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ISTITUTO COMPRENSIVO DI

SERRASTRETTA
ANNO SCOLASTICO 2006-07

SCUOLA SECONDARIA I° GRADO


CLASSE II^ SEZ. C
MIGLIUSO
Tradizioni e folklore
nei paesi di
Angoli, Cancello e Migliuso

Premessa
Le tradizioni popolari e il folklore rappresentano per la Calabria e, quindi, anche per i
nostri paesi una grande ricchezza culturale ed umana a testimonianza del nostro
passato. Fortissima è la tradizione religiosa. Nel periodo pasquale e in quello
natalizio, da secoli, si tramandano riti, manifestazioni e rappresentazioni di grande
partecipazione popolare. Anche il Carnevale ha i suoi riti e le sue manifestazioni
diventano un’occasione per liberare la fantasia e la creatività. Struggenti le
manifestazioni folkloristiche della Settimana Santa e varie sono le occasioni in cui la
cultura e le tradizioni del passato prepotentemente tornano alla ribalta: l’uccisione e
la lavorazione del maiale, la sagra della castagna ad Angoli, ecc. Si tratta, spesso, di
manifestazioni corali i cui protagonisti sono i sentimenti, le tradizioni e le radici
culturali di tutto il nostro popolo.

Il maiale

Tradizioni

Da secoli nel nostro territorio si sono allevati i


maiali in quanto rifornimento di carne e grasso; la
carne veniva conservata sotto forma di salumi,i
grassi servivano per condire gli alimenti ed erano
di due tipi :il grasso da sciogliere per friggere,il
lardo più solido. I maiali venivano allevati nei
cortili, e alimentati con avanzi di cucina, ma
anche con castagne e ghiande le cui piante sono
abbastanza diffuse nel nostro territorio.
I maiali venivano allevati da quasi tutte le famiglie,dalla primavera all’autunno e
macellati nel periodo invernale per
favorirne la conservazione dei prodotti per tutto l’anno successivo. Il maiale ucciso
,ripulito,sventrato,fatto a pezzi,insaccato e poi mangiato, costituiva una risorsa e una
ricchezza riconosciuta da tutta la famiglia Prima dell’uccisione si accendeva il fuoco
sotto un’enorme pentola piena d’acqua. Del maiale non si buttava niente:il sangue
veniva recuperato sia per mangiarlo cotto,sia per produrre dei dolci (sanguinaccio).
Le ossa venivano lessate e mangiate. Dalla carne di maiale si ricavavano: salumi,
soppressate, frittole, gelatina, pancette, salsicce ricavate dal fegato. A Migliuso ad
Angoli e Cancello a tradizione del maiale è ancora profondamente radicata.
Sopravvive nel tempo e si rinnova perché soddisfa sia i bisogni materiali e anche
quelli della condivisione e della socializzazione che rafforzano i legami con il gruppo
sociale di appartenenza . Ed è proprio intorno ai tempi e alle modalità del rituale
dell’uccisione e della macellazione del maiale che si scambiano anche oggi servizi di
collaborazione . Vi sono anche racconti che testimoniano della grande importanza del
rito e dell’economia del maiale.

L’ aspetto economico

Nell’ economia dei nostri paesi, soprattutto nel passato, il maiale ha avuto un
importanza rilevante, perché consentiva di superare
momenti difficili legati alla scarsità di cibo. Il
lavoro quotidiano spesso non riusciva a spegnere i
morsi della fame. Pertanto, non bisogna
dimenticare che l’abbondanza e la ricchezza dei
giorni nostri, la grande disponibilità di mezzi e
supporti chimici erano del tutto assenti nel passato
. E’ anche vero che questo tipo di cultura, riferita
naturalmente al maiale, è
nonostante nuove e migliorate occasioni di lavoro, ha conservato la memoria della
parsimonia e della frugalità di un tempo, cose che una volta costituivano anche una
inderogabile necessità. Questa usanza per molti continua a ripetersi nel tempo senza
subire pause e scossoni, come invece accade per molte altre tradizioni. La carne del
maiale era lavorata e conservata anche perché, di rado arrivava dalle nostre parti il
pesce, mentre questo tipo di carne insieme a quelle bianche che venivano consumate.

