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Domenica
29 Maggio 2016
a Paraguay e Spagna
L Z E V I R O
FEDELT
AL CAMBIAMENTO
RAUL GABRIEL
l cambiamento non condizione opinabile
cui si possa aderire o meno. Il
cambiamento probabilmente la piu
oggettiva delle categorie dellesistenza, in
ogni sua dimensione.Tutto in costante
cambiamento e tutto pervaso di irripetibile
magnifica diversit. Il vero e proprio terrore
che lidea del cambiamento quasi sempre
scatena esclusivamente frutto di una
sostanziale immaturit e non coscienza dello
stato di fatto del reale, interiore o esteriore che
sia. Perch lessere umano cerca la fissit?
Perch anela alla stabilit? Perch poi se ne
lamenta, guardandosi bene dal mettere in
discussione le false sicurezze che costruisce
per s e la propria discendenza? Sembra una
questione insanabile, ma voglio suggerire un
punto di vista diverso. Luomo tende alla meta
ma costituzionalmente costruito per il moto,
per il viaggio, che percorre anche se si ostina a
rifiutarlo. Viaggio che si verifica costantemente
nelle sue stesse cellule, che lo viene a cercare
nella sua casetta, nei suoi equilibri
aristocratici, borghesi o popolari che siano,
cos ben articolati e costruiti quanto
ridicolmente vulnerabili. La pratica educativa
nella quasi totalit dei casi dimostra una
confusione a tratti colpevole sulle false
sicurezze. Lo studio finalizzato a un lavoro
stabile, uno status sociale accettabile,
comportamenti mimetici e funzionali a una
vita tranquilla e integrata... Una specie di
lobotomia programmata che promette di
garantire lesenzione dai conflitti, dai drammi,
dalle gioie e dagli entusiasmi eccessivi. Con
quale fine? Quello di assicurare pasti sicuri a
teste addomesticate. Questo tendono a fare
anche le istituzioni morali, ridotte spesso a
intricati dedali di regole senza amore, questo
tendono a fare innumerevoli istanze sociali
costituite e santificate. Credo che nel vero
fondo della questione non ci sarebbe
contraddizione. I processi del cambiamento
non sono negazione della stabilit, cos come
la molteplicit non affermazione di
relativismo. Il fatto che bisogna rieducarsi
(operazione dolorosa e difficile) a capire che
lesercizio del viaggio costante e quotidiano
non contraddice in alcun modo la nostra
tensione alla sicurezza e alla unit. Solo che la
sicurezza che intendiamo noi quasi sempre
una rappresentazione grottesca e ridotta della
meta effettiva, che inconoscibile, certo, ma
puo essere a tratti intuita e quindi amata,
generando la fiducia, la fede che quella meta
arriva, anzi gia insita in queste montagne
russe dei cambiamenti che sono, nella
meravigliosa pedagogia esistenziale, la nostra
salvezza dallanestesia della coscienza. Anche
qui larte efficace metafora. Ne un esempio
eclatante la tendenza a vedere un artista
produrre una unica opera, nel medesimo
modo, nel medesimo stile, per motivi disparati
come interessi di mercato o necessit di
autorassicurazione, senza rendersi conto che
quella tensione alla cristallizzazione
prodromo di una morte interiore e artistica.
Quando si dice (senza conoscerne a fondo le
implicazioni) che un artista replica sempre una
unica opera, si dice il vero. Ma non nel senso
comunemente inteso. Se lartista autentico,
quellunica opera che la sua identit unica e
unitaria, inevitabilmente prender forme
diverse, continuer a essere sorpresa e in
qualche modo sospesa. Diversamente lartista
diventa un commerciante artigiano asservito al
padrone di turno piuttosto che rabdomante di
vibrazioni. Aprirsi al cambiamento non
significa mutevolezza fine a se stessa, significa
coscienza della idiozia di qualunque tentativo
di imbrigliare la vitale dinamicit
dellesistenza, che inequivocabilmente prende
il sopravvento, con i suoi innumerevoli
strumenti capaci in un momento di sparigliare
le nostre stupide sicurezze. Aprirsi al
cambiamento condizione necessaria per
lincontro. La stolida resistenza delle rendite di
posizione che moltissimi esercitano in tutti i
campi compresi quelli dello spirito,
nellillusione di mantenere lo status quo con i
suoi benefit personali, solo ottusa avidit che
tanto piu resiste tanto piu sar soggetta a un
doloroso risveglio. Forse troppo tardi.
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