c cos

2
r3

2 j
cr 2

2
rc 2

0 0

2
r

1
j
(
)
3
4 0
r
cr 2
Poich, in realt, occorre prendere la parte reale, abbiamo:
2

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


87
________________________________________________________________________

Er 2

4 0

cos (

r
cos (t )
sin (t ))
2
c cr
c
r

e
E (

r
j (t )
c
de

(1 j

0 d
4

r
j (t )
c
e

)sen

r
j (t )
c
de
sen

c
r
4 0
4 0 r 3
Prendendo di nuovo la parte reale:
d
1 2
r

r
E
sen ((
) cos (t )
sin (t ))
3
2
2
4 0
c cr
c
r
c r

1
r3

cr 2

2
c2 r

2d cos
d sen
e lim E
che sono le componenti del
4 0 r 3
4 0 r 3
0
dipolo statico, che si possono calcolare facilmente a partire dal potenziale trovato al cap.3
d cos
V 1 V
, usando lespressione delloperatore del (
,
).
(pag. 35) V ( P )
2
r r
4 0 r

Notiamo che lim Er


0

r
r
Possiamo anche dire che nella regione r , il cos (t ) cos(t 2 ) cos t
c

praticamente costante e dunque il campo sar il campo di un dipolo statico con


unampiezza dipendente dal tempo in modo armonico.
Passiamo adesso a calcolare il rotore del potenziale vettore in coordinate sferiche.

er

A 0 dj
4
r

1
r

r
j (t )
c
e

r
j (t )
c
e

cos

r
r
j ( t )
c

0
1
e
dj (
(
4
rsen
r

r
j ( t )
c

e
(
r
r

sen )

sen

sen )er

r
j ( t )
c

1 e
(
r
r

rsen
0
r
j ( t )
c

1 e
(
rsen
r

cos ))e )
r

0
2 j (t c )

1
j 1 j (t c )

)e
dj (
sen e 0 d
e
sen e .
2
2

4
cr
4
cr
r
r
Ovvero, prendendo la parte reale, come sempre:

cos )e

88 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

2
r
B 0 d
cos (t )
4 cr
c
Sia il campo elettrico che quello magnetico hanno termini che dipendono da potenze di r
superiori alla prima. A grande distanza dal dipolo, questi saranno trascurabili e rimarranno
solo i termini:

r
1
2
d
cos (t )sen e
E
2
c
4 0 c r

r
1 d 2
r

2 1
cos (t )sen e
B 4 d cr cos (t c )sen e 4
3
c
0 c r

Ripetiamo che abbiamo scritto solo la parte reale delle formule trovate precedentemente e
1
solo i termini in . Notare anche che il rapporto tra i campi c , come deve essere. Il
r
campo elettrico e quello magnetico risultano evidentemente perpendicolari. Il vettore di

1
E B sar radiale e rappresenter un flusso di energia che viaggia
Poynting P

e distribuita su una superficie (sferica) che


r2
aumenta come r 2 . In conclusione, si trovato che il dipolo oscillante genera unonda em
sferica trasversale (vedi pag. 216 delle dispense).
A titolo di esercizio, calcoliamo le divergenze e i rotori dei campi elettrici e magnetici.
Per le divergenze, i prodotti scalari danno zero tranne che nel prodotto di componenti
uguali:

radialmente con densit calante come

1
1

E ( er
e
e ) E
r
r
rsen

r
d 2 1
cos (t ) cos
2
2
c
4 0 c r

Che non nullo, ma il termine va considerato uguale a zero nella zona di radiazione
2
perch dipende da 1 / r .


1
1

1
r
B ( e
e
e ) ( 0 d 2 cos (t )sen e 0
r
r
rsen
4
cr
c
Infatti lunico termine che sopravvive al prodotto scalare viene derivato in , da cui non
dipende. Andiamo ai rotori.

