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LA TECNICA IRRIGUA PER UNA ANGURIA DI QUALITA

A. Battilani
Tra le orticole da pieno campo languria occupa, in Emilia Romagna, il secondo posto con
oltre 6000 ettari investiti.
La coltura si trova concentrata in due aree tradizionalmente vocate: la bassa pianura del
bolognese, in confine con la provincia di Modena, e la fascia costiera della provincia di
Ferrara.
La tecnica colturale risulta assai differente nei due areali in conseguenza delle diverse
condizioni pedoclimatiche.
I terreni della pianura bolognese sono caratterizzati da una forte presenza di argilla,
orizzonti colturali profondi, buona capacit drenante, presenza di falda in estate ad oltre
2.5 m dal piano di campagna e grande riserva idrica.
I terreni del ferrarese sono viceversa caratterizzati da una grande variet di situazioni
pedologiche che vanno dal franco al sabbioso, sino a condizioni disomogenee di elevato
contenuto organico (torbe) , la falda spesso presente, sia per motivi naturali sia perch
artificialmente mantenuta, a livelli prossimali il piano di campagna (al di sopra dei 50 cm )
con conseguente riduzione del franco di coltivazione e della capacit drenante dei suoli.
Lo sviluppo e la vigoria delle piante sono grandemente influenzati dal diverso ambiente
pedoclimatico: nel bolognese infatti la densit di investimento molto pi bassa (circa
1650 piante/ha) ed in ogni buchetta viene posta una sola pianta mentre nel ferrarese
duso una densit pi elevata (circa 5000 piante/ha) ponendo due piante per buchetta.
Languria ha di per s un apparato radicale molto espanso e profondo con elevata
capacit estrattiva, che pu per essere notevolmente modificato dalle condizioni di
coltivazione.
La pacciamatura con film plastico ha, come noto, per effetto una concentrazione di gran
parte dellapparato radicale nel volume di terreno protetto che, nel caso dellanguria, si
traduce in una riduzione del volume di terreno esplorato stimabile in circa il 50%.
Tale riduzione viene comunque in gran parte compensata dallaumentata efficienza
dellapparato radicale sotto pacciamatura, dovuta principalmente alla costanza di
umettamento oltre che alla pi elevata temperatura del substrato.
Venendo per a mancare le condizioni ottimali per lattivit radicale sotto pacciamatura
possono rapidamente instaurarsi stress idrico-nutrizionali , anche di breve durata o ciclici,
con effetti negativi sulla resa e pi facilmente sulla qualit del prodotto.
LImpianto Irriguo
A questo fine la scelta di un appropriato metodo di distribuzione dellacqua irrigua diviene
di grande importanza.
Nelle colture pacciamate si ricorre normalmente alla microirrigazione con manichette, TTape, Ecodrip od ali gocciolanti posizionati al di sotto del film plastico.
Questo permette di raggiungere due obiettivi:
localizzare lapporto idrico nella zona interessata dalla quasi totalit della radice attiva
ridurre al massimo le oscillazioni del livello di acqua disponibile, grazie allalta frequenza
ed i bassi volumi di adacquamento richiesti dalla tecnica microirrigua.
I risultati migliori sono ottenibili con ladozione di ali gocciolanti per la pi alta uniformit e
precisione nella distribuzione dei volumi irrigui.

Una elevata uniformit di distribuzione dellacqua irrigua, difficilmente ottenibile con le


