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DIRITTO DEL LAVORO
munit locali; 2) garantire, mediante la costituzione di unagenzia nazionale per loccupazione, la fruizione su tutto il territorio dei livelli essenziali di prestazione in materia di politiche attive del lavoro ed assicurare
lesercizio unitario delle relative funzioni amministrative; 3) semplificare e
razionalizzare le procedure e i vincoli in materia di costituzione e gestione
dei rapporti di lavoro allo scopo di ridurre gli adempimenti a carico delle
imprese e dei lavoratori; 4) riordinare e semplificare le tipologie contrattuali esistenti mediante la redazione di un testo organico di disciplina che
preveda per le nuove assunzioni un contratto a tempo indeterminato a
tutele crescenti in relazione allanzianit di servizio; 5) promuovere, in
coerenza con le indicazioni europee, il contratto a tempo indeterminato
come forma privilegiata di contratto di lavoro rendendolo pi conveniente
rispetto agli altri tipi di contratto in termini di oneri diretti e indiretti; 6)
rivedere la disciplina delle mansioni di cui allart. 2103 c.c., con possibilit
di modifiche in peius delle stesse in caso di processi di riorganizzazione,
ristrutturazione o conversione aziendale; 7) modificare lart. 4 dello statuto dei lavoratori sulla disciplina dei controlli a distanza (contemperando
le esigenze produttive ed organizzative dellimpresa con la tutela della dignit e della riservatezza dei lavoratori); 8) estendere le ipotesi di lavoro
accessorio per le attivit discontinue e occasionali, elevando i limiti di
reddito attualmente previsti; 9) applicare il salario minimo ai rapporti di
lavoro subordinato e a quelli di collaborazione coordinata e continuativa (non chiaro se ci si riferisca a tutte le forme di lavoro economicamente dipendente) nei settori non regolati dai contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali comparativamente pi rappresentative sul piano nazionale (e previa consultazione con le stesse); 10) introdurre unagenzia unica per le ispezioni del lavoro, che assorba i servizi ispettivi del Ministero del lavoro, dellInps e dellInail; 11) infine, garantire
adeguato sostegno alla genitorialit, attraverso strumenti volti a tutelare la
maternit delle lavoratrici e favorire la conciliazione dei tempi di vita e di
lavoro.
La logica su cui si muove il provvedimento quella (aggiornata) gi
tracciata dal Libro bianco sul mercato del lavoro presentato nel 2001, che
vuole coniugare la flessibilit del rapporto di lavoro con misure di politica
attiva nel mercato del lavoro e tutela del reddito di tipo universale in favore dei disoccupati (la flessicurezza di cui si detto).
Per quanto attiene alla tutela del reddito in caso di disoccupazione, che
rappresenta il punto dolente del mercato del lavoro italiano e che marca la
distanza con gli altri paesi del centro Europa, occorre ricordare che i tentativi di riforma prospettati nellultimo ventennio non hanno sortito effetti, risolvendosi in meri annunci e petizioni di principio, e scontrandosi
con il problema del costo delloperazione. V poi da dire che le politiche
attive (servizi allimpiego e formazione professionale) con la riforma del
titolo V della Costituzione sono state affidate in massima parte alle regio-
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ni, con risultati in generale insoddisfacenti e disastrosi nelle aree del Mezzogiorno. Da qui lidea di unagenzia nazionale che individui uno standard
comune di servizi e garantisca lunitariet dellazione amministrativa. Progetto ambizioso che per richiederebbe nuove risorse finanziarie e una
revisione dellassetto costituzionale dei rapporti Stato-regioni. Lintervento di immediata applicazione invece quello contenuto al punto 4), attorno al quale si incentrato il dibattito tra le forze politiche e la comunit
lavoristica. Con esso si intende attuare la proposta formulata dalla dottrina (Boeri-Garibaldi, Ichino) gi da alcuni anni, di introdurre nellordinamento un nuovo tipo contrattuale a tempo indeterminato e a protezione
crescente. In essa previsto che il percorso si articoli in due fasi: la prima,
di inserimento del lavoratore, di durata triennale, in cui il licenziamento
illegittimo viene sanzionato con una unindennit variabile a seconda della
durata del rapporto (5 giorni lavorativi per ogni mese di anzianit aziendale), ad eccezione di quello discriminatorio per il quale mantenuta la reintegrazione; la seconda che scatta al termine del terzo anno, in cui garantita lapplicazione della disciplina vigente in ordine alla tutela contro il licenziamento illegittimo. La discussione successiva alla presentazione del
disegno di legge delega si incentrata sulla reintegrazione nel posto di lavoro, che alcune forze politiche allinterno della stessa maggioranza di governo e lo stesso Presidente del Consiglio vorrebbero limitare al licenziamento discriminatorio e forse a quello disciplinare previa individuazione delle fattispecie rilevanti da tipizzare, lasciando fuori le ipotesi di licenziamento economico (non chiaro se solo individuale o anche collettivo).
