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Gliozzi
a.a. 2009/2010
Chapter 1
Fluidi quantistici
Nella fisica degli stati condensati si conoscono sistemi che manifestano effetti
quantistici su scala macroscopica. Un prototipo di tale natura fu previsto da Einstein nel lontano 1926: per effetto del principio di indistinguibilit`a di particelle
identiche un gas perfetto di bosoni (cio`e composto da bosoni non interagenti) al
di sotto di una temperatura critica subisce una transizione di fase, caratterizzata
dal fatto che una frazione macroscopica di molecole va ad occupare lo stato di
minima energia. Linsieme di queste molecole costituisce il condensato di BoseEinstein, un fluido con propriet`a quantistiche quali ad esempio fenomeni di interferenza tipiche della propagazione ondosa. Un fluido quantistico e` caratterizzato dal fatto che la lunghezza donda di De Broglie associata alle particelle
che lo compongono e` maggiore della loro mutua distanza. Poich`e e` inversamente proporzionale alla velocit`a e daltro canto la velocit`a quadratica media e`
legata alla temperatura del fluido, si trova che la temperatura a cui avviene la
condensazione di Bose-Einstein e` tanto pi`u bassa quanto pi`u bassa e` la densit`a.
E` quindi molto difficile osservare questo fenomeno perch`e un gas reale soddisfa
lapprossimazione di gas perfetto solo se e` molto rarefatto, il che comporta una
temperatura di transizione estremamente bassa. Il primo condensato fu ottenuto
solo nel 1995 ad una temperatura dellordine di un milionesimo di grado Kelvin
per opera degli americani Eric Cornell e Carl E. Wieman del National Institute of
Standards & Technology e del tedesco Wolfgang Ketterle del MIT che nel 2001
ricevettero il premio Nobel per la fisica in riconoscimento del loro lavoro.
Un fluido quantistico molto pi`u facile da produrre e` lHe4 , il gas nobile piu
leggero, il cui nucleo atomico e` formato da due protoni e due neutroni e lo spin
totale e` zero, dunque un gas di Bose debolmente interagente.
L He4 fu liquefatto per la prima volta nel 1908 per opera di Kamerlingh
1
Onnes (premio Nobel nel 1913)nel suo laboratorio di Leida a una temperatura di
4.215 o K alla pressione di 1 atmosfera. Pochi anni dopo (1911) si scopr una
seconda fase fluida, nota come He II, che e` stabile per T compreso tra 0 e circa
2.17 o K (il valore preciso del punto di transizione tra la fase HeI e HeII dipende
dalla pressione) mentre la fase solida appare solo al di sopra di 25 atm. Fin dai
primi esperimenti si osservo che questa nuova fase fluida manifestava proprieta molto strane: il liquido riusciva a defluire da screpolature dei recipienti cos
microscopiche che neppure lHe gassoso riusciva ad attraversarle; analogamente
poteva scorrere attraverso capillari ultrasottili apparentemente senza nessuna resistenza come un fluido di viscosit`a nulla. Fluidi con queste propriet`a si dicono
superfluidi.
1.1 Superfluidit`a
C`e qualche analogia tra la condensazione di Bose-Einstein e la transizione alla
fase II (cio`e superfluida) dellHe4 liquido. In particolare, mettendo i parametri
dell elio nella formula per Tc (cio`e la massa m degli atomi e la densit`a del fluido)
si ottiene Tc 3.13 o K, che non e` lontanissimo da To = 2.17 o K che e` la
temperatura di transizione nella fase II a pressione nulla.
La dipendenza di CV da T e` pero diversa a bassa temperatura.
La forma di CV = CV (T ) ha suggerito il nome di punto per questo punto di
transizione dalla fase di HeI (fluido normale) alla fase di He II (superfluido).
6
.
......
.. ..
.... ....
. ..
CV
.. ............
..........................................
...
.
.
..
.
.
..
...
....
.
.
.
.
....
......
........
.
.
.
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.
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.
.
...
............
.................
Tc
1.1. SUPERFLUIDITA`
perch`e l elio e` lunica sostanza liquida anche a 0 Kelvin? Partendo dal reticolo
cristallino ( stabile a una pressione maggiore di 25 atm) e calcolando lenergia di
punto zero dovuta alla vibrazione degli atomi attorno alla posizione di equilibrio si trova che lampiezza di oscillazione e` dellordine della distanza reticolare.
Cio accade perch`e lelio e` molto leggero (= alta frequenza) ed e` un gas nobile
(interazione chimica molto debole).
Propriet`a dellHeII . Tre propriet`a fondamentali:
conduttivit`a termica infinita
effetto meccano-calorico: due recipienti contenenti HeII, comunicanti attraverso un capillare sottilissimo e mantenuti a una differenza di pressione
P assumono due diverse temperature tali che P = sT , dove s e`
lentropia specifica e la densit`a
superfluidit`a (`e la propriet`a piu importante): lHeII fluisce attraverso i capillari senza apparente resistenza: la sua viscosit`a sembra nulla.
..
.............................
...
.........
....
........
....
.
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.
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.
...
..
....
....
...
......
...... ............
.....
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
...
.....
....
p
curva di dispersione
(1.1.1)
p2
(p)
2M
(p)
.
p
Dunque affinch`e il processo di produzione di pseudoparticelle sia cinematicamente possibile la velocit`a dell HeII non pu`o essere arbitrariamente piccola: al
di sotto della velocit`a critica
M ~v p~ > (p) v >
1.1. SUPERFLUIDITA`
il fluido che si muove rigidamente alla velocit`a ~v descrive, nel limite M , un sistema
inerziale e lo shift in questione descrive il modo di trasformarsi dellenergia per effetto di una
trasformazione (galileiana) da un sistema di riferimento ad un altro.
U = energia interna per un gas di fononi (vedi il caso del corpo nero)
U=
2 4 T 4 V
= V u.
30 ~3 c3
(p po )2
2
1.1. SUPERFLUIDITA`
1
1
K) i
hn()i e .
Quindi il rotone si comporta quasi come un sistema classico. Ripetiamo ora il
conto che avevamo fatto per il gas di fononi per calcolare la densit`a effettiva associata ai rotoni. Limpulso complessivo trasportato da un gas di rotoni alla velocit`a
~v e` dunque
Z
4
dhni
P~ = ~v
p4 dp
.
3 o
d
Poich`e n() = e
4
P~ = ~v
3
p4 dphn()i = ~v
X 2
pe
=
3
P
p2 e X
,
P
= ~v
e
= ~v hp2 iN
3
3
e
P
2
2
=
dove si e` posto N
hn i. Con buona approssimazione si ha hp i = po , quindi
p2o
i rotoni si comportano come particelle di massa effettiva 3T
in apparente accordo
p2o
3
= 4e
N
h3
32 Z
xo
2
, xo =
2 x2
dx(x+xo ) e
(ppo )2
2
po , dp =
2
4 e
h3
2
dx
32 Z
dx(x+xo )2 ex .
Utilizzando il fatto che lintegrale di una funzione dispari su un intervallo simmetrico e` nullo, si ha
s
!2
Z
Z
Z
2
2
x2
2
x2
dx x +
po e
=
dxex ;
x dxe
+ po
2
2
d
2
2
x2
x2 t
,
dxetx |t=1 = /2 ,
x dxe
=
dxe
=
t
dt
si ottiene
= 2e
N
h3
23
e
+ 4 3 p2o
h
12
43 e p2o ( 2 ) 12 .
Poich`e numericamente si verifica che p2o 2T , N
h
Inserendo questo valore nella formula che ci d`a limpulso per unita di volume
trasportato da un gas di rotoni in movimentosi ha:
1
4
P~ = ~v 3 e p4o (2) 2 ,
3h
1
4 4
2
e
p
(2)
o
3h3
Da questa relazione si desume, come avevamo anticipato, che la densit`a dei rotoni
e` trascurabile per T 0.5 o K e diventa dominante in prossimit`a del punto lambda.
LHe II appare composto da due fluidi che si compenetrano senza attrito: una
componente superfluida di densit`a s formata dallelio nello stato fondamentale
e una componente normale di densit`a n = f on + rot . In particolare, n (T =
0) = 0 e tutta la massa e` superfluida. Al crescere della temperatura la frazione n
( = n + s = densit`a dell He II) cresce ed e` 1 al -point, dove tutto il fluido
diventa normale (ed e` dominato dalla componente rotonica).
Inserendo i valori dei parametri nellespressione che abbiamo trovato per rot
si ottiene n 1 per Tc = 2.8 o K, che non e` lontanissimo da 2.17 o K (valore
sperimentale del -point).
La componente normale, essendo formata da eccitazioni che si muovono in
tutte le direzioni, ha ovviamente uno scambio di impulso con la parete, quindi il
1.1. SUPERFLUIDITA`
suo moto e` viscoso, per cui non riesce a passare attraverso i capillari molto sottili,
cosa che invece pu`o fare la componente superfluida. Si spiega cosi facilmente
leffetto meccano-calorico: se due recipienti di HeII inizialmente alla stessa T
sono posti in comunicazione con un capillare e sono mantenuti con una differenza
di pressione costante P
________________
__________________
|
|
|
|
|
A
|
|
B
|
|
|
|
|
|
==========
|
|
P+DP
|
|
P
|
|
|
|
|
--------------------------------in modo che ci sia un flusso da A a B il fluido in B si raffredda perch`e attraverso
il capillare fluisce solo la componente superfluida ( che e` a entropia 0 e quindi a
T = 0).
Con lo stesso meccanismo si spiega anche leffetto termomeccanico: se A e B
inizialmente alla stessa P sono mantenuti a una differenza di temperatura T , si
genera un flusso nel capillare che determina una P T .
10
d 2 c2
= 0
dt2
3
c
3
1.1. SUPERFLUIDITA`
11
2m i
ij
Essendo leq. lineare e reale, anche e` una soluzione. Possiamo quindi scrivere
........
...........
..........
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
......
.......
...
....
.....
6 ...................
...
....
.
.
.
.
.
.
.
.
.
... ..
..
......
... ...
.....
.. ...
.. ..
......
-
12
1.1. SUPERFLUIDITA`
13
Esempio:
___________
|
o
o |
| o o
|
|
o o o |
| o
o o |
---------->0
___________
|
o o |
| o
o o |
|
o
o|
o |
o |o
----------0
le conf. piu probabili nello stato fondamentale sono quelle in cui gli atomi
sono distribuiti approssimativamente in modo uniforme.
Stati eccitati: vediamo di dimostrare che le uniche eccitazioni dellHe di grande
lunghezza donda non possono che essere dei Rfononi (= onde di compressione).
Sia la f. donda del I stato eccitato. Poich`e d3N R = 0 e > 0 ,
ha un nodo ed e` positiva per met`a delle configurazioni e negativa per laltra met`a.
Supponiamo che sia uneccitazione di grande lunghezza donda che non sia
un fonone. non e` associata a un cambiamento di densit`a. Sia A la conf. in
cui e` massima (positiva) e B quella in cui e` minima (negativa). A e B sono
indistinguibili e interscambiabili, perch`e e` una simmetria che scambia
configurazioni di tipo A con quelle di tipo B. Indichiamo con o la posizione
degli atomi in A e con la posizione nella configurazione B. Le posizioni
occuperanno gli interstizi lasciati dalla configurazione A
In condizioni stazionarie il sistema si evolve nel tempo oscillando tra le due
configurazioni A e B. Se descrive uneccitazione di grande lunghezza donda,
si deve realizzare la trasformazione da A a B con spostamenti di atomi su grande
scala. Esempio:
e
e e
e
e
l @@
R
@
e
14
Si sono indicate due transizioni di larga scala da una posizione o a una posizione . Le due transizioni sono scelte in modo che la densit`a media delle
conf A e B non si alteri, perci`o se una molecola passa dallo stato o allo stato
(rappresentata dai due quadrati in linea continua), ci sar`a in prossimit`a unaltra
molecola che passer`a dallo stato allo stato o ( quadrati tratteggiati) Ma queste
due transizioni si possono decomporre nella seguente maniera:
a) i due atomi in posizione o a grande distanza sono scambiati tra di loro,
ma i due atomi sono indistinguibili, quindi questa trasf. non d`a effetti osservabili.
b) latomo in posizione o passa nella posizione a lui vicina, quindi leffetto
della transizione e` in realt`a un effetto su scala molto piu piccola (`e in
sostanza la scala delle distanze interatomiche).
