23-07-2007
15:47
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39
ARA
RACNE
CNE
Franco Tognoni ordinario di Colture protette presso la Facolt di Agraria di Pisa, di cui
stato anche Preside. Attualmente ricopre la carica di direttore del Dipartimento di Biologia
delle piante agrarie. autore di un libro sulla coltivazione in serra e di centinaia di pubblicazioni scientifiche o a carattere tecnicodivulgativo.
Anna Mensuali una ricercatrice della Scuola Superiore di Studi Universitari e Perfezionamento SantAnna di Pisa. Le sue ricerche hanno riguardato soprattutto le colture in vitro e la
conservazione postraccolta dei prodotti ortofloricoli e sono state oggetto di numerose pubblicazioni su riviste internazionali.
Alberto Pardossi dal 1998 professore associato di Orticoltura e floricoltura, ruolo ricoperto
inizialmente presso la Facolt di Agraria di Milano e successivamente di Pisa. Autore di circa
200 articoli a carattere scientifico o tecnicodivulgativo, Alberto Pardossi si occupa soprattutto di colture di serra.
ARA
RACNE
CNE
euro 19,00
ARACNE
STUDIO BG
ISBN 978-88-548-1245-1
Colture artificiali
di piante medicinali
Produzione di metaboliti secondari
nelle piante medicinali in coltura artificiale
a cura di
Alberto Pardossi
Franco Tognoni
Anna Mensuali
1245 copertina
23-07-2007
15:47
Pagina 1
ISBN 978-88-548-1245-1
A07
39
Colture artificiali
di piante medicinali
Produzione di metaboliti secondari
nelle piante medicinali in coltura artificiale
a cura di
Alberto Pardossi
Franco Tognoni
Anna Mensuali
ARACNE
Copyright MMVII
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
info@aracneeditrice.it
via Raffaele Garofalo, 133 A/B
00173 Roma
(06) 93781065
ISBN
9788854812451
Indice
Pagina
Fulceri S. - Controllo di filiera e qualit delle piante 11
medicinali e dei loro derivati.
Pacifici S., Tozzini L., Maggini R., Pardossi A., Tognoni F. 21
- La coltivazione idroponica delle piante medicinali: il caso
dellEchinacea angustifolia.
Raimondi G.P., Cirillo F.C., Fogliano V., Maggio A. - 37
Adattabilit dellEchinacea angustifolia alla coltivazione
fuori suolo e accumulo di molecole biofunzionali in risposta
allo stress osmotico.
Giorgi A., Licheri G.L., Cocucci M. - Influenza della 47
nutrizione azotata sulla crescita e sul metabolismo
secondario di Achillea millefolium L. ssp collina becker
allevata in idroponica.
Benvenuti S. - Dinamica della flora spontanea in colture 55
medicinali gestite con sistemi colturali di tipo biologico.
Angelini L., Tozzi S. - Le piante da indaco: produzione e 69
controllo di qualit.
Maffei M. e Bertea C.M. - Idrossilasi dei monoterpeni: 85
aspetti biochimici, molecolari ed ecologici.
Ferracane R., Graziani G., Fogliano V., Gallo M. - 97
Estrazione, caratterizzazione e conservazione di estratti
bioattivi da Echinacea angustifolia DC..
Graziani G., Ferracane R., Gallo M., Ritieni A., Fogliano V. ..111
- Caratterizzazione chimica e determinazione dellattivit
antiossidante degli estratti polifenolici di bardana (Arctium
lappa L.).
6
Nutricati E., Panzanaro S., De Bellis L. - Caratterizzazione ..119
di alcuni geni chiave per la produzione di metaboliti
secondari in Passiflora incarnata ed Echinacea angustifolia.
Tommasi L., Negro C., Cerfeda T., De Bellis L., Miceli A. - ..131
Propriet antiossidanti ed epato-protettive di Buglossoides
purpurocaerulea (L.) Johnst.
Sgherri C., Pinzino C., Izzo R., Navari-Izzo F. - Potere ..139
antiossidativo in estratti lipofili ed acquosi di Salvia
officinalis L.: vantaggi di analisi di "Electron Spin
Resonance" (ESR) a confronto con i metodi tradizionali.
Ruffoni B. e Giovannini A. - Produzione di biomassa in ..147
vitro: induzione e scale-up.
Mensuali-Sodi A., Lucchesini M., Pacifici S., Maltinti S., ..165
Tognoni F. - Caratterizzazione del microambiente e suoi
effetti sul mantenimento in vitro di Passiflora incarnata L..
Simeoni E., Fraccaroli M., Toffali K., Ceoldo S., Levi M. e ..177
Guzzo F. - Elicitazione di colture in vitro di Passiflora per la
produzione di metaboliti secondari.
Lucchesini M., Mensuali-Sodi A., Pacifici S., Pipino L., ..185
Tognoni F. - Coltura in vitro mixotrofica ed autotrofica di
Echinacea angustifolia DC..
Bertoli A., L. Luciardi, M. Lucchesini, A. Mensuali Sodi A., ..197
Pistelli L. - Metaboliti secondari da piante adulte
micropropagate di Echinacea angustifolia DC..
Guidi L., Montanari M., Degl'innocenti E. - Attivit di ..201
alcuni enzimi del metabolismo dei fenilpropanoidi in foglie
di Passiflora incarnata L. coltivata in vivo o in vitro.
7
Giovannini A., Mascarello C., Ruffoni B., Nostro A. - ..209
Caratterizzazione di piante di Helichrysum stoechas (L.)
Moench rigenerate da hairy roots: architettura della pianta
ed attivit biologica.
Blando F., Albrizio M., Marti L., Caretto S., Merendino A., ..225
Villanova L., Mita G. - Colture in vitro di Artemisia annua
L. per la produzione del composto antimalarico artemisinina.
Pace L., Pacioni G., Spano L., Marotti M., Grandi S, ..233
Piccaglia R. - Colture artificiali di piante medicinali:
Artemisia petrosa subsp. eriantha (genep appenninico).
Gardi T., Micheli M., Prosperi F., Sisani G., Saffiro G. - ..241
Tecniche di coltura in vitro per la propagazione e la
conservazione di Lavandula angustifolia Miller.
Morone Fortunato I. e Avato P. - Micropropagazione e ..251
micorrizazione di Origanum vulgare L.: analisi istologica e
chimica.
Sessione Poster
Asciuto A., Chironi S., Columba P., Crescimanno M., De ..259
Stefano V. - Situazione attuale e prospettive della domanda
nel comparto delle officinali in Sicilia.
Camorani M. - Implicazioni biosintetiche ed allelopatiche ..271
dei principali flavonoidi di interesse fitoterapico.
Ferracane R., Graziani G., Gallo M., Fogliano V., Ritieni A. ..279
- Profilo metabolico dei composti bioattivi del cardo
mariano (Silybum marianum (L.) Gaertn.).
Galati A., Migliore G., Scaffidi Saggio C. - La rivalutazione ..287
del frassino da manna come coltura officinale.
8
Galluzzo N. - Analisi e prospettive della coltivazione di ..299
piante officinali in Italia: prime indicazioni economiche per
le aziende agricole.
Piovan A., Filippini R., Caniato R. - Il destino metabolico di ..307
un substrato: disegno unico o percorsi diversi in vivo ed in
vitro?
Curadi M., Graifenberg A., Lucchesini M., Pacifici S., ..315
Giorni I. - Sesquiterpeni amari in carciofo (Cynara scolymus
L.) ottenuto per micropropagazione e per moltiplicazione
vegetativa.
Prefazione
Negli ultimi anni il consumo di rimedi naturali aumentato
sensibilmente, soprattutto nei Paesi sviluppati, e di conseguenza
cresciuto l'interesse verso l'identificazione e la produzione di principi
attivi dorigine vegetale. Le tecniche agronomiche, daltra parte, non
sono state ancora ottimizzate per gran parte delle colture dinteresse
farmaceutico; conseguentemente, il loro rendimento produttivo, sia
quantitativo sia qualitativo, non ancora soddisfacente. In tal senso,
limpiego di sistemi di coltura artificiale, quali l'idroponica e la
coltura in vitro, potrebbe consentire numerosi vantaggi, soprattutto in
termini di standardizzazione del processo produttivo, aumento della
resa in principi attivi e miglioramento della qualit del materiale
vegetale destinato alla lavorazione industriale.
Il Dipartimento di Biologia delle Piante Agrarie dellUniversit di
Pisa e la Scuola di Studi Universitari e Perfezionamento SantAnna di
Pisa, con il patrocinio della Societ Orticola Italiana (SOI) ed in
collaborazione con la rivista Erboristeria Domani, hanno organizzato
un Workshop sulleColture Artificiali di Piante Medicinali, che si
tenuto il 20 ottobre 2006 presso la Facolt di Agraria di Pisa.
Il Workshop ha concluso il Progetto Produzione di metaboliti
secondari nelle piante medicinali in coltura artificiale"
(PROMEDICA), cofinanziato dal Ministero dell'Istruzione,
dell'Universit e della Ricerca (PRIN 2004) e coordinato dal Prof. F.
Tognoni del Dipartimento di Biologia delle Piante Agrarie di Pisa.
Il programma prevedeva 23 relazioni, alcune a carattere generale
tenute da esperti del settore, quali il Prof. Massimo Maffei (Universit
di Torino), il Dott. Sergio Fulceri (Aboca spa, San Sepolcro) e la
Dott.ssa Barbara Ruffoni (CRA Istituto Sperimentale per la
Floricoltura di Sanremo. Altri sette lavori sono stati presentati nella
Sessione poster.
11
12
Fulceri S.
Abstract
The use of medicinal plants in the herbal medicine, cosmetic and
pharmaceutical fields has increased due to the expertise of firms
which have looked with growing interest at the study of the active
substances present in plants. In the last decade, from all over the
world, evaluations have been made concerning agronomic and
product aspects, processing and extraction, supported by
pharmacological tests of old- and new generation phytoderivatives. As
a matter of fact, the evaluation of the medicinal plants sector
cannot be made without the production process analysis. Indeed the
functionality and safety of the end products derived from medicinal
plants is strongly related to the quality and characteristics of the
starting materials. In view of a research aimed to verify the possibility
by medicinal plants to undergo more extensive and more complex
physiological mechanisms, an inspection of plant physiology and
chemistry of the different species involved in this field is necessary.
Therefore, studying the secondary metabolites production by
medicinal plants is a new point of view which can definitely lead to
the discovery of new bioactive molecules.
Introduzione
La strada dellutilizzo delle piante medicinali nel comparto
erboristico, cosmetico e farmaceutico stata ormai intrapresa grazie
alla professionalit di aziende che hanno messo in pratica le
conoscenze di ricercatori e sperimentatori che hanno visto con sempre
maggiore interesse lo studio e lapprofondimento delle sostanze attive
presenti nei vegetali. Negli ultimi dieci anni, da tutto il mondo, sono
state fatte valutazioni di tipo agronomico-produttivo, di
trasformazione, destrazione supportate da prove farmacologiche di
fitoderivati di vecchia e nuova generazione come non si era mai visto.
Anche il legislatore ha ritenuto assolutamente necessario adeguarsi
alle nuove richieste del mercato e adesso le aziende produttrici di
prodotti a base di piante medicinali rientrano nel novero dofficine
autorizzate dal Ministero della Salute in ottemperanza alle indicazioni
13
14
Fulceri S.
15
16
Fulceri S.
17
18
Fulceri S.
19
20
Fulceri S.
21
22
Pacifici S. et al.
Abstract
Hydroponic technology for the cultivation of medicinal plants
could be an efficient artificial cropping system for the standardized
production of high-quality plant material for the extraction of
pharmaceutical molecules, in particular for those species, such as
Echinacea angustifolia DC, which are mainly cultivated for their roots
and develop slowly in open field. In this work, E. angustifolia plants
were grown in a hydroponic floating raft system. After the cultural
cycle (20 weeks from sowing) the plants were sampled and subdivided
in roots, leaves and, eventually, flower stems. For each organ the
growth parameters were determined and HPLC analyses of the main
caffeic acid derivatives (chlorogenic acid, echinacoside, caffeic acid,
cynarine, p-coumaric acid, ferulic acid and cichoric acid) were
performed. The plants presented a fast development (69-142 g m-2 of
50C dried roots) and, considering the short cultivation cycle, the dry
biomass production in one year could be 1.7-7.1 times higher as
compared to a traditional 2-3 years-cycle open-field crop. The dry root
metabolites concentrations were similar to those reported in the
literature or obtained from analyses of commercial samples.
Moreover, leaves and flower stems resulted rich in these substances as
well. No work has been yet reported on the applicability of
hydroponics to the cultivation of E. angustifolia.
Introduzione
Echinacea angustifolia DC
Data la crescente richiesta del mercato di prodotti medicinali
naturali, le piante officinali sempre pi sono coltivate su scala
commerciale; attualmente per la tecnica colturale non
sufficientemente ottimizzata per queste specie di nicchia (Briskin,
2000). Di conseguenza, la qualit dei prodotti e le rese delle colture
spesso non sono soddisfacenti, in particolare per quanto riguarda
specie prodotte su scala commerciale da tempi relativamente recenti
quali lE. angustifolia (Li, 1998). LEchinacea spp. (dal greco
23
24
Pacifici S. et al.
25
26
Pacifici S. et al.
27
28
Pacifici S. et al.
29
Fase vegetativa
2.50 1.33
0.14 0.02
0.74 0.31
0.12 0.02
3.24 1.59
0.32 0.13
Fase riproduttiva
1.47 0.92
0.12 0.02
10.31 4.30
0.16 0.03
1.53 1.42
0.13 0.02
13.32 2.43
0.12 0.08
30
Pacifici S. et al.
31
Echinacoside
Acido caffeico
Cinarina
Acido
p-cumarico
Acido ferulico
Acido Cicorico
Concentrazione
totale dei
metaboliti
rilevati
Parte di pianta
Foglie
Radici
Foglie su infiorescenza
Stelo fiorale e capolino
Foglie
Radici
Foglie su infiorescenza
Stelo fiorale e capolino
Foglie
Radici
Foglie su infiorescenza
Stelo fiorale e capolino
Foglie
Radici
Foglie su infiorescenza
Stelo fiorale e capolino
Foglie
Radici
Foglie su infiorescenza
Stelo fiorale e capolino
Foglie
Radici
Foglie su infiorescenza
Stelo fiorale e capolino
Foglie
Radici
Foglie su infiorescenza
Stelo fiorale e capolino
Foglie
Radici
Foglie dellinfiorescenza
Stelo fiorale e capolino
Fase
vegetativa
n.d.
414 114
2440 494
4091 620
n.d.
n.d.
57 29
1661 463
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
167 57
592 229
2665 499
6757 815
Fase
riproduttiva
140 54
447 49
111 52
125 33
1789 111
2234 595
2063 159
1815 306
n.d.
n.d.
n.d.
243 55
n.d.
1032 290
56 11
485 60
n.d.
n.d.
n.d.
703 156
n.d.
n.d.
n.d.
212 28
320 52
1028 295
105 36
876 265
2249 134
4741 727
2335 171
4460 444
32
Pacifici S. et al.
E.a. 1
1429 118
215 86
E.a. 2
E.a. 3
E.p.
1610 83 7627 209 4382 238
263 47
236 4
292 5
33
Conclusioni
Dal nostro esperimento stato possibile ottenere quantit molto
elevate di biomassa di E. angustifolia coltivata in idroponica, la cui
caratterizzazione chimica dei derivati dellacido caffeico ne ha messo
in evidenza la buona qualit dei tessuti, pur non essendo stato
utilizzato un protocollo di estrazione precedentemente ottimizzato. Le
rese hanno mostrato che questo sistema produttivo pi efficiente
rispetto alla coltivazione tradizionale in pieno campo anche per questa
specie. Durante questo studio non stata fatta una valutazione
economica della coltura fuori suolo dellE. angustifolia, che pu senza
dubbio rappresentare il punto di partenza per lavori futuri. Infatti la
potenzialit della coltivazione in floating raft system data oltre che
dallelevata resa anche dalla brevit della durata di ogni ciclo.
possibile stimare infatti di poter effettuare almeno due cicli in un
anno, mentre le piante coltivate in pieno campo vengono generalmente
raccolte al secondo o terzo anno di et.
