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Alberto Righini
Dipartimento di Astronomia, Universit`a di Firenze
Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria
Infine sono utili le principali riviste di articoli scientifici Nature e Science con i rispettivi siti web:
http://www.sciencemag.org/
http://www.nature.com/
28 giugno 2009
Figura 1: Nei tre vasi contenenti inizialmente la stessa quantit`a di acqua vengono
messe le tre pietre e si osserva che lacqua raggiunge livelli diversi.
nei recipienti si cercher`a di far ordinare ai ragazzi le pietre rispetto al volume. Si
chieder`a cio`e di determinare a vista, confrontando due pietre alla volta, qual`e la
pi`
u grande ed arrivando cosi ad una relazione dordine.
Siamo adesso pronti a fare una verifica. Facciamo mettere le pietre ciascuna in
un recipiente diverso. I ragazzi osserveranno che il livello dellacqua nel recipiente
che contiene la pietra pi`
u grande sar`a pi`
u alto del livello negli altri due recipienti e
cosi via. In questo modo i ragazzi sono portati a correlare il livello dellacqua con il
volume della pietra.
Adesso possiamo effettuare una misura indiretta del volume. Facciamo attaccare una striscia di carta su di un recipiente di vetro come mostrato in Figura 2.
Mettiamo poi acqua nel recipiente, una tazzina alla volta. Per ogni tazzina aggiunta
segnamo con un pennarello sulla striscia il livello raggiunto dallacqua. Si ottiene
cosi un contenitore tarato. A questo punto aggiungendo acqua a sufficienza nel
contenitore, in modo da garantire che ognuna delle tre pietre sia coperta, procedia1
Figura 2: Al recipiente si attacca una striscia di carta che verr`a usata per graduare
il recipiente.
mo ad immergere una pietra alla volta. In ogni caso si registrer`a il livello (usando la
graduazione sulla striscia) prima di inserire la pietra e dopo averla inserita. Potremo
cosi determinare il numero di tacche di cui si `e innalzato il livello. In questo modo
otteniamo una misura del volume in unit`a tazzine dacqua.
ESPERIENZA 2)
Figura 5: Elastici e peso. I primi tre elastici si allungano sotto leffetto di pesi
uguali: si allungano nello stesso modo?
Conclusioni: Lallungamento degli elastici ci d`a lindicazione che il peso `e una forza.
Forze uguali producono allungamenti uguali ad elastici uguali.
Avvertenze: Lesperimento andrebbe condotto come segue:
1- controllare che gli oggetti abbiano lo stesso peso appendendoli allo stesso elastico
e verificando lo stesso allungamento;
2- controllare che gli elastici siano uguali, appendendo lo stesso oggetto e verificando
lo stesso allungamento;
3- eseguire lesperimento sopra indicato;
4- come approfondimento, appendere oggetti con peso doppio e triplo delloggetto
di riferimento ad elastici uguali come in Fig. 6 e confrontare i relativi allungamenti.
C`e proporzionalit`a tra allungamento e peso?
Non sembra comunque opportuno limitare limmediatezza dellesperimento proposto, che `e solo indicativo e, trattandosi di elastici, non di precisione.
DUE ELASTICI PER STUDIARE LEQUILIBRIO
Scopo: Controllare che lequilibrio di un oggetto tirato da due elastici uguali da parti
opposte si realizza con allungamenti uguali degli elastici e quindi con forze di uguale
intensit`a.
Materiale: Asta di legno. Due viti (in alternativa usare la tavoletta forata con
perni). Un fermaglio. Metro da sarta. Due elastici uguali.
Procedimento: Su unasta di legno sono inserite due viti ad una certa distanza,
superiore a 30 cm. Si fissa, con puntine da disegno, sullasta un metro da sarta.
Si aggancia un grosso fermaglio con due elastici (attenzione che siano uguali) e si
tendono gli elastici fissandoli alle viti.
Conclusioni: Il fermaglio `e in equilibrio e gli elastici hanno uguale lunghezza: ci`o
indica che le due forze che tengono in equilibrio il fermaglio hanno intensit`a uguali.
Figura 6: Elastici e peso. Ad elastici simili si appendono pesi doppi e tripli: c`e
proporzionalit`a tra pesi e allungamento dellelastico?
ESPERIENZA 3)
di bullone.
Procedimento: Si appende la molla al piolo. Si segna la sua lunghezza. Si appende
il dado. La molla si allunga: il peso `e una forza.
Conclusioni: Lallungamento della molla indica che il peso `e una forza.
Avvertenze: Luso di molle non precompresse facilita il confronto tra forze. Data la
proporzionalit`a tra forze e allungamenti, i confronti tra forze si possono esprimere
in rapporti numerici tra i rispettivi allungamenti.
Dopo aver tarato la molla, `e bene usarla per trovare il peso di vari oggetti.
