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F.

Gliozzi

Fisica della materia condensata

a.a. 2009/2010

Chapter 1
Fluidi quantistici
Nella fisica degli stati condensati si conoscono sistemi che manifestano effetti
quantistici su scala macroscopica. Un prototipo di tale natura fu previsto da Einstein nel lontano 1926: per effetto del principio di indistinguibilit`a di particelle
identiche un gas perfetto di bosoni (cio`e composto da bosoni non interagenti) al
di sotto di una temperatura critica subisce una transizione di fase, caratterizzata
dal fatto che una frazione macroscopica di molecole va ad occupare lo stato di
minima energia. Linsieme di queste molecole costituisce il condensato di BoseEinstein, un fluido con propriet`a quantistiche quali ad esempio fenomeni di interferenza tipiche della propagazione ondosa. Un fluido quantistico e` caratterizzato dal fatto che la lunghezza donda di De Broglie associata alle particelle
che lo compongono e` maggiore della loro mutua distanza. Poich`e e` inversamente proporzionale alla velocit`a e daltro canto la velocit`a quadratica media e`
legata alla temperatura del fluido, si trova che la temperatura a cui avviene la
condensazione di Bose-Einstein e` tanto pi`u bassa quanto pi`u bassa e` la densit`a.
E` quindi molto difficile osservare questo fenomeno perch`e un gas reale soddisfa
lapprossimazione di gas perfetto solo se e` molto rarefatto, il che comporta una
temperatura di transizione estremamente bassa. Il primo condensato fu ottenuto
solo nel 1995 ad una temperatura dellordine di un milionesimo di grado Kelvin
per opera degli americani Eric Cornell e Carl E. Wieman del National Institute of
Standards & Technology e del tedesco Wolfgang Ketterle del MIT che nel 2001
ricevettero il premio Nobel per la fisica in riconoscimento del loro lavoro.
Un fluido quantistico molto pi`u facile da produrre e` lHe4 , il gas nobile piu
leggero, il cui nucleo atomico e` formato da due protoni e due neutroni e lo spin
totale e` zero, dunque un gas di Bose debolmente interagente.
L He4 fu liquefatto per la prima volta nel 1908 per opera di Kamerlingh
1

CHAPTER 1. FLUIDI QUANTISTICI

Onnes (premio Nobel nel 1913)nel suo laboratorio di Leida a una temperatura di
4.215 o K alla pressione di 1 atmosfera. Pochi anni dopo (1911) si scopr una
seconda fase fluida, nota come He II, che e` stabile per T compreso tra 0 e circa
2.17 o K (il valore preciso del punto di transizione tra la fase HeI e HeII dipende
dalla pressione) mentre la fase solida appare solo al di sopra di 25 atm. Fin dai
primi esperimenti si osservo che questa nuova fase fluida manifestava proprieta molto strane: il liquido riusciva a defluire da screpolature dei recipienti cos
microscopiche che neppure lHe gassoso riusciva ad attraversarle; analogamente
poteva scorrere attraverso capillari ultrasottili apparentemente senza nessuna resistenza come un fluido di viscosit`a nulla. Fluidi con queste propriet`a si dicono
superfluidi.

1.1 Superfluidit`a
C`e qualche analogia tra la condensazione di Bose-Einstein e la transizione alla
fase II (cio`e superfluida) dellHe4 liquido. In particolare, mettendo i parametri
dell elio nella formula per Tc (cio`e la massa m degli atomi e la densit`a del fluido)
si ottiene Tc 3.13 o K, che non e` lontanissimo da To = 2.17 o K che e` la
temperatura di transizione nella fase II a pressione nulla.
La dipendenza di CV da T e` pero diversa a bassa temperatura.
La forma di CV = CV (T ) ha suggerito il nome di punto per questo punto di
transizione dalla fase di HeI (fluido normale) alla fase di He II (superfluido).
6

.
......
.. ..
.... ....
. ..
CV
.. ............
..........................................
...
.
.
..
.
.
..
...
....
.
.
.
.
....
......
........
.
.
.
.
.
.
.
.
...
............
.................

Tc

Lelio liquido non e` in realt`a approssimabile in nessun modo a un gas perfetto


perch`e e` un liquido (= alta densit`a) e le interazioni interatomiche non sono trascurabili. Studiando il potenziale interatomico si vede che gli atomi di He4 si compor . Alla densit`a ordinaria ogni
tano come sferette impenetrabili del diametro di 2.7 A
3

atomo ha a disposizione un volume di 45 A , quindi gli atomi sono piuttosto


vicini.

1.1. SUPERFLUIDITA`

perch`e l elio e` lunica sostanza liquida anche a 0 Kelvin? Partendo dal reticolo
cristallino ( stabile a una pressione maggiore di 25 atm) e calcolando lenergia di
punto zero dovuta alla vibrazione degli atomi attorno alla posizione di equilibrio si trova che lampiezza di oscillazione e` dellordine della distanza reticolare.
Cio accade perch`e lelio e` molto leggero (= alta frequenza) ed e` un gas nobile
(interazione chimica molto debole).
Propriet`a dellHeII . Tre propriet`a fondamentali:
conduttivit`a termica infinita
effetto meccano-calorico: due recipienti contenenti HeII, comunicanti attraverso un capillare sottilissimo e mantenuti a una differenza di pressione
P assumono due diverse temperature tali che P = sT , dove s e`
lentropia specifica e la densit`a
superfluidit`a (`e la propriet`a piu importante): lHeII fluisce attraverso i capillari senza apparente resistenza: la sua viscosit`a sembra nulla.

1.1.1 Calcolo della velocit`a critica


La viscosit`a e` la manifestazione macroscopica dello scambio di energia tra un fluido in scorrimento e la parete lungo cui scorre. Poich`e questo scambio avviene
per quanti (queste eccitazioni elementari sono dette quasiparticelle) pu`o succedere
che per ragioni cinematiche un fluido a temperatura zero che scorre a una velocit`a
inferiore a un valore critico non puo produrre quasiparticelle nellinterazione con
la parete, quindi non perde energia ed ha allora viscosit`a nulla (`e superfluido). Il
tutto dipende dalla forma della curva di dispersione, cio`e dalla relazione tra impulso p e energia (p) delle quasiparticelle. Nellelio superfluido, la diffusione
con fasci di neutroni permette di stabilire che la curva di dispersione ha approssimativamente la seguente forma
6

..
.............................
...
.........
....
........
....
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
...
..
....
....
...
......
...... ............
.....
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
...
.....
....

p
curva di dispersione

CHAPTER 1. FLUIDI QUANTISTICI

Per piccoli valori di p (grandi lunghezze donda) si ha (p) = c p , dove c e` la


velocit`a del suono. Eccitazioni di questo tipo sono dette fononi : sono i quanti
del suono (classicamente onde di compressione e rarefazione). Vedremo che i
fononi sono le eccitazioni pi`u importanti per il comportamento termico del fluido
a T 0.5 o K. Al di sopra di questa temperatura entra in gioco un altro tipo
di quasiparticelle, dette rotoni , corrispondenti al minimo locale nella curva di
dipersione (le altre eccitazioni dello spettro non sono stabili).
Vediamo ora quali sono i vincoli cinematici nella produzione di una particella
di impulso p e energia (p) da parte del fluido di massa M che scorre lungo una
parete con velocit`a ~v.
M=massa del fluido ~v =velocit`a iniziale v~=velocit`a finale ~p=impulso della
quasiparticella (p) = energia della quasiparticella.
Conservazione dellimpulso: M~v = M v~ + p~
1
1
1
p2
2
2
2
Mv =
(M~v ~p) = Mv ~v p~ +
2
2M
2
2M

(1.1.1)

Conservazione dellenergia: 12 Mv 2 21 Mv 2 + (p)


Inserendo la (1.1.1) nella disuguaglianza
~v p~

p2
(p)
2M

(p)
.
p
Dunque affinch`e il processo di produzione di pseudoparticelle sia cinematicamente possibile la velocit`a dell HeII non pu`o essere arbitrariamente piccola: al
di sotto della velocit`a critica
M ~v p~ > (p) v >

vcrit. = minp (p)


p
il fluido scorre senza attrito, dunque = 0 a T = 0.
In conclusione, ogni sostanza che
e` liquida a T = 0
ha uno spettro di eccitazioni formato a bassa energia da fononi

1.1. SUPERFLUIDITA`

e` necessariamente superfluida a T = 0, perch`e esiste una velocit`a critica vcr > 0.


Cosa succede per T > 0? Il ragionamento precedente continua a valere, ma
ora il liquido contiene un gas di fononi ( o piu in generale di quasiparticelle) che
possono interagire con le pareti dando luogo a un comportamento viscoso, come
vedremo nel prossimo paragrafo.

1.1.2 Effetto di trascinamento sul gas di quasiparticelle


Supponiamo che una massa M di elio nella fase II a una temperatura T > 0 si stia
muovendo a una velocit`a ~v . Nel suo moto esso trascina il gas di fononi e rotoni
che descrive le eccitazioni termiche del sistema. Come cambia la distribuzione
dei livelli energetici del gas per effetto del trascinamento? Per rispondere a questa
domanda, supponiamo che nel liquido in moto si crei uneccitazione di energia
(p) ed impulso p~ a spese dellenergia cinetica del fluido, senza scambio di energia
con le pareti. Utilizzando nuovamente la conservazione dellimpulso [eq.(1.1.1)]
e dellenergia, si ha, per M molto grande,
1
1
Mv2 + (p) Mv 2 p~ ~v + (p) .
2
2
Quindi la creazione di una eccitazione di momento p~ nel fluido in moto corrisponde a un contributo in energia pari a v (p) = (p) ~p ~v .
Possiamo allora concludere che il moto del gas di eccitazioni a una velocit`a ~v
genera uno shift dei livelli energetici 1 pari a (p) p~ ~v .
Calcoliamo limpulso totale del gas di fononi, supponendo ~v molto piccolo
(si trascurano i termini di ordine v 2 ) Indicando con P~ limpulso totale del gas di
fononi e con hn()i il numero di fononi nel livello , si ha
Z
Z
Z
dhni
3
3
~
(~v ~p) + O(v 2) .
P = d p ~p hn( ~v p~)i = d p ~p hn()i d3 p ~p
d
Il primo integrale e` nullo perch`e e` la somma (o lintegrale) di vettori che puntano
uniformemente in tutte le direzioni (lo si vede anche esprimendo p~ in coordinate
sferiche). Nel secondo integrale d`a un contributo solo la componente di ~p lungo
~v . Posto p~ = v~v2 (~p ~v ) + ~ni (~p ~ni ) (~ni , (i = 1, 2) indica una coppia di versori
ortogonali a ~v), si ha, in coordinate sferiche,
~v
p~ = p cos + ~n1 p sin cos + ~n2 p sin sin
v
1

il fluido che si muove rigidamente alla velocit`a ~v descrive, nel limite M , un sistema
inerziale e lo shift in questione descrive il modo di trasformarsi dellenergia per effetto di una
trasformazione (galileiana) da un sistema di riferimento ad un altro.

CHAPTER 1. FLUIDI QUANTISTICI

Lintegrazione su elimina la componente lungo ~ni


Z +1
Z
dhni
P~ = ~v
d( cos )2
p2 dp p2 cos2
d
1
o
Z
4 4 dhni
p dp
.
= ~v
3 o
d

Poich`e stiamo considerando un gas di fononi, si ha (p) = pc


Z
Z
4 4 dhni
16 3
~
P = ~v
= ~v
p dp
p hn()idp
3c o
dp
3c o
Z
Z Z Z
4U
4
16 2
d3 phn()i = ~v 2 ,
p dphn()i = ~v 2
= ~v 2
3c o
3c
3c

U = energia interna per un gas di fononi (vedi il caso del corpo nero)
U=

2 4 T 4 V
= V u.
30 ~3 c3

Questa formula va paragonata con limpulso per unit`a di volume trasportato da un


fluido ordinario che si muove alla velocit`a ~v : P~ /V = ~v . In conclusione, il
gas di fononi trascinato dallHe II in moto si comporta come un fluido ordinario
di densit`a
16 5 4 T 4
4
,
= 2u =
3c
45h3 c5
quindi limpulso trasportato dal fluido non e` pi`u tutto concentrato nelle molecole
che si trovano nello stato fondamentale, ma si suddivide tra queste molecole e il
gas di fononi. La frazione di impulso trasportata dai fononi cresce proporzionalmente a T 4 . Per temperature maggiori di 0.5 o K il contributo dei rotoni non
e` piu trascurabile ed il gas delle eccitazioni va trattato come un gas di fononi e
rotoni. La curva di dispersione (p) in prossimit`a del minimo rotonico in po si
puo parametrizzare nella forma seguente
(p) +

(p po )2
2

1 . Il numero totale di rotoni,


dove k 8.6 o K , 0.16mHe , po /~ 1.9 A
come quello dei fononi, non e` fissato, quindi possiamo scegliere il potenziale
chimico 0 ( z 1).

1.1. SUPERFLUIDITA`

Il numero medio di rotoni nel livello energetico (p) sar`a allora:


hn()i =

1
1

Nellintervallo di temperatura in cui lHe e` superfluido (0 T 2.17


parametri del rotone implicano 4, quindi e 1

K) i

hn()i e .
Quindi il rotone si comporta quasi come un sistema classico. Ripetiamo ora il
conto che avevamo fatto per il gas di fononi per calcolare la densit`a effettiva associata ai rotoni. Limpulso complessivo trasportato da un gas di rotoni alla velocit`a
~v e` dunque
Z
4
dhni
P~ = ~v
p4 dp
.
3 o
d
Poich`e n() = e

4
P~ = ~v
3

p4 dphn()i = ~v

X 2
pe
=
3

P
p2 e X

,
P
= ~v
e
= ~v hp2 iN
3
3
e

P
2
2
=
dove si e` posto N
hn i. Con buona approssimazione si ha hp i = po , quindi
p2o
i rotoni si comportano come particelle di massa effettiva 3T
in apparente accordo
p2o
3

col teorema di equipartizione: 2m = 2 T Calcoliamoci ora il numero medio N


di rotoni per unita di volume in funzione di :
Z
(pp )2
4
(+ 2o )
2
=
p
dp
e
N
h3 o
Introduciamo la variabile adimensionale x2 =
p = (x + xo )

= 4e
N
h3

 32 Z

xo

2
, xo =

2 x2

dx(x+xo ) e

(ppo )2
2

po , dp =
2

4 e

h3

2
dx

 32 Z

dx(x+xo )2 ex .

CHAPTER 1. FLUIDI QUANTISTICI

Utilizzando il fatto che lintegrale di una funzione dispari su un intervallo simmetrico e` nullo, si ha
s
!2
Z
Z
Z

2
2
x2
2
x2
dx x +
po e
=
dxex ;
x dxe
+ po
2
2

e dalle note relazioni:


r
Z
Z
Z

d
2
2
x2
x2 t
,
dxetx |t=1 = /2 ,
x dxe
=
dxe
=
t
dt

si ottiene

= 2e
N
h3

 23

e
+ 4 3 p2o
h

 12

43 e p2o ( 2 ) 12 .
Poich`e numericamente si verifica che p2o 2T , N
h

Inserendo questo valore nella formula che ci d`a limpulso per unita di volume
trasportato da un gas di rotoni in movimentosi ha:
1
4
P~ = ~v 3 e p4o (2) 2 ,
3h

quindi il gas di rotoni si comporta come un fluido di densit`a


rot =

1
4 4
2
e
p
(2)
o
3h3

Da questa relazione si desume, come avevamo anticipato, che la densit`a dei rotoni
e` trascurabile per T 0.5 o K e diventa dominante in prossimit`a del punto lambda.
LHe II appare composto da due fluidi che si compenetrano senza attrito: una
componente superfluida di densit`a s formata dallelio nello stato fondamentale
e una componente normale di densit`a n = f on + rot . In particolare, n (T =
0) = 0 e tutta la massa e` superfluida. Al crescere della temperatura la frazione n
( = n + s = densit`a dell He II) cresce ed e` 1 al -point, dove tutto il fluido
diventa normale (ed e` dominato dalla componente rotonica).
Inserendo i valori dei parametri nellespressione che abbiamo trovato per rot
si ottiene n 1 per Tc = 2.8 o K, che non e` lontanissimo da 2.17 o K (valore
sperimentale del -point).
La componente normale, essendo formata da eccitazioni che si muovono in
tutte le direzioni, ha ovviamente uno scambio di impulso con la parete, quindi il

1.1. SUPERFLUIDITA`

suo moto e` viscoso, per cui non riesce a passare attraverso i capillari molto sottili,
cosa che invece pu`o fare la componente superfluida. Si spiega cosi facilmente
leffetto meccano-calorico: se due recipienti di HeII inizialmente alla stessa T
sono posti in comunicazione con un capillare e sono mantenuti con una differenza
di pressione costante P
________________
__________________
|
|
|
|
|
A
|
|
B
|
|
|
|
|
|
==========
|
|
P+DP
|
|
P
|
|
|
|
|
--------------------------------in modo che ci sia un flusso da A a B il fluido in B si raffredda perch`e attraverso
il capillare fluisce solo la componente superfluida ( che e` a entropia 0 e quindi a
T = 0).
Con lo stesso meccanismo si spiega anche leffetto termomeccanico: se A e B
inizialmente alla stessa P sono mantenuti a una differenza di temperatura T , si
genera un flusso nel capillare che determina una P T .

1.1.3 Conducibilit`a termica infinita e secondo suono


Le variazioni di temperatura in un sistema omogeneo ordinario si propagano nel
mezzo in accordo con lequazione di propagazione del calore (di cui si e` parlato
pi`u diffusamente nel capitolo sul moto browniano negli appunti di Meccanica Statistica )
1 u
,
(1.1.2)
u =
D t
dove e` il Laplaciano e u = u(~x, t) denota la temperatura nel punto ~x al tempo
t.
Nell He II la condicibilit`a termica D e` infinita, quindi lequazione precedente
non e` pi`u valida. Si pu`o pensare che il membro di destra delleq.(1.1.2) sia in
realt`a il primo termine di uno sviluppo in serie di Taylor in t. se il primo termine
e` zero, il termine successivo con la derivata seconda non e` pi`u trascurabile, perci`o
2
ci si aspetta che lequazione venga modificata nel modo seguente u = v12 t2u ,
che rappresenta la propagazione per onde delle variazioni di temperatura. Dunque
nellHe II ci si aspettano due tipi di propagazioni per onde:

CHAPTER 1. FLUIDI QUANTISTICI

10

1. Il suono, cio`e propagazione di onde di pressione o di densit`a descritta dall


eq. di dAlembert
1 2
= 2 2
c t
dove c e` la velocit`a del suono che nellHeII vale 238 m/sec.
2. Il secondo suono, cio`e la propagazione di fluttuazioni di n a costante.
Una variazione locale di n corrisponde a una variazione locale della temperatura, quindi il secondo suono e` unonda di temperatura.
Nellambito della teoria dei due fluidi, e` facile derivare lequazione di propagazione
del secondo suono nel caso del gas di fononi (cio`e nel caso dellHe II al di sotto
di 0.5 o K).
Indichiamo con = VU l energia per unit`a di volume del gas di fononi.
Lequazione della meccanica F = ma si traduce in un fluido nellequazione fondamentale dellidrodinamica:
~
p~ = P

(p = impulso per unit`a di volume, P = pressione)


Daltra parte, la conservazione dellenergia (eq. di continuit`a) si scrive:
1
+ div p~ = 0 ,
c2
2
da cui si ha ddt2 = c2 div p~ = c2 P . Ma in un gas di fononi (o di fotoni) abbiamo
gi`a visto che la pressione e` legata alla densit`a di energia da P = 3

d 2 c2
= 0
dt2
3

Questa e` di nuovo un equazione di dAlembert che descrive la propagazione di


unonda alla velocit`a
u=

c
3

che e` appunto la velocit`a del secondo suono. Sperimentalmente la velocit`a del


secondo suono coincide con questa predizione teorica di Landau in un ampio intervallo di temperatura, per poi decrescere rapidamente in prossimit`a del punto
lambda.

1.1. SUPERFLUIDITA`

11

1.1.4 Teoria microscopica di Feynman


Questo e` un approccio qualitativo che intende dare un fondamento microscopico al fenomeno della superfluidit`a ed e` basato semplicemente sullo studio delle
propriet`a della funzione donda che descrive lelio.
Cominciamo col vedere le propriet`a della f. donda che descrive lo stato fondamentale. La funzione donda si puo pensare come una mappa che assegna ad
~1 , R~2 , ..R~n (R
~i =
ogni configurazione dellelio, individuata da 3N coordinate R
raggio vettore delliesimo atomo) unampiezza di probabilit`a
~2 , . . . R~N (R~1 , R
~2 , . . . R~N ).
R~1 , R
LHe4 e` un liquido di Bose-Einstein e` simmetrica rispetto a tutte le permutazioni delle molecole.
Propriet`a fondamentale: e` reale e non ha nodi, percio si puo sempre
scegliere con lo stesso segno (ad es. positiva).
Infatti soddisfa l equazione di Schrodinger
!
X
~2 X
V (rij ) = U.
i +

2m i
ij
Essendo leq. lineare e reale, anche e` una soluzione. Possiamo quindi scrivere

tutte le soluzioni in forma reale: +


o
.
2
2i
La soluzione corrispondente allo stato fondamentale minimizza lenergia:

R  h2 P
P
R
2
2
~
dN R
~
i (i ) +
ij V (rij )
HdN R
2m
hEi = R
=
R
~
~
2 d N R
2 d N R

Si puo dimostrare che, essendo H un operatore ad elementi di matrice positivi, la


f. donda dello stato fondamentale non ha nodi (Teorema di Perron Frobenius).
Argomento di plausibilit`a: sia x una delle coordinate. Se ha un nodo la
funzione || d`a a hEi lo stesso contributo di , tranne nel nodo ( = 0), dove
||
e` singolare, per cui e || hanno approssimativamente la stessa energia, ma
x
:
e` chiaro che si puo rendere meno spigolosa
|| con un arrotondamento || ...
...
......
.......
............
.........
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.......
....
...
.....
.....
|| 6 .....................
...
....
.
.
.
.
.
.
.
.
... ..
.
......
... ..
......
... ...
.....
...
-

........
...........
..........
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
......
.......
...
....
.....
6 ...................
...
....
.
.
.
.
.
.
.
.
.
... ..
..
......
... ...
.....
.. ...
.. ..
......
-

12

CHAPTER 1. FLUIDI QUANTISTICI

)2 e quindi lenergia di e` minore, contrariache d`a un minor contributo di ( ||


x
mente allipotesi che lenergia fosse minima non ha nodi.
Lo stato di energia piu bassa non e` degenere: se ci fossero due diverse
autofunzioni 1 e 2 di minima energia, esisterebbe allora una combinazione
1 1 + 2 2 con un nodo, quindi lenergia non potrebbe essere minima.
Se e` lautof. di energia minima, il contributo di (i )2 deve essere il minimo
possibile, quindi deve variare il minimo possibile; una configurazione con
qualche atomo molto vicino ad un altro (v. figura) e` molto improbabile perch`e una
piccola variazione della sua posizione provoca una grande variazione di :

1.1. SUPERFLUIDITA`

13

Esempio:

___________
|
o
o |
| o o
|
|
o o o |
| o
o o |
---------->0

___________
|
o o |
| o
o o |
|
o
o|
o |
o |o
----------0

le conf. piu probabili nello stato fondamentale sono quelle in cui gli atomi
sono distribuiti approssimativamente in modo uniforme.
Stati eccitati: vediamo di dimostrare che le uniche eccitazioni dellHe di grande
lunghezza donda non possono che essere dei Rfononi (= onde di compressione).
Sia la f. donda del I stato eccitato. Poich`e d3N R = 0 e > 0 ,
ha un nodo ed e` positiva per met`a delle configurazioni e negativa per laltra met`a.
Supponiamo che sia uneccitazione di grande lunghezza donda che non sia
un fonone. non e` associata a un cambiamento di densit`a. Sia A la conf. in
cui e` massima (positiva) e B quella in cui e` minima (negativa). A e B sono
indistinguibili e interscambiabili, perch`e e` una simmetria che scambia
configurazioni di tipo A con quelle di tipo B. Indichiamo con o la posizione
degli atomi in A e con la posizione nella configurazione B. Le posizioni
occuperanno gli interstizi lasciati dalla configurazione A
In condizioni stazionarie il sistema si evolve nel tempo oscillando tra le due
configurazioni A e B. Se descrive uneccitazione di grande lunghezza donda,
si deve realizzare la trasformazione da A a B con spostamenti di atomi su grande
scala. Esempio:
e

e e

e
e

l @@
R
@
e

CHAPTER 1. FLUIDI QUANTISTICI

14

Si sono indicate due transizioni di larga scala da una posizione o a una posizione . Le due transizioni sono scelte in modo che la densit`a media delle
conf A e B non si alteri, perci`o se una molecola passa dallo stato o allo stato
(rappresentata dai due quadrati in linea continua), ci sar`a in prossimit`a unaltra
molecola che passer`a dallo stato allo stato o ( quadrati tratteggiati) Ma queste
due transizioni si possono decomporre nella seguente maniera:
a) i due atomi in posizione o a grande distanza sono scambiati tra di loro,
ma i due atomi sono indistinguibili, quindi questa trasf. non d`a effetti osservabili.
b) latomo in posizione o passa nella posizione a lui vicina, quindi leffetto
della transizione e` in realt`a un effetto su scala molto piu piccola (`e in
sostanza la scala delle distanze interatomiche).
In conclusione, il fatto che l He4 soddisfa la statistica di Bose-Einstein impedisce il manifestarsi di eccitazioni su larga scala che non siano fononi (variazioni di densit`a).
Funzione donda del fonone:
Sia (x) la densit`a dellelio. Sviluppando in serie di Fourier (cio`e in modi normali
di vibrazione), si ha
X
=
qk eikx .
k

In prima approssimazione, lHamiltoniana del sistema e`


X 1
1
( qk2 + k 2 c2 qk2 )
H=
2
2
k

( c = velocit`a del suono ) Lenergia del livello nesimo delloscillatore k si puo


scriver al solito nella forma Ek = ~kc(n + 21 ). La f.donda dello stato fondamentale e`
Y kc qk2
=
e 2~
k

( nota > 0) Un fonone dimpulso ~k e` il primo stato eccitato (n = 1) delloscillatore


armonico k. La sua f.donda k e` esprimibile con il polinomio di Hermite di primo
grado H1 (x) = x

k = qk e

2
kc qk
2~

k 6=k

k c q 2
k
2~

= qk

1.1. SUPERFLUIDITA`

15

non e` la vera f.donda dello stato fondamentale (non contiene i dettagli delle
interazioni tra atomi a corte distanze). La forma corretta della funzione donda
del fonone e` = qk , dove e` la funzione donda vera dello stato fondamentale.
Approssimando gli atomi con dei punti materiali di massa m:
X
~ j)
(~x) = m
(3) (~x R
j

qk =

eikx (~x)d3 x = m

eikRj ;

in conclusione,

k =

eikRj .

