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Laboratorio di Fisica

Marella de Angelis, Samuele Straulino


Dipartimento di Fisica, Universit`a di Firenze

Alberto Righini
Dipartimento di Astronomia, Universit`a di Firenze
Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria

Queste esperienze di laboratorio sono tratte in parte dalle dispense di


Fondamenti e Didattica della Fisica di Roberto Casalbuoni e Stefania De Curtis
(Corso di Laurea di Scienze della Formazione Primaria).

Altre fonti utilizzate sono reperibili sui siti


http://www.fisica.uniud.it/GEI/GEIweb/
http://www.lamap.fr
http://www.ricercaedidattica.it

Di valido aiuto pu`o essere la rivista di divulgazione scientifica le Scienze, edizione


italiana di Scientific American ed il suo sito
http://lescienze.espresso.repubblica.it/,
nonche il progetto per la comunicazione scientifica in internet, a cura del Sissa (Scuola Internazionale per gli Studi Avanzati di Trieste)
http://ulisse.sissa.it/

Infine sono utili le principali riviste di articoli scientifici Nature e Science con i rispettivi siti web:
http://www.sciencemag.org/
http://www.nature.com/

28 giugno 2009

ESPERIENZA 1) MISURE DI VOLUME


Il volume non `e una grandezza facilmente misurabile per via diretta, a meno che
non si tratti di oggetti di forme geometriche particolari.
Illustreremo qui un percorso che conduce alla determinazione indiretta del volume. Facciamo prendere ai bambini tre oggetti di volume nettamente diverso, per
esempio tre pietre e facciamole mettere, una alla volta, in un recipiente colmo dacqua. Ovviamente lacqua trabocca in maniera diversa a seconda del volume della
pietra. I ragazzi dovranno essere portati a capire che lacqua esce perche il suo posto
viene occupato dalla pietra e che quindi, la quantit`a di acqua uscita `e correlata al
volume della pietra stessa.
Successivamente si preparano tre recipienti con la stessa quantit`a di acqua (vedi
Figura 1) sufficiente a coprire completamente le pietre. Prima di inserire le pietre

Figura 1: Nei tre vasi contenenti inizialmente la stessa quantit`a di acqua vengono
messe le tre pietre e si osserva che lacqua raggiunge livelli diversi.
nei recipienti si cercher`a di far ordinare ai ragazzi le pietre rispetto al volume. Si
chieder`a cio`e di determinare a vista, confrontando due pietre alla volta, qual`e la
pi`
u grande ed arrivando cosi ad una relazione dordine.
Siamo adesso pronti a fare una verifica. Facciamo mettere le pietre ciascuna in
un recipiente diverso. I ragazzi osserveranno che il livello dellacqua nel recipiente
che contiene la pietra pi`
u grande sar`a pi`
u alto del livello negli altri due recipienti e
cosi via. In questo modo i ragazzi sono portati a correlare il livello dellacqua con il
volume della pietra.
Adesso possiamo effettuare una misura indiretta del volume. Facciamo attaccare una striscia di carta su di un recipiente di vetro come mostrato in Figura 2.
Mettiamo poi acqua nel recipiente, una tazzina alla volta. Per ogni tazzina aggiunta
segnamo con un pennarello sulla striscia il livello raggiunto dallacqua. Si ottiene
cosi un contenitore tarato. A questo punto aggiungendo acqua a sufficienza nel
contenitore, in modo da garantire che ognuna delle tre pietre sia coperta, procedia1

Figura 2: Al recipiente si attacca una striscia di carta che verr`a usata per graduare
il recipiente.
mo ad immergere una pietra alla volta. In ogni caso si registrer`a il livello (usando la
graduazione sulla striscia) prima di inserire la pietra e dopo averla inserita. Potremo
cosi determinare il numero di tacche di cui si `e innalzato il livello. In questo modo
otteniamo una misura del volume in unit`a tazzine dacqua.

Figura 3: Misura del volume di una pietra.


A questo punto i ragazzi dovrebbero essere in grado di capire il significato di un
qualunque recipiente graduato, per esempio in cm3 . Usando questo recipiente si pu`o
determinare quanti cm3 `e il contenuto in acqua di una tazzina e quindi avere la
possibilit`a di ottenere la misura dei volumi delle pietre in cm3 invece che in tazze.
Questo `e un ulteriore esempio elementare di conversione di unit`a che mostra come
la scelta delle unit`a di misura sia altamente convenzionale, ma nello stesso tempo
necessaria se si vuol stabilire un linguaggio comune.
Utilizzare un recipiente graduato per stabilire la quantit`a di volume di acqua contenuto in una tazzina e determinare il volume dei sassi in cm3 .
2

ESPERIENZA 2)

ELASTICI COME INDICATORI DI FORZE


Scopo: Evidenziare come gli elastici possano essere indicatori di forze

Figura 4: Elastici come indicatori di forze


Materiale: Elastici tondi, tavoletta forata con perni
Procedimento: Si appoggia un elastico ad un perno, senza tirarlo; esso serve da
riferimento. Su un altro perno si sistema un secondo elastico, tirando lievemente
lestremit`a libera. Si nota la deformazione subita, esso assume una forma ovale. Per
mantenere tale forma si fissa lelastico con un secondo perno. Al terzo elastico deve
essere applicata una forza maggiore della precedente, perch`e oltre a deformarsi, esso
possa allungarsi.
Conclusioni: La deformazione di un elastico, fissato ad un estremo, `e indicativa di
una forza applicata allaltro estremo e della sua entit`a.
Estensioni: La deformazione di un elastico pu`o essere usata per controllare la costanza di una forza: se ad un oggetto `e applicata una forza, si pu`o interporre un
elastico tondo tra loggetto e chi fa lazione di tirare; se le dimensioni della forma
ovale, assunta dallelastico, si mantengono costanti, la forza `e costante.
ELASTICI E PESO
Scopo: Evidenziare che il peso degli oggetti deforma e allunga un elastico. Verificare
che oggetti uguali appesi ad elastici uguali li allungano allo stesso modo.
Materiale: Sostegno con fori. Perni. Elastici uguali. 10 oggetti uguali.
Procedimento: Si appende ad un elastico un oggetto. Si nota che lelastico si allunga:
`e una prova che il peso `e una forza. La lunghezza di questo elastico serve da riferimento. Si appendono a ciascun elastico tre oggetti uguali e si segna lallungamento
di ciascuno ponendo un perno in corrispondenza del punto a cui arriva lelastico tirato. Si nota che gli elastici, che sostengono tre oggetti, hanno subito allungamenti
uguali tra loro e maggiori di quello dellelastico di riferimento che sostiene un solo
oggetto come in Fig. 5
3

Figura 5: Elastici e peso. I primi tre elastici si allungano sotto leffetto di pesi
uguali: si allungano nello stesso modo?
Conclusioni: Lallungamento degli elastici ci d`a lindicazione che il peso `e una forza.
Forze uguali producono allungamenti uguali ad elastici uguali.
Avvertenze: Lesperimento andrebbe condotto come segue:
1- controllare che gli oggetti abbiano lo stesso peso appendendoli allo stesso elastico
e verificando lo stesso allungamento;
2- controllare che gli elastici siano uguali, appendendo lo stesso oggetto e verificando
lo stesso allungamento;
3- eseguire lesperimento sopra indicato;
4- come approfondimento, appendere oggetti con peso doppio e triplo delloggetto
di riferimento ad elastici uguali come in Fig. 6 e confrontare i relativi allungamenti.
C`e proporzionalit`a tra allungamento e peso?
Non sembra comunque opportuno limitare limmediatezza dellesperimento proposto, che `e solo indicativo e, trattandosi di elastici, non di precisione.
DUE ELASTICI PER STUDIARE LEQUILIBRIO
Scopo: Controllare che lequilibrio di un oggetto tirato da due elastici uguali da parti
opposte si realizza con allungamenti uguali degli elastici e quindi con forze di uguale
intensit`a.
Materiale: Asta di legno. Due viti (in alternativa usare la tavoletta forata con
perni). Un fermaglio. Metro da sarta. Due elastici uguali.
Procedimento: Su unasta di legno sono inserite due viti ad una certa distanza,
superiore a 30 cm. Si fissa, con puntine da disegno, sullasta un metro da sarta.
Si aggancia un grosso fermaglio con due elastici (attenzione che siano uguali) e si
tendono gli elastici fissandoli alle viti.
Conclusioni: Il fermaglio `e in equilibrio e gli elastici hanno uguale lunghezza: ci`o
indica che le due forze che tengono in equilibrio il fermaglio hanno intensit`a uguali.

Figura 6: Elastici e peso. Ad elastici simili si appendono pesi doppi e tripli: c`e
proporzionalit`a tra pesi e allungamento dellelastico?