Sperimenteremo cosi situazioni in cui entrano in gioco: la portata dello strumento,
la sua sensibilit`a, lunita di misura, il raccordo tra unit`a di misura diverse. Solo
successivamente si faranno usare i dinamometri.
Se si fanno usare molle diverse ai vari gruppi, si noter`a che la costante di proporzionalit`a tra allungamento e peso delloggetto appeso dipende dalla molla.
Conclusioni: Se appendiamo un oggetto ad una molla, il peso delloggetto allunga la
molla; oggetti appesi successivamente alla stessa molla che producono uguali allungamenti, hanno lo stesso peso. Possiamo quindi usare la molla per misurare forze. I
segni relativi ai successivi allungamenti diventano tacche di una scala, in cui lunit`a
di misura pu`o essere scelta a piacere.
I dinamometri sono molle tarate. Si fanno usare vari dinamometri, sottolineando
le nozioni di portata e sensibilit`a dello strumento e di unit`a di misura della forza. Si
comincia con il far notare che i pesi degli oggetti sono forze con la stessa direzione e
lo stesso verso. La forza elastica della molla ha la stessa retta di azione di quella della
forza che tira la molla e verso opposto. E bene sottolineare la differenza tra direzione
e retta di azione (rette di ugual direzione possono avere rette di azione diverse).
Quindi le forze sono grandezze descritte da una misura (numero) e relativa unit`a
di misura, da una direzione e da un verso: insomma si possono rappresentare con
vettori. Si introduce sperimentalmente la somma di forze, prima in modo qualitativo
con lesperimento degli elastici e poi in modo quantitativo con lesperimento in cui
si usa il dinamometro.
I dinamometri sono molle tarate (vedi Figura 15).
11
12
ESPERIENZA 4)
(a)
(b)
Figura 17: Equilibrio su un piano inclinato
13
Ora il dinamometro segna una forza = F. Tale forza equilibra il peso della macchinina? Certamente no, perch`e la posizione delloggetto `e cambiata, non `e pi`
u
sospeso ma appoggiato su un piano: anche la forza di sostegno del piano collabora
al mantenimento dellequilibrio. Misuriamo la lunghezza degli spigoli dello scivolo
che delimitano un triangolo rettangolo (vedi Fig. 18): Ipotenusa = d; Cateto (oriz-
F
h Py
Px
L
Figura 18: Schema per la scomposizione della forza peso
zontale) =L; Cateto (verticale) = h; e chiamiamo
a = rapporto tra lunghezza del cateto verticale e lunghezza dellipotenusa = h/d;
b = rapporto tra lunghezza del cateto orizzontale e lunghezza dellipotenusa = L/d;
c = rapporto tra forza segnata dal dinamometro e peso delloggetto = F/P.
Per mantenere loggetto in equilibrio, la risultante della forza parallela al piano
F e della forza R perpendicolare al piano (esercitata dal piano), deve avere la stessa
intensit`a, stessa retta di azione e verso opposto della forza peso. Ovvero, la componente della forza peso parallela al piano Px deve essere controbilanciata dalla forza
F esercitata dal dinamometro, mentre la componente perpendicolare al piano della
forza peso Py `e controbilanciata dalla forza R esercitata dal piano. La diagonale
del rettangolo di lati Px e Py individua due triangoli rettangoli che sono simili al
triangolo rettangolo che caratterizza il piano inclinato (vedi Figura 18). Semplici
considerazioni geometriche portano a concludere che il rapporto a = h/d deve essere
uguale al rapporto Px /P. Ma poich`e per la condizione di equilibrio il modulo di F
deve essere uguale a Px si ha che Px /P = F/P =c. Dobbiamo quindi verificare che
a = c. Questa uguaglianza sar`a vera anche per pendenze diverse del piano inclinato;
verificare. Chiaramente luguaglianza sar`a verificata a meno di un errore dovuto
sia allerrore di misura dei valori delle forze con il dinamometro che allerrore sulla
misura delle lunghezze dei lati dello scivolo. E poi abbiamo trascurato altre forze
come quella di attrito del piano.
Analogamente il rapporto b deve essere uguale al rapporto tra forza esercitata
dal piano R ed il peso delloggetto. Per verificare la relazione, usiamo un pannello di
legno in cui disegnamo due semirette: una parallela al piano inclinato e laltra per14
15
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ESPERIENZA 5)
ATTRITO STATICO
Scopo: Illustrare landamento a soglia dellattrito tra solidi e individuare da quali
grandezze dipende la forza dattrito in regime statico.
Materiale: Blocchi di materiale diverso (legno, plexiglas,...), una corda, una carrucola, un bicchierino.