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


89
________________________________________________________________________


1
1

1
r
B ( e
e
e ) ( 0 d 2 cos (t )sen e
r
r
rsen
4
cr
c

0 2

r
1
r
1
d
sen ( cos (t )) e 2 cos (t )cos er
4
c
c
c
r r
r

0 2

1
r
1
r
1
r
d
sen ( 2 cos (t ) sen (t ))e 2 cos (t )cos er
4
c
c
rc
c
c
r
r

0 0 2
r
1
r 1
2
d
d 3 sen (t ))e
E
sen (t ))e
c rc
4 0
c
4 0 c rc
c

c t
1
Dove abbiamo trascurato i termini dipendenti da 2 .
r


1
1

1
1
r
E ( e
e
e ) (
d 2
cos (t )sen e )
2
r
r
rsen
4 0
c
c r

d 2

4 0 c 2
d 2

4 0 c 2
1

d 2

4 0 c 2

1
r
( cos (t ))e
r r
c

sen

sen (

sen

r
r

cos (t ) sen (t ))
c
rc
c
r
1
2

d 2


r
r
sen cos (t ) B
sen (t )) 0
t
t
c
4 rc
r
c

15. Le linee di forza di un dipolo oscillante


E

Er

x rsen
dx sendr r cos d

y
r
cos

dy cos dr rsend

90 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

d k
2

sen cos k cos(t kr ) sin(t kr )


E x E cos Er sen
4
r
r

E E sen E cos d k ksen 2 cos(t kr ) 2 cos 2 sin(t kr )

y
4 0 r
r

Le linee di forza sono definite dalla relazione:


dy E y

E x dy E y dx 0
dx E x
2

sen cos k cos(t kr ) sin(t kr ) (cos dr rsen d )


r

ksen 2 cos(t kr ) cos 2 sin(t kr ) ( sen dr r cos d ) 0


r

Eseguendo i prodotti, si ha:

2
2

2
3
2
sen cos k cos( t kr ) sin( t kr ) ksen cos( t kr ) cos sen sin( t kr ) dr
r
r

2
2
3
sen cos kr cos( t kr ) 2sin( t kr ) kr cos sen cos( t kr ) 2 cos sin( t kr ) d 0

ksen cos(t kr )dr 2 cos(t kr ) cos d 0 ,


moltiplicando tutto per sin :

sen 2 sen( t kr ) dr
sen 2 sen( t kr ) d 0 ovvero:
r

d sen sen(t kr ) 0 .

Dunque le linee di forza sono definite dalla relazione:

sen 2 sen(t kr ) C che pu essere riscritta nella forma:


C
t arcsin( 2 ) kr e infine:
sen

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


91
________________________________________________________________________

1
C
r ct arcsin
2
k
sen
F2
F3
F6
F7
F8
F9
F10
F11
F12
F13

0
300
330
250
200

30

OriginPro 8 Evaluation

O rig inPro 8 Evaluation

OriginPro 8 Evaluation

O rig inPro 8 Evaluation

OriginPro 8 Evaluation

O rig inPro 8 Evaluation

OriginPro 8 Evaluation

O rig inPro 8 Evaluation

OriginPro 8 Evaluation

O rig inPro 8 Evaluation

OriginPro 8 Evaluation

O rig inPro 8 Evaluation

OriginPro 8 Evaluation

O rig inPro 8 Evaluation

OriginPro 8 Evaluation

O rig inPro 8 Evaluation

300

150

60

100
50
0

270

90

50
100
150

120

240

200
250

210

150

300
180

Calcoliamo adesso la potenza irraggiata da un dipolo a mezza onda: z


Il vettore di Poynting :

i (t ) q0 cos(

2z2

(4 ) 2 0

c3

r
1
sin 2 i 2 (t ) , dove la corrente :
r
r2

r
z ) cos (t ) . Come si vede, la distribuzione in dellenergia irraggiata

c
sin 2 .
F1
90
120

1,0

60

0,8
0,6

150

30

0,4
0,2
0,0

180

0,2
0,4
0,6

210

330

0,8
1,0

240

300
270

92 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

Il flusso denergia attraverso una sfera a grande distanza :

sin

2z2

(4 ) 2 0

c3

1
2

sin 2 r 2 d

8
1
2z2 2
i (t ) , giacch:
3 (4 ) 2 0 c 3

sin dd 2 3 . Semplifichiamo:

i 2 (t )

1
6 0

2 2

i 2 (t )

1 2
1 2 2 2 2
( ) ( ) i (t )
i (t ) . Mediando su un periodo e
3
6 0 c T
2
6 0 c
1

sulla distribuzione di corrente sul dipolo a mezzonda, abbiamo:

1 2
W
i0
6 0 c

1
1 1 2
cos (
sin 2 (t )dt
z )dz
i0 (t ) 50 i02 . Da cui risulta che
4 6 0 c
T

la resistenza dantenna 50 ohm.