Funzione donda del rotone


Si e` visto che la funzione donda che ha per massimo la conf. con tutti gli atomi
nella posizione o e per minimo la conf. con tutti gli atomi in posizione descrive
uneccitazione a corta lunghezza donda ( dellordine della distanza interatomica).
Questa eccitazione e` il rotone.
Supponiamo, per semplificare in maniera drastica, che gli atomi possano occupare solo le posizioni o o . Sia No il numero di atomi nella posiz. o e N il
numero nella posizione . Una funzione donda che interpola tra la conf. A e B
e`
= (No N ) .
Poch`e N = No + N , e` facile verificare che e` ortogonale a :
(, ) =

conf ig.

N
X

(2No N)2 = 0.

No =0

In maniera piu precisa, conviene introdurre per ogni atomo una funzione interpolante f (R) che vale +1 se latomo si trova nella posizione o e 1 se si trova in
posizione .
X
=
f (Ri ) .
i

CHAPTER 1. FLUIDI QUANTISTICI

16

La forma precisa di f si puo ottenere da un calcolo variazionale ottenuto imponendo che abbia energia minima. Si dimostra che f ha ancora la forma
f (x) = eikx come nel caso del fonone, ma il valore dellenergia associata (k) e`
diverso ed e` esprimibile in funzione delle propriet`a dello stato fondamentale (v.
Feynman, Statistical Mechanics).

1.1.5 Vortici nell HeII


Sia la f.donda dellHeII nello stato fondamentale a riposo.
> 0. Se il fluido si muove macroscopicamente a una velocit`a ~v, ogni
imvRi
atomo i contribuisce con un fattore di fase e ~ e la f.donda diventa
m

= ei ~

Rj v

= ei
P

P R
~

Rj

j
dove P~ = Nm~v e` limpulso totale e R = N
denota le coordinate del centro
di massa. Tale formula continua a valere anche nel caso in cui la velocit`a non e`
costante ma varia lentamente. In questa ipotesi la variazione di fase tra configurazioni che differiscono per piccoli spostamenti delle molecole (piccoli rispetto
alla scala di variazione delle velocit`a) e` data da
Xm
=
vj Rj
~
j

Questa e` ad esempio la variazione della fase se si fotografa la configurazione degli


atomi ad istanti successivi.
Consideriamo una successione di atomi i = 1, . . . k disposti ad anello, e degli
spostamenti Rj che mandino circolarmente 1 2 3 . . . i i + 1 . . . k 1.
Poich`e gli atomi sono indistinguibili, questa permutazione non puo dare effetti
osservabili, per cui = 2n. Per un anello molto grande si puo sostituire alla
somma un integrale. E inportante ora osservare che ogni moto macroscopico
dellHeII pu`o essere realizzato a livello microscopico con una serie di permutazioni delle molecole, quindi non deve dare effetti osservabili nella fase della
funzione donda. Quindi per ogni cammino chiuso si pu`o scrivere
I
nh
2n~
=
, (n = 0, 1, 2 . . . )
~v d~l =
m
m

Questo e` il teorema della circuitazione di Feynman. Nellapprossimazione in cui


il campo ~v(R) e` un campo vettoriale continuo, una piccola variazione del circuito

1.1. SUPERFLUIDITA`

17

h
+ non puo comportare una variazione della quantit`a n m

~v d~l = 0 ;

ma e` il bordo di una superficie semplicemente connessa . Si puo allora


applicare il lemma di Green:

~v d~l =

~
rot ~v d

rot ~v = 0 (condizione di Landau)


Quindi la velocit`a dellHeII in movimento e` un campo irrotazionale. Ne consegue che in una regione semplicemente connessa si puo trovare una funzione
~ tale che
scalare (R)
~v = .
Bisogna ammettere che largomentazione usata, pur essendo suggestiva, e` piuttosto artificiosa, soprattutto per quanto riguarda la commistione di argomenti microscopici con altri macroscopici.
Vediamo ora di trovare unaltra argomentazione pi`u solida, basata su uninterpretazione
~
microscopica (cio`e in termini di funzione donda) di (R).
La f. donda dellHe nello stato fondamentale si puo scrivere nella forma
fattorizzata
N
Y
~
~
~
~ i)
(R1 , R2 . . . RN ) =
(R
i=1

che soddisfa tutte le propriet`a di simmetria della f. donda bosonica. Questa


propriet`a di fattorizzazione e` del tutto generale per un sistema bosonico nello stato
~
fondamentale. L informazione che ora ci occorre e` che se il fluido e` in moto (R)
2
~
~
e` complessa. Inoltre normalizziamo in modo che | (R) | = n(R) rappresenti
il numero di molecole per unit`a di volume.
~
~ = ei(R)
~ ( = ),
e` ora facile verificare che, posto (R)
(R),

~v =

~
~
(R)
m

CHAPTER 1. FLUIDI QUANTISTICI

18

Infatti, poich`e loperatore impulso e` dato da ~p = i~, la densit`a di impulso si


ottiene, come e` noto, da

~=~


= ~||2
2i

~ v = n(R)m~
~ v , si ote poich`e nella formulazione macroscopica si ha
~ = o (R)~
tiene lequazione per ~v incorniciata, che e` appunto la descrizione del campo delle
velocit`a ~v(R) in termini microscopici.
Se si continua ad utilizzare lapprossimazione del limite continuo e` facile convincersi chei vortici si possono avere solo per regioni non semplicemente connesse. Infatti in questo caso la fase pu`o essere una funzione polidroma Consideriamo un recipiente formato dallintercapedine tra un cilindro esterno di raggio
b e uno interno di raggio a, entrambi di altezza l non necessariamente coassiali.
Consideriamo un sistema di coordinate cilindriche rispetto allasse del cilindro pi`u
interno. Si ha = (, z, ), dove 0 z l, > a e e` langolo polare attorno
allasse. Quando compiamo un giro attorno a questasse + 2 e la fase
non ritorna necessariamente al suo valore iniziale, ma poiche e` a un sol valore,
la forma funzionale di e`
= f (, z, ) + n ,
dove f e` unarbitaria funzione periodica in (f (, z, + 2) = f (, z, )) e n e`
un numero intero relativo. Se ora utilizziamo la formula incoriniciata per calcolare
la circuitazione di ~v ritroviamo il teorema della circuitazione di Feynman: dunque
la quantizzazione dei vortici e` una conseguenza della richiesta che la funzione
donda sia a un sol valore.
Studiamo ora il caso in cui gli assi dei due cilindri siano coincidenti, cosicch`e
il problema acquista una simmetria cilindrica. Per la simmetria e per il fatto che
non ci sono n`e pozzi, n`e sorgenti, le linee di flusso sono dei cerchi concentrici.
'$
#

b


ta



"!
&%

Poich`e le superfici equipotenziali =costante sono necessariamente ortogonali


alle linee di flusso, formano un fascio di piani uscenti dallasse dei cilindri. In
coordinate polari (, ) si avr`a
= f ()

1.1. SUPERFLUIDITA`

19

dove f e` una funzione che ora cerchiamo di determinare. Si ha =


Ponendo = arctan xy , si ottiene

y/2
x
,
= =

2
x/
y

df
.
d

quindi e` , come cera da aspettarsi, un campo tangenziale e || = 1/.


Poich`e per la simmetria del problema |~v| e` solo funzione di , il modulo dellequazione
df
~ df
| d | ||, ci dice che d
=costante, quindi
incorniciata, |~v | = m
= k
Poich`e la f. donda e` a un sol valore k e` un intero positivo negativo o nullo;
per k 6= 0 si ha un vortice e il campo delle velocit`a e` dato da

y/2
~
.
~v = k
m
2
x/

Calcolando la circuitazione del campo delle velocit`a lungo un cammino chiuso


concatenato con il vortice si ottiene nuovamente il teorema della circuitazione di
Feynman:
I
kh
~v d~l =
, (k = 0, 1, 2, . . . )
m

Calcoliamoci ora lenergia del vortice per unit`a di lunghezza:


Z
Z
Z b
d
o ~2
o h2
b
1 2
E
= d
o v d =
2
=
log(
),
l
2
2 m2
4 m2
a
a

dove o e` la densit`a dellelio.


la descrizione conSe a e` dellordine della distanza interatomica ( pochi A)
tinua non e` piu giustificata, il campo di velocit`a ~v non e` in realt`a singolare al
centro del vortice i vortici quantizzati si possono formare anche nelle regioni
connesse. Lasse del vortice non e` necessariamente una retta, ma una linea che
puo finire ai bordi del sistema o puo richiudersi su se stessa: vortex ring o vortice ad anello. Questi modi collettivi sono delle pseudoparticelle perch`e hanno,
come vedremo, energia ed impulso fissati.
I vortex ring sono soluzioni a energia finita delle equazioni del moto dellelio
superfluido. A causa della quantizzazione della circuitazione di ~v (Teorema di

CHAPTER 1. FLUIDI QUANTISTICI

20

Feynman), queste soluzioni sono stabili: non possono perdere energia per dissipazione 2 . Ma come fa un flusso irrotazionale a generare un vortice? Come puo
nascere la discontinuit`a necessaria?
Supponiamo che esista una superficie che separi lHeII in due parti: una
che scorre a velocit`a ~v sopra la superf. e laltra che e` a ~v = 0
He II

He II

~v

~v = 0

Se si toglie la parete di separazione (in assenza di ogni perturbazione) abbiamo


P

~
v Rj

un sistema descritto da due f. donda: eim j ~ e . C`e una discontinuit`a tra


P ~vRi
le due pareti, tranne nei punti in cui eim i ~ = 1
La circuitazione attorno al cammino punteggiato

discontinuit`a
e` 6= 0 possono formarsi dei vortici.

1.1.6 Flusso irrotazionale


Vediamo ora che forma ha il flusso irrotazionale da un orifizio di un microcapillare
che immette HeII alla velocit`a ~v in un recipiente con HeII in quiete. Utilizzando
lanalogia con il campo elettrico (che e` irrotazionale) ci si convince facilmente che
per avere un moto irrotazionale le linee di flusso alluscita dal capillare devono
disporsi a raggera (il campo delle velocit`a ha la stessa forma di un campo elettrico
generato da una sorgente puntiforme posta alluscita del capillare, quindi ~v r~r3 ),
il che comporta forti accelerazioni alluscita del capillare e il coinvolgimento di
tutto il fluido che inizialmente era in quiete (perche la velocit`a diminuisce in
modulo come il quadrato della distanza dallorifizio, sempre in analogia a quanto
2

Le soluzioni stabili di energia finita delle equazioni del moto di un sistema dinamico qualsiasi
(classico o quantistico) si dicono solitoni. Ne vedremo altri esempi in altri sistemi.

1.1. SUPERFLUIDITA`

21

succede per il campo elettrico). In conclusione il flusso irrotazionale e` una configurazione di energia elevata.

He II

1.1.7 Velocit`a critica con i vortex rings


Dal punto di vista energetico e` piu conveniente un flusso a getto cosicch`e ci sono
le condizioni per la formazione dei vortici.
Sezione di un vortex ring
'$
'$
#
#






ri
ri






"!
"!
&%
&%

2 r

Lanello si muove in direzione perpendicolare al suo piano a una velocit`a


~
2mr
(Basta calcolare la velocit`a del centro del vortice di destra provocato dal campo di
velocit`a del vortice di sinistra). Lenergia trasportata dal vortice si puo calcolare
approssimativamente applicando la formula del vortice a simmetria cilindrica per
un cilindro di lunghezza l = 2r
v=

o h2
r
r log
2
2 m
a
Quando lHe scorre con una velocit`a v lungo un capillare di raggio R puo produrre dei vortici di raggio r < R purch`e
(r) =

v vcrit = min(/p) ( condizione di Landau) .

CHAPTER 1. FLUIDI QUANTISTICI

22

Per calcolare limpulso p del vortice usiamo il fatto che la derivata della curva di
dispersione nel punto p coincide con la velocit`a della corrispondente quasiparticella 3 :
d
~
=v=
dp
2mr

dp dr
2mr
dp
=
=
d
dr d
~

Daltra parte
d
o h2
r o h2
=
log
+
dr
2 m2
a
2 m2

2mr d
h
r
dp
=
= o 2 (r log + r) .
dr
~ dr
m
a

Integrando rispetto a r da a a R si ottiene 4


h
p = 2o
m

r2
r2
a2
log r + (1 2 log a)
2
4
4

Trascurando il termine

a2
4

h
= 2o
m

r2
r r 2 a2
log +

2
a
4
4

che e` microscopico si ha
~

=
p
mr

vcrit =

1
2

log ar
.
+ log ar

log Ra
~
.

mR log( e Ra )

La forma funzionale della dipendenza della velocit`a critica in un capillare e` in


accordo con i dati sperimentali, anche se il valore e` leggermente piu grande. C`e
un effetto correttivo dovuto ai vortici di dimensioni paragonabili al diametro del
capillare.
questa e` una propriet`a generale legata alla definizione di energia e impulso. E` immediato
p2
verificarla per lenergia cinetica di una particella puntiforme non relativistica E = 2m
o per o
p
2
2
relativistica E = c (mc) R+ p
R
4
Si fa uso dellintegrale x log xdx = 14 log(x2 )d(x2 ) = 41 [R2 log R2 R2 ]
3

1.2. ELIO SUPERSOLIDO

23

Pr es sione

solido

supersolido

He I
He II

gas
Temperatura

Figure 1.1: Forma schematica del diagramma delle fasi dellHe4 .

1.2 Elio supersolido


Per oltre 40 anni si e` molto discusso sulla possibile esistenza di solidi quantistici
con comportamento analogo ai superfluidi e detti perci`o supersolidi. Solo molto
di recente si e` riusciti ad ottenere la prova sperimentale dellesistenza di questo
nuovo stato della materia per opera di due ricercatori coreani (E.Kim e M.H.W.
Chan, 2004). Essi costruirono un dispositivo formato da un piccolo anello di
He4 solido di raggio di 1 cm in rotazione attorno al suo asse di simmetria (lelio
pu`o esistere allo stato cristallino solo a presioni dellordine di 25 bar o superiori
e a bassa temperatura, v. Fig.1.1 ). Essi osservarono al di sotto della temperatura di 175 mK (millikelvin) una improvvisa riduzione del momento di inerzia
del dispositivo, purch`e la velocit`a di rotazione fosse minore di un valore critico
vc = 300 m/sec, come se una parte del solido non venisse pi`u trascinata dalla
rotazione dellanello. Questa frazione di solido e` appunto il supersolido, mentre la
parte rotante costituisce il solido normale. La frazione supersolida risult`o essere
dellordine di 5 - 25 103 .
Linterpretazione teorica pi`u accreditata di questo fenomeno e` la seguente.
LHe4 solido a queste temperature e` un solido quantistico in cui importanti effetti tunnel fanno fluttuare il numero degli atomi in ogni sito reticolare. Questo
porta allesistenza di atomi di elio delocalizzati, che possono essere descritti solo

24

CHAPTER 1. FLUIDI QUANTISTICI

attraverso una funzione donda che e` diversa da zero in un intervallo di alcuni


passi reticolari. Gli atomi delocalizzati costituiscono le quasiparticelle, cio`e le
eccitazioni elementari del sistema, definite da stati di impulso ed energia fissati (
la curva di dispersione sembra essere = o sin(k a), dove a e` il passo reticolare).
Linsieme di queste quasiparticelle forma un gas bosonico che al di sotto di una
temperatura critica subisce la condensazione di Bose -Einstein. Si genera cos` un
condensato, formato dalle quasiparticelle nello stato fondamentale, che costituisce la componente supersolida del cristallo. Sia la temperatura di condensazione
che la velocit`a critica, data da min(/k), riproducono con buona approssimazione
i dati sperimentali.

Chapter 2
Sistemi critici classici
2.1 Il modello di Landau-Ginzburg
Uno degli strumenti di base per lo studio della fisica della materia condensata e` il
modello di Landau-Ginzburg. Questo modello e definito su un reticolo qualsiasi e
le sue configurazioni sono definite assegnando ad ogni nodo x un campo vettoriale
reale o complesso ax (a = 1, 2, N) che ha il ruolo di parametro dordine. Nella
sua forma generale l Hamiltoniana e
HLG[] = K

N
XX
hiji

(ai aj )2 +

V (i ) .

(2.1.1)

Abbiamo gia incontrato unapplicazione questo modello nel corso di meccanica


statistica al sistema di Ising in prossimit`a del punto critico. In quel caso era
un campo scalare reale che rapprsentava la magnetizzazione locle. Vedremo altri
esempi in cui e un vettore di O(N) per descrivere il comportamento critico
di sistemi con simmetrie continue. Studieremo con particolare attenzione il caso
di reticolo bidinesionale con in O(2) che ha importanti implicazioni teoriche
ed e fondamentale nello studio delleffetto di roughening, che e un fenomeno
ubiquitario che si incontra ad es. nello studio della fisica delle interfacce e nei
processi di crescita dei cristalli. Un altro caso importante e` quello di un campo
che descrive la distribuzione di cariche elettriche in un superconduttore, ecc.
Assumiamo per il momento che sia, come nel modello di Ising, un campo
scalare reale. Ci proponiamo di sviluppare un formalismo generale per lo studio
dei correlatori che sar`a utile in seguito. Per comodit`a scriveremo lHamiltoniana
25

CHAPTER 2. SISTEMI CRITICI CLASSICI

26

come fosse definita sul continuo, cio`e




Z
1
d

H[] = d x
(x) (x) + V ((x)
2

(2.1.2)

con

u
t
V () 2 + 4
2
4!
dove t e u sono due parametri su cui molto si e` discusso nel corso di MS.

2.1.1 Derivata funzionale e calcolo variazionale su reticolo


Nel limite continuo HGL [] e` un funzionale di (x). La derivata funzionale
HLG []
I[]
, o, piu in generale, (x)
(dove I e un funzionale qualsiasi) si puo cal(x)
colare ricorrendo alla definizione su reticolo, in base alla regola seguente
I
1 I
= lim d
,
(xi ) a0 a i
dove i = e` la variabile dinamica associata al sito i di coordinata xi .
Esempi:
Z
X
I
= p f (x)p1(x)
I[] = dy f (y)p (y) = lim a
fk pk
a0
(x)
k

I[] =
J=

dy V ((y))

dy

2

= lim a
a0

I
= V ((x)) .
(x)
X 1
(k+1 k )2
2
a
k

J
2
2
= 2 [(i i+1 ) + (i i1 )] = 2 (i i1 )
ai
a
a

J
2
= 2 2 .
(x)
x
1
(y)
= lim ij = (y x) ,
(x) a0 a

2.1. IL MODELLO DI LANDAU-GINZBURG

27

dove lultima e` la delta di Dirac, infatti


lim

a0

X
k

1
a f (xk ) ki = f (xi ) =
a

f (y)(y x)f (x)d y .

2.1.2 Energia libera di Helmholz e di Gibbs


Prima di procedere oltre, conviene sviluppare una conseguenza importante del
teorema fluttuazione risposta. Lenergia libera di Helmholtz F e definita da
eF = Z. F e una funzione di e B (o e V nei gas), inoltre:


F
F
, M=
S=
T B
B
dove M e` la magnetizzazione totale, M = M V . Il differenziale totale di F si
pu`o allora scrivere nella forma
dF =

F
F
dT +
dB = SdT MdB .
T
B

Definiamo la seguente trasformazione di Legendre: = F + MB, detta energia


libera di Gibbs
magnetico variabile da punto a punto si ha
R campo
P (nel caso di un
d
= F + i Bi hi i = F + d x B(x)h(x)i)

d = SdT + BdM = (, M) ,

inoltre B = M T . Poniamo = = 1 per semplificare la notazione. Abbiamo


gi`a visto che il correlatore Gij si puo scrivere nella forma:
Gij =


2
log Z =
F.
Bi Bj
Bi Bj

Scegliendo un campo B(x) della


P forma B(xi ) = i B , d ove i i sono dei numeri
Z
=
i hi i e quindi
reali arbitrari, si ha log
B
2 log Z X
=
B 2
ij

*"
X
i

i i

X
j

j hj i

#2 +

i j Gij > 0 .

ij

P
Una matrice Aij che gode della proprieta ( ij i j Aij > 0) si dice positiva. Le
matrice positive non hanno autovalori nulli (anzi, sono tutti positivi) ed e` percio

CHAPTER 2. SISTEMI CRITICI CLASSICI

28

invertibile; se infatti avesse un autovalore nullo e detto x = (x1 , x2 , . . . ) il suo


autovettore xi xj Aij = 0 contrariamente allipotesi.
2
2
M
Z
Teorema: la matrice Aij = Mi M
e` linversa di Gij = Blog
= Bij infatti
j
i Bj
Aij Gjk =

Bi Mj
= ik ; cvd.
Mj Bk

(2.1.3)

Esercizio: calcoliamoci lenergia libera di Gibbs nellapprossimazione di Landau


Z = eHLG [0 ]+

dd x B(x)0 (x)

[0 ]
= B(x).
Dove 0 e` la configurazione che minimizza HLG , cio`e 0 (x) : HLG
0 (x)
Si ha
Z
F = HLG [0 ] dd x B(x)0 (x) [0 ] = HLG [0 ]

[] =

d x

1
u
1
()2 + t2 + 4
2
2
4!

Soluzione uniforme: 0 (x) = M (M) = V ( 21 t M 2 + 4!u M 4 ). Poiche


T
B = t M + u6 M 3 che e proprio lequazione del campo medio, per
B = V1 M
cui si derivano gli stessi esponenti critici.

2.1.3 Calcolo dei correlatori nel modello di LG


Nellapprossimazione di Landau si ha


Z
t 2 u 4
1
2
D
[] = d x () + +
2
2
4!
B(x)

u
= + t + 3 .
(x)
6

= G(x, y). Nel caso di campo magnetico costante


Daltra parte si ha h(x)i
B(y)
linvarianza traslazionale ci dice che G(x, y) = G(x y) differenziamo

rispetto a B(y) si ha
lequazione B(x) = (x)

con

(d) (x y) = GLG (x y) + 2 GLG (x y) ,

(2.1.4)

u
2 = t + m2 ,
2

(2.1.5)

2.1. IL MODELLO DI LANDAU-GINZBURG

29

dove si e` posto m = hi e e` la lunghezza di correlazione, come verificheremo tra poco. Usando le solite condizioni di minimo dellenergia libera a campo
magnetico nullo t + u6 3 = 0 si ha, sia nella fase fredda che in quella calda,
2 t =

1
2

(2.1.6)

La sua trasformata di Fourier d`a

da cui

1
LG (k) = p 1
,
G
u
2
d
(2) k + t + 2 m2
1
GLG (x)
(2)d

(2.1.7)

dd k eikx
.
k 2 + t + u2 m2

Si e gia visto (vedi gli appunti di MS) che G(x) in prossimit`a di Tc ha la forma
funzionale seguente :
Z
g(r/)
g(r/)
1
h(k )

dd x eikx d+2 = 2
G(r) = d+2 , G(k) = p
d
r
r
k
(2)

dove h(k ) e` una funzione adimensionale ottenuta integrando sulla variabile adimensionale r/.
1

T = Tc G(k)
2 .
k
ma a T = Tc si ha t = 0 , m = 0, quindi la (2.1.7) diventa GLG (k) =

1
k2

=0.
In teoria di campo lindice critico e la dimensione anomala del campo .
Lorigine di questo termine si pu`o capire dalle seguenti considerazioni dimensionali. Poich`e Z = eH[] , H e adimensionale
Z
1
H = dd x ()2 + . . .
2
[H] = [dd x] + 2[] + 2[]
[H] = 0 [] =

2d
2

CHAPTER 2. SISTEMI CRITICI CLASSICI

30

Daltra parte [G(x, y)] = 2[], perci`o


= 2[] + d = 2 .
[G]
Se 6= 0 queste considerazioni di analisi dimensionale evidentemente non valgono pi`u: per effetto dellinterazione il campo acquista una dimensione anomala
che si puo calcolare utilizzando il gruppo di rinormalizzazione.
Esercizio: calcoliamoci la forma esatta del correlatore in d = 3 nella teoria di
Landau-Ginzburg
Z
eikx
d3 k
.
G(x) =
(2)3 k 2 + 2

Poniamo k x = kr cos d3 k = k 2 dk d d cos


Z
Z
Z 1
k 2 dk
1 1 k dk
1
ikr cos
e
d cos =
2 sin kr
G(x) =
(2)2 0 k 2 + 2 1
(2)2 r 0 k 2 + 2
Z
kdkeikr
1 1
= 2 m
2
2
4 r
k +

Per il lemma di Jordan si ha, chiudendo di sopra,




I
Z
kdkeikr
keikr
kdkeikr
=
= 2i Res
2
2
2
2
k 2 + 2 k=i1
k +
k +
= 2i lim1(k i 1 )
ki

keikr
= ier/
(k i 1 )(k + i 1 )

1 r/
kdkeikr
= er/ G(~x) = G(r) =
e
2
2
k +
4r

2.1.4 Criterio di consistenza di Ginzburg


Il correlatore e` una grandezza fisica strettamente legata alle fluttuazioni. Nel modello di Landau-Ginzburg si ha, comme si e` gi`a visto
G(x, y) = h(x) (y)i
con (x) = (x) m(x) (x) h(x)i. Nellapprossimazione di Landau
m(x) = o (x), dove o (x) e` la configurazione che minimizza lHamiltoniana.
Poiche in questa approssimazione, come nella Mean Field Approximation (MFA),

2.1. IL MODELLO DI LANDAU-GINZBURG

31

si trascurano in una certa misura le fluttuazioni, affinche questapproccio sia consistente occorre che le fluttuazioni siano piccole rispetto alle altre quantit`a valutate
nella stessa approssimazione. La fluttuazione del campo in un punto x influenza
la regione circostante di volume V d , per cui un parametro che misura la
consistenza interna della MFA e`
R d R d
d x V d yh(x) (y)i
M2
V
=
, V d .
(2.1.8)
M2
2o V 2
Lapprossimazione e` consistente solo se in prossimit`a del punto critico (
2
) il parametro M
non diverge. Questa richiesta costituisce il Criterio di Ginzburg .
M2
Calcoliamoci questo parametro. Si ha, come abbiamo visto piu` volte, 2o
t 2 (si veda ad es. leq. (2.1.5)). Daltra parte
Z
2
= 0) = V 2 .
M = V
dd xG(x) = G(k
V

< si ottiene un importante


Applicando il criterio di Ginzburg lim M
M2
vincolo sulle dimensioni d dello spazio in cui gli esponenti critici derivati nella
MFA sono affidabili:
4d < c

dove c e` unopportuna costante. Si vede chiaramente che , se d < 4 (che e` ovviamente il caso sperimentalmente importante nei sistemi considerati dalla meccanica statistica), quando il sistema si avvicina al punto critico la lunghezza di
correlazione cresce sempre fino a un valore in cui il criterio di Ginzburg e` violato,
quindi per d < 4 la descrizione del comportamento critico data dallapprossimazione
del campo medio non e` corretta. Ci`o non toglie che per molti sistemi (compresi i
superconduttori di cui ci occuperemo in seguito) la costante c e` molto grande, per
cui questa descrizione e` accurata anche in prossimit`a di Tc .
Lo strumento adatto per studiare il comportamento critico dei sistemi a d < 4
e` il gruppo di rinormalizzazione, che ora applicheremo al modello di LandauGinzburg.
Il minimo numero di dimensioni d necessarie affinch`e l approssimazione di
campo medio descriva correttamente il comportamento critico di un sistema e` noto
come dimensione critica superiore . Dunque il modello di Ising ( e quindi anche

CHAPTER 2. SISTEMI CRITICI CLASSICI

32

il modello di L-G con accoppiamento quartico) ha dimensione critica superiore


d = 4.
Esercizio: verificare che la dimensione critica superiore in una teoria di LG
contenente uninterazione cubica del tipo v3 e` d = 6.