In conclusione, il fatto che l He4 soddisfa la statistica di Bose-Einstein impedisce il manifestarsi di eccitazioni su larga scala che non siano fononi (variazioni di densit`a).
Funzione donda del fonone:
Sia (x) la densit`a dellelio. Sviluppando in serie di Fourier (cio`e in modi normali
di vibrazione), si ha
X
=
qk eikx .
k
k = qk e
2
kc qk
2~
k 6=k
k c q 2
k
2~
= qk
1.1. SUPERFLUIDITA`
15
non e` la vera f.donda dello stato fondamentale (non contiene i dettagli delle
interazioni tra atomi a corte distanze). La forma corretta della funzione donda
del fonone e` = qk , dove e` la funzione donda vera dello stato fondamentale.
Approssimando gli atomi con dei punti materiali di massa m:
X
~ j)
(~x) = m
(3) (~x R
j
qk =
eikx (~x)d3 x = m
eikRj ;
in conclusione,
k =
eikRj .
conf ig.
N
X
(2No N)2 = 0.
No =0
In maniera piu precisa, conviene introdurre per ogni atomo una funzione interpolante f (R) che vale +1 se latomo si trova nella posizione o e 1 se si trova in
posizione .
X
=
f (Ri ) .
i
16
La forma precisa di f si puo ottenere da un calcolo variazionale ottenuto imponendo che abbia energia minima. Si dimostra che f ha ancora la forma
f (x) = eikx come nel caso del fonone, ma il valore dellenergia associata (k) e`
diverso ed e` esprimibile in funzione delle propriet`a dello stato fondamentale (v.
Feynman, Statistical Mechanics).
= ei ~
Rj v
= ei
P
P R
~
Rj
j
dove P~ = Nm~v e` limpulso totale e R = N
denota le coordinate del centro
di massa. Tale formula continua a valere anche nel caso in cui la velocit`a non e`
costante ma varia lentamente. In questa ipotesi la variazione di fase tra configurazioni che differiscono per piccoli spostamenti delle molecole (piccoli rispetto
alla scala di variazione delle velocit`a) e` data da
Xm
=
vj Rj
~
j
1.1. SUPERFLUIDITA`
17
h
+ non puo comportare una variazione della quantit`a n m
~v d~l = 0 ;
~v d~l =
~
rot ~v d
~v =
~
~
(R)
m
18
~=~
= ~||2
2i
~ v = n(R)m~
~ v , si ote poich`e nella formulazione macroscopica si ha
~ = o (R)~
tiene lequazione per ~v incorniciata, che e` appunto la descrizione del campo delle
velocit`a ~v(R) in termini microscopici.
Se si continua ad utilizzare lapprossimazione del limite continuo e` facile convincersi chei vortici si possono avere solo per regioni non semplicemente connesse. Infatti in questo caso la fase pu`o essere una funzione polidroma Consideriamo un recipiente formato dallintercapedine tra un cilindro esterno di raggio
b e uno interno di raggio a, entrambi di altezza l non necessariamente coassiali.
Consideriamo un sistema di coordinate cilindriche rispetto allasse del cilindro pi`u
interno. Si ha = (, z, ), dove 0 z l, > a e e` langolo polare attorno
allasse. Quando compiamo un giro attorno a questasse + 2 e la fase
non ritorna necessariamente al suo valore iniziale, ma poiche e` a un sol valore,
la forma funzionale di e`
= f (, z, ) + n ,
dove f e` unarbitaria funzione periodica in (f (, z, + 2) = f (, z, )) e n e`
un numero intero relativo. Se ora utilizziamo la formula incoriniciata per calcolare
la circuitazione di ~v ritroviamo il teorema della circuitazione di Feynman: dunque
la quantizzazione dei vortici e` una conseguenza della richiesta che la funzione
donda sia a un sol valore.
Studiamo ora il caso in cui gli assi dei due cilindri siano coincidenti, cosicch`e
il problema acquista una simmetria cilindrica. Per la simmetria e per il fatto che
non ci sono n`e pozzi, n`e sorgenti, le linee di flusso sono dei cerchi concentrici.
'$
#
b
ta
"!
&%
1.1. SUPERFLUIDITA`
19
y/2
x
,
= =
2
x/
y
df
.
d
y/2
~
.
~v = k
m
2
x/
20
Feynman), queste soluzioni sono stabili: non possono perdere energia per dissipazione 2 . Ma come fa un flusso irrotazionale a generare un vortice? Come puo
nascere la discontinuit`a necessaria?
Supponiamo che esista una superficie che separi lHeII in due parti: una
che scorre a velocit`a ~v sopra la superf. e laltra che e` a ~v = 0
He II
He II
~v
~v = 0
~
v Rj
discontinuit`a
e` 6= 0 possono formarsi dei vortici.
Le soluzioni stabili di energia finita delle equazioni del moto di un sistema dinamico qualsiasi
(classico o quantistico) si dicono solitoni. Ne vedremo altri esempi in altri sistemi.
1.1. SUPERFLUIDITA`
21
succede per il campo elettrico). In conclusione il flusso irrotazionale e` una configurazione di energia elevata.
He II
ri
ri
"!
"!
&%
&%
2 r
o h2
r
r log
2
2 m
a
Quando lHe scorre con una velocit`a v lungo un capillare di raggio R puo produrre dei vortici di raggio r < R purch`e
(r) =
22
Per calcolare limpulso p del vortice usiamo il fatto che la derivata della curva di
dispersione nel punto p coincide con la velocit`a della corrispondente quasiparticella 3 :
d
~
=v=
dp
2mr
dp dr
2mr
dp
=
=
d
dr d
~
Daltra parte
d
o h2
r o h2
=
log
+
dr
2 m2
a
2 m2
2mr d
h
r
dp
=
= o 2 (r log + r) .
dr
~ dr
m
a
r2
r2
a2
log r + (1 2 log a)
2
4
4
Trascurando il termine
a2
4
h
= 2o
m
r2
r r 2 a2
log +
2
a
4
4
che e` microscopico si ha
~
=
p
mr
vcrit =
1
2
log ar
.
+ log ar
log Ra
~
.
mR log( e Ra )
23
Pr es sione
solido
supersolido
He I
He II
gas
Temperatura
24
Chapter 2
Sistemi critici classici
2.1 Il modello di Landau-Ginzburg
Uno degli strumenti di base per lo studio della fisica della materia condensata e` il
modello di Landau-Ginzburg. Questo modello e definito su un reticolo qualsiasi e
le sue configurazioni sono definite assegnando ad ogni nodo x un campo vettoriale
reale o complesso ax (a = 1, 2, N) che ha il ruolo di parametro dordine. Nella
sua forma generale l Hamiltoniana e
HLG[] = K
N
XX
hiji
(ai aj )2 +
V (i ) .
(2.1.1)
26
H[] = d x
(x) (x) + V ((x)
2
(2.1.2)
con
u
t
V () 2 + 4
2
4!
dove t e u sono due parametri su cui molto si e` discusso nel corso di MS.
I[] =
J=
dy V ((y))
dy
2
= lim a
a0
I
= V ((x)) .
(x)
X 1
(k+1 k )2
2
a
k
J
2
2
= 2 [(i i+1 ) + (i i1 )] = 2 (i i1 )
ai
a
a
J
2
= 2 2 .
(x)
x
1
(y)
= lim ij = (y x) ,
(x) a0 a
27
a0
X
k
1
a f (xk ) ki = f (xi ) =
a
F
F
dT +
dB = SdT MdB .
T
B
d = SdT + BdM = (, M) ,
2
log Z =
F.
Bi Bj
Bi Bj
*"
X
i
i i
X
j
j hj i
#2 +
i j Gij > 0 .
ij
P
Una matrice Aij che gode della proprieta ( ij i j Aij > 0) si dice positiva. Le
matrice positive non hanno autovalori nulli (anzi, sono tutti positivi) ed e` percio
28
Bi Mj
= ik ; cvd.
Mj Bk
(2.1.3)
dd x B(x)0 (x)
[0 ]
= B(x).
Dove 0 e` la configurazione che minimizza HLG , cio`e 0 (x) : HLG
0 (x)
Si ha
Z
F = HLG [0 ] dd x B(x)0 (x) [0 ] = HLG [0 ]
[] =
d x
1
u
1
()2 + t2 + 4
2
2
4!
u
= + t + 3 .
(x)
6
rispetto a B(y) si ha
lequazione B(x) = (x)
con
(2.1.4)
u
2 = t + m2 ,
2
(2.1.5)
29
dove si e` posto m = hi e e` la lunghezza di correlazione, come verificheremo tra poco. Usando le solite condizioni di minimo dellenergia libera a campo
magnetico nullo t + u6 3 = 0 si ha, sia nella fase fredda che in quella calda,
2 t =
1
2
(2.1.6)
da cui
1
LG (k) = p 1
,
G
u
2
d
(2) k + t + 2 m2
1
GLG (x)
(2)d
(2.1.7)
dd k eikx
.
k 2 + t + u2 m2
Si e gia visto (vedi gli appunti di MS) che G(x) in prossimit`a di Tc ha la forma
funzionale seguente :
Z
g(r/)
g(r/)
1
h(k )
dd x eikx d+2 = 2
G(r) = d+2 , G(k) = p
d
r
r
k
(2)
dove h(k ) e` una funzione adimensionale ottenuta integrando sulla variabile adimensionale r/.
1
T = Tc G(k)
2 .
k
ma a T = Tc si ha t = 0 , m = 0, quindi la (2.1.7) diventa GLG (k) =
1
k2
=0.
In teoria di campo lindice critico e la dimensione anomala del campo .
Lorigine di questo termine si pu`o capire dalle seguenti considerazioni dimensionali. Poich`e Z = eH[] , H e adimensionale
Z
1
H = dd x ()2 + . . .
2
[H] = [dd x] + 2[] + 2[]
[H] = 0 [] =
2d
2
30
keikr
= ier/
(k i 1 )(k + i 1 )
1 r/
kdkeikr
= er/ G(~x) = G(r) =
e
2
2
k +
4r
31
si trascurano in una certa misura le fluttuazioni, affinche questapproccio sia consistente occorre che le fluttuazioni siano piccole rispetto alle altre quantit`a valutate
nella stessa approssimazione. La fluttuazione del campo in un punto x influenza
la regione circostante di volume V d , per cui un parametro che misura la
consistenza interna della MFA e`
R d R d
d x V d yh(x) (y)i
M2
V
=
, V d .
(2.1.8)
M2
2o V 2
Lapprossimazione e` consistente solo se in prossimit`a del punto critico (
2
) il parametro M
non diverge. Questa richiesta costituisce il Criterio di Ginzburg .
M2
Calcoliamoci questo parametro. Si ha, come abbiamo visto piu` volte, 2o
t 2 (si veda ad es. leq. (2.1.5)). Daltra parte
Z
2
= 0) = V 2 .
M = V
dd xG(x) = G(k
V
dove c e` unopportuna costante. Si vede chiaramente che , se d < 4 (che e` ovviamente il caso sperimentalmente importante nei sistemi considerati dalla meccanica statistica), quando il sistema si avvicina al punto critico la lunghezza di
correlazione cresce sempre fino a un valore in cui il criterio di Ginzburg e` violato,
quindi per d < 4 la descrizione del comportamento critico data dallapprossimazione
del campo medio non e` corretta. Ci`o non toglie che per molti sistemi (compresi i
superconduttori di cui ci occuperemo in seguito) la costante c e` molto grande, per
cui questa descrizione e` accurata anche in prossimit`a di Tc .
Lo strumento adatto per studiare il comportamento critico dei sistemi a d < 4
e` il gruppo di rinormalizzazione, che ora applicheremo al modello di LandauGinzburg.
Il minimo numero di dimensioni d necessarie affinch`e l approssimazione di
campo medio descriva correttamente il comportamento critico di un sistema e` noto
come dimensione critica superiore . Dunque il modello di Ising ( e quindi anche
32
(2.2.2)
dd x()2
(2.2.3)
H =
2
ed e` perci`o detto punto fisso gaussiano. Rispetto a questo punto h e t sono accoppiamenti (o scaling variables) rilevanti (come sapevamo gia dalle propriet`a generali
1
in un reticolo di volume fissato il numero dei nodi (e quindi delle integrazioni) dipende dal
passo reticolare.