Acquisto e allevamento del maiale

Prima di passare al rito del “porcu” meglio dare qualche notizia di come si svolgeva
la vita del maialino fino all’uccisione del porcu.
I maialini, generalmente venivano acquistati nelle fiere di mezz'agosto che si
svolgevano in molti paesi. Queste fiere erano prevalentemente mercati di bestiame,
dove accanto alla compravendita di animali si effettuava anche quelle di prodotti e
sementi per l'agricoltura, terraglie ed utensili per la casa e la campagna, ivi compreso
tutto l'occorrente per l'uccisione del maiale e la conservazione dei suoi prodotti.
Una volta acquistato il porcellino veniva accompagnato a casa, a piedi, trainato
tramite cordicella legata attorno al collo ed alloggiato nella “zimba” o porcilaia
assieme ai maiali più grandi. Nella scelta del maialino ci si affidava forse più alla
buona sorte che non ad un'analisi accurata delle bestiole in vendita. Il porcellino
entrava nella porcilaia a due mesi di vita circa, dopo qualche giorno veniva castrato
dallo stesso contadino o dal grastatore.
A fine ciclo la bestia da macellare raggiungeva mediamente i 200 kg.
Oggigiorno, invece, il periodo dell'allevamento si è dimezzato, grazie ad una
maggiore disponibilità di alimenti. La crescita si è accelerata, per cui i maiali
macellati raggiungono raramente questo peso e contengono una quantità di grasso
inferiore. Per i maialini la vita proseguiva grama per tutto l'autunno e parte
dell'inverno. Veniva data la famosa “vrodata”, cioè la brodaglia (avanzi della lavatura
dei piatti e di condimenti) ; la “vrodata” veniva arricchita con un po' di crusca o
“canigghia”. Passato il lungo inverno, la dieta dei maiali si arricchiva di erbe che
crescevano spontaneamente nei campi. Da giugno e per tutta l'estate, comprese le
prime settimane dell'autunno, la frutta di scarto arricchiva i pasti del maiale; così
pere, mele, fichi, fichidindia venivano dati dal contadino al maiale. Da ottobre in poi
ghiande, favette di scarto, castagne secche e ceci arricchivano ulteriormente il
pastone dei maiali, migliorando e completandone l'ingrasso. A distanza di qualche
mese tutto era pronto per il grande rito
Uccisione e macellazione

L'uccisione del maiale era uno dei momenti più


importanti della vita quotidiana; inoltre, bisogna
aggiungere che il maiale costituiva per i
contadini, l’occasione di cibarsi di carne. L'intero
rito dell'uccisione, macellazione e lavorazione
delle carni durava tre giorni. La giornata tipica
iniziava molto presto, all'alba; Alle quattro del
mattino del primo giorno si accendeva il fuoco
sotto un grande pentolone o “quadra” per bollire
l'acqua necessaria alla pulizia del maiale. Intanto,
si raggiungeva nella “zimba”il maiale e legato accuratamente con una grossa corda,
dopo vane resistenze e potenti grugniti, il maiale veniva trascinato con la corda fino
ad un vicino posto adibito per la macellazione. La macellazione poteva svolgersi in
casa o anche presso il “trappitu” o frantoio per le olive, luogo in cui si poteva
usufruire di una carrucola, utile a sollevare il maiale. L'uccisione del porco era
avvolta da una atmosfera di sacralità, Ciò comportava che la macellazione doveva
essere eseguita personalmente dal
capofamiglia. Era l'occasione per una festa
domestica, per cui era uso e buon augurio
che vi partecipassero, oltre ai familiari,
parenti ed amici. Quindi, era un rito
collettivo non solo nel senso che coinvolgeva
tutti i membri della famiglia, ciascuno con le
proprie mansioni. I diversi momenti
dell'uccisione, della macellazione e della
lavorazione delle carni richiedevano infatti
specializzazioni varie.

Il rito del maiale si trasformava, quindi, in una delle poche occasioni della vita
sociale in cui spiccava un certo spirito di collaborazione.
L'uomo che, macellato il maiale, non apriva la sua casa a parenti ed amici, per
mangiare e festeggiare assieme, veniva tacciato di avarizia e scarsa socievolezza.
Macellato il maiale, dalle donne veniva raccolto il sangue per la preparazione del

“sanguinazzu” o sanguinaccio. Intanto, si preparava la “majilla”, una grossa madia,


che veniva riempita di acqua molto bollente per pulire
e depilare il maiale. L'acqua bollente ammorbidiva i
folti e robusti peli detti 'nziti. La tradizione ci
tramanda che l'operazione di depilare il maiale,
venisse eseguita dagli uomini, mentre alle donne
competeva versare l'acqua calda, Il maiale depilato
veniva appeso a testa in giù ed era pronto per la
macellazione vera e propria. In questa fase si
raccolgono gli “stentina” (intestino o budella) che
vengono raccolti in una vasca per essere sottoposti ad
un'intensa azione di pulitura e lavaggio ; si ricorda che
questi sono indispensabili per contenere le salsicce e
soppressate.