Procedimento: Situazioni nelle quali il contatto tra corpi (solidi indeformabili o de-
Figura 20: Tirando il blocco con la mano per mezzo di un filo applichiamo una forza
F parallela al piano dappoggio
formabili) d`a luogo sia a condizioni di strisciamento che a condizioni in cui non si ha
strisciamento, sono presenti nellesperienza quotidiana. Un sistema fisico concreto
con cui studiare agevolmente il problema `e costituito da un blocco di legno appoggiato su un tavolo (la perfetta orizzontalit`a non `e essenziale). Applichiamo una forza
F parallela al piano dappoggio tirando il blocco con la mano per mezzo di un filo
(vedi Figura 20). In una prima fase vedremo che il blocco resta fermo nonostante
lapplicazione della forza esterna, e non si muove fino a che tale forza non raggiunge
un certo valore. Infatti, continuando ad aumentare gradualmente la forza applicata,
vediamo che il blocco, ad un certo punto, si mette in movimento. A questo livello
lanalisi pu`o essere necessariamente solo qualitativa, ma serve a distinguere due fasi:
del blocco fermo e del blocco in moto, che devono essere considerate separatamente.
Per poter applicare al blocco forze di intensit`a crescente con continuit`a, lazione
della mano `e sostituita dalla tensione di un filo parallelo al piano di appoggio,
collegato tramite una carrucola ad un recipiente in cui pu`o essere versata dellacqua
(`e bene che lo spessore del blocco e la dimensione della carrucola e del suo sostegno
siano tali che il filo sia parallelo al piano di appoggio). Il recipiente scende lungo la
verticale, soggetto al proprio peso (vedi Figura 21). Con il blocco di legno fermo sul
tavolo, si riempie progressivamente dacqua il recipiente, inizialmente vuoto. Appena
il blocco si mette in moto si smette di aggiungere acqua in modo che il sistema
sia soggetto ad una forza esterna costante (la forza peso del recipiente con acqua
al momento del distacco). Con questo semplice dispositivo `e possibile verificare
lesistenza di un intervallo di valori della forza insufficienti a mettere in moto il
blocco. In tali condizioni (di equilibrio statico) vale che:
- F ha intensit`a uguale al peso del secchiello con lacqua appeso al filo (F = m g);
- la forza esercitata sul blocco dal piano di appoggio (indicata, per esempio, con A
17
Figura 21: Esperienza per valutare lattrito statico al distacco nel caso di un blocco
che scivola su una superficie piana.
(forza di attrito) non pu`o che avere intensit`a uguale a quella di F , stessa direzione
e verso opposto (il blocco `e fermo e quindi le due forze hanno risultante nulla). La
conoscenza di F (si pu`o ricavare dal peso del recipiente con lacqua al distacco)
consente quindi di misurare A al distacco (valore di soglia che indicheremo con As ).
` bene anche osservare che, fintanto che il blocco `e fermo, la forza di interazione A
E
tra il blocco e il piano non ha un valore definito ma varia con la forza F che viene
applicata al blocco. Aumentando progressivamente lintensit`a di F (aggiungendo
acqua nel bicchierino), potr`a essere individuato il valore di soglia. Superato tale
valore, il blocco striscia e si muove di moto uniformemente accelerato. Lanalisi della
situazione `e in questo caso pi`
u complessa (attrito dinamico). Dalle conoscenze
delle leggi della dinamica dovrebbe essere chiaro che ora F `e maggiore della forza
esercitata dal piano sul blocco durante lo strisciamento (forza che continueremo a
indicare con A).
Con lesperienza che proponiamo vogliamo occuparci solo dellattrito statico; in
particolare vogliamo stimare il valore di soglia di A al distacco per diversi materiali,
per diversi valori dellestensione della superficie a contatto e per diversi valori della
forza che preme i due oggetti luno sullaltro.
Anticipiamo che vale la seguente relazione per il valore di soglia di A (As ):
As = fs N
(1)
dove N `e la forza che preme il blocco contro il piano (nel nostro caso ha intensit`a pari
al peso del blocco), e fs `e definito coefficiente di attrito statico, e ricavato sperimentalmente per coppie di materiali a contatto. Infatti la rugosit`a delle superfici gioca
un ruolo importante nel determinare il tipo di interazione tra i due solidi. Se questi
vengono accostati e poi premuti luno contro laltro, si hanno delle deformazioni
nelle zone (discontinue) in cui si verifica effettivamente il contatto, che consentono
ad una certa percentuale di pieni di uno dei solidi di alloggiare nei vuoti dellaltro
e viceversa. In tale situazione le due superfici restano come agganciate dalle loro
rugosit`a. Lapplicazione su uno dei corpi di una forza parallela alla superficie dei
profili di rugosit`a, cio`e parallela alla superficie di contatto macroscopicamente intesa, provoca una distorsione in direzione tangenziale dei denti delle rugosit`a che si
18
Figura 22: Materiale per valutare lattrito statico al distacco nel caso di un blocco di
legno o di plexiglass che scivola su una superficie piana.
poi procedere come nei due casi precedenti, aggiungendo cio`e lentamente acqua nel
bicchiere inizialmente vuoto fino alla messa in movimento del blocco. Le conclusioni che si possono trarre sulla dipendenza dellattrito al distacco dallintensit`a della
forza normale premente sono date da una relazione di proporzionalit`a come espressa
in eq. (1).