Possiamo adesso descrivere lesperimento di Hertz che, come si detto, dimostr lesistenza delle
onde em. Lapparato consiste in un dipolo costituito da due sfere con due sbarre cilindriche
affacciate luna allaltra e separate da una piccola interruzione. Le due sbarrette terminano in due
piccole sfere (spinterometro). Alle due sbarrette sono connessi i capi di due fili avvolti su se stessi,
come in un solenoide. Allaltro capo dei fili connesso il secondario di un trasformatore che manda
unalta tensione a frequenza di rete. Lalta tensione produce una scintilla, cio un corto circuito, tra
le estremit delle barrette metalliche che cominciano ad oscillare ad alta frequenza. Per queste alte
frequenze i fili avvolti costituiscono un ostacolo che non viene superato e le oscillazioni rimangono
confinate al dipolo. Un secondo dipolo elettrico posto a piccola distanza e soggetto al campo
elettrico generato del primo dipolo, diverr sede di una corrente oscillante. Per un campo elettrico
abbastanza intenso, sullo spinterometro del dipolo ricevente si vedranno delle scintilline. Lapparato
ricevente pu anche consistere in una spira (dipolo magnetico).

spinterometro

scintilla

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


93
________________________________________________________________________

16. Radiazione da parte di una carica accelerata


Usiamo i potenziali di Lienard-Wiechert. Per una carica q , la cui posizione data dal


vettore r ' r ' (t ' ) , i potenziali al tempo t e nella posizione r sono:

q
qv
1

A(r , t ) 0
(r , t )
e
dove:

4 0 v ' (t ' ) e
4 v ' (t ' ) e
r r ' 1
r r ' 1
c
c

r r'
r r'
e e un versore. Notiamo che i due potenziali si riducono a
t' t
c
r r'


q
qv
1
1

e
A
(
r
,
t
)

(r , t )

, se v c . Dai potenziali calcoliamo i
4 0 r r '
4 0 c 2 r r '


A
e B A , dove la derivazione va fatta relativamente alle
campi: E
t


variabili non primate. Notiamo pure che: t ' t '(r ', r ) . Cominciamo con il .
d t '
e simili, che possiamo simbolicamente scrivere come:

dx' x' t ' x'


t ' , dove lindice t in basso significa a t costante. Dunque abbiamo
t '
t '
bisogno delle derivate del tipo:


1
1 r r ' 1 r r ' t ' 1 1
t '
t '
t '
( ( x x' ) v 'e ) (e x v 'e )

x
x
c x
c t ' x c r r '
c
x

t '
1
1
t '
(1 v 'e ) e x

x
x
c
c

ex
1
c (1 v 'e )
c

e
1 r r ' t '
e v ' t '
1
t '
t '
Da cui: t '
1
1

. Inoltre:

v e
e v'
c t ' t
c t
t
t
c(1
)
1
c
c
Del resto:

94 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

4 0
1
v ' (t ' ) e

'
1
)
( )t'
(

2 x
q
x
x v ' (t ' ) e
c

v
t
e
'
(
'
)

2
r r ' 1
r r ' 1
c

1
v ' (t ' ) e r r ' v ' (t ' ) e
r r'

(
))

2 ( 1
c x
c
x
2 v ' (t ' ) e
r r ' 1
c

v ' (t ' ) i r r ' (r r )e x


1
v ' (t ' ) e
ex r r '

)
2

2 ( 1
c
c
2 v ' (t ' ) e
r r'
r r ' 1
c


v'
v x ' v e
1
1
v ' (t ' ) e
(e x x )
e
ex )

(
1

2
c
c
c
c
2 v ' (t ' ) e
2 v ' (t ' ) e
r r ' 1
r r ' 1

c
c

4 0
1
v '
( ) t '
(e ) . Infine abbiamo:
In conclusione:

2
q
c
2 v ' (t ' ) e
r r ' 1


4 0

1
1
v 'e

'
1
r
r

2 t '
q t ' t ' v 'e
c

'
v
e

r r ' 1
r r ' 1
c


2


4 0 2 v 'e
v 'e r r ' v 'e

(
1
'
(
))
r r ' 1

r
r

q t '
c
c t '
t ' c


v 'e r r '
v 'e r r ' e
e
v
'
(
e
a
'
v
'
))
(
1
e

v
'