Figura 7: Due elastici per studiare lequilibrio


TRE ELASTICI PER STUDIARE LEQUILIBRIO
Scopo: Studiare lequilibrio di un oggetto tirato da tre elastici.
Materiale: Tavoletta di forma rettangolare in plastica forata. Perni. Tre elastici
uguali. Anellino.
Procedimento 1. Disegnare un cerchio sulla tavoletta a fori. Fissare a tre elastici
uguali un piccolo anello di acciaio. Se gli elastici sono agganciati ai perni in modo
da formare angoli uguali, allora la posizione di equilibrio dellanello corrisponde al
centro del cerchio (vedi Fig. 8). I tre elastici hanno quindi la stessa lunghezza e,
di conseguenza, le forze hanno la stessa intensit`a. Se gli elastici sono agganciati ai
perni in modo che due di essi formino un angolo minore di 120 gradi, il terzo elastico
`e pi`
u lungo degli altri due come in Fig. 9 Se gli elastici sono agganciati ai perni in
modo che due di essi formino un angolo maggiore di 120 gradi, il terzo elastico `e pi`
u
corto dei due.
Procedimento 2 Con la tavoletta rettangolare: si sistemano i tre elastici, uguali,

Figura 8: Tre elastici per studiare lequilibrio

Figura 9: Tre elastici per studiare lequilibrio


legati tra loro mediante un anello di acciaio, in modo che due di essi siano mutuamente perpendicolari. Si constata che lequilibrante `e allincirca sulla retta a cui
appartiene la diagonale del rettangolo individuato dai due elastici (vedi Figura 10).
Conclusioni: Nellequilibrio con tre forze, le configurazioni ottenute dipendono dallintensit`a delle forze e dalle loro direzioni.
Avvertenze: Gli elastici danno indicazioni della direzione e dellentit`a della forza.
Dati numerici potrebbero essere ricavati dagli allungamenti, se questi fossero proporzionali alle forze, ma, in genere, ci`o non avviene usando elastici.
Estensioni: Se si fissa lattenzione su due forze, la terza `e la loro risultante. Le
due forze possono essere sostituite da ununica forza, di verso opposto, stessa retta
dazione, stessa intensit`a della risultatnte. La risultante, nel primo caso, con forze
di uguale intensit`a e angolo tra esse di 120o, ha la stessa intensit`a delle due forze e
retta dazione lungo la bisettrice dellangolo (vedi Figura 11). Semplici considerazio-

Figura 10: Tre elastici per studiare lequilibrio

Figura 11: Risultante di due forze


ni geometriche portano a concludere che la risultante delle due forze `e la diagonale
di un rombo. Il risultato `e una conferma della regola di composizione delle forze
oppure pu`o costituire un primo approccio alla regola. Lultimo caso, quello degli
elastici perpendicolari, ci d`a solo informazioni sulla direzione della risultante.

ESPERIENZA 3)

MOLLE COME INDICATORI DI FORZE


Scopo: Evidenziare come le molle possano essere indicatori di forze.

Figura 12: Molle come indicatori di forze


Materiale: Una grossa molla-giocattolo. Un fermaglio. Una cordina.
Procedimento: Si fissa al piano con del nastro adesivo un certo numero di spire della
molla. Laltra estremit`a viene tirata direttamente con la mano o attraverso un filo
e un fermaglio. Basta una leggera forza perch`e la molla si allunghi. Aumentando la
forza, la molla si allunga maggiormente.
Conclusioni: La deformazione di una molla `e indicativa di una forza e della sua
entit`a.
Avvertenze: Le molle giocattolo sono uno strumento sensibile, ma non adatte per
confronti quantitativi tra forze, perch`e non c`e proporzionalit`a tra allungamento ed
entit`a della forza.

ALLUNGAMENTO DI UNA MOLLA CON UN PESO


Materiale: Pannello di sostegno. Pioli. Molla non precompressa. Fermaglio. Dado

Figura 13: Allungamento di una molla con un peso

di bullone.
Procedimento: Si appende la molla al piolo. Si segna la sua lunghezza. Si appende
il dado. La molla si allunga: il peso `e una forza.
Conclusioni: Lallungamento della molla indica che il peso `e una forza.
Avvertenze: Luso di molle non precompresse facilita il confronto tra forze. Data la
proporzionalit`a tra forze e allungamenti, i confronti tra forze si possono esprimere
in rapporti numerici tra i rispettivi allungamenti.

TARATURA DI UNA MOLLA


Materiale: Pannello di sostegno. Molla non precompressa. Pesetti.

Figura 14: Taratura di una molla


Procedimento: Si appende la molla al piolo. Si segna la sua lunghezza. Prendiamo
una serie di pesetti uguali tra loro. Come stabilire se gli oggetti hanno lo stesso
peso? Due oggetti che, appesi ad una molla producono uguali allungamenti, hanno
lo stesso peso. Appendendo successivamente ad una molla oggetti di ugual peso, uno
alla volta, si hanno allungamenti proporzionali ai pesi. Ci`o suggerisce la possibilit`a
di tarare una molla con pesi campione e quindi usarla come strumento di misura
della forza (vedi Figura 14). Si appendono successivamente i pesetti alla molla e si
segnano su di unasta di riferimento posta dietro alla molla i relativi allungamenti.
Per ottenere misure pi`
u accurate, si fanno suddividere gli intervalli tra una tacca e
laltra in parti uguali.
10

Dopo aver tarato la molla, `e bene usarla per trovare il peso di vari oggetti.
Sperimenteremo cosi situazioni in cui entrano in gioco: la portata dello strumento,
la sua sensibilit`a, lunita di misura, il raccordo tra unit`a di misura diverse. Solo
successivamente si faranno usare i dinamometri.
Se si fanno usare molle diverse ai vari gruppi, si noter`a che la costante di proporzionalit`a tra allungamento e peso delloggetto appeso dipende dalla molla.
Conclusioni: Se appendiamo un oggetto ad una molla, il peso delloggetto allunga la
molla; oggetti appesi successivamente alla stessa molla che producono uguali allungamenti, hanno lo stesso peso. Possiamo quindi usare la molla per misurare forze. I
segni relativi ai successivi allungamenti diventano tacche di una scala, in cui lunit`a
di misura pu`o essere scelta a piacere.
I dinamometri sono molle tarate. Si fanno usare vari dinamometri, sottolineando
le nozioni di portata e sensibilit`a dello strumento e di unit`a di misura della forza. Si
comincia con il far notare che i pesi degli oggetti sono forze con la stessa direzione e
lo stesso verso. La forza elastica della molla ha la stessa retta di azione di quella della
forza che tira la molla e verso opposto. E bene sottolineare la differenza tra direzione
e retta di azione (rette di ugual direzione possono avere rette di azione diverse).
Quindi le forze sono grandezze descritte da una misura (numero) e relativa unit`a
di misura, da una direzione e da un verso: insomma si possono rappresentare con
vettori. Si introduce sperimentalmente la somma di forze, prima in modo qualitativo
con lesperimento degli elastici e poi in modo quantitativo con lesperimento in cui
si usa il dinamometro.
I dinamometri sono molle tarate (vedi Figura 15).

Figura 15: Peso di oggetti con dinamometro

11

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ESPERIENZA 4)

EQUILIBRIO SU UN PIANO INCLINATO


Scopo: Studiare la condizione di equilibrio di una macchinina su uno scivolo liscio.

Figura 16: Macchinina su piano inclinato


Materiale: Scivolo. Macchinina. 2 dinamometri. Sostegno. Perni con mollette.
Procedimento: Si misura il peso della macchinina come in Figura 17(a). Ad esempio:
peso della macchinina = P. La forza elastica della molla del dinamometro equilibra il
peso della macchinina. Si sistema la macchinina sullo scivolo come in Figura 17(b).

(a)

(b)
Figura 17: Equilibrio su un piano inclinato
13

Ora il dinamometro segna una forza = F. Tale forza equilibra il peso della macchinina? Certamente no, perch`e la posizione delloggetto `e cambiata, non `e pi`
u
sospeso ma appoggiato su un piano: anche la forza di sostegno del piano collabora
al mantenimento dellequilibrio. Misuriamo la lunghezza degli spigoli dello scivolo
che delimitano un triangolo rettangolo (vedi Fig. 18): Ipotenusa = d; Cateto (oriz-

F
h Py

Px

L
Figura 18: Schema per la scomposizione della forza peso
zontale) =L; Cateto (verticale) = h; e chiamiamo
a = rapporto tra lunghezza del cateto verticale e lunghezza dellipotenusa = h/d;
b = rapporto tra lunghezza del cateto orizzontale e lunghezza dellipotenusa = L/d;
c = rapporto tra forza segnata dal dinamometro e peso delloggetto = F/P.
Per mantenere loggetto in equilibrio, la risultante della forza parallela al piano
F e della forza R perpendicolare al piano (esercitata dal piano), deve avere la stessa
intensit`a, stessa retta di azione e verso opposto della forza peso. Ovvero, la componente della forza peso parallela al piano Px deve essere controbilanciata dalla forza
F esercitata dal dinamometro, mentre la componente perpendicolare al piano della
forza peso Py `e controbilanciata dalla forza R esercitata dal piano. La diagonale
del rettangolo di lati Px e Py individua due triangoli rettangoli che sono simili al
triangolo rettangolo che caratterizza il piano inclinato (vedi Figura 18). Semplici
considerazioni geometriche portano a concludere che il rapporto a = h/d deve essere
uguale al rapporto Px /P. Ma poich`e per la condizione di equilibrio il modulo di F
deve essere uguale a Px si ha che Px /P = F/P =c. Dobbiamo quindi verificare che
a = c. Questa uguaglianza sar`a vera anche per pendenze diverse del piano inclinato;
verificare. Chiaramente luguaglianza sar`a verificata a meno di un errore dovuto
sia allerrore di misura dei valori delle forze con il dinamometro che allerrore sulla
misura delle lunghezze dei lati dello scivolo. E poi abbiamo trascurato altre forze
come quella di attrito del piano.
Analogamente il rapporto b deve essere uguale al rapporto tra forza esercitata
dal piano R ed il peso delloggetto. Per verificare la relazione, usiamo un pannello di
legno in cui disegnamo due semirette: una parallela al piano inclinato e laltra per14

pendicolare ad esso come in Fig. 19. Disponiamo un dinamometro lungo la direzione


parallela al piano inclinato, stringendolo con una molletta agganciata al sostegno.
Disponiamo un secondo dinamometro perpendicolare al primo, stringendolo con una