33
campo
medio
punto
fisso
gauss.
1
2
1
2
d2
4
d+2
d2
1
2
d
2
Esercizio: Mostrare
che in prossimit`a del punto fisso gaussiano il termine ciP (x+a
)(x) 2
2
netico () (
) tende, per effetto del gruppo di rinormaliza
zazione, al limite continuo (x) (x).
Infatti gli operatori rilevanti controllano leffettiva distanza del sistema dal punto critico,
daltra parte la funzione di partizione del modello di Ising o di un generico modello magnetico
e` solo funzione della temperatura e del campo magnetico.
34
A
e 2A ,
=
d e 2
A
heB i = e 2A B ,
dove la media e` fatta rispetto alla misura gaussiana con B = 0. E` immediato estendere il risultato al caso di N variabili x (x = 1, . . . N) e al caso dellintegrazione
funzionale con unHamiltoniana gaussiana molto generale della forma
Z
Z
1X
1
d
H=
x Ax y y =
d x dd y (x)A(x, y)(y) ,
2 x,y
2
dove Ax y e` una qualunque matrice invertibile. Si ottiene
P Bx x
1
1 P
e x
= e 2 x,y Bx Ax y By ,
(2.3.1)
P Bx x
2
2
log Z|B=0 =
e x
|B=0 = A1
xy ;
Bx By
Bx By
P Bx x
1 P
e x
= e 2 x,y Bx hx y iBy .
(2.3.2)
Lidentit`a (2.3.2) pu`o essere utilizzata anche per calcolare il valore di aspettazione del prodotto di un numero arbitrario di campi 3
hx1 x2 . . . x2n iB=0 =
3
1
1 P
2n
e 2 x,y Bx Ax y By |B=0 .
Bx1 Bx2 . . .
2.4. OPE
35
2.4 OPE
In prossimit`a di un punto critico lHamiltoniana assume la forma
X X
H = H +
gi
i(x) axi ,
i
(2.4.1)
36
in qualche caso si congettura) che si pu`o rimpiazzare il prodotto dei due operatori
i e j con una combinazione lineare di operatori di scaling i cui coefficienti sono
opportune potenze della distanza |x y|, cio`e
hi (x)j (y) i =
X
k
Cijk (x y)hk (
x+y
) i ,
2
cijk
x
|x| i +xj xk
X
k
Cijk (x y) k (
x+y
),
2
(2.4.2)
dove il segno di uguaglianza va inteso in senso debole, cio`e vale quando e` inserita in un valore di aspettazione del tipo h. . . i. Leq. (2.4.2) e` detta sviluppo
del prodotto operatoriale o operator product expansion (OPE). Vedremo che nei
rapporti dei coefficienti cijk (di solito numeri razionali) sono codificate molte propriet`a universali del comportamento del sistema attorno al punto critico. Per mettere in luce questo particolare aspetto dellOPE si suole riscriverla nella forma
piu schematica
i j =
cijk k ,
(2.4.3)
1
|x y|d2
2.4. OPE
37
divergente per x y, gli operatori (x)n non sono ben definiti: conviene applicare il cosiddetto point-splitting method, che consiste nel rimpiazzarli con
(x)n (x + 1 ) (x + 2 ) . . . (x + n ) ,
dove 1 , . . . n sono degli spostamenti infinitesimi. Le propriet`a fisiche del sistema
non dipendono da i .
Nel caso del punto fisso gaussiano lOPE e` una diretta conseguenza del teorema di Wick. Per esempio, indicando con una linea la contrazione di due campi,
si ha, per lOPE del prodotto (x) 2(y),
h(x) 2(y) i h(x) (y ) (y + ) i =
= h(x) (y ) (y + ) + (x) (y ) (y + ) + (x) (y ) (y + ) i
+h(x) (y ) (y + ) i
(2.4.4)
38
(2.4.5)
(2.4.6)
(2.4.7)
(2.4.8)
(2.4.9)
= Zo
conf.
1X
gi gj
2 ij
X
i
gi
Z Z
dd x
ad
dd x dd y
xi +xj
i (x) j (y) a
+ ... =
a2d
1X
gj
hi i axi
2 j
(2.5.1)
dd y
hi (x) j (y)i axi+xj + . . .
ad
La funzione integranda hi(x) j (y)i, che pu`o essere rimpiazzata dal suo sviluppo
operatoriale (2.4.2), e` divergente per x y (questa e` una tipica divergenza ultravioletta della teoria quantistica dei campi). Nella formulazione su reticolo questa
divergenza non c`e, perch`e la distanza minima tra i campi in gioco`e data dal passo
reticolare a. La relazione precedente appare divergente semplicemente perch`e
abbiamo rimpiazzato la somma sui nodi del reticolo con un integrale. Tuttavia
conviene continuare ad utilizzare la notazione continua e regolarizzare lintegrale
limitando lintegrazione multipla alla regione |x y| > a. Questo non cambia il
risultato finale ma rende pi`u spediti i calcoli.
Applichiamo ora una RGT infinitesima che cambi il passo reticolare (= UV
cut-off) di un fattore s : a s a = (1 + t)a e chiediamoci come devono cambiare le costanti di accoppiamento gi affinch`e Z rimanga invariata. E` da notare che
la dipendenza da a compare sia esplicitamente nellHamiltoniana sia nel dominio
!)
39
di integrazione per il fatto che |x y| > a. La prima dipendenza d`a, come si e` gi`a
visto nel caso del modello di LG,
gi gi = sdxi gi gi + (d xi )gi t.
(2.5.2)
La variazione di a nel dominio dintegrazione contribuisce ai termini di secondordine nelle costanti di accoppiamento. Ponendo
Z Z
Z Z
Z Z
=
,
|xy|>s a
|xy|>a
a>|xy|>(1+t)a
Z Z
a>|xy|>s a
cijk
= gi gj
2
d/2
(2.5.3)
dd z
hk iaxk d t + O(t2 ) ,
d
a
2
dove d = (d/2)
e` langolo solido in d dimensioni. Questo termine pu`o essere
riassorbito da una corrispondente variazione di gk :
1 X
cijk gi gj t
gk gk = gk d
2
ij
(2.5.4)
ij
cijk gi gj + O(gl3)
40
(2.5.5)
(2.5.6)
(2.5.7)
.
72
72
Sviluppando le ultime due equazioni attorno a questo nuovo punto fisso, noto
come punto fisso di Wilson-Fisher, si ha, ponendo u = u + u e sviluppando al
primordine in u e t,
s
t = 2t 24u t + = (2 ) t + . . .
ds
3
(2.5.8)
d
u = u + . . . ,
(2.5.9)
ds
il che ci permette di concludere che per d < 4 u e` un accoppiamento irrilevante per il nuovo punto fisso, che dunque controlla, in base alla discussione del
2.2, il comportamento a grande distanza del sistema critico per d < 4. Inoltre
s
Laltra soluzione, t =
d+2
2 ,
41
dalla (2.5.8) si legge lautovalore termico yt e quindi anche lindice critico della
lunghezza di correlazione = 1/yt che dunque e`
=
1
+
+ O(2 ) .
2 12
42
Pi`u in generale qualunque field redefinition comporta una ridefinizione e un riarrangiamento delle costanti di accoppiamento in gioco. Poich`e queste ridefinizioni
non cambiano la fisica del sistema descritto, ci`o implica che nello spazio delle
costanti di accoppiamento ci sono delle variet`a generate dal gruppo di queste
trasformazioni i cui punti descrivono lo stesso stato fisico. Per esempio, se nella
trasformazione + supponiamo che il parametro di traslazione sia infinitesimo, la variazione al primordine in della densit`a Hamiltoniana H e` H =
(h + t(x) + v2 (x) + u3 (x)) che corrisponde alla seguente ridefinizione delle
costanti di accoppiamento:
h h + t , t t + v , v v + u .
Questa trasformazione infinitesima genera una curva (=variet`a unidimensionale
dipendente dal parametro ) lungo cui la fisica del sistema rimane costante. la
tangente a questo tipo di curve e` nota come variabile di scaling ridondante. Similmente loperatore a cui si accoppia questa tangente (nel nostro caso H) e` detto
scaling operator ridondante.
43
t2o
.
u(so )
t2o
.
s4o u(so)
c
to
to 1
+ log(1 + log ) + . . .
t
3
2
t
to 1
c
log ) 3
2
t
1
d2
f (t, u) | log(t/to )| 3 .
dt
44
Chapter 3
Sistemi quantistici
3.1
P2
+ V (Q) , [Q, P ] = i~
2m
H
iH(t t)
~
|qi
p2
i 2m t
dphq |e
iV (q)t
|pihp|e
|qi =
45
46
Posto =
it
,
2m
Z
=
si ha
dp i(q q)pp2
e
=
2
i(q q)2 m
2t
1
2
x2
dx e
dp
e
2
=e
i2
h
(q q)2
i(q q)
4
p 2
i(q q)2 m
2t
quindi
it
2m
i(q q)2 m
2t
e
= q
i2t
m
1
N
Y
dqi
i=1
im i PNj=1 [(qj )2 m V (qj )t]
2t
+ O t2 ,
e
2t
dove si e potuto scrivere un unico esponenziale perche gli esponenti non sono
piu operatori ma numeri. Nel limite t 0 lesponente diventa lintegrale
seguente
N
X
(qj )2 m
j=1
2t
Z
V (qj )t
dt
mq2
V (q)
2
= S[q, q]
,
Dq e ~ ,
e~
hq , t |q, ti =
dqj
2t
1
(3.1.1)
47
Il massimo contributo e dato dalla traiettoria classica, cioe quella che minimizza lazione: S = 0. Per i cammini molto diversi della traiettoria classica,
una piccola variazione del cammino provoca una grande variazione di S e quindi
iS
una rapida oscillazione di e ~ ; viceversa i cammini vicini alla traiettoria classica,
cio`e tali che |S Scl | ~, danno il contributo dominante. In molti casi si puo
tenere conto di queste fluttuazioni quantistiche sviluppando in serie di potenze di
~: il termine di ordine 0 e dato dalla traiettoria classica.
Il modello ora descritto si puo ovviamente generalizzare a traiettorie in uno
spazio di dimensioni qualsiasi qi (t), i = 1 . . . D. Vedremo tra poco un altro tipo
di generalizzazione non piu di un modello di meccanica quantistica, ma uno di
teoria dei campi.
Q
Il limite N nellintegrale di cammino j dqj eiS/~ non e matematicamente ben definito, perch`e e` difficile caratterizzare topologicamente il fattore
S
oscillante ei ~ . Si ricorre allora a una continuazione analitica a tempi immaginari
t i.
Con questa continuazione analitica il fattore di fase diventa reale, il che consente di porre il path integral in una forma matematicamente rigorosa, che Wiener
aveva sviluppato nei primi anni 40 per descrivere il moto browniano. Qui ci
contentiamo di vedere le modificazioni subite dallazione S per effetto della sostituzione
2
dq
dq 2
dq
t i dt id , q
= i , q =
dt
d
d
#
"
Z t
Z 2
mq2
m
dq
i
(
V (q))dt =
+ V (q) d = SE
2
d
2
t
(3.1.2)
hq , |q , i = D q e ~
48
Z Y
N
dqi i e
2
j m(qj+1 qj )
2~t
, i =
m
2t
(3.1.3)
h(qj+1 qj ) i
R QN
1
dqi i (qj+1 qj )2 e
hq , |q, i
SE
~
, dove c
Poiche tutti gli integrali sono gaussiani, si ha h(qj+1 qj )2 i = c 2~t
m
3
2
e una costante numerica opportuna In altri termini h(qj+1 qj ) i t I
cammini che contribuiscono allintegrale (3.1.1) sono in media continui (perche
h(q
q )2 i
1
t 0 qj+1 qj ), ma non differenziabili (perche limt0 j+1t2 j t
non e finito). Si puo infatti dimostrare che i cammini differenziabili formano
un sottoinsieme di misura nulla nello spazio dei cammini che contribuiscono al
path integral (3.1.1). Si potrebbe inoltre far vedere che il set di cammini che
contribuiscono maggiormente allintegrale in questione coincide con il set delle
traiettorie di una particella soggetta al moto browniano.