Il dibattito sulla ipotesi contenuta nella delega ha assunto forti tinte ideologiche che vanno ben al di l della concreta utilit della soppressione della
reintegrazione al fine di favorire lincremento delle assunzioni a tempo indeterminato. Resta anche incerto se il contratto a tutele crescenti debba
essere unico e sostitutivo di tutte le altre tipologie di rapporto, e in particolare del nuovo modello di contratto a termine, o se le forme esistenti vengano semplificate, ma parzialmente mantenute. Non infine chiaro se la
nuova disciplina trover applicazione al settore del lavoro pubblico. La delega, infatti, non contiene alcun riferimento alla possibile estensione al lavoro nelle p.a. della riforma delle tipologie contrattuali (e delle prospettate
modifiche dellart. 18 St. lav.) auspicabile che anche su questo punto il
testo definitivo sia pi chiaro, per evitare che si riprospettino le incertezze
gi registrate con la legge n. 92 del 2012.
Trattandosi di un testo ancora in itinere in Parlamento e dallesito finale non scontato, impossibile formulare analisi e valutazioni approfondite. Si pu per rilevare fin dora, senza entrare nel merito dei singoli punti, che qualora il testo venisse approvato nella sua attuale versione, si profilerebbe una possibile incostituzionalit della delega per violazione dellart. 76 Cost. Il testo infatti non contiene una formulazione rigorosa dei
principi e criteri direttivi a cui dovrebbero informarsi i decreti legislativi.
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b) Il termine del contratto a tempo determinato pu essere, con il consenso del lavoratore, prorogato solo quando la durata iniziale del contratto sia inferiore a tre anni. Le proroghe sono ammesse fino ad un numero
massimo di cinque, indipendentemente dal numero dei rinnovi, a condizione che si riferiscano alla stessa attivit lavorativa per la quale il contratto stato stipulato a tempo determinato (art. 4, comma 1). La disposizione non si applica al contratto di somministrazione.
Si prospettano alcuni problemi interpretativi.
Anzitutto va sottolineata lambiguit della frase indipendentemente
dal numero dei rinnovi. Lavverbio usato sinonimo di senza tenere conto, a prescindere, e quindi esso offre una doppia ed opposta lettura della
frase. La si pu intendere in senso inclusivo delle diverse ipotesi di proroghe e di rinnovi, con la conseguenza che il numero massimo di proroghe
va calcolato complessivamente senza distinzione tra il caso di un solo contratto a termine prorogato (art. 1) e quello di una successione (rinnovi) di
contratti nel rispetto delle interruzioni previste dalla legge (art. 5); oppure
nel senso di riferire il limite delle proroghe a ciascun contratto, con la
conseguenza che, nellarco di trentasei mesi il numero delle proroghe non
sar limitato a cinque, ma ad un numero che potr essere maggiore e variabile a seconda del numero dei rinnovi (fino a cinque proroghe per ciascun rinnovo). Linterpretazione pi convincente la prima, che consente
una lettura della norma coerente con gli artt. 1, 4 e 5 del d.lgs. n. 368 del
2001 ed evita che il datore di lavoro possa ricorrere in frode alla legge ad
interruzioni brevi per eludere il limite imposto alle proroghe (in questo
senso si espressa la Circolare del Ministero del lavoro e delle politiche
sociali n. 18 del 30 luglio 2014).