Poich mediamente la concentrazione di metaboliti risultata poco
influenzata dallo stadio di sviluppo della pianta, la fase riproduttiva si
mostrata maggiormente efficiente in termini di biomassa prodotta.
Dal momento che le piante passano dallo stadio vegetativo allo stadio
riproduttivo in un breve periodo (pochi giorni) preferibile attendere
il picco massimo di fioritura per effettuare la raccolta.
Bibliografia
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36
Pacifici S. et al.
37
38
Raimondi G. P. et al.
39
Materiali e Metodi
Condizioni colturali
Leffetto di un moderato stress osmotico sulla risposta produttiva e
fisiologica di Echinacea angustifolia stato valutato in due
esperimenti indipendenti condotti nel campo sperimentale
dellUniversit di Napoli Federico II situato in Portici (40 51 N, 14
34E), in una serra coperta con rete ombreggiante al 60%. I semi di
Echinacea angustifolia sono stati fatti germinare in substrato di sabbia
e torba (1:1) in contenitori di polistirolo da unazienda vivaistica
specializzata che ha fornito le piantine allo stadio di 2 foglioline.
perlite collocati in vasche di m 2.0 x 2.0 x 0.30 (50 vasi utili per
vasca). Le piante sono state successivamente allevate in coltura
idroponica a ciclo chiuso ad una densit di 25 piante m-2. La
concentrazione di elementi nella soluzione nutritiva (mmol L-1) era:
13.5 NO3-, 1.5 NH4+, 1.25 PO43-, 8.75,K+, 4.25 Ca2+, 2.0 Mg2+; 3.75
SO42- pi microelementi. I trattamenti messi a confronto nei due
esperimenti sono stati: Esperimento I (sale): Testimone (T), 0.125%
NaCl p/v (S1), 0.250% NaCl p/v (S2) ; Esperimento II (prolina):
Testimone (T), 10 mmol prolina (P1); 20 mmol prolina (P2). I
trattamenti sono stati imposti 3 settimane dopo il trapianto.
NellEsperimento I, stato aggiunto sale marino alla soluzione
nutritiva, per cui le piante sono state esposte alle concentrazioni su
indicate fino alla raccolta. Nellesperimento II sono stati somministrati
0.150 L di una soluzione di prolina a ciascuna pianta, in 2 interventi
distanziati di una settimana (25 luglio e 2 agosto). Per ciascun
esperimento si adottato un disegno sperimentale a blocchi
randomizzati con due ripetizioni.
Rilievi fisiologici
Il 120 GDT) sono state effettuate tra le 11:00 e le 12:00 misure di
conduttanza stomatica e potenziale idrico fogliare sulla foglia espansa
pi giovane di 6 piante per ciascun trattamento. Il potenziale idrico
(t) stato misurato utilizzando uno psicrometro a punto di rugiada
40
Raimondi G. P. et al.
41
Resistenza stomatica
(sec/cm)
2
1,8
1,6
1,4
1,2
1
0,8
0,6
0,4
0,2
0
A
a
10
20
Resistenza stomatica
(sec/cm)
Prolina (mM)
2
1,8
1,6
1,4
1,2
1
0,8
0,6
0,4
0,2
0
0,125
NaCl (%)
42
Raimondi G. P. et al.
0,7
a a
0,2
-0,3
-0,8
-1,3
-1,8
-2,3
-2,8
10
-3,3
20
-3,8
Prolina (mM)
1,2
0,7
0,2
c
a b
-0,3
-0,8
-1,3
-1,8
-2,3
-2,8
-3,3
-3,8
b
c
0,125
0,25
NaCl (%)
43
Foglie
0
10
20
(n)
Area
fogliare
(cm2)
PF
foglie
(g)
PF
radici
(g)
SS
foglie
(%)
SS
radici
(%)
8.4
10.0
9.7
75.1
77.7
82.5
5.51
5.07
4.70
10.73
8.81
7.96
21.8
19.3
18.3
21.8 b
25.8 a
23.7 ab
Controllo
0.125 % NaCl
Foglie
(n)
PF foglie
(g)
PF radici
(g)
SS foglie
(%)
SS radici
(%)
8.6
9.1
n.s
5.40
4.70
*
10.34
7.45
*
18.0
20.0
n.s.
20.1
21.2
n.s.
44
Raimondi G. P. et al.
40
37
34
T
31
S1
28
S2
25
10.04 10.33 11.02 11.31 12.00 12.28 12.57 13.26
Tempo (h)
40
39
38
37
36
35
34
33
32
31
30
10.04 10.33
T
P1
P2
45
T
S1
P1
P2
Att.antiossidante (ABTS)
[mmoli trolox/100g PF]
0.42
0.65
0.61
0.58
Bibliografia
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47
48
Giorgi A. e Licheri G. L.
49
50
Giorgi A. e Licheri G. L.
51
spettrofotometrico che prevedeva lutilizzo del reagente il FolinCiocalteau, lacido gallico come fenolo di riferimento e la lettura
dellassorbanza a 765 nm (Singleton, V.L., et al 1965; Trouillas, P., et
al 2003).La misurazione del potere antiossidante stata realizzata
mediante un saggio colorimetrico che prevede lutilizzo del radicale
libero stabile 2,2-diphenyl-1-picrylhydrazyl 2,2-difenil-1-picrilidrazile
(DPPH) e la lettura dellassorbanza a 517 nm. I risultati relativi al
contenuto in fenoli sono espressi in mg/g di peso fresco, mentre quelli
dellattivit antiossidante in termini di 1/IC50 dove lIC50 la
quantit di estratto in grado di determinare una riduzione
dellassorbanza di una soluzione di DPPH (0.1 mg/mL) del 50%. (Hu
Fenglin et al., 2003; Trouillas et al., 2003; Marco, 1968; Blois, 1958).
Tabella 1. Composizione soluzione nutritiva
Elemento
N
Ca
P
K
Mg
Fe
B
Mn
Cu
Zn
Mo
Sale
Ca (NO3)2
CaSO4
K2HPO4
K2SO4
MgSO4
Fe EDTA
H3BO3
MnSO4
CuSO4
ZnSO4
Na2MoO4
Contenuto
1- 0.1 mM
0.6 mM
0.15 mM
0.9 mM
0.3 mM
14.0 M
13.8 M
2.7 M
0.24 M
0.09 M
0.03 M
Risultati e discussione
Lo stress da carenza dazoto ha determinato significative variazioni
nella produzione di biomassa e nel metabolismo secondario di
52
Giorgi A. e Licheri G. L.
N1
25,00
N0.1
20,00
15,00
10,00
5,00
0,00
T e si
53
1/IC 50
1200,0
1000,0
+N
800,0
-N
600,0
400,0
200,0
0,0
Tesi
54
Giorgi A. e Licheri G. L.
55
Gestione
dellAgroecosistema,
Riassunto
Sono state effettuate alcune analisi floristiche allo scopo di valutare
la dinamica di infestazione di malerbe in colture medicinali in modo
da ottimizzare i metodi preventivi per il loro controllo. In particolare,
lobiettivo della sperimentazione stato quello di stabilire le relazioni
esistenti tra le agrotecniche utilizzate e la dinamica delle malerbe. Le
prove sono state effettuate in Toscana ed Umbria (Azienda Aboca)
dove sono state selezionate 12 colture che differivano fortemente tra
loro in termini di gestione agronomica. Preliminarmente stata
effettuata la valutazione dei semi di malerbe presenti nel suolo in
modo da verificarne la dinamica di emergenza nelle varie colture.
Dopo la valutazione del tasso di emergenza, risultato intorno al 2,5%
nelle diverse colture, sono state effettuate delle analisi sullevoluzione
floristica della vegetazione emersa in modo da poter stabilire eventuali
relazioni con aspetti agronomici come frequenza di sfalcio della
coltura e durata del relativo impianto. Allaumento della frequenza di
sfalcio si assistito ad una diminuzione delle specie in grado di
disseminare prima di tale disturbo. Inoltre, tale elevata frequenza di
sfalci tende ad aumentare la densit relativa delle graminacee e delle
specie a ciclo perenne. E stata poi rilevata una certa associazione tra
malerbe annuali con colture annuali e tra malerbe perenni con colture
perenni. Infine stata discussa limportanza dellimplementazione
delle conoscenze sulla biologia ed ecologia della flora infestante in
quanto ritenute un importante strumento nel controllo delle malerbe
in sistemi colturali gestiti con metodi biologici.
56
Benvenuti S.
Abstract
In order to predict weed dynamics in medicinal crops and
consequently to optimize the preventive methods for weed control in
organic agriculture, floristic evaluations were carried out to
investigate the relations among the adopted agrotechniques and the
consequent weed dynamics. Experiments were carried out in Tuscany
and Umbria (Aboca Farm) where 12 different medicinal crops were
selected as a function of the respective different agrotechniques. A
preliminary seedbank analysis was carried out to investigate the
successive weed dynamics in each crop. After the evaluation of the
seedbank emergence rate, approximately 2.5 % in the several crops,
the evolution of the several phytocenoses were related to some
agronomic parameters such as crop cutting frequency and duration of
the crop agronomic cycle. At the increasing of the cutting frequency,
the long-cycle weed species decreases. In addition, the cuttingfrequency increases both grasses and perennial weeds. While annual
crops are linked to annual weeds, perennial crops are linked even to
perennial weeds. The implementation of the knowledge on weed
biology and ecology is discussed and considered as an important
tool for weed management in organic agricultural systems.
Introduzione
La coltivazione in biologico di specie medicinali impone
laccettazione del concetto di convivenza della coltura con le
fitocenosi spontanee (Benvenuti e Macchia, 2003), la cui gestione
agronomica risulta comunque essenziale per il raggiungimento di
produzioni economicamente sostenibili sia sotto un profilo
quantitativo che qualitativo (Maas, 1978). Linterferenza colturamalerba, sia di tipo competitivo che allelopatico, tende infatti a
determinare quel calo di resa che quasi sempre aggravato
dallindesiderata presenza di residui di malerbe nel prodotto raccolto.
Tale presenza, risulta talvolta di particolare dannosit quando essi
conferiscano sgradevoli caratteristiche organolettiche al prodotto
finito o persino tossicit nei casi in cui le impurezze derivano da
57
58
Benvenuti S.
59
Durata
ciclo (anni)
Densit
N. sfalci IrrigaTipologia
impianto
impianto
annuali zione
-2
(p. m )
3-4
Trapianto
4.5
Si
3-4
Semina
7.5
Si
3-4
Talea
4,5
Si
3-4
Talea
3.2
Si
3-4
Talea
3.8
Si
3-4
Trapianto
4.0
Si
3-4
Trapianto
4.0
Si
3-4
Trapianto
5.5
Si
3-4
Trapianto
9.5
Si
3-4
Talea
4.5
Si
Semina
35
No
Semina
25
Si
60
Benvenuti S.
61
Numero di
specie
3
3
5
3
8
3
1
3
2
2
2
15
3
2
1
3
3
1
2
3
2
3
2
1
5
81
Terofite
7
2
7
2
7
5
4
3
2
<1
2
18
3
4
<1
3
4
5
2
2
<1
3
2
<1
<1
78
Densit relativa %
Emicriptofite
0
2
2
<1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
2
0
0
0
0
0
<1
0
0
0
<1
0
7
Neofite
0
0
0
0
0
0
0
3
0
0
0
8
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
3
15
62
Benvenuti S.
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
0
Grindelia robusta
Escholtzia californica
Mentha piperita
Cynara cardunculus
Passiflora incarnata
Echinacea pallida
Filipendula ulmaria
Matricaria chamomilla
Media 2.5%
Melissa officinalis
Malva sylvestris
Marrubium vulgare
Hypericum perforatum
Colture
Figura 1. Tasso di emergenza della seedbank nelle varie colture
espressa come % delle plantule emerse rispetto ai semi presenti. Le
barre verticali = SE.
In pratica il 97,5% dei semi resta quiescente o dormiente nel suolo
a conferma che solamente una piccola porzione dei semi interrati nel
suolo tende annualmente a germinare. Tale scalarit di germinazione
, infatti, una caratteristica della flora spontanea che in quanto assume
una cruciale importanza nel consentire una continua ri-colonizzazione
dellagroecosistema in seguito a quei disturbi agronomici (ad esempio
le lavorazioni del suolo) che tendono ad eliminare quasi
completamente la vegetazione presente. Mentre i fattori di
decadimento della seedbank sono costituiti prevalentemente dalla
germinazione dei semi, i fattori di ingresso sono costituiti quasi
unicamente dalla disseminazione delle piante presenti. Leccezione a
questa regola dovuta allaccidentale introduzione di semi di malerbe
presenti nella semente utilizzata come tipicamente accade nella coltura
di Camomilla (osservazione personale), quasi sempre impiantata con
semente contaminata da semi di papavero in quanto pressoch
inseparabili dagli analogamente piccoli semi della coltura. Comunque,
nonostante questa eccezione, la frequenza di sfalcio della coltura che
63
Flora disseminante
(% rispetto al totale)
64
Benvenuti S.
Densit relativa %
100
graminacee
80
specie perenni
60
40
20
0
65
100
80
60
terofite
emicriptofite
40
geofite
20
0
Figura 4. Relazione tra durata del ciclo agronomico delle varie colture
e densit relativa di terofite, emicriptofite e geofite.
66
Benvenuti S.
67
68
Benvenuti S.
69
70
Angelini L. G. et al.
Abstract
Prior to the synthesis of dyes from by-products of the
petrochemical industry all colour was derived from natural sources,
including plants. From the Middle Age on, the cultivation of indigo
delivering plants, such as woad (Isatis tinctoria L.), and the further
processing and dying became an important economic factor in
Europe. When, at the end of the 19th century, synthetic indigo replaced
natural indigo for large-scale dyeing, one of the reasons was that the
synthetic product was not only cheaper but was consistently purer.
Now with a renewed and increasing interest in the naturally sourced
product, the purity of natural indigo becomes once again an important
consideration in determining the extent to which the dyeing industry
will actually take up the natural product. In order to produce plant
material with the highest quality and the lowest production costs, a
redefinition of the best management practices is necessary for indigo
delivering crops, such as woad, which, although not new crop for
Europe, was cultivated during Medieval times according to traditional
practices that need updating. Within a European Commission-funded
research and development project (Sustainable Production of Plantderived Indigo - Spindigo), which aims to reintroduce indigo-yielding
crops to European agriculture, sustainable and efficient crop
production and indigo extraction methods, have been studied. The
yield and quality in term of purity have been increased, to meet the
demands of consumers for environmentally sound textiles and to
improve the economic returns. In this paper some results obtained for
woad and dyers knotweed are presented.
Introduzione
Nella tintura tessile con colori naturali, lindaco riveste una
posizione unica essendo il pi importante colorante naturale blu (CI
Vat Blue 1). L indaco naturale si ricava da numerose specie vegetali
molto diversificate sia per caratteristiche botaniche e biologiche che
per areale di origine. Le specie storicamente pi importanti sono il
guado (Isatis tinctoria L.), la persicaria dei tintori (Polygonum
Le piante da indaco
71
72
Angelini L. G. et al.
Le piante da indaco
73
74
Angelini L. G. et al.
Le piante da indaco
75
76
Angelini L. G. et al.
Le piante da indaco
77
78
Angelini L. G. et al.
Le piante da indaco
79
arrivare fino al 30% in peso del totale quando lindaco puro raggiunge
il 40% (John e Angelini, 2003). Pur essendo il suolo una entit
complessa e variabile, quello che stato dimostrato che esiste una
forte interazione tra il suolo e lindaco, potendo stabilire questultimo
dei legami a ponte di idrogeno con le particelle del suolo. Anche la
struttura cristallina dellindaco (Ssse et al., 1988) e la sua capacit di
creare dei legami chimici con la cellulosa durante la fase di tintura
dimostra la propensione di questa molecola a formare legami ad
idrogeno.