I salumi

E' inutile sottolineare e reclamizzare la bontà di questi prodotti, ricavati dalla


trasformazione artigianale della carne del “porcu”. La lavorazione delle carni suine è
ancora abbastanza diffusa tra le nostre popolazioni ed è per alcune famiglie un aiuto al
loro reddito.
Possiamo, adesso, elencare questi prodotti.

Soppressata
Questa è la vera regina dei salumi. La soppressata è un salame insaccato e stagionato in
budella di suino, preparato utilizzando la carne delle cosce, tagliato a mano con i coltelli
a pezzettini e successivamente amalgamato con il grasso del collo, caratterizzato da una
particolare consistenza e durezza. Vengono, poi, aggiunti ingredienti aromatici naturali (
peperoncino rosso dolce o piccante). Dopo la stagionatura la forma è cilindrica della
lunghezza di cm.15 e del diametro di 6 cm. circa e schiacciata. Al taglio si trova un
aspetto compatto tendente al morbido, con una colorazione rosso naturale o rosso vivace
uniforme a seconda dell'uso degli ingredienti.

Capocollo

Può senza dubbio definirsi il re dei salumi calabresi!. Si prepara con la parte superiore
del lombo,area del collo; si condisce con sale, pepe grosso, si avvolge in un largo
budello e legato a mano ben stretto con uno spago e delle stecche di canna. Di forma
cilindrica, alla vista ha il colore roseo o rosso più o meno intenso per la presenza di
peperoncino rosso dolce. Al taglio si presenta di colore roseo vivo con striature di
grasso. Dopo adeguata stagionatura il sapore delle fette di capocollo sarà delicato e
troveremo un profumo caratteristico e non particolarmente intenso.

Salsicce
Per il confezionamento viene impiegata la carne
della spalla e del sottocostato di maiale, tagliata a
mano, con la punta del coltello, in piccolissimi
pezzi; si aggiungono infine alcuni aromi naturali
come il peperoncino rosso dolce o piccante. La
forma è cilindrica e la lunghezza varia da 70 a 80
cm. Le salsicce si appendono ad una pertica,
perché si devono asciugare al punto giusto. Al
taglio risulta a grana media, con il grasso ben
distribuito, di colore rosso naturale o rosso vivace
a seconda degli ingredienti che abbiamo aggiunto nell'impasto. Profumo e sapore
possono essere più o meno intensi.
Pancetta.
La pancetta è ricavata dal sottocostato
inferiore del maiale. Di forma rettangolare
, ha uno spessore variabile tra i tre ed i
quattro cm ed un peso che varia da uno ai
tre kg. Dopo la preparazione viene
sottoposta a salatura per un periodo di 4-8
giorni, la parte superficiale è ricoperta con
polvere di peperoncino. Segue un periodo
di stagionatura in locali con umidità
relativa. Al taglio l'aspetto è roseo, con
striature sottili alternate di magro e di
grasso. Il profumo è intenso e naturale: buono il sapore.

Le Castagne

La vita dell’uomo, specialmente quella del montanaro dell’arco appenninico, è stata


da sempre, strettamente legata alla
presenza del castagno nel paesaggio
agrario ed ai suoi frutti indispensabili per
le esigenze quotidiane. Il castagno, vero e
proprio ‘albero della vita’, ha, così,
contribuito a sfamare per secoli le nostre
genti nei lunghi inverni e durante le
ricorrenti carestie.
Nella sua storia, il castagno ha sviluppato una vera e propria ‘Civiltà del castagno’,
ricca di usi, costumi, tradizioni, tecniche agronomiche, controllo dei boschi e del
territorio, lavorazione dei prodotti, artigianato, ecc.
Nel trentennio che va dal 1951 al 1980, contemporaneamente allo sviluppo
economico ed all’evoluzione del modello di vita e dei consumi alimentari, la
castanicoltura ha subito una prolungata decadenza e solo da poco tempo il castagno
ha manifestato segni di ripresa produttiva e di un rinnovato interesse culturale ed
agroalimentare.
La rivalutazione della storia, cultura, tradizioni, gastronomia ed usi legati al castagno,
nonché il suo ruolo nella conservazione del paesaggio agroforestale e nella difesa
idrogeologica del suolo, consentono di guardare con più serenità al maestoso ‘albero
del pane’, che si appresta ad entrare, con ritrovata agilità e nuovo vigore, nel Terzo
Millennio. Bisogna, ora, migliorare le condizioni di vita del castagno e coltivarlo con
cura perché il ‘grande albero’ possa accompagnare, ancora per lungo tempo, i nostri
discendenti e contribuire ad un generale miglioramento della qualità della vita e
dell’ambiente
.