Figura 19: Macchinina appesa a due dinamometri, uno parallelo ed uno


perpendicolare al piano inclinato.
molletta. Passiamo un pezzo di filo sotto il paraurti della macchinina e ne leghiamo
gli estremi agli anelli dei dinamometri. Ora spostiamo i dinamometri, senza variarne
la direzione, fino a che il filo che sostiene la macchinina risulti formare un angolo
retto come in Figura 19. Leggiamo le misure sui dinamometri.
Il dinamometro parallelo al piano misurer`a F
Il dinamometro perpendicolare al piano misurer`a R, questa `e la forza pari a quella
esercitata dal piano.
Il rapporto tra questa forza e il peso = R/P per la condizione di equilibrio deve
essere uguale al rapporto Py /P ovvero a L/d =b.
La differenza tra questo valore e il rapporto b dovrebbe risultare entro gli errori
sperimentali, verificatelo. Calcoliamo la risultante della forza parallela al piano (F)
e della forza di sostegno (R) con il teorema di Pitagora. Dovrebbe risulatare (sempre entro gli errori sperimentali) che la risultante ha il modulo uguale al peso della
macchinina.
Conclusioni: Loggetto sullo scivolo liscio `e in equilibrio sostenuto dalla forza elastica del dinamometro e dalla forza esercitata dal piano dello scivolo. Il rapporto tra
forza del dinamometro parallelo al piano e peso delloggetto `e uguale al rapporto tra
altezza e lunghezza dello scivolo. Il rapporto tra forza esercitata dal piano e peso
delloggetto `e uguale al rapporto tra base e lunghezza dello scivolo.

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ESPERIENZA 5)
ATTRITO STATICO
Scopo: Illustrare landamento a soglia dellattrito tra solidi e individuare da quali
grandezze dipende la forza dattrito in regime statico.
Materiale: Blocchi di materiale diverso (legno, plexiglas,...), una corda, una carrucola, un bicchierino.
Procedimento: Situazioni nelle quali il contatto tra corpi (solidi indeformabili o de-

Figura 20: Tirando il blocco con la mano per mezzo di un filo applichiamo una forza
F parallela al piano dappoggio
formabili) d`a luogo sia a condizioni di strisciamento che a condizioni in cui non si ha
strisciamento, sono presenti nellesperienza quotidiana. Un sistema fisico concreto
con cui studiare agevolmente il problema `e costituito da un blocco di legno appoggiato su un tavolo (la perfetta orizzontalit`a non `e essenziale). Applichiamo una forza
F parallela al piano dappoggio tirando il blocco con la mano per mezzo di un filo
(vedi Figura 20). In una prima fase vedremo che il blocco resta fermo nonostante
lapplicazione della forza esterna, e non si muove fino a che tale forza non raggiunge
un certo valore. Infatti, continuando ad aumentare gradualmente la forza applicata,
vediamo che il blocco, ad un certo punto, si mette in movimento. A questo livello
lanalisi pu`o essere necessariamente solo qualitativa, ma serve a distinguere due fasi:
del blocco fermo e del blocco in moto, che devono essere considerate separatamente.
Per poter applicare al blocco forze di intensit`a crescente con continuit`a, lazione
della mano `e sostituita dalla tensione di un filo parallelo al piano di appoggio,
collegato tramite una carrucola ad un recipiente in cui pu`o essere versata dellacqua
(`e bene che lo spessore del blocco e la dimensione della carrucola e del suo sostegno
siano tali che il filo sia parallelo al piano di appoggio). Il recipiente scende lungo la
verticale, soggetto al proprio peso (vedi Figura 21). Con il blocco di legno fermo sul
tavolo, si riempie progressivamente dacqua il recipiente, inizialmente vuoto. Appena
il blocco si mette in moto si smette di aggiungere acqua in modo che il sistema
sia soggetto ad una forza esterna costante (la forza peso del recipiente con acqua
al momento del distacco). Con questo semplice dispositivo `e possibile verificare
lesistenza di un intervallo di valori della forza insufficienti a mettere in moto il
blocco. In tali condizioni (di equilibrio statico) vale che:
- F ha intensit`a uguale al peso del secchiello con lacqua appeso al filo (F = m g);
- la forza esercitata sul blocco dal piano di appoggio (indicata, per esempio, con A
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Figura 21: Esperienza per valutare lattrito statico al distacco nel caso di un blocco
che scivola su una superficie piana.
(forza di attrito) non pu`o che avere intensit`a uguale a quella di F , stessa direzione
e verso opposto (il blocco `e fermo e quindi le due forze hanno risultante nulla). La
conoscenza di F (si pu`o ricavare dal peso del recipiente con lacqua al distacco)
consente quindi di misurare A al distacco (valore di soglia che indicheremo con As ).
` bene anche osservare che, fintanto che il blocco `e fermo, la forza di interazione A
E
tra il blocco e il piano non ha un valore definito ma varia con la forza F che viene
applicata al blocco. Aumentando progressivamente lintensit`a di F (aggiungendo
acqua nel bicchierino), potr`a essere individuato il valore di soglia. Superato tale
valore, il blocco striscia e si muove di moto uniformemente accelerato. Lanalisi della
situazione `e in questo caso pi`
u complessa (attrito dinamico). Dalle conoscenze
delle leggi della dinamica dovrebbe essere chiaro che ora F `e maggiore della forza
esercitata dal piano sul blocco durante lo strisciamento (forza che continueremo a
indicare con A).
Con lesperienza che proponiamo vogliamo occuparci solo dellattrito statico; in
particolare vogliamo stimare il valore di soglia di A al distacco per diversi materiali,
per diversi valori dellestensione della superficie a contatto e per diversi valori della
forza che preme i due oggetti luno sullaltro.
Anticipiamo che vale la seguente relazione per il valore di soglia di A (As ):
As = fs N

(1)

dove N `e la forza che preme il blocco contro il piano (nel nostro caso ha intensit`a pari
al peso del blocco), e fs `e definito coefficiente di attrito statico, e ricavato sperimentalmente per coppie di materiali a contatto. Infatti la rugosit`a delle superfici gioca
un ruolo importante nel determinare il tipo di interazione tra i due solidi. Se questi
vengono accostati e poi premuti luno contro laltro, si hanno delle deformazioni
nelle zone (discontinue) in cui si verifica effettivamente il contatto, che consentono
ad una certa percentuale di pieni di uno dei solidi di alloggiare nei vuoti dellaltro
e viceversa. In tale situazione le due superfici restano come agganciate dalle loro
rugosit`a. Lapplicazione su uno dei corpi di una forza parallela alla superficie dei
profili di rugosit`a, cio`e parallela alla superficie di contatto macroscopicamente intesa, provoca una distorsione in direzione tangenziale dei denti delle rugosit`a che si
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traduce in deformazioni di flessione e di taglio di tipo elastico, almeno fino a certi


limiti. In tale circostanza, linterazione tra le superfici quando un corpo `e sollecitato
a spostarsi tangenzialmente rispetto allaltro (come il blocco sul piano di appoggio
per effetto della forza F ) ha le caratteristiche di una azione elastica e ci`o spiega
perche nella fase pre-soglia si ha A = F . Un modello concreto pu`o essere costituito
da due spazzole a denti abbastanza fitti e rigidi (per esempio due spazzole di plastica da bucato) accostate e premute leggermente luna contro laltra cosi che i denti
delluna si aggancino ai denti dellaltra. Una forza che sollecitasse una delle spazzole
a spostarsi parallelamente alla superficie di contatto provocherebbe una apprezzabile deformazione dovuta alla flessione dei denti senza produrre lo sganciamento. In
queste condizioni, tale deformazione `e elastica e quindi consente una analogia con
una molla che venga sollecitata a deformarsi in condizioni statiche: la forza esercitata dalla molla sul sistema che la deforma ha intensit`a uguale a quella esercitata
sulla molla dal sistema. Si pu`o perci`o pensare alla forza di attrito statico come a
una reazione elastica che ha quindi la stessa intensit`a della forza esterna: pu`o cosi
essere valutata misurando questultima (come abbiamo fatto, da un punto di vista
operativo, con la prima serie di prove). Se per`o, al crescere della forza esterna, le
deformazioni superano un certo limite, un processo di sganciamento delle due rugosit`a subentra allinterazione elastica e prende avvio un regime di strisciamento
(nel modello delle spazzole questo corrisponderebbe ad uno sganciamento dei denti
e allinizio dello strisciamento di una spazzola sullaltra). Risulta che il valore limite
che pu`o assumere la forza di interazione prima che si verifichi lo sganciamento (cio`e
il valore di As ) dipende linearmente dalla forza premente (N) mentre `e indipendente
dallestensione della superficie di appoggio. Per convincersi dellesattezza delleq. (1)
possiamo fare delle prove che mostrino quali sono i fattori che influenzano la forza
dattrito: lintensit`a della forza premente, la natura dei materiali, la loro estensione.
Dipendenza dalla natura delle superfici a contatto
Usare blocchi di diverso materiale, con stessa estensione. Con ciascuno di essi procedere come prima versando lentamente acqua nel contenitore fino a che il blocco
comincia a muoversi. Registrare il valore dellattrito al distacco ricavato dal peso
del contenitore al distacco. Troveremo cosi indicazioni sulla dipendenza di As dalla
natura delle superfici a contatto.
Indipendenza dallestensione della superficie di contatto
Considerare un blocco a forma di parallelepipedo avente tre facce di area diversa, in
modo che appoggi sul tavolo attraverso superfici di diversa estensione. Nelle diverse disposizioni porre attenzione a mantenere sempre orizzontale il filo collegato al
bicchiere, variando eventualmente laltezza della carrucola. Una volta predisposto
il sistema alla misura, si procede come prima aggiungendo lentamente acqua nel
bicchiere. Valutare la forza di attrito al distacco nei tre casi. Troveremo che As `e
circa la stessa per tutte e tre le facce ovvero che lattrito al distacco non dipende
dallestensione della superficie di contatto.
Dipendenza dellattrito al distacco dalla forza normale alle superfici a contatto
Si ripete la misura caricando sul blocco altre due masse (possibilmente diverse) per
19

Figura 22: Materiale per valutare lattrito statico al distacco nel caso di un blocco di
legno o di plexiglass che scivola su una superficie piana.
poi procedere come nei due casi precedenti, aggiungendo cio`e lentamente acqua nel
bicchiere inizialmente vuoto fino alla messa in movimento del blocco. Le conclusioni che si possono trarre sulla dipendenza dellattrito al distacco dallintensit`a della
forza normale premente sono date da una relazione di proporzionalit`a come espressa
in eq. (1).

