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Fino al 2020 non dovr essere versato un solo centesimo ai Paesi del club dell'euro
di FEDERICO FUBINI
27 gennaio 2015
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Negli anni '30 Franklin Delano Roosevelt prese una decisione che cerc di far
passare inosservata fra i suoi elettori: per i debiti della Gran Bretagna verso gli
Stati Uniti non c'era fretta, Londra poteva finire di pagare nel 1991. Avanti veloce
a novembre scorso e l'Europa strappa una pagina dai libri di storia della Grande
depressione e la infila in quella che prima o poi dovr essere scritta su questi
anni. I grandi creditori della Grecia, la Germania e gli altri governi dell'area euro,
seguono l'esempio di Roosevelt. Decidono (in silenzio) che Atene pu finire di
pagare 245 miliardi di debiti tra un po'. Nel 2057.
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Non mancano anche altre facilitazioni, in quella decisione del novembre scorso
presa con tanta discrezione per non irritare il pubblico tedesco. Fino al 2020 la
Grecia non dovr versare un solo centesimo ai Paesi del club dell'euro, quelli che
hanno tenuto il Paese a galla con i loro fondi da quando nel 2009 emerso che i
suoi conti pubblici erano un colossale inganno.
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I tassi sul fondo salva-Stati (Efsf), il grosso del pacchetto finanziario offerto ad
Atene, attualmente sono di appena lo 0,21%. I pagamenti all'Efsf da parte della
Grecia dovranno iniziare solo nel 2023 e finire appunto fra 42 anni. Le fasi pi
impegnative arriveranno nel 2032, dal 2034 al 2039 e soprattutto nel 2054.
Prima, a partire da subito e fino alla fine di questo decennio, Atene dovr
saldare solo i propri debiti verso il Fondo monetario internazionale.
Se dunque il neo-premier Alexis Tsipras intende ottenere una sforbiciata sugli
oneri che il suo governo chiamato a sostenere, dovr chiederla ai
rappresentanti di Cina, Stati Uniti, Brasile, India, Sudafrica, Cile o Vietnam
nell'organismo di Washington.
anche chiaro chi sarebbe l'uomo teoricamente chiamato a presentare
l'eventuale richiesta al consiglio del Fmi: Carlo Cottarelli, ex zar della spending
review a Roma, ora direttore della circoscrizione del Fmi che comprende Grecia
e Italia e, in anni passati, corresponsabile del piano di prestiti ad Atene in quanto
capo del dipartimento fiscale del Fondo monetario quando quel pacchetto venne
deliberato.
Nasce cos uno degli equivoci pi surreali nella tragedia sociale e politica che da
anni si consuma dentro e intorno alla Grecia. Ha appena vinto le elezioni un
partito cresciuto nei consensi grazie alla richiesta di una revisione del debito
verso le nazioni creditrici. Ma a nessuno degli elettori mai stato spiegato che
quella revisione c'era stata due mesi prima del voto. Non lo ha detto la
cancelliera Angela Merkel, per non confessare ai contribuenti tedeschi l'ovvia
verit che i loro soldi non torneranno a casa molto presto. Non lo hanno ricordato
Matteo Renzi da Roma o Franois Hollande da Parigi, presi senz'altro da altre
priorit. Non lo ha fatto neppure Antonis Samaras, il premier greco uscente,
perch voleva competere con Tsipras sulla base di una piattaforma molto simile
a quella del suo giovane avversario: la richiesta di un taglio al debito. Spiegare
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che c'era appena stata una revisione su oltre quattro decenni avrebbe
complicato e confuso il messaggio.
La vicenda tra debitori e creditori riparte dunque da qui. Quella spalmatura delle
scadenze con cancellazione dei pagamenti di questo decennio fa s che la
Germania, al solito, ora sia riluttante a fare di pi. In realt sarebbe possibile: per
esempio una riduzione di 0,5% dei tassi sui prestiti bilaterali nei decenni futuri
porterebbe un sollievo enorme. Ma come spesso nel gioco degli specchi fra
Atene, Bruxelles e Berlino, il fuoco del negoziato non dove tutti guardano.
altrove, nelle politiche di bilancio dei prossimi mesi.
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dall'ultima tranche del piano di assistenza, dai profitti della Bce sui titoli di Stato
greci che ha comprato e dalla gestione dei salvataggi delle banche. In
contropartita per Bruxelles e Berlino chiedono a Tsipras di impegnarsi a una
riduzione del deficit da quasi il 2% del Pil, rinunciando alle promesse di spesa
che gli hanno fatto vincere le elezioni. Queste ultime valgono il 7% del Pil, come
se l'Italia lanciasse un'espansione di bilancio da 120 miliardi o la Germania da
250 miliardi senza spiegare dove trovano le risorse.
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Stagione 3 - Ep. 4 - 4
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21:10 - 00:10Flight
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27 gennaio 2015
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