Laltra questione riguarda il significato da attribuire allespressione
stessa attivit lavorativa. La locuzione era gi contenuta nel testo previgente e risultava coerente con il principio di causalit del contratto, in
quanto le ragioni oggettive e temporanee dovevano essere collegate alle
mansioni a cui adibire il lavoratore. Secondo alcuni, venuto meno quel
principio, non potrebbe pi utilizzarsi il criterio del permanere della stessa esigenza temporanea che ha giustificato lassunzione a termine. Pertanto, si propone di riferire la medesima attivit non alla prestazione di lavoro, bens al segmento dellorganizzazione imprenditoriale presso cui il lavoratore stato utilizzato, pur mutando le mansioni. Tuttavia occorre tenere presente che la disposizione normativa fa espresso riferimento allattivit lavorativa non allattivit dellimpresa o di una sua parte. Quindi il
punto di riferimento sono le mansioni. Ma queste devono essere identiche
a quelle a cui stato originariamente adibito il lavoratore o possibile
applicare lart. 2103 c.c.? Il riferimento alla stessa attivit lavorativa e non
alle mansioni equivalenti, secondo la formula espressa nellart. 5, comma 4 bis (su cui infra), farebbe propendere per la prima soluzione. Ma occorre tenere conto che, come ricordato, ai sensi dellart. 1, comma 1, il la-
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giugno 2014, n. 28, che ammette al programma le imprese pubbliche e private anche associate in rete, affidabili sotto il profilo economico e finanziario, con capacit gestionale e risorse professionali, certificazione della
qualit dei processi aziendali e in possesso dei requisiti per laccesso agli
appalti pubblici. La singola impresa deve avere capacit formativa, esperienza nella formazione degli apprendisti, in relazione ai profili professionali propri del livello di istruzione secondaria superiore ed essere in regola
con il rapporto percentuale e con la normativa in tema di sicurezza.
Lattivazione della misura condizionata alla stipulazione di un protocollo di intesa per lattivazione dei percorsi tra MIUR e MLPS, anche nelle
articolazioni periferiche, regioni e imprese, che definiscono il percorso
formativo, il numero degli studenti, i criteri generali per la loro selezione,
le modalit di rientro nei percorsi scolastici, il numero minimo di ore di
apprendimento durante il biennio, la responsabilit dellistituzione scolastica e dellimpresa durante il periodo di apprendimento e le modalit di
monitoraggio.
Dopo il protocollo viene stipulata una convenzione tra listituzione scolastica o reti di istituzioni scolastiche e limpresa, in base alla quale si definisce lorganizzazione didattica del percorso scolastico nei suoi vari profili.
Capillare la disciplina dei diritti e dei doveri degli studenti, coinvolgendo lutenza e (ratione aetatis) le famiglie, onde garantire la piena consapevolezza della scelta, anche ai fini degli eventuali sbocchi occupazionali. Si prevedono anche due tutor, uno aziendale ed uno scolastico.
In caso di cessazione anticipata del contratto di apprendistato, agli allievi garantito il rientro nei percorsi scolastici e professionali. Per il resto
si applica la disciplina del contratto di apprendistato vigente.
I percorsi didattici e formativi sono strutturati in modo flessibile con
formazione in aula e apprendimento sul posto di lavoro, e sono progettatati congiuntamente dallistituzione scolastica e dallimpresa. Quanto alla
prima prevista lutilizzazione fino a un massimo del 35% dellorario annuale delle lezioni, nel rispetto delle dotazioni organiche assegnate, onde
evitare potenziali esuberi del personale. La scuola redige il piano formativo personalizzato, con metodologie didattiche inclusive. Concordato anche il calendario delle attivit.
I periodi di apprendimento sul posto di lavoro fanno parte integrante
del percorso formativo personalizzato, potendosi aggregare studenti delle
classi quarta e quinta.
Il decreto ministeriale disciplina anche il ruolo e le competenze dei due
tutor prima citati.
Infine, oggetto di disciplina anche la valutazione, la certificazione e il
riconoscimento dei crediti, visto che il periodo di apprendistato concorre
alla determinazione del credito formativo ai fini dellammissione agli esami conclusivi del corso di studio; in caso di interruzione del percorso spe-
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rimentale le competenze certificate costituiscono credito ai fini della prosecuzione del percorso scolastico ordinario per il conseguimento del diploma. Resta poco chiaro nellarticolato ministeriale quale sia la durata e
limpegno orario dellapprendista, dovendo questultimo coordinarsi con
quello scolastico.