E da notare che una proprieta caratteristica del moto browniano e, come
vedremo, chela distanza media percorsa da una particella in un tempo t e proporzionale a t e parallelamente dalla (3.1.3) si ricava, con la stessa procedura
usata per (qj+1 qj )2 , che
h(qj qk )2 i t, j e k 1, 2 . . . N
In altri termini, la distanza media tra due punti qualsiasi della traiettoria e proporzionale alla radice quadrata della scala dei tempi. Questa non e una proprieta
delle usuali curve continue, ma piuttosto delle strutture frattali.
hq , |q, i =
Dqe
dq 2 m
) 2 +V (q)]d /~
[( d
(3.2.1)
c=
R QN
1
dxi i (xj+1 xj )2 e
k (xk+1 xk )
R QN
1
dxi i e
k (xk+1 xk )
49
u 4
.
4!
f = Eo
c.v.d.
In teoria quantistica dei campi un ruolo importante e giocato dal prodotto
cronologico o T prodotto. Siano A(t) e B(t) due operatori dipendenti dal tempo
t e definiamo il T prodotto di A e B nel modo seguente
(
A(t1 )B(t2 ) se t1 > t2
T (A(t1 )B(t2 )) =
B(t2 )A(t1 ) se t1 < t2
E facile ottenere una rappresentazione con integrali di cammino del T prodotto
degli operatori di posizione:
Z
S
(3.2.2)
hq , t |T (Q(t1 )Q(t2 ))|q, ti = Dq q(t1 )q(t2 )ei ~ .
Infatti il ruolo del T prodotto e proprio quello di far comparire gli operatori
Q(ti ) nella posizione giusta quando si suddivide lintervallo t t in N intervallini
t.
50
teoria quantistica
meccanica
di campo
statistica classica
integrazione funzionale
somma sulle configurazioni
d dimensioni spaziali
D = d + 1 dimensioni spaziali
Azione euclidea SE
Hamiltoniana H
~
T
Ampiezza di transizione
Funzione di partizione
Valore di attesa nel vuoto del T -prodotto
Funzioni di correlazione
Energia dello stato fondamentale
Densita di energia libera
Massa della particella piu leggera
Inverso della lunghezza di correlazione
51
In realta questo e solo un limite formale, utile per semplificare la notazione, per
rendere piu agevole la condizione a. E da notare infatti che la definizione
esatta di Z coinvolge, come abbiamo visto nel paragrafo precedente, unintegrazione
per ogni sito
Z Y
Z=
di eHLG () .
i
52
3.2.2
Un sistema quantistico in equilibrio con un termostato alla temperatura T e` descritto dalla funzione di partizione
Z = tr e H ,
(3.2.3)
L(
q,q)dt
t
hq , t |q, ti hq |e ~ |qi = Dq e ~
Dq e ~ .
(3.2.4)
e` dunque chiaro che se noi facciamo una rotazione di Wick t i e poniamo
i(t t)
= e q = q (cosicch`e consideriamo soltanto camminiR chiusi) e infine
~
aggiungiamo unulteriore integrazione allintegrale sui cammini Dq, integrando
sulla posizione del punto iniziale q( ) = punto finale q( = + ), otteniamo
una rappresentazione con integrali di cammino della funzione di partizione del
sistema quantico:
Z
Z=
D[q] e
R
0
LE (q,q)d
53
il campo dipenda anche dalla variabile ( tempo immaginario) e che sia una
funzione periodica di periodo , cio`e
(~x, ) = (~x, + ) .
(3.2.5)
(3.2.7)
54
(3.2.9)
con
Y 1
P
(3.2.10)
Si e aggiunta letichetta j alla configurazione e si interpreta lespressione racchiusa in parentesi quadre come loperatore che fa evolvere dalla configurazione
j alla j + 1. Si interpreta poi questa nuova configurazione come la conf. di una
nuova catena orizzontale spostata di un passo reticolare in direzione verticale ( si
veda la figura sottostante).
n,j+1
n1,j+1
n+1,j+1
n1,j
n,j
n+1,j
55
1
+ h nx |Sn,j i = eK2 Sn,j Sn,j+1
hSn,j+1|
h
con
1
eK2 =
(3.2.11)
h
Si genera cosi un reticolo quadrato su cui e` definito un modello di Ising standard senza campo magnetico e con accoppiamenti molto asimmetrici nelle due
direzioni. Si ottiene dunque lequivalenza
N/2 X P
1
b
H
Tre
=
e x,y (K1 Sx,y Sx+1,y +K2 Sx,y Sx,y+1) ,
(3.2.12)
h
{Sx,y }
56
b
ha esattamente le stesse propriet`a di quella descritta da H(,
h). Ma esprimendo
le in funzione delle si ottiene
bb
b
H(,
h) = H(h,
) ;
57
(3.3.2)
dan e
= det(A/) 2 , = 2/2 ,
n
n
n
dove n sono gli autovalori di A: An = n n e si e` usato il noto integrale
gaussiano unidimensionale
r
Z
2
21 x2
=
dxe
.
d x =
dD x ( 2 ) ,
S=
2
2
dove 2 e` il Laplaciano. Il determinante di A di solito diverge perch`e i suoi autovalori crescono senza limite. Per esempio gli autovalori di 2 per un sistema
chiuso in una scatola di lato L con condizioni al contorno periodiche sono
2
D
X
2 ni
i=1
, (ni Z)
Occorre dunque regolarizzare il determinante. A tal fine si introduce 4 una generalizzazione della funzione di Riemann associata alloperatore A:
A =
X 1
,
sn
n
(3.3.3)
dove s e` un parametro complesso. E` facile dimostrare che nel caso del Laplaciano
questa serie converge per e(s) > D e assumiamo che questa propriet`a valga
per il generico operatore A . Nel piano complesso di s pu`o essere prolungata
analiticamente su tutto il piano complesso e le uniche singolarit`a al finito sono
4
S.W. Hawking, Zeta Function Regularization of Path Integrals in Curved Spacetime, Commun. Math. Phys.55 (1977) 133.
58
dei poli semplici per s = 1, 2, . . . D/2. Possiamo allora usare questa propriet`a per
regolarizzare il determinante, usando una procedura analoga a quella del paragrafo
precedente:
X
X
log det(A/) =
log n log
0n =
n
dA (s)
log A (0) = A (0) log A (0) ,
s0
ds
= lim
per cui si ha
(3.3.4)
d =
2 2
( d2 )
x2
1
2 n
~c
2 s =
sd Z d1
X
Ld
~c
y dy
=
d
.
d
(2)
2 n
(1 + y 2 )s
0
n=
(3.3.5)
() ()
:
(+)
(s d2 ) ( d2 )
y d1dy
=
.
(1 + y 2 )s
2 (s)
~c
2
sd
R (s d)
(s d2 ) ( d2 )
(s)
(3.3.6)
59
( d2 ) ( d2 )
1
Ld
2 (0) =
R (d) .
d
2
(~c)d
2
(3.3.7)
Ld
d (d + 1)
R (d + 1) .
d
(~c) (2)d
d
(3.3.8)
(3.3.9)
(d + 1) = 1 +
2
2
il confronto tra le due diverse espressioni di log Z porta a scrivere lidentit`a seguente
1+d
d
d
d+1
R (d) = 2
R (d + 1)
(3.3.10)
2
2
2
che una famosa identit`a dovuta a Riemann e che ha un ruolo importante in teoria
dei numeri.
60
2 2
2 2
2) +
(n
+
n
n ,
x
y
L2
2 z
(3.4.1)
dove il 2 a numeratore tiene conto dei due stati di polarizzazione della radiazione.
Ovviamente la somma precedente e` divergente e cosi scritta non ha alcun senso.
Questa costante infinita lavevamo gi`a incontrata nel calcolo dellenergia interna
del corpo nero e lavevamo trascurata con la scusa che lenergia e` definita a meno
di una costante additiva. Ma se noi ora stabiliamo, per eliminare questo infinito,
che lenergia di questo sistema e` nulla per un dato valore di , diciamo = L,
nessuno ci puo assicurare che il valore dellenergia resti nullo al variare di . A
noi interessa in realt`a la differenza di energia tra il sistema in esame e quello in
cui L. Possiamo pensare di operare nel seguente modo:
innanzitutto introduciamo un cut off nelleq.(3.4.1) per renderla finita, ad
esempio limitando la somma sui tre interi nx , ny , nz da 0 a N (= valore del
cut off)
calcoliamo poi la differenza di energia tra i due sistemi in questione
eliminiamo il cut off facendo il limite N
61
config. a
config. b
L
2
--
L
3
L
2
L
3
-
L
3
-
Ea Eb
L N
L2
lim
dove Ea e Eb sono le energie delle due configurazioni calcolate con il cut off N.
Il risultato di questa procedura ( detta regolarizzazione) e` finito e risulta essere,
come vedremo
2 ~c
=
,
(3.4.2)
7203
quindi i due conduttori piani
sonosoggetti a una forza di attrazione, o, meglio, a
E
= pari a
una pressione P = V
S
P =
2 ~c
.
2404
(3.4.3)
62
5
, ma solo nel 1997 si ebbe una conferma convincente e definitiva dovuta a Lamoreaux con lutilizzo dellinterferometria laser e luso di una base piezoelettrica
6
.
3.5 Come ricavare leffetto Casimir dallenergia libera del corpo nero
Leffetto Casimir ha strette analogie con la termodinamica del corpo nero nella sua
formulazione classica con una dimensione compattificata in pi`u di larghezza ~c.
In entrambi i casi il sistema e` racchiuso in un parallelepipedo in quattro dimensioni. nal caso del corpo nero le dimensioni che si fanno tendere allinfinito per
ottenere il limite termodinamico sono le tre direzioni spaziali, mentre quella temporale legata alla temperatura e` tenuta costante. Nelleffetto Casimir si mandano
allinfinito due direzioni spaziali e la direzione associata alla temperatura, perch`e
il sistema e` idealmente a temperatura zero, mentre e` tenuta costante la distanza
tra i due piatti conduttori. Una differenza importante e` che nel caso delleffetto
Casimir le condizioni al contorno sui due piatti non sono periodiche ma fisse,
dunque nella formula (3.3.5) la somma su n corre solo da 1 a (quindi ci vuole
n
un fattore 12 ) e al posto di 2
occorre sostituire n , cio`e ~c 2 e una delle
~c
direzioni spaziali L ~c con tendente allinfinito . Dunque si ha
log ZCasimir () = 2
1 L2 ~c R (4)
L2 ~c 2
=
2 8 3 2
3 720
(3.5.1)
dove il primo fattore 2 si riferisce ai due stati di polarizzazione della luce. Dunque
lenergia del sistema e`
E=
log Z
L2 ~c 2
= 3
720
5
6
(3.5.2)
Chapter 4
Rottura spontanea di simmetrie
continue
In fisica classica, linvarianza dellazione per effetto di un gruppo di Lie di trasformazioni (dette impropriamente nella letteratura fisica simmetrie continue, cio`e
dipendenti con continuit`a da uno o pi`u parametri reali) e` strettamente legato allesistenza di leggi di conservazione. Questo e` particolarmente evidente nella teoria
dei campi classica, dove il teorema di Noether (v. 4.1) associa una corrente
conservata ad ogni generatore infinitesimo della simmetria. Queste leggi di conservazione non sono necessariamente valide nei corrispondenti sistemi quantistici
per due ordini di motivi. Innanzitutto, affinch`e una simmetria classica sia elevata
a simmetria della teoria quantistica, occorre che anche la misura di integrazione
dellintegrale funzionale sia invariante. Se questo non succede, si dice che c`e
unanomalia nella teoria e la simmetria in questione di fatto non vale per il sistema reale (cio`e quantistico).
Il secondo motivo che pu`o non permettere di associare una legge di conservazione a una simmetria e` il fenomeno della rottura spontanea di una simmetria di
Lie. In questo caso, pur essendo la teoria invariante per queste trasformazioni
anche a livello quantistico (assenza di anomalie), alcune delle cariche conservate classicamente non sono ben definite quantisticamente, per la presenza nello
spettro della fase a simmetria spontaneamente rotta di eccitazioni di massa nulla
(modi di Goldstone, v. 4.2). La presenza di queste eccitazioni di massa nulla
e` un fenomeno molto generale che si osserva sia nei sistemi descritti dalla teoria
quantistica dei campi, sia nei sistemi statistici.
