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M.F.
E1 certa ragione.
C.L.
M.F.
Ragione similmente.
C.L.
M.F.
C.L.
M.F.
C.L.
Torquato Tasso
M.F.
Queste ancora paiono incerte per lo soggetto nel quale sono adoperate e per la
materia: nondimeno ne lanimo de lartefice uno abito di cotale arte stabile e
costante, il quale quasi una certa ragione del fare le cose che si fanno.
C.L.
M.F.
Cotesto sarebbe vero, sa la diffinizione de luna e de laltra non saggiungesse altra differenza; ma io direi che la natura fosse una certa ragione di
quelle cose channo in se medesime il principio del movimento e de la
quiete: larte pi tosto certa ragione di quelle cose channo il principio in
altri, come afferma Aristotele ne suoi libri de la Divina filosofia: e queste il
pi volte son mosse con violenza, comerano le machine dArchimede con
le quali egli si sarebbe vantato di tirare unaltra terra a s. E cos fatte sono
larti del lanciare, del guerreggiare e del navigare e laltre de le quali pur
dianzi parlaste; ma tutte muovono lopere fatte da loro artificiosamente con
moto esteriore e quasi violento: in questa guisa mossa la nave da l temone
e da remi o pur da venti, e il dardo e laltra arme da lanciare dal braccio del
soldato. Ma suole alcuna volta avenire che larte pare un intrinseco principio di movimento; perchil ballarino mosso da larte del ballare, la quale
in lui, come il corpo da lanima: laonde pare che questa differenza ancora
non sia a bastanza. Diremo adunque chil muovere de la natura sia un dar
forma a le cose, come fu da me scritto nel primo libro de la Providenzia
sovra Plotino, non alterando solamente, ma compartendo lessere a le cose
formate a guisa darte e di ragione; laonde in quelle medesime cose larte
la ragione e la ragione la natura, ma ragione assai diversa da quella ch
detta arte con propio nome: perch la natura una ragione seminaria del
mondo, ma larte non ragione seminaria, perch da le statue non ci nascono le statue, n gli archi da gli archi o le colonne da le colonne, come lerbe
nascono da lerbe, gli alberi da gli alberi e gli animali da gli animali.
C.L.
M.F.
Torquato Tasso
C.L.
S vera questa opinione, la natura nel suo operare non sar priva di cognizione, ma operer conoscendo; ma sella conosce, sar anima o mente. Ma
la natura, se l vero nintesi, non n luna n laltra: anzi fra la natura e
lanima gran differenza, e maggior fra la natura e la mente. Ma se la
natura opera senza cognizione, non ragione o non opera con ragione: e
non operando con ragione, non pu operare con alcuno essempio.
M.F.
C.L.
M.F.
La natura opera senza fallo con ragione, ma questa ragione non sua propia:
ma se sia duna intelligenza non errante che l guida ne loperare, gran
dubbio ne le scuole e spesse volte ha affaticati i filosofanti. Ma io non
temerei daffermare quel che pare inconveniente ad Alessandro Afrodiseo
ne listesso luogo da voi addotto, cio che la natura sia una certa arte divina,
Torquato Tasso
la qual non faccia cosa alcuna senza ragione: e voi sapete che san Tomaso e
gli altri nostri affermano che la natura altro non che la volont e la ragion
divina, la quale cagione de le cose create e conservatrice desse.
C.L.
M.F.
Segli effetto di ragione o di causa divina, non in modo alcuno irragionevole: niente dunque monta il dire pi ne lun modo che ne laltro, o
dicendo che la natura sia ragione o effetto di ragione, sol chogni caso, ogni
fortuna, ogni temerit sia esclusa da gli effetti de la natura, la quale, come
abbiam detto, costantissima ne loperare.
C.L.
M.F.
C.L.
M.F.
C.L.
Cos dicono.
M.F.
E larte de la natura.
C.L.
Similmente.
M.F.
C.L.
Torquato Tasso
M.F.
C.L.
M.F.
C.L.
M.F.
C.L.
Torquato Tasso
M.F.
C.L.
M.F.
C.L.
M.F.
C.L.
M.F.
C.L.
M.F.
C.L.
Torquato Tasso
quale, movendosi da loriente a loccidente, tira gli altri che si volgono a la parte
opposta. Ma, sio non minganno, il nostro intelletto imitatore del divino
intelletto, co l quale, egli non fa guerra, tuttoch possa non solo contrastare ma
signoreggiare i corpi celesti. Per si legge: Sapiens dominabitur astris.
M.F.
C.L.
Che lintelletto umano non imiti la natura, quantunque fosse natura celeste, ma cerchi di signoreggiarla e di congiungersi a gli intelletti divini senza
alcun mezzo di natura corporea, o corruttibile o incorruttibile chella sia.
M.F.
Questa pare assai nova, nondimeno alta filosofia e non molto discorde da
nostri princpi; ma da chi lavete appresa?
C.L.
Dal signor Lorenzo de Medici, al quale se voi o l Pico non lavete insegnata, lanima sua lappar insieme con le vostre molto prima che discendesse
in questo corpo, o lebbe per rivelazione, come pi tosto credibile.
M.F.