Produzione frutticola

Nel corso del tempo, sia l'utilizzazione, che la destinazione finale di castagne si sono
modificate. Una parte delle castagne
raccolte ancora oggi vengono
essiccate mediante un lento processo
che dura da 20 a 40 giorni, a seconda
dell’andamento stagionale. Le
castagne sono frutti genuini e naturali,
ottenuti per produzione spontanea dei
castagni, innestati o selvatici che
siano. Per l’ambiente in cui prospera e
per l’evoluzione culturale e colturale
che ha attraversato, il castagno, quasi
mai, viene coltivato con l’impiego di
concimi chimici o di prodotti
antiparassitari. Si realizza per ‘l’albero del pane’, una situazione di non lavorazione
del terreno o di minima coltivazione della pianta.
Normalmente, nei castagneti non entra quasi mai un trattore, raramente si rimuove la
terra e la raccolta viene eseguita generalmente a mano. Il massimo dell’intervento
consiste spesso nella sola potatura pluriennale e nella ripulitura del sottobosco. Le
castagne rappresentano un alimento di grande valore energetico e nutritivo e rientrano
a pieno titolo nella dieta mediterranea.
Sono sempre molto richieste ed apprezzate sia dai consumatori che dall’industria
agro-alimentare e sono un aiuto al reddito di molte famiglie.

Sagra della castagna

La sagra della castagna si festeggia ad Angoli ogni anno l’ultima domenica di


ottobre.
Un mese prima il comitato si riunisce sopra la farmacia per decidere lo svolgimento
della sagra. La mattina della domenica mettono gli stand . C’è una grande
collaborazione di tutto il paese .

La preparazione delle castagne

Pastilli: si raccolgono le
castagne ,si mettono nella
"pastillera" sopra si
chiama"cannizzata" dove si
mettono le castagne e a quella
di sotto si accende il fuoco,
restano là finchè si seccano. Si
mettono in un sacco fatto
apposta per le castagne e poi
vengono battute sul ceppo di
legno.Poi "se quartarianu", per
togliere la buccia e far rimanere
solo la castagna . Quelle guaste si danno agli animali e quelle buone vengono
utilizzate per fare dolci e zuppe . I "pastilli " sono ottimi per fare il liquore .
Turduni : dai "pastilli" escono delle castagne più morbide chiamate "turduni" . Queste
castagne vengono infilate in un filo ( come una collana ) poi vengono cotte al forno .
E’ un ottimo frutto secco da mangiare a Natale.

Castagne Verdi

Le castagne verdi sono ottime per fare lo sciroppo e per fare dolci.
Le castagne allo sciroppo vengono bollite , pelate e poi messe a macerare con il
liquore.

Cosa si trova negli stand

La mattina della sagra il comitato


mette gli stand e le luci. Ci sono molti
tipi di stand: quello della minestra
con coracchi, quello della pasta ,(le
crespelle e i cappellazzi), i panini con
salsiccia e porchetta, la zuppa di ceci
e castagne,i prodotti tipici, il vino, i
“vallani” e le “ruselle”, la torta di
castagne, i quadri del prof. Felicetto.
Vengono aperte anche: una bottega
molto antica, la bottega del
fabbro,ecc. c’è anche un piccolo
ricreatorio organizzato dalla suora e
con la partecipazione dei bambini del
paese. Ogni domenica con la suora ci
si riunisce in un locale per fare dei
lavoretti e venderli, poi. nelle varie feste, tra le quali quella della castagna.
IL CARNEVALE

