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LECTIO

DOMENICA NELLOTTAVA DEL NATALE


Festa della S. Famiglia
Lc 2,22-40; Gen 15,1-6; Sal 104; Eb 11,8.11-12.17-19
O Dio, nostro creatore e Padre,
tu hai voluto che il tuo Figlio,
generato prima dell'aurora del mondo,
divenisse membro dell'umana famiglia;
ravviva in noi la venerazione
per il dono e il mistero della vita,
perch i genitori si sentano partecipi
della fecondit del tuo amore,
e i figli crescano in sapienza, et e grazia,
rendendo lode al tuo santo nome.
Per il nostro Signore...
Colletta B
La liturgia odierna ci invita a riflettere sul tema della famiglia, alla luce di quella comunit
esemplare, formata da Giuseppe, Maria e Ges, che i testi evangelici ci descrivono, seppure con grande
sobriet e discrezione.
La famiglia pu essere considerata giustamente perno vero e insostituibile di una solidariet di base
importantissima, sia sul piano naturale (trasmissione della vita, convivenza, comunit di amore,
educazione...), sia sul piano soprannaturale (perch fondata sul sacramento del matrimonio e ordinata
a promuovere anche la crescita della fede e della carit).
S. Paolo, quando parla del fondamento della famiglia, cio del matrimonio, lo chiama sacramentum
magnum proprio in ordine a Cristo e alla comunit ecclesiale. Il sacramento del matrimonio contiene in
s un forte dinamismo di rinnovamento e di crescita, non solo nel senso di ampliamento quantitativo,
ma proprio come assimilazione e testimonianza del mistero di Cristo nella comunit ecclesiale.
Va annotato che la Famiglia divina eterna, unico vero Esemplare onnipotente, in realt si compone
del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Nel Figlio il Padre, donando lo Spirito Santo, si acquisisce
anche una Casa creata di tutti i suoi figli, il cui Capo e Responsabile Cristo Signore Risorto (Ebr 3,6).
A questa Casa, costruita come Chiesa santa, la Madre, lOrante, appartengono anzitutto la Madre
Semprevergine e il Padre putativo Giuseppe, con tutti i personaggi che nellInfanzia di Cristo e nella
sua Vita tra gli uomini in qualche modo Lo attendevano o Lo circondavano e Lo servivano, e Lo

accompagnavano come discepoli fino alla Croce. Poi tutti i redenti, a cominciare dagli Apostoli, depositari
della Santit divina da portare al mondo. Casa divina come corte celeste, con il coro degli Angeli santi.
La Famiglia di Nazaret un esemplare mirabile, ma ancora umano, che si contempla, tuttavia con
gli occhi verso la Famiglia divina eterna.
Nei cc. 1-2, Luca introduce gradualmente i suoi lettori nel mistero dell'identit di Ges.
All'annunciazione a Maria e alla nascita a Betlemme, segue la manifestazione del Messia nella sua
citt, Gerusalemme. Il Messia, figlio d'Israele, entra nel tempio e viene consacrato a Dio. L'incontro
incorniciato da un'introduzione (vv. 22-24) e da una conclusione (vv. 39-40), dove ritorna
ripetutamente il riferimento alla Legge.
Possiamo dividere il brano come segue:
1. Introduzione: vv. 22-24;
2. Incontro con Simeone: vv. 25-35;
3. Incontro con Anna: vv. 36-38;
4. Conclusione: vv. 39-41.
Esaminiamo il brano
vv. 22-24 - secondo la legge di Mos: uno dei ritornelli ricorrenti nella

