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numero 4 anno VI 29 gennaio 2014


edizione stampabile

Luca Beltrami Gadola


PERIFERIE MILANESI: DAL SENATO ALLA TV. LA GRANDE
BELLEZZA?
Sergio Vicario
UNA VICENDA MILANESE. C UN NUOVO CERBA?
Michele Monte
CITT METROPOLITANA: QUALE APPRODO? (QUALI TASSE?)
Walter Marossi
PD: LE PROSSIME PRIMARIE PER IL SEGRETERIO REGIONALE.
ATTENTI A NON SCIUPARE
Alessandro Sacco
L'EXPO E L'ACQUA: QUANDO L'AMBIENTE NON UN OPTIONAL
MA UNA CERTIFICAZIONE ISO
Giulia Mattace Raso
RENZO PIANO E L'ARCHITETTO CONDOTTO ALLA MILANESE
Emilio Battisti
L'ARREDO URBANO A MILANO TRA DETTAGLIOE SCENARIO
Paolo Viola
CLAUDIO ABBADO: LA SCOMPARSA DI UN VERO MAESTRO
Lorenzo Zacchetti
IL SINDACO PISAPIA E IL SECONDO TEMPO DELLO SPORT
Francesco Bizzotto
LAVORO: MILANO FACCIA UN TEST
VIDEO
BUSSOLATI. NEOSEGRETARIO PD.
RIMBOCCHIAMOCI LE MANICHE
SUGGERIMENTO MUSICALE
Massimo Ranieri Canta E TU BALLAVI

RUBRICHE DI ATTUALIT
CINEMA - Anonimi milanesi
MUSICA - a cura di Paolo Viola
ARTE - a cura di Virginia Colombo
LIBRI - a cura di Marilena Poletti Pasero
SIPARIO - E. Aldrovandi - D. G. Muscianisi

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PERIFERIE MILANESI: DAL SENATO ALLA TV. LA GRANDE BELLEZZA?


Luca Beltrami Gadola
Chi si aspettava di sentire da Renzo
Piano, ospite di Lilli Gruber, folgoranti novit, forse rimasto un po
deluso: dire cose nuove sul problema delle periferie praticamente
impossibile. Ma la piccola delusione
stata largamente compensata dal
suo entusiasmo, dalla serenit e
dalla sicurezza con la quale si aggirato in questo labirinto dei quartieri
degradati delle citt. Nellultima parte dellintervista, incalzato dalla
Gruber perch confessasse quelle
che riteneva le sue virt, ne indic
senza esitazione una: la sua ostinatezza.
E di questo dobbiamo ringraziarlo
perch solo per questa sua ostinatezza riuscito a far entrare in Senato un laboratorio dedicato alle periferie: alle periferie da rammendare, uno dei temi anche a me pi
cari. Parlandone ci ha fatto sognare,
ci ha fatto immaginare una citt: La
grande bellezza milanese. Lo vorremmo? S certo. Lo possiamo? Ne
dubito. Detto questo vorrei fermarmi su alcune tra le moltissime cose
dette da Renzo Piano, una pi importante dellaltra: le nostre citt non
possono pi crescere occupando
nuovo territorio; le nostre citt per
sopravvivere sono destinate a crescere su se stesse; le nostre citt
devono essere mantenute.

Parliamo ora di Milano. Le prime


due affermazioni appaiono un po in
contrasto col messaggio lanciato a
proposito delle periferie che si dovrebbero rammendare inserendovi del verde, degli spazi collettivi le piazze- e collocandovi funzioni
pregiate.. Tutto questo nella citt
costruita? A Milano? Utilizzando
quel poco che ci rimane dalla delocalizzazione industriale o dalla dismissione di demani ferroviari? Forse non baster. Milano, ma tutta
lItalia, fatta di case in propriet,
case unifamiliari e condomini: le trasformazioni urbane nel costruito sono imprese spesso disperate.
Quanto alla manutenzione della citt, intesa non solo come insieme di
edifici, ma anche come territorio infrastrutturato, non si pu essere pi
daccordo con Piano ma anche qui
vedo qualche problema. Negli anni
del cosiddetto boom edilizio, ma
anche dopo, seppure meno, si sono
commessi due delitti: si costruito
cos male che dopo pochi lustri conviene abbattere le case piuttosto
che ristrutturarle; i lavori di infrastrutturazione sono stai eseguiti ancor peggio e tutti ci hanno rubato.
Qui non si tratta pi di mantenere
ma di sostituire. Abbiamo le risorse sufficienti? Avremo mai le risorse
sufficienti in un Paese nel quale la
politica economica e levasione fi-