La produzione dellindaco naturale il pi puro possibile, richiesta
da alcuni settori produttivi come quella della cosmesi, risulta quindi
legata alla massima eliminazione di suolo e di altri contaminanti. Oltre
ad un insieme di misure messe in atto per consentire di produrre un
prodotto di elevata qualit con una elevata concentrazione di
precursori e lottimizzazione della tecnica di estrazione (lavaggio,
filtrazione dellestratto, riduzione dei tempi di estrazione in acqua,
ecc.), la possibilit di sviluppare la coltivazione senza suolo, in coltura
idroponica pu rappresentare una via tecnicamente ed
economicamente interessante. Iniziative in questo senso sono state
discusse ed elaborate nellambito del consorzio di ricerca del Progetto
Spindigo su sollecitazione di unazienda inglese (la Hydroponic Herbs
Limited) interessata a proporre lindaco naturale nel settore della
cosmesi.
Conclusioni
La produzione della materia tintoria e lavvio di una filiera
produttiva agro-industriale di indaco naturale interessa tuttavia,
numerose problematiche in parte ancora irrisolte di tipo agronomicoproduttivo (tecnica colturale, stagionalit delle produzioni,
organizzazione aziendale, stoccaggio), ma soprattutto di tipo
tecnologico (disponibilit di impianti di estrazione), di tipo
economico-sociale (costo finale di produzione del colorante,
interventi di sostegno per la realizzazione di impianti di
trasformazione e/o estrazione, formazione degli operatori) ed infine di
tipo ecologico e ambientale (logistica dei trasporti, bilanci agro-
80
Angelini L. G. et al.
Le piante da indaco
81
82
Angelini L. G. et al.
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Le piante da indaco
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Monoterpeni
85
86
Monoterpeni
87
88
Monoterpeni
89
90
Monoterpeni
91
92
Monoterpeni
93
94
Giri,A.P.,
Sun,Z.K.,
Verstappen,F.W.A.,
Bertea,C.M.,
Jongsma,M.A., Schwab,W., and
Monoterpeni
95
96
97
98
Ferracane R. et al.
Astract
Echinacea is a popular herb used primarily to reduce the symptoms
and duration of colds and flu-like illnesses.
The major active compounds isolated from Echinacea include
polysaccharides, caffeic acid derivatives and alkylamides. The aim of
this study was the comparison of two extractive methods (conventional
and innovative with supercritical fluid, SFE), the chemical
characterization of the extracts and the evaluation of their stability
during storage at 4C. The several extracts have been analyzed also
for the antioxidant activity using ABTS spectrophotometric assay. In
this work the identification and characterization of phenolic
compounds and alkamides in Echinacea angustifolia roots by liquid
chromatography coupled to mass spectrometry in tandem mode
(LC/MS/MS) with electrospray ionization (ESI) was also reported.
Results show that conventional extracts are richer in antioxidant
metabolites than SFE extracts, which selectively contain the lipophilic
components. All extracts are quite stable during storage at 4C for
three months, an interesting feature for the commercialization of
Echianacea based products.
Introduzione
L'Echinacea appartiene alla famiglia delle Asteracee. Esistono
diverse specie del genere Echinacea, le pi importanti sono:
l'Echinacea purpurea, la angustifolia e la pallida. LEchinacea
angustifolia una delle tre specie di Echinacea disponibile
commercialmente ed ha un alto valore di mercato (Li, 1999; Davies,
1999); infatti, alla angustifolia viene in genere riconosciuto un pi alto
valore terapeutico, ma non esistono dati clinici a sostegno della sua
presunta superiorit (Pepping, 1999). Evidenze provenienti da studi
clinici, condotti su una popolazione ridotta di pazienti, suggeriscono
che il trattamento con Echinacea pu essere efficace nel trattamento
precoce delle infezioni acute delle alte vie respiratorie (Barrett et al.,
1999). I principali metaboliti bioattivi presenti nelle diverse specie di
Echinacea sono composti polifenolici (acido caffeico, acido
99
100
Ferracane R. et al.
SFE I
Condizioni di estrazione
Vessel: 10 mL
Campione 6 g
Temperatura: 45C
Flusso CO2: 1L/min (gas)
Pressione: 90 bar
Estrazione statica: 30 min
Estrazione dinamica: 120 min
Schema 1
SFE II
Condizioni di estrazione
Vessel: 10 mL
Campione 6 g
Temperatura: 45C
Flusso CO2: 1L/min (gas)
Pressione: 200 bar
Estrazione statica: 30 min
Estrazione dinamica: 120 min
SFE III
Condizioni di estrazione
Vessel: 10 mL
Campione 6 g
Temperatura: 45C
Flusso CO2: 1L/min (gas)
Pressione: 200 bar
Co-solvente: 5% metanolo
Estrazione statica: 30 min
Estrazione dinamica: 120 min
101
102
Ferracane R. et al.
Resa
6.6%
15.9%
19.0%
0.40%
0.25%
0.45%
103
Dai dati riportati si osserva che si ottiene una resa molto maggiore
con lestrazione convenzionale ed in particolare con una soluzione
idroalcolica metanolo/acqua (70:30, v/v) acidificata allo 0,1% con
acido formico.
I composti polifenolici sono stati identificati in base al loro peso
molecolare, al pattern di frammentazione e al confronto del loro tempo
di ritenzione (tR) e spettro UV con quello degli standards. Nella
tabella 2 sono riportati i composti polifenolici identificati, il tR, il peso
molecolare e la frammentazione ottenuta.
Tabella 2. Composti fenolici identificati mediante spettrometria di
massa
Composto
Caffeil diexoside
Acido clorogenico
Echinacoside
Acido caffeico
Luteolina-glicosil
glucoronide
Cinarina
Acido cicorico
Tempo di
ritenzione (min)
6.19
7.13
8.03
9.11
11.38
[MH]m/z
503
353
7868
179
623
Frammenti
MS/MS m/z
341; 179
191
623
135
461
13.87-15.65
13.73
515
473
353; 191
311; 293;149
104
Ferracane R. et al.
tR
m/z
[MH]+
m/z
[MNa]+
Composto
22.07
230
252
undeca-2E,4Z-diene8,10-dynioc acid
isobutilamide o undeca2Z,4E-diene-8,10- dynioc
acid isobutilamide
23.84
231
253
N.I.
24.23
233
255
24.23
244
266
dodeca-2Z,4E-diene8,10-diynoic acid
isobutilamide
24.9
237
259
N.I.
27.03
248
260
dodeca-2E,4E,8Z,10Ztetraenoic acid
isobutilamide
27.25
239
261
N.I.
29.33
286
308
N.I.
31.9 e
32.11
241
263
N.I.
105
C +D
B
F G
106
Ferracane R. et al.
SFE
III
Ac. caffeico
66.64
96.36
100
61.64
Ac. cicorico
31.91
75.31
100
13.34
Cinarina
73.72
100
93.02
64.30
Ac. clorogenico
48.13
97.42
100
18.78
Caffeil-diexoside
99.11
99.70
100
98.52
Echinacoside
40.50
87.00
100
14.88
Luteolina glicosilglucoronide
97.87
100
98.84
96.32
107
SFE III
9.5
8.7
10.8
16.4
4.2
21.5
13.5
13.7
SFE II
8.6
5.9
11.3
8.0
11.0
7.3
14.2
7.8
SFE I
26.6
17.9
16.0
34.7
7.2
19.9
15.8
27.3
Metanolo
100
100
100
100
100
100
100
83.0
MeOH/H2O
acidificato
69.3
56.6
34.5
67.9
34.0
83.0
65.2
MeOH/H2O
90.6
84.5
76.4
82.0
97.0
97.0
85.0
90.0
100
108
Ferracane R. et al.
moli trolox/100g
93.791
108.592
69.403
0.277
0.248
0.395
Conclusioni
I risultati del seguente studio hanno permesso una caratterizzazione
mediante spettrometria di massa tandem (LC/MS/MS) di tutti i
metaboliti di interesse descritti in letteratura e lindividuazione di
metaboliti non ancora identificati.
Il confronto fra lestrazione di radici di Echinacea angustifolia con
due metodi diversi (convenzionale e con fluidi supercritici), ha
permesso di concludere che lestrazione convenzionale ed in
particolare quella con soluzione idroalcolica metanolo/acqua (70:30,
v/v) acidificata, presenta una resa maggiore, rispetto allestrazione
supercritica. Tuttavia le alchilammidi essendo di natura lipofila sono
109
110
Ferracane R. et al.
111
112
Nutricati E. et al.
Introduzione
Eampiamente riportato nella letteratura scientifica internazionale
che la bardana (Arctium lappa), pianta asteracea molto diffusa e
conosciuta soprattutto nella tradizione della medicina cinese, possiede
innumerevoli effetti benefici. A parte gli effetti positivi riportati nei
confronti dei disturbi cutanei, nella cura della gotta e nello stimolo
delle difese del corpo umano riportato per questa pianta un effetto
depurativo collegato al fatto di avere propriet diuretica e di essere un
valido stimolatore della funzionalit biliare ed epatica, attivit alle
quali
affianca
un'interessante
azione
ipoglicemizzante,
ipocolesterolemizzante (Spignoli et al, 1999). Diversi studi in vitro
hanno dimostrato un effetto antinfiammatorio, antiossidante ed
epatoprotettivo nei confronti di molti agenti tossici (Lin et al,. 1996).
I componenti del fitocomplesso responsabili di tali attivit sono
rappresentati dagli acidi caffeilchinici, composti polifenolici quali
lacido clorogenico, lacido caffeico, lacido isoclorogenico e dai
lignani quali daucosterolo, arctigenina, arctiina, matairesinolo e
lappaoli. E importante sottolineare che anche per gli acidi
caffeilchinici, presenti in misura significativa nella bardana, stata
descritta una potente attivit nei confronti di molti agenti epatotossici.
Gli estratti metanolici provenienti dai semi hanno dimostrato
propriet antitumorali nei confronti di cellule cancerogene della
prostata, mentre larctina estratta dai semi ha dimostrato effetti
protettivi nei confronti della carcinogenesi indotta in cellule
mammarie, pancreatiche, intestinali in esperimenti condotti in vivo su
femmine di ratti (Hirose et al, 2000).
Nelle foglie i principali costituenti bioattivi sono rappresenati
dallarctina, dallarctigenina e dallonopordopicrina, non sono presenti
in letteratura studi capaci di evidenziare gli effetti degli estratti
ottenuti a partire da foglie (Liu et al,.2005). Diversi studi riportano
che le radici di bardana posseggono svariate attivit farmaceutiche che
includono lattivit antibatterica, antimutagena, antiossidante,
epatoprotettiva ed antinfiammatoria tutte riconducibili allazione
radical scavenger dei principali costituenti bioattivi (Lin et al. 1996,
Maruta et al.1995).
113
Materiali e metodi
Reagenti
Tutti i solventi e i reattivi sono stati acquistati dalla Merck
(Germania) ed hanno una purezza grado HPLC. Le radici, le foglie ed
i semi di bardana provengono da agricoltura biologica. Essi
provengono, in particolare da BIOPLANTA (MT, Italy), Rocca dei
Fiori (BO, Italy) e dallazienda agricola Campovioletto (MI, Italy).
Gli standard utilizzati per lidentificazione dei composti antiossidanti
della bardana: acido caffeico, acido clorogenico, quercetina, luteolina,
quercetina-ramnoglucoside (rutina), luteolina glucoside, quercetina
ramnoside (quercitrina), quercetina glucoside sono stati acquistati alla
Sigma. Lacido dicaffeilchinico (cinarina) e lacido dicaffeiltartarico
(cicorico) sono stati acquistati alla ChromaDex (Laguna Hills, CA,
USA). Tutti gli standard di lignani (arctiina, arctigenina, lappaolo A,
lappaolo C, arctignano E e matairesinolo) sono stati purificati dagli
estratti di semi di bardana attraverso lutilizzo di un HPLC-UV/VIS
alla lunghezza donda di 280 nm con le stesse condizioni
cromatografiche descritte nella sezione LC/MS/MS. Le frazioni dei
diversi composti sono state raccolte dallHPLC, liofilizzate,
successivamente risospese in metanolo ed utilizzate per le analisi
LC/MS/MS.
Estrazione dei campioni
3g di materiale vegetale essiccato ( radici, foglie e semi) sono state
estratte con 30 mL di una miscela metanolo/acqua (70:30 v/v) in un
bagnetto ad ultrasuoni per 30 minuti a temperatura ambiente. Le
miscele sono state successivamente centrifugate a 4000 rpm, filtrate
con un filtro di carta Whatman (Inghilterra) e quindi utilizzati per le
analisi LC/MS/MS.
Analisi LC/MS/MS
Le separazioni cromatografiche sono state ottenute utilizzando un
HPLC equipaggiato con due micropompe serie 200 (Perkin Elmer,
114
Nutricati E. et al.
115
Acido
clorogenico
cinarina
Acido
caffeico
arctina
Lappaolo C
matairesinolo
Lappaolo A
Arctinano E
Lappaolo F
arctigenina
116
Nutricati E. et al.
Acido
clorogenico
cinarina
Acido
caffeico
quercetina ramnoside
arctina
quercetina e
luteolina
Acido
clorogenic
Acido
caffeico
rutina
cinarin
quercitri
quercetina e
luteolina
117
Conclusioni
Lo studio condotto ha consentito di ottenere una caratterizzazione
LC/MS/MS dei metaboliti bioattivi delle diverse parti (radici, foglie e
semi) delle piante di bardana. Le indagini allo spettrometro di massa
118
Nutricati E. et al.
119
120
Nutricati E. et al.
Abstract
Phenylalanine ammonia lyase (PAL; E.C.4.3.1.5) is the gateway
from primary metabolism into the important secondary
phenylpropanoid metabolism in plant. (Hahlbrock and Scheel, 1989).
PAL catalyses the non oxidative elimination of ammonia from L-Phe
to give trans-cinnamate, a precursor of numerous phenylpropanoid
compounds that fulfil various essential functions as mechanical
supports (lignins) (Whetten and Sederoff, 1995), as protectans against
biotic and abiotic stress (Dixon and Paiva 1995), as pigments like the
anthocyanins (Holton and Cornish, 1995). Because of its key role in
secondary phenylpropanoid metabolism and secondary metabolites,
PAL is one of the most extensively studied plant enzymes. A PAL gene,
designed PaPAL was isolated from Passiflora incarnata with a full
length cDNA of 2384 nucleotides; a partial cDNA of 1987
nucleotides, named EcPAL, was obtained from Echinacea angustifolia
roots. The expression analysis of the two genes revealed that the
PaPAL gene is expressed in young leaves at the first stage of
development, whilst the EcPAL is expressed only in the roots of
Echinacea plants cultivated in hydroponic cultivation. These results
indicate that the expression of PAL genes is highly regulated by the
culture conditions and the stage of development.
Introduzione
Le piante sono in grado di produrre migliaia numerosi composti
chimici, molti dei quali vengono utilizzati come composti medicinali.
Nonostante che nel XX secolo i notevoli progressi della chimica
abbiano ridotto molto limportanza e luso delle piante medicinali, nel
corso degli anni novanta linteresse per le piante medicinali
notevolmente cresciuto in tutti i paesi maggiormente industrializzati.
Il successo dei principi attivi di origine vegetale testimoniato dal
fatto che alcune delle maggiori compagnie farmaceutiche americane
hanno cominciato a produrre fitomedicine (Glaser, 1999). Molte
sostanze un tempo estratte dalle piante hanno ceduto il passo a
molecole di sintesi, a volte pi efficaci e sicuramente pi economiche
121
122
Nutricati E. et al.
123
124
Nutricati E. et al.
125
Risultati e discussione
Ricerca in banca di sequenze geniche PAL
Lo scopo del lavoro la caratterizzazione di un gene chiave, la
fenilalanina ammonio liasi (PAL) coinvolta nella via biosintetica dei
fenilpropanoidi in specie quali Echinacea angustifolia e Passiflora
incarnata. Data la scarsa disponibilit nelle banche dati (European
Molecular Biology Organization, EMBO) di sequenze relative a tali
specie la fase preliminare ha previsto una ricerca di geni PAL
omologhi in Arabidopsis thaliana, organismo vegetale il cui genoma
stato completamente sequenziato. A tale fine, stata condotta una
ricerca nelle banche dati TAIR (http://www.arabidopsis.org), NCBI
(http://www.ncbi.nml.nih.gov) ed EMBL (http://www.ebi.ac.uk). La
ricerca ha rivelato in Arabidopsis lesistenza di una famiglia costituita
da 4 geni codificanti PAL (At2g37040, At3g53260, At5g04230,
At3g10340). Al fine di richiedere cloni full-length, sono state
analizzate le collezioni di EST/cDNA disponibili presso il Kazusa
DNA Research Institute (http://www.kazusa.org.jp) e Salk Institute
Genomic Analysis Laboratory (http://www.signal.salk.edu). Diversi
cloni full-length sono stati individuati per i geni PAL1, PAL2, PAL4,
alcuni dei quali sono stati ordinati allArabidopsis Biological
Resource Center (ABRC). I cloni cos individuati risultano utili quali
sonde eterologhe per lo studio dellespressione dei geni di interesse in
Passiflora incarnata ed in Echinacea angustifolia.