20

ESPERIENZA 6)
LA SPINTA IDROSTATICA
Scopo: Evidenziare lesistenza della spinta idrostatica.

Figura 23: Esiste la spinta idrostatica?


Materiale: un dinamometro con portata di 100 gp ; un cilindro o un grosso bicchiere;
oggetti di vario tipo, di dimensioni tali da poter essere introdotti nel cilindro o nel
bicchiere; acqua; alcool denaturato; soluzione concentrata di acqua e sale da cucina.
Procedimento: Prima di iniziare lesperimento, `e istruttivo proporre alcune operazioni preliminari. Fornite ai ragazzi un oggetto e chiedete loro come `e possibile
determinarne il peso. I ragazzi, facendo riferimento a quanto appreso sulle forze,
suggeriranno di determinare il peso delloggetto per mezzo di un dinamometro. Fate
eseguire la misurazione e chiedete loro se, a loro parere, loggetto appeso alla molla
(una volta smorzate le oscillazioni), si trova in equilibrio oppure no. Il problema
dellequilibrio `e gi`a stato affrontato, e i ragazzi dovrebbero essere in grado di rispondere positivamente alla domanda. Quali forze sono applicate alloggetto? Come
sono dirette? Anche questo dovrebbe essere ormai noto: la forza peso delloggetto
diretta verso il basso e la forza della molla diretta verso lalto. Chiedete ora di
rappresentare graficamente le forze che agiscono sulloggetto per mezzo di vettori.
Semplici considerazioni sulla rappresentazione vettoriale delle forze sono gi`a state
introdotte e questa pu`o essere una buona occasione per riutilizzarle e approfondirle badando a come i ragazzi utilizzano la rappresentazione vettoriale relativamente
al punto di applicazione, alla direzione e verso e al modulo dei due vettori: non `e
improbabile che alcuni ragazzi disegnino due vettori di lunghezza diversa. Chiedete
21

ora di spingere loggetto col palmo della mano, dal basso verso lalto, in modo che
lallungamento della molla diminuisca, ma che loggetto possa pur sempre rimanere
appeso. Raggiunta la nuova situazione di equilibrio, perch`e lallungamento della

F'

P
P

a)

b)

c)

Figura 24: Oggetto in equilibrio appeso ad una molla: a) molla a riposo; b) aggetto
appeso; c) oggetto appeso e mano che preme verso lalto
` forse diminuito il peso del corpo? Quante sono le forze che
molla `e diminuito? E
agiscono sulloggetto? Fate rappresentare, per mezzo di vettori, la nuova situazione
di equilibrio. (Con riferimento alla Figura 24, P rappresenta il peso del corpo appeso, F la forza applicata dalla molla al corpo, S la forza applicata col palmo della
`
mano al corpo ed F la forza applicata dalla molla al corpo nella situazione c)). E
importante che i ragazzi siano aiutati a comprendere che la somma delle due forze
dirette verso lalto deve uguagliare il modulo della forza peso. Chiediamo allora:
quando la mano spinge verso lalto, dato che il peso delloggetto rimane invariato
e che la forza esercitata dalla molla sulloggetto si pu`o leggere dal dinamometro, `e
possibile ricavare la forza con cui la mano spinge loggetto verso lalto?
Dopo questa prima parte dedicata a recuperare a approfondire le conoscenze dello
studente sulle forze, la loro rappresentazione e misurazione, possiamo far lavorare i
ragazzi su situazioni che permettano di giungere ad una formulazione del principio
di Archimede. Prendiamo un recipiente trasparente con dellacqua fino a 3/4 di
altezza. Immergiamo un oggetto nellacqua del cilindro (deve essere un oggetto che
va a fondo!) e chiediamo di descrivere cosa `e successo. I ragazzi saranno sicuramente in grado di mettere in evidenza linnalzamento dellacqua nel recipiente. Si
possono puntualizzare i due fenomeni fondamentali: loggetto va a fondo e il livello
dellacqua aumenta. Si pu`o adesso chiedere di dare una spiegazione, in termini di
forze del perche, loggetto va a a fondo. Mentre loggetto va a fondo possiamo dire
che si trova in equilibrio? Una volta che ha raggiunto il fondo del recipiente `e in
equilibrio?
Agganciamo loggetto in esame ad un dinamometro e misuriamone il peso (P1 ) come
in Figura 23. Cosa si osserva? Gli studenti dovrebbero osservare che il corpo adesso
22

non affonda, ma nemmeno galleggia: `e in equilibrio in un certa posizione allinterno


del recipiente, il livello dellacqua `e aumentato. Leggiamo il peso che adesso segna il
dinamometro (P2 ). Il peso sembra diminuito (P2 < P1 ). Che cosa ha spinto in alto
` possibile fare un confronto con una situazione
il corpo appeso al dinamometro? E
gi`a sperimentata? I ragazzi dovrebbero essere in grado di ricollegare questa situazione a quella della mano che spinge loggetto appeso al dinamometro verso lalto e
indicare nella spinta verso lalto dellacqua sul corpo, la causa della diminuzione del
valore indicato dal dinamometro. Alle domande: in quale direzione `e diretta la forza
(spinta) dellacqua sul corpo e quanto vale, i ragazzi dovrebbero essere in grado, in
analogia con quanto fatto in precedenza, di rispondere. (Si preferisce parlare di forza
di spinta, piuttosto che di sola spinta, per non creare confusione ai ragazzi con una
variet`a di termini diversi che indicano pur sempre una forza).
` istruttivo ripetere loperazione con altri oggetti, annotando sempre i pesi seE
gnati dal dinamometro e calcolando, per differenza, il valore della forza di spinta
(S = P1 P2 ). Possiamo poi ripetere ancora la prova con i diversi oggetti, immergendoli in alcool, nella soluzione di acqua e sale o in altri liquidi che possono essere
a disposizione. I risultati possono essere riportati su una tabella del tipo di Tabella
1. Si possono porre ai ragazzi le seguenti domande:
nellaria
P1
oggetto

oggetto

in acqua
P2

in alcool in acqua e sale


P3
P4

Tabella 1: Pesi di oggetti diversi in aria e in vari liquidi.


Per uno stesso oggetto, la spinta ricevuta nei diversi liquidi `e sempre la stessa?
Se i valori della spinta sono diversi, questo dipende secondo voi, dal liquido usato o
dalloggetto immerso?
Fate formulare ai ragazzi le diverse ipotesi e verificatele con lesperimento successivo.
Possiamo anche guidare le risposte dei ragazzi proponendo loro unulteriore misura.
Segnate con un pennarello sul recipiente il livello del liquido prima di immergere
loggetto ed il livello raggiunto con loggetto completamente immerso. La variazione
di livello indica il volume di liquido spostato dalloggetto. Cambiando liquido (ma
sempre con lo stesso oggetto) e mantenendo costante il livello di partenza, i ragazzi
potranno verificare che il livello finale (con loggetto immerso) `e lo stesso per tutti
i liquidi considerati, ovvero, il volume del liquido spostato `e sempre lo stesso. Questosservazione d`a la possibilit`a di riprendere le considerazioni fatte nel percorso sul
peso specifico. I ragazzi dovrebbero essere in grado di indicare nel volume spostato il volume delloggetto immerso e di ricavare (noto il peso specifico del liquido
usato) il peso del volume di liquido spostato a seguito dellimmersione del corpo
nel recipiente (per misurare la variazione del volume del liquido abbiamo bisogno di
23

un recipiente tarato). Dal confronto di questi pesi, con le forze di spinta applicate
ai vari oggetti dai diversi liquidi (vedi Tabella 1) gli studenti si renderanno conto
delluguaglianza delle due quantit`a: la forza di spinta `e uguale al peso del liquido
` istruttivo anche variare il volume di un corpo immerso lasciando il suo
spostato. E
peso praticamente inalterato (questo `e possibile ad esempio introducendo il corpo in
un involucro molto leggero di plastica che ne aumenti considerevolmente il volume
e molto poco il peso). Questo permettere di mettere facilmente in relazione la forza
di spinta con il volume del corpo immerso.
Conclusioni: Un dinamometro a cui `e appeso un corpo misura una diminuzione della
forza necessaria a sostenere il peso del corpo quando esso viene immerso in acqua.
Lentit`a della diminuzione varia se si cambia il liquido in cui il corpo `e immerso. La
diminuzione apparente del peso `e causata da una forza in verso opposto, esercitata
dal liquido sul corpo. Tale forza `e prodotta da ogni liquido e cresce con il suo peso
` adesso possibile enunciare il Principio di Archimede: allequilibrio,
specifico. E
un corpo immerso in un liquido subisce una forza di spinta, dal basso verso lalto,
pari al peso del liquido spostato.