scale hanno concentrato tutta la ricchezza nelle mani del 10% della
popolazione? Certo, rammendare le
periferie indispensabile ma le periferie reggono il rammendo se il tessuto sociale di chi le abita non
troppo logoro: questa la condizione e non vero il contrario, o almeno non sufficiente: una periferia
degradata non si risolleva solo con
operazioni di rammendo ediliziourbanistico.
La questione dunque molto complessa e la serena fiducia e
lottimismo di Renzo Piano ci d s
la forza ma non la soluzione completa. vero, lui per primo ha detto
che parliamo di tempi lunghi - e la
burocrazia ci mette del suo ad allungarli - ma la pazienza ha un limite, come sanno i demagoghi. In giro
se ne vede ancora uno, quello che
diceva un paio danni orsono: tutto
va bene, basta guardare i ristoranti
che sono pieni.. E se a riempirli
fosse quel famoso 10% con i suoi
amici? In ogni caso, anche se la soluzione completa Renzo Piano non
ce la offre, dobbiamo continuare a
progettare una citt di architetture,
strade, piazze e una citt di societ.
Io direi, contraddicendo un vecchio
adagio pessimista: prepariamoci al
meglio!. Verr.

UNA VICENDA MILANESE. C UN NUOVO CERBA?


Sergio Vicario
Nelle settimane a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno si riacceso il
dibattito sul futuro del Cerba. Il "sogno", pi che decennale, del professor Umberto Veronesi di creare nei
pressi dellIstituto Oncologico Europeo un Centro multidisciplinare che
alloncologia, affiancasse la cardiologia, la neonatologia e le neuroscienze, mutuando dal National Institute of Health di Bethesda (Washington D.C.) l'idea di condividere
una piattaforma tecnologica che
permettesse di integrare la ricerca
clinica con quella sperimentale, i
servizi terapeutici a quelli diagnostici, dotandosi anche di strutture per
la formazione e la diffusione della
cultura scientifica.
La sostenibilit economica del progetto iniziale poggiava sul fatto che,
a fianco delle nuove strutture sanitarie e di ricerca, venissero realizzate
importanti strutture abitative e com-

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merciali tali da ripagare lintero investimento.


Quel "sogno" originario ha, per,
dovuto fare i conti dapprima con
lopposizione di un ampio schieramento, non solo ambientalista, a
fronte dei vincoli di edificabilit legati al fatto che larea individuata si
trova prevalentemente nel Parco
Sud ed soggetta a una legge regionale e, poi, con il fallimento delle
societ del Gruppo Ligresti proprietarie dei terreni, diventate oggetto
anche di una complessa indagine
penale da parte della magistratura
milanese.
Lo stesso professor Veronesi, in
unintervista al Corriere della Sera
del 5 gennaio scorso, ha ammesso
che il progetto originario nella sua
collocazione e dimensione ormai
tramontato e che le decisioni e i
comportamenti assunti, nel frattempo, dal Comune di Milano, nella
persona della Vice Sindaco Ada Lu-

cia de Cesaris, erano corretti e ragionevoli, come peraltro ha riconosciuto il TAR nei giorni scorsi.
L'importante - aveva sostenuto
Umberto Veronesi - salvaguardare
il principio del progetto, che resta
solido. Noi chiediamo che vengano
mantenute le tre aree - oncologia,
cardiologia e neuroscienze - e che
tutte possano fare capo a un grande
centro di ricerca biomolecolare e
uno di tecnologie biomediche avanzate.
Per strada, dunque, seguendo le
stesse parole del professor Veronesi, rispetto al progetto originario si
gi persa la neonatologia. La cardiologia verrebbe coperta dal trasferimento della Fondazione Monzino,
che fa capo alla stessa propriet
dello IEO, ente che assicura il presidio delloncologia. Resta lincognita della struttura sanitaria dedicata alle neuroscienze, dato che nel
frattempo lIstituto Neurologico Car2