2.2 I punti fissi del modello di Landau-Ginzburg


Conviene sempre supporre che le costanti di accoppiamento t, u e h del modello
di L-G siano adimensionali. Allora il passo reticolare a compare esplicitamente
nellHamiltoniana HLG . Supponendo, in accordo col paragrafo precedente, che
,
nel limite continuo il campo scalare abbia dimensione [] = x ,Rcon x = d2
2
lintegrale funzionale del modello di L-G assume la forma Z = D exp H
con


Z
1
u d4 4
d
2
2 t 2
d/21
H=
d x () + a
+ a + ha
.
(2.2.1)
2
2
4!
Il passo reticolare compare non solo nell Hamiltoniana ma, in maniera implicita,
anche nella somma sulle configurazioni o integrazione funzionale1. Quindi leffetto
sulle costanti di accoppiamento di una trasformazione del gruppo di rinormalizzazione che cambia il passo reticolare da a a a = sa (e naturalmente lascia invariante Z) sar`a la somma dei contributi dovuti alla variazione di a in HLG (il
cui risultato e` immediatamente calcolabile) e alla variazione inplicita in D, che
richieder`a qualche strumento tecnico in pi`u. Vediamo intanto il primo contributo.
Se a sa, anche le costanti di accoppiamento devono variare in modo da lasciare
lHamiltoniana invariante. Si ha allora
h = sd/2+1 h , r0 = s2 t , u = s4d u ,

(2.2.2)

che ha come punto fisso h = t = u = 0 che corrisponde allhamiltoniana di punto


fisso con il solo termine cinetico
Z
1

dd x()2
(2.2.3)
H =
2
ed e` perci`o detto punto fisso gaussiano. Rispetto a questo punto h e t sono accoppiamenti (o scaling variables) rilevanti (come sapevamo gia dalle propriet`a generali
1

in un reticolo di volume fissato il numero dei nodi (e quindi delle integrazioni) dipende dal
passo reticolare.

2.2. I PUNTI FISSI DEL MODELLO DI LANDAU-GINZBURG

33

del gruppo di rinormalizzazione (RG)). Gi autovalori termico e magnetico sono


rispettivamente (come si legge dalleq.(2.2.2)) yt = 2 e yh = 1 + d/2. A partire
da questi autovalori possiamo calcolarci attraverso le note formule gli esponenti
critici e costruire la seguente tabella che mette a confronto questi esponenti con
quelli calcolati nellapprossimazione di campo medio

campo
medio
punto
fisso
gauss.

1
2

1
2

d2
4

d+2
d2

1
2

d
2

C`e perfetto accordo solo per d = 4. Per d > 4 lapprossimazione di campo


medio d`a un comportamento critico piu singolare rispetto a quello previsto dal
punto fisso gaussiano. Una delle ragioni e` che, pur esendo u in questa regione
irrilevante (yu = 4 d), non pu`o essere posto uguale a 0, come vorrebbe il flusso
del RG del punto gaussiano, perch`e, come si e` gi`
a visto, la magnetizzazione sponq

tanea contiene u a denominatore: hi = 0 = 6t


. Accoppiamenti di questo
u
tipo si dicono pericolosamente irrilevanti. Per d < 4 u diventa un ulteriore accoppiamento rilevante, quindi il punto fisso gaussiano non pu`o descivere il comportamento critico a d < 4 di un sistema magnetico, dove sappiamo che gli accoppiamenti rilevanti sono solo h e t2 .

Esercizio: Mostrare
che in prossimit`a del punto fisso gaussiano il termine ciP (x+a
)(x) 2
2
netico () (
) tende, per effetto del gruppo di rinormaliza
zazione, al limite continuo (x) (x).

(Suggerimento: sviluppare in serie di Taylor (x + a ) e mostrare che tutti i


termini che contengono derivate superiori alla prima sono irrilevanti.)
2

Infatti gli operatori rilevanti controllano leffettiva distanza del sistema dal punto critico,
daltra parte la funzione di partizione del modello di Ising o di un generico modello magnetico
e` solo funzione della temperatura e del campo magnetico.

CHAPTER 2. SISTEMI CRITICI CLASSICI

34

2.3 Il teorema di Wick


Vediamo ora alcune propriet`a generali del modello gaussiano. Abbiamo pi`u volte
usato il noto risultato
r
Z
2 1 B2
2 +B

A
e 2A ,
=
d e 2
A

che pu`o anche essere riscritto nella forma


1

heB i = e 2A B ,
dove la media e` fatta rispetto alla misura gaussiana con B = 0. E` immediato estendere il risultato al caso di N variabili x (x = 1, . . . N) e al caso dellintegrazione
funzionale con unHamiltoniana gaussiana molto generale della forma
Z
Z
1X
1
d
H=
x Ax y y =
d x dd y (x)A(x, y)(y) ,
2 x,y
2
dove Ax y e` una qualunque matrice invertibile. Si ottiene

P Bx x
1
1 P
e x
= e 2 x,y Bx Ax y By ,

(2.3.1)

dove A1 e` la matrice inversa : A A1 = 1. Confrontando questa formula con


leq.(2.1.3) si constata che A1
` che il correlatore Gx y , ma verifichiamo
x y altro non e
il fatto direttamente:
Gx y = hx y iB=0 =

P Bx x
2
2
log Z|B=0 =
e x
|B=0 = A1
xy ;
Bx By
Bx By

possiamo quindi riscrivere leq.(2.3.1) nella forma seguente

P Bx x
1 P
e x
= e 2 x,y Bx hx y iBy .

(2.3.2)

Lidentit`a (2.3.2) pu`o essere utilizzata anche per calcolare il valore di aspettazione del prodotto di un numero arbitrario di campi 3
hx1 x2 . . . x2n iB=0 =
3

1
1 P
2n
e 2 x,y Bx Ax y By |B=0 .
Bx1 Bx2 . . .

Naturalmente se il numero di campi e` dispari il correlatore e` zero se B=0.

2.4. OPE

35

E` chiaro che ogni qual volta B x agisce sullesponenziale abbassa un fattore A1


x y By ,
quindi la met`a delle variazioni devono agire su questi fattori, al fine di ottenere un
risultato 6= 0 quando si pone B = 0. Ne segue che questo valore di aspettazione
deve essere la somma di tutti prodotti di correlatori che si ottengono accoppiando
( o contraendo, come si dice in teoria dei campi) in tutte le maniere possibili i
campi xi cio`e
X
hx1 x2 . . . x2n iB=0 =
G1 2 G3 4 . . . G2n1 2n ,
(2.3.3)
{i }

dove la somma e` fatta sulle permutazioni 1 , 2 , . . . 2n degli indici che danno


contrazioni distinte. Leq.(2.3.3) costituisce il teorema di Wick, che e` uno strumento indispensabile in teoria dei campi.
Esercizio: Verificare lidentit`a seguente applicando il teorema di Wick
hx1 x2 x3 x4 i = Gx1 x2 Gx3 x4 + Gx1 x3 Gx2 x4 + Gx1 x4 Gx2 x3 .

2.4 OPE
In prossimit`a di un punto critico lHamiltoniana assume la forma
X X
H = H +
gi
i(x) axi ,
i

(2.4.1)

dove H e` lHamiltoniana del punto fisso, la costanti adimensionali gi sono le


variabili di scala (cio`e quelle combinazioni lineari delle costanti di accoppiamento
che si trasformano con un fattore di scala per effetto di una trasformazione del
gruppo di rinormalizzazione) e gli operatori i (x) sono i corrispondenti operatori
di scala o scaling operators ed hanno dimensione di una (lunghezza)xi . Il passo
reticolare a entra esplicitamente nelleq. (2.4.1) per ragioni dimensionali. Gli
scaling operators hanno funzioni di correlazione che sono delle pure potenze. In
particolare
c
hi(x)i (y)i =
.
|x y|2xi
Consideriamo ora dei correlatori pi`u generali, della forma
hi (x)j (y) i ,
dove rappresenta un prodotto arbitrario di operatori di scala situati in punti
molto distanti dai due punti x e y. Sotto condizioni molto generali si dimostra (o

CHAPTER 2. SISTEMI CRITICI CLASSICI

36

in qualche caso si congettura) che si pu`o rimpiazzare il prodotto dei due operatori
i e j con una combinazione lineare di operatori di scaling i cui coefficienti sono
opportune potenze della distanza |x y|, cio`e
hi (x)j (y) i =

X
k

Cijk (x y)hk (

x+y
) i ,
2

dove, per ragioni dimensionali, si ha


Cijk (x) =

cijk
x
|x| i +xj xk

e i coefficienti cijk sono numeri puri. E` importante osservare che le funzioni


Cijk (x) non dipendono dagli operatori , quindi si puo scrivere
i (x) j (y) =

X
k

Cijk (x y) k (

x+y
),
2

(2.4.2)

dove il segno di uguaglianza va inteso in senso debole, cio`e vale quando e` inserita in un valore di aspettazione del tipo h. . . i. Leq. (2.4.2) e` detta sviluppo
del prodotto operatoriale o operator product expansion (OPE). Vedremo che nei
rapporti dei coefficienti cijk (di solito numeri razionali) sono codificate molte propriet`a universali del comportamento del sistema attorno al punto critico. Per mettere in luce questo particolare aspetto dellOPE si suole riscriverla nella forma
piu schematica
i j =

cijk k ,

(2.4.3)

nota come algebra di fusione degli operatori.


Vediamo ora come si dermina lOPE nel caso semplice, ma particolarmente
importante, del punto fisso gaussiano. E` chiaro dalle eq.(2.2.1) e (2.2.3) che il
modello di LG in prossimit`a del punto critico ha proprio la forma (2.4.1) in cui
gli scaling operators sono potenze del campo scalare (x). In particolare il campo
stesso e` associato alla perturbazione magnetica del sistema ( legata alla variabile
di scala h), (x)2 e` la perturbazione termica ( corrispondente alla variabile di scala
t) e (x)4 e` associato alla variabile di scala u. Essendo
h(x) (y)i =

1
|x y|d2

2.4. OPE

37

divergente per x y, gli operatori (x)n non sono ben definiti: conviene applicare il cosiddetto point-splitting method, che consiste nel rimpiazzarli con
(x)n (x + 1 ) (x + 2 ) . . . (x + n ) ,
dove 1 , . . . n sono degli spostamenti infinitesimi. Le propriet`a fisiche del sistema
non dipendono da i .
Nel caso del punto fisso gaussiano lOPE e` una diretta conseguenza del teorema di Wick. Per esempio, indicando con una linea la contrazione di due campi,
si ha, per lOPE del prodotto (x) 2(y),
h(x) 2(y) i h(x) (y ) (y + ) i =
= h(x) (y ) (y + ) + (x) (y ) (y + ) + (x) (y ) (y + ) i
+h(x) (y ) (y + ) i

che d`a origine alla seguente legge di fusione


2 = 3 + 3 .
Dovendo applicare queste tecniche di calcolo al gruppo di rinormalizzazione, che
studia leffetto di un riscalamento delle distanze fisiche in gioco x sx , y
sy, e` chiaro che gli splitting i non devono giocare nessun ruolo in questo riscalamento. Conviene allora cambiare la base degli scaling operators ridefinendo gli
operatori in modo da sottrarre le parti non connesse: 1 (x) = (x) hi ,
2 (x) = 2 (x) h2 i , ecc.. E` facile verificare che in questa nuova base le regole
di contrazione sono modificate dallulteriore regola di trascurare le contrazioni di
operatori che derivano dallo splitting di un singolo punto. Quindi nellesempio
precedente si trascura il terzo termine e la regola di fusione diventa
1 2 = 2 1 + 3 .

(2.4.4)

CHAPTER 2. SISTEMI CRITICI CLASSICI

38

Analogamente e` facile verificare che


1 1 = 1 + 2
1 4 = 4 3 + . . .
2 2 = 2 + 4 2 + 4
2 4 = 12 2 + 84 + . . .
4 4 = 24 + 96 2 + 72 4 + . . .

(2.4.5)
(2.4.6)
(2.4.7)
(2.4.8)
(2.4.9)

I puntini stanno ad indicare operatori di grado superiore al quarto.

2.5 Le equazioni del gruppo di rinormalizzazione


In prossimit`a del punto fisso, utilizzando la (2.4.1), si vede subito che la funzione
di partizione assume la forma

X
X
X Z dd x
H
H
Z=
e
=
e
1
gi
i(x) axi +
d
a
i
conf.

= Zo

conf.

1X
gi gj
2 ij
X
i

gi

Z Z

dd x
ad


dd x dd y
xi +xj
i (x) j (y) a
+ ... =
a2d

1X
gj
hi i axi
2 j

(2.5.1)

dd y
hi (x) j (y)i axi+xj + . . .
ad

La funzione integranda hi(x) j (y)i, che pu`o essere rimpiazzata dal suo sviluppo
operatoriale (2.4.2), e` divergente per x y (questa e` una tipica divergenza ultravioletta della teoria quantistica dei campi). Nella formulazione su reticolo questa
divergenza non c`e, perch`e la distanza minima tra i campi in gioco`e data dal passo
reticolare a. La relazione precedente appare divergente semplicemente perch`e
abbiamo rimpiazzato la somma sui nodi del reticolo con un integrale. Tuttavia
conviene continuare ad utilizzare la notazione continua e regolarizzare lintegrale
limitando lintegrazione multipla alla regione |x y| > a. Questo non cambia il
risultato finale ma rende pi`u spediti i calcoli.
Applichiamo ora una RGT infinitesima che cambi il passo reticolare (= UV
cut-off) di un fattore s : a s a = (1 + t)a e chiediamoci come devono cambiare le costanti di accoppiamento gi affinch`e Z rimanga invariata. E` da notare che
la dipendenza da a compare sia esplicitamente nellHamiltoniana sia nel dominio

!)

2.5. LE EQUAZIONI DEL GRUPPO DI RINORMALIZZAZIONE

39

di integrazione per il fatto che |x y| > a. La prima dipendenza d`a, come si e` gi`a
visto nel caso del modello di LG,
gi gi = sdxi gi gi + (d xi )gi t.

(2.5.2)

La variazione di a nel dominio dintegrazione contribuisce ai termini di secondordine nelle costanti di accoppiamento. Ponendo
Z Z
Z Z
Z Z
=

,
|xy|>s a

|xy|>a

a>|xy|>(1+t)a

il primo integrale rid`a il termine di partenza in Z. Il secondo integrale si pu`o


valutare esplicitamente utilizzando lOPE e passando alle variabili di integrazione
u = x y e z = x+y
:
2
gi gj

Z Z

a>|xy|>s a

cijk
= gi gj
2
d/2

dd xdd y 12 cijk hk iaxi +xj


a2d |x y|xi+xj xk

(2.5.3)

dd z
hk iaxk d t + O(t2 ) ,
d
a

2
dove d = (d/2)
e` langolo solido in d dimensioni. Questo termine pu`o essere
riassorbito da una corrispondente variazione di gk :

1 X
cijk gi gj t
gk gk = gk d
2
ij

(2.5.4)

Combinando assieme le (2.5.2) e (2.5.4) si ha


d
1 X
dgk
s gk = (d xk )gk d
cijk gi gj
dt
ds
2
ij
Moltiplicando tutte le costanti di accoppiamento per il fattore 12 d in definitiva
si ha
d
s ds
gk = (d xk ) gk

ij

cijk gi gj + O(gl3)

che e` la forma standard delle equazioni del gruppo di rinormalizzazione al secondo


ordine perturbativo.

CHAPTER 2. SISTEMI CRITICI CLASSICI

40

2.5.1 Il punto fisso di Wilson-Fisher


Possiamo applicare le equazioni del gruppo di rinormalizzazione test`e ottenute al
modello di LG (2.2.1) utilizzando lalgebra di fusione (2.4.4-2.4.9) e ponendo,
per semplicit`a di notazione, t = 2t (che pu`o essere identificata con la temperatura
ridotta) e u = u/4!. Si ha, trascurando i termini del terzordine,
d
d+2
h=
h 4ht + . . .
2
ds
d
s t = 2t h2 4t2 24tu 96u2 + . . .
ds
d
s u=
u t2 16tu 72u2 + . . .
ds
s

(2.5.5)
(2.5.6)
(2.5.7)

dove = 4d. Cerchiamo ora di vedere se, allordine perturbativo considerato, ci


sono altri punti fissi oltre a quello gaussiano (h = t = u = 0), cercando ulteriori
zeri dei secondi membri di queste equazioni. La prima d`a h 0 4 . La seconda
d`a, per successive iterazioni,
t = 48u2 + 12ut + O(t2 ) = 48u2 + 12u(48u2 + 12u(48u2 + = O(u2) .
Inserendo questo risultato nella terza equazione si ottiene , se e` piccolo, u =
C`e dunque un nuovo punto fisso a
h = 0 , t = O(2 ) , u =

.
72

72

Sviluppando le ultime due equazioni attorno a questo nuovo punto fisso, noto
come punto fisso di Wilson-Fisher, si ha, ponendo u = u + u e sviluppando al
primordine in u e t,
s

t = 2t 24u t + = (2 ) t + . . .
ds
3

(2.5.8)

d
u = u + . . . ,
(2.5.9)
ds
il che ci permette di concludere che per d < 4 u e` un accoppiamento irrilevante per il nuovo punto fisso, che dunque controlla, in base alla discussione del
2.2, il comportamento a grande distanza del sistema critico per d < 4. Inoltre
s

Laltra soluzione, t =

d+2
2 ,

ovviamente non e` nel range perturbativo considerato.

2.5. LE EQUAZIONI DEL GRUPPO DI RINORMALIZZAZIONE

41

dalla (2.5.8) si legge lautovalore termico yt e quindi anche lindice critico della
lunghezza di correlazione = 1/yt che dunque e`
=

1
+
+ O(2 ) .
2 12

Questa relazione e` il primo termine di uno sviluppo perturbativo in (noto come


expansion) che costituisce un metodo sistematico e molto potente per calcolare
gli indici critici. e` stato calcolato finora lo sviluppo fino al quinto ordine. Ecco il
risultato per D = 2 e D = 3 per lindice
D
expansion
migliore stima
2
0.99 0.04
1 (esatto)
3 0.6305 0.0025 0.6330 0.0013

Esercizio: Dimostrare che la costante di accoppiamento del termine 6 in 4


dimensioni e` irrilevante (al I ordine in ) non solo rispetto al punto fisso gaussiano,
ma anche rispetto a quello di Wilson-Fisher.

2.5.2 Operatori ridondanti


Dallanalisi dellalgebra di fusione dei campi gaussiani (2.4.9) si vede che al secondo ordine nelle costanti di accoppiamento si sviluppa nellequazioni del gruppo
di rinormalizzazione un termine di interazione 3 che non era presente nellHamiltoniana originaria di LG.E` immediato verificare che questo operatore e` rilevante
per D = 4 dimensioni (vedere anche lesercizio al 2.1.4). Come mai questo
termine e` stato trascurato? il motivo e` una conseguenza di un principio elementare ma importante nella teoria dei campi quantistica e in meccanica statistica:
I campi che compaiono nellHamiltoniana sono semplicemente delle variabili di
integrazione, quindi possono essere rimpiazzate da una trasformazione di variabili
qualunque, detta field redefinition, purch`e lo Jacobiano della trasformazione sia 1
e i limiti di integrazione nellintegrale funzionale siano gli stessi. E` ora chiaro che
possiamo eliminare nellHamiltoniana del tipo
Z
Z
t 2 v 3 u 4
d 1
2
H = d x[ () + h + + + ] = dd xH ,
2
2
3
4
il termine 3 con una semplice traslazione del tipo + dove e` una
costante opportuna, ridefinendo le costanti di accoppiamento t e h.

42

CHAPTER 2. SISTEMI CRITICI CLASSICI

Pi`u in generale qualunque field redefinition comporta una ridefinizione e un riarrangiamento delle costanti di accoppiamento in gioco. Poich`e queste ridefinizioni
non cambiano la fisica del sistema descritto, ci`o implica che nello spazio delle
costanti di accoppiamento ci sono delle variet`a generate dal gruppo di queste
trasformazioni i cui punti descrivono lo stesso stato fisico. Per esempio, se nella
trasformazione + supponiamo che il parametro di traslazione sia infinitesimo, la variazione al primordine in della densit`a Hamiltoniana H e` H =
(h + t(x) + v2 (x) + u3 (x)) che corrisponde alla seguente ridefinizione delle
costanti di accoppiamento:
h h + t , t t + v , v v + u .
Questa trasformazione infinitesima genera una curva (=variet`a unidimensionale
dipendente dal parametro ) lungo cui la fisica del sistema rimane costante. la
tangente a questo tipo di curve e` nota come variabile di scaling ridondante. Similmente loperatore a cui si accoppia questa tangente (nel nostro caso H) e` detto
scaling operator ridondante.

2.5.3 Singolarit`a logaritmiche a D=4


Esattamente a D=4 lequazione del gruppo di rinormalizzazione per u diventa, per
h = 0 e t = 0,
u = 72 u2
(2.5.10)
dove si e` posto u = ddu con = log(s). Quetequazione dice che u e` marginalmente irrilevante rispetto al punto gaussiano, cio`e va a zero molto lentamente.
Questa propriet`a genera delle caratteristiche singolarit`a logaritmiche nelle funzioni termodinamiche per tutti i punti critici che non sono punti fissi, cio`e t =
h = 0, ma u > 0. Per vederle spostiamoci leggermente sal punto critico considerando lequazione
t = 2t 24 ut ,
(2.5.11)
dove i termini trascurati sono inessenziali.
E noto che la parte singolare della densit`a di energia libera soddisfa limportante
equazione funzionale
f (t, u) = sd f (t(s), u(s)) ,
da cui si ricavano tutte le leggi di scala delle funzioni termodinamiche. Scegliamo
ora il parametro = log(s) in modo che to = t(so ) = O(1) sia fuori dalla regione

2.5. LE EQUAZIONI DEL GRUPPO DI RINORMALIZZAZIONE

43

critica. Qui si pu`o usare lapprossimazione di campo medio (o di Landau) e porre


f (to , u(so ) = V (o ) =
Perci`o
f (t, u) =

t2o
.
u(so )

t2o
.
s4o u(so)

Bisogna ora esprimere so e u(so ) come funzioni di u e t. Lintegrazione della


(2.5.10) d`a
u
u(so) =
1 + co
dove si e` posto c = 72u e o = log so . Inserendo questa soluzione nella (2.5.11)
si ottiene
to
1
log = 2o log(1 + co ) .
t
3
Questa equazione trascendente si pu`o risolvere iterativamente, tenendo conto che
to
si pu`o prendere grande a piacere (perch`e?). Si ha
t
2o = log

c
to
to 1
+ log(1 + log ) + . . .
t
3
2
t

Inserendo questo nellespressione trovata per f (t, u) si ha


f (t, u) t2 (1 +

to 1
c
log ) 3
2
t

e quindi il calore specifico e`


C=

1
d2
f (t, u) | log(t/to )| 3 .
dt

Dunque ha una singolarit`a logaritmica. E` da notare che questa singolarit`a e` prec


sente solo se u = 72
6= 0, cio`e solo se il punto critico non coincide con il punto
fisso.
Queste singolarit`a logaritmiche hanno lo stesso carattere di universalit`a degli
indici critici e sono segnali tipici delle dimensioni critiche superiori.

44

CHAPTER 2. SISTEMI CRITICI CLASSICI

Chapter 3
Sistemi quantistici
3.1

Integrali di cammino in meccanica quantistica

Siano P e Q gli operatori impulso e posizione di una particella di massa m


soggetta a un potenziale V = V (Q) Hamiltoniana:
H=

P2
+ V (Q) , [Q, P ] = i~
2m
H

Nella rappresentazione di Heisenberg si ha Q(t) = eit ~ Qeit ~ . Sia |q, ti = un


iHt
autostato delloperatore posizione allistante t; Q|qi = q|qi , |q, ti = e ~ |qi.
Si usa la normalizzazione standard
hq , t|q, ti = (q q). Analogamente |pi =
qp R
1
i
autostato di P , hp|qi = 2 e ~ , dp|pi hp| = 1.
Problema: calcolare lampiezza di probabilita hq , t |q, ti
hq , t |q, ti = hq |e

iH(t t)
~

|qi

Poniamo per il momento ~ = 1, supponiamo t = t t 1 e trascuriamo i


P2
P2
termini di ordine (t)2 . Si ha allora eiHt ei( 2m +V (Q))t = ei 2m t eiV (Q)t (1 +
O[(t)2 ]) 1
Z
p2

hq , t |q, ti =
dphq |ei 2m t |pihp|eiV (q)t |qi + O(t2 )
Z

p2

i 2m t

dphq |e

iV (q)t

|pihp|e

|qi =

Si e usata la proprieta eA eB = eA+B+ 2 [A,B]+...

45

dp i(q q)p+ ip2 t iV (q)t


2m
e
e
2

CHAPTER 3. SISTEMI QUANTISTICI

46
Posto =

it
,
2m

Z
=

si ha

dp i(q q)pp2
e
=
2

i(q q)2 m
2t

1
2

x2

dx e

dp
e
2

=e

i2
h
(q q)2
i(q q)
4
p 2

i(q q)2 m
2t

quindi

it
2m

i(q q)2 m
2t

e
= q

i2t
m

im i(q)2 m +iV (q)t


e 2t
+ O(t2 ) .
2t
Se (t)2 non e trascurabile, dividiamo lintervallo t t in un numero N sufficientemente grande di intervalli uguali t = to < t1 < t2 < tN = t e poniamo
t = ti+1 ti . Si ha lovvia identit`a
Z
Z


hq , t |q, ti = hq , t | dqN 1 |qN 1 , tN 1 ihtN 1 , qN 1 | . . . dq1 |q1 , t1 iht1 , q1 |q, ti =
hq , t |q, ti =

1
N
Y

dqi

i=1


im i PNj=1 [(qj )2 m V (qj )t]
2t
+ O t2 ,
e
2t

dove si e potuto scrivere un unico esponenziale perche gli esponenti non sono
piu operatori ma numeri. Nel limite t 0 lesponente diventa lintegrale
seguente
N 
X
(qj )2 m
j=1

2t


Z
V (qj )t

dt

mq2
V (q)
2

= S[q, q]
,

dove il funzionale S[q, q]


denota lazione del punto materiale in esame.
In definitiva, reintroducendo la costante di Planck, si ha
r
Z
Z Y
N
iS
im i S[q,q]


Dq e ~ ,
e~
hq , t |q, ti =
dqj
2t
1

(3.1.1)

che esprime lampiezza di probabilita mediante un integrale di cammino: lampiezza


di probabilitahq , t |q, ti e la somma dei contributi dei cammini che partono all
istante t da q e raggiungono allistante t la posizione q ; ogni cammino q(t) coniS[q,q]

tribuisce con un peso e ~ .