Allo scopo di effettuare il clonaggio del gene codificante lenzima
fenilalanina ammonio liasi (PAL) in Passiflora incarnata ed
Echinacea angustifolia, stata effettuata una ricerca in database
pubblici per sequenze aminoacidiche di PAL in altre specie vegetali,
poich per le specie oggetto di studio sono depositate pochissime
sequenze geniche. Tale ricerca ha permesso di individuare numerose
sequenze geniche codificanti PAL appartenenti a diverse specie
vegetali, e sono state prese in considerazione le sequenze
aminoacidiche dedotte che possedevano unelevata identit (circa
l80%) con la sequenza aminoacidica di PAL1 di Arabidopsis thaliana
(Fig. 1). Le sequenze aminoacidiche di PAL considerate appartengono
126
Nutricati E. et al.
127
128
Nutricati E. et al.
A)
129
A)
B)
Figura 3. A) Analisi dellespressione mediante RT-PCR del gene
EcPAL di Echinacea in radici di piante coltivate in coltura idroponica
(1) e con il metodo tradizionale (2). B) LRNA ribosomale sottoposto
a corsa elettroforetica e colorato con etidio bromuro indica lutilizzo
di uguali quantit di RNA.
I risultati ottenuti suggeriscono che lespressione dei geni PAL
funzione dello stato fisiologico della pianta e dello stadio di sviluppo,
in accordo con studi precedenti che hanno evidenziato come stress
abiotici e biotici determinino un aumento dellattivit dellenzima,
come ad esempio nelle Leguminose, dove il virus del mosaico del
tabacco induce lattivit della PAL, cui fa seguito uninduzione di
fitoalessine antimicrobiche (Jones, 1984, Lambers et al., 1998)).
Lidentificazione di ulteriori sequenze PAL da Passiflora ed
Echinacea permetter di studiare le possibili funzioni della PAL in
relazione ad una maggiore produzione di composti medicinali,
probabilmente correlata alle condizioni ottimali di coltura, a
particolari fasi di crescita e a specifici tessuti.
130
Nutricati E. et al.
Bibliografia
1. Dixon, R.A.and Paiva, N.L. 1995. Stress-induced phenylpropanoid
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131
132
Tommasi L. et al.
B. purpurocaerulea
133
134
Tommasi L. et al.
Decotto tradizionale
Estratto etanolico
Macerazione in alcol
100.16.7
etilico
Macerazione in acqua 84.65.1
ODF
(mg/g
P.S.)
43.27.2
37.110.1
AR
(mg/g
P.S.)
8.12.1
2.10.6
AC
(mg/g
P.S.)
1.30.8
< L.Q.
52.83.6
9.31.9
2.10.7
24.22.1
11.42.8
3.41.1
20 ppm
90
40 ppm
80
60 ppm
70
80 ppm
60
50
AA %
40
30
20
BHT
Silimarina
Macerazione
in acqua
Macerazione
in alcol
Decotto
Estratto
etanolico
10
B. purpurocaerulea
135
Decotto fresco*
Decotto fresco
Silimarina
Ac. ferulico
Ac. clorogenico
Attivit Antiossidante
AA %
EC50
TEC50
ARP
55.52.6
9.20.5 a
27.31.5 a 112.55.2 a
a
5.40.3 b 112.55.6 b 0.70.4 b.c 8.90.5 b
1.40.1 c 554.328.3 c 66.03.6 d 1.8 0.1 c
2.80.2 d 218.711.6 d 8.10.5 e
4.60.3 d
2.60.2 d 208.810.4 d 0.4 0.2 b 4.80.2 d
136
Tommasi L. et al.
80
variazione % rispetto al
controllo non trattato
60
40
20
0
-20
-40
0
0,3
12
15
decotto (g/ml)
B. purpurocaerulea
137
Conclusioni
Le diverse prove di quantificazione e caratterizzazione della
componente fenolica del decotto ottenuto da B. purpureocaerulea e
dei suoi vari estratti e la conseguente valutazione dellattivit
antiossidante e dellattivit biologica in vitro sembrano confermarne
lattivit biologica attribuita, dalla tradizione popolare, alla pianta.
In particolare, le possibili propriet curative (epatoprotezione) che
sembrano derivare allassunzione giornaliera del decotto potrebbero
essere dovute non tanto alla presenza di singoli componenti, quali
acido rosmarinico ed acido caffeico, ma allazione sinergica dei vari
componenti. Infine, mediante test cellulari preliminari, stato
evidenziato che il decotto ottenuto da B. purpureocaerulea. sembra
indurre un incremento della vitalit cellulare delle cellule HepG2
anche quando queste sono state preventivamente trattate con perossido
di idrogeno.
Ringraziamenti
Si ringrazia il Laboratorio di Anatomia Comparata dellUniversit
di Lecce diretto dalla Prof.ssa Dini, ed in particolare la Dott.ssa
Chionna, per lindispensabile contributo nellesecuzione dei test su
cellule HepG2.
Bibliografia
1. Baronetto, L. 1977. Polifenoli e tecnica enologica. Ed agricole
(Eds.), Bologna, IT, pp. 111-119.
2. Bondet, V., Brand-Williams, W., Berset, C. 1997. Kinetics and
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Free Radical Method to Evaluate Antioxidant Activity. Lebensm.Wiss. u.-Technol. 28: 25-30.
138
Tommasi L. et al.
139
140
Sgherri C. et al.
Introduzione
Sia lindustria che la ricerca scientifica mostrano un interesse
sempre pi crescente nei confronti delle spezie e delle erbe aromatiche
a causa della presenza di antiossidanti e per le loro propriet
antimicrobiche. Queste caratteristiche sono dovute alla presenza di
molecole fitochimiche attive quali vitamine, flavonoidi, terpenoidi,
carotenoidi, ecc. Grazie a questi nutrienti, le spezie e le erbe
aromatiche sono considerate componenti essenziali per diete e terapie
mediche dal momento che stata dimostrata la loro capacit di
ritardare sia linvecchiamento che il deterioramento dei tessuti
biologici dovuto alla formazione di specie reattive dellossigeno, ROS
(Calucci et al., 2003). Queste ultime, infatti, sono prodotti normali del
metabolismo aerobio e la loro produzione pu risultare accelerata in
presenza di condizioni stressanti che alterano i processi di trasporto
elettronico cellulare (Sgherri et al., 1996). Dalla formazione di ROS si
arriva, attraverso una serie di reazioni a catena, alla perossidazione
lipidica che provoca danni alla componente lipidica delle membrane,
alterandone la struttura e provocando danni cellulari (Navari-Izzo et
al., 2000; Sgherri et al., 1996). Limportanza degli antiossidanti nel
prevenire questi danni rende le spezie e le erbe aromatiche, di cui esse
sono ricche, utili anche come agenti conservanti naturali dei cibi
(Calucci et al., 2003).
Nelle cellule vegetali si possono distinguere fondamentalmente due
tipi di antiossidanti: idrofili e lipofili. Tra i primi risultano di
particolare importanza la Vitamina C (acido ascorbico) ed il
Glutatione (GSH), tra i secondi la Vitamina E (tocoferolo) ed i
carotenoidi.
Per la determinazione del potere antiossidativo di un estratto
vegetale consolidato luso di metodi che prevedono limpiego di
radicali liberi stabili. Solitamente questi radicali liberi sono colorati e
ne viene seguita spettrofotometricamente la scomparsa, in presenza di
un antiossidante (Pellegrini et al., 1999). Un radicale largamente
impiegato a questo scopo il catione radicalico ABTS+ [acido 2,2azinobis(3-etilbenzotiazolin-6-solfonico)].
Lo scopo del presente lavoro stato quello di determinare il potere
antiradicalico di estratti di foglie di Salvia officinalis L. mettendo a
141
142
Sgherri C. et al.
DPPH
SF
DPPH
SF
3210
3232
3254
3276
3298
3320
Gauss
Figura 1. Spettri ESR del radicale DPPH (nero) e sale di Fremy (SF,
rosso).
I radicali impiegati per le misure, seppur stabili, hanno una loro
emivita decadendo spontaneamente nel tempo con una cinetica del 1
ordine (Fig. 2, 3) dovuta al disproporzionamento del radicale. In
presenza degli antiossidanti estratti dalla salvia, la cinetica di
decadimento del radicale sale di Fremy e DPPH, rispettivamente per
lestratto acquoso e lipidico, risultava di 1 e 2 ordine a seconda che
nella miscela di incubazione la quantit di antiossidante fosse in
eccesso o paragonabile al numero di molecole radicaliche. Il fatto che
le cinetiche di decadimento in presenza degli estratti di salvia
presentino una costante di velocit di 10 e 100 volte superiore
rispettivamente per il sale di Fremy ed il DPPH a paragone della
costante di velocit del decadimento del solo radicale, e che esse
risultino di 1 o 2 ordine, fornisce garanzie riguardo la
proporzionalit tra variazione di ampiezza ESR ad un determinato
tempo e quantit di antiossidanti presenti. Infatti, questultimo fatto
indica che il radicale, sia esso sale di Fremy o DPPH, reagisce con
lantiossidante presente con una stechiometria 1:1.
143
Ampiezza EPR
1760
K = 0.000168 sec^(-1)
1320
SF
SF; Fitting 1 ord.
SF + Salvia
880
440
K = 0.001651 sec^(-1)
0
-335
532
1399
2266
3133
4000
sec
1600
K = 2.0588e-6 sec^(-1)
1280
Ampiezza EPR
DPPH
DPPH + Salvia
DPPH; Fitting 1 Ord.
DPPH + Salvia; Fitting 2 Ord.
960
640
320
0
-1000
3400
7800
12200
16600
21000
Sec
144
Sgherri C. et al.
400
300
200
100
SF
ABTS+
)/g s.f.
16
10
n radicali SF ridotti (x 10
16
500
400
300
200
100
0
DPPH
ABTS+
500
)/g s.f.
145
146
Sgherri C. et al.
ethylenebenzothiazoline-6-sulfonic
acid)
radical
cation
decolorization assay. Methods Enzymol. 299: 379-389.
5. Sgherri, C.L.M., Pinzino, C., Navari-Izzo, F. 1996. Sunflower
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in superoxide production related to the composition of thylakoid
membranes. Physiol. Plant. 96: 446-452
147
148
Ruffoni B. e Giovannini A.
149
La coltura in vitro
La coltura in vitro un sistema di moltiplicazione vegetativa in
condizioni controllate, in substrato artificiale, si basa sul principio
della stimolazione ormonale dei meristemi preesistenti, il sistema
pi efficace per clonare grossi numeri di piante (moltiplicazione
massale).Essa uno strumento importante anche per il risanamento
delle piante da virosi o batteriosi, per la conservazione della
biodiversit, per la fissazione di genotipi superiori, per la
germinazione di semi recalcitranti, per la germinazione di embrioni
provenienti da incroci interspecifici (embryo rescue).
Dal punto di vista della micropropagazione massale lobiettivo
quindi la qualita.
Per quanto riguarda le colture artificiali per la produzione di
metaboliti secondari si parla di biomassa e si intende un insieme di
materiale vegetale in fasi diverse di differenziamento prodotto al fine
di ottimizzarne lestrazione. In questo caso quindi lobiettivo
principale la quantit.
La produzione di biomassa in vitro pu essere ottenuta attraverso la
coltura intensiva di piantine complete, di embrioni somatici, di tessuti
particolari (radici, hairy roots) (Biomassa differenziata) o attraverso la
produzione di callo su substrato solido e di colture e sospensioni
cellulari in substrato liquido (Biomassa indifferenziata).
Biomassa differenziata pianta intera
Il sistema pi semplice di coltivazione in vitro di biomassa
senzaltro quello che prevede lallevamento di piantine complete con
alcuni accorgimenti che permettono una buona estrazione.
E senzaltro da preferire la coltura in substrato liquido poich
lagar potrebbe rendere difficoltoso il processo di estrazione, quindi le
piante si possono allevare in contenitori in agitazione per permettere
laerazione dei tessuti. Per alcune specie la coltivazione in immersione
per dannosa in quanto si incorre nel fenomeno di iperidricit o
vitrescenza. Tale fisiopatia interviene in seguito a stress di diverso
tipo e comporta una malformazione dei tessuti che si presentano
idropici, traslucidi e con un eccessivo accumulo di liquido e quindi
150
Ruffoni B. e Giovannini A.
151
152
Ruffoni B. e Giovannini A.
153
154
Ruffoni B. e Giovannini A.
155
156
Ruffoni B. e Giovannini A.
600
500
freshweight(mg)
400
300
200
100
0
0
16
24
32
daysof culture
157
Solanaceae
Solanaceae
Apocynaceae
Apocynaceae
Boraginaceae
Campalunaceae
Specie
Atropa belladonna
Hyoscyamus albus,
muticus,
niger,
pusillus,
mturcomanicus
Nicotiana rustica,
tabaccum, hesperis,
cavicola,
glauca,
umbratica
Catharanthus
roseus, tricophyllus
Rauwolfia
serpentina
Llithospermum
erythrorhizon
Llobelia inflata
Leguminosae
Cassia occidentalis,
torosa, obtusifolia
Leguminosae
Astragalus
boeticus,
gummifer,hamosus,
membranaceus,
mongholicus
Glycyrrhiza
uralensis, glabra
Leguminosae
Araliaceae
Panax ginseng
Rubiaceae
Chincona
ledgeriana
Metabolita
secondario
Atropina,
scopolamina
Alcaloidi del
tropano,
hyoscyamina
Riferimenti
Yun
et
al.
(1992);
Hashimoto et al.
(1993)
Sauerwein et al.
(1991); Knopp
et al. (1988)
Nicotina,
anabasina,
anatabina
Parr e Hamill
(1987)
Serpentina,
ajamalina,
catharanthina,
alcaloidi
indolici
Reserpina
Parr
et
(1988)
Shikonina
Lobelina,
poliacetileni
Germichrysone
,
pinselina,
antrachinone
Polisaccaridi,
triterpenoidi,
astragalosidi,
saponine
Glicirrizina,
liquirizigenina,
isoliquirizigeni
na
Ginsengosidi
Chinina
al.
Benjamin et al.
(1994)
Shimomura et
al. (1991b)
Ishimaru et al.
(1991)
Ko et al. (1995)
Ionkova et al.
(1992); Ionkova
e
Alfermann
(1990)
Toivonen
Rosenqvist
(1995)
Yoshikawa
e
Furuya (1987)
Hamill et al.
(1989)
158
Ruffoni B. e Giovannini A.
Bioreattori
Il bioreattore un opportuno sistema fisico/termico di
contenimento, dove si mantengono le cellule in coltura nelle
condizioni ambientali pi favorevoli alla crescita.
I modelli di bioreattore vanno da semplici recipienti che possono o
meno funzionare anche da agitatori, fino a complessi sistemi asettici,
regolati e integrati a vari livelli dagli input che giungono dall'unit
centrale di un computer. Di base i bioreattori sono quindi di due tipi:
1. contenitori non asettici (es. per la fabbricazione della birra, per lo
smaltimento delle acque reflue)
2. contenitori asettici (es. produzione di metabolici secondari,
antibiotici, vitamine e polisaccaridi) (Fig. 5).
159
160
Ruffoni B. e Giovannini A.
161
162
Ruffoni B. e Giovannini A.
163
164
Ruffoni B. e Giovannini A.
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165
166
Mensuali-Sodi A. et al.
167
168
Mensuali-Sodi A. et al.