pericope tanto da

diventare un elemento di inclusione che circoscrive il brano nei vv. 22-24 e 39. I Genitori di Ges sono
ebrei autentici, pii e osservanti di quanto Dio aveva consegnato a Mose e al suo popolo nella teofania
del Sinai. L'occasione della prima visita del Messia alla citt santa dunque l'obbedienza alla Legge
mosaica che prescrive la purificazione della donna dopo il parto ed il riscatto dei primogeniti:
1. La purificazione della puerpera era prevista dal Lv 12,2-8 ed era legata alle complesse leggi di purit
che regolavano il ciclo mestruale, il parto e tutto ci che aveva a che fare con il sangue.
2. Della consacrazione dei primogeniti si parla in Es 13 come di una sorta di riscatto : la vita di ogni
primogenito in cambio di un capo di bestiame minuto. La motivazione collegata con luscita
dallEgitto e il possesso della terra, dove lelezione del Signore si manifesta sotto forma di
protezione dei primogeniti dIsraele dallangelo distruttore. La prescrizione si applica ai maschi
primogeniti, sia uomini, sia animali (Es 13,1-4 e 9-16).
Prima di procedere mi sembra importante precisare che la purificazione della donna prescritta da Lv 12 un
rito da comprendersi nell'orizzonte ontologico, non etico. Non si tratta dunque della purificazione dal
peccato, ma dalla vicinanza al mondo di Dio. Secondo il Talmud, la condivisione del potere di Dio di dare
la vita rende la donna il santuario domestico attraverso il quale le benedizioni discendono su tutta la famiglia.
La Legge chiede dunque alla donna un gesto di desacralizzazione dall'eccesso di santit maturato a
contatto con l'origine della vita, per poter rientrare nell'ordinariet dell'esistenza. Secondo le regole

levitiche, il processo di desacralizzazione doveva avvenire con una duplice offerta: un sacrificio di
comunione per il particolare coinvolgimento della donna nel mistero della vita, e uno di espiazione per
la sacralit del sangue disperso a causa del parto. Nel nostro testo il rito sotteso nell'offerta di una
coppia di tortore o di due giovani colombi (v. 24). Non si trova invece menzione alcuna al prezzo del
riscatto del primogenito, cinque sicli (Nm 3,47). Ges non viene, dunque, riscattato, ma
consacrato/offerto al Padre al quale gi appartiene: Perci colui che nascer sar santo e sar chiamato
Figlio di Dio (1,35). Mi sembra importante notare come il terzo evangelo metta ripetutamente in evidenza
il legame di Ges con il Padre. Dal punto di vista narrativo importante notare l'inclusione creata dalle
prime e ultime parole di Ges, pronunciate rispettivamente nel tempio e sulla croce:
- Perch mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? (2,49).
- Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito (23,46).
Tutta la sua esistenza sar poi vissuta per il Padre e con il Padre: egli deve (di) compiere la volont del
Padre (2,49; 4,43; 9,22; 13,33; 17,25; 19,5; 22,737) ed ogni sua scelta sar compiuta nel rapporto con
lui (3,21; 5,16; 6,12; 9,18.28; 11,1; 22,41). Conclude la missione per cui stato mandato (4,3)
attraverso l'esodo profetizzato da Mose ed Elia (9,31): se la sua morte scaturisce dall'essere consegnato
nelle mani degli uomini (9,44; 18,32; 20,19; 22,53; 24,7), consegnando se stesso nelle mani del
Padre, trasformer quella stessa morte nell'inizio della Vita.
offrirlo al Signore: parastsai ti kyri (v. 22), il verbo parstmi tra i vari significati ha quello
prevalente di presentare al Signore la persona o lofferta, a Lui quale Sovrano e Giudice e Dio da
adorare. Risalta qui un duplice fatto:
1. i Genitori vogliono presentare come consacrazione il Bambino al Signore, nel santuario della
sua divina imperscrutabile Presenza. questo il segno, la thysa = sacrificio, offerta (v. 24; la
mancanza dellarticolo da parte dellevangelista mette in risalto la natura e la qualit del sacrificio
pi che il valore individuale), segno sensibile del Sacrificio permanente con cui il Figlio si dona alla
comunione damore con il Padre. In Lc 2,49 Ges, quando sar cresciuto, spiegher ai Genitori che
la presenza divina permanente in Lui, dovendo Egli stare sempre nelle realt del Padre suo;
2. il secondo fatto la scoperta povert dei Genitori, che non hanno la possibilit di offrire
lagnello per il sacrificio, ma offrono con il cuore pieno di commozione tutto quello che hanno,
una coppia di piccoli uccelli (v. 24).
vv. 25-28 - un uomo di nome Simeone: la presentazione (Hypapant) al tempio produce
lincontro del divino Bambino con il suo popolo. Simeone (con la profetessa Anna) tra le figure
meglio tratteggiate degli evangeli dellinfanzia; egli che con la speranza viene al tempio, si presenta
come il simbolo della lunga attesa messianica. Levangelista Luca con questo personaggio descrive la
realt dominante nel giudaismo del tempo d Ges: lattesa messianica, la speranza della venuta di un
redentore, dellunto di YHWH.