20
ESPERIENZA 6)
LA SPINTA IDROSTATICA
Scopo: Evidenziare lesistenza della spinta idrostatica.
ora di spingere loggetto col palmo della mano, dal basso verso lalto, in modo che
lallungamento della molla diminuisca, ma che loggetto possa pur sempre rimanere
appeso. Raggiunta la nuova situazione di equilibrio, perch`e lallungamento della
F'
P
P
a)
b)
c)
Figura 24: Oggetto in equilibrio appeso ad una molla: a) molla a riposo; b) aggetto
appeso; c) oggetto appeso e mano che preme verso lalto
` forse diminuito il peso del corpo? Quante sono le forze che
molla `e diminuito? E
agiscono sulloggetto? Fate rappresentare, per mezzo di vettori, la nuova situazione
di equilibrio. (Con riferimento alla Figura 24, P rappresenta il peso del corpo appeso, F la forza applicata dalla molla al corpo, S la forza applicata col palmo della
`
mano al corpo ed F la forza applicata dalla molla al corpo nella situazione c)). E
importante che i ragazzi siano aiutati a comprendere che la somma delle due forze
dirette verso lalto deve uguagliare il modulo della forza peso. Chiediamo allora:
quando la mano spinge verso lalto, dato che il peso delloggetto rimane invariato
e che la forza esercitata dalla molla sulloggetto si pu`o leggere dal dinamometro, `e
possibile ricavare la forza con cui la mano spinge loggetto verso lalto?
Dopo questa prima parte dedicata a recuperare a approfondire le conoscenze dello
studente sulle forze, la loro rappresentazione e misurazione, possiamo far lavorare i
ragazzi su situazioni che permettano di giungere ad una formulazione del principio
di Archimede. Prendiamo un recipiente trasparente con dellacqua fino a 3/4 di
altezza. Immergiamo un oggetto nellacqua del cilindro (deve essere un oggetto che
va a fondo!) e chiediamo di descrivere cosa `e successo. I ragazzi saranno sicuramente in grado di mettere in evidenza linnalzamento dellacqua nel recipiente. Si
possono puntualizzare i due fenomeni fondamentali: loggetto va a fondo e il livello
dellacqua aumenta. Si pu`o adesso chiedere di dare una spiegazione, in termini di
forze del perche, loggetto va a a fondo. Mentre loggetto va a fondo possiamo dire
che si trova in equilibrio? Una volta che ha raggiunto il fondo del recipiente `e in
equilibrio?
Agganciamo loggetto in esame ad un dinamometro e misuriamone il peso (P1 ) come
in Figura 23. Cosa si osserva? Gli studenti dovrebbero osservare che il corpo adesso
22
oggetto
in acqua
P2
un recipiente tarato). Dal confronto di questi pesi, con le forze di spinta applicate
ai vari oggetti dai diversi liquidi (vedi Tabella 1) gli studenti si renderanno conto
delluguaglianza delle due quantit`a: la forza di spinta `e uguale al peso del liquido
` istruttivo anche variare il volume di un corpo immerso lasciando il suo
spostato. E
peso praticamente inalterato (questo `e possibile ad esempio introducendo il corpo in
un involucro molto leggero di plastica che ne aumenti considerevolmente il volume
e molto poco il peso). Questo permettere di mettere facilmente in relazione la forza
di spinta con il volume del corpo immerso.
Conclusioni: Un dinamometro a cui `e appeso un corpo misura una diminuzione della
forza necessaria a sostenere il peso del corpo quando esso viene immerso in acqua.
Lentit`a della diminuzione varia se si cambia il liquido in cui il corpo `e immerso. La
diminuzione apparente del peso `e causata da una forza in verso opposto, esercitata
dal liquido sul corpo. Tale forza `e prodotta da ogni liquido e cresce con il suo peso
` adesso possibile enunciare il Principio di Archimede: allequilibrio,
specifico. E
un corpo immerso in un liquido subisce una forza di spinta, dal basso verso lalto,
pari al peso del liquido spostato.
24
ESPERIENZA 7)
GALLEGGIAMENTO DI SOLIDI IN LIQUIDI
Scopo: Mostrare le diverse propriet`a di galleggiamento di oggetti con stessa forma
Figura 25: Ovetti di uguale forma e volume riempiti con materiali diversi in modo
da avere pesi diversi.
e volume ma di peso diverso
Materiale: Una vaschetta, acqua, un pezzetto di legno, ovetti identici, materiali di
diverso tipo con cui riempire gli ovetti (riso, farina, pallini di piombo etc.)