63
64
(4.1.2)
65
R
del sistema invariante e con H[, h] = Ho [] dxd a (x)ha lHamiltoniana perturbata. Poich`e la funzine di partizione
Z Y
Z=
Da eH = eF
a
ab =
ha
hb f
|h| |h|
2f
ha hb
ha hb 2 f
= 2
|h| |h|2
hb
ha |h|
f
=
|h|
Il campo esterno ha fa parte dellapparato che misura la risposta del sistema ad una perturbazione che rompe esplicitamente la simmetria. Il gruppo O(N ) che ruota simultaneamente a e
ha e` quindi una simmetria del sistema + apparato di misura.
1
66
Poiche ha = haN
ha hb 1
ha hb
f
= 2 f ab
|h|
|h|2 |h|
ab = f aN bN (ab aN bN )
1
f
|h|
= ab [L + T (1 aN )]
m
1
L = f , T = f =
h
h
In altre parole, la suscettivita trasversa T = aa , (a 6= N) diverge per h
0+ , m 6= 0. Dunque nella fase a simmetria spontaneamente rotta, fuori dal punto
critico (m 6= 0) ci sono delle correlazioni a lungo raggio (T
) corrispondenti a eccitazioni o quasiparticelle di massa nulla ( ) con i
numeri quantici del sottogruppo di stabilita O(N 1) (cioe la parte di simmetria
non spontaneamente rotta).2
Le eccitazioni a massa nulla che abbiamo individuato si dicono bosoni o modi
di Goldstone. Questo fenomeno che ora abbiamo descritto e del tutto generale:
ogni qual volta una simmetria continua si rompe spontaneamente, in tutta la fase
a simmetria spontaneamente rotta si propagano delle eccitazioni a massa nulla.
Ad esempio i fononi di un cristallo possono essere considerati come i bosoni di
Goldstone della rottura spontanea dellinvarianza per traslazioni del sistema nella
fase solida.
Vediamo di capire in modo piu intuitivo lorigine di questo fenomeno: quando
la simmetria spontaneamente rotta e un gruppo continuo, gli stati fondamentali
( o vuoti) della teoria sono degeneri e formano un insieme continuo che si puo
etichettare con i parametri del gruppo. Consideriamo come esempio una semplice
generalizzazione del modello di Landau-Ginzburg, in cui il parametro dordine,
anziche essere un campo reale (x) e un campo complesso (x) e scriviamo
lHmiltoniana nella forma
Z
1
3
2
2
HLG [] = d x
|| + V (|| ) .
2
In questo caso il gruppo di simmetria e il gruppo U(1) generato dalle trasformazioni
(x) (x) = ei (x) .
Lidentita che abbiamo trovato tra T e m
h e un tipico esempio di identita di Ward, cioe
identita tra funzioni di correlazione che derivano dallinvarianza rispetto a un gruppo di trasformazioni; queste identita giocano un ruolo molto importante nella teoria quantistica dei campi.
2
67
Nel caso di rottura spontanea di questa simmetria ogni vuoto puo essere etichettato con un parametro angolare :
hi = o = o ei
HLG [] e minimo per = o .
Consideriamo ora una configurazione che interpoli tra due vuoti differenti:
supponiamo ad esempio che (x) = o per x1 A e (x) = eio per x1
A, dove x1 e` una delle coordinate del sistema.
Possiamo interpolare queste due configurazioni ponendo
(x) = o ei(x)
con (x) come opportuna funzione interpolante.
Se inseriamo questa configurazione nellHamiltoniana, lunico termine che
risente della presenza di (x) e il termine cinetico ||2. Tutti gli altri termini
delleq. di LG sono funzioni di |(x)| = o . Poiche (x) = o ei(x) (x), si
ha
Z
Z
2o
3 1
2
HLG [] HLG [o ] = d x |(x)| =
d3 x((x))2 = E . (4.2.1)
2
2
Quindi nella fase a simmetria spontaneamente rotta ( > 0), quanto piu A e
grande3 , tanto piu il gradiente di puo essere reso piccolo, esistono delle
eccitazioni che interpolano tra diversi vuoti che hanno unenergia E tanto piu
piccola quanto piu grande e la loro lunghezza donda 4 : sono questi i bosoni
di Goldstone. Detto in altri termini, (x) descrive un campo di massa nulla, in
quanto contribuisce a HGL solo con il termine cinetico ()2 .
Vediamo ora un approccio piu sistematico: Scriviamo esplicitamente lHamiltoniana HGL per una teoria O(N) invariante
( N
)
Z
X
X
X
X
1
t
u
HGL [a ] = dD x
(a )2 + (
2a ) + (
2a )2
ha a
2 a
2 a
4! a
a
Sia ao una configurazione di minimo; ponendo ha = haN si ha:
ha i = o aN , to +
3
u 3
= h (condizione di minimo)
3! o
Qui la scala delle lunghezze dipende dal valore della differenza di fase o tra i due vuoti.
La trasformata di Fourier del gradiente e il numero donda k = 2/, dove A e la
lunghezza donda delleccitazione che interpola tra i due vuoti.
4
68
Per studiare lo spettro delle eccitazioni (quantistiche) di energia piu bassa basta
porre (x)a = ao + a (x), dove a descrive una perturbazione dello stato fondamentale. PoicheHGL ha un minimo per (x) = o , non compaiono termini
lineari in .
GL []
HGL [] = HGL [o ] + H
Separiamo le N direzioni in una longitudinale a = N e N 1 trasversali t =
1, 2 . . . N 1
X
X
(a )2 =
(t )2 + (N )2
a
X
a
4N
(a )2 =
(t )2 + 2N
X
X
2t 2N + 4N
2t )2 + 2
2a )2 = (
t
2 +
2
2 N 2 t
2 t t
dove
u 4
u X 2 2 i
g3 X 2 g3 3
+
+
+
(
a )
+
N
N
N
t
3!
3!
4!
4!
t
a
1
1
2L = t + u2o , 2T = t + u2o , g3 = uo .
2
3!
Utilizzando la condizione di minimo
u
to + 3o = h
3!
h
h
2t , 2T =
o
o
Poiche nella fase a simmetria spontaneamente rotta t < 0, si ha L > T . Nel
limite u 0 possiamo utilizzare i risultati del modello gaussiano: la teoria e la
somma di un campo libero longitudinale che ha un correlatore, nello spazio degli
impulsi, della forma
1
GL (p) = 2
p + 2L
2L = 3
69
e N 1 campi di correlatore
GT (p) =
p2
1
1
= 2
2
+ T
p + h/o
70
a j, percio S = log e quindi F 4J T log . In conclusione, la formazione di in tale dominio per sufficientemente grande e T arbitrario produce
sempre un abbassamento di F per ogni valore di T e la fase ordinata non puo
essere stabile. Viceversa in due dimensioni lenergia di un dominio di perimetro
e` E 2J. Per calcolarne lentropia consideriamo il bordo del dominio come un
cammino casuale chiuso che ad ogni passo, nel reticolo quadrato, ha al massimo
tre possibilit`a (perch`e non pu`o tornare su se stesso), perci`o il numero possibile di
configurazioni e` circa c , con c < 3. Quindi F = 2J T log c e a temperature sufficientemente basse la fase ordinata e` stabile rispetto alla formazione di
domini di spin opposto.
Se la simmetria e` continua il discorso e` un po diverso. Possiamo, per fare
un esempio concreto, considerare un modello con simmetria O(3), sostituendo
nell hamiltoniana di Ising al posto del segno i un vettore ~i . Se si forma un
dominio di dimensione che possiede al centro uno spin di verso opposto rispetto
a quelli della frontiera, gli spin intermedi hanno a disposizione una distanza O()
per interpolare, col minor costo energetico possibile, lo spin al centro con quelli
alla frontiera. Langolo relativo tra due spin contigui (che e` la grandezza che interviene nell hamiltoniana) e` dellordine di / e la densit`a di energia (che e`
()2 , vedi leq.(4.2.1)) e` O(1/2). Questa d`a unenergia totale, in d dimensioni, E = O(d2 ) per un dominio il cui volume e` O(d ), da compararsi con
O(d1 ) nel caso di simmetria discreta. Questo significa che gli effetti entropici
sono sempre dominanti per d 2.
Largomento intuitivo precedente e` corroborato dal teorema di Mermin- WagnerHohenberg (noto in teoria dei campi come teorema di Coleman) che stabilisce in
modo rigoroso che a temperatura 6= 0 non ci puo essere rottura spontanea di una
simmetria continua (cio`e con un valore di aspettazione non nullo del parametro
dordine) in dimensioni d 2 nei modelli con accoppiamenti a corto raggio. In
particolare per un modello con simmetria O(n) in due dimensioni Mermin e Wagner nel 1966 e Hohenberg nel 1967 mostrarono 5 che per un campo magnetico
sufficientemente piccolo vale la seguente disuguaglianza per la magnetizzazione
Z
M = log
h
r
4
1
M(h)
n 1 C log h
dove C e` unopportuna costante. Da questa disuguaglianza segue ovviamente che
la magnetizzazione spontanea limh0 M(h) e` nulla per ogni valore finito della
temperatura.
5
si veda ad es. la dimostrazione a pag.219 del libro di Itzykson e Drouffe citato in bibliografia.
71
Nel paragrafo seguente e` descritta schematicamente una dimostrazione semplificata del teorema.
72
L0
L1
L2
Figure 4.1: Schema della scomposizione in quadrati concentrici del reticolo bidimensionale per la costruzione dellinsieme di configurazioni che permettono di dimostrare lassenza di magnetizzazione spontanea nei modelli con simmetria O(n)
con n 2.
Se invece Sk = Sk1 interpoliamo la configurazione cercando la config~ con continuit`a da 0
urazione che minimizza lenergia facendo ruotare
a 0 senza mai abbandonare il minimo di V , proprio come si e` fatto nel
paragrafo precedente nella discussione sulla stabilit`a del vuoto ordinato. In
questo modo tutto il contributo dellenergia viene dal termine cinetico che
~ con un fattore di fase del
deve essere minimo. Possiamo ad es. far variare
(x)
tipo 0 e
con Lk x Lk+1 = 2Lk e (Lk ) = 0, (2Lk ) = . La funzione (x) che minimizza il contributo del termine cinetico e` ovviamente
~
~ 1/L2 e quindi il costo in
lineare: (x) = (x Lk )/Lk . Si ha
k
L2 L2
Il contributo di queste configurazioni alla funzione di partizione e` dunque ben approssimato, a meno di una costante moltiplicativa (Esercizio: determinare questa
costante moltiplicativa) dalla funzione di partizione
ZI =
X
{Si }
eH
73
qed.
Una motivazione semplice per giustificare questo teorema da un altro punto
di vista e` losservazione che non possono esistere modi di Goldstone in d 2
dimensioni. Infatti il correlatore di un campo di massa nulla in d = 2 soddisfa
leq. (2.1.4) che nel limite limite continuo diventa
G(x, y) = (x)(y)
1
log r, (c e` una
la cui unica soluzione a simmetria radiale6 e` G(x, y) = c 2
costante arbitraria) che e` divergente a grandi distanze (divergenza infrarossa) ed
e` sorgente di inconsistenze, perch`e come si e` gi`a visto al 2.1.2 ,il correlatore
dovrebbe essere sempre positivo. Analogamente in una dimensione il correlatore
soddisfa lequazione
d2
G(x) = (x) ,
dx2
la cui soluzione G(x) = c |x|
e` anchessa divergente infrarossa. In conclusione
2
i modi di Goldstone in d 2 dimensioni non possono esistere e quindi neanche il
vuoto in cui si propagano, cio`e una fase a simmetria spontaneamente rotta, la cui
esistenza richiede necessariamente anche quella dei modi di Goldstone.
2
(r r
f )+ r12
Infatti il laplaciano in coordinate polari (r, ) e` f = r1 r
2 f , da cui, ponendo
1 d
1
e log r = r dr (r) = r (r), si ha (x)(y)dxdy =
G = 0, si ha G(r) log r. Poich`
6
(r)dr d
2 , come si puo verificare integrando su una funzione di prova entrambi i membri. Si
ottiene la normalizzazione riportata nel testo
74
X
KX
Si Sj + Si Sj = K
cos(i j ) .