(e a '

( 1

c
c
c
c
t '


r r ' e a ' v '
v'
e v'
r r ' e a 'v 'v '

v '( e )) e v '

v '(e )
c
c
c
r r' r r'

Ne segue che:

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


95
________________________________________________________________________

v '
(e )

c
0 ( r r ' 1 v ' e ) 2

r r ' e a ' v '


1
e
(
v ' (e ))


v ' e 2
c
c c(1 v ' e )
( r r ' 1
)
c
c


r r ' e a ' v '
v ' e
1
v '
((
e
)
c
(1
)
(

v ' (e ))e )

2 v ' e 3
c
c
c
c
r r ' c 1
)


v ' e v '
q
e a'
1
v '

e
c
v
e
e
e
((

)
(1

'

)
)

3
c
c
c
4 0 2 v ' e
2 v ' e
r r ' c 1
r r ' c 1

c
c

v ' e v ' v '


v ' e
q
e a'
1

c
v
e
)
e
c
(1
))
((
(1

'

3e
3
c
c
c
c
4

0 2
2 v ' e
v ' e
r r ' c 1
r r ' c 1

c
c

v '2 v '
v ' e
q
e a'
1

e
((1
)e (1
))

2
3
c
c
4

c
2 v ' e
0 2
v ' e
r r ' 1
r r ' c 1

c
c

t ' t ' t ' 4q

q
4 0

q
4 0

q
4 0

q
4 0

q
4 0


Si noti che a grande distanza ( r r ' 0 zona di radiazione) dominer il secondo
termine e si avr dunque:

q
1
e a'

e.
4 0 c 2 v 'e 3 c 2
r r ' 1
c

In

altri

termini,

dominer

il

termine

a
proporzionale a . Poich troveremo che il campo magnetico si comporta nello
r r'

stesso modo, nella zona di radiazione il vettore di Poynting avr un termine proporzionale
al quadrato dellaccelerazione e inversamente proporzionale al quadrato della distanza.
Tutto come lirraggiamento da un dipolo (vedi pag. 138 degli esercizi e complementi).

A
Calcoliamo adesso il termine
.
t

96 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

q
q
t '
v'
v'
A

(
)
(
)

2
2
t 4 0 c t v 'e
4 0 c t ' v 'e t
r r ' 1
r r ' 1
c
c

1
v'

(

)
2 t '
v 'e 1 e v '
4 0 c
r r ' 1
c
c


v'
e v'
v 'e v 'e r r '
'
(
'
1
(
'
'
(
a ' r r ' 1

v
v
e
a
e
v

e )))

c
c
c
r r' r r'

3
4 0 c 2
2 v 'e
r r ' 1
c


v 'e v '
v 'e 1
v
v
e
(
'
)
'
(
'
1
a ' 1
a
e

v '(v 'e v ' e ))

q
q
c c
c
c

3 4 c 2
3
4 0 c 2
v 'e
2 v 'e
0
r r ' 1
r r ' 1
c
c



v ' v 'e v 'e v' 2 (v ' e ) 2
v 'e v '
a ' 1
a
e
(
'
)
(
1
)

q
q c c
c
c
c
c2

3 4
3
4 0 c 2
v 'e
2 v 'e
0
r r ' 1
r r ' 1
c
c


v 'e v '
v ' v 'e v' 2
a ' 1
(a 'e )
2)
(

q
c
c
q
c c

3
3

4
4 0 c 2
v 'e
0 2
v 'e
r r ' 1
r r ' 1

c
c

Per cui, infine:



v 'e
a ' 1

q
c
e a'
v'

(e )
(
Er

3)
2
3
c
4 0 c
v 'e
v 'e
r r ' 1
r r ' 1
c
c

a ' (v 'e ) v ' (e a ' )


v'
a '(e a )e e (a ' )
a '(e a )e
q
q
c
c

2
3
4 0 c 2
4 0 c
v 'e
v 'e
r r ' 1
r r ' 1
c
c

nella zona di radiazione. Mentre per il campo non di radiazione, abbiamo:

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


97
________________________________________________________________________

v ' v ' e v '2
(
2)

q
1
v '2 v '
v ' e
c c
c
Enr
(
((1
)e (1
))
3)
4 0 2 v ' e 3
c
c
c2
2 v ' e
r r ' 1
r r ' 1
c
c

v '2
v '
(e )(1 2 )
q
c
c

4 0 2 v ' e 3
r r ' 1
c

Che si riduce al campo coulombiano, quando v' 0 .