Procedimento: Come prima illustrazione, immergete in un recipiente contenente
dellacqua un oggetto che sia in grado di galleggiare, ad esempio un pezzo di legno,
e premetelo verso il fondo del recipiente; lasciate poi libero loggetto e fate osservare
ai ragazzi cosa accade: il corpo sale fino a raggiungere la superficie dellacqua sulla
quale galleggia. Cos`e che permette al corpo di risalire fino alla superficie del liquido?
` anche possibile far provare ai ragazzi la sensazione di spinta verso lalto provocata
(E
dal corpo che pu`o galleggiare, sulla mano che lo preme sottacqua). Lesperienza
proposta dovrebbe essere in grado di far collegare ai ragazzi il galleggiamento con
la spinta di Archimede. Con riferimento al corpo che galleggia, si chieda: il corpo
si trova in equilibrio? Da quali forze dipende lequilibrio? Il modulo della forza di
spinta `e uguale al modulo di quale altra forza? (A questo punto i ragazzi dovrebbero
aver ben chiaro, in base agli strumenti che hanno acquisito, quali sono le forza che
agiscono sul corpo). Si ripeta lesperienza del galleggiamento usando corpi diversi.
Per far questo, si riempiono degli ovetti con materiali diversi in modo da avere pesi
diversi. Si chiede prima ai bambini di soppesarli con le mani in modo da fare una
prima classifica in base ai diversi pesi (possiamo anche segnare con pennarelli di
diverso colore i vari ovetti in modo da riconoscere i pi`
u leggeri dai pi`
u pesanti). Poi
si mettono gli ovetti in acqua, si muovono un poco e si aspetta finch`e non hanno
assunto una posizione di equilibrio. Vedremo che allaumentare del peso gli ovetti
sprofondano. Tra quelli che galleggiano, varia la parte immersa nellacqua (vedi
Figura 25), quindi, in generale, oggetti con la stessa forma e lo stesso volume, si
collocano spontaneamente a diverse profondit`a di immersione. Questo `e dovuto al
diverso peso dei vari oggetti. Infatti un corpo galleggia se il suo peso `e equilibrato
dalla spinta idrostatica. Gli ovetti hanno contenuti diversi. La frazione di volume
25
immersa `e uguale al volume del liquido spostato. Diamo qui alcune formule per
Figura 26: Guarda gli ovetti ed osserva che la frazione di volume immersa `e uguale
al volume del liquido spostato
chiarire la situazione. Ricordiamo che il peso specifico `e definito come Peso/Volume:
Ps =
P
V
(2)
spostato
(3)
spostato
= V parte
Avremo quindi
immersa
(4)
Psoggetto oggetto
P oggetto
=
V
(5)
Psliquido
Psliquido
Nellesperimento proposto, gli ovetti hanno tutti lo stesso volume, quindi, il diverso
volume della parte immersa indica il rapporto tra il peso specifico del solido e quello
del liquido. Osserviamo anche che il galleggiamento avviene sempre in modo che
il baricentro stia in basso. Il caso in cui lovetto non galleggia e sta sul fondo
corrisponde ad una situazione in cui la spinta non equilibra il suo peso.
V parte
immersa
26
Per verificare quanto detto, possiamo proporre una ulteriore esperienza di galleggiamento per la quale si usano diversi oggetti e diversi liquidi. Riempiamo il
solito cilindro tarato con un liquido, immergiamo loggetto e aspettiamo finch`e non
si sia raggiunto lequilibrio. Facciamo poi una Tabella (vedi Tabella 2) che riporta il
corpo liquido
a
a
a
b
b
b
A
B
C
A
B
C
Psliquido
gp /cm3
Pssolido
gp /cm3
volume spostato
cm3
Tabella 2: Riportare il peso specifico del liquido, il peso specifico del solido che
galleggia ed il volume del liquido spostato.
peso specifico del liquido, il peso specifico del solido che galleggia (lunit`a di misura
usata per il peso `e il grammo peso gp ) ed il volume del liquido spostato e quindi
anche della parte immersa del corpo. Cosa accade al volume della parte immersa
del corpo allaumentare del peso specifico del liquido? Come `e il peso specifico del
corpo che galleggia in relazione al peso specifico del liquido? Questa riflessione d`a
la possibilit`a di mostrare come nel galleggiamento non entri in gioco solo il corpo
che galleggia ma anche il liquido utilizzato e che la grandezza che deve essere presa
in considerazione nel determinare il galleggiamento `e il peso specifico.