3.1. INTEGRALI DI CAMMINO IN MECCANICA QUANTISTICA

47

Il massimo contributo e dato dalla traiettoria classica, cioe quella che minimizza lazione: S = 0. Per i cammini molto diversi della traiettoria classica,
una piccola variazione del cammino provoca una grande variazione di S e quindi
iS
una rapida oscillazione di e ~ ; viceversa i cammini vicini alla traiettoria classica,
cio`e tali che |S Scl | ~, danno il contributo dominante. In molti casi si puo
tenere conto di queste fluttuazioni quantistiche sviluppando in serie di potenze di
~: il termine di ordine 0 e dato dalla traiettoria classica.
Il modello ora descritto si puo ovviamente generalizzare a traiettorie in uno
spazio di dimensioni qualsiasi qi (t), i = 1 . . . D. Vedremo tra poco un altro tipo
di generalizzazione non piu di un modello di meccanica quantistica, ma uno di
teoria dei campi.
Q
Il limite N nellintegrale di cammino j dqj eiS/~ non e matematicamente ben definito, perch`e e` difficile caratterizzare topologicamente il fattore
S
oscillante ei ~ . Si ricorre allora a una continuazione analitica a tempi immaginari
t i.
Con questa continuazione analitica il fattore di fase diventa reale, il che consente di porre il path integral in una forma matematicamente rigorosa, che Wiener
aveva sviluppato nei primi anni 40 per descrivere il moto browniano. Qui ci
contentiamo di vedere le modificazioni subite dallazione S per effetto della sostituzione
 2
dq
dq 2
dq
t i dt id , q
= i , q =
dt
d
d
#
"
Z t
Z  2
mq2
m
dq
i
(
V (q))dt =
+ V (q) d = SE
2
d
2
t

SE e detta azione euclidea e la rappresentazione di hq , t |q, ti mediante integrali di cammino diventa


Z
SE [q,q]

(3.1.2)
hq , |q , i = D q e ~

che ha la stessa forma della funzione di partizione di un sistema di meccanica


statistica unidimensionale con le sostituzioni H SE e T ~.
Vediamo ora qualche proprieta generale dei cammini che contribuiscono maggiormente allintegrale di cammino (3.1.1). Lanalisi diventa particolarmente semplice se poniamo V (q) = 0 (modello gaussiano). Riscriviamo la (3.1.1) in forma
discreta 2
2

t e in realta in questa descrizione euclidea

CHAPTER 3. SISTEMI QUANTISTICI

48
Z Y
N

dqi i e

2
j m(qj+1 qj )
2~t

, i =

m
2t

(3.1.3)

e calcoliamoci il valor medio


2

h(qj+1 qj ) i

R QN
1

dqi i (qj+1 qj )2 e
hq , |q, i

SE
~

, dove c
Poiche tutti gli integrali sono gaussiani, si ha h(qj+1 qj )2 i = c 2~t
m
3
2
e una costante numerica opportuna In altri termini h(qj+1 qj ) i t I
cammini che contribuiscono allintegrale (3.1.1) sono in media continui (perche
h(q
q )2 i
1
t 0 qj+1 qj ), ma non differenziabili (perche limt0 j+1t2 j t
non e finito). Si puo infatti dimostrare che i cammini differenziabili formano
un sottoinsieme di misura nulla nello spazio dei cammini che contribuiscono al
path integral (3.1.1). Si potrebbe inoltre far vedere che il set di cammini che
contribuiscono maggiormente allintegrale in questione coincide con il set delle
traiettorie di una particella soggetta al moto browniano.
E da notare che una proprieta caratteristica del moto browniano e, come
vedremo, chela distanza media percorsa da una particella in un tempo t e proporzionale a t e parallelamente dalla (3.1.3) si ricava, con la stessa procedura
usata per (qj+1 qj )2 , che
h(qj qk )2 i t, j e k 1, 2 . . . N
In altri termini, la distanza media tra due punti qualsiasi della traiettoria e proporzionale alla radice quadrata della scala dei tempi. Questa non e una proprieta
delle usuali curve continue, ma piuttosto delle strutture frattali.

3.2 La mappa tra MS e QFT


Torniamo ora alleq. (3.1.1):

hq , |q, i =

Dqe

dq 2 m
) 2 +V (q)]d /~
[( d

(3.2.1)

Ponendo ( ) = m q( ) la (3.2.1) e, con unopportuna scelta di V (q), nientaltro


che il modello di Landau-Ginzburg in una dimensione: basta porre V (q) = 2t 2 +
3

c=

R QN
1

dxi i (xj+1 xj )2 e

k (xk+1 xk )

R QN
1

dxi i e

k (xk+1 xk )

3.2. LA MAPPA TRA MS E QFT

49

u 4
.
4!

Gli stati iniziale e finale |q, i e |q , i individuano le condizioni al contorno


del segmento [ , ] dove e definita la teoria. Il limite termodinamico si ottiene
ponendo e + . E utile anche considerare condizioni al contorno
periodiche, che comportano la somma su tutte le traiettorie chiuse: a tal fine basta
porre nella (3.2.1) q = q e integrare ancora su q. In questo caso la corrispondente
teoria euclidea sul reticolo unidimensionale e` invariante per traslazioni multiple
del passo reticolare .
Ritornando al formalismo operatoriale e al tempo reale si ha
Z
Z
H(t t)
H(t t)

dqhq, t |q, ti = dqhq|ei ~ |qi tr ei ~


E ora facile dimostrare, con la continuazione analitica nel tempo immaginario,
che la densita f di energia libera tende, nel limite termodinamico, allenergia

dello stato fondamentale. Infatti, identificando la f. di partizione Z con tr eH ~

e ponendo Z = ef ~ dove f e la densita di energia libera (Energia libera per
unita di volume, che e` una costante perch`e il sistema e` invariante per traslazioni)
e introducendo un set completo di autostati dellenergia {|ni} : H|ni = En |ni, si
ha
X
( )


tr eH ~ =
hn|eEn ~ |ni h0|eEo ~ |0i
n

f = Eo

c.v.d.
In teoria quantistica dei campi un ruolo importante e giocato dal prodotto
cronologico o T prodotto. Siano A(t) e B(t) due operatori dipendenti dal tempo
t e definiamo il T prodotto di A e B nel modo seguente
(
A(t1 )B(t2 ) se t1 > t2
T (A(t1 )B(t2 )) =
B(t2 )A(t1 ) se t1 < t2
E facile ottenere una rappresentazione con integrali di cammino del T prodotto
degli operatori di posizione:
Z
S

(3.2.2)
hq , t |T (Q(t1 )Q(t2 ))|q, ti = Dq q(t1 )q(t2 )ei ~ .
Infatti il ruolo del T prodotto e proprio quello di far comparire gli operatori
Q(ti ) nella posizione giusta quando si suddivide lintervallo t t in N intervallini
t.

CHAPTER 3. SISTEMI QUANTISTICI

50

Lequazione (3.2.2) mostra che il valore di attesa del T prodotto corrisponde


al correlatore nel linguaggio della meccanica statistica. Inoltre si dimostra con
un ragionamento analogo a quello sullenergia libera, che il limite termodinamico
della (3.2.2) coincide con il valore di attesa nel vuoto del T prodotto, cioe
hq , t |q(t1 )q(t2 )|q, ti
= h0|T (Q(t1 )Q(t2 )) |0i
t t
hq , t |q, ti
lim

Abbiamo usato come modello illustrativo un modello particolarmente semplice


descritto da una sola coordinata lagrangiana Q(t). In realta il procedimento e
di grande generalita. Per esempio in una teoria di campo scalare in d dimensioni spaziali, detto |, ti lo stato che descrive una data configurazione iniziale
(xi , t) (i = 1 . . . d) e | , t i una conf.finale e S[] lazione della teoria, si puo
dimostrare facilmente che vale la seguente rappresentazione di path integral
Z
S

h , t |, ti = D ei ~

dove D e lintegrazione funzionale, o somma sulle configurazioni, come e stata


definita per il modello di Landau-Ginzburg. Lintegrazione funzionale e particolarmente semplice se la teoria e posta su un reticolo. La trascrizione su reticolo
si puo fare solo se a (a = passo reticolare) le teorie quantistiche di
campo nel limite continuo corrispondono a teorie su reticolo in prossimita di una
transizione del II ordine. In conclusione, la rappresentazione di path integral delle
ampiezze di transizione e la continuazione analitica a tempi immaginari (rotazione
di Wick) consente di trascrivere ogni modello di meccanica quantistica o di teoria dei campi quantistica in un sistema di meccanica statistica classica. Possiamo
stabilire il seguente dizionario tra le due formulazioni:

teoria quantistica
meccanica
di campo
statistica classica
integrazione funzionale
somma sulle configurazioni
d dimensioni spaziali
D = d + 1 dimensioni spaziali
Azione euclidea SE
Hamiltoniana H
~
T
Ampiezza di transizione
Funzione di partizione
Valore di attesa nel vuoto del T -prodotto
Funzioni di correlazione
Energia dello stato fondamentale
Densita di energia libera
Massa della particella piu leggera
Inverso della lunghezza di correlazione

3.2. LA MAPPA TRA MS E QFT

51

3.2.1 Limite continuo


Nelle teorie quantistiche di campo il reticolo che abbiamo introdotto e` semplicemente un artificio per dare un significato preciso allintegrazione funzionale, ma le
propriet`a fisiche non possono dipendere dal valore del passo reticolare a. Quindi
questa procedura e` giustificata solo se tutte le scale fisiche in gioco, quando sono
espresse in unit`a di lunghezza, sono molto pi`u grandi del passo reticolare. Dal
punto di vista del corrispondente modello di meccanica statistica classica, questo
equivale alla condizione che la lunghezza di correlazione sia molto pi`u grande
del passo reticolare, il che corrisponde a richiedere che il sistema sia vicino a un
punto critico. Quindi la vera corrispondenza stabilita e` tra un sistema di teoria
dei campi quantistica nel continuo e un corrispondente sistema statistico classico
vicino al punto critico.
Il modello di Landau-Ginzburg e` un buon esempio di questo tipo perch`e descrive il comportamento di un sistema (ferromagnetico) in prossimita del punto
critico dove a, per cui la struttura reticolare non gioca alcun ruolo. Per
rendere piu spedite le manipolazioni successive conviene usare la notazione del
continuo, facendo formalmente il limite a 0:


Z
1 2
1 4
1
2
d
HGL [] d x ((x)) + t (x) + u (x)
2
2
4!

In realta questo e solo un limite formale, utile per semplificare la notazione, per
rendere piu agevole la condizione a. E da notare infatti che la definizione
esatta di Z coinvolge, come abbiamo visto nel paragrafo precedente, unintegrazione
per ogni sito
Z Y
Z=
di eHLG () .
i

Quindi, a rigore, non ce nessuna condizione di continuita che leghi in qualche


modo il valore di per due siti vicini (che giustificherebbe la sostituzione della
differenza finita (x + ) (x) con la derivata ). Formalmente si puo porre
Z
R d 1P
1
2 1
2
4
Z = De d x[ 2 ( ) + 2 t + 4! u ]

dove, in accordo col paragrafo precedente,


Q si e` introdotto il simbolo di integrazione funzionale D = lima0 N (a) i di . N (a) e un fattore di scala
introdotto per rendere finito il limite; tuttavia il limite continuo e` ben definito
solo se e` ben definita lintegrazione funzionale (come si e` visto nel caso dello
studio delle propriet`a frattali degli integrali di cammino nel caso gaussiano). Lo
strumento di elezione per studiare questo limite e` il gruppo di rinormalizzazione.

CHAPTER 3. SISTEMI QUANTISTICI

52

3.2.2

Sistemi quantistici in equilibrio con un termostato

Un sistema quantistico in equilibrio con un termostato alla temperatura T e` descritto dalla funzione di partizione
Z = tr e H ,

(3.2.3)

dove H e` operatore Hamiltoniano che descrive il sistema e la traccia indica la


somma sun un set completo di stati.
Nel caso specifico di una particella materiale di massa m che si muove in un
P2
potenziale assegnato V (Q) si ha H = 2m
+V (Q) , [Q, P ] = i~, dove le notazioni
sono le stesse di 3.1. Si ha
Z
Z = dqhq|e H |qi.
Questa e` unespressione molto simile a quella studiata nellintroduzione degli integrali di cammino. Infatti avevamo trovato (vedi leq.(3.1.2)) che
Z
Z
R
iH(t t)
i t
iS

L(
q,q)dt

t
hq , t |q, ti hq |e ~ |qi = Dq e ~
Dq e ~ .
(3.2.4)
e` dunque chiaro che se noi facciamo una rotazione di Wick t i e poniamo
i(t t)
= e q = q (cosicch`e consideriamo soltanto camminiR chiusi) e infine
~
aggiungiamo unulteriore integrazione allintegrale sui cammini Dq, integrando
sulla posizione del punto iniziale q( ) = punto finale q( = + ), otteniamo
una rappresentazione con integrali di cammino della funzione di partizione del
sistema quantico:
Z
Z=

D[q] e

R
0

LE (q,q)d

dove D[q] denota ora la somma su tutti i cammini chiusi e LE e` la lagrangiana


euclidea, ottenuta con la rotazione di Wick.
Come avevamo fatto per gli integrali di cammino, cos` anche questa rapprsentazione si puo estendere a sistemi con un numero arbitrario di gradi di libert`a.
Supponiamo ad esempio, in analogia a quanto avevamo fatto nello studio dei sistemi di Landau-Ginzburg, che il sistema quantico sia un sistema in D dimensioni
spaziali e che le sue possibili configurazioni siano descritte da un campo scalare
(~x), dove ~x e` un vettore D-dimensionale. Per descrivere il sistema in equilibrio
alla temperatura T = 1/ mediante un integrale funzionale, occorre supporre che

3.2. LA MAPPA TRA MS E QFT

53

il campo dipenda anche dalla variabile ( tempo immaginario) e che sia una
funzione periodica di periodo , cio`e
(~x, ) = (~x, + ) .

(3.2.5)

Utilizzando queste configurazioni periodiche la funzione di partizione del sistema


quantico D-dimensionale ammette la seguente rappresentazione in termini di integrazione funzionale di un sistema in D+1 dimensioni
Z
R
H
Z tr e
= D[] e 0 LE []d ,
(3.2.6)
dove ora D[] indica la somma su tutte le configurazioni periodiche definite dalla
(3.2.5) e la lagrangiana LE e` ora un funzionale della configurazione . Un altro
modo pi`u generale per legare il sistema quantico a un equivalente sistema classico
si basa su una identit`a operatoriale che si pu`o costruire nella maniera seguente:
si suddivida lintervallo in N intervallini di lunghezza = /N. Sfruttando
il noto limite limN (1 x/N)N = ex si pu`o ottenere la seguente identit`a
operatoriale
tr eH = lim tr [(1 H)(1 H) . . . (1 H)] ,
0

(3.2.7)

dove la parentesi quadra contiene N = / fattori. Questa identit`a, nota come


formula di Trotter, pu`o essere reinterpretata come il limite continuo della funzione
di partizione di un sistema della meccanica statistica classica associato alla matrice di trasferimento T = 1 H che ne descrive levoluzione nella direzione
in un reticolo con passo reticolare , per cui Z = tr T N (si vedano ad es. gli
appunti di MS)). Dunque la (3.2.6) e la (3.2.7) mostrano in due modi differenti
che la funzione di partizione un sistema quantico in D dimensioni spaziali coincide con la funzione di partizione canonica di un opportuno sistema classico in
D+1 dimensioni, in cui la dimensione aggiuntiva ha un estensione finita e le
condizioni al contorno lungo questa direzione sono periodiche.
In particolare la funzione di partizione di un sistema quantistico D-dimensionale
a T = 0 e` esattamente equivalente alla funzione di partizione di un opportuno
sistema classico in D+1 dimensioni nel limite termodinamico. La temperatura
del sistema quantistico non ha nulla a che fare con quella del sistema classico
corrispondente, che dipende invece dalle costanti di accoppiamento del sistema
quantistico.

CHAPTER 3. SISTEMI QUANTISTICI

54

3.2.3 Catena lineare di spin in campo trasverso


Unapplicazione illuminante della formula di Trotter e` fornita dal sistema quantistico costituito da una catena lineare di spin di lunghezza L immerso in campo
trasverso h, definito dallHamiltoniana
X

z
b
H(,
h) =
nz n+1
+ h nx ,
(3.2.8)
n

dove le sono matrici di Pauli associate ai nodi di un reticolo unidimensionale.


Matrici appartenenti a nodi diversi commutano, mentre quelle associate allo stesso
nodo anticommutano:
z
(nz )2 = (nx )2 = 1 ; {nx , nz } = 0 ; [nx , m6
=n ] = 0 .

(3.2.9)

Vogliamo calcolare Z = TreH con la formula di Trotter. Utilizziamo come set


completo di stati gli autostati di nz , cio`e il set di configurazioni di spin associati
ai nodi |{Si }i = . . . |Sn i |Sn+1i . . . , con Sn = 1. nx non e` diagonale in questa
base e si ha, per via delle propriet`a di anticommutazione, nx |Sn i = | Sn i.
Scriviamo ora la transfer matrix della formula di Trotter nella forma
!
X
z z
b = 1 + h
T 1 H
x e n n+1 + O( 2 ) =
n

con


Y 1
P

+ h n eK1 n Sn,j Sn+1,j + O( 2 ) ,


= h
h
n
K1 = .

(3.2.10)

Si e aggiunta letichetta j alla configurazione e si interpreta lespressione racchiusa in parentesi quadre come loperatore che fa evolvere dalla configurazione
j alla j + 1. Si interpreta poi questa nuova configurazione come la conf. di una
nuova catena orizzontale spostata di un passo reticolare in direzione verticale ( si
veda la figura sottostante).
n,j+1
n1,j+1
n+1,j+1

n1,j

n,j

n+1,j

3.2. LA MAPPA TRA MS E QFT

55

E immediato verificare che lazione del termine in parentesi quadre si puo


riscrivere nella forma

1
+ h nx |Sn,j i = eK2 Sn,j Sn,j+1
hSn,j+1|
h
con
1
eK2 =
(3.2.11)
h
Si genera cosi un reticolo quadrato su cui e` definito un modello di Ising standard senza campo magnetico e con accoppiamenti molto asimmetrici nelle due
direzioni. Si ottiene dunque lequivalenza

N/2 X P
1
b
H
Tre
=
e x,y (K1 Sx,y Sx+1,y +K2 Sx,y Sx,y+1) ,
(3.2.12)
h
{Sx,y }

con = N . Nonostante gli accoppiamenti asimmetrici, e` facile verificare che


il sistema e` autoduale rispetto alla trasformazione di Kramers e Wannier e la relazione tra le costanti di accoppiamento della versione duale e` unovvia generalizzazione di quella simmetrica:
1 = 1/ sinh 2K2 ; sinh 2K
2 = 1/ sinh 2K1 .
sinh 2K
Ne consegue che il modello di Ising in questione possiede,nel limite termodinamico (cioe non solo L ma anche , una linea di punti critici data dalla
relazione
sinh 2K1 sinh 2K2 = 1 .
Inserendo in questa la (3.2.10) e la (3.2.11) si ottiene che la catena di spin in
questione ha una transizione di fase ordine-disordine del II ordine per h = a
temperatura T = 0. Questo e un tipico esmpio di transizione di fase di un sistema
quantico a temperaturaa zero.
Cerchiamo ora di comprendere per una via completamente diversa il fatto che
la catena di spin in questione ha una transizione di fase per = h.
Le propriet`a fisiche di questo modello di spin non dipendono certo dalla rappresentazione usata per le matrici di Pauli, ma solo dalle loro proprita algebriche.
Introduciamo ora un nuovo set di operatori che hanno esttamente le stesse propriz
eta delle nx e m
, ma sono esprimibili in forma composta e non locale in termini
delle :
Y
z
xn = nz n+1
; zn =
jx .
(3.2.13)
jn

CHAPTER 3. SISTEMI QUANTISTICI

56

E` semplice verificare che questi operatori soddisfano esattamente tutte le propriet`a


delle elencate in (3.2.9), perci`o la catena di spin descritta dallHamiltoniana
X

b
b
H(,
h) =
zn zn+1 + h xn
n

b
ha esattamente le stesse propriet`a di quella descritta da H(,
h). Ma esprimendo
le in funzione delle si ottiene
bb
b
H(,
h) = H(h,
) ;

Dunque la teoria e` simmetrica rispetto allo scambio h.


b
Nellhamiltoniana H(,
h) il termine in e` un accoppiamento ferromagnetico
che tende ad ordinare gli spin , mentre il termine in h tende a disordinare il sistema, perch`e cambia di segno gli spin su cui agisce. Perci`o, se il sistema ha una
6 0 occupa la regione
transizione di fase per h/ = o , la fase ordinata con hnz i =
h/ < o . Ma se o 6= 1, esiste , per via della simmetria h, unaltra transizione ordine-disordine per h/ = 1/o ; quindi, se supponiamo che la transizone
di fase sia unica deve valere o = 1, come richiede la trasformazione di Kramers
e Wannier. Valgono ovviamente le doppie implicazioni
hnz i =
6 0 hzn i = 0 ; hnz i = 0 hzn i =
6 0.
Se h z i e` il parametro dordine, hz i e` il parametro di disordine e viceversa. E`
facile verificare infine che la trasformazione (3.2.13) e` una trasformazione involutiva. Si ha infatti
Y
x
z
n+1
= zn zn+1 ; n+1
=
xj .
jn

3.3 Zeta-function regularization


Come applicazione dellequivalenza tra un sistema quantistico in equilibrio con
un termostato e un sistema classico in una dimensione in piu compattificata (il
tempo immaginario di larghezza ~c), vediamo il problema della radiazione elettromagnetica in equilibrio a una temperatura T in uno spazio d dimensionale.Il
punto di partenza e lo studio di un campo scalare libero in d + 1 dimensioni.
La classe di integrali funzionali gaussiani della forma
Z
R D R D
1
Z = D[]e 2 d x d y(x) A(x,y)(y) ,
(3.3.1)

3.3. ZETA-FUNCTION REGULARIZATION

57

dove A(x, y) e` una


Pmatrice invertibile, si pu`o scrivere, decomponendo ogni configurazione
n an n nella base delle autofunzioni n (x) di A e ponendo
Q =
D[] = n dan , dove e` una costante di normalizzazione con le dimensioni
del campo , nel modo seguente
r
Y
YZ
1
2
21 n a2n
=

(3.3.2)
dan e
= det(A/) 2 , = 2/2 ,

n
n
n
dove n sono gli autovalori di A: An = n n e si e` usato il noto integrale
gaussiano unidimensionale
r
Z
2
21 x2
=
dxe
.

Un tipico operatore A e` loperatore cinetico del campo scalare libero, definito


dallazione euclidea
Z
Z
1
1
D

d x =
dD x ( 2 ) ,
S=
2
2
dove 2 e` il Laplaciano. Il determinante di A di solito diverge perch`e i suoi autovalori crescono senza limite. Per esempio gli autovalori di 2 per un sistema
chiuso in una scatola di lato L con condizioni al contorno periodiche sono
2
D 
X
2 ni
i=1

, (ni Z)

Occorre dunque regolarizzare il determinante. A tal fine si introduce 4 una generalizzazione della funzione di Riemann associata alloperatore A:
A =

X 1
,
sn
n

(3.3.3)

dove s e` un parametro complesso. E` facile dimostrare che nel caso del Laplaciano
questa serie converge per e(s) > D e assumiamo che questa propriet`a valga
per il generico operatore A . Nel piano complesso di s pu`o essere prolungata
analiticamente su tutto il piano complesso e le uniche singolarit`a al finito sono
4

S.W. Hawking, Zeta Function Regularization of Path Integrals in Curved Spacetime, Commun. Math. Phys.55 (1977) 133.

CHAPTER 3. SISTEMI QUANTISTICI

58

dei poli semplici per s = 1, 2, . . . D/2. Possiamo allora usare questa propriet`a per
regolarizzare il determinante, usando una procedura analoga a quella del paragrafo
precedente:

X
X
log det(A/) =
log n log
0n =
n

dA (s)
log A (0) = A (0) log A (0) ,
s0
ds

= lim
per cui si ha

Z = det(A/) 2 = e 2 log A (0)+ 2 A (0) .

(3.3.4)

Gli autovalori dell operatore laplaciano 2 in un parallelepipedo in D =


d+1 dimensioni di taglia Ld (~c) con condizioni periodiche in tutte le direzioni
sono
2 
2
d 
X
2 ni
2 n
n1 ,n2 ,...,nd ,n =
+
, (ni , n = 0, 1, 2, . . . )
L
~c
i=1
Nel calcolo di 2 (s) possiamo sostituire, nel limite termodinamico L , alla
somma sugli interi ni il corrispondente integrale
Z
Ld X
dd x 
2 (s) =
(2)d n=

d =

2 2
( d2 )

x2

1


2 n
~c

2 s =

sd Z d1

X
Ld
~c
y dy
=
d
.
d
(2)
2 n
(1 + y 2 )s
0
n=

(3.3.5)

e al solito langolo solido d-dimensionale. Lintegrale si puo esprimere

mediante la funzione Beta B(, ) =


Z

() ()
:
(+)

(s d2 ) ( d2 )
y d1dy
=
.
(1 + y 2 )s
2 (s)

Si puo dimostrare che il termine con n = 0 e` in realt`a nullo. Si ha percio


Ld
2 (s) =
d
(2)d

~c
2

sd

R (s d)

(s d2 ) ( d2 )
(s)

(3.3.6)

3.4. EFFETTO CASIMIR E ENERGIA DEL VUOTO

59

dove R e` la funzione zeta di Riemann.