24

ESPERIENZA 7)
GALLEGGIAMENTO DI SOLIDI IN LIQUIDI
Scopo: Mostrare le diverse propriet`a di galleggiamento di oggetti con stessa forma

Figura 25: Ovetti di uguale forma e volume riempiti con materiali diversi in modo
da avere pesi diversi.
e volume ma di peso diverso
Materiale: Una vaschetta, acqua, un pezzetto di legno, ovetti identici, materiali di
diverso tipo con cui riempire gli ovetti (riso, farina, pallini di piombo etc.)
Procedimento: Come prima illustrazione, immergete in un recipiente contenente
dellacqua un oggetto che sia in grado di galleggiare, ad esempio un pezzo di legno,
e premetelo verso il fondo del recipiente; lasciate poi libero loggetto e fate osservare
ai ragazzi cosa accade: il corpo sale fino a raggiungere la superficie dellacqua sulla
quale galleggia. Cos`e che permette al corpo di risalire fino alla superficie del liquido?
` anche possibile far provare ai ragazzi la sensazione di spinta verso lalto provocata
(E
dal corpo che pu`o galleggiare, sulla mano che lo preme sottacqua). Lesperienza
proposta dovrebbe essere in grado di far collegare ai ragazzi il galleggiamento con
la spinta di Archimede. Con riferimento al corpo che galleggia, si chieda: il corpo
si trova in equilibrio? Da quali forze dipende lequilibrio? Il modulo della forza di
spinta `e uguale al modulo di quale altra forza? (A questo punto i ragazzi dovrebbero
aver ben chiaro, in base agli strumenti che hanno acquisito, quali sono le forza che
agiscono sul corpo). Si ripeta lesperienza del galleggiamento usando corpi diversi.
Per far questo, si riempiono degli ovetti con materiali diversi in modo da avere pesi
diversi. Si chiede prima ai bambini di soppesarli con le mani in modo da fare una
prima classifica in base ai diversi pesi (possiamo anche segnare con pennarelli di
diverso colore i vari ovetti in modo da riconoscere i pi`
u leggeri dai pi`
u pesanti). Poi
si mettono gli ovetti in acqua, si muovono un poco e si aspetta finch`e non hanno
assunto una posizione di equilibrio. Vedremo che allaumentare del peso gli ovetti
sprofondano. Tra quelli che galleggiano, varia la parte immersa nellacqua (vedi
Figura 25), quindi, in generale, oggetti con la stessa forma e lo stesso volume, si
collocano spontaneamente a diverse profondit`a di immersione. Questo `e dovuto al
diverso peso dei vari oggetti. Infatti un corpo galleggia se il suo peso `e equilibrato
dalla spinta idrostatica. Gli ovetti hanno contenuti diversi. La frazione di volume
25

immersa `e uguale al volume del liquido spostato. Diamo qui alcune formule per

Figura 26: Guarda gli ovetti ed osserva che la frazione di volume immersa `e uguale
al volume del liquido spostato
chiarire la situazione. Ricordiamo che il peso specifico `e definito come Peso/Volume:
Ps =

P
V

(2)

Il principio di Archimede prevede:


S = Psliquido V liquido

spostato

(3)

Se un oggetto galleggia, `e in equilibrio, quindi la forza di spinta uguaglia in


modulo il proprio peso: S = P (qui ci riferiamo ai moduli delle forze). Inoltre il
volume del liquido spostato sar`a uguale al volume della parte immersa delloggetto
V liquido

spostato

= V parte

Avremo quindi

immersa

(4)

Psoggetto oggetto
P oggetto
=
V
(5)
Psliquido
Psliquido
Nellesperimento proposto, gli ovetti hanno tutti lo stesso volume, quindi, il diverso
volume della parte immersa indica il rapporto tra il peso specifico del solido e quello
del liquido. Osserviamo anche che il galleggiamento avviene sempre in modo che
il baricentro stia in basso. Il caso in cui lovetto non galleggia e sta sul fondo
corrisponde ad una situazione in cui la spinta non equilibra il suo peso.
V parte

immersa

26

Per verificare quanto detto, possiamo proporre una ulteriore esperienza di galleggiamento per la quale si usano diversi oggetti e diversi liquidi. Riempiamo il
solito cilindro tarato con un liquido, immergiamo loggetto e aspettiamo finch`e non
si sia raggiunto lequilibrio. Facciamo poi una Tabella (vedi Tabella 2) che riporta il
corpo liquido
a
a
a
b
b
b

A
B
C
A
B
C

Psliquido
gp /cm3

Pssolido
gp /cm3

volume spostato
cm3

Tabella 2: Riportare il peso specifico del liquido, il peso specifico del solido che
galleggia ed il volume del liquido spostato.
peso specifico del liquido, il peso specifico del solido che galleggia (lunit`a di misura
usata per il peso `e il grammo peso gp ) ed il volume del liquido spostato e quindi
anche della parte immersa del corpo. Cosa accade al volume della parte immersa
del corpo allaumentare del peso specifico del liquido? Come `e il peso specifico del
corpo che galleggia in relazione al peso specifico del liquido? Questa riflessione d`a
la possibilit`a di mostrare come nel galleggiamento non entri in gioco solo il corpo
che galleggia ma anche il liquido utilizzato e che la grandezza che deve essere presa
in considerazione nel determinare il galleggiamento `e il peso specifico.
Conclusioni: Un corpo galleggia se il suo peso `e equilibrato dalla spinta idrostatica;
la spinta `e pari al peso di un liquido di volume pari alla parte immersa.

27

28

ESPERIENZA 8)
SENSAZIONE TERMICA
Per questi esperimenti sarebbero utili dei sensori termici, ma `e sufficiente anche
un termometro a dilatazione di mercurio. I sensori termici vengono utilizzati per
misurare la temperatura dei sistemi con i quali interagiscono portandosi in equilibrio
termico con essi. Se collegati ad un computer come in Figura 27, permettono di
visualizzare il grafico della variazione della temperatura con il tempo.
Poniamo un sensore (o un termometro) a contatto con i seguenti oggetti posti sul

Figura 27: I sensori appoggiati sul tavolo registrano la stessa temperatura costante
(curva inferiore sul computer), il sensore preso in mano rileva una temperatura che
aumenta fino ad un certo valore e poi resta costante nel tempo (curva superiore sul
computer): il sensore `e in equilibrio termico con la mano.
banco: gomma, penna, astuccio, forbici, temperino ....
Il termometro misura sempre la stessa temperatura: oggetti vicini si trovano in
equilibrio termico alla stessa temperatura.
Viceversa, la sensazione termica che gli stessi oggetti producono `e diversa: gli oggetti
metallici, ad esempio, si sentono pi`
u freddi di altri (hanno maggior conducibilit`a
termica). Quindi il tatto produce uninformazione determinata dalla sensazione
termica: esso non corrisponde alla temperatura degli oggetti.
Proponiamo unulteriore prova: prepariamo tre recipienti con masse uguali di
acqua calda, fredda e tiepida come in Figura 28. Si esplora la sensazione termica
prodotta immergendo un dito in acqua fredda e poi in acqua tiepida, si immerge un
altro dito in acqua calda e poi in acqua tiepida. Nel primo caso si sente caldo, nel
secondo freddo. Ponendo un sensore (o un termometro) in acqua fredda, un altro in
acqua tiepida e il terzo in acqua calda, poi tutti insieme in acqua tiepida, si vede che
i sensori forniscono la stessa informazione sulla temperatura dellacqua tiepida. La
29

Figura 28: Tre recipienti con masse uguali di acqua calda, fredda e tiepida.
sensazione termica fornisce uninformazione dipendente dalle precedenti condizioni
termiche.
INTERAZIONE TERMICA TRA MASSE DACQUA

Figura 29: Due termometri a mercurio vengono posti in due recipienti contenenti
acqua a temperature diverse.
Due termometri a mercurio vengono posti in due recipienti contenenti masse uguali
(100 cm3 ) di acqua a temperature diverse. Il recipiente contenente acqua a temperatura maggiore viene immerso in quello contenente acqua a temperatura inferiore: in
questo modo interagiscono termicamente come in Fig. 29. Si esamina levoluzione
delle temperature, riportando su un grafico la variazione nel tempo. Vedremo che
linterazione termica tra le due masse dacqua le far`a evolvere spontaneamente verso
uno stato comune di equilibrio ovvero verso una temperatura di equilibrio comune.
Come il sensore si porta allequilibrio termico con il sistema in cui `e immerso, allo
30

stesso modo i due sistemi si portano ad una stessa temperatura. Se le masse di


acqua sono uguali, tale temperatura `e la media delle temperature di partenza:
Tequilibrio = (Tc + Tf )/2

(6)

con Tc la temperatura dellacqua calda, Tf la temperatura dellacqua fredda e


Tequilibrio la temperatura finale di equilibrio del sistema.
Consideriamo ora il caso in cui le masse di acqua non siano uguali. Poniamo il
primo sensore in 100 cm3 di acqua calda, il secondo sensore in 200 cm3 di acqua
fredda. Come prima immergiamo il recipiente con lacqua calda in quello contenente acqua fredda e poniamo un terzo sensore sul tavolo accanto al sistema dei
due recipienti. Il sistema delle due masse si porta allequilibrio termico (Teq ) come
evidenziato dai sensori 1 e 2 (vedi Figura 30). Inoltre tale sistema interagisce termi-