La figura di Simeone non conosciuta prima e non mai pi nominata dopo. Il nome significa docile
allascolto del Signore, Egli conosciuto quale uomo giusto e pio, come No (Gen 6,9), come
Giuseppe (Mt 1,19). Di Simeone detto che era prosdechmenos = aspettante (v. 25) e il participio
presente sottolinea una qualit propria del soggetto, lazione dellattendere una qualit aderente alla
sua persona. Egli colui che attende, ma non in modo passivo: il verbo indica un movimento (pros =
verso, in direzione di + dchomai = accogliere), il suo un andare incontro per accogliere
(traduzione letterale). Simeone, come tanti altri pii Ebrei, attendeva la consolazione (parklsis)
dIsraele, questa era una promessa antica: Consolate, consolate il popolo mio!... Sacerdoti, parlate al
cuore di Gerusalemme! (Is 40,1).
lo Spirito Santo era sopra di lui: lattesa di questo giusto e pio era guidata e confortata dallo Spirito
Santo che stava su di lui (v. 25), ma il medesimo Spirito gli aveva comunicato che prima di morire
avrebbe visto il Cristo del Signore, ossia il Messia-Unto, il Salvatore del suo popolo (v. 26).
vv. 29-32 - Ora lascia...: lanziano ricevuto tra le braccia il Bambino innalza al Signore la sua
euloga (in eb. berakah) la benedizione ebraica biblica, che lode e azione di grazia per il Signore, i
suoi titoli e le sue opere. Alla benedizione tradizionale (non riportata ma potrebbe aver detto
inizialmente: Benedetto Tu, Signore Dio nostro, Re delluniverso, poich ci facesti risorgere e ci
vivificasti e ci facesti giungere fino a questo tempo) il santo anziano aggiunge la sua preghiera
personale, che alla lettera suona cos:
!
Adesso congedi il servo tuo, Sovrano,
secondo la Parola tua con la pace,
poich videro gli occhi miei la Salvezza tua,
che Tu preparasti davanti a tutti i popoli,
Luce per la rivelazione delle nazioni
e Gloria del popolo tuo Israele?
Troppo precipitosamente si tende ad interpretare il v. 29: nn apoleis, tn doln sou, dspota come
un imperativo, per cui Simeone avrebbe come dato il permesso al Signore di richiamarlo a s.
Premesso che il verbo apolyeis un presente indicativo e non un imperativo, dal v. 26 la promessa era
che non sarebbe morto prima di aver visto lUnto del Signore; adesso la visione avvenuta, secondo
la Parola divina, con la pace. Simeone deve morire.
La preghiera personale di Simeone una domanda serena, non angosciata, di un pio e fervoroso, che
come tutti i poveri di Dio (gli anawm JHWH) possono porre al Signore domande pressanti. Il salterio
una preziosa miniera di queste domande, spesso addirittura irriverenti; alcune domande chiedono una
risposta altre non la contemplano.