Materiali e metodi
Moltiplicazione ascellare
La P. incarnata utilizzata in questi esperimenti deriva da semenzali
di un anno allevati in serra. Le piante madri, necessarie per il prelievo
degli espianti, sono state ripetutamente trattate, a cadenza
bisettimanale, con un fungicida ad ampio spettro dazione (Benomyl)
alla concentrazione di 1g L-1. Gli espianti uninodali prelevati dalle
piante madri, sono stati sterilizzati con ipoclorito di sodio (8% di cloro
attivo) al 15% con laggiunta di poche gocce di Tween20 per 15
minuti e successivamente risciacquati per tre volte con acqua distillata
sterile. E stato utilizzato un mezzo basale MS (Murashige e Skoog,
1962) e vitamine del mezzo B5 (Gamborg et al., 1968), glutatione
ridotto GSH (300 mg L-1), acido morfolinetansulfonico MES (500 mg
L-1), Difco Bacto Agar 8 g L-1, 20 g L-1di saccarosio. Il pH stato
aggiustato a 5.8 prima dell'autoclavazione a 120C e 1 atm per 20min.
Sia per la fase iniziale di induzione della proliferazione ascellare sia
per le successive subculture sono stati aggiunti al substrato 2 mg L-1 di
kinetina. Le colture sono state incubate in camera di crescita alla
temperatura di 221 C ed illuminati da tubi fluorescenti da 80 M s-1
m-2 di radiazione fotosinteticamente attiva (PAR).
Misure etilene
I contenitori utilizzati per lanalisi delletilene sono stati dotati di
tappi forati per linserimento di un raccordo di acciaio tipo
Swagelok sul quale collocato un setto di caucci. I campioni di
aria sono sottoposti ad analisi gascromatografica (Mensuali et al.,
1992).
Contenitori
I germogli di P. incarnata sono stati propagati in tre diversi tipi di
contenitore: contenitori Ury da 30 ml in policarbonato trasparente
(Pbi International, Milano) con un singolo espianto; contenitori
Magenta GA-7 (77 x 77 x 97 mm) (Sigma-Aldrich, USA) contenenti
169
170
Mensuali-Sodi A. et al.
Mezzo
(ml)
Ury
30
25
0.6
1.33
33.37
Screw
200
20
36
0.2
3.81
14.35
Magenta
575
50
58
0.8
10.80
11.42
171
172
Mensuali-Sodi A. et al.
125
1.0
Ury
Screw
Magenta
100
75
0
10
15
20
25
periodo di coltura (giorni)
0.0
gialle + absc.T2
gialle + absc.T4
verdi T2
verdi T4
6
5
4
3
gialle + absc.T 2
verdi T 2
gialle + absc.T 4
verdi T 4
3
2
1
Screw
carotenoidi totali
Ury
chl b
Magenta
chl a
n foglie
n foglie
0.6
0.2
25
contr
mcp
mcp15gg
0.4
50
0.8
g m g -1
etilene ( pL m l -1)
contr.
MCP
MCP 15 gg.
173
Conclusioni
In conclusione, la propagazione clonale di Passiflora incarnata L.
pu essere realizzata, partendo da espianti ascellari seguendo un
protocollo specifico. I risultati di questo lavoro, dimostrano che il
fenomeno di senescenza fogliare osservato in vitro pu essere
correlato con le diverse caratteristiche di aerazione dei contenitori e
che possibile migliorare le condizioni colturali modificando i livelli
di etilene cui le plantule sono sottoposte. Le conoscenze acquisite
sulle caratteristiche dei contenitori consentono la scelta del tipo pi
idoneo per la coltura che si vuole realizzare. Per la Passiflora
incarnata il tipo ottimale risultato il contenitore Magenta GA-7,
mentre i contenitori, Screw e Ury hanno accentuato il fenomeno di
senescenza. Gli effetti negativi che sono stati attribuiti allaccumulo di
etilene oltre che modificando gli scambi daria possono anche essere
superati utilizzando sostanze che interferiscono nella attivit
delletilene, luso dellinibitore di attivit 1-MCP ha fornito risultati
soddisfacenti. La recente affermazione di questo prodotto legata
soprattutto agli effetti benefici sulla durata post-raccolta di fiori,
ortaggi e frutti climaterici ma il suo uso nelle colture in vitro non
stato ancora consolidato. Sulla base di questi risultati sembra quindi
possibile ipotizzare unapplicabilit dell1MCP anche per le specie
vegetali coltivate in vitro che, come la Passiflora incarnata,
presentano una evidente sensibilit alletilene.
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174
Mensuali-Sodi A. et al.
175
177
178
Simenoni E. et al.
179
180
Simenoni E. et al.
pH
0.43.12
1.26.24
2.09.36
2.52.48
tempo (h)
181
controllo
trattato
35000
30000
25000
20000
15000
10000
5000
0
30 min
1h
4h
24h
900000
800000
700000
600000
500000
400000
300000
200000
100000
0
controllo
trattato
30 min
1h
4h
24h
182
Simenoni E. et al.
400
400
200
200
mAU
mAU
0
4
10
12
14
Minutes
16
18
20
22
24
400
200
200
mAU
mAU
b
400
0
4
10
12
14
Minutes
16
18
20
22
24
183
185
186
Lucchesini M. et al.
187
188
Lucchesini M. et al.
con acqua distillata sterile, gli steli sono stati suddivisi in dischetti
dello spessore di 1-2 mm. In ciascuna capsula Petri ( 5 cm) sono stati
posizionati 5 espianti utilizzando in totale 50 piastre.
Durante le prove di induzione stato utilizzato un mezzo LS
(Linsmaier e Skoog, 1965), addizionato di vitamine di Gamborg B5
(Gamborg et al., 1968), saccarosio 20 g L-1, glutatione ridotto come
antiossidante (GSH) 300 mg L-1, PPM 3 ml L-1 (Plant Preservative
Mixture, Plant Cell Technology Inc., U.S.A., un biocida-biostatico ad
ampio spettro) ed agar 7 g L-1. Come fitoregolatore stata utilizzata
BA (6-benzilamminopurina) alla dose di 0,6 mg L-1; il pH a 5,8 stato
aggiustato prima delautoclavazione. Le piastre sono state posizionate
in camera di crescita a 25 1C con 16 ore di fotoperiodo (80 M s-1
m-2). I rilevamenti sono stati effettuati al termine (quarta settimana)
della prima e seconda subcoltura. I germogli ottenuti dalle prove di
induzione sono stati trasferiti in tubi monouso da 30 ml (1
espianto/tubo, 20 tubi) sul mezzo di moltiplicazione LS addizionato di
vitamine di Gamborg (B5), contenente saccarosio 20 g L-1, GSH 300
mg L-1, PPM 3 ml L-1, BA 0,25 mg L-1ed agar 7 g L-1. I rilevamenti
sono stati effettuati alla quarta settimana di coltura. Per la successiva
fase di proliferazione i germogli sono stati posti per una subcoltura su
un mezzo di allungamento costituito dal substrato minerale di LS a
met concentrazione, privo di vitamine e di ormoni, contenente
saccarosio 15 g L-1, carbone attivo 5 g L-1e agar 7 g L-1poi sono stati
trasferirti, per tutta la fase di moltiplicazione, sul mezzo basale
utilizzato per la fase dinduzione con laggiunta di 0. 5 mg L-1 di BA.
Durante la fase di radicazione sono stati effettuati diversi
esperimenti volti a stabilire la condizione fisico-chimica dellambiente
colturale maggiormente idonea nel garantire unelevata percentuale di
radicazione. Le prove sono state condotte impiegando il mezzo
minerale di LS ridotto a mezza forza non agarizzato e privo di
saccarosio.
1. Induzione di radici tramite pre-trattamento ormonale dei germogli
provenienti dalla fase di proliferazione posti successivamente su
sostegno artificiale. Linduzione stata effettuata al buio per 24h
utilizzando il mezzo minerale basale con laggiunta di 20 mg L-1
acido indol-3-acetico (IAA) e 20 mg L-1 di acido -naftaleneacetico
189
190
Lucchesini M. et al.
191
Induzione
Moltiplicazione
Moltiplic. I
2.360.40 1.310.14
+/++
CA
1.100.06 1.630.25
Moltiplic. II
1.770.79 1.660.39
iperidrico,
friabile
verde,
compatto
basale,
verde
192
Lucchesini M. et al.
80
***
60
***
40
40
20
20
***
12
7.5
5.0
cm
N radici/espianto
60
survival %
rooting %
80
100
IAA-NAA 24h
IBA
2.5
3
0
float
no float
float
no float
0.0
193
194
Lucchesini M. et al.
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197
198
Bertoli A. et al.
199
200
Bertoli A. et al.
201
202
Guidi L. et al.
grown with sucrose as carbon source, PAL, SKDH and CHI showed
values higher in comparison with plants grown in autotrophia
Introduzione
Un farmaco definito un composto chimico in grado di prevenire
o curare le malattie ed in base a ci la probabilit di trovare nelle
piante costituenti chimici che possiedono queste propriet elevata;
daltra parte, le piante sono state utilizzate nella prevenzione o cura
delle malattie per centinaia di anni sino allavvento della medicina
moderna. Gli organismi vegetali sono, infatti, in grado di sintetizzare
un gran numero di composti chimici in ragione del fatto che sono
sessili e debbono evolvere una vasta gamma di meccanismi di
adattamento nei confronti dellambiente in cui vivono. I metaboliti
secondari sono, infatti, i composti chimici che svolgono un ruolo
chiave nelle interazioni delle piante con lambiente che le circonda.
In questo senso ladattamento biochimico, in grado di operare a
diversi livelli dei processi metabolici, compreso il metabolismo
secondario, il principale responsabile della biodiversit chimica
delle piante.
Passiflora incarnata L. (fiore della passione) impiegata da secoli
in tutto il mondo per il trattamento dellansia e dellinsonnia ed anche
nel trattamento contro lepilessia, gli spasmi muscolari e malattie
simili. Studi fitochimici hanno evidenziato la presenza di vari
flavonoidi, composti glicosidici, alcaloidi dellarmalo ed il maltolo
(derivato -benzopiranico) (Dhawan et al., 2004). In realt scarsa
letteratura riguardante gli aspetti biochimici coinvolti nella sintesi di
queste sostanze.
Limpiego delle piante medicinali aveva subito un rapido declino
nei paesi occidentali dopo lavvento della chimica di sintesi, anche se
era ancora una pratica diffusissima nei paesi del terzo mondo. Negli
ultimi anni la situazione nuovamente cambiata e limpiego dei
prodotti medicinali vegetali cresciuto in modo stupefacente
(Giachetti e Monti, 2005). Ci ha determinato una proliferazione
delle ricerche riguardanti limpiego di estratti vegetali in medicina e
luso di particolari biotecnologie per la coltivazione delle piante in
203
204
Guidi L. et al.
205
Coltura
autotrofa
2.07
0.002
0.46
0.005
0.92
0.001
1.10
0.027
P
Coltura
eterotrofa
***
8.21
0.031
NS
0.42
0.012
**
0.29
0.003
**
1.73
0.022
206
Guidi L. et al.
0
1.43 0.02
a
10
1.67 0.06
a
20
1.06 0.03
a
30
1.42 0.05
a
0.88 0.10
bc
0.59 0.03
c
1.05 0.03
b
1.76 0.04
a
0.42 0.01
a
0.18 0.01
b
0.30 0.01
ab
0.17 0.01
b
0.54 0.03
b
0.26 0.08
b
0.45 0.07
b
12.42 4.85
A
207
208
Guidi L. et al.
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209
210
Giovannini A. et al.
211
Introduzione
LHelichrysum stoechas (L.) Moench una specie officinale
aromatica appartenente alla famiglia delle Asteraceae. Il nome elicriso
o sole doro ha origine da due vocaboli greci helios=sole e
chrysos=oro, facendo allusione allaspetto raggiato dei capolini ed al
colore giallo. H. stoechas una pianta perenne arbustiva alta fino a 15
cm, con fusti ramificati formanti un denso cuscino basale. Le foglie
sono vellutate lanose di forma lanceolata. I capolini sono riuniti in 510 corimbi con squame involucranti esterne glabre, i fiori sono piccoli
numerosi, circa 20 per ogni capolino, tubulosi i pi esterni femminili,
gli altri ermafroditi. Il frutto un achenio ovale allungato, alla cui
sommit inserito un pappo. La pianta termofila diffusa nellarea
mediterranea fino ad unaltitudine di 600-800 m slm, predilige gli
ambienti aridi e ben protetti dal freddo, gli incolti le pietraie e le
scarpate dellentroterra costiero. La fioritura avviene da maggio a
settembre. Lelicriso ha sempre suscitato venerazione ed stato
investito di mitici significati essendo legato al culto del sole e simbolo
di eternit. I capolini, dal colore giallo-dorato che si conserva con il
tempo, sono utilizzati nella preparazione di mazzi secchi, dando
lillusione di non appassire.
La pianta usata per curare le pi varie malattie fin dallantichit,
grazie alle molteplici propriet medicinali: antinfiammatorie, cutanee,
connettivali; anticoagulanti, antiflebitiche; depurative e drenanti
epatiche; anticatarrali; mucolitiche; cicatrizzanti; antipsoriasiche;
antieczematose; spasmolitiche; antibatteriche; antiallergiche in
malattie di origine allergica e autoimmune, in campo sia veterinario
sia umano; stimolanti gastrici e pancreatiche. La droga costituita dai
corimbi di capolini raccolti prima della fioritura completa. Lazione
antibatterica svolta dallolio essenziale (0,05%), in particolare da
terpeni tipo pinene e geraniolo. Lazione spasmolitica data da
pirenoderivati, quella antitossica del fegato da kaempferolo e
quercitina. Lazione antiossidante messa in relazione con le sostanze
quali flavonoidi (fra i quali le elicrisine A e B, diastomeri al C2 della
naningenina 5-O-glucoside) con azione protettiva dai danni cellulari.
La pianta utilizzata in preparati cosmetici ad azione addolcente,
protettiva, elasticizzate ed antiarrossamento (Pelle, 1999 e 2000).
212
Giovannini A. et al.
213
214
Giovannini A. et al.
215
50
40
30
20
a
a
10
0
Ge no t ip i d i H.
s t o e c ha s ne ll a
p ro v a a g ro no mic a
alte zz a
pianta
diame tro
50
45
40
35
30
25
20
15
10
5
0
c
c
b
ab
alte z z a
pianta
diame tro
Ge n o t i p i d i H.
st oe c has
ne lla
pro v a a g ro no mic a
216
Giovannini A. et al.
risultati sempre attivi nei confronti dei batteri Gram positivi, mentre
nei confronti dei batteri Gram negativi e dei miceti hanno mostrato
una scarsa o nulla attivit.
35
30
25
ab
20
n u m e ro d i
b ra n c h e
ab
b
15
lu n g h e z z a
d e lle
b ra n c h e
(c m )
10
5
lin
ea
lin
ea
E
lin
ea
co
nt
ro
llo
30
25
20
15
num e ro di
bra nc he
a
b
lung he z za
de lle
bra nc he
(c m)
10
5
N
lin
ea
lin
ea
lin
ea
B
lin
ea
co
nt
ro
llo
217
2.5
1.5
linea M
linea N
1
0.5
0
controllo
linea E
H. stoechas genotipi
capolini (numero)
50
40
ab
b
a
30
20
10
0
controllo
linea E
linea M
linea N
H. stoechas genotipi
218
Giovannini A. et al.
45
40
c o nt ro llo
35
l ine a E
30
l ine a M
25
l ine a N
20
15
10
5
0
17 0
17 5
18 0
18 5
19 0
19 5
200
205
2 10
2 15
220
225
230
235
240
Amplificazione
del gene rol C
E/1
E/2
E/3
E/4
E/5
E/6
E/7
E/8
+
+
+
+
+
Altezza
pianta
(cm)
9.0
7.5
27.5
16.0
12.5
7.5
17.5
15.5
Branche principali
N.
lunghezza
(cm)
17
5.75
19
2.95
14
8.10
7
9.21
18
3.95
9
3.71
17
9.80
14
7.75
219
Campioni
Controllo
7.31.1
6.60.5
71
6.60.5
Pseudomonas aeruginosa
ATCC 9027
6.61.1
8.31.5
7.01.0
6.61.1
8.31.7
7.61.5
27.62.1
27.62.1
27.63.6 27.02.6
Listeria monocytogenes
ATCC 7644
26.03.6
27.63.0
24.32.1 26.62.8
Staphylococcus aureus
ATCC 6538P
28.63.7
27.35.8
27.63.8 28.05.2
Staphylococcus epidermitis
ATCC 12228
30.34.1
32.05.3
33.31.5 31.63.5
33.64.7
31.61.5
30.61.5 32.32.1
Miceti
220
Giovannini A. et al.