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lo Besta ha preso la strada, per
ancora molto accidentata, del trasferimento a Sesto San Giovanni,
dove sorger la Citt della Salute e
della Ricerca.
Nel corso di unaudizione della
Commissione edilizia del Comune di
Milano, il Direttore Scientifico del
Cerba, Maurizio Mauri, ha precisato
che le competenze riguardanti la
neurologia e la neurochirurgia saranno assicurate dallIstituto Europeo di Neuroscienze, che tra gli
azionisti della Fondazione Cerba e
che ha come Presidente il professor
Gianni Broggi, primario emerito della neurochirurgia dellIstituto Neurologico Carlo Besta.
In questa fase, stato detto, non ci
sar richiesta di accreditamento e
dunque di convenzione con la Regione Lombardia per nuovi posti letto. Dal che se ne deduce che, non
disponendone lIstituto Europeo di
Neuroscienze, per rendere effettiva
e credibile loperativit sanitaria e di
ricerca di questo terzo polo scientifico, i posti letto necessari dovranno
arrivare grazie un qualche accordo
con strutture ospedaliere gi operative. Una condizione, peraltro, assolutamente necessaria per realizzare
uninnovativa struttura di ricerca e
cura neuro-cardiovascolare e rendere, cos, maggiormente credibile il
restyling del progetto Cerba che, a
regime, stato detto, dovrebbe assicurare 3.000 posti di lavoro qualificato.

Restyling reso ancor pi problematico dal fatto che al progetto Cerba


non parteciper la Fondazione IFOM - Istituto FIRC di Oncologia Molecolare, il Centro di ricerca
dedicato allo studio della formazione e dello sviluppo dei tumori a livello molecolare, fino a poco tempo fa
strettamente abbinato anche nel
nome (ifom-ieo) allIstituto fondato
dal professor Veronesi.
Maurizio Mauri, nel corso della
stessa audizione, ha anche ammesso che in passato sia stato un
grave errore laver lasciato passare
lidea che il progetto scientifico fosse parte integrante della pi complessiva operazione immobiliare e il
suo finanziamento garantito dal
buon esito della stessa. Al riguardo,
ha precisato che il finanziamento
della realizzazione dei nuovi edifici
destinati alla ricerca e alla cura, che
dovranno necessariamente collocarsi in prossimit dello IEO, sar
garantito esclusivamente dal pagamento nel tempo degli affitti da parte della Fondazione Cerba.
Una posizione inedita che spiega
lapertura di credito nei confronti del
"nuovo" Cerba da parte della Giunta, ma anche delle forze politiche di
maggioranza di Palazzo Marino, a
partire da storici avversari del progetto immobiliare come il Presidente
del Consiglio comunale, Basilio Rizzo, e del consigliere ambientalista
del PD, Carlo Monguzzi.

Resta, per, da capire come il "nuovo" Cerba, sinserir nella programmazione regionale e nazionale,
tenuto conto che nel frattempo, nel
corso degli ultimi anni, nellarea metropolitana milanese sono cresciute
importanti realt di ricerca e cura,
soprattutto private, ma inserite nel
Servizio Sanitario Regionale e Nazionale. Su questo, il Comune di
Milano pu giocare solo un ruolo
politico, sollecitando la Regione
Lombardia e i Ministeri delle Salute
e della Ricerca, in primo luogo, a
rendere chiari obiettivi e priorit in
materia di organizzazione delle cure
e di finanziamento della ricerca, in
un quadro epidemiologico, oltre che
economico, anchesso profondamente cambiato. Un ruolo, quello
del Comune, per irrinunciabile, dato che le ricadute del nuovo insediamento avranno inevitabilmente
delle ripercussioni, positive o negative, anche sul bilancio comunale.
Allinterno di un quadro di certezze
istituzionali anche lo sviluppo del
progetto del nuovo Cerba potrebbe
trarre giovamento. Spetta per ai
suoi azionisti dimostrare con i fatti
che la sfida scientifica per loro
davvero prioritaria e che i problemi
della valorizzazione dei terreni e di
quanto gi edificato, sulla base del
progetto immobiliare originario,
vanno affrontati e risolti con altri
strumenti e in altre sedi.