2
hiji
(4.5.1)
hiji
dj eH
(4.5.2)
d
K K = 0 .
da
(4.5.4)
75
E` anche facile verificare, utilizzando il metodo usato per ricavare la (2.2.2), che i
termini di ordine superiore nello sviluppo (4.5.3) corrispondono a costanti di accoppiamento irrilevanti, dunque per ogni valore di K (purch`e abbastanza grande,
come vedremo) le traiettorie del gruppo di rinormalizzazione fanno fluire il sistema verso un punto fisso gaussiano. LHamiltoniana di punto fisso e`
Z
K
H = d2 x .
(4.5.5)
2
Cominciamo col calcolarci il correlatore
hSx Sy i = heix iy i = eG(xy)G(0) ,
dove si e` usata la (2.3.2) con Bx = By = i. Ricordando poi che il correlatore
gaussiano bidimensionale e` dato da 7
hx y i G(x y) = c
si ha
hSx Sy i =
1
log |x y| ,
2K
C
.
|x y|1/2K
(4.5.6)
1
2K
(4.5.7)
76
(4.5.8)
(4.5.9)
77
d
y y = (2 xy ) y = (2 K) y = x y ,
da
(4.5.11)
(4.5.12)
x
dy
=
A y 2 x2 = c ,
dx
Ay
78
<
KT
A y + x = 0, y 0
(4.5.13)
e` la linea di separazione tra la regione critica ( = ) controllata dalla linea di
punti fissi e il resto, controllato da un punto fisso ad alta temperatura che non si
pu`o rappresentare nello stesso diagramma dei flussi, che e` valido solo per x e y
piccoli. Il punto fisso di KT, rappresentato dallorigine nel piano xy, e` caratterizzato da valori razionali degli esponenti critici e , infatti ponendo K = KKT
79
dx
dz
=
d =
, (t 0) .
2
t z 2 + 1
t
0
x(0) x + t
Combinando questo risultato con la nota equazione funzionale per
(x(), y()) o = (x(0), y(0))/ exp[] /s
si ha
= o e/
(4.5.14)
dove le In (z) = In (z) sono le funzioni di Bessel modificate. Per i nostri scopi ci
basta sapere che per K grande
In (K)/I0 (K) en
2 /2K
, (K 1) .
(4.5.16)
80
h2
j3
mij3
i
h3
j1
mij1
h4
mij4
j4
Figure 4.3: I quattro link incidenti sul nodo i e i quatto siti del reticolo duale le
cui variabili consentono di risolvere il vincolo (4.5.18)
Inserendo questo sviluppo nella funzione di partizione (4.5.2) si possono integrare
esplicitamente tutte le ; infatti la variabile i compare solo nei quattro link che
incidono sul nodo i (si veda la figura)
( P
Z 2
0
mijn 6= 0
(4.5.17)
di eii (mij1 +mij2 +mij2 +mij3 +mij4 ) =
Pn
1
0
n mijn = 0
Integrando su tutti i nodi si pu`o riscrivere la Z nella forma
Z=
Y X
hiji mij Z
Imij (K)
I0links
Y X
hiji mij Z
emij /2K (K 1)
dove ora le configurazioni su cui si somma sono i numeri interi relativi mij associati ai link e lapice nella somma sta ad indicare che queste somme non sono
libere, ma devono soddisfare in accordo con la (4.5.17) il vincolo
4
X
n=1
mijn = 0 , i .
(4.5.18)
81
duale (che e` costuito asegnando un nodo al centro di ogni quadrato elementare del
reticolo diretto) e di assegnare ad uno dei suoi nodi un intero arbitrario e quindi
assegnare ad ogni altro nodo un intero hj scelto in modo che la differenza hj hl
coincida con lintero mjl associato al link corrispondente del reticolo diretto. Per
esempio nel caso rappresentato in figura si ha mijn = hn hn1 . E` immediato
verificare che
1. In un reticolo infinito si ha per ogni configurazione {mij } di tutti i link del
reticolo diretto una configurazione {hl } associata ai nodi del reticolo duale,
definita a meno di una costante additiva che e` il valore arbitrario del primo
nodo duale scelto
2. Il vincolo (4.5.18) e` automaticamente soddisfatto per ogni nodo del reticolo
diretto
3. La funzione di partizione si pu`o scrivere nella forma
Z=
Y
Y X
i
hi = hiji
Ihi hj (K)
4. In questa nuova forma la simmetria manifesta del modello non e` pi`u U(1),
ma Z.
5. Interpretando hi come la distanza del quadrato elementare di posizione i =
(x, y) dal piano z = 0, ogni configurazione {hj } rappresenta una superficie
h = f (x, y).
6. A bassa temperatura (K grande) il fattore di Boltzmann e` dominato in base
alla (4.5.16) dal termine gaussiano
e
2
hiji (hi hj ) /2K
82
Questa transizione e` ubiquitaria i natura. Si pu`o osservare ad esempio nella superficie di crescita dei cristalli o nelle interfacce di separazione tra fasi differenti.
Un esempio concreto e molto studiato si ha nel modello di Ising tridimensionale
a bassa temperatura. Supponiamo di fissare le condizioni al bordo in modo che
nel piano z = tutti gli spin siano S = +1 e nel piano z = siano invece S = 1; si former`a necessariamente uninterfaccia che separa le due fasi
con magnetizzazione opposta. A T 0 linterfaccia che minimizza lenergia
libera sar`a un piano ortogonale allasse z; lenergia non dipende dalla posizione
dellinterfaccia. Man mano che la temperatura aumenta cominceranno a contribuire anche le interfacce formate da superfici lentamente variabili: la loro energia interna aumenta ma aumenta anche la loro entropia. Ad un valore critico
TR della temperatura, che e` notevolmente pi`u basso della temperatura di smagnetizzazione di Curie Tc , avviene la transizione di roughening, caratterizzata da
interfacce rapidamente variabili e fluttuanti.
Alcune osservazioni finali:
La trasformazione di dualit`a e` una tipica trasformazione dei modelli con
simmetria abeliana che generalizza la trasformazione di Kramers-Wannier
gi`a vista nel modello di Ising bidimensionale.
Essa consiste essenzialmente nel rimpiazzare le variabili di gruppo con variabili associate alle rappresentazioni irriducibili.
Solo nei gruppi abeliani il duale G di un gruppo G, cio`e linsieme delle sue
rappresentazioni irriducibili, forma a sua volta un gruppo (necesariamente
abeliano).
(G ) = G
U(1) = Z, ZN = ZN , R = R
83
dei possibili valori della variabile di spin in un cammino chiuso n che avvolge n
volte S1 , con n 6= 0:
n S1 n 6= 0 .
Poich`e n non e` omotopo a zero (cio`e non pu`o essere ridotto con continuit`a a un
punto) i vortici son stabili.
La situazione e` molto diversa quando il gruppo di simmtria del modello bidimensionale e` O(n) con n > 2. Consideriamo un modello bidimensionale definito
dallHamiltoniana
Z
n
X
1
2
d x
a a
(4.6.1)
H=
2T
a=1
a (x)2 = 1 .
(4.6.2)
a=1
Ogni vettore individua un punto della sfera unitaria Sn1 che e` una variet`a semplicemente connessa per ogni n > 2, cio`e ogni cammino chiuso Sn1 e`
omotopo a zero, dunque il sistema non possiede configurazioni topologiche stabili e non ci si aspettano transizioni di fase a T > 0. Per via del vincolo (4.6.2)
non tutti le componenti di possono essere piccole a piacere. Si pu`o ad es. esprimere la componente n in funzione delle altre. Questo mostra chiaramente che
il vincolo introduce dei termini di interazione tra i rimanenti campi e per questo
motivo questo modello e` noto come modello O(n) (o modello ) non-lineare.
Anzich`e esprimere un solo campo in funzione degli altri e` molto pi`u utile
risolvere il vincolo ponendo
i = ti , (i = 1, . . . n 2) , n1 =
1 ti ti cos , n =
1 ti ti sin .
con
1
H=
2T
d2 x
n2
X
i=1
ti ti + (1 ti ti ) + . . .
84
Dove i puntini indicano i termini in cui la derivata agisce sulla radice e che
si puo dimostrare essere trascurabili. Con questa approssimazione, integrando
prima sui campi gaussiani trasversi ti , si ottiene
Z
Z
1
Hef f
Z = D e
, Hef f =
d2 x(1 hti ti i) ,
(4.6.3)
2T
dove i valori medi sono calcolati rispetto alla misura gaussiana. Quindi questa
teoria e` equivalente al modello XY con due importanti differenze:
La costante di accoppiamento effettiva e`
Kef f = (1 hti ti i)/T
(4.6.4)
ij
T
(2)2
1
a
1
L
d2 k
T
= ij
log L/a ,
2
k
2
dove si e` usata la solita rappresentazione integrale del correlatore gaussiano. Essendo la teoria in due dimensioni, oltre al cut-off ultravioletto 1/a si deve introdurre anche un cut-off infrarosso 1/L per i noti problemi del correlatore gaussiano bidimensionale nel limite termodinamico. Inserendo questa espressione
nella (4.6.5) si ha subito
n2 2
T =
T .
(4.6.6)
2
Questequazione e` simile, ma di segno opposto alleq.(2.5.10) per laccopppiamento
u della teoria 4 , quindi T e` marginalmente rilevante, cio`e T cresce al crescere
del passo reticolare, dunque T si annulla nel limite continuo. Quests proprieta,
che riveste grande importanza nella teoria quantistica dei campi, e` detta libert`a
asintotica o asymptotic freedom.
Unaltra propriet`a importante di questo modello bidimensionale e` che la sua
Hamiltoniana (4.6.1) e` invariante di scala e non contiene nessun parametro dimensionale. Eppure T che e` adimensionale, dipende esplicitamnete dal passo reticolare (altrimenti lequazione (4.6.6) sarebbe invece banalmente T = 0). Lunico
85
modo in cui la quantit`a dimensionale a pu`o apparire in T e` attraverso la combinazione adimensinale T = T (a), dove e` una costante che ha le dimensioni
dellinverso di una lunghezza (ossia di una massa), ma non dipende dal dal cut-off
a
d
=0.
(4.6.7)
a
da
Dunque e` una grandezza dimensionale e fisica perch`e indipendente dal cut-off
che non cera nella teoria classica di partenza, che e` invariante di scala. La comparsa di questa scala fisica e` dunque un fenomeno prodotto dalla formulazione
dela teoria mediante lintegrazione funzionale (somma sulle configurazioni) e
quindi e` un fenomeno quantistico. detto trasmutazione dimensionale.
La dipendenza della scala fisica da T si ottiene osservando che per ragioni
)
dimensionali, essendo a lunica scala della teoria regolarizzata, = f (T
, dove
a
f (T ) e` una funzione adimensionale da determinare. La (4.6.7) d`a
f (T ) +
df
df
T = 0,
=
dT
f
dT
n2 2
T
2
f (T ) = C e (n2) T .
(4.6.8)
Naturalmente questa forma funzionale vale per ogni grandezza fisica della teoria.
In particolare linverso della lunghezza di correlazione 1 f (T ), a conferma
che in questo modello la transizone di fase avviene solo a T = 0 e la lunghezza di
correlazione cresce con una legge esponenziale.
n
dd x X
a a .
a a=1
(4.6.9)
Si noti che la dipendenza dal passo reticolare e` diversa rispetto al caso puramente gaussiano
per via del vincolo (4.6.2) che implica che il campo a e` adimensionale. Di conseguenza il coefficiente del termine cinetico non e` marginale in 2 + dimensioni.
86
T =0
Figure 4.4: Il flusso del gruppo di rinormalizzazione in una teoria con simmetria
O(n) in 2 + dimensioni.
Applicando la trasformazione del gruppo di rinormalizzazione di parametro s a
s a si desume che ora lequazione del gruppo di rinormalizzazione non e` piu data
dalla (4.6.5), ma assume la forma
K ef f = Kef f .
(4.6.10)
ij
a
K(2)d
1
a
dd k
2 d/2
d
j 1
= i
, d =
k2
K (2)d
(d/2)
da cui
hti ti i =
n2
.
2 K
(4.6.11)
che ha due punti fissi (v. Figura), T = 0 (punto fisso stabile, cio`e T irrilevante) e
2
che e` un punto fisso instabile, infatti linearizzando lequazione preceT = n2
dente ponendo T = T + T si trova, con lo stesso calcolo fatto per la teoria 4 in
4 dimensioni (si veda il (2.5.1)), che T ha autovalore x = > 0 ed e` quindi
rilevante.