Conclusioni: Un corpo galleggia se il suo peso `e equilibrato dalla spinta idrostatica;
la spinta `e pari al peso di un liquido di volume pari alla parte immersa.
27
28
ESPERIENZA 8)
SENSAZIONE TERMICA
Per questi esperimenti sarebbero utili dei sensori termici, ma `e sufficiente anche
un termometro a dilatazione di mercurio. I sensori termici vengono utilizzati per
misurare la temperatura dei sistemi con i quali interagiscono portandosi in equilibrio
termico con essi. Se collegati ad un computer come in Figura 27, permettono di
visualizzare il grafico della variazione della temperatura con il tempo.
Poniamo un sensore (o un termometro) a contatto con i seguenti oggetti posti sul
Figura 27: I sensori appoggiati sul tavolo registrano la stessa temperatura costante
(curva inferiore sul computer), il sensore preso in mano rileva una temperatura che
aumenta fino ad un certo valore e poi resta costante nel tempo (curva superiore sul
computer): il sensore `e in equilibrio termico con la mano.
banco: gomma, penna, astuccio, forbici, temperino ....
Il termometro misura sempre la stessa temperatura: oggetti vicini si trovano in
equilibrio termico alla stessa temperatura.
Viceversa, la sensazione termica che gli stessi oggetti producono `e diversa: gli oggetti
metallici, ad esempio, si sentono pi`
u freddi di altri (hanno maggior conducibilit`a
termica). Quindi il tatto produce uninformazione determinata dalla sensazione
termica: esso non corrisponde alla temperatura degli oggetti.
Proponiamo unulteriore prova: prepariamo tre recipienti con masse uguali di
acqua calda, fredda e tiepida come in Figura 28. Si esplora la sensazione termica
prodotta immergendo un dito in acqua fredda e poi in acqua tiepida, si immerge un
altro dito in acqua calda e poi in acqua tiepida. Nel primo caso si sente caldo, nel
secondo freddo. Ponendo un sensore (o un termometro) in acqua fredda, un altro in
acqua tiepida e il terzo in acqua calda, poi tutti insieme in acqua tiepida, si vede che
i sensori forniscono la stessa informazione sulla temperatura dellacqua tiepida. La
29
Figura 28: Tre recipienti con masse uguali di acqua calda, fredda e tiepida.
sensazione termica fornisce uninformazione dipendente dalle precedenti condizioni
termiche.
INTERAZIONE TERMICA TRA MASSE DACQUA
Figura 29: Due termometri a mercurio vengono posti in due recipienti contenenti
acqua a temperature diverse.
Due termometri a mercurio vengono posti in due recipienti contenenti masse uguali
(100 cm3 ) di acqua a temperature diverse. Il recipiente contenente acqua a temperatura maggiore viene immerso in quello contenente acqua a temperatura inferiore: in
questo modo interagiscono termicamente come in Fig. 29. Si esamina levoluzione
delle temperature, riportando su un grafico la variazione nel tempo. Vedremo che
linterazione termica tra le due masse dacqua le far`a evolvere spontaneamente verso
uno stato comune di equilibrio ovvero verso una temperatura di equilibrio comune.
Come il sensore si porta allequilibrio termico con il sistema in cui `e immerso, allo
30
(6)
1
Teq
2
3
Tamb
t
Figura 30: Interazione termica tra masse dacqua diverse (1 e 2). La temperatura
del tavolo vicino al sistema delle masse `e data dalla curva 3. Abbiamo indicato
con Teq la temperatura di equilibrio tra le masse di acqua e con Tamb la temperatura
ambiente.
camente anche con lambiente: infatti la temperatura comune di equilibrio decresce
poi lentamente con il tempo, mentre cresce lentamente quella del sensore 3 posto sul
tavolo accanto al sistema dei due recipienti. Aspettando un tempo sufficientemente
lungo, anche il sistema recipienti-tavolo si porter`a ad una comune temperatura di
equilibrio (nella Figura 30) la linea orizzontale rappresenta la temperatura ambiente). In questo caso, la temperatura comune di equilibrio Tequilibrio delle due masse
dacqua dipende dalle masse oltre che dalla loro temperatura, secondo la legge:
Tequilibrio = (mc Tc + mf Tf )/(mc + mf )
(7)
che rappresenta la media delle temperature iniziali, pesata dalle masse rispettivamente coinvolte. Nellequazione (7) mc `e la massa dellacqua calda, mf la massa
31
dellacqua fredda, Tequlibrio la temperatura di equilibrio, Tf e Tc le temperature dellacqua fredda e di quella calda. Ad esempio se Tc = 80o C e Tf = 18o C avremo
Tequilibrio = 31.4o C.