Campioni
MIC (g/ml)
Linea
Linea
F
M
Linea
N
>4000
>4000
>4000
>4000
>4000
4000
>4000
>4000
>4000
4000
>4000
4000
15.62
31.25
15.62
31.25
15.62
15.62
15.6231.25
62.50
31.25
15.6231.25
31.2562.50
31.25
7.81-15.62
7.81
7.81
31.2562.50
7.81
>4000
>4000
>4000
>4000
>4000
>4000
>4000
>4000
>4000
>4000
>4000
>4000
31.25-62.50
31.25
15.62
Conclusioni
In accordo con i risultati riportati in altre specie da Christey (2001),
linduzione di hairy roots utilizzando un ceppo selvatico di A.
rhizogenes si dimostrato un valido strumento per ottenere piante
221
Controllo
Linea E
Linea M
Linea N
222
Giovannini A. et al.
223
224
225
226
Blando F. et al.
227
228
Blando F. et al.
229
% artemisinina (DW)
0.8-0.9
0.05-0.07
N.D.
230
Blando F. et al.
Molti tentativi sono stati fatti negli anni passati al fine di produrre
lartemisinina per via biotecnologica, data la difficolt di far fronte
alle richieste del mercato con la produzione di campo. Le quantit di
artemisinina richieste dal mercato risultano, infatti, sempre crescenti,
date le esigenze dei paesi africani pi colpiti dalla malaria, dove si
stanno sviluppando ceppi di P. falciparum resistenti alle terapie
convenzionali, e dove la terapia combinata con lartemisinina (ACT)
risulta la pi efficace.
La biosintesi dellartemisinina stata studiata in germogli in vitro
(Whipkey et al., 1992; Woerdenbag et al., 1993; Liu et al., 2003),
nelle hairy roots (Weathers et al., 1994, 2004; Paniego e Giulietti,
1996), nei calli e nelle sospensioni cellulari (Nair et al., 1986; Tawfiq
et al., 1989). In germogli micropropagati, Whipkey et al. (1992)
hanno trovato valori di artemisinina di 0.04-0.07% (DW), mentre
Woerdenbag et al. (1993) riportano valori di 0.0880.041% (DW),
tutti comunque paragonabili a quelli ritrovati nelle nostre colture in
vitro. In un lavoro di Liu et al (2003) riportata una metodologia di
coltivazione di germogli in mezzo liquido che permette di produrre
26.7 mg/L di artemisinina dopo 30 giorni di coltura, con una metodica
che pu essere sviluppata e migliorata con lutilizzo di bioreattori.
Per quanto riguarda le colture di callo, gi Paniego e Giulietti
(1994) indicavano le migliori condizioni per lottenimento del callo
(MS sali e vitamine, 2,4-D 4.5 M e NAA 5.4 M) ma non rilevavano
la presenza di artemisinina (come riportiamo anche noi nelle nostre
colture di callo), mentre in strutture organizzate (germogli rigenerati
dai calli) si ritrovava solo in tracce. Sembra infatti che un certo grado
di differenziamento delle colture di tessuti sia un prerequisito per la
sintesi di artemisinina, dato che a livello della pianta in vivo
lartemisinina sequestrata nei tricomi ghiandolari dei fiori e delle
foglie. La produzione di artemisinina da colture cellulari in
sospensione, in un ambiente perfettamente controllato nei parametri
fisici e chimici (bioreattore) e in cui il metabolita pu essere secreto
nel mezzo liquido e recuperato agevolmente, il fine del lavoro che
abbiamo iniziato. Sono in corso tentativi per indurre la produzione di
artemisinina in colture cellulari, modificando i fattori ambientali
chimici e fisici o fornendo precursori della biosintesi del metabolita.
231
232
Blando F. et al.
233
234
Pace L. et al.
235
T2
T3
T4
T5
T6
0.5
0.4
0.3
0.1
0.1
236
Pace L. et al.
T8
T9
T10
T11
T12
0.1
500
500
0.5
NAA mg/l
IAA mg/l
0.1
IBA mg/l
CaCO3 mg/l
500
500
15
30
45
60
T1
+++
+++
Subcoltura
T2
+++
+++
+++
T3
++
+++
Subcoltura
T4
T5
++
++
T6
+++
237
238
Pace L. et al.
Tipo di pianta
pianta
plantule
pianta adulta piante adulte
Pianta
spontanea micropropag. micropropag. micropropag. spontanea
2001
2004-2005 '05 (campetto) '06 (in vaso)
2006
alfa-tujene
Tr
tr
tr
Tr
Tr
alfa-pinene
0.14
0.03
0.16
0.27
0.35
Canfene
Tr
0.07
tr
Tr
Tr
Sabinene
1.46
0.12
0.40
1.64
2.77
beta-pinene
0.32
0.13
0.57
1.78
0.83
Mircene
0.17
0.04
0.18
Tr
0.27
alfa-terpinene
0.12
tr
0.10
0.17
0.18
Para-cimene
0.08
0.10
0.15
0.22
0.19
Limonane
0.07
0.03
0.09
Tr
0.06
eucaliptolo
0.22
0.11
0.12
0.38
0.30
Gammaterpinene
0.22
0.10
0.20
0.35
0.49
Tr
tr
0.07
Tr
0.08
Cis-tujone
78.33
29.99
33.85
42.82
52.22
trans-tujone
8.92
13.33
13.82
16.82
19.72
Canfora
0.35
1.83
1.17
1.53
0.31
terpinen-4-olo
0.29
0.32
0.45
0.65
1.02
alfa-terpineolo
Tr
0.11
tr
Tr
Tr
0.12
0.15
0.23
0.10
Tr
0.33
tr
0.12
0.21
0.52
Terpinolene
Betacariofillene
resa in olio %
239
Conclusioni
Le analisi degli oli essenziali hanno dunque evidenziato che il
contenuto di tujoni si mantiene elevato in tutte le fasi di sviluppo delle
piante in coltura artificiale, anche se con valori pi contenuti rispetto a
quelli delle piante spontanee. Tali differenze risultano meno marcate
nel confronto tra le piante adulte micropropagate raccolte nel 2006 e
quelle raccolte in natura nellestate dello stesso anno, mentre il
contenuto di canfora risulta sempre pi elevato nelle piante
micropropagate. La micropropagazione in vitro risulta, quindi, essere
una tecnica importante sia per ottenere materiale vegetale da cui poter
estrarre oli essenziali sia come mezzo per la salvaguardia di una specie
in pericolo di estinzione.
Ringraziamenti
Ricerca in parte supportata dalla L. R. 9 Aprile 1997, n35. Tutela
della Biodiversit vegetale e la gestione dei giardini ed orti botanici
Regione Abruzzo.
Bibliografia
1. Bellomaria, B., Valentini, G., Spinosi P. 1981. Lolio essenziale
di Artemisia petrosa ssp. eriantha del Gran Sasso dItalia.
Inform.Bot.Ital. 13: 143-149.
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dItalia, Tipar Poligrafica Editrice, Roma, WWF, Italia, pp. 15-22.
3. Pace, L., Pacioni, G:, Span, L. 2004. In vitro propagation of
Artemisia petrosa subsp. eriantha: potential for the preservation of
an endangered species. Plant Biosystems 138 (3): 291-294.
4. Tammaro, F., 1975. Il genep (Artemisia petrosa (Baumg.) Jan ex
DC. ssp. eriantha (Ten.) Giac. e Pignatti) sul Gran Sasso dItalia.
Omaggio al Gran Sasso, C.A.I. sez. dellAquila, Arti Grafiche
Tamari, Bologna, Italia, pp:113-119.
241
242
Gardi T. et al.
Introduzione
Le piante appartenenti al genere Lavandula, importanti sia per uso
ornamentale che erboristico e medicinale, sono diffuse in tutto il
bacino del Mediterraneo, ma si trovano anche sulle coste atlantiche
che beneficiano degli effetti della Corrente del Golfo. In Italia sono
presenti quattro specie autoctone ed una specie coltivata (Lavandula
dentata L.) dorigine medio orientale; tra le specie ad uso officinale, si
annovera anche la Lavandula angustifolia Miller (lavanda vera o
comune). La propagazione si realizza da talee ottenute da ramoscelli
lignificati prelevati in estate avanzata, anche se lattitudine rizogena
delle specie appartenenti al genere Lavandula risulta abbastanza
limitata (Dias et al., 2002). Alcune tecniche di coltura in vitro
potrebbero essere impiegate per superare tali problematiche
(Echeverrigaray et al., 2005), consentendo di conseguire produzioni
certe dal punto di vista genetico e sanitario e di disporre di strumenti
innovativi per la conservazione ex situ di germoplasma vegetale. In tal
senso, il presente lavoro ha perseguito lobiettivo di verificare la
possibilit di micropropagare (Prova I e II) un genotipo di lavanda
comune autoctono della Regione Umbria, utilizzato per la
rinaturalizzazione di alcune aree dellIsola Polvese del lago Trasimeno
(Perugia) e di verificare la possibilit di applicare a questa specie la
tecnologia dellincapsulamento, che consiste nel rivestire propaguli
unipolari (microtalee) di una matrice nutritiva di alginato di sodio
(Prova III). Poich questa tecnologia consente di coniugare alcuni
vantaggi della moltiplicazione in vitro (elevata efficienza produttiva,
omogeneit del materiale, rapidit del ciclo di propagazione) con la
facilit di manipolazione, la possibilit di stoccaggio e la
semplificazione nel trasporto, tipiche dei semi gamici (Micheli et al.,
2003), le capsule ottenute potrebbero, rappresentare un innovativo
strumento nellattivit di laboratori coinvolti in programmi di
conservazione del germoplasma e per lo scambio di materiale
vegetale.
243
Materiali e Metodi
Materiale vegetale e condizioni di coltura.
Per lavvio della sperimentazione stato impiegato materiale
precedentemente stabilizzato, a partire da porzioni uninodali (di 6-7
mm di lunghezza) prelevate da germogli in piena attivit vegetativa e,
successivamente, private delle foglie. Queste sono state sottoposte ad
un primo lavaggio in una soluzione di acido ascorbico (200 mg l-1) e
acido citrico (200 mg l-1) per 30 minuti. Successivamente, gli espianti
sono stati mantenuti in immersione per 5 minuti in una soluzione
sterilizzante a base di ipoclorito di sodio (2% di cloro attivo) e di
cloruro di mercurio (0.35), addizionata di Tween 20 (1 ml l-1);
infine, tutto il materiale vegetale stato sottoposto a lavaggio in acqua
distillata sterile per 4 volte (i primi due risciacqui di 10 minuti e gli
altri di pochi secondi).
Per lavvio della coltura asettica gli espianti sono stati posizionati
verticalmente in tubi di vetro (150 x 25 mm), contenenti ciascuno 20
ml di un substrato costituito dai sali di MS (Murashige e Skoog, 1962)
a met concentrazione, inositolo (100 mg l-1), saccarosio (2.5%) e agar
(0.7%). Tutte le operazioni connesse con la sperimentazione sono
state eseguite in asepsi e tutti i substrati sono stati sterilizzati in
autoclave a 115 per 20 minuti. Le colture sono state mantenute in
camera di crescita per 40 giorni a 222C, con fotoperiodo di 16 ore
di luce e intensit luminosa pari 40 mol m-2s-1. I valori dei parametri
rilevati al termine delle prove sono stati sottoposti ad analisi statistica
e la significativit saggiata mediante il test di Duncan.
Prova I.
E stato saggiato leffetto di quattro formulazioni nutritive (Tab. 1)
sulla proliferazione di espianti di circa 10 mm di lunghezza, isolati
dalle colture stabilizzate in vitro. A tal fine, ciascuno di essi stato
posizionato in un tubo di vetro contenente 10 ml di substrato
agarizzato, per un totale di 25 tubi per tesi.
Dopo 40 giorni di permanenza in camera di crescita, il materiale
proliferato al termine di ciascuna delle tre subcolture previste stato
244
Gardi T. et al.
Substrato
A
Macroelementi
MS
MS
MS
MS
Microelementi
MS
MS
MS
MS
Inositolo
100 mg l-1
100 mg l-1
100 mg l-1
100 mg l-1
BAP
1.50 mg l-1
0.50 mg l-1
0.15 mg l-1
0.50 mg l-1
GA3
1.50 mg l-1
5.00 mg l-1
--
--
IBA
0.50 mg l-1
--
--
0.50 mg l-1
IAA
--
5.00 mg l-1
--
--
Adenina solfato
--
--
--
0.8 mg l-1
Saccarosio
2.5 %
3.0 %
2.0 %
3.0 %
Carbone attivo
0.5 %
--
--
--
Agar
0.7 %
0.7 %
0.7 %
0.6 %
pH
5.6
5.6
5.8
5.8
B: George, 1996; C: Dias et al., 2002; D : Echeverrigaray et al., 2005
Prova II.
Con questa prova si inteso valutare lattitudine rizogena di tre
diverse tipologie di espianti, prelevati dal materiale proliferato sul
substrato D durante la precedente Prova I (Tab. 1) e rappresentati da:
porzioni uninodali dotate di gemma apicale e di 10-12 mm di
lunghezza(AP); porzioni uninodali, dotate di gemme ascellari e di
245
246
Gardi T. et al.
Risultati e discussione
Prova I.
Al termine delle tre subcolture, le formulazioni poste a confronto
hanno indotto risposte differenziate. Dallanalisi dei dati, tutti gli
espianti sono risultati vitali, ad eccezione di quelli posti sul substrato
B (58.9%). Il substrato D ha indotto lo sviluppo del numero di
germogli significativamente pi elevato (4.4) rispetto a C (2.1) e A
(1,4), mentre in B stato registrato lo sviluppo di un solo germoglio.
Per quanto riguarda la lunghezza dei germogli, il dato pi elevato
stato riscontrato nei tubi contenenti il substrato A (43.9 mm), anche se
statisticamente uguale a quanto registrato nella tesi che prevedeva
luso del substrato C (37.9 mm), ma che mostrava di indurre diffusi
fenomeni di necrosi degli apici vegetativi. Significativamente inferiori
sono stati i valori riscontrati nelle altre tesi, pari a 21.4 mm (D) e 7.1
mm (B). Il rilievo del numero di nodi prodotti risulta molto
importante, in quanto il valore corrispondente, considerata la tendenza
di questo genotipo ad allungare lasse vegetativo principale a scapito
dellaccestimento, potrebbe rappresentare il coefficiente di
moltiplicazione; il dato pi elevato stato riscontrato nei germogli
proliferati sul substrato A (4,6) statisticamente superiore a 2,3 (C e D)
e a quanto registrato in B (1,4). Soltanto nel caso dei germogli
proliferati su C (69,5%) e su D (100,0%) si sono sviluppate piccole
masse callose, di peso compreso tra 1 e 100 mg. Infine, sporadici casi
di radicazione (circa 30,0%) sono stati registrati solo nella tesi C.
Prova II
Ai fini della radicazione, la minore concentrazione di BAP
contenuta nel substrato sembra aver esaltato leffetto dellauxina
(IBA), che ha indotto attivit rizogena degli espianti. In particolare,
come riportato in tabella 2, i cespi basali (CB) hanno radicato nel
90.0% dei casi, facendo riscontrare anche la quantit di radici
significativamente pi elevata (8.8) e di maggiore lunghezza (22.3
mm). Risultati sostanzialmente inferiori per tutti i parametri sono stati
247
registrati nel caso degli espianti apicali (AP) ed ascellari (AS), che
non hanno mostrato differenze significative tra loro (Tab. 2). Durante
la fase di radicazione, gli espianti hanno mostrato anche una certa
attivit proliferativa (dati non riportati). Particolarmente interessante
appare quanto riscontrato nel caso dei cespi basali che hanno fatto
registrare la produzione di 5.8 germogli, mediamente superiore anche
al miglior dato ottenuto nella precedente prova di proliferazione,
lasciando intravedere la possibilit di poter impiegare un unico
substrato idoneo ad indurre sviluppo di germogli e di radici e, quindi,
di ridurre i costi della propagazione in vitro di questo genotipo.