In conclusione il sistema con simmetria O(n), in base al flusso delle traiettorie
del RG determinata dai punti fissi, ha una fase ordinata nellintervallo T T ;
questa fase si riduce a 0 nel limite 0, come previsto dal valore delle dimensioni critiche inferiori di un sistema con simmetria continua.
Chapter 5
Simmetrie locali
5.1 Il fenomeno di Higgs
Il teorema di Goldstone non vale per la rottura sponondontanea di una simmetria
locale ( cioe una simmetria i cui parametri sono funzioni arbitrarie dello spaziotempo) come la simmetria di gauge.
Vedremo che si manifesta un nuovo fenomeno. Consideriamo il modello di
Landau-Ginsburg per un campo scalare carico, cioe sostituiamo al campo scalare
reale (x) che abbiamo considerato nei sistemi magnetici un campo scalare complesso (x). Per maggiore generalita consideriamo una teoria dipendente anche
dal tempo. Essendo un campo carico, si accoppia al campo elettromagnetico.
Questo accoppiamento si ottiene semplicemente sostituendo alla derivata le
derivate covarianti D :
D = +
ie
A (x),
~c
(5.1.1)
(5.1.2)
88
(A (x) + ) ei ~c (x)
D (x) + A (x) (x) = +
~c
~c
e
= ei ~c D (x) ,
Lem dx =
F F dx =
A A A A dx4
4
2
2
d2
dt2
= A A
=
F
1
E k = F ko , B k = ijk Fij
2
L = Lem + L
Le equazioni del moto per i campi e A si ottengono imponendo la stazionarieta
dellazione
L
L
L
=0,
=
=0.
A
Nella fase a simmetria spontaneamente rotta (detta anche fase ordinata) possiamo
utilizzare linvarianza di gauge per fare in modo che (x) sia reale per ogni x.
Infatti, poiche in generale il campo si puo parametrizzare nella forma (x) =
e
(x) = (x) per avere
(x)ei(x) , dove (x) e un campo reale, basta scegliere ~c
(x) = (x). Questa scelta di gauge e nota come gauge unitario.1 In questo
gauge e facile verificare che le eq. del moto assumono la forma
F (x) =
1
L
e2 2
=
(x)A (x)
A
(~c)2
E importante osservare che il gauge unitario e` ben definito solo nella fase ordinata, dove
(x) 6= 0 e quindi (x) e` sempre ben definita. Viceversa nei punti in cui si annulla, non e`
necessariamente definita e quindi la trasformazione di gauge cercata e` singolare o non esiste.
89
u
u
V () = t 3 = (x)[2o 2 (x)] ,
6
6
dove o e il minimo del potenziale nella fase in cui la simmetria e spontaneamente rotta: 2o = 6t
. Lo stato fondamentale corrisponde alla configurazione
u
(x) = o , A (x) = 0.
Per studiare lo spettro delle eccitazioni attorno allo stato fondamentale possiamo utilizzare un metodo molto generale, che consiste nel considerare piccole
perturbazioni della configurazione di campo corrispondente allo stato fondamentale. Le equazioni del moto linearizzate di queste perturbazioni forniscono diret
tamente lo spettro della teoria. Nel caso in questione poniamo (x) = o + (x)
e consideriamo (x)
e A (x) delle piccole fluttuazioni, in modo da poter linearizzare le eq. del moto:
e2 2
A
F (x) =
(~c)2 o
u
(x)
(x)
= 2o + O(2)
3
Nella fase simmetrica non si puo usare il gauge unitario per la ragione esposta nella nota
precedente
90
5.2. SUPERCONDUTTIVITA`
91
5.2 Superconduttivit`a
Moltissimi conduttori non ferromagnetici, al di sotto di una temperatura critica
(che di solito e` molto bassa: qualche decina di o K) subiscono una transizione a
uno stato superconduttore, in cui il sistema ha una resistenza sperimentalmente
nulla: la corrente elettrica fluisce attraverso il superconduttore senza sviluppare
calore Joule. La prima osservazione sperimentale della superconduttivit`a risale al
1911, quando Kamerlingh Onnes osserv`o che la resistenza elettrica del mercurio,
al di sotto di 4.2 o K, cade bruscamente a zero.
In condizioni stazionarie non ci puo essere un campo elettrico non nullo nel
superconduttore, in quanto ogni differenza di potenziale implica una resistenza
non nulla.
Ci sono molti effetti associati a questo comportamento, principalmente legati
al campo magnetico.
Siccome un campo magnetico variabile genera un campo elettrico, un conduttore senza resistenza non puo contenere un campo magnetico variabile. Questo
spiega i due fenomeni seguenti:
Se un superconduttore di forma sferica viene posto in un campo magnetico,
le sue linee di flusso sono spinte fuori dal superconduttore.
Se un anello superconduttore e` posto in un campo magnetico, il flusso magnetico concatenato con lanello rimane invariato anche dopo lo spengimento
del campo magnetico esterno: poich`e la resistenza elettrica dell anello e`
nulla c`e una corrente che continua a circolare indefinitamente per mantenere il flusso magnetico concatenato a un valore costante.
Infine si osserva che, se un conduttore e` posto in un campo magnetico B e` raffreddato fino allo stato superconduttivo, il campo magnetico e` espulso dal superconduttore. Questultimo fenomeno, detto effetto Meissner, mostra che il superconduttore e` un perfetto diamagnete, e non e` semplicemente riconducibile al fatto
che il superconduttore ha resistenza nulla.
Se lintensit`a dell campo magnetico esterno B supera una soglia critica Bcrit
leffetto Meissner non puo avvenire e il sistema non diventa superconduttivo (cio
spiega perch`e il ferro e gli altri conduttori ferromagnetici non diventano superconduttori).
92
Queste coppie sono elettroni che sono vicini non nello spazio delle coordinate, ma nello spazio
degli impulsi, quindi sono coppie di elettroni che pur non essendo fiscamente molto vicini (e quindi
la repulsione coulombiana e` schermata) viaggiano alla stessa velocit`a.
4
La rottura spontanea della simmetria ha un significato non ambiguo solo nel gauge unitario
93
Queste condizioni mostrano che questa teoria fenomenologica non e altro che il
modello di Higgs precedentemente descritto, cioe un modello di Landau-Ginzburg
per il campo complesso accoppiato minimalmente (cio`e mediante la derivata covariante) al campo elettromagnetico. Questa formulazione e nota come modello
di Landau-Ginzburg della superconduttivita.
~
~
~ ,
A(x)
A(x)
+ (x) = A
~
~ = A
~ + ~c A
.
A
e
94
H
=0.
~
A
~
~ = 1 A = 0
Avendo posto Ao = 0 e osservando che in condizioni stazionarie E
c t
si ha7
2
~
~ + e 2 (x)A
rot B
=0
(5.3.1)
2
(~c)
e2 2
dV
A
+
=0
(5.3.2)
(~c)2
d
Per un conduttore molto grande, lontano dai bordi, il sistema e` invariante per
~ = 0, percio il sistema di condizioni di equilibrio
traslazioni, = rot B
diventa un sistema algebrico:
~
2 A = 0
+
E importante osservare che il gauge unitario e` ben definito solo nella fase ordinata, dove
(x) 6= 0 e quindi (x) e` sempre ben definita. Viceversa nei punti in cui si annulla, non e`
necessariamente definita e quindi la trasformazione di gauge cercata e` singolare o non esiste.
6
In condizioni statiche la densit`a hamiltoniana e` uguale alla densit`a lagrangiana cambiata di
~ e indipendenti dal tempo ci possono fornire direttasegno, per cui le equazioni del moto di A
mente le condizioni di minimo dellenergia.
R
R
7
~ B).
~
utilizzando ad esempio lidentit`a 1 d3 x B 2 = 1 d3 x (A
2
95
dV
e2 2
u 3
e2 2
A
+
=
A
+
t
+
=0
(~c)2
d
(~c)2
6
~
da cui discende che la soluzione = 0 esiste sempre, e in questo caso A e` inde~ e` arbitrario non c`e effetto Meissner.
terminato, 8 quindi il campo magnetico B
Viceversa,
(
~ =0
B
(effetto Meissner)
~
se = o 6= 0 A = 0
dV
o : d = 0
quindi la fase a simmetria spontaneamente rotta del modello di LG corrisponde
proprio allo stato superconduttore.
c
.
Notare che o 6= 0 solo per t < 0, dove al solito si avr`a t = T T
Tc
~
~ = e2 2 2 (x)A
Confrontando leq. di minima energia per il campo magnetico rot B
(~c)
con lequazione di Maxwell
~
~ =j
rot B
c
si ha
2
~
~j = ce 2 A
(~c)2
Effetti di bordo
In prossimit`a dei bordi non possiamo piu supporre che il sistema sia invariante per
traslazioni e quindi i campi diventano funzioni della distanza dal bordo. Quindi
il bordo introduce una perturbazione dello stato fondamentale (che e` invariante
per traslazioni). Questa perturbazione e` in genere piccola, per cui possiamo porre
nelle condizioni di equilibrio (5.3.1) e (5.3.2)
(x) = o + (x)
~
e considerare solo i termini lineari in e A.
In questa approssimazione dalla
~
~ A.
Poich`e la divergenza di un rotore e` identiprima equazione si ha rot B
~
~
~ = A.
camente nulla, si ha div A = 0 e quindi rot B
Di conseguenza le
condizioni di equilibrio diventano
(~c)2
~
( + 2 )A(x)
= 0, 2 = 2 2
e o
8
In questo caso va per`o osservato che il gauge unitario non e` ben definito e occorrerebbe
scrivere le condizioni di minimo in forma invariante di gauge, come faremo in seguito per altri
scopi.
96
( + 2 )(x)
= 0, 2 =
u2o
dove mG = 1/ e mH = 1/ non sono altro che le masse del fotone massivo e
del campo di Higgs introdotte nel 5.1.
Consideriamo un conduttore che idealmente riempia omogeneamente tutto il
semispazio x > 0
superconduttore
o = 0
o 6= 0
d2
dx2
~
~ o e x ,
A(x)
=A
x
(x) = o 1 e .
97
B2
V,
2
t
B2
Fsuper = 2o V +
V
4
2
(5.3.3)
98
i superconduttori) e` diversa da quella utilizzata per i sistemi magnetici. E immediato verificare che ponendo
~ HV,
~
=F B
si ha, imponendo
~
A
B2
V
F = H +
2
= 0,
H[]
~ H
~ =0
+B
che coincide con la (5.3.3). Quindi puo essere considerata lenergia libera di
Gibbs ed in condizioni di equilibrio termico e` una funzione di T e B.9
~ =H
~
Nella fase normale (o = 0) non c`e campo magnetico indotto B
normal = H[ = 0]
B2
V
2
= B2 V
super = H[o ] = 4t 2o V = 32 tu V
Poich`e e` un potenziale termodinamico che per trasformazioni a T e B
costanti e` minimo per le configurazioni in equilibrio termico, per valori di T e B
sufficientemente piccoli il sistema si trover`a nella fase superconduttrice e quindi
super < normal ; la linea di transizione alla fase normale sar`a allora data da
super (T, Bcrt ) = normal (T, Bcrt ) ,
Nei gas lenergia libera di Gibbs e` funzione di T e di P ; nel nostro caso la pressione pu`o
essere identificata con lenergia per unit`a di volume necessaria per espellere il campo magnetico,
quindi P = 21 B 2 .
5.3. MODELLO
...
...
....
...
...
..
...
.
.
.
...
.
....
...
... super > normal
...
.
..
..
super < normal .......
....
...
`
... normal A
DI L-G
DELLA SUPERCONDUTTIVIT
..
...
...
....
...
supercond.
...
...
99
B
Dallequazione precedente si ha
super =
2
Bcrt
V
2
3t2
t
2
(Tc T )2
Bcrt
= 2o =
2
u
Sperimentalmente si osserva
"
2 #
T
Bcrt = Bo 1
Tc
(5.3.4)
...
...
.....
...
........................
...
..................
.
.
.
.
.
.
...
.
.
.
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... .....................
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.
.
.
.
.
..........
..
...............
......
.........................
.....
.....................
.. ...
....
....
.....
.....
......
......................
..................................................................
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
..... ...........
.......
......
........
....
.
.
.........
.
.
.
.
................
....
............................
..
.
..