Per passare dal livello descrittivo a quello interpretativo si guarder`a la stessa
legge in questo modo: la massa di acqua calda cede una quantit`a di calore Q (e
si raffredda). Per il primo principio della termodinamica, questa quantit`a di calore
ceduta provoca una variazione di temperatura:
Q = mc (Tequilibrio Tc )cv
(8)
(9)
(10)
32
` LA PRESSIONE?
ESPERIENZA 9) CHE COSE
La pressione: propriet`
a di un fluido.
Scopo: Evidenziare come la pressione in un fluido `e legata al volume. Materiale: 2
Figura 32: Farina su cui `e stato appoggiato un parallelepipedo con le sue tre facce.
33
Figura 33: Due siringhe di sezione diversa, piene daria e con lugello sigillato, sono
appoggiate su un porta provette. Su entrambe le siringhe si appoggia un peso.
Osservazioni: Com`e lo stato di compressione dellaria nelle due siringhe? In quale
siringa la pressione `e maggiore dopo la compressione? Se applico lo stesso peso allo
stantuffo, significa che applico la stessa forza su due stantuffi di superficie diversa.
Il fenomeno pu`o essere interpretato se si introduce una nuova grandezza, che indichi lo stato di compressione e che chiameremo pressione; come deve essere questa
grandezza? Possiamo interpretare la pressione come la forza distribuita o suddivisa
sulla superficie, o meglio come il rapporto fra forza perpendicolare alla superficie su
cui agisce e la superficie stessa.
Conclusioni: Considerare la pressione significa considerare una nuova grandezza,
che non `e la forza, perche quello che in realt`a conta `e la frazione della forza sulla
superficie, ovvero come si suddivide la forza a seconda di quanto `e grande la superficie. Quando la pressione `e prodotta dallesterno con una forza su una superficie
si valuta la pressione facendo la divisione tra la forza perpendicolare al liquido e la
superficie (p = F/S).
34
35
36
Per ogni coppia disponi le siringhe in verticale come in Fig. 37 e appoggia dei pesi
sugli stantuffi.
SA
SB
SA /SB
FA /FB
FA /SA
FB /SB
37
APPENDICE
Siamo abituati a vivere sotto pressione, laria intorno a noi esercita una forza di
circa 1.03 kgp su ogni cm2 del nostro corpo. Questa pressione atmosferica pat `e la
diretta conseguenza del peso dellaria sopra di noi. Lunit`a di misura specifica per
la pressione `e il pascal (Pa), che deve il suo nome allo scienziato francese Blaise
Pascal:
N
(11)
1 Pa = 1 2
m
In unit`a del Sistema Internazionale la pressione atmosferica standard `e quella misurata alla latitudine di 45 , al livello del mare e ad una temperatura di 15 C ed ha
il seguente valore :
pat = 101325 N/m2 = 101325 Pa
(12)
approssimando possiamo dire che
pat = 1, 01 105 N/m2 = 101 kPa
(13)
(14)
(16)
39
(17)
ESPERIENZA 10)
`
COME CAMBIA LA PRESSIONE CON LA PROFONDITA?
(a)
(b)
Figura 38: (a) Bottiglia con fila di fori a differenti altezze. (b) Modello a palloncini
dacqua dello stato di pressione a differenti altezze.
Materiale: 1 sottovaso di diametro 50 cm, 1 bottiglia in pvc con una fila di fori ad
altezza diversa (se vista verticalmente), scotch, 1 brocca.
Procedimento: Si copre la fila di fori con lo scotch e si riempie la bottiglia di acqua.
Dopo aver disposto verticalmente la bottiglia nel sottovaso si toglie lo scotch e si
continua a versare acqua dentro la bottiglia. Come saranno gli zampilli di acqua
che fuoriescono dai fori ad altezze diverse?
Osservazioni: Si osserva che da tutti i fori fuoriescono zampilli dacqua di diversa
intensit`a: dal foro inferiore fuoriesce uno zampillo pi`
u lungo, mentre dai fori pi`
u alti
fuoriescono zampilli sempre pi`
u corti.
Conclusioni: La pressione dellacqua ad una profondit`a maggiore risulta maggiore;
essa cresce in corrispondenza dellaltezza del liquido sovrastante.
Modello: Si pu`o costruire un modello utilizzando dei palloncini pieni dacqua e mettendoli in un tubo di pvc o in una bottiglia di plastica a cui `e stato tagliato il collo.
Ogni palloncino dacqua `e stato riempito con la stessa quantit`a di acqua ( 60 ml
nel caso illustrato in figura) e rappresenta una porzione di liquido. Come varier`a lo
stato di pressione dei nostri palloncini ad una profondit`a maggiore? Fai una previsione sullo stato di deformazione di 5 palloncini in un tubo disposto verticalmente.
Il misuratore di pressione con limbuto
Scopo: Misura della pressione a differenti profondit`a ed applicazione della legge di
Stevino.