Supponiamo per semplicit`a che la dimensione d non sia un intero pari (in
effetti il caso fisicamente pi`u importante e` d = 3). In questo caso 2 (s) non
e` singolare per s = 0 e 2 (0) = 0 per via della (s) a denominatore, che ha
un polo semplice in s = 0. Per lo stesso motivo lunico contributo non nullo alla
derivata prima di 2 (s) in s = 0 proviene dalla derivata di 1/(s). Si ha dunque
log Z =

( d2 ) ( d2 )
1
Ld
2 (0) =

R (d) .
d
2
(~c)d
2

(3.3.7)

Lanalogo calcolo fatto per il sistema quantistico in equilibrio con un termostato


e` una semplice generalizzazione di quello usato in tutti i libri di testo per il corpo
nero. Trascurando la costante additiva infinita dovuta allenergia di punto zero si
ha
Z
Z
1
Ld d ex xd dx
Ld
d1
d p dp log
=
log Z =
(h)d
1 epc
(hc)d d 0 1 ex
ossia
log Z =

Ld
d (d + 1)
R (d + 1) .
d
(~c) (2)d
d

(3.3.8)

La verifica delluguaglianza tra la (3.3.7) e la (3.3.8), che esprime lequivalenza


tra un sistema quantistico in d dimensioni e il corrispondente sistema classico in
d + 1, e` tuttaltro che banale. Utilizzando la formula di duplicazione della Gamma
di Eulero
 


1 + d 2d
d
,

(3.3.9)
(d + 1) = 1 +
2
2

il confronto tra le due diverse espressioni di log Z porta a scrivere lidentit`a seguente

 

1+d
d
d
d+1

R (d) = 2
R (d + 1)
(3.3.10)
2
2
2
che una famosa identit`a dovuta a Riemann e che ha un ruolo importante in teoria
dei numeri.

3.4 Effetto Casimir e energia del vuoto


Consideriamo un sistema formato idealmente da due conduttori piani paralleli di
dimensioni L L posti nel vuoto a una distanza uno dallaltro alla temperatura

CHAPTER 3. SISTEMI QUANTISTICI

60

T = 0. Si vuole studiare un effetto prodotto dalle fluttuazioni quantisitiche della


radiazione elettromagnetica sui due conduttori, che sono supposti elettricamente
neutri.
Per L le condizioni al contorno nelle due direzioni parallele ai piani
sono ininfluenti. Conviene allora pensare il sistema formato da un unico parallelepipedo di dimensioni L L a pareti conduttrici, cosicch`e coincide con
quello studiato per il corpo nero. Ci sono per`o due importanti differenze
Il sistema e` a T = 0, quindi in condizioni di equilibrio lenergia interna
del sistema e` data dalla somma delle energie dello stato fondamentale degli
oscillatori armonici che descrivono i modi normali del campo elettromagnetico in equilibrio nella cavit`a.
Le pareti sono ora dei conduttori, quindi i modi normali permessi sono
quelli in cui il campo si annulla ai bordi
Lenergia interna del sistema e` data da
X
2~
E=
c
2 n ,n ,n N
x

2 2
2 2
2) +
(n
+
n
n ,
x
y
L2
2 z

(3.4.1)

dove il 2 a numeratore tiene conto dei due stati di polarizzazione della radiazione.
Ovviamente la somma precedente e` divergente e cosi scritta non ha alcun senso.
Questa costante infinita lavevamo gi`a incontrata nel calcolo dellenergia interna
del corpo nero e lavevamo trascurata con la scusa che lenergia e` definita a meno
di una costante additiva. Ma se noi ora stabiliamo, per eliminare questo infinito,
che lenergia di questo sistema e` nulla per un dato valore di , diciamo = L,
nessuno ci puo assicurare che il valore dellenergia resti nullo al variare di . A
noi interessa in realt`a la differenza di energia tra il sistema in esame e quello in
cui L. Possiamo pensare di operare nel seguente modo:
innanzitutto introduciamo un cut off nelleq.(3.4.1) per renderla finita, ad
esempio limitando la somma sui tre interi nx , ny , nz da 0 a N (= valore del
cut off)
calcoliamo poi la differenza di energia tra i due sistemi in questione
eliminiamo il cut off facendo il limite N

3.4. EFFETTO CASIMIR E ENERGIA DEL VUOTO

61

Naturalmente non e` assicurato a priori che questa procedura dia necessariamente


un risultato finito ed e` proprio quello che succede in questo caso. Esiste per`o un
sistema leggermente piu complesso in cui questa procedura ha successo: invece
di considerare due sistemi distinti, consideriamo due configurazioni diverse dello
stesso sistema, formato da quattro piani paralleli L L posti rispettivamente alle
distanze seguenti:

config. a

config. b

L
2

--

L
3

L
2

L
3

-

L
3

-

e definiamo lenergia per unit`a di superficie


lim E/L2 =
L

Ea Eb
L N
L2
lim

dove Ea e Eb sono le energie delle due configurazioni calcolate con il cut off N.
Il risultato di questa procedura ( detta regolarizzazione) e` finito e risulta essere,
come vedremo
2 ~c
=
,
(3.4.2)
7203
quindi i due conduttori piani
 sonosoggetti a una forza di attrazione, o, meglio, a
E
= pari a
una pressione P = V
S
P =

2 ~c
.
2404

(3.4.3)

Questo e` leffetto scoperto da Casimir nel 1948. Esso a rigore e` un effetto


macroscopico, dato che la forza che agisce su 1 cm2 tra due piatti posti a 1 m di
distanza e` circa 1.3107 N, che rientra nel range misurabile in laboratorio, ma
la sua verifica sperimentale e` estremamente difficile a causa di molti effetti parassiti, quali le forze di Van der Waals, le rugosit`a dei materiali, gli effetti dei bordi,
la conduttivit`a finita delle piastre, le vibrazioni termiche , ecc.. La prima osservazione reale del fenomeno si deve allesperimento del 1968 di Tabor e Winterton

CHAPTER 3. SISTEMI QUANTISTICI

62
5

, ma solo nel 1997 si ebbe una conferma convincente e definitiva dovuta a Lamoreaux con lutilizzo dellinterferometria laser e luso di una base piezoelettrica
6
.

3.5 Come ricavare leffetto Casimir dallenergia libera del corpo nero
Leffetto Casimir ha strette analogie con la termodinamica del corpo nero nella sua
formulazione classica con una dimensione compattificata in pi`u di larghezza ~c.
In entrambi i casi il sistema e` racchiuso in un parallelepipedo in quattro dimensioni. nal caso del corpo nero le dimensioni che si fanno tendere allinfinito per
ottenere il limite termodinamico sono le tre direzioni spaziali, mentre quella temporale legata alla temperatura e` tenuta costante. Nelleffetto Casimir si mandano
allinfinito due direzioni spaziali e la direzione associata alla temperatura, perch`e
il sistema e` idealmente a temperatura zero, mentre e` tenuta costante la distanza
tra i due piatti conduttori. Una differenza importante e` che nel caso delleffetto
Casimir le condizioni al contorno sui due piatti non sono periodiche ma fisse,
dunque nella formula (3.3.5) la somma su n corre solo da 1 a (quindi ci vuole
n
un fattore 12 ) e al posto di 2
occorre sostituire n , cio`e ~c 2 e una delle
~c
direzioni spaziali L ~c con tendente allinfinito . Dunque si ha
log ZCasimir () = 2

1 L2 ~c R (4)
L2 ~c 2
=
2 8 3 2
3 720

(3.5.1)

dove il primo fattore 2 si riferisce ai due stati di polarizzazione della luce. Dunque
lenergia del sistema e`
E=

log Z
L2 ~c 2
= 3

720

che coincide con la (3.4.2).

5
6

D.Tabor and R.H.S. Winterton, Nature 219 (1968) 1120


S.K.Lamoreaux, Phys. Rev. Lett. 58 (1997) 5

(3.5.2)

Chapter 4
Rottura spontanea di simmetrie
continue
In fisica classica, linvarianza dellazione per effetto di un gruppo di Lie di trasformazioni (dette impropriamente nella letteratura fisica simmetrie continue, cio`e
dipendenti con continuit`a da uno o pi`u parametri reali) e` strettamente legato allesistenza di leggi di conservazione. Questo e` particolarmente evidente nella teoria
dei campi classica, dove il teorema di Noether (v. 4.1) associa una corrente
conservata ad ogni generatore infinitesimo della simmetria. Queste leggi di conservazione non sono necessariamente valide nei corrispondenti sistemi quantistici
per due ordini di motivi. Innanzitutto, affinch`e una simmetria classica sia elevata
a simmetria della teoria quantistica, occorre che anche la misura di integrazione
dellintegrale funzionale sia invariante. Se questo non succede, si dice che c`e
unanomalia nella teoria e la simmetria in questione di fatto non vale per il sistema reale (cio`e quantistico).
Il secondo motivo che pu`o non permettere di associare una legge di conservazione a una simmetria e` il fenomeno della rottura spontanea di una simmetria di
Lie. In questo caso, pur essendo la teoria invariante per queste trasformazioni
anche a livello quantistico (assenza di anomalie), alcune delle cariche conservate classicamente non sono ben definite quantisticamente, per la presenza nello
spettro della fase a simmetria spontaneamente rotta di eccitazioni di massa nulla
(modi di Goldstone, v. 4.2). La presenza di queste eccitazioni di massa nulla
e` un fenomeno molto generale che si osserva sia nei sistemi descritti dalla teoria
quantistica dei campi, sia nei sistemi statistici.
63

64

CHAPTER 4. ROTTURA SPONTANEA DI SIMMETRIE CONTINUE

4.1 Teorema di Noether


Consideriamo nello spazio di Minkowski un azione S = S[a ] di un arbitrario
sistema fisico invariante rispetto a un gruppo di Lie G di ordine n che trasforma
il campo o parametro dordine a come un multipletto di una rappresentazione
irriducibile di dimensione m di G (per esempio: G = O(N), n = N(N 1)/2,
a vettore di O(N), a = 1, . . . N m). Una trasformazione infinitesima di
parametro i (i = 1, . . . n) mappa a in a = a (x) + a (x) , (a = 1, . . . m)
con
a (x) = i Tai b b (x) ,
(4.1.1)
dove T i denota un generatore infinitesimo del gruppo G. Poich`e per ipotesi questa
trasformazione e` una simmetria, la corrispondente variazione S dellazione e`
nulla. Se per`o assumo che i anzich`e essere costante e` una funzione arbitraria di
x lazione non e` pi`u invariante. Se come al solito S dipende solo da a e dalle sue
derivate prime, S ha necessariamente la forma
Z
Z
4
i
S = dx i (x)j = dx4 i (x) ji .
E facile ora verificare che se si utilizzano le equazioni del moto la corrente ji
e` conservata. Infatti tali equazioni implicano S = 0 per una variazione
arbitraria del campo , e quindi in particolare per una variazione del tipo (4.1.1).
Poich`e i (x) e` una funzione arbitraria di x, si hanno le leggi di conservazione
ji = 0 ,

(4.1.2)

dalle quali si possono ottenere n costanti del moto (Teorema di Noether)


Z
i
Q = d3 x joi .
(4.1.3)

4.2 Modi di Goldstone


Consideriamo in particolare una teoria invariante rispetto a un gruppo O(N) in
cui il parametro dordine e un campo a (a = 1, . . . N) che si trasforma come un
vettore di O(N). Accendiamo nel sistema un campo magnetico esterno ha che
provoca una rottura esplicita della simmetria. Indichiamo con Ho [] lHamiltoniana

4.2. MODI DI GOLDSTONE

65

R
del sistema invariante e con H[, h] = Ho [] dxd a (x)ha lHamiltoniana perturbata. Poich`e la funzine di partizione
Z Y
Z=
Da eH = eF
a

non dipende dalle variabili di integrazione a , lenergia libera di Helmoltz F


dipende solo dal campo esterno ha . Vista la forma con cui appare il campo esterno
nellHamiltoniana pertubata e` chiaro che se noi associamo ad ogni rotazione del
parametro dordine a un analoga rotazione del campo esterno, il sistema com1
plessivo e` ancora O(N) invariante
qP . Quindi, se ha e costante, F non puo che
N
2
dipendere dal modulo |h| =
a=1 ha . La densita di energia libera f = F/V
avra uno sviluppo in serie di Taylor del tipo
1
f = f (h) = f (0) |h|m L |h|2 + O(|h|3 )
2
dove m e la magnetizzazione spontanea che per comodita scegliamo nella dif
rezione N (m = hN i m = h
) e L e la suscettivita nella stessa
N
direzione. Supponiamo ora di raggiungere la fase a simmetria spontaneamente
rotta nel modo seguente
hN = h, ha = 0, a 6= N, h 0+
ha i = maN .
Vogliamo ora far vedere che nella fase a simmetria spontaneamente rotta esistono delle eccitazioni di massa nulla (cioe caratterizzate una lunghezza di correlazione ). Poiche la suscettivita diverge in presenza di eccitazioni
di massa nulla (come si e gia osservato nei sistemi magnetici), calcoliamoci la
suscettivita ab , definita dalla relazione:
ab

ab =
ha

hb f
|h| |h|

2f
ha hb

ha hb 2 f
= 2

|h| |h|2

hb
ha |h|

f
=
|h|

Il campo esterno ha fa parte dellapparato che misura la risposta del sistema ad una perturbazione che rompe esplicitamente la simmetria. Il gruppo O(N ) che ruota simultaneamente a e
ha e` quindi una simmetria del sistema + apparato di misura.
1

CHAPTER 4. ROTTURA SPONTANEA DI SIMMETRIE CONTINUE

66

Poiche ha = haN



ha hb 1
ha hb
f
= 2 f ab
|h|
|h|2 |h|

ab = f aN bN (ab aN bN )

1
f
|h|

= ab [L + T (1 aN )]
m
1
L = f , T = f =
h
h
In altre parole, la suscettivita trasversa T = aa , (a 6= N) diverge per h
0+ , m 6= 0. Dunque nella fase a simmetria spontaneamente rotta, fuori dal punto
critico (m 6= 0) ci sono delle correlazioni a lungo raggio (T
) corrispondenti a eccitazioni o quasiparticelle di massa nulla ( ) con i
numeri quantici del sottogruppo di stabilita O(N 1) (cioe la parte di simmetria
non spontaneamente rotta).2
Le eccitazioni a massa nulla che abbiamo individuato si dicono bosoni o modi
di Goldstone. Questo fenomeno che ora abbiamo descritto e del tutto generale:
ogni qual volta una simmetria continua si rompe spontaneamente, in tutta la fase
a simmetria spontaneamente rotta si propagano delle eccitazioni a massa nulla.
Ad esempio i fononi di un cristallo possono essere considerati come i bosoni di
Goldstone della rottura spontanea dellinvarianza per traslazioni del sistema nella
fase solida.
Vediamo di capire in modo piu intuitivo lorigine di questo fenomeno: quando
la simmetria spontaneamente rotta e un gruppo continuo, gli stati fondamentali
( o vuoti) della teoria sono degeneri e formano un insieme continuo che si puo
etichettare con i parametri del gruppo. Consideriamo come esempio una semplice
generalizzazione del modello di Landau-Ginzburg, in cui il parametro dordine,
anziche essere un campo reale (x) e un campo complesso (x) e scriviamo
lHmiltoniana nella forma


Z
1
3
2
2
HLG [] = d x
|| + V (|| ) .
2
In questo caso il gruppo di simmetria e il gruppo U(1) generato dalle trasformazioni
(x) (x) = ei (x) .
Lidentita che abbiamo trovato tra T e m
h e un tipico esempio di identita di Ward, cioe
identita tra funzioni di correlazione che derivano dallinvarianza rispetto a un gruppo di trasformazioni; queste identita giocano un ruolo molto importante nella teoria quantistica dei campi.
2

4.2. MODI DI GOLDSTONE

67

Nel caso di rottura spontanea di questa simmetria ogni vuoto puo essere etichettato con un parametro angolare :
hi = o = o ei
HLG [] e minimo per = o .
Consideriamo ora una configurazione che interpoli tra due vuoti differenti:
supponiamo ad esempio che (x) = o per x1 A e (x) = eio per x1
A, dove x1 e` una delle coordinate del sistema.
Possiamo interpolare queste due configurazioni ponendo
(x) = o ei(x)
con (x) come opportuna funzione interpolante.
Se inseriamo questa configurazione nellHamiltoniana, lunico termine che
risente della presenza di (x) e il termine cinetico ||2. Tutti gli altri termini
delleq. di LG sono funzioni di |(x)| = o . Poiche (x) = o ei(x) (x), si
ha
Z
Z
2o
3 1
2
HLG [] HLG [o ] = d x |(x)| =
d3 x((x))2 = E . (4.2.1)
2
2
Quindi nella fase a simmetria spontaneamente rotta ( > 0), quanto piu A e
grande3 , tanto piu il gradiente di puo essere reso piccolo, esistono delle
eccitazioni che interpolano tra diversi vuoti che hanno unenergia E tanto piu
piccola quanto piu grande e la loro lunghezza donda 4 : sono questi i bosoni
di Goldstone. Detto in altri termini, (x) descrive un campo di massa nulla, in
quanto contribuisce a HGL solo con il termine cinetico ()2 .
Vediamo ora un approccio piu sistematico: Scriviamo esplicitamente lHamiltoniana HGL per una teoria O(N) invariante
( N
)
Z
X
X
X
X
1
t
u
HGL [a ] = dD x
(a )2 + (
2a ) + (
2a )2
ha a
2 a
2 a
4! a
a
Sia ao una configurazione di minimo; ponendo ha = haN si ha:
ha i = o aN , to +
3

u 3
= h (condizione di minimo)
3! o

Qui la scala delle lunghezze dipende dal valore della differenza di fase o tra i due vuoti.
La trasformata di Fourier del gradiente e il numero donda k = 2/, dove A e la
lunghezza donda delleccitazione che interpola tra i due vuoti.
4

CHAPTER 4. ROTTURA SPONTANEA DI SIMMETRIE CONTINUE

68

Per studiare lo spettro delle eccitazioni (quantistiche) di energia piu bassa basta
porre (x)a = ao + a (x), dove a descrive una perturbazione dello stato fondamentale. PoicheHGL ha un minimo per (x) = o , non compaiono termini

lineari in .

GL []
HGL [] = HGL [o ] + H
Separiamo le N direzioni in una longitudinale a = N e N 1 trasversali t =
1, 2 . . . N 1
X
X
(a )2 =
(t )2 + (N )2
a

X
a

4N

(a )2 =

(t )2 + 2N

X
X
2t 2N + 4N
2t )2 + 2
2a )2 = (
t

= (o + N (x))4 = 4N (x)3o + 4o + 62o 2N (x) + 4o 3N (x) + 4N

I termini lineari si devono cancellare per la proprieta di minimo di H.


Z
h
2 X
2
X
= dD x 1 (N )2 + L 2 + 1
t )2 + T
GL []
H
(

2 +
2
2 N 2 t
2 t t

dove

u 4
u X 2 2 i
g3 X 2 g3 3

+
+

+
(
a )
+
N
N
N
t
3!
3!
4!
4!
t
a

1
1
2L = t + u2o , 2T = t + u2o , g3 = uo .
2
3!
Utilizzando la condizione di minimo
u
to + 3o = h
3!

h
h
2t , 2T =
o
o
Poiche nella fase a simmetria spontaneamente rotta t < 0, si ha L > T . Nel
limite u 0 possiamo utilizzare i risultati del modello gaussiano: la teoria e la
somma di un campo libero longitudinale che ha un correlatore, nello spazio degli
impulsi, della forma
1
GL (p) = 2
p + 2L
2L = 3

4.3. DIMENSIONE CRITICA INFERIORE

69

e N 1 campi di correlatore
GT (p) =

p2

1
1
= 2
2
+ T
p + h/o

Nel limite h 0 questi N 1 campi descrivono eccitazioni di massa 0 dette


appunto bosoni di Goldstone. Si dice teorema di Goldstone laffermazione che la
fase a simmetria spontaneamente rotta di un gruppo continuo contiene eccitazioni
di massa nulla. Il metodo che abbiamo usato e` un metodo molto generale che si
puo applicare ogniqualvolta si sappiano trattare perturbativamente le fluttuazioni
attorno a un vuoto della teoria.

4.3 Dimensione critica inferiore


E` noto (v. la parte del corso sui sistemi critici) che lapprossimazione di campo
medio e tanto migliore quanto piu la dimensionalita dello spazio e alta , e si
definisce dimensione critica superiore la dimensione spaziale in cui la descrizione
del comportamento critico data dal campo medio e` esatta. Al contrario, le fluttuazioni di un sistema attorno una configurazione di equilibrio sono tanto piu
importanti quanto piu la dimensione dello spazio e` bassa. Queste fluttuazioni
tendono ovviamente a disordinare il sistema e quindi ad abbassare la temperatura
di transizione verso la fase ordinata; se la dimensione e` minore o uguale a un
valore critico dc detto dimensione critica inferiore la temperatura di transizione
si riduce a zero, per cui il sistema non possiede una fase a simmetria spontaneamente rotta. Per il modello di Ising e per tutti modelli con una simmetria discreta
e con interazioni a corto raggio si ha dc = 1, mentre per i modelli con simmetria
continua risulta dc = 2.
Bench`e le afferamzioni precedenti si possano dimostrare rigorosamente, qui
ci si contenta di darne una giustificazione plausibile con dei semplici argomenti
intutivi basati sul costo necessario, in termini di energia libera F = E T S, per
disordinare una fase ordinata.
Consideriamo come primo esempio un modello
di Ising unidimensionale su
P
reticolo, definito dall hamiltoniana H = J i i i+1 e supponiamo che il sistema sia in una fase ordinata con = +1. Quale il costo in energia libera per
creare un domino di dimensione di magnetizzazione opposta attorno a un dato
sito j in cui si e` posto j = 1 ? Ognuno dei due estremi del dominio contribuisce
con un energia E = 2J, ma il domino puo occupare posizioni diverse attorno

CHAPTER 4. ROTTURA SPONTANEA DI SIMMETRIE CONTINUE

70

a j, percio S = log e quindi F 4J T log . In conclusione, la formazione di in tale dominio per sufficientemente grande e T arbitrario produce
sempre un abbassamento di F per ogni valore di T e la fase ordinata non puo
essere stabile. Viceversa in due dimensioni lenergia di un dominio di perimetro
e` E 2J. Per calcolarne lentropia consideriamo il bordo del dominio come un
cammino casuale chiuso che ad ogni passo, nel reticolo quadrato, ha al massimo
tre possibilit`a (perch`e non pu`o tornare su se stesso), perci`o il numero possibile di
configurazioni e` circa c , con c < 3. Quindi F = 2J T log c e a temperature sufficientemente basse la fase ordinata e` stabile rispetto alla formazione di
domini di spin opposto.
Se la simmetria e` continua il discorso e` un po diverso. Possiamo, per fare
un esempio concreto, considerare un modello con simmetria O(3), sostituendo
nell hamiltoniana di Ising al posto del segno i un vettore ~i . Se si forma un
dominio di dimensione che possiede al centro uno spin di verso opposto rispetto
a quelli della frontiera, gli spin intermedi hanno a disposizione una distanza O()
per interpolare, col minor costo energetico possibile, lo spin al centro con quelli
alla frontiera. Langolo relativo tra due spin contigui (che e` la grandezza che interviene nell hamiltoniana) e` dellordine di / e la densit`a di energia (che e`
()2 , vedi leq.(4.2.1)) e` O(1/2). Questa d`a unenergia totale, in d dimensioni, E = O(d2 ) per un dominio il cui volume e` O(d ), da compararsi con
O(d1 ) nel caso di simmetria discreta. Questo significa che gli effetti entropici
sono sempre dominanti per d 2.
Largomento intuitivo precedente e` corroborato dal teorema di Mermin- WagnerHohenberg (noto in teoria dei campi come teorema di Coleman) che stabilisce in
modo rigoroso che a temperatura 6= 0 non ci puo essere rottura spontanea di una
simmetria continua (cio`e con un valore di aspettazione non nullo del parametro
dordine) in dimensioni d 2 nei modelli con accoppiamenti a corto raggio. In
particolare per un modello con simmetria O(n) in due dimensioni Mermin e Wagner nel 1966 e Hohenberg nel 1967 mostrarono 5 che per un campo magnetico
sufficientemente piccolo vale la seguente disuguaglianza per la magnetizzazione
Z
M = log
h
r
4
1

M(h)
n 1 C log h
dove C e` unopportuna costante. Da questa disuguaglianza segue ovviamente che
la magnetizzazione spontanea limh0 M(h) e` nulla per ogni valore finito della
temperatura.
5

si veda ad es. la dimostrazione a pag.219 del libro di Itzykson e Drouffe citato in bibliografia.

4.4. IL TEOREMA DI MERMIN-WAGNER-HOHENBERG

71

Nel paragrafo seguente e` descritta schematicamente una dimostrazione semplificata del teorema.