Tipo I
Tipo II
Nei superconduttori di tipo II bisogna tener conto degli effetti di bordo, perch`e
le regioni del conduttore in cui per effetto di fluttuazioni statistiche si sviluppa una
fase normale ( 0) possono essere circondate da un alone in cui il campo magnetico puo penetrare; questo alone e` nella fase mista. In particolare consideriamo
un superconduttore a forma di parallelepipedo, immerso in un campo magnetico
100
L
?
B2
(5.3.5)
101
(altrimenti il sistema e` gi`a passato nella fase normale) si ha transizione alla fase
mista se > 1. Per valutare approssimativamente il valore Bc2 del campo necessario per la transizione dallo stato misto a quello normale conviene fare qualche
approssimazione delle eq. di equilibrio (5.3.1, 5.3.2):
(
~
~ + e2 2 2 A
=0
rotB
(~c)
e2 2
dV
+
=0
2A +
(~c)
Se il sistema e` nella fase mista e prossimo a transire nella fase normale, e` vicino
a zero e quindi possiamo trascurare il termine 4 del potenziale. Daltra parte in
queste condizioni il campo magnetico pu`o penetrare in tutto il conduttore e quindi
~ costante. Consideriamo quindi un corpo superconduttore
possiamo considerare B
~ costante
a simmetria cilindrica nella fase mista immerso in un campo magnetico B
~
orientato lungo lasse z del cilindro. Allora A si puo scegliere come un campo
tangenziale nel piano x, y:
~
'$
I@ A
@
-A =
i
i
x
&%
y
0
B
~=B
~ = 0
x
A
2
0
B
e2 B 2 2
(x + y 2) = t
2
(~c) 4
P2
m 2 r 2
~2 m 2 r 2
+
=
+
2m
2
2m
2
con
eB
~2 t
, E=
.
2mc
2m
Questo sistema ha due tipi di soluzione: o = 0 (fase normale), o 6= 0 (fase
mista) e E = ~(n1 + 21 + n2 + 12 )) = ~n con n = 1, 2, . . . . Scrivendo
=
102
dove Bcrt e` il campo critico di transizione dalla fase superconduttrice alla fase
normale.
= () + o(x 2 ) .
103
(5.3.6)
~
~ = e m( D)
(5.3.7)
B
~c
Questultima equazione fornisce un legame, nella soluz. a energia finita, tra la
~ che compare nella forma
fase del campo e il parametro del potenziale A
asintotica
~ = + o(r 21 )
A
5
~ = o(x 2 ), inoltre
poich`e sappiamo che per x B
1
ie ~
e
i(x)
~
+ A o ei(x) = i ||2 (x) + (x) + o(x 2 ) .
D o e
~c
~c
104
ossia (x) = ~c
(x) + o(x 2 )
e
~
A(x)
~c
(x)
e
(x) o ei(x)
Quindi
I
C(R)
~
A(x)
d~l
Z Z
~ d = ~c ((2) (0)) = hc n
B
e
e
g flusso magnetico
g=
hc
n
e
105
Vedremo nel prossimo una derivazione pi`u generale e una discussione di questa
celebre relazione, nota come condizione di quantizzazione di Dirac.
Vediamo ora di studiare in dettaglio la soluzione delle equazioni del moto
corrispondente a un vortice di Abrikosov a simmetria cilindrica, posto lungo lasse
z di un sistema di assi cartesiani.
A causa della simmetria cilindrica il modulo del campo
p di materia || e il
~
campo magnetico B sono solo funzioni della distanza r = x2 + y 2 dallasse di
simmetria. Possiamo percio scrivere
(~x) = (r)ei(~x) ,
dove
lim (~x) = n .
Poich`e per ipotesi e` definita ovunque nel piano x, y, tranne che nellorigine,
dove c`e il centro del vortice, e quindi
(0) = 0 ,
possiamo scrivere
(~x) = n + (~x)
dove e` una funzione regolare ovunque. Possiamo allora sceglere un gauge che
riassorba la funzione e quindi in definitiva possiamo parametrizzare ovunque il
campo nella forma
(~x) = (r) ein .
~ = ~k B(r) si pu`o scegliere
Analogamente, per riprodurre un campo magnetico B
~ = ~tA(r) ,
A
dove ~t e` il versore tangenziale che abbiamo gi`a introdotto in diverse occasioni:
y
r
~t = x = r .
r
0
106
Poniamo
A(r) =
n~c
(F (r) 1),
er
~ ~c n.
dove la f. incognita F (r) si deve annullare allinfinito affinche A
e
Inoltre, poich`e il versore ~t non e` definito nellorigine, li deve annularsi A(r).
Quindi F (r) soddisfa le due condizioni ai bordi:
F (0) = 1 ,
Si ha
~i
~
~
B A=
x
y
r A(r)
lim F (r) = 0 .
~k
~j
1 d
(rA(r))
y
z = ~k
r dr
x
A(r) 0
r
F
r
e2
2 (r)F
(~c)2
=0
F
e2
2 2o F = 0
r
~c
107
e2 2
3
o G 2 G = 0 .
2
(~c)
4r
Sarebbe facile verificare che la soluzione generale di questa equazione e` esprimibile in termini di funzioni di Bessel di argomento immaginario. Nel limite r
lequazione si semplifica ulteriormente:
G
percio G = cer
eo
~c
e2 2o
G0,
(~c)2
r
F (r) c re ,
n2 F 2
r2
dV
d
=0
= t + u6 3 .
dove al solito dV
d
Nellintorno dellorigine, essendo regolare (config. a energia finita)
2
2 2
(r) = (0) + (0)r + (0) r2 , . . . se (0) 6= 0 il termine n rF2 diverge
per r 0 (0) = 0 (r) = cr + . . . . Poiche F (0) = 1
(( 1) + n2 )cr 2 + O(r 1) = 0 = |n| : il campo di Higgs
108
(r) ha uno zero di ordine |n| sullasse del vortice. Inserendo nelleq. per F il
n~c
F (0) + O(r)
e
(r 0).
...........................
..............
...................................
.....
.
.
.............
.
.......... ......
..........
.... ........
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.........
vuoto.................................ordinario
......
.
....
...
....
....
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...
....
...
...
.. ..
...
...................................
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............... ..........
..... ....................
.................
...
................
............
.
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..... .............
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................
.............. ..........
.....
.........................................................................
....
......
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... ..
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... .....
.... ....
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..... ....
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.....................................
...
...
...
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.
...
.
.
..
....
....
....
......
.....
................................
-g
superconduttore
u
109
110
Chapter 6
Quantizzazione della carica elettrica
In elettrodinamica classica la conoscenza di F determina completamente le proprieta del campo elettromagnetico. Il potenziale A ha il ruolo di uno strumento comodo per semplificare il formalismo, ma non e una quantita misurabile, perche non e invariante rispetto alle trasformazioni di gauge. Abbiamo
visto che questa affermazione non e piu del tutto vera nei sistemi quantistici: i
vortici di Abrikosov mostrano che e possibile estrarre delle informazioni fisiche
sul campo elettromagnetico anche da regioni in cui F = 0. Infatti a grande
distanza dal vortice di Abrikosov si ha F = 0, quindi il sistema e nel vuoto
elettromagnetico, ma per ogni cammino chiuso concatenato con il vortice si ha
I
~ d~l = hc n
A
e
112
= ei ~c ;
inoltre la derivata ordinaria di o si trasforma nella derivata covariante:
e
ei ~c
Rx
~ ~l
Ad
o (x) = { + i
e ~
A}(x)
~c
..............................................................................................................................................
...........................
..................................
...............
..............................
............................
...........
..........................
.......
...
......
..................
...
.................
....
...................
....................
.....
......................
......
.
.
.
.
.
.......................
.
.
........
...........................
...............
....................................
..................................................................................................
113
114
~ + iB
~ = 1 ~je + i~jm ,
~ + iB
~ E
i E
ct
c
e sono ancora invarianti per dualit`a, purch`e le densit`a si trasformino nel modo
seguente
e + im ei (e + im ) ,
~je + i~jm ei ~je + i~jm .
Nella trattazione usuale dellelettromagnetismo questa formulazione pi`u simmetrica non la si fa per la buona ragione che i monopoli magnetici non sono (ancora)
stati osservati in natura.. Non c e` per`o nessuna ostruzione concettuale che permetta di concludere che i monopoli magnetici non possono esistere. Anzi, come
vedremo, la loro esistenza consentirebbe di spiegare (Dirac, 1931) in maniera
semplice il fatto sperimentale che la carica elettrica di ogni particella e` un multiplo intero di quella dellelettrone. Vedremo che una teoria con cariche elettriche
115
e magnetiche e` quantisticamente consistente solo se vale la condizione di quan= 2n. Questa relazione non e` invariante rispetto alla pi`u
tizzazione di Dirac eg
~c
~ B,
~
generale trasformazione di dualit`a, ma solo rispetto alla dualit`a discreta E
~ E,
~ che implica
B
e g , g e .
~r ~
ge
d2
~
r
=
e
B =
~r ~r .
2
dt
c
4cr 3
~
r
dt
dt
4cr 3
quindi, nonostante il sistema sia soggetto a una forza centrale il momento angolare
orbitale non e` conservato. Tuttavia, poich`e
~r
r
d ~r
1
,
~r ~r ~r = ~r 2 =
r3
r
r
dt r
si ha che il momento angolare totale conservato e`
eg ~r
~r m~r
4c r
C`e quindi un contributo del momento angolare totale lungo la congiungente delle
due particelle. Essendo il momento angolare quantizzato in multipli interi o semiinteri di ~ si ha
eg
n
= ~
4c
2
che e` nuovamente la condizione di quantizzazione di Dirac. 1
1
E curioso che per riprodurre questa condizione sia necessario ricorrere anche ai multipli
semi-interi di ~, come se il sistema monopolo-carica elettrica fosse un fermione.
116
Z Z
~ d
~ = (B) e = 2n
B
~c
~ = 0, il flusso di B
~ attraverso
In base alle equazioni di Maxwell, poiche div B
ogni superficie chiusa e nullo. Se pero ci fosse allinterno di un monopolo
magnetico di carica g si avrebbe g = (B) = eg
= 2n, che e la condizione
~c
di quantizzazione della carica magnetica di Dirac (1931). E sufficiente che in
un punto qualunque delluniverso ci sia un monopolo magnetico di carica g per
assicurare, in base al ragionamento precedente, che la carica elettrica di ogni particella deve essere un multiplo intero di hc
. Se in natura esistono particelle di
g
carica elettrica ei (i = 1, 2 . . . ) e monopoli di carica magnetica gj (j = 1, 2, . . . ),
ogni coppia carica - monopolo soddisfa la condizione
ei gj
= nij ,
hc
dove nij e` un opportuno intero. Quindi ogni carica elettrica e` un multiplo intero di
hc
. Per un dato gj sia noj il massimo comun divisore di n1j , n2j , . . . Allora ogni
gj
carica elettrica e` un multiplo della carica elementare eo = noj hc
Questa e una
gj
spiegazione semplice e generale della quantizzazione della carica elettrica.
In questa formulazione elementare le cariche elettriche e magnetiche sono trattati come particelle puntiformi che sono introdotte a mano nella teoria. E da notare pero che esistono delle teorie di campo che sono semplici generalizzazioni
non- abeliane del modello di Landau-Ginzburg della superconduttivit`a, utilizzate
per descrivere le interazioni fondamentali delle particelle elementari, in cui necessariamente esistono delle soluzioni a energia finita che sono identificabili come
monopoli magnetici dotati di una struttura interna e di una massa finita (monopolo
di t Hooft- Polyakov, 1974), quindi lipotesi di esistenza di monopoli magnetici
in natura non solo non e` contraddittoria, ma esistono modelli delle interazioni
fondamentali che la richiedono.
Bibliography
[1] M.Toda, R.Kubo, N.Saito, Statistical Physics, Springer-Verlag 1992
[2] R.K.Pathria, Statistical Mechanics, Butterwort-Heinemann, 1999
[3] R.P. Feynman, Statistical Mechanics (A Set of Lectures), Addison-Wesley,
1972
[4] J. Cardy, Scaling and Renormalization in Statistical Physics, Cambridge
Lecture Notes in Physics, 1996.
[5] G. Parisi, Statistical Field Theory, Addison- Wesley, 1988.
[6] C. Itzykson & J-M Drouffe, Statistical field theory, Cambridge Monographs
on Mathematical Physics, 1989.
117