tradizionali manichette forate, diviene di fondamentale importanza qualora si voglia
utilizzare la fertirrigazione.
Lirrigazione per aspersione sulla coltura pacciamata non viene generalmente consigliata
in quanto causa una ulteriore superficializzazione dellapparato radicale ed una sua
espansione nella zona dellinterfilare non pacciamato e soggetto a calpestio.
Il volume irriguo distribuito si concentra inizialmente nellinterfila a causa delleffetto di
convezione operato dalla pacciamatura stessa e solo successivamente, ed in parte,
raggiunge per infiltrazione laterale lo strato di terreno contenuto nella pacciamatura.
Allirrigazione a pioggia della cocomeraia viene spesso attribuito dallagricoltore un positivo
effetto legato alla creazione di un microclima favorevole alla coltura, dimenticando
laumentata possibilit di diffusione dei patogeni, il dilavamento dei nutritivi, la
compattazione del suolo, lo spreco della risorsa idrica e, non ultimo, il prolungato contatto
con il suolo umido del frutto.
Il frutto che poggia su terreni in cui persistano elevate condizioni di umidit pu essere pi
facilmente soggetto a marciumi e deformazioni od accentuare la decolorazione dellarea
di contatto.
Irrigazione e qualit del prodotto
Recenti indagini merceologiche dimostrano che il consumatore sceglie il prodotto
principalmente sulla base di caratteristiche esteriori, ed in particolar modo sulla forma, che
deve risultare regolare, sullintensit ed uniformit di colorazione e/o sulla presenza di
righe ben marcate.
Risulta evidente come in questo contesto aree fortemente decolorate e forma irregolare
costituiscano un notevole peggioramento della qualit merceologica del frutto.
Condizioni simili a quelle descritte possono verificarsi anche in conseguenza delluso non
corretto di impianti microirrigui a manichetta: errori di progettazione o di calcolo nei volumi
di adacquata provocano spesso la fuoriuscita di acqua dalla pacciamatura e la bagnatura
dellinterfilare.
Languria risulta particolarmente sensibile allo stress idrico, come la maggioranza delle
colture, nelle fasi di fioritura ed ingrossamento del frutto.
Essendo una pianta a sviluppo indeterminato la fioritura si sovrappone alla formazione del
frutto ed , in parte, anche al suo rapido sviluppo.
Nella coltura semiforzata gli eventuali stress idrici nella fase fiorale sono accentuati dal
cambiamento imposto nella domanda evapotraspirativa dalla rimozione del tunnel di
copertura.
Numerosi autori, pur indicando languria come specie esigente dal punto di vista idrico,
segnalano come si possano osservare miglioramenti produttivi in coltura pacciamata in
pienaria o semiforzata con livelli irrigui compresi tra il 50% ed il 75% dell Ete stimata
persa, mentre livelli superiori non producono ulteriori incrementi.
Questo concorda pienamente con i risultati ottenuti dalla sperimentazione condotta dal
Consorzio di Bonifica per il canale Emiliano Romagnolo presso il Centro Orticolo della
Partecipanza di S. Giovanni in Persiceto (Bo), come indicano gli incrementi di resa rispetto
alla coltura irrigata soltanto nella fase di attecchimento riportati in figura 1.
Va sottolineato come la coltura irrigata solamente nella fase di attecchimento e coltivata
senza alcun supporto irriguo dalla scopertura in poi abbia comunque prodotto circa 17 t /
ha di frutti commerciali.
La coltura non irrigata risulta per essere notevolmente pi tardiva, e con tutta la
produzione concentrata in una o massimo due raccolte.

La gestione irrigua influenza le caratteristiche qualitative del prodotto in maniera differente


a seconda della variet.
Il contenuto zuccherino rilevato in due diverse posizioni della polpa, ad esempio, tende a
calare in Miyako Asahi gi con restituzioni idriche superiori al 25% Ete mentre nella variet
Crimson Sweet risulta viceversa massimo con restituzioni comprese tra il 50% ed 75%.
Lo spessore della buccia rimane invariato o tende a diminuire per effetto dellirrigazione,
tali variazioni appaiono per maggiormente legate alla disponibilit di potassio ed
allandamento stagionale che alla gestione irrigua.
Per quanto riguarda la presenza di fessurazioni della polpa allinterno del frutto, problema
molto sentito in alcune variet come la Miyako Asahi, non si potuta riscontrare nessuna
relazione con la gestione irrigua.
Nel testimone non irrigato l80% dei frutti si colloca nella classe di calibro pi elevata,
indipendentemente dalla variet, con un peso medio simile a quello ottenibile in coltura
irrigua.
Restituzioni del 25% Ete non sono apparse dissimili alla restituzione del 100% Ete per
quello che riguarda la classe di calibro ed il peso medio dei frutti: in irriguo circa il 90% dei
frutti ha raggiunto la classe pi elevata ma con un peso medio analogo a quello ottenuto in
assenza di irrigazione.
La gestione irrigua nei Disciplinari di Produzione Integrata
Sulla base della sperimentazione eseguita in regione e dei dati reperiti in bibliografia
stata preparata una tabella che indica la restituzione idrica per fenofase (fig.2).
Nella stessa tabella vengono indicati il turno ed il volume microirrigui ottimali, mentre i
tempi indicativi di funzionamento per alcune tipologie di manichetta od ala gocciolante
sono riportati in figura 3.
Il calcolo dei volumi irrigui per lirrigazione a pioggia stato effettuato integrando le soglie
di disponibilit idrica ottimali, minime e massime, con le caratteristiche idrologiche del
terreno caratterizzate mediante il contenuto in sabbia ed argilla.
Per ogni fenofase stato tabulato anche un turno irriguo indicativo che dovr essere
corretto sulla base del dato di pioggia aziendale (fig.3).
Il disciplinare di produzione contiene anche le tutte le indicazioni necessarie per effettuare
in maniera semplice una stima della porzione effettivamente utile di ciascun evento
piovoso.
Vengono infatti escluse dal bilancio idrico tutte le piogge inferiori a 5.0 mm e si tiene conto
della ridotta efficienza delle precipitazioni a carattere temporalesco riducendo del 50 % il
valore di ogni pioggia avente intensit oraria superiore ai 15 mm.
Il dato di pioggia dovr essere diviso per il valore di restituzione idrica giornaliera della
fenofase per ottenere il numero di giorni da aggiungere al turno irriguo per effetto
dellevento piovoso.
La sperimentazione tuttora in corso (nel ferrarese) permetter di rendere ancora pi
precisa la gestione irrigua proposta nei disciplinari, con la finalit di mantenere ai livelli pi
alti le caratteristiche qualitative dellanguria.

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