4.4 Il teorema di Mermin-Wagner-Hohenberg


Un modo per definire esattamente la rottura spontanea di simmetria senza ricorrere allintroduzione di un campo magnetico consiste nel fissare le condizioni al
~ = 0 del parametro dordine
~
contorno scegliendo una particolare direzione
di una teoria O(n) invariante. Queste condizioni al contorno selezionano uno dei
possibili vuoti in cui si dispone la teoria nel caso di rottura spontanea. Nel lim~ calcolato al centro del reticolo e` diverso da 0 solo se c`e
ite termodinamico hi
una rottura spontanea della simmetria. Quindi per dimostrare che non c`e rottura
~ calcolato nel centro del reticolo
spontanea basta dimostrare che il valor medio hi
e` indipendente dalle condizioni al bordo nel limite termodinamico.
Consideriamo un modello bidimensionale del tipo di Landau-Ginzburg:
Z


1
~
~ + V (||)
~
H=
d2 x
2
e sia 0 una delle configurazioni di vuoto che rompono spontaneamente la simmetria O(n), cio`e V (0 ) = 0, 0 6= 0. Costruiremo ora a partire da 0 e 0 un
~ che e` sufficiente a dimostrare lassenza di rottura
insieme di configurazioni di
spontanea di simmetria. Partiamo da una famiglia di quadrati concentrici (vedi la
figura) di lato crescente L0 , L1 , . . . , LN , con Lk = 2 Lk1. Il quadrato piu interno
di lato L0 e` posto al centro del reticolo e, tanto per fissare le idee, supponiamo che
esso si estenda per qualche passo reticolare, mentre quello di lato LN contiene
tutto il sistema. Il limite termodinamico si otterr`a ponendo N . Fissiamo
~ = 0 sul perimetro di LN . Per descriore le condizioni al contorno scegliendo
vere una delle configurazioni di tutto il reticolo che vogliamo costuire, cominciamo con assegnare sul perimetro di ogni quadrato il vettore 0 e precisamente
al quadrato di posizione k il vettore Sk 0 , dove Sk = 1 e` una variabile di Ising
su cui sommeremo. In questo modo abbiamo fissato solo parzialmente la configurazione, perch`e per ora e` definita solo sui perimetri della famiglia di quadrati
concentrici. Estenderemo la configurazione a tutti gli altri nodi del reticolo con la
seguente regola.
Se due quadrati consecutivi hanno lo stesso segno, cio`e se Sk1 = Sk as~ = Sk
segnamo a tutti i nodi compresi fra i due quadrati il vettore

72

CHAPTER 4. ROTTURA SPONTANEA DI SIMMETRIE CONTINUE

L0
L1
L2

Figure 4.1: Schema della scomposizione in quadrati concentrici del reticolo bidimensionale per la costruzione dellinsieme di configurazioni che permettono di dimostrare lassenza di magnetizzazione spontanea nei modelli con simmetria O(n)
con n 2.
Se invece Sk = Sk1 interpoliamo la configurazione cercando la config~ con continuit`a da 0
urazione che minimizza lenergia facendo ruotare
a 0 senza mai abbandonare il minimo di V , proprio come si e` fatto nel
paragrafo precedente nella discussione sulla stabilit`a del vuoto ordinato. In
questo modo tutto il contributo dellenergia viene dal termine cinetico che
~ con un fattore di fase del
deve essere minimo. Possiamo ad es. far variare
(x)
tipo 0 e
con Lk x Lk+1 = 2Lk e (Lk ) = 0, (2Lk ) = . La funzione (x) che minimizza il contributo del termine cinetico e` ovviamente
~
~ 1/L2 e quindi il costo in
lineare: (x) = (x Lk )/Lk . Si ha
k
L2 L2

energia di questa interpolazione e` finito : ELk k L2k1 E < ,


k
dove E e` il valore di EL nel limite termodinamico L

Il contributo di queste configurazioni alla funzione di partizione e` dunque ben approssimato, a meno di una costante moltiplicativa (Esercizio: determinare questa
costante moltiplicativa) dalla funzione di partizione
ZI =

X
{Si }

eH

4.4. IL TEOREMA DI MERMIN-WAGNER-HOHENBERG

73

di un modello di Ising unidimensionale definito dallHamiltoniana seguente


N
E X
Sk Sk+1
H=
2 k=0

dove si e` posto SN = 1. Utilizzando ora il noto metodo dello sviluppo ad alta


temperatura si dimostra subito che
E
hS0 i = tanhN (
)
2
e dunque hS0 i 0 nel limite termodinamico. In conclusione, abbiamo trovato
un insieme di configurazioni del sistema bidimensionale con simmetria O(n) per
~ calcolato sul quadrato pi`u interno e` zero nel limite termodcui il valor medio di
inamico. Se aggiungiamo anche le altre configurazioni non facciamo altro che
aumentare le fluttuazioni termiche del sistema, e quindi a maggior ragione
~ =0
lim hi
N

qed.
Una motivazione semplice per giustificare questo teorema da un altro punto
di vista e` losservazione che non possono esistere modi di Goldstone in d 2
dimensioni. Infatti il correlatore di un campo di massa nulla in d = 2 soddisfa
leq. (2.1.4) che nel limite limite continuo diventa
G(x, y) = (x)(y)

1
log r, (c e` una
la cui unica soluzione a simmetria radiale6 e` G(x, y) = c 2
costante arbitraria) che e` divergente a grandi distanze (divergenza infrarossa) ed
e` sorgente di inconsistenze, perch`e come si e` gi`a visto al 2.1.2 ,il correlatore
dovrebbe essere sempre positivo. Analogamente in una dimensione il correlatore
soddisfa lequazione
d2
G(x) = (x) ,
dx2
la cui soluzione G(x) = c |x|
e` anchessa divergente infrarossa. In conclusione
2
i modi di Goldstone in d 2 dimensioni non possono esistere e quindi neanche il
vuoto in cui si propagano, cio`e una fase a simmetria spontaneamente rotta, la cui
esistenza richiede necessariamente anche quella dei modi di Goldstone.
2

(r r
f )+ r12
Infatti il laplaciano in coordinate polari (r, ) e` f = r1 r
2 f , da cui, ponendo

1 d
1
e log r = r dr (r) = r (r), si ha (x)(y)dxdy =
G = 0, si ha G(r) log r. Poich`
6

(r)dr d
2 , come si puo verificare integrando su una funzione di prova entrambi i membri. Si
ottiene la normalizzazione riportata nel testo

74

CHAPTER 4. ROTTURA SPONTANEA DI SIMMETRIE CONTINUE

4.5 Il modello XY bidimensoniale


Il modello XY e` un modello con simmetria U(1)=O(2) ottenuto assegnando ad
ogni nodo j di un reticolo in d dimensioni un vettore unimodulare bidimensionale
Sj = eij (xj = cos j , yj = sin j ) ; il suo nome deriva banalmente dal fatto
che le componenti cartesiane che definiscono in ogni nodo il vettore sono x e y. E`
una generalizzazione diretta del modello di Ising, che si otterrebbe limitando ai
due valori 0 e , mentre i questo modello 0 2. LHamiltoniana e`
H=

X

KX
Si Sj + Si Sj = K
cos(i j ) .
2
hiji

(4.5.1)

hiji

in d=3 il modello ha una transizione ordine-disordine che e` nella stessa classe di


universalit`a del punto lambda dellelio superfluido.
Qui studiamo il caso in due dimensioni, che e` di grande interesse teorico per
vari motivi.
Innanzi tutto questo modello bidimensionale, in base al teorema di MerminWagner - Hohenberg, non pu`o avere una rottura spontanea di simmetria, il che
non esclude che abbia una transizone di fase. La funzione di partizione e`
Z=

dj eH

(4.5.2)

dove la temperatura e` inglobata in K 1/T . A bassissima temperatura, cio`e K


molto grande, il sistema tende ad ordinarsi e gli angoli i j sono molto piccoli,
per cui, a parte una costante moltiplicativa, la funzione di partizione e` dominata
dal termine gaussiano nello sviluppo del coseno. che nella notazione del continuo
diventa
Z
K X
1
H = d2 x
(x) (x) ( (x) (x))2 + . . .
(4.5.3)
2 =1,2
4!
E` da notare che K , pur essendo un accoppiamento marginale, non pu`o essere
riassorbito in una ridefinizione del campo che e` un angolo e quindi varia da 0 a
2; dunque lequazione del gruppo di rinormalizzazione par essere
a

d
K K = 0 .
da

(4.5.4)

4.5. IL MODELLO XY BIDIMENSONIALE

75

E` anche facile verificare, utilizzando il metodo usato per ricavare la (2.2.2), che i
termini di ordine superiore nello sviluppo (4.5.3) corrispondono a costanti di accoppiamento irrilevanti, dunque per ogni valore di K (purch`e abbastanza grande,
come vedremo) le traiettorie del gruppo di rinormalizzazione fanno fluire il sistema verso un punto fisso gaussiano. LHamiltoniana di punto fisso e`
Z
K

H = d2 x .
(4.5.5)
2
Cominciamo col calcolarci il correlatore
hSx Sy i = heix iy i = eG(xy)G(0) ,
dove si e` usata la (2.3.2) con Bx = By = i. Ricordando poi che il correlatore
gaussiano bidimensionale e` dato da 7
hx y i G(x y) = c
si ha
hSx Sy i =

1
log |x y| ,
2K

C
.
|x y|1/2K

(4.5.6)

Questa legge di potenza mostra che il sistema e` critico e lesponente magnetico


=

1
2K

(4.5.7)

varia con continuit`a con K, il che corrisponde ad un comportamento molto diverso


rispetto ai sistemi fisici finora studiati.
Ci sono per`o delle configurazioni in di cui lo sviluppo (4.5.3) non tiene
conto: i vortici. Come avevamo gi`a visto nellelio superfluido, nel limite continuo
un vortice centrato nel punto (xo , yo) di un sistema di riferimento cartesiano e` dato
da
(x, y) = n = n arctan[(y yo )/(x xo )] ,
dove lintero relativo n e` la vorticit`a e e` langolo delle coordinate polari con
origine nel centro del vortice. A grande distanza dal suo centro un vortice e` lentamente variabile e quindi contribuisce a (4.5.3) e per una semplice ragione topologica pi`u volte discussa, questa configurazione e` stabile e non si pu`o trascurare
7

La costante K davanti al logaritmo e` dovuta al fatto che lHamiltoniana gaussiana non ha la


normalizzazione canonica 12 ma K
2.

76

CHAPTER 4. ROTTURA SPONTANEA DI SIMMETRIE CONTINUE

il suo contributo alla funzione di partizione anche quando K e` grande, nonostante


in prossimit`a del suo centro vari rapidamente.
Con un conto analogo a quello fatto per lelio superfluido si pu`o facilmente
calcolare lenergia di un vortice tenendo conto che dallequazione precedente si
ha (~x) (~x) = 1/r 2 dove r e` la distanza di x dal centro del vortice si ha
E = n2 K log L/b ,

(4.5.8)

dove L e` la dimensione lineare del vortice e b e` un parametro che fissa la scala


microscopica al di sotto della quale le considerazioni topologiche sulle condizioni
di continuit`a del vortice non valgono pi`u. Perch`e lenergia totale sia finita occorre
che la vorticit`a totale sia zero. Vediamo ora quando le configurazioni di vortice
sono termodinamicamente stabili. Supponiamo che il sistema possa essere descritto da un gas rarefatto di vortici e che ogni vortice abbia a disposizione un
dominio di area L2 . Il numero di configurazioni a sua disposizione e` L2 /a2 dove
a e` il passo reticolare;la sua energia e` data dalla (4.5.8), dunque la variazione di
energia libera dovuta alla creazione di un vortice e`
F
= n2 K log L/b 2 log L/a ,
T

(4.5.9)

dunque per K KKT 2 i vortici di vorticit`a 1 sono stabili. Questo valore


critico di K, detto punto di Kosterlitz-Thouless (KT), e` il punto teminale della
linea di punti fissi gaussiani e il sistema per K > KKT si comporta in maniera
diversa come ora vedremo.
Per tener conto anche della presenza dei vortici, conviene passare al formalismo gran canonico, con una grand partition function Q che dipende oltre che da
K anche dalla fugacit`a yo che controlla il numero di vortici
Q = Zgauss + Z2 yo2 + Z4 yo4 + . . .
dove il termine del primordine in yo non c`e per la condizione sulla vorticit`a totale
nulla. Possiamo riscrivere lequazione precedente in forma pi`u dettagliata:
Z
2
Q = Zgauss + yo d2 x d2 yeE(x,y) + . . .
(4.5.10)
dove E(x, y) e` lenergia (libera) di due vortici con vortcit`a opposta con centro in
x e y. La dimensione di questi vortici e` dellordine della loro mutua distanza e

4.5. IL MODELLO XY BIDIMENSONIALE

77

la loro energia totale e` , per grandi distanze, approssimativamente la somma delle


loro energie
E(x, y) = 2 K log |x y|/c ,
dove c e` una costante opportuna. Si pu`o osservare una forte somiglianza della
(4.5.10) con la (2.5.1) e la (2.5.3) che consente di leggere le dimensioni di scala
xyo di yo . Possiamo riassorbire tutte le varie costanti moltiplicative in gioco nella
nuova fugacit`a y, per cui, utilizzando la (2.5.2), possiamo scrivere
a

d
y y = (2 xy ) y = (2 K) y = x y ,
da

dove x e` la costante di accoppiamento che conviene usare al posto di K, dato che


si annulla proprio a KKT . Lequazione precedente ci dice che y diventa rilevante
per K > KKT e quindi i vortici vengono prodotti in coppia e il sistema si comporta nellinfrarosso come un gas di vortici. E` da notare che i vortici di vorticit`a
n > 1 corrispondono a costanti di accoppiamento irrilevanti a KKT , come si verifica immediatamente dalle formule precedenti. Continuando con lanalogia alle
(2.5.1) e (2.5.3) e la corrispondente OPE, si vede che la fusione di due operatori
locali che descrivono la creazione di vortici genera come operatore k lidentit`a,
che pu`o essere riassorbito con una modifica (infinitesima) della normalizzazione,
e quindi in una mdifica di K e dunque di x. La (2.5.2) suggerisce quindi x = A y 2
dove A e` una costante che per consistenza deve essere positiva. Infatti se ci sono
vortici, cio`e y 6= 0, il sistema e` pi`u disordinato, dunque per effetto del gruppo di
rinormalizzazione K diminuisce, ossia x > 0. In conclusione le equazioni del
gruppo di rinormalizzazione nellintorno del punto KT si possono scrivere nella
forma
y = x y
x = A y 2

(4.5.11)
(4.5.12)

Queste sono le equazioni di Kosterlitz. E importante la simmetria rispetto a y


y che assicura che i vortici siano prodotti in coppia ed esclude la presenza di
altri termini del secondo ordine in queste equazioni.
Dividendo membro a membro le due equazioni possiamo ricavare la forma
generale delle traiettorie del RG
y/
x

x
dy
=
A y 2 x2 = c ,
dx
Ay

78

CHAPTER 4. ROTTURA SPONTANEA DI SIMMETRIE CONTINUE

<

KT

Figure 4.2: Le traiettorie del gruppo di rinormalizzazione di Kosterlitz


che chiaramente formano un fascio di iperboli. Per c < 0 esse tagliano lasse
delle x. Nel semipiano x < 0 il verso di percorrenza e` verso il basso, come vuole
la (4.5.11), e terminano lungo la semiretta y = 0, x 0 formata dai punti fissi
gaussiani. La traiettoria

A y + x = 0, y 0
(4.5.13)
e` la linea di separazione tra la regione critica ( = ) controllata dalla linea di
punti fissi e il resto, controllato da un punto fisso ad alta temperatura che non si
pu`o rappresentare nello stesso diagramma dei flussi, che e` valido solo per x e y
piccoli. Il punto fisso di KT, rappresentato dallorigine nel piano xy, e` caratterizzato da valori razionali degli esponenti critici e , infatti ponendo K = KKT

4.5. IL MODELLO XY BIDIMENSONIALE

79

nella (4.5.7) e ricordando che = (d + 2 )/(d 2 + ) si ottiene = 41 e


= 15. Viceversa non e` definito (o vale ) perch`e la legge con cui diverge
non e` una legge di potenza. Per studiare con che legge diverge, scegliamo un
dato modello XY di partenza, ad es. quello definito dalla (4.5.1). Poch`e questo
modello dipende da un sol parametro, esso sar`a rappresentato da una curva nel
piano xy (si veda la linea tratteggiata in figura). Poniamoci subito al di sopra della
linea critica di KT (4.5.13); in questa regione le traiettorie si possono descrivere
con le iperboli Ay 2 x2 = t, dove t ha il ruolo di temperatura ridotta, in quanto
il sistema diventa critico a t = 0. Queste traiettorie possono far evolvere il sistema da un valore iniziale x = x(0) negativo a un valore finale x( = log s) > 0
che conviene scegliere dellordine O(1). Lequazione (4.5.12) lungo la suddetta
traiettoria d`a
dx
x = t + x2 , d = 2
,
x + t
da cui
Z
Z x()
Z
1

dx
dz

=
d =
, (t 0) .
2
t z 2 + 1
t
0
x(0) x + t
Combinando questo risultato con la nota equazione funzionale per
(x(), y()) o = (x(0), y(0))/ exp[] /s
si ha

= o e/

(4.5.14)

dunque diverge secondo una precisa legge esponenziale.

4.5.1 Trasformazione di dualit`a


Il fattore di Boltzmann associato ai link nel modello XY e` una funzione periodica
di periodo 2, e quindi si pu`o sviluppare in serie trigonometrica. In particolare
per il modello (4.5.1) si ha
X
eK cos(i j )) =
Imij (K) ei mij (i j )
(4.5.15)
mij Z

dove le In (z) = In (z) sono le funzioni di Bessel modificate. Per i nostri scopi ci
basta sapere che per K grande
In (K)/I0 (K) en

2 /2K

, (K 1) .

(4.5.16)

80

CHAPTER 4. ROTTURA SPONTANEA DI SIMMETRIE CONTINUE


j2
mij2
h1

h2
j3

mij3
i
h3

j1

mij1

h4
mij4
j4

Figure 4.3: I quattro link incidenti sul nodo i e i quatto siti del reticolo duale le
cui variabili consentono di risolvere il vincolo (4.5.18)
Inserendo questo sviluppo nella funzione di partizione (4.5.2) si possono integrare
esplicitamente tutte le ; infatti la variabile i compare solo nei quattro link che
incidono sul nodo i (si veda la figura)
( P
Z 2
0
mijn 6= 0
(4.5.17)
di eii (mij1 +mij2 +mij2 +mij3 +mij4 ) =
Pn
1
0
n mijn = 0
Integrando su tutti i nodi si pu`o riscrivere la Z nella forma
Z=

Y X

hiji mij Z

Imij (K)

I0links

Y X

hiji mij Z

emij /2K (K 1)

dove ora le configurazioni su cui si somma sono i numeri interi relativi mij associati ai link e lapice nella somma sta ad indicare che queste somme non sono
libere, ma devono soddisfare in accordo con la (4.5.17) il vincolo
4
X
n=1

mijn = 0 , i .

(4.5.18)

Un modo semplice per risolvere automaticamente questo vincolo su tutti i nodi


nel reticolo quadrato infinito consiste nel prendere in considerazione il reticolo

4.5. IL MODELLO XY BIDIMENSONIALE

81

duale (che e` costuito asegnando un nodo al centro di ogni quadrato elementare del
reticolo diretto) e di assegnare ad uno dei suoi nodi un intero arbitrario e quindi
assegnare ad ogni altro nodo un intero hj scelto in modo che la differenza hj hl
coincida con lintero mjl associato al link corrispondente del reticolo diretto. Per
esempio nel caso rappresentato in figura si ha mijn = hn hn1 . E` immediato
verificare che
1. In un reticolo infinito si ha per ogni configurazione {mij } di tutti i link del
reticolo diretto una configurazione {hl } associata ai nodi del reticolo duale,
definita a meno di una costante additiva che e` il valore arbitrario del primo
nodo duale scelto
2. Il vincolo (4.5.18) e` automaticamente soddisfatto per ogni nodo del reticolo
diretto
3. La funzione di partizione si pu`o scrivere nella forma
Z=

Y
Y X
i

hi = hiji

Ihi hj (K)

4. In questa nuova forma la simmetria manifesta del modello non e` pi`u U(1),
ma Z.
5. Interpretando hi come la distanza del quadrato elementare di posizione i =
(x, y) dal piano z = 0, ogni configurazione {hj } rappresenta una superficie
h = f (x, y).
6. A bassa temperatura (K grande) il fattore di Boltzmann e` dominato in base
alla (4.5.16) dal termine gaussiano
e

2
hiji (hi hj ) /2K

quindi per K grande anche la differenza hi hj pu`o essere grande, perci`o


le configurazioni dominanti sono rappresentate da superfici molto rugose
o rough. Tutta la regione critica del modello XY, caratterizzata da una
variabile lentamente variabile corrisponde alla fase rough delle superfici.
Viceversa la regione non critica, dove vengono liberati i vortici corrisponde
a superfici lisce o smooth. La transizione di KT viene detta in questo linguaggio roughening transition.

82

CHAPTER 4. ROTTURA SPONTANEA DI SIMMETRIE CONTINUE

Questa transizione e` ubiquitaria i natura. Si pu`o osservare ad esempio nella superficie di crescita dei cristalli o nelle interfacce di separazione tra fasi differenti.
Un esempio concreto e molto studiato si ha nel modello di Ising tridimensionale
a bassa temperatura. Supponiamo di fissare le condizioni al bordo in modo che
nel piano z = tutti gli spin siano S = +1 e nel piano z = siano invece S = 1; si former`a necessariamente uninterfaccia che separa le due fasi
con magnetizzazione opposta. A T 0 linterfaccia che minimizza lenergia
libera sar`a un piano ortogonale allasse z; lenergia non dipende dalla posizione
dellinterfaccia. Man mano che la temperatura aumenta cominceranno a contribuire anche le interfacce formate da superfici lentamente variabili: la loro energia interna aumenta ma aumenta anche la loro entropia. Ad un valore critico
TR della temperatura, che e` notevolmente pi`u basso della temperatura di smagnetizzazione di Curie Tc , avviene la transizione di roughening, caratterizzata da
interfacce rapidamente variabili e fluttuanti.
Alcune osservazioni finali:
La trasformazione di dualit`a e` una tipica trasformazione dei modelli con
simmetria abeliana che generalizza la trasformazione di Kramers-Wannier
gi`a vista nel modello di Ising bidimensionale.
Essa consiste essenzialmente nel rimpiazzare le variabili di gruppo con variabili associate alle rappresentazioni irriducibili.
Solo nei gruppi abeliani il duale G di un gruppo G, cio`e linsieme delle sue
rappresentazioni irriducibili, forma a sua volta un gruppo (necesariamente
abeliano).
(G ) = G
U(1) = Z, ZN = ZN , R = R

4.6 Il modello O(n > 2) non lineare in 2 dimensioni


La transizione di KT non e` una transizione ordine-disordine, ma e` prodotta dalla
presenza di vortici, cio`e di configurazioni non banali e topologicamente stabili.
Un vortice e` caratterizzato dal fatto che un cammino chiuso nel piano in cui
e` definito il modello nel limite continuo e` mappato nel cerchio trigonometrico S1

4.6. IL MODELLO O(N > 2) NON LINEARE IN 2 DIMENSIONI

83

dei possibili valori della variabile di spin in un cammino chiuso n che avvolge n
volte S1 , con n 6= 0:
n S1 n 6= 0 .
Poich`e n non e` omotopo a zero (cio`e non pu`o essere ridotto con continuit`a a un
punto) i vortici son stabili.
La situazione e` molto diversa quando il gruppo di simmtria del modello bidimensionale e` O(n) con n > 2. Consideriamo un modello bidimensionale definito
dallHamiltoniana
Z
n
X
1
2
d x
a a
(4.6.1)
H=
2T
a=1

dove a sono le n componenti di un vettore unitario:


n
X

a (x)2 = 1 .

(4.6.2)

a=1

Ogni vettore individua un punto della sfera unitaria Sn1 che e` una variet`a semplicemente connessa per ogni n > 2, cio`e ogni cammino chiuso Sn1 e`
omotopo a zero, dunque il sistema non possiede configurazioni topologiche stabili e non ci si aspettano transizioni di fase a T > 0. Per via del vincolo (4.6.2)
non tutti le componenti di possono essere piccole a piacere. Si pu`o ad es. esprimere la componente n in funzione delle altre. Questo mostra chiaramente che
il vincolo introduce dei termini di interazione tra i rimanenti campi e per questo
motivo questo modello e` noto come modello O(n) (o modello ) non-lineare.
Anzich`e esprimere un solo campo in funzione degli altri e` molto pi`u utile
risolvere il vincolo ponendo
i = ti , (i = 1, . . . n 2) , n1 =

1 ti ti cos , n =

Quindi la funzione di partizione diventa


Z Y
Z
Z=
Dti DeH

1 ti ti sin .

con
1
H=
2T

d2 x

n2
X
i=1

ti ti + (1 ti ti ) + . . .

84

CHAPTER 4. ROTTURA SPONTANEA DI SIMMETRIE CONTINUE

Dove i puntini indicano i termini in cui la derivata agisce sulla radice e che
si puo dimostrare essere trascurabili. Con questa approssimazione, integrando
prima sui campi gaussiani trasversi ti , si ottiene
Z
Z
1
Hef f
Z = D e
, Hef f =
d2 x(1 hti ti i) ,
(4.6.3)
2T
dove i valori medi sono calcolati rispetto alla misura gaussiana. Quindi questa
teoria e` equivalente al modello XY con due importanti differenze:
La costante di accoppiamento effettiva e`
Kef f = (1 hti ti i)/T

(4.6.4)

Non ci sono vortici, per cui lequazione del gruppo di rinormalizzazione e`


semplicemente
d
a
Kef f K ef f = 0 .
(4.6.5)
da
Per scriverla in forma esplicita bsisogna calcolarsi il correlatore gaussiano
j

hti (0) t (0)i =

ij

T
(2)2

1
a
1
L

d2 k
T
= ij
log L/a ,
2
k
2

dove si e` usata la solita rappresentazione integrale del correlatore gaussiano. Essendo la teoria in due dimensioni, oltre al cut-off ultravioletto 1/a si deve introdurre anche un cut-off infrarosso 1/L per i noti problemi del correlatore gaussiano bidimensionale nel limite termodinamico. Inserendo questa espressione
nella (4.6.5) si ha subito
n2 2
T =
T .
(4.6.6)
2
Questequazione e` simile, ma di segno opposto alleq.(2.5.10) per laccopppiamento
u della teoria 4 , quindi T e` marginalmente rilevante, cio`e T cresce al crescere
del passo reticolare, dunque T si annulla nel limite continuo. Quests proprieta,
che riveste grande importanza nella teoria quantistica dei campi, e` detta libert`a
asintotica o asymptotic freedom.
Unaltra propriet`a importante di questo modello bidimensionale e` che la sua
Hamiltoniana (4.6.1) e` invariante di scala e non contiene nessun parametro dimensionale. Eppure T che e` adimensionale, dipende esplicitamnete dal passo reticolare (altrimenti lequazione (4.6.6) sarebbe invece banalmente T = 0). Lunico

4.6. IL MODELLO O(N > 2) NON LINEARE IN 2 DIMENSIONI

85

modo in cui la quantit`a dimensionale a pu`o apparire in T e` attraverso la combinazione adimensinale T = T (a), dove e` una costante che ha le dimensioni
dellinverso di una lunghezza (ossia di una massa), ma non dipende dal dal cut-off
a
d
=0.
(4.6.7)
a
da
Dunque e` una grandezza dimensionale e fisica perch`e indipendente dal cut-off
che non cera nella teoria classica di partenza, che e` invariante di scala. La comparsa di questa scala fisica e` dunque un fenomeno prodotto dalla formulazione
dela teoria mediante lintegrazione funzionale (somma sulle configurazioni) e
quindi e` un fenomeno quantistico. detto trasmutazione dimensionale.
La dipendenza della scala fisica da T si ottiene osservando che per ragioni
)
dimensionali, essendo a lunica scala della teoria regolarizzata, = f (T
, dove
a
f (T ) e` una funzione adimensionale da determinare. La (4.6.7) d`a
f (T ) +

df
df
T = 0,
=
dT
f

dT
n2 2
T
2

da cui, indicando con C la costante di integrazione,


2

f (T ) = C e (n2) T .

(4.6.8)

Naturalmente questa forma funzionale vale per ogni grandezza fisica della teoria.
In particolare linverso della lunghezza di correlazione 1 f (T ), a conferma
che in questo modello la transizone di fase avviene solo a T = 0 e la lunghezza di
correlazione cresce con una legge esponenziale.

4.6.1 Il modello O(n) non lineare in 2+ dimensioni


Il calcolo precedente si pu`o facilmente adattare in d = 2 + dimensioni nel limite
0. lHamiltoniana e` ora 8
K
H=
2
8

n
dd x X
a a .
a a=1

(4.6.9)

Si noti che la dipendenza dal passo reticolare e` diversa rispetto al caso puramente gaussiano
per via del vincolo (4.6.2) che implica che il campo a e` adimensionale. Di conseguenza il coefficiente del termine cinetico non e` marginale in 2 + dimensioni.