Il giusto Simeone fa una domanda che non prevede risposta; egli accetta la sua apoleis, alla lettera lo
scioglimento dei pioli della sua tenda terrena e non vi si oppone. Per non esita ad esprimere al suo
Signore e Sovrano il suo naturale rimpianto. Proprio adesso che secondo la promessa ha visto la
Salvezza del Signore che il Bambino, vorrebbe vedere anche lopera salvifica con le sue
conseguenze. Simeone che anche un profeta riempito di Spirito Santo sa che vedr solo lAlba di
quella Luce per le nazioni e il Segno di quella Gloria del popolo di Dio Israele (v. 32).
vv. 33-35 - il padre e la madre: i Genitori del Bambino in questa selva di realt sono meravigliati di
quanto ascoltano; possono solo intuire il senso misterioso delle Realt divine che il Bambino a 12 anni
indicher.
li benedisse e parl a Maria: come profeta dello Spirito Santo parla a Maria annunciando il
Prodigio del Figlio. Sono parole arcane e gravi: esse presignificano la tragedia di chi in Israele non
accetter la Gloria che li visita, oppure la vita nuova, la resurrezione per chi vorr ricevere la Gloria nel
cuore e nellesistenza.
segno di contraddizione: non un segno di condanna ma di offerta: Dio mostra il suo Figlio, lo
innalza per essere universalmente visto, ognuno potr scegliere se avversarlo o essere docile
allobbedienza accettevole.
una spada trafigger lanima: gli evangeli evitano di descrivere i sentimenti, le emozioni umane e
spirituali della Madre di Dio; qua e l spunta qualche preoccupazione (cf. 2,41-50 nel tempio fra i
dottori; 8,19 pericolo per la predicazione e i miracoli) ma non di pi. Solo Giovanni (19,25-27)
racconta della sua presenza sotto la Croce che i sinottici invece non menzionano affatto. N lei come
neppure le Donne fedeli piangono per lorribile dolore della condanna come invece fanno le pie donne
ebree che assistono i condannati a morte del loro popolo (Lc 23,27-31).
La Spada di Simeone viene invece a dare certezza dellindicibile strazio del cuore della Madre. Questa
spada nel cuore la porta alla decisione, simile, bench infinitamente maggiore di quella di Abramo che
offre lunico figlio amato, Isacco (Gen 22). la Spada della Divina Parola, a cui Lei Resa tutta grazia,
come la serva del Signore, si offr con fede e amore senza limiti affinch tutto fosse fatto secondo la
Parola divina (Lc 1,38). La medesima Spada della divina Parola trafigger il cuore di tutti i fedeli, che nel
battesimo sono chiamati ad unesistenza sacrificale (di fedelt, di testimonianza) davanti al loro Signore (cf
. Mt 10,32; Mc 8,38; Lc 9,26). una Spada affilata che divide i pensieri pi nascosti del cuore, e che rivela
ogni pi segreta realt, quella alla quale si deve rendere conto (Eb 4,12-13).
vv. 36-38 - una profetessa, Anna: ecco ora ben tratteggiato un altro incontro singolare, una donna
santa, una Profetessa di Dio, la vedova Anna. Il suo nome (equivalente maschile Iohannan) significa Il
Signore fece grazia. figlia di Fanuele, in ebraico Pn-El = Il volto di Dio, della lontana trib
settentrionale di Aser. !
Nella Santa Scrittura il Signore ama tutti, ma predilige stranieri, orfani e vedove (cf Es 22,20-21 e