CITT METROPOLITANA: QUALE APPRODO? (QUALI TASSE?)


Michele Monte
Come noto, il 2014 dovrebbe vedere la definizione operativa e lavvio
della Citt Metropolitana insieme a
un processo di ridefinizione e/o eliminazione delle province e accorpamento di comuni. Lavvento di
queste trasformazioni nel panorama
delle istituzioni locali costituisce un
processo di riorganizzazione territoriale dello Stato di grande portata.
Purtroppo, il dibattito politico - giornalistico o giornalistico - politico
(scegliete voi la definizione che vi
calza di pi) ne ha sottovalutato - e
continua a sottovalutarne - le implicazioni dal punto di vista democratico, della rappresentanza e del rapporto tra i cittadini e queste nuove
istituzioni. Anche le argomentazioni
relative ai contenuti specifici che
dovranno sostanziare loperativit di
questo nuovo istituto, sono tratteggiate in modo superficiale e poco
comprensibile alla maggioranza dei
cittadini. La Citt Metropolitana con-

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tinua a essere interpretata e proposta come una sorta di riorganizzazione aziendale di centri di spesa o
di agenzia territoriale per la erogazione di servizi. Queste premesse
definiscono un profilo del tema che
lo relega allinterno di un dibattito
che allontana la maggioranza dei
cittadini, anche i pi avvertiti e interessati agli aspetti della vita pubblica e collettiva, che lo percepiscono
come ambito per per specialisti o
tecnici.
Eppure, per quanto si legge e si ascolta, ci sono gi molte aspettative
e c gi chi prevede che la Citt
Metropolitana (CM) sar in grado da
fare da levatrice alla ripresa, portandoci fuori dalla crisi o di risolvere
annose questioni che hanno caratterizzato la scarsa capacit di cooperazione storicamente espressa
nel governo di area vasta.
Non vorrei fare inutile esercizio di
benaltrismo ma di fronte a una

questione del genere ci si aspetterebbe un percorso diverso. Squadernare lorganizzazione degli enti
locali avrebbe richiesto quanto meno: 1) una definizione condivisa degli obiettivi di governo metropolitano; 2) una ricognizione delle forze in
campo, sia in termini di risorse finanziarie che di capacit tecnica operativa, evidenziandone limiti, criticit e soluzioni per il relativo superamento; 3) unanalisi comparativa
di modelli organizzativi ed esperienze analoghe o complementari; 4)
una definizione delle norme, contestuale alle caratteristiche/capacit
dei soggetti interessati dalla filiera
attuativa.
Di questi aspetti per non v traccia
nel DdL Del Rio recentemente licenziato dalla Camera; anzi, questo
testo sembra piuttosto scritto dal
curatore fallimentare delle Province mediante un acritico trasferimento delle competenze, senza peraltro

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ridurre o eliminare i conflitti e le sovrapposizioni gi oggi esistenti. Anche lo stesso testo del DdL sembra
lesito di un lapsus; Le funzioni
della CM sono descritte per generici
titoli allart.9, mentre gran parte dei
restanti articoli sono dedicati a una
dettagliata definizione della composizione e ai meccanismi di ponderazione del voto per lelezione di sindaco e assemblea. Come dire
intanto pensiamo allorganigramma
sul da farsi ci penseremo in seguito.
La fretta di liquidare con argomenti
spesso demagogici le province, a
quanto pare ha inibito qualsiasi riflessione sul fallimento storico di
questo ente intermedio che non ha
saputo/potuto interpretare ed essere
il punto di riferimento per una efficace governance dellarea vasta e che
ha da sempre invece rappresentato
lanello debole della filiera istituzionale.
Questa lacuna del processo tuttora
in corso (si spera) elude alcune
questioni e interrogativi centrali:
- quali sono gli strumenti e le risorse
per il superare i nodi che hanno sin
qui schiacciato le province ed evitare ulteriori fallimenti nel governo
metropolitano? A titolo di esempio,
seppur parziale e specifico, ne-