86

CHAPTER 4. ROTTURA SPONTANEA DI SIMMETRIE CONTINUE

T =0

Figure 4.4: Il flusso del gruppo di rinormalizzazione in una teoria con simmetria
O(n) in 2 + dimensioni.
Applicando la trasformazione del gruppo di rinormalizzazione di parametro s a
s a si desume che ora lequazione del gruppo di rinormalizzazione non e` piu data
dalla (4.6.5), ma assume la forma
K ef f = Kef f .

(4.6.10)

Daltra parte il correlatore gaussiano dei campi trasversi e` ora


j

hti (0) t (0)i =

ij

a
K(2)d

1
a

dd k
2 d/2
d
j 1
= i
, d =
k2
K (2)d
(d/2)

da cui
hti ti i =

n2
.
2 K

Ponendo K = 1/T si ha allora


Quindi K ef f = K.
n2 2
T = T +
T
2

(4.6.11)

che ha due punti fissi (v. Figura), T = 0 (punto fisso stabile, cio`e T irrilevante) e
2
che e` un punto fisso instabile, infatti linearizzando lequazione preceT = n2
dente ponendo T = T + T si trova, con lo stesso calcolo fatto per la teoria 4 in
4 dimensioni (si veda il (2.5.1)), che T ha autovalore x = > 0 ed e` quindi
rilevante.
In conclusione il sistema con simmetria O(n), in base al flusso delle traiettorie
del RG determinata dai punti fissi, ha una fase ordinata nellintervallo T T ;
questa fase si riduce a 0 nel limite 0, come previsto dal valore delle dimensioni critiche inferiori di un sistema con simmetria continua.

Chapter 5
Simmetrie locali
5.1 Il fenomeno di Higgs
Il teorema di Goldstone non vale per la rottura sponondontanea di una simmetria
locale ( cioe una simmetria i cui parametri sono funzioni arbitrarie dello spaziotempo) come la simmetria di gauge.
Vedremo che si manifesta un nuovo fenomeno. Consideriamo il modello di
Landau-Ginsburg per un campo scalare carico, cioe sostituiamo al campo scalare
reale (x) che abbiamo considerato nei sistemi magnetici un campo scalare complesso (x). Per maggiore generalita consideriamo una teoria dipendente anche
dal tempo. Essendo un campo carico, si accoppia al campo elettromagnetico.
Questo accoppiamento si ottiene semplicemente sostituendo alla derivata le
derivate covarianti D :
D = +

ie
A (x),
~c

dove A (x) e il potenziale o campo di gauge. Con questa sostituzione la densita


Lagrangiana
1
L = (D ) (D ) V (||) ,
2
dove V e` il potenziale di Landau-Ginzburg: V (||) = 2t ||2 + 4!u ||4 , e` invariante
per trasformazioni locali di gauge
e

(x) ei ~c (x) = (x)


A (x) A (x) + (x) = A ,
87

(5.1.1)
(5.1.2)

CHAPTER 5. SIMMETRIE LOCALI

88

dove (x) e` una funzione (derivabile) arbitraria di x .


Linvarianza di L e` una immediata conseguenza del fatto che V (| |) = V (||)
e che la derivata covariante si trasforma nel modo seguente:




ie
e
ie

(A (x) + ) ei ~c (x)
D (x) + A (x) (x) = +
~c
~c
e

= ei ~c D (x) ,

per cui |D |2 e invariante. Poiche si accoppia al campo elettromagnetico, la


densit`a Lagrangiana completa contiene anche il contributo del campo elettromagnetico

Z
Z
Z 
1
1
1
4

Lem dx =
F F dx =
A A A A dx4
4
2
2
d2

dt2
= A A

=
F

1
E k = F ko , B k = ijk Fij
2
L = Lem + L
Le equazioni del moto per i campi e A si ottengono imponendo la stazionarieta
dellazione
L
L
L
=0,
=
=0.
A


Nella fase a simmetria spontaneamente rotta (detta anche fase ordinata) possiamo
utilizzare linvarianza di gauge per fare in modo che (x) sia reale per ogni x.
Infatti, poiche in generale il campo si puo parametrizzare nella forma (x) =
e
(x) = (x) per avere
(x)ei(x) , dove (x) e un campo reale, basta scegliere ~c

(x) = (x). Questa scelta di gauge e nota come gauge unitario.1 In questo
gauge e facile verificare che le eq. del moto assumono la forma
F (x) =
1

L
e2 2
=
(x)A (x)
A
(~c)2

E importante osservare che il gauge unitario e` ben definito solo nella fase ordinata, dove
(x) 6= 0 e quindi (x) e` sempre ben definita. Viceversa nei punti in cui si annulla, non e`
necessariamente definita e quindi la trasformazione di gauge cercata e` singolare o non esiste.

5.1. IL FENOMENO DI HIGGS

89

u
u
V () = t 3 = (x)[2o 2 (x)] ,

6
6
dove o e il minimo del potenziale nella fase in cui la simmetria e spontaneamente rotta: 2o = 6t
. Lo stato fondamentale corrisponde alla configurazione
u
(x) = o , A (x) = 0.
Per studiare lo spettro delle eccitazioni attorno allo stato fondamentale possiamo utilizzare un metodo molto generale, che consiste nel considerare piccole
perturbazioni della configurazione di campo corrispondente allo stato fondamentale. Le equazioni del moto linearizzate di queste perturbazioni forniscono diret
tamente lo spettro della teoria. Nel caso in questione poniamo (x) = o + (x)

e consideriamo (x)
e A (x) delle piccole fluttuazioni, in modo da poter linearizzare le eq. del moto:
e2 2
A
F (x) =
(~c)2 o
u

(x)
(x)
= 2o + O(2)
3

Poiche F = F , F = 0, e dalla prima eq. A = 0, quindi


F = A , e le eq. del moto delle fluttuazioni attorno alla config dello stato
fondamentale si possono scrivere nella forma:


e2 2
A (x) = 0
(5.1.3)
+
(~c)2 o

u 
 + 2o (x)
=0
(5.1.4)
3
Quindi non ci sono piueccitazioni di massa nulla, ma il fotone (descritto dal
e
o e descrive quindi la propagazione di
campo A ) acquista una massa mg = ~c

una eccitazione massiva dip


spin 1 e il campo (x)
descrive uneccitazione scalare
u
(spin 0) di massa mH =
, detta particella di Higgs. E importante notare
3 o
che se applichiamo lo stesso procedimento per studiare le perturbazioni attorno al
vuoto simmetrico (o = 0), si trova che il campo A descrive la propagazione di
una particella di massa nulla con solo due stati di polarizzazione, quindi bastano
le due componenti A1 (x) e A2 (x) per descriverla. Dunque nella fase simmetrica i
campi che descrivono le eccitazioni del sistema sono A1 , A2 , e ,2 mentre nella
Si puo quindi dire che la
fase ordinata o 6= 0 sono sostituiti da A1 , A2 , A3 e .
natura locale della simmetria U(1) trasforma il potenziale bosone di Goldstone
D D (x) =

Nella fase simmetrica non si puo usare il gauge unitario per la ragione esposta nella nota
precedente

90

CHAPTER 5. SIMMETRIE LOCALI

nella 3a componente (quella a polarizzazione longitudinale) del campo di gauge


massivo.
Il meccanismo attraverso il quale un campo di gauge acquista una massa non
nulla e detto meccanismo o fenomeno di Higgs. Puoavvenire anche per simmetrie di gauge non abeliane ed e alla base della teoria delle interazioni elettrodeboli. Il fenomeno di Higgs per il campo scalare che abbiamo descritto fornisce
una teoria fenomenologica accurata della superconduttivita come ora vedremo.

5.2. SUPERCONDUTTIVITA`

91

5.2 Superconduttivit`a
Moltissimi conduttori non ferromagnetici, al di sotto di una temperatura critica
(che di solito e` molto bassa: qualche decina di o K) subiscono una transizione a
uno stato superconduttore, in cui il sistema ha una resistenza sperimentalmente
nulla: la corrente elettrica fluisce attraverso il superconduttore senza sviluppare
calore Joule. La prima osservazione sperimentale della superconduttivit`a risale al
1911, quando Kamerlingh Onnes osserv`o che la resistenza elettrica del mercurio,
al di sotto di 4.2 o K, cade bruscamente a zero.
In condizioni stazionarie non ci puo essere un campo elettrico non nullo nel
superconduttore, in quanto ogni differenza di potenziale implica una resistenza
non nulla.
Ci sono molti effetti associati a questo comportamento, principalmente legati
al campo magnetico.
Siccome un campo magnetico variabile genera un campo elettrico, un conduttore senza resistenza non puo contenere un campo magnetico variabile. Questo
spiega i due fenomeni seguenti:
Se un superconduttore di forma sferica viene posto in un campo magnetico,
le sue linee di flusso sono spinte fuori dal superconduttore.
Se un anello superconduttore e` posto in un campo magnetico, il flusso magnetico concatenato con lanello rimane invariato anche dopo lo spengimento
del campo magnetico esterno: poich`e la resistenza elettrica dell anello e`
nulla c`e una corrente che continua a circolare indefinitamente per mantenere il flusso magnetico concatenato a un valore costante.
Infine si osserva che, se un conduttore e` posto in un campo magnetico B e` raffreddato fino allo stato superconduttivo, il campo magnetico e` espulso dal superconduttore. Questultimo fenomeno, detto effetto Meissner, mostra che il superconduttore e` un perfetto diamagnete, e non e` semplicemente riconducibile al fatto
che il superconduttore ha resistenza nulla.
Se lintensit`a dell campo magnetico esterno B supera una soglia critica Bcrit
leffetto Meissner non puo avvenire e il sistema non diventa superconduttivo (cio
spiega perch`e il ferro e gli altri conduttori ferromagnetici non diventano superconduttori).

CHAPTER 5. SIMMETRIE LOCALI

92

5.2.1 La teoria BCS


Dopo piu di 50 anni dalla scoperta della superconduttivit`a Bardeen, Cooper e
Schrieffer posero le basi per una teoria microscopica della superconduttivit`a, fondata sul fatto che elettroni di un superconduttore, interagendo con i fononi del reticolo cristallino in cui sono immersi, formano (nonostante la repulsione coulombiana) delle coppie con spin antiparallelo dette coppie di Cooper 3 che si comportano come eccitazioni (o quasi particelle) bosoniche; queste coppie che trasportano
una carica e = 2q, dove q e` la carica dellelettrone, possono essere descritte da una
funzione donda o campo scalare carico , in interazione col campo elettromagnetico, quindi la teoria e` invariante per la simmetria U(1) di gauge. In analogia
a quanto avevamo fatto per lelio liquido, supponiamo che sia normalizzata in
modo che |(x)|2 rappresenti la densit`a di coppie di Cooper nel punto x. Dal
punto di vista della meccanica statistica, il campo e` un parametro dordine che
ha un ruolo analogo alla magnetizzazione spontanea nei sistemi magnetici; il suo
valore di attesa h(x)i e` zero nella fase simmetrica ad alta temperatura; viceversa
la fase ordinata e` caratterizzata da un valore di attesa diverso da zero che denota la
rottura spontanea della simmetria di gauge. Si puo dimostrare che nella fase ordinata una frazione finita delle coppie di Cooper occupano lo stato fondamentale;
in altri termini, la rottura spontanea della simmetria di gauge 4
hi =
6 0
corrisponde alla condensazione delle coppie di Cooper. Quindi la superconduttivit`a, come la superfluidit`a nellelio liquido e` un fenomeno quantico macroscopico, in cui una frazione finita dei costituenti del sistema e` nello stesso stato fondamentale.
Gli ingredienti fondamentali di una teoria fenomenologica della superconduttivit`a sono i due seguenti:
Le coppie di Cooper sono descritte da un campo scalare complesso (x)
(quindi la teoria ha una simmetria U(1) locale e si accoppia col campo elettromagnetico).
Condensazione delle coppie di Cooper, cio`e hi =
6 0 al di sotto di una
temperatura critica Tc , quindi il potenziale V (||) del campo puo essere
descritto da una teoria di Landau-Ginzburg.
3

Queste coppie sono elettroni che sono vicini non nello spazio delle coordinate, ma nello spazio
degli impulsi, quindi sono coppie di elettroni che pur non essendo fiscamente molto vicini (e quindi
la repulsione coulombiana e` schermata) viaggiano alla stessa velocit`a.
4
La rottura spontanea della simmetria ha un significato non ambiguo solo nel gauge unitario

5.3. MODELLO DI L-G DELLA SUPERCONDUTTIVITA`

93

Queste condizioni mostrano che questa teoria fenomenologica non e altro che il
modello di Higgs precedentemente descritto, cioe un modello di Landau-Ginzburg
per il campo complesso accoppiato minimalmente (cio`e mediante la derivata covariante) al campo elettromagnetico. Questa formulazione e nota come modello
di Landau-Ginzburg della superconduttivita.

5.3 Modello di L-G della superconduttivit`a


In condizioni di equilibrio lHamiltoniana di L-G puo essere scritta nella forma
H = He.m. + H
Z

1
He.m. = d3 x E 2 + B 2
2


Z
1 ~ 2
3
|D| + V (||)
H = d x
2
~ V (||) = 1 t||2 + u ||4
~ = + ie A,
D
~c
2
4!
E facile verificare direttamente (v. 5.1) che questo modello e` invariante per
trasformazioni di gauge:
e

(x) ei ~c (x) = (x)


e

(x) ei ~c (x) = (x)

~
~
~ ,
A(x)
A(x)
+ (x) = A

dove (x) e` una funzione (derivabile) arbitraria di x . Per comodit`a scegliamo


un gauge in cui il potenziale scalare Ao e` zero (questo e` sempre possibile in condizioni statiche).
Nella fase a simmetria spontaneamente rotta (detta anche fase ordinata) possiamo utilizzare questa invarianza di gauge per fare in modo che (x) sia reale
per ogni x. Infatti, poich`e il campo si puo sempre parametrizzare nella forma
(x) = (x)ei(x) , dove (x) e` un campo reale, basta scegliere ~ce (x) = (x)
per avere
(x) = (x)
e

~
~ = A
~ + ~c A
.
A
e

CHAPTER 5. SIMMETRIE LOCALI

94

Questa scelta di gauge e` nota come gauge unitario.5


~ B,
~ (x)
Con questa scelta di gauge la teoria e` espressa in termini di campi E,
~
e A(x)


Z
1
1 e2 ~ 2 2
3
2
H = He.m. + d x
A + V ()
() +
2
2 (~c)2
Lo stato di equilibrio termico del sistema corrisponde al minimo dellenergia libera di Helmoltz. Nellapprossimazione di Landau (che e` stata gi`a utilizzata nella
descrizione dei sistemi magnetici) lenergia libera coincide con lHamiltoniana,
quindi lo stato di equilibrio termico corrisponde alle configurazioni di minima energia. 6 In questa approssimazione il valore di minimo del campo coincide con
il suo valore di attesa, cio`e
hi =
Le condizioni di minimo o, meglio, di stazionariet`a dellHamiltoniana sono
H
=0,

H
=0.
~
A
~

~ = 1 A = 0
Avendo posto Ao = 0 e osservando che in condizioni stazionarie E
c t
si ha7
2
~
~ + e 2 (x)A
rot B
=0
(5.3.1)
2
(~c)
e2 2
dV
A

+
=0
(5.3.2)
(~c)2
d
Per un conduttore molto grande, lontano dai bordi, il sistema e` invariante per
~ = 0, percio il sistema di condizioni di equilibrio
traslazioni, = rot B
diventa un sistema algebrico:
~
2 A = 0
+

E importante osservare che il gauge unitario e` ben definito solo nella fase ordinata, dove
(x) 6= 0 e quindi (x) e` sempre ben definita. Viceversa nei punti in cui si annulla, non e`
necessariamente definita e quindi la trasformazione di gauge cercata e` singolare o non esiste.
6
In condizioni statiche la densit`a hamiltoniana e` uguale alla densit`a lagrangiana cambiata di
~ e indipendenti dal tempo ci possono fornire direttasegno, per cui le equazioni del moto di A
mente le condizioni di minimo dellenergia.
R
R
7
~ B).
~
utilizzando ad esempio lidentit`a 1 d3 x B 2 = 1 d3 x (A
2

5.3. MODELLO DI L-G DELLA SUPERCONDUTTIVITA`

95

dV
e2 2
u 3
e2 2
A

+
=
A

+
t
+
=0
(~c)2
d
(~c)2
6
~
da cui discende che la soluzione = 0 esiste sempre, e in questo caso A e` inde~ e` arbitrario non c`e effetto Meissner.
terminato, 8 quindi il campo magnetico B
Viceversa,
(
~ =0
B
(effetto Meissner)
~
se = o 6= 0 A = 0
dV
o : d = 0
quindi la fase a simmetria spontaneamente rotta del modello di LG corrisponde
proprio allo stato superconduttore.
c
.
Notare che o 6= 0 solo per t < 0, dove al solito si avr`a t = T T
Tc
~
~ = e2 2 2 (x)A
Confrontando leq. di minima energia per il campo magnetico rot B
(~c)
con lequazione di Maxwell
~
~ =j
rot B
c
si ha
2
~
~j = ce 2 A
(~c)2
Effetti di bordo
In prossimit`a dei bordi non possiamo piu supporre che il sistema sia invariante per
traslazioni e quindi i campi diventano funzioni della distanza dal bordo. Quindi
il bordo introduce una perturbazione dello stato fondamentale (che e` invariante
per traslazioni). Questa perturbazione e` in genere piccola, per cui possiamo porre
nelle condizioni di equilibrio (5.3.1) e (5.3.2)

(x) = o + (x)
~
e considerare solo i termini lineari in e A.
In questa approssimazione dalla
~
~ A.
Poich`e la divergenza di un rotore e` identiprima equazione si ha rot B
~
~
~ = A.
camente nulla, si ha div A = 0 e quindi rot B
Di conseguenza le
condizioni di equilibrio diventano
(~c)2
~
( + 2 )A(x)
= 0, 2 = 2 2
e o
8

In questo caso va per`o osservato che il gauge unitario non e` ben definito e occorrerebbe
scrivere le condizioni di minimo in forma invariante di gauge, come faremo in seguito per altri
scopi.

CHAPTER 5. SIMMETRIE LOCALI

96

( + 2 )(x)
= 0, 2 =
u2o
dove mG = 1/ e mH = 1/ non sono altro che le masse del fotone massivo e
del campo di Higgs introdotte nel 5.1.
Consideriamo un conduttore che idealmente riempia omogeneamente tutto il
semispazio x > 0

superconduttore
o = 0

o 6= 0

In queste condizioni il sistema e` solo funzione della variabile x =


e le soluzioni delle eq. precedenti si possono scrivere nella forma:

d2
dx2

~
~ o e x ,
A(x)
=A


x
(x) = o 1 e .

e` la lunghezza di penetrazione; e` nota invece come lunghezza di coerenza.


e sono le due scale che intervengono nella descrizione della superconduttivit`a.
Queste due scale descrivono anche la lunghezza di correlazione delle eccitazioni
che si possono propagare in un superconduttore omogeneo. Infatti e` noto che per
studiare lo spettro delle eccitazioni di un dato sistema occorre valutare i correlatori dei campi in gioco; dalla legge di decadimento esponenziale si puo leggere
la lunghezza di correlazione delle possibili eccitazioni. Nel sistema in esame si
possono definire due tipi di correlatori: quello tra i campi di materia h(0)(~r)i e
~ A(~
~ r)i. Si puo dimostrare che il comportamento
quello tra i campi di gauge hA(0)
asintotico di questi correlatori e` lo stesso di quello prodotto dalleffetto dei bordi,
cio`e
r
h(0)(~r)i ce ,
r
~ ~
hA(0)
A(~r)i c e .

Percio lo spettro contiene un singoletto, legato al campo di materia , associato


~ di
alla lunghezza di correlazione e un tripletto, associato al campo di gauge A,
lunghezza di correlazione .
Vedremo che molte propriet`a del sistema dipendono dal rapporto di queste due
scale. Si trovano in natura due tipi di superconduttori:

5.3. MODELLO DI L-G DELLA SUPERCONDUTTIVITA`

97

1) > Superconduttore di tipo I: c`e uno schermaggio totale del campo


magnetico a B = 0 e un valore critico Bc al di sopra del quale si ha una fase
normale con penetrazione completa di B.
2) < Superconduttore di tipo II: schermaggio completo a B = 0, una
prima transizione a una fase mista a Bc1 e una seconda transizione a una
fase normale a Bc2 , con Bc1 < Bc < Bc2 . La fase mista e` caratterizzata dal
fatto che il superconduttore ha resistenza nulla ma non e` piu un perfetto
diamagnete: il campo magnetico riesce a penetrare.
Per studiare questo comportamento dobbiamo calcolarci la funzione di energia
libera di Gibbs.

5.3.1 Funzione di energia libera di Gibbs


Lenergia libera di Helmoltz coincide, nellapprossimazione di Landau che stiamo
di fatto usando, con lHamiltoniana per lo stato fondamentale. Percio trascurando
gli effetti di bordo si ha, utilizzando il fatto che il valore del potenziale nel minimo
e` dato da V (o ) = 4t 2o ,
Fnormal =

B2
V,
2

t
B2
Fsuper = 2o V +
V
4
2

~ e` il campo magnetico indotto dal


dove V e` il volume del superconduttore e B
~ = ~j /c dove
campo di materia , e abbiamo gi`a visto che F~ = 0 B
A
~
e2 2
abbiamo posto ~j = c~
2 (x)A.
Introduciamo ora un campo magnetico esterno, che per comodit`a indichiamo
~ H
~ e` associato a una densit`a di corrente esterna ~jext da
con H.
~ = ~jext /c
H
~ soddisfer`a lequazione
Il campo magnetico totale B
~ = ~jtot /c = (~j + ~jext )/c
B

(5.3.3)

Si e` gi`a visto (nei sistemi magnetici) che le condizioni di equilibrio in presenza


di un campo esterno si ottengono non dalla variazione di F ma dalla variazione
dellenergia libera di Gibbs . La definizione di nei sistemi diamagnetici (come

CHAPTER 5. SIMMETRIE LOCALI

98

i superconduttori) e` diversa da quella utilizzata per i sistemi magnetici. E immediato verificare che ponendo
~ HV,
~
=F B
si ha, imponendo

~
A

B2
V
F = H +
2

= 0,
H[]
~ H
~ =0
+B

che coincide con la (5.3.3). Quindi puo essere considerata lenergia libera di
Gibbs ed in condizioni di equilibrio termico e` una funzione di T e B.9
~ =H
~
Nella fase normale (o = 0) non c`e campo magnetico indotto B
normal = H[ = 0]

B2
V
2

= B2 V

Nella fase superconduttrice ( = o ) il campo B e` completamente schermato


~ = 0, percio
B
2

super = H[o ] = 4t 2o V = 32 tu V
Poich`e e` un potenziale termodinamico che per trasformazioni a T e B
costanti e` minimo per le configurazioni in equilibrio termico, per valori di T e B
sufficientemente piccoli il sistema si trover`a nella fase superconduttrice e quindi
super < normal ; la linea di transizione alla fase normale sar`a allora data da
super (T, Bcrt ) = normal (T, Bcrt ) ,

Nei gas lenergia libera di Gibbs e` funzione di T e di P ; nel nostro caso la pressione pu`o
essere identificata con lenergia per unit`a di volume necessaria per espellere il campo magnetico,
quindi P = 21 B 2 .

5.3. MODELLO

...
...
....
...
...
..
...
.
.
.
...
.
....
...
... super > normal
...
.
..
..
super < normal .......
....
...
`
... normal A
DI L-G
DELLA SUPERCONDUTTIVIT
..
...
...
....
...
supercond.
...
...

99

B
Dallequazione precedente si ha
super =

2
Bcrt
V
2

3t2
t
2
(Tc T )2
Bcrt
= 2o =
2
u
Sperimentalmente si osserva
"
 2 #
T
Bcrt = Bo 1
Tc

(5.3.4)

La predizione teorica di Landau -Ginzburg e` in accordo con la legge sperimentale


solo per T Tc .

5.3.2 La fase mista


La trattazione precedente non tiene in considerazione gli effetti di bordo e delle
fluttuazioni del campo . Questa approssimazione e` giustificata nei superconduttori di tipo I, in cui quando ha raggiunto il suo valore asintotico o , il campo B
e` gi`a completamente schermato:
6

...
...
.....
...
........................
...
..................
.
.
.
.
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...
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...
.......
... .....................
...............
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..........
..
...............
......
.........................
.....
.....................
.. ...

....
....
.....
.....
......
......................
..................................................................
.
.
.
.
.
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.
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..... ...........
.......
......
........
....
.
.
.........
.
.
.
.
................
....
............................
..
.
..

Tipo I

Tipo II

Nei superconduttori di tipo II bisogna tener conto degli effetti di bordo, perch`e
le regioni del conduttore in cui per effetto di fluttuazioni statistiche si sviluppa una
fase normale ( 0) possono essere circondate da un alone in cui il campo magnetico puo penetrare; questo alone e` nella fase mista. In particolare consideriamo
un superconduttore a forma di parallelepipedo, immerso in un campo magnetico

CHAPTER 5. SIMMETRIE LOCALI

100

perpendicolare a due facce opposte . In queste condizioni acquistano particolare


importanza quelle fluttuazioni statistiche del campo che formano dei filamenti
che attraversano il superconduttore lungo cui 0. Attorno a tali filamenti si
forma un alone di campo magnetico non nullo. Per un valore sufficientemente
grande Bc1 di B questi filamenti accompagnati dai rispettivi aloni possono diventare le configurazioni di equilibrio stabile. Queste configurazioni sono note
come vortici di Abrikosov; la loro struttura microscopica sar`a descritta nel successivo. In queste condizioni il superconduttore si pu`o riempire di questi filamenti
e tutto il sistema transisce nella fase mista.
Per valutare approssimativamente il valore Bc1 di transizione dalla fase superconduttrice alla fase mista, consideriamo un cilindro superconduttore di base
S = R2 e altezza L con un piccolo canale lungo lasse di simmetria lungo cui
puo penetrare un campo magnetico questo canale rappresenta il filamento lungo
cui = 0:

...........................................
.......
...........
.....
......
.
.
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....
...
....
.. ...
...
...
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...... ....... ...........
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. ..... ......... ....
.... ...
.. ... .........
...
...
... ..
. ..
.
.
 ...... ......
...
... ...
t
... ....
.....
.
...
.. ...
.
.
.
H
..
... ...
.
. ...
.
j
H
.
.
... .....
.
R....
...
.... .......... ............. ......
...... ..... .....
...
.
...........................
.
...
..
....
....
.
....
.
.
.
.....
.....
.......
.......
...........
.........................................