infiniti altri passi); il Signore il Padre degli orfani e il Difensore delle vedove (Sal 67,6); le vedove
accolgono con carit i profeti del Signore (1 Re 17,9, Elia); esse liberano la citt di Dio, come Giuditta;
il Signore resuscita alla madre vedova di Naim il figlio unico (Lc 7,11-17); loda come grande davanti a
Dio la vedova povera che dona al santuario ogni suo avere (Lc 21,1-4); le sante vedove servono i santi
Apostoli e nella Chiesa formano un vero e proprio stato consacrato sotto la tutela degli Apostoli stessi e
dei loro discepoli (1 Tm 5,3-16).
aveva 84 anni: levangelista ha riportato let di questa donna. Ora, questo un numero simbolico,
12x7 (12 il popolo dIsraele e 7 la pienezza) ma anche il doppio di 42, che indica gli anni dellattesa
nel dolore e nella tribolazione. Anna aveva atteso il doppio degli altri per intensit e speranza; la sua
vita era fatta di digiuni e preghiere (v. 37), proprio come sar la prescrizione del Signore per i suoi
discepoli (Mt 17,21). Viveva in adorazione nel tempio pur potendo entrare solo nel cortile delle
donne, da dove attraverso due porte che davano nel cortile degli uomini e in quello dei sacerdoti
poteva seguire il culto divino molto da lontano. Per lei non c' un riferimento esplicito allo Spirito
Santo, ma la sua qualifica di profeta la pone in un rapporto di dipendenza dallo Spirito che la rende
capace di trasformare la Scrittura in Parola, di penetrare nei segreti di Dio e renderli incontrabili alla
sua generazione. Anna, con Simeone, rivela la verit di Ges a tutti coloro che hanno un cuore
disponibile ad accoglierla, un cuore aperto alla novit di Dio.!
Anna giunge nel tempio allapertura del mattino, per assistere al primo sacrificio; la pericope non
precisa che vide il Bambino e se parl ai Genitori, ma lo fa supporre. Come i pastori di Betlemme (Lc
2,20) prosegue a parlare di Lui, del Bambino, facendolo conoscere a tutti quelli che attendevano la
redenzione (ltrsis= riscatto, termine che indica la libert ottenuta dal servo dietro pagamento di un
riscatto) in Gerusalemme (v. 38).!
vv. 39-40 - adempiuto ogni cosa: Il sipario cala sull'episodio del tempio e la famiglia ritorna
all'ordinariet. Con il v. 41 poi Luca copre 12 anni, colmando il tempo tra la prima e la seconda visita
al tempio. Come per Giovanni (1,80), egli sintetizza in pochi termini il cammino umano di Ges.!Per i
suoi genitori inizia il cammino della loro purificazione (2,22), nella progressiva e dolorosa coscienza
dell'identit del figlio e del Mistero a cui appartiene. Come i discepoli, anche Maria e Giuseppe sono
chiamati a porsi in viaggio, seguendo Ges. Il duplice riferimento allo stupore (2,33.48) e alla non
comprensione (v. 50) indica l'impossibilit di rinchiudere Dio dentro il perimetro di pensieri, leggi,
tradizioni e luoghi sacri. Dio oltre perch altro, mistero e libert. La stessa sapienza e grazia che
accompagna la crescita del bambino (2,40), accompagner anche la crescita dei suoi genitori, in
un'adesione fedele che non chiede di capire, ma di seguire.!
fecero ritorno...: Gli adempimenti secondo la Legge santa del Signore sono terminati; i Genitori

fanno dunque ritorno con il Bambino a Nazaret di Galilea. Questa non una mera indicazione di un
qualsiasi itinerario, ma secondo la teologia lucana la prima fase di un adempimento: Nazaret Betlemme - Nazaret, Nazaret - Gerusalemme - Nazaret la seconda fase (Ges tra i dottori ai Genitori:
Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? Lc 2,49).!
Nazaret - Gerusalemme la terza fase delladempimento; poi pi nessuna fase, a Gerusalemme dalla
Croce scaturisce la Redenzione, la Consolazione, lo Spirito Santo al mondo intero [e nel suo nome
saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da
Gerusalemme.., mander su di voi quello che il Padre mio ha promesso... (Lc 24,47-49)].!
Le tre fasi e lultimo adempimento competono al divino, inconsumabile Spirito Santo; non a caso il
complesso del cosiddetto evangelo dellinfanzia permeato completamente dallo Spirito Santo
(Concezione virginale, il Bambino cresce e si fortifica per lopera a cui il Padre lo chiama e Lo invia).!
In lui oggi risplende in piena luce!
il misterioso scambio che ci ha redenti:!
la nostra debolezza assunta dal Verbo,!
luomo mortale innalzato a dignit perenne!
e noi, uniti a te in comunione mirabile,!
condividiamo la tua vita immortale.!
(Praefazio!di!Natale!III)!
!
Dopo la Comunione!
Padre misericordioso,)
che ci hai nutriti alla tua mensa,)
donaci di seguire gli esempi della santa Famiglia,)
perch dopo le prove di questa vita)
siamo associati alla sua gloria in cielo.)
Per Cristo nostro Signore.)
!
!

Luned!22!dicembre!2014!
Abbazia!Santa!Maria!di!Pulsano!
!