Calcoliamo adesso il A :

v 'e v '

(
'
)
a ' 1
a
e




q
c
c
A
e

A ( A) t '
t ' ( A) t '


2
v e
t '
4 0 c 2
v 'e

(
1
)
c
r r ' 1
c
c

v 'e v '

a
a
e
1
'
(
'
)

q
c
c

( A) t '

3
3
4 0 c
v 'e
r r ' 1
c

Il primo termine non interessa nella zona di radiazione perch diminuisce con una potenza

1
maggiore di uno: ( A) t ' 2 . :
r r'


v 'e v '

1
'
(
'
)
a
a
e

q
c
c e Er

Br
e
Vediamo perch.
3 c
4 0 c 3
v 'e
r r ' 1
c

Occorre calcolare le derivate del potenziale vettore, per esempio:


4 0c 2 A
v 'e

v'
v'

( )t ' (
'
1

r
r
)

2
q
x
x v 'e
c

2 v 'e x
r r ' 1
r r ' 1
c

98 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________



v'
v 'e r r ' v 'e
(
1
'
(
))

r
r

2
x c
c x
2 v ' (t ' ) e
r r ' 1
c



v ' i r r ' (r r )e x
v'
v 'e
(
1
'
)

e
r
r

x
2
2
c
c
2 v 'e
r r'
r r ' 1
c

v'
v'
vx ' v e
v'x
v 'e
e formule

(
1

e
e
x
x
2 (e x c )
2
c
c
c
2 v 'e
2 v 'e
r r ' 1
r r ' 1
c
c

simili per le altre derivate. Ne segue lasserto. Notare che questo termine nullo, se v' 0
: non c campo magnetico, se la particella ferma.

Lespressione finale del campo non di radiazione si ottiene calcolando ( A) t ' , usando
le derivate calcolate nella formula precedente. Si ottiene:

v'


q
1 A
c
( A) t '
B
.
Per
ottenere
dobbiamo
sottrarre
ancora
,
4 0 c 2 v 'e 2
c t
r r ' 1
c

derivata calcolata precedentemente:



2
v 'e v 'e v'
v' 2
v'

)
1
(
e

(
1
)

q
c
c
q
v'
c
c2
c2
6
B nr

( e
)
3 .
3
c
c
4 0 c

4
2 v 'e
2 v 'e
0
r r ' 1
r r ' 1

c
c

e E
A questo punto notiamo che il campo magnetico : B
sia nel caso di campo di
c
radiazione che non; in altri termini il campo magnetico perpendicolare sia alla direzione

di mira e che al campo elettrico e dello stesso modulo. Dunque lungo lasse e londa si

De notare a questo punto che per una particella che si muova con velocit costante (cio
niente termini radiativi) in un mezzo materiale con indice di rifrazione n 1 , il
3
3
v 'e

denominatore avr al denominatore il fattore 1 n


1 n e 1 n cos 3

1
c
che diventa nullo se cos
che si pu avere se e solo se n 1 v . Abbiamo
n
n
in questo caso leffetto Cherenkov.

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


99
________________________________________________________________________

1
propaga come unonda trasversale. Il vettore di Poynting: P
E B avr modulo

E 2 . Del resto, nel caso non relativistico ( v c ), abbiamo:


ap'
a (e a ) e '
q
q
asen
, infatti:

E

2
2 r r '
2 r r '
r
r

'
4 0 c
4 0 c
4 0 c

a (e a )e ' la componente perpendicolare alla linea di vista e e sen langolo tra

e e a . In conclusione, lenergia totale che attraversa una superficie sferica di raggio



R r r ' nellunit di tempo sar:

E 2 dS

qa

0 4 0 c

)2
2

sen 2
R2

2R 2 send

qa

0 4 0 c

) 2 2 sen 3d
2
0

1
4 2 (qa) 2
2

(
)
2

0 4 0 c 2
3 3 4 0 c 3
Nota come formula di Larmor. Due casi notevoli: quello di moto rettilineo uniformemente
v2
accelerato e quello di moto circolare (di raggio r) uniforme con velocit v, in cui a
.
r
Nel caso di moto rettilineo, la distribuzione denergia in funzione dellangolo sar

sen 2 (le direzioni di v e di a sono le stesse). Si avranno due massimi


qa

dirraggiamento a sen

. Nella figura che segue si vede la distribuzione della


2
potenza irraggiata in funzione dellangolo per una particella che si muove lungo lasse X
con v c .