L
?

posto = V = SL dove denota la densit`a di energia libera, si ha, per la fase


mista
mix = Lsuper (S 2) + Lnormal 2
2

B2

dove normal = B2 e super = 2crt Il valore critico Bc1 di transizione dalla


fase superc. alla fase mista e` dato dalleq.
mix (T, Bc1 ) = super (T, Bc1 )

(5.3.5)

Bcrt < Bcrt

Il rapporto = e` detto parametro di L G. Lequazione (5.3.5) esprime la


condizione per cui una fluttuazione del mezzo verso una fase mista e` in equilibrio termico con la fase superconduttrice. Poich`e Bc1 deve essere minore di Bcrt
2
2 Bcrt
2 Bc21 = 0, Bc1 =

5.3. MODELLO DI L-G DELLA SUPERCONDUTTIVITA`

101

(altrimenti il sistema e` gi`a passato nella fase normale) si ha transizione alla fase
mista se > 1. Per valutare approssimativamente il valore Bc2 del campo necessario per la transizione dallo stato misto a quello normale conviene fare qualche
approssimazione delle eq. di equilibrio (5.3.1, 5.3.2):
(
~
~ + e2 2 2 A
=0
rotB
(~c)
e2 2
dV
+
=0
2A +
(~c)

Se il sistema e` nella fase mista e prossimo a transire nella fase normale, e` vicino
a zero e quindi possiamo trascurare il termine 4 del potenziale. Daltra parte in
queste condizioni il campo magnetico pu`o penetrare in tutto il conduttore e quindi
~ costante. Consideriamo quindi un corpo superconduttore
possiamo considerare B
~ costante
a simmetria cilindrica nella fase mista immerso in un campo magnetico B
~
orientato lungo lasse z del cilindro. Allora A si puo scegliere come un campo
tangenziale nel piano x, y:

~
'$
I@ A
@


-A =
i
i
 x

&%



y
0
B
~=B
~ = 0
x
A
2
0
B

Lequazione per il campo diventa


+

e2 B 2 2
(x + y 2) = t
2
(~c) 4

Questa equazione puo essere letta come lequazione di Schrodinger stazionaria


H = E
per un oscillatore armonico bidimensionale di Hamiltoniana
H=

P2
m 2 r 2
~2 m 2 r 2
+
=
+
2m
2
2m
2

con

eB
~2 t
, E=
.
2mc
2m
Questo sistema ha due tipi di soluzione: o = 0 (fase normale), o 6= 0 (fase
mista) e E = ~(n1 + 21 + n2 + 12 )) = ~n con n = 1, 2, . . . . Scrivendo
=

CHAPTER 5. SIMMETRIE LOCALI

102

lespressione esplicita di si ottiene un vincolo sui valori permessi del campo B:


~c
Bn = t ne
.
Quindi il valore massimo permesso per il campo B e` B1 = t ~ce che possiamo
q
identificare con Bc2 . Dalleq. (5.3.4) si ha Bcrt = t u3 , e poich`e =
p u ~c
, possiamo scrivere Bc2 = Bcrt .
3 e
In conclusione, nei superconduttori di tipo II ( > 1) esiste una fase (detta
fase mista) in cui il sistema, pur essendo superconduttore ( 6= 0), non e` un
perfetto diamagnete. Questa fase e` caratterizzata dalla comparsa di difetti in cui
il campo magnetico puo penetrare. La fase mista compare in presenza di campi
magnetici compresi tra Bc1 e Bc2 , con
q
Bc1 = 1 Bcrt , Bc2 = Bcrt , = , Bcrt = t u3

dove Bcrt e` il campo critico di transizione dalla fase superconduttrice alla fase
normale.

5.3.3 Vortici di Abrikosov


I vortici di Abrikosov possono essere considerati delle configurazioni di equilibrio
di energia finita (rispetto allenergia dello stato fondamentale).
Una soluzione a energia finita (detta anche solitoneRdel modello di L G deve
2
soddisfare le condizioni H Ho < e He.m. = d3 x B2 < , quindi per
3
ogni coordinata x si ha B 2 = o(x3 ), ossia B = o(x 2 )
~ = puro gauge + o(x 12 ) = + o(x 12 )
A
Analogamente per il campo di materia si ha
3

V () V (o ) = o(x3 ) = o ei(x) + o(x 2 )


Consideriamo ora una sezione piana del nostro sistema. Prendendo in questo
piano un cerchio C(R) di raggio R molto grande, non essendoci nessuna direzione
privilegiata, la fase (x) dipender`a solo dallangolo di un sistema di coordinate
polari , , perci`o poniamo = () e quindi
3

= () + o(x 2 ) .

5.3. MODELLO DI L-G DELLA SUPERCONDUTTIVITA`

103

Il comportamento all del campo stabilisce una mappa tra il cerchio


allinfinito e la fase . Poich`e e` a un sol valore, () = ( + 2)
( + 2) = 2n + () possiamo in generale porre () = n + (), con
n = 0, 1, 2, . . . e ( + 2) = () e` una funzione periodica regolare. Se
n 6= 0 e non e` singolare (come deve essere se lenergia e` finita) esiste almeno un
punto, nel piano in cui giace il cerchio C(R), per cui si annulla; infatti al variare
del raggio R, n non puo cambiare se e` una f. continua e quindi, riducendo il
raggio di questo cerchio c`e almeno un punto in cui la fase di non puo essere
definita e percio in quel punto si annulla (esempio: = (x + iy)2 = rei2
n = 2 e (0) = 0). Il punto (o i punti) in cui = 0 rappresenta(no)
lintersezione dei filamenti di cui si e` parlato nel precedente con la sezione
piana in esame.
Il numero intero n e` un invariante topologico: nessuna deformazione continua
puo modificare n, percio le fluttuazioni del parametro dordine non possono
alterare n. Se n 6= 0 c`e qualche problema col gauge unitario, perch`e partendo da
~ regolare, il potenziale trasformato
un potenziale A
~ = A
~ n ~c
A
e
e` singolare nellorigine, dove e` indeterminato. Solo la parte regolare () della
fase puo essere assorbita da una trasformazione di gauge. Poich e` il caso n 6= 0
non puo essere trattato nel gauge unitario, dobbiamo utilizzare le equazioni di
equilibrio (5.3.1) e (5.3.2) nella loro forma piu generale, cio`e gauge invariante:

2
ie ~
dV
+ A +
=0
~c
d

(5.3.6)

~
~ = e m( D)
(5.3.7)
B
~c
Questultima equazione fornisce un legame, nella soluz. a energia finita, tra la
~ che compare nella forma
fase del campo e il parametro del potenziale A
asintotica
~ = + o(r 21 )
A
5

~ = o(x 2 ), inoltre
poich`e sappiamo che per x B





1
ie ~
e
i(x)
~
+ A o ei(x) = i ||2 (x) + (x) + o(x 2 ) .
D o e
~c
~c

CHAPTER 5. SIMMETRIE LOCALI

104

Poich`e il I membro delleq.(5.3.7) e` o(x 2 ), ci deve essere una cancellazione tra


il primo e il secondo termine, cio`e


1
e
(x) + (x) = o(x 2 )
~c
1

ossia (x) = ~c
(x) + o(x 2 )
e
~
A(x)
~c
(x)
e

(x) o ei(x)

Quindi
I

C(R)

~
A(x)
d~l

Z Z

~ d = ~c ((2) (0)) = hc n
B
e
e

Il flusso del campo magnetico e` quantizzato. E importante notare che allinfinito


non c`e campo magnetico, ma il numero quantico n 6= 0 contiene linformazione
che da qualche parte al finito c`e un campo magnetico non nullo. Queste configurazioni sono appunto i vortici di Abrikosov. Sperimentalmente si osservano
questi vortici con un valore minimo del flusso magnetico corrispondente a ~c
,
2q
dove q e` la carica elettrica di un elettrone. Questo conferma che il campo che
stiamo studiando descrive eccitazioni di carica e = 2q corrispondenti alle coppie
di Cooper.
Il fatto che il flusso magnetico nei superconduttori sia quantizzato ha una importante conseguenza di carattere generale. Supponiamo che da qualche parte
nelluniverso ci sia un monopolo magnetico di carica g, cioe il flusso magnetico
R
~
uscente da qualunque superficie chiusa contenente questo monopolo e` B
~ = g. Lesistenza in natura dei superconduttori implica che g non puo essere
d
arbitrario. Infatti, se supponiamo di immergere il monopolo in un superconduttore, il flusso magnetico uscente da dal monopolo e` necessariamente suddiviso in
uno o pi`u vortici di Abrikosov ed e` quindi quantizzato:

g flusso magnetico

g=

hc
n
e

5.3. MODELLO DI L-G DELLA SUPERCONDUTTIVITA`

105

Vedremo nel prossimo una derivazione pi`u generale e una discussione di questa
celebre relazione, nota come condizione di quantizzazione di Dirac.
Vediamo ora di studiare in dettaglio la soluzione delle equazioni del moto
corrispondente a un vortice di Abrikosov a simmetria cilindrica, posto lungo lasse
z di un sistema di assi cartesiani.
A causa della simmetria cilindrica il modulo del campo
p di materia || e il
~
campo magnetico B sono solo funzioni della distanza r = x2 + y 2 dallasse di
simmetria. Possiamo percio scrivere
(~x) = (r)ei(~x) ,
dove
lim (~x) = n .

Poich`e per ipotesi e` definita ovunque nel piano x, y, tranne che nellorigine,
dove c`e il centro del vortice, e quindi
(0) = 0 ,
possiamo scrivere
(~x) = n + (~x)
dove e` una funzione regolare ovunque. Possiamo allora sceglere un gauge che
riassorba la funzione e quindi in definitiva possiamo parametrizzare ovunque il
campo nella forma
(~x) = (r) ein .
~ = ~k B(r) si pu`o scegliere
Analogamente, per riprodurre un campo magnetico B
~ = ~tA(r) ,
A
dove ~t e` il versore tangenziale che abbiamo gi`a introdotto in diverse occasioni:
y
r
~t = x = r .
r
0

~ di questa forma soddisfa automaticaE immediato verificare che un campo A


mente il gauge di Coulomb:
~ =0.
A

CHAPTER 5. SIMMETRIE LOCALI

106
Poniamo
A(r) =

n~c
(F (r) 1),
er

~ ~c n.
dove la f. incognita F (r) si deve annullare allinfinito affinche A
e
Inoltre, poich`e il versore ~t non e` definito nellorigine, li deve annularsi A(r).
Quindi F (r) soddisfa le due condizioni ai bordi:
F (0) = 1 ,
Si ha

~i
~
~

B A=
x
y
r A(r)

lim F (r) = 0 .

~k
~j
1 d
(rA(r))
y
z = ~k
r dr
x
A(r) 0
r

~ = ~kB(r), B(r) = n~c F (r)


B
er
~ = e m (+ ie A)
~ si semplifica notevolLa condizione di equilibrio B
~c
~c
mente utilizzando le identit`a seguenti
 
F
~c
d
d
~ = ~t B(r) = n ~t
B
dr
e dr r
Daltra parte




~t
ie
inF
~ = + A
~ = in in + ~t
D
ein + ein (r) (5.3.8)
~c
r
r


nF 2~
~
inF ~
t
t =
m D = m
r
r
Percio la condizione di equilibrio per F diventa
F

F
r

e2
2 (r)F
(~c)2

=0

Poiche per r o risolviamo lequazione in forma asintotica


F

F
e2
2 2o F = 0
r
~c

5.3. MODELLO DI L-G DELLA SUPERCONDUTTIVITA`

107

ponendo F (r) = G(r) r si ha


G

e2 2
3
o G 2 G = 0 .
2
(~c)
4r

Sarebbe facile verificare che la soluzione generale di questa equazione e` esprimibile in termini di funzioni di Bessel di argomento immaginario. Nel limite r
lequazione si semplifica ulteriormente:
G
percio G = cer

eo
~c

e2 2o
G0,
(~c)2

r
F (r) c re ,

dove al solito denota la lunghezza di penetrazione. Studiamo ora la condizione


di stabilit`a del campo :
2

dV
ie ~
= 0.
+ A
~c
d
Utilizzando la (5.3.8) si ha, sfruttando il fatto che f (r) = 0,



ie
+ A(r)~t ein (r) + i~tnF (r)
~c


n2
n2
F
in
F + (1 F )
=e
r
r
r

 2
1 d
d
f (r) , si
+
tenendo inoltre conto che in coordinate polari f (r) = dr
2
r dr
ottiene:
+ 1r

n2 F 2

r2

dV
d

=0

= t + u6 3 .
dove al solito dV
d
Nellintorno dellorigine, essendo regolare (config. a energia finita)
2
2 2
(r) = (0) + (0)r + (0) r2 , . . . se (0) 6= 0 il termine n rF2 diverge
per r 0 (0) = 0 (r) = cr + . . . . Poiche F (0) = 1
(( 1) + n2 )cr 2 + O(r 1) = 0 = |n| : il campo di Higgs

CHAPTER 5. SIMMETRIE LOCALI

108

(r) ha uno zero di ordine |n| sullasse del vortice. Inserendo nelleq. per F il

suo sviluppo di Taylor nellintorno dellorigine si vede che affinche Fr (e quindi


~ non diverga F |r=0 = 0, F (r) = 1 + O(r 2) Quindi
B)
B=

n~c
F (0) + O(r)
e

(r 0).

...........................
..............
...................................
.....
.
.

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.... ........
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.
.........

5.3.4 Confinamento dei monopoli magnetici


Il centro dei vortici di Abrikosov si comporta come un conduttore normale :(0) =
0 e B(0) 6= 0. Poiche la configurazione di un vortice differisce dal vuoto in una
regione a forma cilindrica di raggio , lenergia del vortice e proporzionale alla
sua lunghezza. Se esistono in natura monopoli magnetici, c`e unimportante conseguenza di questa propriet`a. Il campo magnetico generato nel vuoto da una coppia monopolo anti-monopolo ha esattamente la stessa forma del campo elettrico
generato da una coppia di cariche, quindi lenergia potenziale V (R) tra questa
2
coppia di monopoli e` di tipo Coulombiano: V (R) = gR . Supponiamo ora di
immergere questa coppia monopolo-antimonopolo in un superconduttore. La distribuzione del campo cambia drasticamente e tutto il flusso magnetico e` concentrato in un vortice di Abrikosov che congiunge i due monopoli:

vuoto.................................ordinario
......
.

....
...
....
....
....
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.. ..
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...................................
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..... ....................
.................
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.........................................................................
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.....................................
...
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...
...
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.
...
.
.
..
....
....
....
......
.....
................................

-g

superconduttore
u

5.3. MODELLO DI L-G DELLA SUPERCONDUTTIVITA`

109

Quindi lenergia potenziale della coppia di monopoli in un superconduttore e`


proporzionale alla loro distanza : V (R) = R, dove e` lenergia per unit`a di
lunghezza del vortice di Abrikosov. In queste condizioni la coppia di monopoli rimane permamente legata : ci vorrebbe unenergia infinita per allontanarli
allinfinito. questa e` la propriet`a di confinamento dei monopoli magnetici in un
superconduttore.
Oggi si hanno buone ragioni per ritenere che un meccanismo analogo valga
per i quark (cio`e i costituenti elementari dei nucleoni e dei mesoni) nel vuoto ordinario, in quanto lenergia di una coppia di quark e` proporzionale alla distanza.
Nei superconduttori ordinari il confinamento dei monopoli e` prodotto dalla condensazione delle coppie di Cooper. Si ritiene che nella Cromodinamica quantistica
(che e` la teoria che descrive le interazioni dei quark) il confinamento dei quark sia
dovuto alla condensazione dei monopoli magnetici.

110

CHAPTER 5. SIMMETRIE LOCALI

Chapter 6
Quantizzazione della carica elettrica
In elettrodinamica classica la conoscenza di F determina completamente le proprieta del campo elettromagnetico. Il potenziale A ha il ruolo di uno strumento comodo per semplificare il formalismo, ma non e una quantita misurabile, perche non e invariante rispetto alle trasformazioni di gauge. Abbiamo
visto che questa affermazione non e piu del tutto vera nei sistemi quantistici: i
vortici di Abrikosov mostrano che e possibile estrarre delle informazioni fisiche
sul campo elettromagnetico anche da regioni in cui F = 0. Infatti a grande
distanza dal vortice di Abrikosov si ha F = 0, quindi il sistema e nel vuoto
elettromagnetico, ma per ogni cammino chiuso concatenato con il vortice si ha
I

~ d~l = hc n
A
e

e quindi si ha uninformazione fisica (cioe invariante di gauge); questo e dovuto


al fatto che esistono configurazioni di gauge corrispondenti al puro vuoto F = 0
~ = del precedente) che per ragioni topologiche non possono essere
( come A
ricondotte con trasformazioni di gauge non singolari nella configurazione banale
A 0. In conclusione, la conoscenza di F non e sufficiente, nelle teorie quantistiche, a caratterizzare il comportamento del sistema. Una conseguenza sperimentalmente ossevabile di queste considerazioni e leffetto Aharonov-Bohm.
Vedremo infatti che non e necessario ricorrere alla superconduttivita per sco~
prire effetti osservabili legati a A.
111

112

CHAPTER 6. QUANTIZZAZIONE DELLA CARICA ELETTRICA

6.1 Effetto Aharonov-Bohm


Premessa: se o (x) e la f. donda che descrive un elettrone in assenza di campo
elettromagnetico, quella che descrive lelettrone in interazione col campo e data
da
Rx
e
~ ~
(x) = ei ~c Adl o (x)
(6.1.1)
dove e un cammino qualsiasi che congiunge il punto x a un punto allinfinito.
E` infatti facile da verificare che una trasformazione di gauge sul potenziale
~A
~ = A
~ +
A
induce la corretta trasfomazione di fase su :
e

= ei ~c ;
inoltre la derivata ordinaria di o si trasforma nella derivata covariante:
e

ei ~c

Rx

~ ~l
Ad

o (x) = { + i

e ~
A}(x)
~c

Una deformazione di ( + ) genera una variazione della fase di pari a


I
e
~ d~l .
A
=
~c
Nel vuoto banale, cio`e in una regione semplicemente connessa in cui B 0 si
ha ovviamente = 0.
Consideriamo la propagazione di un fascio di elettroni intorno a un sottile
~ parsolenoide rettilineo di sezione di area in cui ci sia un campo magnetico B
allelo al solenoide che genera un flusso = B. Fuori dal solenoide il campo e
nullo. Poiche la regione in cui si propagano gli elettroni non e semplicemente
connessa, i cammini si dividono in due classi di omotopia distinte, a seconda se
passano a sinistra o a destra del solenoide:

..............................................................................................................................................
...........................
..................................
...............
..............................
............................
...........
..........................
.......
...
......

..................
...
.................
....
...................
....................
.....
......................
......
.
.
.
.

.
.......................
.
.
........
...........................
...............
....................................
..................................................................................................

6.2. DUALITA ELETTROMAGNETICA

113

Cammini appartenenti a classi distinte generano una differenza di fase


I
e
~ d~l = e B .
A
=
~c
~c
Se 6= 2n si formano delle frange di interferenza previste da Aharonov e
Bohm nel 1959 e osservate sperimentalmente nel 1962. Questo effetto dimostra
che il potenziale elettromagnetico produce degli effetti osservabili anche quando
il campo elettromagnetico e nullo.
C`e un semplice legame tra leffetto ora descritto e la quantizzazione della
carica magnetica di un monopolo: si puo pensare di realizzare questo monopolo
magnetico supponendo che esso sia il polo di un sottilissimo solenoide filiforme,
che dalla posizione del monopolo si estenda fino allinfinito. Il flusso magnetico
che scorre nel solenoide e`
I
~ d~l = g
= A

dove e` un circuito microscopico concatenato ad esso. Questa linea corrisponde


~ ed e` quindi una singolarit`a fisica, ma se il solenoide e`
a una singolarita di B
infinitamente sottile non c`e, per lo meno dal punto di vista della fisica classica,
di osservarlo. Lesperimento di Bohom- Aharonov fatto su questo solenoide non
da origine a frange di interferenza se g = n he perch`e in questo caso la variazione
di fase e` un multiplo di 2.

6.2 Dualita elettromagnetica


Le equazioni di Maxwell nel vuoto
~ =0 , B
~ =0 ,
E
~
~
~ E = 0 , E
~ + B = 0 ,
B
ct
ct
non sono solo invarianti, come e` noto, per trasformazioni di Lorentz. Sono anche
invarianti per trasformazioni di dualit`a:
~ cos E
~ + sin B
~,
E
~ cos B
~ sin E
~.
B

114

CHAPTER 6. QUANTIZZAZIONE DELLA CARICA ELETTRICA

In particolare, se poniamo = 2 , otteniamo la trasformazione discreta di dualit`a


~ B
~ , B
~ E
~.
E
~ + iB
~ la trasformazione di dualit`a si puo
Introducendo il vettore complesso E
scrivere in forma pi`u compatta


~ + iB
~ e E
~ + iB
~ .
E

Notare che la densit`a di energia E e di impulso del campo elettromagnetico, che


si possono scrivere nella forma
 


1 ~
1 ~
1
2
2
2
~
~
~
~
~ B
~,
E = |E + iB| =
E +B
, =
E + iB E + iB = E
2
2
2i

sono invarianti per trasformazioni di dualit`a.


La simmetria per dualit`a delle equazioni di Maxwell viene distrutta quando si
accende linterazione aggiungendo alle equazioni la densit`a di carica elettrica e
e la relativa densit`a di corrente ~je . Se si volesse preservare questa simmetria occorrerebbe introdurre parallelamente una densit`a di carica e di corrente magnetica
m e ~jm . Le equazioni di Maxwell diventerebbero allora


~
~
E + iB = e + im ,







~ + iB
~ = 1 ~je + i~jm ,
~ + iB
~ E
i E
ct
c
e sono ancora invarianti per dualit`a, purch`e le densit`a si trasformino nel modo
seguente
e + im ei (e + im ) ,


~je + i~jm ei ~je + i~jm .

Nella trattazione usuale dellelettromagnetismo questa formulazione pi`u simmetrica non la si fa per la buona ragione che i monopoli magnetici non sono (ancora)
stati osservati in natura.. Non c e` per`o nessuna ostruzione concettuale che permetta di concludere che i monopoli magnetici non possono esistere. Anzi, come
vedremo, la loro esistenza consentirebbe di spiegare (Dirac, 1931) in maniera
semplice il fatto sperimentale che la carica elettrica di ogni particella e` un multiplo intero di quella dellelettrone. Vedremo che una teoria con cariche elettriche

6.2. DUALITA ELETTROMAGNETICA

115

e magnetiche e` quantisticamente consistente solo se vale la condizione di quan= 2n. Questa relazione non e` invariante rispetto alla pi`u
tizzazione di Dirac eg
~c
~ B,
~
generale trasformazione di dualit`a, ma solo rispetto alla dualit`a discreta E
~ E,
~ che implica
B
e g , g e .

6.2.1 Derivazione semiclassica della condizione di quantizzazione


di Dirac
Consideriamo una particella classica puntiforme di massa m e carica e immersa
nel campo magnetico generato da un monopolo puntiforme di carica g (perci`o
~ = g ~r3 ). Lequazione del moto e`
B
4 r
m

~r ~
ge
d2
~
r
=
e
B =
~r ~r .
2
dt
c
4cr 3

La variazione di momento angolare e`





d 
d2~r
eg
~r ,
~r m~r = m~r 2 =
~
r

~
r
dt
dt
4cr 3

quindi, nonostante il sistema sia soggetto a una forza centrale il momento angolare
orbitale non e` conservato. Tuttavia, poich`e
 

 ~r
r
d ~r
1

,
~r ~r ~r = ~r 2 =
r3
r
r
dt r
si ha che il momento angolare totale conservato e`
eg ~r
~r m~r
4c r
C`e quindi un contributo del momento angolare totale lungo la congiungente delle
due particelle. Essendo il momento angolare quantizzato in multipli interi o semiinteri di ~ si ha
eg
n
= ~
4c
2
che e` nuovamente la condizione di quantizzazione di Dirac. 1
1

E curioso che per riprodurre questa condizione sia necessario ricorrere anche ai multipli
semi-interi di ~, come se il sistema monopolo-carica elettrica fosse un fermione.

116

CHAPTER 6. QUANTIZZAZIONE DELLA CARICA ELETTRICA

6.2.2 Derivazione di Dirac


Supponiamo di deformare il cammino delleq.(6.1.1) del 6.1 , tenendo fissi i
punti x e , facendo descrivere a una superficie chiusa . Quando torna nella
posizione di partenza, la variazione della fase di (x) deve essere un multiplo
intero di 2 perche (x) e a un sol valore.
e
=
~c

Z Z

~ d
~ = (B) e = 2n
B
~c

~ = 0, il flusso di B
~ attraverso
In base alle equazioni di Maxwell, poiche div B
ogni superficie chiusa e nullo. Se pero ci fosse allinterno di un monopolo
magnetico di carica g si avrebbe g = (B) = eg
= 2n, che e la condizione
~c
di quantizzazione della carica magnetica di Dirac (1931). E sufficiente che in
un punto qualunque delluniverso ci sia un monopolo magnetico di carica g per
assicurare, in base al ragionamento precedente, che la carica elettrica di ogni particella deve essere un multiplo intero di hc
. Se in natura esistono particelle di
g
carica elettrica ei (i = 1, 2 . . . ) e monopoli di carica magnetica gj (j = 1, 2, . . . ),
ogni coppia carica - monopolo soddisfa la condizione
ei gj
= nij ,
hc
dove nij e` un opportuno intero. Quindi ogni carica elettrica e` un multiplo intero di
hc
. Per un dato gj sia noj il massimo comun divisore di n1j , n2j , . . . Allora ogni
gj
carica elettrica e` un multiplo della carica elementare eo = noj hc
Questa e una
gj
spiegazione semplice e generale della quantizzazione della carica elettrica.
In questa formulazione elementare le cariche elettriche e magnetiche sono trattati come particelle puntiformi che sono introdotte a mano nella teoria. E da notare pero che esistono delle teorie di campo che sono semplici generalizzazioni
non- abeliane del modello di Landau-Ginzburg della superconduttivit`a, utilizzate
per descrivere le interazioni fondamentali delle particelle elementari, in cui necessariamente esistono delle soluzioni a energia finita che sono identificabili come
monopoli magnetici dotati di una struttura interna e di una massa finita (monopolo
di t Hooft- Polyakov, 1974), quindi lipotesi di esistenza di monopoli magnetici
in natura non solo non e` contraddittoria, ma esistono modelli delle interazioni
fondamentali che la richiedono.

Bibliography
[1] M.Toda, R.Kubo, N.Saito, Statistical Physics, Springer-Verlag 1992
[2] R.K.Pathria, Statistical Mechanics, Butterwort-Heinemann, 1999
[3] R.P. Feynman, Statistical Mechanics (A Set of Lectures), Addison-Wesley,
1972
[4] J. Cardy, Scaling and Renormalization in Statistical Physics, Cambridge
Lecture Notes in Physics, 1996.
[5] G. Parisi, Statistical Field Theory, Addison- Wesley, 1988.
[6] C. Itzykson & J-M Drouffe, Statistical field theory, Cambridge Monographs
on Mathematical Physics, 1989.

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