cessario tenere presente che negli


ultimi 15 anni abbiamo visto PTCP
alleggeriti per contenuti e funzioni
e con tempi enormemente lunghi di
approvazione, in ragione della elusione di conflitti territoriali diffusi che
non hanno trovato composizione;
- quale tipo di equilibrio e cooperazione istituzionale si intende ricercare e quale peso si intende attribuire
al comune capoluogo? Anche in
questo caso opportuno ricordare
che in passato i rapporti tra i comuni
capoluogo e i comuni dellarea metropolitana non sono quasi mai stati
semplici. Ad esempio nel caso milanese, prima ancora delle vicende
legate alla Provincia, lAssociazione
dei Comuni per il Piano Intercomunale nacque proprio per contrastare
il decreto Togni del 28/02/59 che
affidava al Comune di Milano il
compito di elaborare il Piano Intercomunale;
- a quali risorse finanziarie si far
ricorso per rendere efficace il governo metropolitano? Si ripeter
lerrore di sempre per cui si mette
mano allordinamento istituzionale
senza una contestuale riforma della
finanza locale?
A queste questioni che afferiscono i
contenuti operativi del nuovo Ente si
aggiungono anche aspetti che han-

no un peso in termini di rappresentanza e di valenza democratica.


Siamo sicuri che la scelta di sottrarre allelezione diretta da parte dei
cittadini un pezzo dello stato non
produca ulteriori scollamenti e una
distanza siderale tra questi e le istituzioni?
Se si vuole perseguire con successo la riforma del governo locale,
questi interrogativi devono trovare
una risposta. Per farlo necessario
riprendere il filo del discorso su ipotesi meno politiciste e pi aderenti
alla realt territoriale e ai temi connaturati alla dimensione metropolitana.
In caso contrario saremo di fronte a
unoccasione sprecata e al riprodursi di una situazione nota nel nostro
paese che vede il ceto politico utilizzare sistematicamente le argomentazioni della inefficacia di qualsiasi
modello istituzionale per giustificare
la propria incapacit di decisione e
di governo, creando lennesimo
strumento inefficace, inutile, probabilmente costoso, il cui funzionamento sar sistematicamente condizionato dalle dinamiche della politica politicante.

PD: LE PROSSIME PRIMARIE PER IL SEGRETARIO REGONALE. ATTENTI A NON SCIUPARE


Walter Marossi
Il 16 febbraio si terranno le primarie
aperte per eleggere il segretario regionale del PD. Nell'ottobre 2007
Maurizio Martina vinse con 207.400
preferenze contro le 58.355 di Riccardo Sarfatti; nell'ottobre 2009 con
190.377 voti (pari al 54,04%) rivince
Maurizio Martina, Emanuele Fiano
ottenne 102.694 voti (pari al
29,15%) e Vittorio Angiolini 59.208
voti (pari al 16,81). In entrambi i casi
si trattato di primarie contemporanee a quelle nazionali. Alle primarie
nazionali di coalizione nel 2012 i
votanti furono 435.000 in quelle solo
PD dello scorso dicembre 377.000.
Alle primarie per i parlamentari hanno votato 104.327 elettori. Alle primarie per i segretari provinciali l'autunno scorso hanno votato 28.997
elettori (il 77,67% degli aventi diritto,
gli iscritti, con punte del 90% a Varese e del 51% a Cremona).
Il primo obiettivo del PD quindi
portare a votare quanti pi elettori
per meglio legittimare il segretario,
partendo dalla platea degli iscritti
circa 37.000 (nel 2007 i DS ne avevano 45.313; nel 2009 il PD 47.679;
nel 2010 51.112; nel 2011 43.071;
nel 2012 37.356 ).