Letture patristiche1 della Domenica!


dellOttava del Natale S. Famiglia B
!
Lc 2,22-40; Gen 15,1-6; Sal 104; Eb 11,8.11-12.17-19!
!
!
1. Simeone mosso dallo Spirito
Dobbiamo cercare un motivo degno del dono di Dio per spiegare come "Simeone, uomo santo e gradito
a Dio", - cos scritto nel Vangelo, - "aspettando la consolazione di Israele, ottenne dallo Spirito
Santo l`assicurazione che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore" (Lc 2,25-26).
Che gli giov vedere Cristo? Gli fu forse soltanto promesso di vederlo, senza ritrarne alcun vantaggio,
oppure tutto questo nasconde qualche dono degno di Dio, che il beato Simeone si era meritato e
ricevette? "Una donna tocc l`orlo dell`abito di Ges e fu risanata" (Lc 8,44). Se costei ha ricevuto un
cos grande dono per aver toccato l`estrema parte del suo abito, che cosa dobbiamo pensare sia
accaduto a Simeone, "che accolse tra le sue braccia" il fanciullo e, tenendolo tra le braccia, gioiva e si
allietava, rendendosi conto di portare il fanciullo che era venuto per liberare i prigionieri? Lui stesso
stava per essere liberato dai vincoli del corpo, ed egli sapeva che nessuno poteva far uscire gli uomini
dalla prigione del corpo, con la speranza della vita futura, se non colui che teneva in braccio.
Per questo dice, rivolgendosi a lui: "Ora, Signore, lascia che il tuo servo se ne vada in pace" (Lc 2,29);
infatti fin che io non sostenevo Cristo, finch le mie braccia non lo sollevavano, ero prigioniero e non
potevo liberarmi dai miei vincoli. Dobbiamo intendere queste parole come se fossero non soltanto di
Simeone, ma di tutto il genere umano. Se uno esce dal mondo, se liberato dal carcere e dalla dimora
dei prigionieri per andare a regnare, prenda tra le sue mani Ges, lo circondi con le sue braccia, lo
tenga tutto stretto al suo petto e allora potr andare esultante di gioia l dove desidera.
Considerate quante cose erano state preordinate in anticipo perch Simeone meritasse di tenere in
braccio il Figlio di Dio. Dapprima aveva ricevuto l`assicurazione dallo Spirito Santo che non sarebbe
morto prima di aver visto il Cristo del Signore.
Non era poi venuto al tempio n per caso n semplicemente ma venne al tempio mosso dallo Spirito di
Dio: "infatti tutti quelli che sono condotti dallo Spirito di Dio sono figli di Dio" (Rm 8,14).
1

Le letture patristiche sono tratte dal CD-Rom La Bibbia e i Padri della Chiesa, Ed. Messaggero, Padova, distribuito da
Unitelm, 1995.

Lo Spirito Santo lo condusse dunque al tempio. Anche tu, se vuoi tenere in braccio Ges e stringerlo tra
le mani, se vuoi esser degno di essere liberato dalla prigione, dedica ogni tuo sforzo per essere condotto