100 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

Y
90
1,2

120

60

1,0
0,8
150

0,6

30

0,4
0,2
0,0

180

0,2
0,4
0,6

210

330

0,8
1,0
1,2

240

300
270

I due pennelli di radiazione risulteranno molto pi piccati in avanti nel caso relativistico a
3
v 'e
a denominatore che tende a 0 al tendere di v c e di 0
causa del fattore 1
c

.
Nel caso di moto circolare (atomo di Bohr, acceleratore circolare), c un unico pennello
tangente alla traiettoria (

), pi o meno piccato in avanti a causa del fattore al

denominatore che in avanti (

ovvero e e v parallele) va a zero nel limite

ultrarelativistico.
Consideriamo adesso il campo non radiativo. Dimostriamo che una trasformazione di
Lorentz al sistema della particella in moto, lo riduce al campo coulombiano della
particella. Prendiamo una carica in moto non accelerato, dunque in moto rettilineo
uniforme lungo un asse che chiamiamo X e un punto dosservazione P, che assieme
allasse definisce il piano X-Y.

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


101
________________________________________________________________________
Z

y-y
O

Il campo elettrico E nr

E nrx

q
4 0

q
4 0

r'

v'


r r'
X

x-x
q

v' 2
v '
(e )(1 2 )
c
c
3 ha componenti:
2 v 'e
r r ' 1
c

v'
v' 2
)(1 2 )
c
c
3
2 v 'e
r r ' 1
c

(e x

e y (1

v' 2

e z (1

v' 2

)
q
c2
c2

E
0
e
nrz
4 0 2 v 'e 3
4 0 2 v 'e 3
r r ' 1
r r ' 1
c
c

costruzione e z 0 .
Ne segue che il campo magnetico ha solo la componente lungo lasse Z.
v'
v' 2
e y (1 2 )
q
c
c
7
B nrx 0 , Bnry 0 e B nrz
.
4 0 c 2 v 'e 3
r r ' 1
c

E nry

giacch, per

A titolo di verifica consideriamo la formula della componente z del campo magnetico e


dimostriamo che se prendiamo un filo infinito con cariche dq distribuite con densit
lineare , che si muovono al suo interno con velocit v non relativistica, si ritrova la legge
di Biot e Savart.

102 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

Trasformiamo adesso al sistema della particella usando le formule di trasformazione:


B x' B x
B y' ( B y

B z' ( B z

E z
c
E y

E x' E x
E y' ( E y cB z )
E z' ( E z cB y ) .

Che

danno

B x' B x 0 ,

immediatamente:

E z' ( E z cB y ) 0 e B z' ( B z

E y

E y
c

B y' ( B y

E z
c

) 0,

) 0 . Questultima perch dalle espressioni

v'
). Dunque il campo magnetico nullo nel riferimento
c
c
della carica, come deve essere. In effetti nel punto P esiste un campo elettrico giacente nel
piano X-Y, di cui adesso calcoliamo le componenti.
v'
v' 2
v' 2
(e x )(1 2 )
(e x )(1 2 )
q
q
c
c
c
e
E x' E x

3
4 0 2 v' e 3
4 0 2 v 'e
x
r r ' 1
r r ' 1
c
c

scritte risulta: B z

v'
v' 2
(1 2 )
e y v'
dx v' sen
isen
dq
dq
c
c
dB z

0
0 2 dx

3
2
2
2
4 0 c 2 v 'e
4 r r '
4 r r '
4 0 c r r '
r r ' 1


0 ds (r r ' )

ds ( r r ' )
sen
B
i
0 i 2 dx 0 i

3
3
4 r r '
4
4
r r'
r r'

Che la formula di Laplace da cui si ricavata la legge di Biot e Savart a pag. 123 e 124
delle dispense.
ey