Felici maestri che possono imparare dagli scolari: quel che non volle o non
seppe far Platone; ma voi mi costringete quasi ad una ribellione. Ma io
voglio pi tosto contradire a Platone chal magnanimo Lorenzo: direm dunque che l nostro intelletto sia imitatore del divino; laonde, come il divino
fabric prima di questo mondo sensibile il mondo intelligibile nel quale
sono lidee di tutte le cose, cos il nostro intelletto, illustrato dal suo lume,
figura in se medesmo le forme di tutte le cose, anzi in lor si trasforma in
guisa chegli diviene le cose intese; e intendendole tutte, si pu dire che
lintelletto umano sia il tutto o luniverso: perciochegli ha in se stesso le
forme degli elementi, de misti, de le piante e degli animali e de cieli e de le
stelle; e intendendo gli intelletti immortali e, o gli angeli che vogliam dirli,
diviene quasi angelico, e divino si fa con la contemplazione de la divinit, a
la quale sunisce in modo che lintendere non altro che toccare: perch, s
come il tatto pi certo di tutti gli altri sentimenti, cos il tatto intellettuale
avanza la certezza di tutte le dimostrazioni. E questa la felicit de lumano
intelletto e il fine di quella arte con la quale egli adopera.
C.L.
Questa arte pi tosto scienza o sapienza che arte: per vorrei da voi intendere pi distintamente quel che stimate larte e quel che la scienza; e se fra luno
e laltro di questi nomi o di questi abiti necessaria alcuna distinzione.
M.F.
Gi abbiam detto che larte una certa ragione e una vera ragione: e perchella
uno di que cinque abiti chAristotele nel sesto de lEtica ripone ne lintelletto umano, consideriam, se vi piace, come da Aristotele siano distinti. Gli
abiti sono lintelletto, la scienza, la sapienza, la prudenza e larte; di questi i
tre primi sono abiti de lintelletto speculativo, il quale ha per oggetto le cose
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C.L.
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M.F.
C.L.
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Peraventura vero quel che voi dite ne larti ignobili e mecanice, come si
dicono: ma di queste ancora vogliono che siano le cause essemplari ne la
mente, come afferma Siriano ne listesso luogo.
Torquato Tasso
C.L.
Io avrei creduto pi tosto che de le forme artificiali non fossero idee, perch
le forme artificiali sono accidenti; ma le idee sono sostanze, e se non sono
idee de le forme artificiose, come le possono esser ne la mente le cause
essemplari?
M.F.
C.L.
M.F.
C.L.
M.F.
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lo, e assolutamente larte del far le statue prima de le statue, e larte del
fare i poemi pi antica de poemi: per senza dubbio larte con la quale
Dante fece le sue poesie era molto pi antica ne lanimo suo, e quella di
Virgilio e dOmero, di Museo e dOrfeo similmente. Laonde si pu assolutamente affermare che prima dalcun poema, o greco o italiano o ebreo o
daltra lingua, fosse larte e la ragione del poetare, nata peraventura insieme
con lanima nostra, la qual fu da Iddio composta di numeri armonici e di
musiche proporzioni. Per larmonia e il concento interiore cagione di
questa melodia esteriore che ci lusinga gli orecchi con la variet de le voci:
n solo gli dei mondani sono pieni de le Muse, come disse Omero, ma gli
animi nostri similmente: per disse un altro poeta: Est Deus in nobis; e per
questa cagione Dante invoca la sua mente medesima, ch la sua musa,
come Orfeo avea fatto assai prima. E non maraviglia che la poesia sia
naturale negli animi umani, se Dio medesimo, da cui furono create, poeta, e larte divina con la qual fece il mondo fu quasi arte di poetare; e poema
l cielo e l mondo tutto, al cui altissimo e dolcissimo concento sono
peraventura sordi e rinchiusi gli orecchi de mortali, come da Pitagora fu
giudicato: e in questa nostra navigazione, perch navigazione la vita umana, ciascuno ha turati gli orecchi con la cera de la stupidit a guisa dUlisse
perseguitato da lira di Nettuno, ma con ragione assai peggiore, perchegli
le tur a le sirene del senso, e noi le tegnamo chiuse a lintellettuali, che
sono le celesti sirene: laonde farebbe di mestieri non di cera per turarle, ma
di purgazione per rimover la bruttura da la qual son rinchiuse.
C.L.
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M.F.
C.L.
Che diremo di quelle le quali par che pi tosto abbiano per fine lambizione de regi o de gran principi o la maraviglia, come furono le piramidi de
gli Egiz, in cui con vanissima, anzi con pazza superbia furono affaticate
tante migliaia duomini, gittata tanta copia doro e dargento, consumato
cos lungo tempo, quasi volessero far guerra al cielo e a la natura, inalzando
le sepolture de corpi morti, channo origine da la terra, lontano dal loco
dove deono ritornare, e appressandole a quelle eterne e sublimi regioni
dove non possono mai pervenire o per miracolo de lor dei esser trasportati?
Che diremo de le colonne, che del laberinto de medesimi o di quello di
Dedalo o de laltro di Porsenna, che volse imitar la barbarica vanit? In qual
ordine riporremo gli archi, i teatri, gli anfiteatri, le colonne e le terme de
Romani? O qual luogo daremo a le fabriche de gli Indiani, i quali hanno
voluto contendere di grandezza e di spesa con gli uni e con gli altri, se pur
meritano fede le relazioni de pi moderni, mentre essi cercano di togliere
autorit a la virt e a la gloria de gli antichi?
M.F.
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