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Quello che va a congresso un partito in buona salute, al governo dei


principali capoluoghi della regione
Milano, Brescia, Monza, Como che
ha ottenuto il 25,32% alle elezioni
regionali, il 27,3% al Senato all'interno di una coalizione che ha preso
rispettivamente il 37,23% e il 29,7%.
La differenza con Maroni a livello di
liste stata di circa il 6% con Berlusconi del 7,9% (uso il senato perch
il premio di maggioranza con il porcellum a livello regionale). In pratica la differenza va dai 300 ai
400.000 voti.
Un netto miglioramento rispetto allo
scontro Penati/Formigoni quando
mancavano pi di un milioni di voti
ma vicino al risultato di Sarfatti/Formigoni quando il sinistra centro
prese il 43,6%. Ma un miglioramento pi netto rispetto al senato 2008
quando la differenza fu di 1.312.000
voti o a quelle del 2006 con pi di
800.000 voti.
La questione centrale che al calo
di voti delle coalizioni di centro destra non corrisposto un aumento
di voti del centro sinistra, anzi in valori assoluti si perso. Colpa dell'astensione si dir, colpa dei grillini,

colpa delle liste del candidato, colpa


del destino "cinico e baro" ma probabilmente colpa anche di un partito
che appare privo di personalit.
Mentre a livello nazionale si andati
verso l'identificazione segretario =
leader = candidato a premier, a livello lombardo questo non avvenuto anzi si andati alla ricerca del
papa straniero. Carenza di leadership? Probabilmente si (con l'eccezione di quella di Penati che per ha
generato un diffuso senso di colpa
che condiziona non poco il partito)
ma anche carenza di una strategia
chiara.
Il centro sinistra lombardo ha oscillato finora tra un radicalismo interno
formale (esemplare il caso di Etico
che prende 52.000 voti alle elezioni
rispetto ai 34.000 delle primarie) e
un reale moderatismo che lo porta
all'afasia nei confronti del governo
Letta che ha come protagonista assoluto il duo Formigoni Lupi per anni
indicati come sentina di tutti i mali.
L'elezione del nuovo segretario regionale non dovrebbe quindi essere
un appuntamento burocratico minore ma nessuno sembra accorgersene.

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La previsione facile: Alessandro
Alfieri il candidato renziano sostenuto anche dalla maggioranza dei non
renziani (come diceva Flaiano "l'italiano maestro nel correre in soccorso del vincitore") ha gi vinto
contro Diana De Marchi candidata
civatiana milanese, anche se:
1) Alfieri vittima del "renzismo per
dummies", della banalizzazione di
quello che sta avvenendo nel PD.
Infatti se si accredita l'idea che il
meglio per il partito sono i "ggiovani", se la strategia il nuovismo e la
velocit, se la tattica principe la
rottamazione risulta evidente che
chiunque stia sulla piazza da pi di
un anno obsoleto. Tanto pi che
in tempi di Twitter, Facebook, etc le
facce si consumano presto. Inoltre
Alfieri eredita la perdente gestione
di Martina di cui stato collaboratore consentendo alla sfidante di affermare "L'alleanza sancisce la volont di mantenere il potere". Insomma i renziani per alcuni sono
gi appartnik e la De Marchi che
nonna, rispetto ad Alfieri sembra
una liceale.
2) In un partito frantumato in correnti con mille personalismi e varianti
locali e che dovr eleggere anche
l'assemblea regionale Alfieri viene
ritenuto poco carismatico e cool. Ad
esempio la dichiarazione di Bussolati: "Lo sostengo perch incentra la
sua proposta sull'autonomismo
lombardo e sull'esigenza di costruire
i presupposti per una vittoria nel
2018 in Regione Lombardia." abbastanza fantozziane; sfido chiunque a trovare un individuo che si
candida a segretario per costruire i

presupposti di una sconfitta alle regionali e per aumentare la dipendenza da Roma; ergo Alfieri potrebbe pagare lo scarso entusiasmo che
lo circonda.
3) non ho mai creduto al fatto che le
donne votano le donne, ma un
qualche effetto positivo se partecipasse un elettorato non militante
potrebbe esserci per la De Marchi.
Mentre irrilevante il fatto che Alfieri arrivi dalla Margherita: sono appartenenze ormai dimenticate.
Ma lasciando perdere le questioni
strettamente correntizie del PD, che
pure hanno un peso visto che la ipotizzata nuova legge elettorale mantenendo un parlamento di "nominati"
rende la nomenklatura pi forte e il
segretario regionale fin dai tempi dei
partiti della prima repubblica il n.1
della nomenklatura, penso che il
congresso dovrebbe fare i conti con
tre convitati indesiderati: Ambrosoli,
Pisapia, Grillo.
Ambrosoli visto il quadro di partenza
(dimissioni anticipate della giunta
Formigoni, rottura del centro destra,
candidatura di Albertini) significa
misurarsi con una sconfitta devastante. Significa da subito mettersi
alla ricerca di un candidato, magari
interno e fare i conti con quella che
si chiama "apertura al civismo", pi
banalmente la delega fiduciaria e
fideistica al candidato e alle sue liste.
Pisapia significa misurarsi con una
entusiasmante vittoria passata e
una quotidianit che non ha nulla di
entusiasmante. Il sindaco dovrebbe
essere a tutti gli effetti il leader del
centrosinistra lombardo ma non e-