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h hn hn1
hA
hB hA hB
Tabella 4: Altezza dellimbuto immerso in acqua e altezza del liquido nei rami A e
B del tubo
dacqua viene trasmesso allaria presente nel tubicino collegato allimbuto e, successivamente, al liquido presente nel tubo a U. La differenza di pressione cos` prodotta
mette in moto il liquido, facendolo risalire nel tubo a U fino a raggiungere una nuova
posizione di equilibrio.
Il misuratore di pressione con il righello
Scopo: Misura della pressione a differenti profondit`a in acqua.
Materiale: 1 brocca dacqua, 1 dinamometro, 1 cilindro di alluminio, 1 righello di
carta, scotch trasparente, 1 supporto come da foto.
Procedimento: Ad un supporto `e attaccato un dinamometro a cui `e agganciato il
cilindro di alluminio. Sul cilindro si incolla con scotch trasparente un righello di carta
lungo quanto il cilindro, in modo che lo zero della scala coincida con il lato inferiore
del blocco. Larea della base del dinamometro `e misurata in cm2 . Abbassando il
cilindro nellacqua come in figura, si pu`o misurare la profondit`a della base del blocco
al di sotto del livello dellacqua utilizzando il righello. Osserva la variazione nella
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Pcilindro Fmisurata
S
(18)
Costruisci una tabella con le varie profondit`a del blocco e le pressioni ricavate. Che
unit`a di misura hai scelto per i valori di pressione? (Probabilmente lunit`a di misura
sar`a N/cm2 ) Confronta con la tabella precedente, converti lunit`a di misura in pascal
e fai una taratura del misuratore di pressione ad imbuto. Puoi calcolare di quanto
aumenta la pressione per ogni metro di profondit`a?
h (cm)
F (N) F F (N)
(F F )/S (N/cm2 )
p (P a)
Tabella 5: Tabella in cui sono riportate la profondit`a della base del cilindro in acqua,
la forza sulla superficie della base del cilindro, la pressione a differenti profondit`a.
44
Il bicchiere capovolto.
Scopo: Provare a convincersi dellesistenza dellaria.
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Si pu`
o ricavare la sezione interna della siringa osservando la sua capacit`a ed il passo con cui
essa `e graduata. Supponiamo che la siringa sia graduata con un passo di 7.5 mm: questo vuol
dire che la sezione `e di 1.33 cm2 . Infatti, se la siringa `e graduata in ml, poiche 1 ml=1 cm3 posso
esprimere il volume V compreso fra due tacche adiacenti come il prodotto V = S d = 1 cm3 dove
S `e la sezione della siringa e d la distanza fra due tacche vicine. Misurando la distanza d posso
determinare la sezione dello stantuffo
S=
V
1 cm3
=
d
d(cm)
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(19)
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ESPERIENZA 12)
` fra PRESSIONE e VOLUME in un GAS?
CHE RELAZIONE CE
Scopo: osservare come cambia il volume di un gas (ad esempio laria) cambiando il
suo stato di pressione.
Figura 44: Siringa piena daria con lugello sigillato. Sullo stantuffo si appoggiano
pesi via via crescenti.
Materiale: 1 siringa da 5 ml, una struttura di legno come in foto e pesi da circa
0.1 kg da aggiungere via via.
Procedimento: C`e una siringa piena daria e con lugello sigillato; la siringa `e appoggiata su un supporto in modo da rimanere verticale. Per esercitare una pressione
crescente appoggiamo via via dei pesi di valore noto sullo stantuffo della siringa. Il
pistone si abbassa? Quanto si abbassa? Misuriamo il peso applicato e il volume
raggiunto dal gas ad ogni peso aggiunto. Per conoscere il volume del gas, il diametro interno della siringa d deve essere misurato, e via via che si aggiungono i pesi si
misura laltezza h della posizione dello stantuffo.
Osservazioni: Com`e lo stato di compressione dellaria nella siringa mano a mano
che aggiungo i pesi? Com`e il volume del gas mano a mano che aggiungo i pesi?
Scrivi una tabella in cui mettere il peso appoggiato sullo stantuffo, la pressione corrispondente calcolata, laltezza a cui arriva lo stantuffo, il volume corrispondente del
gas ed il prodotto fra pressione e volume.
P
V pV
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Figura 45: Grafico dellandamento del volume al variare della pressione dellaria
contenuta in una siringa.
Avvertenze: La relazione trovata fra volume e pressione `e nota come legge di Boyle.
Ricordiamo che questa legge, cos` come lequazione di stato dei gas, vale nel caso
in cui linterazione fra le molecole che compongono il gas `e talmente piccola da
poter essere trascurata. Inoltre la costanza del prodotto fra pressione e volume in
un gas vale quando la temperatura e il numero di molecole del gas non cambiano.
Nellesperimento realizzato queste condizioni sono soddisfatte?
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