Tabella 2. Prova II: Attivit rizogena delle tre tipologie di espianto.
Tipologia di espianti
AP
53.3 b
3.4 b
16.0 b
AS
45.0 b
4.1 b
16.0 b
CB
90.0 a
8.8 a
22.3 a
248
Gardi T. et al.
249
251
Micropropagazione e micorrizazione di
Origanum vulgare L.: analisi istologica e chimica
Morone Fortunato I. 1, Avato P.2
1
Dip Scienze delle Produzioni Vegetali , Universit di Bari, Bari
2
Dip. Farmaco-Chimico, Universit di Bari, Bari
E-mail: irene.morone@agr.uniba.it
Riassunto
Nel presente lavoro sono descritti i risultati ottenuti dallanalisi
degli olii essenziali e delle strutture ghiandolari di cloni a differente
stadio fisiologico di O. vulgare rigenerato in vitro. Viene inoltre
commentato leffetto del trattamento con micorriza sullaccrescimento
e sulla produzione dei metaboliti secondari nelle piante rigenerate.
Abstract
Results from the histological and chemical analysis of in vitro
regenerated clones of O. vulgare at different stages of growth are
presented here. Morphological variations and chemical profile of the
essential oils in response to arbuscular mycorrhizal symbiosis have
been also investigated.
Introduzione
Origanum vulgare L., Lamiaceae, una pianta erbacea perenne
largamente diffusa nellarea mediterranea. Il genere include 10 sezioni
botaniche: O. vulgare, viene classificato nella sezione Origanum che
comprende sottospecie particolarmente ricche in olii essenziali la cui
composizione individua diversi chemiotipi.
252
253
Myc+
Test
Media
Min
Max
SD
SE
Area
(mm2)
10
Pfe(g)
10
116.632
98.800
137.320
18.8267
5.9535
Pfi (g)
10
40.357
31.170
53.640
9.8035
3.1001
Pse(g)
10
46.884
41.600
59.130
7.0213
2.2203
Psi (g)
10
24.841
18.460
33.110
6.7629
2.1386
Area
(mm2)
10
4114.80
2857.50
4343.40
508.31
160.74
Pfe(g)
10
169.307
138.580
175.280
12.9979
4.1103
Pfi (g)
10
99.957
66.950
104.950
12.1884
3.8543
Pse(g)
10
71.248
57.300
74.080
6.0968
1.9280
Psi (g)
10
59.804
33.360
63.290
9.4198
2.9788
254
gh/mm 2
MP
VFB
VFB+
0
sup
inf
Myc+
0.23
0.22
VS
MP
0.87
1.40
VFB
Myc-
Myc+
1.59
1.90
255
p-Cimene
gamma-Terpinene
Carvacrolo
100
90
80
70
60
%
50
40
30
20
10
0
MycVS
Myc+
S
Myc-
Myc+
VFB
MP
256
257
Bibliografia
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plants, vol. IV, (Eds), Global Science Books, London, UK, pp.
482-490.
258
259
260
Asciuto A. et al.
Introduzione
Negli ultimi anni il comparto delle piante officinali stato oggetto
di una crescente attenzione legata non soltanto ad un aumento della
domanda di prodotti erboristici, ma anche allinteresse che sorto in
ambito comunitario per il ruolo di diversificazione dellagricoltura che
queste colture possono svolgere ed in particolar modo nelle aree
marginali.
LItalia vanta antiche tradizioni nel comparto delle officinali e fino
ai primi anni 50 poteva considerarsi tra i maggiori produttori ed
esportatori europei; nel tempo, per, linteresse, e di conseguenza la
produzione, sono andati via via scemando, tanto che, quello delle
officinali divenuto oggi un comparto marginale tra le produzioni
agricole. Anche se in forma ridotta per lesiguit delle superfici
investite, nel settore agricolo la coltura delle erbe officinali pu essere
di valido aiuto al miglioramento ambientale per la riduzione di
sostanze inquinanti e il miglioramento delle condizioni sanitarie del
terreno, considerando che quasi sempre realizzata con metodo
biologico. Da una parte, quindi, lutilizzo nellindustria farmaceutica,
erboristica ed alimentare, dallaltra la potenziale compatibilit con le
problematiche ambientali, attribuiscono a questo settore un ruolo di
significativa importanza e per alcune regioni potrebbe rappresentare
una vera e propria nicchia di prodotti; ma di contro, ben poco si
conosce delleffettiva consistenza e delle sue possibilit di sviluppo e
non ultimo il ruolo economico che pu avere nellambito di unazienda
agraria.
Tutte queste considerazioni e, specialmente, il legame con il settore
biologico, che sembra esistere e che, in ogni caso, andrebbe rafforzato,
stanno alla base di un progetto di ricerca in itinere, volto a conoscere, a
livello della regione Sicilia, gli aspetti principali di questo settore,
incentrando lanalisi sulle piante officinali coltivate con metodi
biologici. Il progetto Potenzialit di sviluppo del comparto delle
piante officinali coltivate con metodo biologico in Sicilia si sta
svolgendo nellambito di una convenzione tra il Consorzio di Ricerca
Bioevoluzione Sicilia (BES) ed il Dipartimento di Economia dei
Sistemi Agro Forestali (ESAF) dellUniversit di Palermo. Lobiettivo
quello di sopperire alla carenza di informazioni inerenti aspetti
261
262
Asciuto A. et al.
settori, sia per la loro stessa natura. Questa ha, infatti, posto qualche
problema di delimitazione settoriale, perch spesso le aziende operano
in pi settori e coprono diversi stadi di produzione lungo la filiera
produttiva, che va dalla coltivazione delle specie officinali alla
commercializzazione di prodotti finiti. Dallanalisi del database della
Camera di Commercio, ossia di tutte le ditte attive nel Registro delle
imprese, lindividuazione delle aziende di lavorazione e/o
trasformazione risultata alquanto difficile, poich i codici ISTAT
delle attivit economiche (Ateco) non individuano direttamente tali
tipologie di imprese. Pertanto dallinterrogazione del database della
Camera di commercio mediante keyword officinali si individuato
un primo elenco di aziende, successivamente scremato mediante
accertamento telefonico sullattivit effettivamente svolta dalle stesse.
Parallelamente sono state individuate quelle ditte di lavorazione e/o
trasformazione iscritte in annuari di riviste specializzate di settore ed in
elenchi di associazioni di categoria. Una volta, quindi, definito
luniverso di riferimento, lattenzione si spostata sullo strumento da
utilizzare per la rilevazione dei dati; si scelto di utilizzare un
questionario predisposto ad hoc, considerato il problema della
delimitazione settoriale delle imprese (sia in senso orizzontale, che
verticale), che stato somministrato per via fax previo avviso
telefonico.
La produzione
La Sicilia dispone di una straordinaria variet di specie officinali,
ma a queste non corrisponde alcuna specifica tradizione produttiva, sia
a livello di coltivazione che della successiva trasformazione
industriale. La regione, come superfici investite, una delle pi
significative a livello nazionale, risultando al quarto posto dietro la
Calabria, importante per le sue produzioni di bergamotto, il Piemonte e
la Toscana (ISAFA, 1999). Le aziende dedite alla coltivazione di
officinali sono per lo pi imprese individuali e di dimensioni piuttosto
modeste. Dal 5 Censimento dellagricoltura (2000) sono state ottenute
informazioni sul numero di aziende produttrici con la relativa
superficie utilizzata e sulla loro localizzazione, distinte per zona
263
Aziende N.
18
1.571
9
1.598
Sup. Ha
10.49
227.19
3.02
240.70
264
Asciuto A. et al.
Aziende
N.
Superficie
%
Ha
Palermo
0.5
2.33
Trapani
522
32.7
130.32
54.1
Agrigento
0.3
15.02
6.2
Caltanissetta
0.5
2.11
0.9
Enna
10
0.6
4.95
2.1
Siracusa
Catania
0.2
2.06
0.9
Messina
1.043
65.3
84.01
34.9
1.598
100.0
240.80
100.0
Ragusa
Totale
265
Specie
Manna
Origano
Fiore di arancio
Fieno greco
Coriandolo
Psillio
Calendula
Cardo santo
Timo
Salvia
Rosmarino
Eucalipto
Equiseto
Melissa
Borragine
Finocchio
Malva
Maggiorana
Altre piante
Totale
Fonte: ISAFA
Ha
200.0
11.1
7.2
2.6
2.0
0.8
0.7
0.3
0.3
0.3
0.3
0.3
0.1
0.1
0.1
0.1
0.1
0.1
0.7
227.2
%
88.0
4.8
3.1
1.2
0.9
0.04
0.03
0.01
0.01
0.01
0.01
0.01
0.004
0.004
0.004
0.004
0.004
0.004
0.03
100.0
266
La domanda:
trasformazione
Asciuto A. et al.
indagine
sulle
imprese
di
lavorazione
consistenza e le
trasformazione in
numero limitato di
gestione familiare
24
72,7
27,3
33
100
N.
imprese
2
7
12
3
24
N.
occupati
24
32
34
1.129
1.219
N.occupati/
N. imprese
12
5
3
376
51
267
268
Asciuto A. et al.
Attivit
prevalente
Cosmesi
naturale
Erboristica
Alimentare
Produzione
coltivata
Acquisti
di piante
Acquisti di
derivati
(q.li)
64.8
20.0
35.4
132.6
3.0
9.2
10.0
10.6
16.4
2.9
11.4
0.3
269
270
Asciuto A. et al.
271
272
Camorani M.
Flavonoidi
273
Flavoni
Flavonoli
Antocianidine
(Antocianine *)
Isoflavonoidi
Esempi
naringenina,
eriodictiolo,
liquiritigetina
catechina, epicatechina
apigenina, luteolina,
diosmina
vitexina*
(*glicoside)
quercetina, kempferolo,
myricetina, rutina*
(*glicoside)
Caratteristiche
strutturali
anello B in posizione 2
legame singolo in 2-3
=O in 4
anello B in posizione 2
legame singolo in 2-3
-OH in 3
anello B in posizione 2
doppio legame in 2-3
=O in 4
anello B in posizione 2
doppio legame in 2-3
=O in 4; -OH in 3;
delfinina, apigeninidina, anello B in posizione 2
insaturazione
luteolinidina
aromatica
(*glicoside)
completa; -OH in 3
genisteina, daidzeina,
gliciteina
anello B in posizione 3
274
Camorani M.
Flavonoidi
275
276
Camorani M.
Flavonoidi
277
278
Camorani M.
279
280
Ferracane R. et al.
Introduzione
Il cardo mariano (Silybum marianum L. Gaertn. ) una pianta della
famiglia delle Asteracee utilizzata nella medicina popolare da pi di
2000 anni principalmente per il trattamento delle malattie epatiche
(epatiti, ittero, cirrosi) e per proteggere il fegato dallavvelenamento
causato da tossine, agenti chimici e dallalcol (Morazzoni e
Bombardelli, 1995).
La componente bioattiva di questa pianta rappresentata dalla
silimarina, contenente flavolignani (70-80 %), e una frazione chimica
non completamente caratterizzata costituita per la maggior parte da
polifenoli (20-30%). Il pi abbondante flavolignano la silibina,
presente in due forme isomeriche: silibina A (SBA) e silibina B
(SBB). Sono anche presenti lisosilibina A (ISBA), lisosilibina B
(ISBB), la silicristina (SC), la silidianina (SD) e il flavonoide
taxifolina (imnek et al., 2000; Ken e Walterov, 2005).
Recentemente la silimarina sta ricevendo attenzione non solo per i
suoi effetti epatoprotettivi ed antiossidanti, ma anche per lattivit
antitumorale, ipocolesterolemica, neuroprotettiva e cardioprotettiva
(Ken e Walterov, 2005).
Lanalisi del complesso delle silimarine nel cardo mariano
generalmente eseguita con lutilizzo di metodiche di analisi HPLC e
cromatografia liquida accoppiata a spettrometria di massa (LC/MS)
(Ding et al., 2000; Zhao e Chen B, 2005). Il primo obiettivo di questo
lavoro stato la messa a punto di un metodo di analisi della
componente bioattiva utilizzando la spettrometria di massa tandem
(LC/MS/MS). E stata anche caratterizzata la componente polifenolica
non ancora identificata, evidenziando la presenza di alcuni composti
non ancora riportati in letteratura.
Oltre allestrazione convenzionale con lutilizzo di una soluzione
metanolica come riportato in letteratura (Zhao e Chen B, 2005), sono
state anche valutati tre estratti supercritici ottenuti con lutilizzo della
CO2 allo stato supercritico.
Sylibum marianum
281
Materiali e metodi
Materiali
I reagenti ed i solventi sono stati acquistati dalla Merck (Germania)
e sono di grado analitico o HPLC. Gli standard di acido caffeico,
acido clorogenico, apigenina. e taxifolina sono stati forniti dalla
Sigma ( Milano, Italia). Lacido dicaffeilchinico (cinarina) e lacido
dicaffeiltartarico (ac.cicorico) sono stati acquistati alla ChromaDex
(Laguna Hills, CA, USA). I frutti essiccati taglio filtro di Silybum
marianum da agricoltura biologica sono stati forniti da Bioplanta
(Irsina, Matera).
Estrazione
Estrazione convenzionale dei campioni
3 g di campione sono stati estratti con 30 mL di metanolo. Il
campione stato posto in un bagno ad ultrasuoni a temperatura
ambiente per 30 minuti, centrifugato a 4000 rpm, a 4C, filtrato con
carta da filtro Whatman (Inghilterra) e quindi analizzato.
Estrazione dei campioni con fluidi supercritici
Lestrazione supercritica stata eseguita utilizzando un sistema
Spe-ed SFE, modello 7020 / 690 bar Applied Separations, Allentown,
PA, USA. 34 g di campione sono stati estratti in un vessel di acciaio
con un volume di 50 mL. Stati ottenuti tre differenti estratti : SFE I a
pressione di 90 bar, SFE II a pressione di 200 bar, SFE III a pressione
di 200 bar e con lutilizzo di metanolo come co-solvente. Nelle tre
estrazioni la temperatura stata fissata a 45C e il flusso del fluido
supercritico stato fissato a 1 L/min di gas.
282
Ferracane R. et al.
283
Sylibum marianum
frammenti
m/z
Acido clorogenico
7.47
353
191
Acido caffeico
10.16
179
135
Taxifolina
15.20
303
285; 217;179
Cinarina
15.00
515
353; 191
Catechina
15.58
289
245
Acido cicorico
17.11
473
311; 293;149
Silicristina (SC)
19.69
481
Silidianina (SD)
20.61
481
Silibina A (SBA)
25.01
481
Silibina B (SBB)
25.22
481
26.39
481
Apigenina
27.00
269
151
MS/MS
284
Ferracane R. et al.
Estratto metanolico
100
100
100
100
100
25.30
0.20
0.45
5.40
6.30
285
Sylibum marianum
Apigenina
Silibina A+B
Isosilibina A+B
Silicristina
Silidianina
Polifenoli totali
100
100
100
100
100
100
15.40
1.60
12.40
0.70
1.98
4.80
moli trolox/100g
148.3
6.6
3.8
35.7
Conclusioni
I risultati di questo studio hanno consentito unanalisi di
spettrometria di massa tandem (LC/MS/MS) dei componenti bioattivi
del Silybum marianum e la caratterizzazione di alcuni metaboliti
(acido caffeico, acido clorogenico, acido cicorico, cinarina e
apigenina) non ancora identificati. Il confronto fra lestrazione
convenzionale e quella supercritica ha evidenziato che solo
nellestratto supercritico ottenuto con lutilizzo di co-solvente sono
presenti i composti polifenolici dinteresse, ma in quantit molto
inferiori allestratto metanolico (circa venti volte di meno). Questi dati
sono confermati anche dal potere antiossidante dei vari estratti, che
risulta essere molto pi elevato per lestratto convenzionale.
286
Ferracane R. et al.
Bibliografia
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1684-1689.