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


103
________________________________________________________________________

v'
v' 2

(
1
)
2
2
q
c
c
c
'
E y ( E y cB z )
(
3
3)
4 0
2 v 'e
2 v 'e
r r ' 1
r r ' 1
c
c

e y (1

(1

v' 2
c

4 0

)e y (1

v'
)
c

2 v' e x
r r ' 1
c

v' 2

ey

e y (1 2 )

4 0 2 v' e
x
r r ' 1
c

4 0

ey
2 v' e x
r r ' 1
c

Calcoliamo il modulo del campo elettrico:


q 1
1
2 (e x ) 2 e 2y
E E x2 E y2
3
4 0 2 v' e 3
x
r r ' 1

q 1
1

e x2 2 e x 2 e 2y 2 e 2y
4 0 2 r r ' 2 1 e 3
x

1
1
1 2 e x 2 (1 e 2y )
4 0 2 r r ' 2 1 e 3
x

q 1
q 1
1
1
1 2 e x 2 e x2
(1 e x )
4 0 2 r r ' 2 1 e 3
4 0 2 r r ' 2 (1 e ) 3
x
x

4 0

1
2
r r ' 1 e x 2

usando il fatto che: e x2 e 2y 1 o e x2 1 e 2y . Calcoliamo adesso il rapporto tra le due


componenti del campo elettrico.
Ey
ey
y y'
che possiamo interpretare nel modo seguente:

E x (e x ) (( x x' ) r r ' )

y y' la componente Y della distanza tra la posizione dellosservatore e la posizione


ritardata della carica, ma anche la componente Y della distanza tra la posizione
dellosservatore e la posizione attuale della carica e per anche la componente Y della
distanza tra la posizione dellosservatore e quella della carica nel sistema della carica,
essendo un intervallo spaziale perpendicolare al moto della carica. In conclusione, nel
sistema della carica la posizione dellosservatore y q y y ' .
A denominatore il termine r r ' lo spazio percorso dalla carica nello stesso tempo in
cui la luce raggiunge losservatore a partire dalla posizione ritardata. Questa distanza
sottratta alla distanza, in X, tra osservatore e posizione ritardata della carica d la distanza
tra osservatore e posizione presente della carica nel sistema in cui la carica si muove. Se

104 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________
moltiplichiamo questultima distanza per , otteniamo la distanza tra osservatore e carica
nel sistema proprio della carica, chiamiamola x q . In conclusione:

Ey
Ex

yq
xq

che dice

appunto che il campo radiale nel sistema proprio della carica.


Y
x-x=posizione ritardata

P

r r'

y-y=yq

v'

r'


x x' r r ' =posizione
Calcoliamo adesso la distanza dellosservatore dalla carica nel sistema proprio della
carica:

rq2 x q2 y q2 ( y y ' ) 2 2 (( x x' ) r r ' ) 2

2
2 ((1 2 )( y y ' ) 2 ( x x' ) 2 2 r r ' ( x x' ) 2 r r ' )

2
2 (( y y ' ) 2 ( x x' ) 2 2 ( y y ' ) 2 2 r r ' ( x x' ) 2 r r ' )
2
2
2 r r ' (1 2 e 2y 2 e x 2 ) 2 r r ' (1 2 (1 e 2y ) 2 e x )
2
2
2 r r ' (1 2 e x2 2 e x ) 2 r r ' (1 e x ) 2
Ne segue che: E

4 0

q 1
1
, cio che nel sistema proprio

2
2
4 0 rq2
r r ' 1 e x

della carica il campo radiale ed il suo modulo ha il comportamento di un campo


coulombiano, come doveva essere.
Ne deriva il quadro di una carica che trasporta con s un campo non radiativo cui
corrisponde unenergia che nel sistema della carica sar dato da

drq
q2
q2 1
1
2
U

, chiamando re il raggio della sferetta che


0 E dV
2
8 0
8 0 re
rq2

re

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


105
________________________________________________________________________

costituisce per ipotesi la carica. Se immaginiamo che questa energia rappresenta la massa
U
elettromagnetica della carica e poniamo: m0 2 , possiamo calcolare il raggio
c
q2 1
q2
1
re
.
8 0 re
8 0 m e c 2
A questo punto possiamo porci la domanda se lintera massa di una carica (lelettrone)
non sia di origine elettromagnetica. Proviamo dunque a verificare se la relazione tra
energia ed impulso del campo quella voluta dalla relativit ristretta:

classico dellelettrone re : m e c 2

m 02 2 c 4 c 2 p 2 m 0 c 2 .