1
Teq

2
3

Tamb

t
Figura 30: Interazione termica tra masse dacqua diverse (1 e 2). La temperatura
del tavolo vicino al sistema delle masse `e data dalla curva 3. Abbiamo indicato
con Teq la temperatura di equilibrio tra le masse di acqua e con Tamb la temperatura
ambiente.
camente anche con lambiente: infatti la temperatura comune di equilibrio decresce
poi lentamente con il tempo, mentre cresce lentamente quella del sensore 3 posto sul
tavolo accanto al sistema dei due recipienti. Aspettando un tempo sufficientemente
lungo, anche il sistema recipienti-tavolo si porter`a ad una comune temperatura di
equilibrio (nella Figura 30) la linea orizzontale rappresenta la temperatura ambiente). In questo caso, la temperatura comune di equilibrio Tequilibrio delle due masse
dacqua dipende dalle masse oltre che dalla loro temperatura, secondo la legge:
Tequilibrio = (mc Tc + mf Tf )/(mc + mf )

(7)

che rappresenta la media delle temperature iniziali, pesata dalle masse rispettivamente coinvolte. Nellequazione (7) mc `e la massa dellacqua calda, mf la massa
31

dellacqua fredda, Tequlibrio la temperatura di equilibrio, Tf e Tc le temperature dellacqua fredda e di quella calda. Ad esempio se Tc = 80o C e Tf = 18o C avremo
Tequilibrio = 31.4o C.
Per passare dal livello descrittivo a quello interpretativo si guarder`a la stessa
legge in questo modo: la massa di acqua calda cede una quantit`a di calore Q (e
si raffredda). Per il primo principio della termodinamica, questa quantit`a di calore
ceduta provoca una variazione di temperatura:
Q = mc (Tequilibrio Tc )cv

(8)

dove cv `e il calore specifico dellacqua a volume costante. La quantit`a di calore


ceduta dallacqua calda `e acquistata dallacqua fredda che si riscalda. La variazione
di temperatura `e ancora data dal primo principio della termodinamica, secondo cui:
Q = mf (Tequilibrio Tf )cv

(9)

Poich`e Q e cv sono uguali nelle due relazioni precedenti, possiamo ricavare


mc (Tc Tequilibrio ) = mf (Tequilibrio Tf )

(10)

da cui possiamo estrarre Tequilibrio come media pesata di Tc e Tf come espresso


nelleq. (2).
Conclusioni: Linterazione termica tra sistemi in condizioni termiche diverse li fa
evolvere spontaneamente verso un comune stato di equilibrio.

32

` LA PRESSIONE?
ESPERIENZA 9) CHE COSE
La pressione: propriet`
a di un fluido.
Scopo: Evidenziare come la pressione in un fluido `e legata al volume. Materiale: 2

Figura 31: Una siringa piena di acqua ed una piena di aria.


siringhe da 5 ml.
Procedimento: Ho due siringhe da 5 ml il cui ugello `e sigillato: una `e piena dacqua
e una `e piena daria. Dopo aver sigillato con il dito della mano lugello della siringa,
si comprime il pistone; come cambier`a il suo volume? Quali uguaglianze e quali
differenze ci sono tra laria e lacqua?
Osservazioni: Solo nel caso della siringa piena daria si osserva una diminuzione del
volume della medesima in quanto essa `e un gas. Laria `e comprimibile e quindi le si
pu`o far assumere la forma e il volume del recipiente nel quale viene inserita, mentre
lacqua risulta non comprimibile, nel senso che, a questi livelli, eventuali variazioni
volumetriche non sono osservabili.
Conclusioni: La richiesta di esplicitare le uguaglianze e le differenze tra aria e acqua
porta a riconoscere la compressione come una variazione di pressione, che avviene
nello stesso modo nei due sistemi, a cui corrisponde per`o una diversa variazione di
volume.
La pressione come forza distribuita su una superficie.
Scopo: osservare la pressione come forza distribuita su una superficie.

Figura 32: Farina su cui `e stato appoggiato un parallelepipedo con le sue tre facce.

33

Materiale: Vaschetta di plastica, farina (o sabbia o sale fine), parallelepipedo da


appoggiare sulla farina, 1 siringa da 5 ml ed una da 10 ml, un porta-provette come
in figura e pesi da 1-1,5 kg. Procedimento 1: Se sulla superficie spianata di farina
contenuta in una vaschetta si appoggia un parallelepipedo prima con la faccia di
area maggiore, poi con quella intermedia ed infine con quella minore, si osservano
affondamenti maggiori al diminuire della superficie di contatto. Perche?
Procedimento 2: Consideriamo unanaloga situazione con un gas, per esempio laria.
Ci sono due siringhe di sezione diversa, piene daria e con lugello sigillato; le siringhe
sono appoggiate su un porta provette; applichiamo lo stesso peso sullo stantuffo
della siringa e osserviamo labbassamento del pistone. Dopo aver riempito daria
le due siringhe si collocano nellapposito sostegno in modo da sigillarne lugello; su
entrambe le siringhe si poggia il peso. Quale pistone si abbassa di pi`
u?

Figura 33: Due siringhe di sezione diversa, piene daria e con lugello sigillato, sono
appoggiate su un porta provette. Su entrambe le siringhe si appoggia un peso.
Osservazioni: Com`e lo stato di compressione dellaria nelle due siringhe? In quale
siringa la pressione `e maggiore dopo la compressione? Se applico lo stesso peso allo
stantuffo, significa che applico la stessa forza su due stantuffi di superficie diversa.
Il fenomeno pu`o essere interpretato se si introduce una nuova grandezza, che indichi lo stato di compressione e che chiameremo pressione; come deve essere questa
grandezza? Possiamo interpretare la pressione come la forza distribuita o suddivisa
sulla superficie, o meglio come il rapporto fra forza perpendicolare alla superficie su
cui agisce e la superficie stessa.
Conclusioni: Considerare la pressione significa considerare una nuova grandezza,
che non `e la forza, perche quello che in realt`a conta `e la frazione della forza sulla
superficie, ovvero come si suddivide la forza a seconda di quanto `e grande la superficie. Quando la pressione `e prodotta dallesterno con una forza su una superficie
si valuta la pressione facendo la divisione tra la forza perpendicolare al liquido e la
superficie (p = F/S).

34

Il principio di Pascal e la trasmissione della pressione in un fluido.


Scopo: Comprendere come cambia la pressione nelle varie porzioni di fluido quando
cambio la pressione esterna.
Materiale: Siringhe da 5 ml, 1 bottiglia in pvc, un sottovaso con diametro di circa
50 cm, scotch, brocca.
Procedimento 1 - Siringa con bolla daria: Si utilizza una siringa piena dacqua con
una bolla daria. Si prende una siringa da 5 ml, si riempie la siringa di acqua, successivamente si aspira allinterno di essa un po daria in modo da crearvi allinterno
una bolla daria, si chiude lugello della siringa con un dito della mano e si comprime
il pistone.

Figura 34: Siringa con bolla daria.


Osservazioni: Si osserva che il pistone si abbassa leggermente e la bolla daria diminuisce il suo volume.
Conclusioni: La compressione in un punto del fluido viene trasmessa in tutto il fluido. In presenza di due fluidi diversi, come laria e lacqua, laumento di pressione
viene trasmesso dallacqua allaria. Gli effetti di questa trasmissione, non visibili
nellacqua, sono riscontrabili nellaria come una diminuzione di volume.
Procedimento 2 - Bottiglia con fori: Si osserva una bottiglia riempita dacqua e con
i fori fatti come in Fig.35. Si copre con lo scotch la riga di fori, si riempie la bottiglia
di acqua e si tappa; dopo aver chiuso la bottiglia la si dispone orizzontalmente sul
sottovaso e si toglie lo scotch, quindi si comprime la bottiglia subito sotto il tappo.

Figura 35: Bottiglia con fori in orizzontale.

35

Osservazioni: Si osserva che da tutti i fori fuoriescono zampilli dacqua di pari


intensit`a. Se premo la bottiglia cosa succede? C`e un cambiamento di stato nei
punti del fluido ?
Conclusioni: Laumento di pressione dellacqua nella bottiglia, quando questa viene
compressa, pu`o essere osservato guardando laltezza degli zampilli che sgorgano dai
fori. Poiche gli zampilli, che escono dai fori distanza diversa dal punto di applicazione
della sollecitazione, sono di pari altezza, anche la pressione aumenta di pari intensit`a
in tutto il fluido.
Il principio di Pascal e il torchio idraulico.
Scopo: Costruzione e misure di un torchio idraulico.

Figura 36: Due siringhe di differente sezione, riempite dacqua e messe in


comunicazione da un tubicino. Sulla siringa a sezione maggiore `e messo un mattone.
Materiale: Siringhe da 2.5 ml, da 5 ml, da 10 ml e da 20 ml, un supporto in legno.
Procedimento 1 Abbiamo visto che se esercito una forza su una superficie di un fluido
aumenta lo stato di pressione di tutto il fluido in ragione della frazione della forza
che incide su ogni porzione della superficie. Un mattoncino del peso di circa 1 kg `e
poggiato sullo stantuffo di una siringa da 20 ml; allugello di questa `e collegato un
tubicino flessibile. Allaltro estremo del tubicino puoi collegare altre siringhe. Riesci
a sollevare un mattone pesante con il solo dito pollice? E a muovere il pistone della
siringa con il dito pollice?
Osservazioni: Osserva la sezione della siringa con cui stai spingendo, `e pi`
u grande o
pi`
u piccola di quella su cui appoggia il mattone? Com`e la forza che devi applicare
con il dito allo stantuffo della siringa rispetto a quella che lacqua fa sul mattone per
sollevarlo? Com`e la pressione dellacqua dentro la siringa piccola rispetto a quella
dentro la siringa grande?
Procedimento 2: Collega a coppie siringhe di sezione diversa e riempile di acqua.