dallo Spirito e venire al tempio di Dio. Ecco, ora tu stai nel tempio del Signore Ges, cio nella sua
Chiesa; questo il tempio costruito di "pietre vive" (1Pt 2,5). Ma tu stai nel tempio del Signore quando
la tua vita e i tuoi costumi sono quanto mai degni del nome che designa la Chiesa.
Se verrai al tempio mosso dallo Spirito, troverai il fanciullo Ges, lo solleverai nelle tue braccia e dirai:
"Ora, Signore, lascia che il tuo servo se ne vada in pace secondo la tua parola" (Lc 2,29). Osserva
nello stesso tempo che la pace si aggiunge allo scioglimento e alla liberazione. Non dice infatti
Simeone: io voglio morire, ma aggiunge voglio morire in pace. Anche al beato Abramo fu promessa
la stessa cosa: "Quanto a te, andrai dai tuoi padri in pace, dopo aver vissuto in una felice vecchiaia"
(Gen 15,15). Chi che muore in pace, se non colui che possiede "la pace di Dio, pace che va al di l di
ogni intelligenza e custodisce il cuore" (Fil 4,7) di chi la possiede? Chi se ne va da questo secolo in
pace, se non colui che comprende che "Dio era in Cristo per riconciliare con s il mondo" (2Cor 5,19),
colui che non nutre inimicizia e rancore verso Dio, ma ha conseguito in s, con le buone opere, la
pienezza della pace e della concordia, e se ne va quindi in pace per raggiungere i santi padri, verso i
quali se n` andato anche Abramo?
Ma perch parlo dei patriarchi? Si tratta di raggiungere lo stesso capo e Signore dei patriarchi, Ges, di
cui detto: "Meglio morire ed essere con Cristo" (Fil 1,23). Possiede Ges colui che osa dire: "Vivo,
non pi io, ma vive Cristo in me" (Gal 2,20). Affinch dunque anche noi, qui presenti nel tempio,
tenendo in braccio il Figlio di Dio e serrandolo tra le nostre mani, siamo degni di essere liberati e di
partire verso una migliore vita, preghiamo Dio onnipotente, preghiamo lo stesso fanciullo Ges, con il
quale noi desideriamo parlare tenendolo in braccio, Ges "cui appartengono la gloria e la potenza nei
secoli dei secoli. Amen" (1Pt 4,11).
(Origene, In Evang. Luc., 15, 1-5)
2. Simeone figura di chi aspetta il Signore
"Ed ecco a Gerusalemme c`era un uomo di nome Simeone uomo giusto e timorato, che aspettava la
consolazione d`Israele" (Lc 2,25). Non soltanto dagli angeli e dai profeti, dai pastori e dai genitori, ma
anche dai vecchi e dai giusti riceve testimonianza la nascita del Signore. Tutte le et, l`uno e l`altro
sesso e gli eventi miracolosi rendono testimonianza: una vergine partorisce, una donna sterile ha un
figlio, un muto parla, Elisabetta profetizza, il mago adora, il bambino chiuso nel seno materno salta per
la gioia, una vedova rende grazie, un giusto in attesa.
Era davvero un giusto, perch egli non attendeva nel suo interesse ma in quello del popolo. Per suo
conto egli desiderava essere sciolto dai legami di questo corpo fragile; ma attendeva di vedere il Messia

promesso: ben sapeva, infatti, che sarebbero stati beati gli occhi che lo avrebbero visto (cf. Lc
10,23).
"Ora" - disse - "lascia andare il tuo servo" (Lc 2,29). Vedi questo giusto, stretto quasi nel carcere del
corpo, che desidera sciogliersene per cominciare a essere con Cristo, perch "sciogliersi ed essere con
Cristo molto meglio" (Fil 1,23). Ma colui che vuole essere liberato, venga a Gerusalemme, venga al
tempio, attenda l`Unto del Signore, riceva nelle sue mani il Verbo di Dio e lo stringa fra le braccia della
sua fede. Allora sar liberato, e non vedr pi la morte, egli che ha visto la vita.
Vedi quale eccezionale abbondanza di grazia diffonde su tutti la nascita del Signore, e come la profezia
negata agli increduli, ma non ai giusti (cf. 1Cor 14,22). Ecco che anche Simeone profetizza che il
Signore Ges Cristo venuto per la rovina e per la risurrezione di molti, per fare tra i giusti e gli
ingiusti la divisione secondo i meriti, e per darci, come giudice vero e equo, sia le pene sia i premi, a
seconda delle nostre azioni.
(Ambrogio, Exp. in Luc., 2, 58-60)
3. I dolori di Maria
Questa donna ripiena di grazie che superano ogni misura naturale, i dolori, che non conobbe nel parto,
li sub al tempo della passione, sentendosi lacerare tutta dal materno affetto e sentendosi trafitta come
da spade, quando vedeva venir ucciso, come uno scellerato, colui ch`essa aveva conosciuto ch`era Dio,
quando lo gener. Cos dev`essere compresa la profezia: "La spada del dolore ti trafigger l`anima (Lc
2,35). Per la letizia della risurrezione, che cantava la divinit di colui ch`era morto nella carne, assorb
tutto il dolore.
(Giovanni Damasceno, De fide orthod., 4, 14)

Luned 22 dicembre 2014!


Abbazia Santa Maria di Pulsano!
!

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