Piu' che altrove, in Calabria, il Carnevale e' la festa della burla e dell'allegria. In essa
si coglie molto bene la proverbiale e bonaria vivacità del popolo calabrese. II
Carnevale si svolge in tre giorni-chiave, il giovedi' grasso, la domenica e il martedì di
Carnevale. Questi stessi giorni, attualmente,
costituiscono I'occasione, specie nei paesi
come il nostro, per affollate riunioni di
famiglia e di amici intorno ad una tavola
riccamente imbandita per gustare la carne di
maiale appena macellato, cotta in mille modi
e accompagnata da un buon vino rosso locale.
Come in tanti altri piccoli e grandi centri,
anche il nostro a sera, diventa palcoscenico
per maschere improvvisate. La "mascherata"
quasi sempre rispetta una regola ben ferma
nella tradizione: il maschio ha vestiti
femminili, la donna quelli maschili. Da noi si
è perso, purtroppo, l’uso della farsa popolare,
ancora presente In tante comunità calabresi.
Carnevale, in queste farse è, invariabilmente,
un ammalato in agonia, attorno al quale ruotano frotte di dottori tanto indaffarati
quanto ridicoli e inconcludenti. Alla morte di Carnevale segue il funerale, un rito
grottesco che si chiude con un grande rogo al quale prende parte tutta la popolazione.
Da noi a Cancello da circa 2 anni si festeggia di nuovo pubblicamente il Carnevale.
Molte persone si impegnano a fare i carri, e a travestirsi. Il giorno di carnevale poi i
carri e le persone mascherate soprannominate “i farzari”, sfilano per Angoli,
Migliuso e Cancello. I temi dei carri di solito sono di cartoni animati, di politica, di
attualita’, di sport e altre cose del genere. Per esempio, quest’anno sono stati creati i
carri dei Simpson, della Ferrari, di Winnie the pooh, Valentino Rossi, della Rana
pazza. Un’ambulanza e un taxi, come l’anno scorso, portava tante persone
mascherate. Per fare la struttura di questi carri si impiegano circa 2 mesi, e il risultato
e’ sempre buono.
Inoltre, dopo la divertente sfilata che attraversa non solo Cancello, ma anche
Migliuso e Angoli, si mangia in piazza, logicamente a Cancello.
I cibi prelibati con i quali ci “appanziamo” sono cucinati dai paesani e sono: panini
con salsicce e verdure, pasta con sugo della zona, “grispelle” cioè le crespelle di due
gusti, i “monacialli”, torte rustiche e torte dolci con ingredienti tradizionali, le

chiacchiere, dette anche ”nacatule” in paesano. Il tutto, poi, accompagnato da vino


locale.
L’anno scorso, dopo mangiato ( quest’anno no perchè ha piovuto ) hanno chiamato
un dj della zona che ha suonato della musica con la tastiera sia moderna sia
tradizionale, hanno cantato la tarantella, che alcune persone hanno ballato. Più o
meno a fine
serata, quando tutti avevano la pancia piena, abbiamo votato il carro migliore della
sfilata e quest’anno ha vinto la Ferrari.

LA FESTA DI
SAN GIORGIO

Ogni anno a Cancello il 23 aprile si festeggia


una grande festa, quella di san Giorgio.
Quando, però, il 23 non e’ domenica si
festeggia la domenica seguente. La festa e’ stata
sempre bella e vi hanno partecipato anche molte
persone. Da paesi lontani sono arrivate, per la
gioia dei più grandi come dei più piccoli,
bancarelle di tutti i tipi e le giostre. Di solito,
delle giostre fanno parte il vortice, la casa delle
streghe e l’autoscontro. Sabato e domenica sera
allietano gli abitanti di Cancello e dei paesi
vicini cantanti, imitatori e comici più o meno conosciuti. Anche quest’anno sabato si
esibirà un imitatore che imiterà vari personaggi e domenica una cantante canterà
canzoni famose. Ad organizzare la Festa lo fa sempre un comitato, formato da molti
abitanti di Cancello, che raccolgono i soldi, tramite una colletta, contattano vari
rappresentanti e alla fine, tenendo conto della disponibilità economica, scelgono gli
artisti, i fuochi d’artificio e tante altre cose che possano rendere la manifestazione sia
civile che religiosa sempre più bella e attraente. Da 9 giorni prima della festa, tutte le
sere in Chiesa viene celebrata la novena. Negli ultimidue giorni della novena, ci sono
due processioni, una che parte da Nocelle e da Salice e l’altra, la domenica, parte
dalla Chiesa di Cancello e arriva a Repoli e da

Repoli, poi, torna in Chiesa. Dopo la processione si celebra la messa. Purtroppo


alcuni anni fa la festa e’ stata rovinata dal brutto tempo; ad aprile il tempo é un po’
pazzo e, quindi, ci si puo’ aspettare di tutto. Noi di Cancello comunque, non
perdiamo mai il desiderio di fare e partecipare a questa festa e per farla sempre più
bella ce la mettiamo proprio tutta.

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