36

Per ogni coppia disponi le siringhe in verticale come in Fig. 37 e appoggia dei pesi
sugli stantuffi.

Figura 37: Torchio idraulico con siringhe di differente sezione


Osservazioni: Che pesi devi mettere sugli stantuffi affinche gli stantuffi non si
muovano? cambia aumentando via via i pesi sullo stantuffo della siringa a sezione
maggiore ed aggiusta i pesi sullo stantuffo della siringa a sezione minore in modo da
ritrovare lequilibrio. Scrivi i dati in una tabella in cui riporti la forza applicata su
ciascuno stantuffo, la sezione della siringa e il rapporto fra le due. Verifica che per
ogni coppia di siringhe utilizzata valga la relazione FA /SA = FB /SB per i vari pesi
applicati.
(1)
FA,B
(2)
FA,B
(3)
FA,B

SA

SB

SA /SB

FA /FB

FA /SA

FB /SB

Tabella 3: Torchio idraulico: forze applicate, corrispondenti a pesi diversi, su


siringhe di sezioni differenti.
Conclusioni: Una piccola forza su una piccola superficie genera un aumento di
pressione che viene trasmesso a tutto il fluido. Una pressione allinterno del liquido
viene trasmessa con la stessa intensit`a in ogni punto del liquido e in tutte le direzioni. Per ripristinare una situazione di equilibrio, in ragione di questo aumento,
infatti, sulla superficie maggiore si genera una forza maggiore a quella applicata sulla
superficie minore. Il rapporto tra la forza sul pistone a sezione minore e la forza sul
pistone con sezione maggiore `e costante in ragione della formula p = F/S.

37

APPENDICE
Siamo abituati a vivere sotto pressione, laria intorno a noi esercita una forza di
circa 1.03 kgp su ogni cm2 del nostro corpo. Questa pressione atmosferica pat `e la
diretta conseguenza del peso dellaria sopra di noi. Lunit`a di misura specifica per
la pressione `e il pascal (Pa), che deve il suo nome allo scienziato francese Blaise
Pascal:
N
(11)
1 Pa = 1 2
m
In unit`a del Sistema Internazionale la pressione atmosferica standard `e quella misurata alla latitudine di 45 , al livello del mare e ad una temperatura di 15 C ed ha
il seguente valore :
pat = 101325 N/m2 = 101325 Pa
(12)
approssimando possiamo dire che
pat = 1, 01 105 N/m2 = 101 kPa

(13)

In meteorologia viene spesso ancora utilizzata, per la pressione atmosferica, unaltra


unit`a, il bar, definito come segue:
1 bar = 105 Pa 1 pat

(14)

Con la diffusione delluso del Sistema internazionale anche in ambito meteorologico,


la pressione atmosferica si misura in ettopascal (centinaia di Pascal), il cui simbolo `e
hPa. Dal momento che 1013.25 mbar = 101325 Pa = 1013.25 hPa, si ha unidentit`a
tra lettopascal ed il millibar.
Unaltra unit`a di misura della pressione `e stata definita a partire dallesperimento con cui Evangelista Torricelli misur`o la pressione atmosferica. Egli la defin` in
termini dellaltezza di una colonna di un fluido che pu`o essere supportato da tale
pressione. La normale pressione atmosferica pu`o supportare una colonna di circa
760 mm di mercurio; quindi 1/760 della pressione atmosferica equivale ad 1 mm di
mercurio (mmHg)
1 mmHg 133.322 Pa.
(15)
Il millimetro di mercurio `e ununit`a di misura utilizzata in particolare per la misura
della pressione sanguigna ed `e nominato anche torr, quindi
1 mmHg = 1 torr.

(16)

La corrispondenza fra unit`a di misura pu`o essere riassunta come di seguito:


1 atm = 760 mmHg = 760 torr = 101325 Pa = 1013.25 mbar.

39

(17)

ESPERIENZA 10)
`
COME CAMBIA LA PRESSIONE CON LA PROFONDITA?

Scopo: Scoprire se la pressione in un contenitore pieno dacqua aumenta con la


profondit`a.

(a)

(b)

Figura 38: (a) Bottiglia con fila di fori a differenti altezze. (b) Modello a palloncini
dacqua dello stato di pressione a differenti altezze.
Materiale: 1 sottovaso di diametro 50 cm, 1 bottiglia in pvc con una fila di fori ad
altezza diversa (se vista verticalmente), scotch, 1 brocca.
Procedimento: Si copre la fila di fori con lo scotch e si riempie la bottiglia di acqua.
Dopo aver disposto verticalmente la bottiglia nel sottovaso si toglie lo scotch e si
continua a versare acqua dentro la bottiglia. Come saranno gli zampilli di acqua
che fuoriescono dai fori ad altezze diverse?
Osservazioni: Si osserva che da tutti i fori fuoriescono zampilli dacqua di diversa
intensit`a: dal foro inferiore fuoriesce uno zampillo pi`
u lungo, mentre dai fori pi`
u alti
fuoriescono zampilli sempre pi`
u corti.
Conclusioni: La pressione dellacqua ad una profondit`a maggiore risulta maggiore;
essa cresce in corrispondenza dellaltezza del liquido sovrastante.
Modello: Si pu`o costruire un modello utilizzando dei palloncini pieni dacqua e mettendoli in un tubo di pvc o in una bottiglia di plastica a cui `e stato tagliato il collo.
Ogni palloncino dacqua `e stato riempito con la stessa quantit`a di acqua ( 60 ml
nel caso illustrato in figura) e rappresenta una porzione di liquido. Come varier`a lo
stato di pressione dei nostri palloncini ad una profondit`a maggiore? Fai una previsione sullo stato di deformazione di 5 palloncini in un tubo disposto verticalmente.
Il misuratore di pressione con limbuto
Scopo: Misura della pressione a differenti profondit`a ed applicazione della legge di
Stevino.
41

Materiale: 1 supporto di legno come da foto, 1 imbuto, 1 tubicino di gomma a cui


collegare limbuto ad U, fil di ferro, acqua, 1 brocca.

Figura 39: Misuratore di pressione a imbuto


Procedimento: Una volta allestito il materiale come risulta dalla figura, si versa dellacqua nellimbuto in modo da riempire in parte i tubo.
Osservazioni: Si osserva che il liquido nel tubo a U risale lungo il tubo nel tratto
a destra che `e a diretto contatto con laria esterna. Che livello raggiunge lacqua
nei due tratti verticali di tubo? Con riferimento alla figura, indichiamo con A il
punto a cui arriva il livello dellacqua nel tratto verticale di tubo a sinistra e con B
il punto a cui arriva il livello dellacqua nel tratto verticale di tubo a destra. Come puoi spiegare che nel tratto verticale a destra e nel tratto a sinistra il liquido
raggiunge la stessa altezza? Come pensi sia la pressione nei punti A e B ? Perche?
Si immerge limbuto nella brocca ad altezze diverse. Dopo aver affondato limbuto
nel recipiente indica le zone dove `e presente un liquido e quelle dove `e presente un
gas. Aria e acqua comunicano tra di loro? Cosa si trasmettono? Come cambia la
pressione nel recipiente quando immergo limbuto? I livelli dellacqua cambiano nel
tubo ed i punti A e B cambiano posizione. In questa nuova situazione, come pensi
sia la pressione dellacqua nel punto B rispetto al punto A? Perche pi`
u immergo
limbuto e pi`
u lacqua scende nel tratto A e sale nel tratto B? Prova a spiegarlo.
Scrivi una tabella in cui riportare laltezza h a cui metti limbuto nella brocca, la
differenza hn hn1 fra due altezze successive, laltezza del liquido in A (hA ) ed in
B (hB ) e la differenza di queste ultime. Ricordando il peso specifico dellacqua, puoi
ricavare la pressione esercitata dalla colonna di liquido fra i due livelli in A ed in B ?
Utilizzando questi dati puoi fare una taratura del tuo sensore e scrivere una scala
sul tabellone, per esempio sul lato B?
Conclusioni: Laumento di pressione ad una maggiore profondit`a nella brocca piena
42

h hn hn1

hA

hB hA hB

Tabella 4: Altezza dellimbuto immerso in acqua e altezza del liquido nei rami A e
B del tubo

dacqua viene trasmesso allaria presente nel tubicino collegato allimbuto e, successivamente, al liquido presente nel tubo a U. La differenza di pressione cos` prodotta
mette in moto il liquido, facendolo risalire nel tubo a U fino a raggiungere una nuova
posizione di equilibrio.
Il misuratore di pressione con il righello
Scopo: Misura della pressione a differenti profondit`a in acqua.
Materiale: 1 brocca dacqua, 1 dinamometro, 1 cilindro di alluminio, 1 righello di
carta, scotch trasparente, 1 supporto come da foto.
Procedimento: Ad un supporto `e attaccato un dinamometro a cui `e agganciato il
cilindro di alluminio. Sul cilindro si incolla con scotch trasparente un righello di carta
lungo quanto il cilindro, in modo che lo zero della scala coincida con il lato inferiore
del blocco. Larea della base del dinamometro `e misurata in cm2 . Abbassando il

Figura 40: Il misuratore di presssione a righello

cilindro nellacqua come in figura, si pu`o misurare la profondit`a della base del blocco
al di sotto del livello dellacqua utilizzando il righello. Osserva la variazione nella

43

forza misurata dal dinamometro e calcola la pressione per varie profondit`a.


p=

Pcilindro Fmisurata
S

(18)

Costruisci una tabella con le varie profondit`a del blocco e le pressioni ricavate. Che
unit`a di misura hai scelto per i valori di pressione? (Probabilmente lunit`a di misura
sar`a N/cm2 ) Confronta con la tabella precedente, converti lunit`a di misura in pascal
e fai una taratura del misuratore di pressione ad imbuto. Puoi calcolare di quanto
aumenta la pressione per ogni metro di profondit`a?
h (cm)

F (N) F F (N)

(F F )/S (N/cm2 )

p (P a)

Tabella 5: Tabella in cui sono riportate la profondit`a della base del cilindro in acqua,
la forza sulla superficie della base del cilindro, la pressione a differenti profondit`a.