Cominciamo calcolando la quantit di moto totale del campo e.m. dovuta al moto
uniforme della carica. Prendiamo dunque solo i campi non radiativi calcolati

EH
precedentemente e calcoliamo dapprima la densit di quantit di moto P
:
c2

q 2 1
(e ) e (e )
1
1
P 3
(
)

c 0 4 0 4 r r ' 4 1 e 4
1 e

q 2 1 (e ) e (e )
1
3
(
) 4

2
c 0 4 0 rq
1 e

q 2 1 ( e ) 2 e ( e ) e (e )
1
3
(
)

2
c 0 4 0 rq4
1 e


q 2 1 (1 2 2 cos )e (1 cos )(e )
1
3
(
)

2
c 0 4 0 rq4
1 e

q 2 1 ( 2 cos )e (1 cos )
1
3
(
) 4
2
c 0 4 0 rq
1 e
Le componenti Y e Z integrate su tutto lo spazio danno un totale nullo, infatti la parte

proporzionale a non ha componenti , mentre il termine proporzionale a e dar

(1 2 2 cos ) sen
che
2
1 e
essendo funzioni dispari integrano a zero. In ogni caso, che il campo abbia una
componente dellimpulso solo lungo lasse X intuitivo, dato che limpulso del campo
deriva dal moto della carica che avviene appunto lungo lasse X.
Per quanto riguarda la componente X, abbiamo:

componenti proporzionali a sen , cio funzioni del tipo:

106 Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


________________________________________________________________________

Px

c 3 0 4 0

)2

c 3 0 4 0

)2

2
1 ( cos )e x (1 cos )

2
rq4
1 e

1
rq4

q 2 1
( cos ) cos (1 cos ) 1
sen 2
(
)

c 3 4 0 rq4 1 e
1 e

q 2 1
1
(
)
2 sen 2 q
c 3 0 4 0 rq4

sen
sen q . Questa relazione discende dallaltra
1 e

precedentemente dimostrata: rq r r ' (1 e x ) . Infatti:

Dove abbiamo usato il fatto che:

yq
y y'
y y
sen (1 e x )
(1 e x )
(1 e x ) sen q .
rq
rq
r r'

Integrando su tutto lo spazio da re a , abbiamo:


Px

1
c 0
3

q 2 1
)

4 0 rq4

sen
2

q dV

1
c 0
3

q 2 1
)
sen 2 q dV q , essendo:
4 0 rq4
V

dV dVq . Infine abbiamo:


Px

q 2c2
8 0 c

drq

r sen

re

2
q 0

q d q

Dove abbiamo usato il risultato:

sen
3

q
8 0

drq

re

2
q

rq2 drq
rq4

sen 3 q d q

4 1
4
Uc m 0 c
2
3c
3

sen q dV q 3 (
(
)
) 2
c 3 0 4 0
r4
c 4 0
V q
V
2

q d q

4
(pag. 126 delle dispense) e il fatto che:
3

q
1 1

0 E 2 dV lenergia di un campo coulombiano dal


8 0 re 2

raggio minimo re allinfinito cui corrisponde una massa elettromagnetica pari a

m0

U
c2

. Come si vede, limpulso totale, che dovrebbe essere p m 0 c per soddisfare

4
.
3
Se calcoliamo lenergia del campo em usando il lavoro che occorre fare per raccogliere la
carica dallinfinito in una sferetta di raggio re e densit di carica costante, abbiamo:

lequazione relativistica:

m 02 2 c 4 c 2 p 2 m 0 c 2 , risulta avere lextra fattore

Cap. 1 I campi dipendenti dal tempo e le onde


107
________________________________________________________________________

L V (r ) d

re

4
r 5 dr 3 q 2 1 3
( )(4 )

U . Questa formula ci dice


4 0 3
4 4 0 re 2
r2
0
1

che occorre pi energia per mettere insieme la carica di quanta se ne ritrovi alla fine.
Evidentemente perch qualche forza interna alla sfera tiene insieme la carica e ad essa
perviene una parte dellenergia spesa, dunque il campo non pu rappresentare tutta
lenergia spesa per fabbricare un elettrone che cos deve per forza essere pi massiccio,
ovvero non tutta la massa deriva dal campo circostante.

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