287
Riassunto
La produzione di manna da frassino oggi sopravvive in una ristretta
area del comprensorio madonita nei comuni di Pollina e Castelbuono
in provincia di Palermo. Si tratta di un prodotto naturale, estratto per
incisione da due specie di frassino, fraxinus ornus e Fraxinus
augustifolia, ed utilizzato fin dallantichit per le sue molteplici
propriet officinali. Da alcuni decenni la frassinicoltura da manna sta
attraversando una profonda crisi correlata al mancato ricambio
generazionale, ad unofferta insufficiente a soddisfare la domanda del
mercato rivolta quasi esclusivamente verso le produzioni di qualit ed
a una scarsa attenzione da parte dellAmministrazione pubblica verso
un comparto che presenta molteplici peculiarit positive. Infatti, al di
la del ruolo paesaggistico del frassino, emerge limportanza del suo
prodotto, la manna, per le sue utilizzazioni in campo farmaceutico,
alimentare e cosmetico, settori questi che lasciano intravedere buone
possibilit per il rilancio della coltura. Il presente lavoro vuole fornire
un contributo al riconoscimento del ruolo che il comparto frassinicolo
potrebbe svolgere nelle aree attuali di produzione al fine da impedire
la completa estinzione di una coltura e del suo prodotto di estremo
valore paesaggistico, economico e antropico unico nel contesto
mondiale.
288
Galati A. et al.
Abstract
Manna production still exists in a limited area of Madonie
mountain, around the villages of Pollina and Castelbuono in the
province of Palermo. Manna is a natural product, obtained from
harvest of two different species of Ash Tree, Fraxinus ornus and
Fraxinus angustifolia, by incision of their stems. It has been utilised
for centuries for its various officinal properties. In the last decades
Manna Ash Tree cultivation has been going through a deep crisis, due
to a lack of generation replacement, to a supply which is inadequate
to satisfy the demand of a market deeply oriented to quality
production and, in the end, due to a lack of attention by public
administration. Nevertheless, the cultivation of the Manna Ash Tree
ought to be preserved because of its environmental significance: the
activity is a barrier against territorial and landscape deterioration in
the Madonie. But putting aside this important role played by this
tree in the Madonie environment, the importance of its product is
apparent for its uses in medicinal, food and cosmetic fields. The
demand of Manna for several uses in these sectors indicates
potentially good perspectives for an economic revival of the
cultivation. This paper aims to provide a contribution to the
recognition of the role which this sector might play in the Madonie
area in avoiding the loss of a unique woodland heritage as to
landscape, economic and human value.
Introduzione
La frassinicoltura da manna oggi localizzata in un ristretto areale
del comprensorio madonita nei territori di Pollina e Castelbuono in
provincia di Palermo che rimangono custodi di un patrimonio
naturalistico di inestimabile valore, unico al mondo.
La superficie interessata dalla coltivazione del frassino ha
evidenziato nel secolo scorso un processo di progressiva regressione
legata principalmente allimmissione sul mercato della mannite
sintetica che ha determinato una brusca caduta del prezzo della manna
289
290
Galati A. et al.
291
292
Galati A. et al.
293
294
Galati A. et al.
295
296
Galati A. et al.
297
Ringraziamenti
Questo lavoro realizzato con fondi del Consorzio di Ricerca
Bioevoluzione Sicilia (BES) nellambito di una convenzione stipulata
con il Dipartimento di Economia dei Sistemi Agro-Forestali
dellUniversit di Palermo. Il contributo individuale degli autori pu
essere cos enucleato: Antonino Galati ha redatto i paragrafi 1, 2 e 6;
Giuseppina Migliore ha redatto il paragrafo 5; Cesare Scaffidi Saggio
ha redatto i paragrafi 3 e 4. Le considerazioni conclusive sono state
redatte congiuntamente dagli autori.
Bibliografia
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298
299
300
Galluzzo N.
SAU
coltivata in
biologico
(ha)
1996
222
0.10
334.175
2000
1.924
0.18
538.299
502.078
2001
1.538
0.12
513.382
724.258
2002
1.896
0.16
421.701
746.511
2003
3.779
0.36
300.141
751.860
2004
1.689
0.18
246.318
708.043
2005
2.300
0.21
337.910
729.192
301
4.000
3.500
3.000
2000
2002
2001
2003
2004
2005
2.500
2.000
1.500
1.000
500
0
In c onversione
Biologico
Totale
>
>
>
>
150,0
100,0
>>
>
> > >
>
>>
>>
>
>
>>>> > > > >
>
>>>>
>
>
>
>
>
>
>> >> >
>
>
>> >>>
>
>
> >
>
> >>
>>>
>
>
> >
>
>
01-JAN-00
>
50,0
>
400
30-JAN-03
>
>
01-MAR-06
>
>>
>
>
600
800
1000
1200
export totale
302
Galluzzo N.
303
Ex
ante
3.550
782
-
A
24.000
21.650
1.02
1.22
Simulazioni ex post
B
C
D
24.000 24.000 24.000
14.150 14.450 20.736
0.65
0.67
0.97
0.78
0.80
1.16
304
Galluzzo N.
Plv
100.000
Costi
RN
80.000
60.000
40.000
20.000
0
Art emisia
Basilico
Camomilla
Lavanda
vera
M enta
Rosmarino
Salvia
305
306
307
308
Piovan A et al.
309
Risultati e discussione
Le analisi hanno rilevato che tutti i prodotti di biotrasformazione
sono presenti negli estratti cellulari e che non vengono escreti nei
mezzi.
Il risultato pi interessante si riferisce al fatto che tutti i precursori
sono stati completamente biotrasformati per dare non solo composti
glucosilati (1a, 2a, 3a/3b, 5a/5b) (Tab. 1), ma anche prodotti di
riduzione del doppio legame C2-C3 (diidrocalconi 1b, 2b, 3c e 4a per i
calconi, flavanone 5c per il flavone) ed i rispettivi glucosil derivati
(1b, 2b, 3d/3e, 5d/5e) (Tab. 2, 3 e 4).
I prodotti di biotrasformazione sono stati identificati mediante
spettroscopia UV, NMR e MS. E stato cos possibile mettere in
evidenza che:
1. i glucosidi presentano spettri UV e 1H NMR simili a quelli dei
corrispondenti agliconi, ma sono pi polari e insolubili in CHCl3 ;
2. il sito della glucosilazione stabilito dallassenza di shift
batocromico negli spettri UV dopo aggiunta di NaOAc (2c, 3b, 3d,
5a, 5d) o AlCl3 (1c, 3b, 3e, 5b, 5e);
3. i diidrocalconi ed i flavanoni presentano spettri UV e 1H NMR
molto diversi da quelli dei precursori e i picchi molecolari nello
spettro di massa risultano 2 mu pi alti di quelli dei corrispondenti
precursori;
4. i dati spettrali e di Rf del flavanone 5c sono sovrapponibili a quelli
del precursore 6.
La presenza dei prodotti glucosilati stata confermata anche
dallidrolisi enzimatica degli estratti idrometanolici. E risultato cos
che tutti i prodotti scompaiono e compaiono i precursori originali o i
loro corrispondenti prodotti ridotti.
Riguardo ai calconi i dati riportati in tabella 1 mostrano come:
1. la glucosilazione pu avvenire sia in 2 (substrato1) che in 4
(substrato 2);
2. quando sono presenti due gruppi ossidrilici (substrato 3), si
ottengono solo prodotti mono-glucosilati (3a/3b) (Tab. 1).
Analogamente, il flavone 5 e il flavanone 6, che presentano due
ossidrili in 5 e 7, danno solo la coppia di regioisomeri 5a/5b e 5d/5e
(Tab. 5), rispettivamente. Risultati analoghi sono stati ottenuti per i
310
Piovan A et al.
Prodotto
B
A
OH
Glu-O
1a
OCH3
RO
HO
OR'
R
R'
Glu H 3a
H Glu 3b
OCH3
Glu-O
HO
OH
2a
311
OH
Prodotto
RO
R
1b
H
Glu 1c
RO
HO
R
H 2b
Glu 2c
OCH3
OCH3
RO
HO
OH
OR'
R
H
Glu
H
R'
H 3c
H 3d
Glu 3e
Prodotto
OCH3
OCH3 O
OCH3
OCH3 O
4a
312
Piovan A et al.
Prodotto
HO
OH
RO
OR'
R
H
Glu
H
R'
H 5c
H 5d
Glu 5e
Prodotto
HO
OH
HO
OH
RO
OR'
R R'
Glu H 5a
H Glu 5b
5d
6 = 5c
5e
Conclusioni
Dati di letteratura (Blume et al., 1979) suggeriscono che il
complesso degli enzimi coinvolti nella biosintesi dei flavonoidi sia
associato alle membrane e in particolare a quelle del reticolo
endoplasmatico. Nel caso in cui vengano introdotte in colture
cellulari, sostanze esogene, come nel caso da noi illustrato, il destino
metabolico pu risultare completamente diverso. Dai dati preliminari
in nostro possesso l enzima glucosiltransferasi presente nelle colture
cellulari da noi esaminate, potrebbe essere localizzato a livello di
parete. Questo spiegherebbe perch il processo di glucosilazione
313
314
315
316
Curadi M. et al.
Materiali e metodi
Le piante di carciofo della variet Grato1 ottenute per carducci
(C) e per micropropagazione (M) sono state coltivate in campo presso
il Centro Sperimentale di Orticoltura del Dipartimento di Biologia
delle Piante Agrarie, a S.Piero a Grado (Pisa). Le piantine
micropropagate, ottenute da colture apicali, sono state trapiantate in
campo il 5 Ottobre 2004, a fila singola, con distanze di 90 cm sulla
fila. Sia per M che per C, 9 foglie basali sviluppate (giovani) e 9
capolini secondari a maturit sono stati campionati a random il 27
Maggio 2005. I campioni (foglie, brattee interne ed esterne) sono stati
ottenuti in 3 replicazioni (n=3), ognuna formata da 3 foglie o 3
capolini provenienti da piante diverse. Dopo essiccamento a 60C per
8 gg, il materiale stato finemente macinato e trasferito in contenitori
di plastica con tappo. Le sostanze amare del carciofo sono state
determinate tramite una forma modificata del metodo alcalimetrico
descritto da Schneider e Thiele (1974), confermato recentemente
tramite HPLC-DAD (Fritsche et al., 2002). 5 g p.s. di campione
macinato, purificati in Soxhlet per 8 ore con 250 ml di etere di petrolio
40-70, sono stati estratti in Soxhlet per 30 ore con 250 ml di toluene.
Lestratto stato ridotto a 80 ml con Rotavapor, e sottoposto a 3
partizioni con 30 ml di NaOH 2%. La fase organica stata filtrata, e il
volume portato a 100 ml. 15 ml di estratto sono stati miscelati con 15
ml di NaOH 0.02N e agitati a 45C per 5-6 min; in queste condizioni,
la cinaropicrina trasformata nella forma salina idrosolubile. Dopo
raffreddamento e separazione delle fasi, 10 ml di fase acquosa sono
stati titolati con HCl 0.02N usando fenolftaleina come indicatore.
Dato che 1 ml NaOH=6.92 mg di cinaropicrina (Schneider e Thiele,
1974), stato infine calcolato il contenuto di sostanze amare espresse
come cinaropicrina (% s.s.). I dati ottenuti (Tab. 1) sono stati
sottoposti ad analisi ANOVA, e le medie sono state confrontate
mediante test di Duncan (P0.05).
317
Risultati e discussione
I dati riportati in tabella 1 mostrano la variabilit del contenuto di
sostanze amare nelle foglie giovani della variet Grato 1. Il
massimo contenuto di sostanze amare espresse come cinaropicrina
stato osservato nelle foglie giovani delle piante C (9.633% s.s.).
In tutti i tessuti analizzati, la quantit di sostanze amare risultata
inferiore nelle piante ottenute in vitro (Fig.1). La riduzione (%) del
contenuto amaro nelle foglie, nelle brattee interne ed esterne in M,
rispetto a C, risultata rispettivamente 29.13%, 7.41% e 6.28%.
Indipendentemente dal metodo di propagazione impiegato, le foglie
giovani di Grato 1 mostrano un contenuto di sostanze amare
maggiore rispetto ai valori disponibili in letteratura, riferiti ad altre
variet di C. scolymus (Schneider e Thiele, 1974) o ad estratti
commerciali (Fritsche et al., 2002). Questo fatto pu essere dovuto,
oltre che alle differenze varietali, anche alle condizioni ambientali nei
diversi siti di coltivazione, come gi osservato in Cichorium intybus L.
(Foster et al., 2006).
Tabella 1. Contenuto di sostanze amare espresso come
cinaropicrina in foglie giovani e in capolini (brattee interne ed esterne)
di piante di carciofo var. Grato 1 ottenute per carducci (C) e per
micropropagazione (M). Le medie (media E.S.; n=3) seguite dalle
stesse lettere non differiscono significativamente le une dalle altre
(P0.05)
Grato 1 C
Grato 1 M
Grato 1 C
Grato 1 M
Grato 1 RS
Grato 1 M
Foglie
Foglie
Brattee interne
Brattee interne
Brattee esterne
Brattee esterne
318
Curadi M. et al.
10
9
8
7
6
5
C
M
4
3
2
1
0
Foglie
Brattee esterne
Brattee interne
319
31Conclusioni
Lo studio dei sesquiterpeni amari del carciofo offre interessanti
prospettive sia per i riflessi sulla qualit nutrizionale e organolettica,
sia sul piano farmacologico, considerate le molteplici attivit
biologiche possedute da questo gruppo di sostanze. E necessaria
ulteriore sperimentazione al fine di definire metodologie di
quantificazione alternative a maggiore risoluzione. Le differenze
quantitative trovate in questa indagine preliminare nelle foglie di
piante di carciofo ottenuto in vitro e per propagazione vegetativa ci
invitano ad approfondire lo studio del contenuto in cinaropicrina in
differenti variet italiane di carciofo, al fine di caratterizzare variet ad
elevato profilo qualitativo.
Ringraziamenti
La presente ricerca stata condotta con il supporto finanziario del
MIPAF. Grazie al Dott. Michele Leonardi per lassistenza tecnica.
Bibliografia
1. Cho, J.Y., Kim, A.R., Jung, J.H., Chun, T., Rhee, M.H., Yoo, E.S.
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2. Cravotto, G., Nano, G.M., Binello, A., Spagliardi, P., Seu, G.
2005. Chemical and biological modification of cynaropicrin and
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Ceccarelli, N. 2005. Antioxidant activity and phenolic compounds
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scolymus L.) varieties. It. J. Food Sci. 1 (17): 33-44.
320
Curadi M. et al.
AREE SCIENTIFICODISCIPLINARI
CARTE: Copertina: Digit Linen 270 g/m2, Interno: Usomano bianco Selena 80 g/m2; ALLESTIMENTO: Legatura a filo di refe / brossura.
1245 copertina
23-07-2007
15:47
Pagina 1
ISBN 978-88-548-1245-1
1245 copertina
23-07-2007
15:47
Pagina 1
39
ARA
RACNE
CNE
Franco Tognoni ordinario di Colture protette presso la Facolt di Agraria di Pisa, di cui
stato anche Preside. Attualmente ricopre la carica di direttore del Dipartimento di Biologia
delle piante agrarie. autore di un libro sulla coltivazione in serra e di centinaia di pubblicazioni scientifiche o a carattere tecnicodivulgativo.
Anna Mensuali una ricercatrice della Scuola Superiore di Studi Universitari e Perfezionamento SantAnna di Pisa. Le sue ricerche hanno riguardato soprattutto le colture in vitro e la
conservazione postraccolta dei prodotti ortofloricoli e sono state oggetto di numerose pubblicazioni su riviste internazionali.
Alberto Pardossi dal 1998 professore associato di Orticoltura e floricoltura, ruolo ricoperto
inizialmente presso la Facolt di Agraria di Milano e successivamente di Pisa. Autore di circa
200 articoli a carattere scientifico o tecnicodivulgativo, Alberto Pardossi si occupa soprattutto di colture di serra.
ARA
RACNE
CNE
euro 19,00
ARACNE
STUDIO BG
ISBN 978-88-548-1245-1
Colture artificiali
di piante medicinali
Produzione di metaboliti secondari
nelle piante medicinali in coltura artificiale
a cura di
Alberto Pardossi
Franco Tognoni
Anna Mensuali