Conclusioni: Laumento di pressione al crescere della profondit`a nella brocca


piena dacqua viene misurata con il dinamometro, ed `e possibile fare una taratura
in pascal del misuratore di pressione ad imbuto.
Il fatto che la pressione di un fluido aumenti con la profondit`a ha come conseguenza
che un fluido esercita una spinta verso lalto su qualsiasi oggetto vi sia immerso:
questa forza `e la spinta idrostatica, Confronta questa esperienza con leseprienza
N. 6.

44

ESPERIENZA 11) QUANTO PESA LATMOSFERA?

Il bicchiere capovolto.
Scopo: Provare a convincersi dellesistenza dellaria.

Figura 41: Bicchiere capovolto


Materiale: 1 Bacinella con acqua, 1 bicchiere, 1 bottiglietta con un tappo a pressione
ed un foro nel fondo.
Procedimento: In una bacinella piena dacqua viene completamente immerso un
bicchiere: che cosa accade quando il bicchiere, che `e pieno di acqua, viene preso
per il fondo e tirato su fino a farlo emergere (vedi figura), ma senza farne uscire
il bordo dalla superficie libera dellacqua? (vedi figura). Se si estrae dallacqua di
una vaschetta un bicchiere capovolto si pu`o notare che lacqua rimane nel bicchiere
finche il bordo non esce dallacqua.
Un altro esperimento pu`o essere realizzato, utilizzando una bottiglia a cui si pratica
un foro nel fondo e che ha un tappo on-off1 (vedi figura). A tappo chiuso, la bottiglia
viene riempita di acqua tenendo tappato il foro sul fondo, poi viene tappata con il
tappino in posizione chiusa. La bottiglia viene messa nella bacinella in modo che
risulti parzialmente immersa nellacqua.
Finche il tappo resta chiuso, la bottiglia rimane piena. Quando, invece, il tappo viene aperto e laria pu`o entrare, lacqua scende. Se il tubicino viene richiuso, lacqua
cessa di scendere; se lo si riapre appena un poco, lacqua ricomincia a discendere
lentamente, se lo si apre di pi`
u lacqua discende pi`
u rapidamente.
Conclusioni: Laria esiste ed occupa un certo volume.
1

Si tratta di tappi che hanno una parte pi`


u grossa che si avvita sulla bottiglia ed un tappino
che si apre e chiude tirando o premendo. Questo tappino ha unottima tenuta e si manovra con
un solo gesto.

45

Come gonfiare un palloncino?


Scopo: Osservare la differenza di pressione in aria.
Materiale: 1 palloncino, 1 bottiglia in pvc con foro laterale in basso, 1 tubetto di

Figura 42: Gonfiare un palloncino


gomma, colla per plastica.
Procedimento: Si pratica un foro laterale vicino al fondo della bottiglia e si infila
in esso il tubicino fissandolo con la colla. Si inserisce allinterno della bottiglia il
palloncino assicurandolo al collo della bottiglia come in figura. Tenendo il tubo
tappato, posso gonfiare il palloncino? Se aspiro laria della bottiglia attraverso il
tubicino cosa succede? Il pallone si gonfia anche se la sua imboccatura `e ancora
aperta.
Conclusioni: Aspirando laria dalla bottiglia si riesce a vedere leffetto della pressione atmosferica sullinterno del palloncino, cosa che in una situazione di equilibrio
fra pressione interna ed esterna alla bottiglia non `e osservabile.
Quanto vale la pressione atmosferica?
Scopo: Misurare la pressione atmosferica a partire da misure di forza e superficie.
Materiale: 1 siringa da 5 ml, un secchiello in cui mettere dei pesi, un supporto come
in figura.
Procedimento: Si misura la sezione interna della siringa2 . Ad esempio se in una
siringa da 5 ml si `e misurato un diametro interno di 13 mm, questo vuol dire che
la sezione interna della siringa `e di circa 1.32 cm2 . Si aspira con la siringa un p`o
dacqua e si elimina ogni residuo daria, incluse le bollicine aderenti alle pareti. Si
2

Si pu`
o ricavare la sezione interna della siringa osservando la sua capacit`a ed il passo con cui
essa `e graduata. Supponiamo che la siringa sia graduata con un passo di 7.5 mm: questo vuol
dire che la sezione `e di 1.33 cm2 . Infatti, se la siringa `e graduata in ml, poiche 1 ml=1 cm3 posso
esprimere il volume V compreso fra due tacche adiacenti come il prodotto V = S d = 1 cm3 dove
S `e la sezione della siringa e d la distanza fra due tacche vicine. Misurando la distanza d posso
determinare la sezione dello stantuffo
S=

V
1 cm3
=
d
d(cm)

46

(19)

Figura 43: Misura della pressione atmosferica.

chiude il foro con un tappino e si fissa la siringa in posizione verticale a punta in su


(vedi figura). Si fa in modo di appendere allo stantuffo il secchiello, in modo che il
peso del secchiello agisca lungo lasse della siringa.
Si aggiungono nel secchiello tanti pesi fino a quando lo stantuffo inizia a scivolare
lentamente verso il basso. Questo ci dice che il peso di tutto linsieme, stantuffo
pi`
u secchiello pi`
u acqua, ha superato la forza dellaria atmosferica che preme sulla
sezione dello stantuffo. Che valore hai ottenuto? Esprimilo in N/cm2 ed in hPa. La
pressione atmosferica si ottiene dividendo il peso di secchiello+pesi+stantuffo per
larea della sezione dello stantuffo.
Conclusioni: Abbiamo misurato la pressione dellatmosfera. Considerando che la
pressione atmosferica `e circa 1.03 kg-peso/cm2 si vede che su un foglio di carta quadrato con lato di 30 cm, agisce una forza di poco meno di una tonnellata. Prova a
valutare il peso dellaria sul pavimento dellaula.
Avvertenze: Losservazione dello stantuffo che comincia a scivolare dovrebbe essere fatta guardando la graduazione sulla siringa. Per una misura pi`
u precisa bisogna
tener conto anche della forza dattrito fra stantuffo e siringa. Questa misura si fa
ripetendo tutto il ciclo di operazioni, pesatura inclusa, con la siringa stappata. In
questo caso per far scendere lo stantuffo baster`a un peso molto minore. La forza
effettiva dellaria sar`a la differenza fra i due valori di peso misurati la prima e la
seconda volta. La pressione `e il rapporto fra questultimo valore di forza e la sezione
della siringa.

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ESPERIENZA 12)
` fra PRESSIONE e VOLUME in un GAS?
CHE RELAZIONE CE
Scopo: osservare come cambia il volume di un gas (ad esempio laria) cambiando il
suo stato di pressione.

Figura 44: Siringa piena daria con lugello sigillato. Sullo stantuffo si appoggiano
pesi via via crescenti.
Materiale: 1 siringa da 5 ml, una struttura di legno come in foto e pesi da circa
0.1 kg da aggiungere via via.
Procedimento: C`e una siringa piena daria e con lugello sigillato; la siringa `e appoggiata su un supporto in modo da rimanere verticale. Per esercitare una pressione
crescente appoggiamo via via dei pesi di valore noto sullo stantuffo della siringa. Il
pistone si abbassa? Quanto si abbassa? Misuriamo il peso applicato e il volume
raggiunto dal gas ad ogni peso aggiunto. Per conoscere il volume del gas, il diametro interno della siringa d deve essere misurato, e via via che si aggiungono i pesi si
misura laltezza h della posizione dello stantuffo.
Osservazioni: Com`e lo stato di compressione dellaria nella siringa mano a mano
che aggiungo i pesi? Com`e il volume del gas mano a mano che aggiungo i pesi?
Scrivi una tabella in cui mettere il peso appoggiato sullo stantuffo, la pressione corrispondente calcolata, laltezza a cui arriva lo stantuffo, il volume corrispondente del
gas ed il prodotto fra pressione e volume.
P

V pV



Tabella 6: Pressione applicata ad un gas e volume corrispondente

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Conclusioni: Il prodotto della pressione per il volume `e costante. In un grafico


si pu`o cercare landamento del volume al variare della pressione : ci si aspetta
un arco di iperbole in un grafico cartesiano. Si pu`o anche riportare su un grafico
landamento del volume (V) in funzione dellinverso della pressione (1/p): ci si
aspetta landamento di una retta.

Figura 45: Grafico dellandamento del volume al variare della pressione dellaria
contenuta in una siringa.
Avvertenze: La relazione trovata fra volume e pressione `e nota come legge di Boyle.
Ricordiamo che questa legge, cos` come lequazione di stato dei gas, vale nel caso
in cui linterazione fra le molecole che compongono il gas `e talmente piccola da
poter essere trascurata. Inoltre la costanza del prodotto fra pressione e volume in
un gas vale quando la temperatura e il numero di molecole del gas non cambiano.
Nellesperimento realizzato queste condizioni sono soddisfatte?

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