sercita questa funzione anzi se ne


tiene accuratamente lontano (per
non dire che la schifa). Il neo segretario milanese come da tradizione,
per affermare la sua leadership, dovr "mozzicare" la giunta. Per ora si
limita a chiedere un cambio di rotta:
Bisogna essere pi presenti nelle
municipalizzate e serve un rinnovo
della classe dirigente guardando
competenze, meriti e anagrafe tradotto un rimpasto e un riequilibrio,
ottenendo in risposta da quelli che
furono gli arancioni milanese la ricandidatura di Pisapia. Il nuovo segretario regionale considerati i molteplici intrecci (Expo, Aler etc) dovr
fin da subito mettere mano alle faccende milanesi e scegliere tra Bussolati e D'Alfonso.
Grillo significa andare a cercare i
voti persi e qui la questione si fa pi
complessa. Il PD lombardo deve
necessariamente recuperare voti
moderati perch se non sottrai voti
all'avversario diretto nelle sfide a
turno unico non vinci e in questo
Renzi perfetto, contemporaneamente non pu perdere voti ma anzi
deve recuperarne a sinistra, movimentisti o di protesta, perch il gap
con il centrodestra non piccolo e
qui Renzi serve meno. Quindi il
nuovo segretario dovr avviare
stringenti campagne d'opinione, alle
quali il PD pare del tutto disabituato.
Il primo banco di prova saranno le
elezioni europee, nel 2009 il PD ottenne un disastroso 21,3% e le elezioni comunali, con 1043 comuni al
voto il 67,6% dei comuni lombardi
tra cui Bergamo, Cremona e Pavia,
tre amministrazioni di centro destra.

LEXPO E LACQUA: QUANDO L'AMBIENTE NON UN OPTIONAL MA


UNA CERTIFICAZIONE ISO
Alessandro Sacco
Ciao Elena, scusa se mi permetto di
darti del tu, sono un cittadino del
quartiere gallaratese, uno di quei
quartieri che verr invaso da Expo
2015. Parlo di invasione perch
questa la sensazione che abbiamo in Quartiere. Devo dissentire su
alcuni punti della tuo articolo e cercher di farlo solo per amore della
verit guidato sempre dal rispetto
delle idee di tutti.
La portata dacqua che tu stessa
definisci modesta (2,6 mc/sec), secondo alcuni ingegneri idraulici dovrebbe essere da 0,8 metri cubo al
secondo a c/sc a 1,8 mc/sec, ti scrivo dovrebbe essere perch c una
reale e forse voluta difficolt a recuperare cifre esatte.
Il canale, che oramai senza vergognarci possiamo tranquillamente

n. 04 VI - 29 gennaio 2014

chiamare tubo, a tutti gli effetti uno


scolmatore a tratti visibile a tratti
sotterrato che non va a completare
nessun naviglio, viene realizzato per
portare via dellacqua da un laghetto
artificiale per evitarne lesondazione.
Notizia importante non si tratta di un
canale irriguo perch attraversando
quattro parchi pubblici non lascer a
essi nemmeno una goccia dacqua
n una fontanella, viene creato solo
a fini estetici e funzionali, si prende
dellacqua da un canale il Villoresi,
si riempie un laghetto e lo si svuota
portandolo in Darsena, non accresce il fabbisogno dacqua del Naviglio, fabbisogno che di per s non
ha.
Sono convinto che nei tempi e soprattutto nei modi giusti si sarebbe

potuto trovare soluzioni migliori, con


minore impatto ambientale e soprattutto con il grande consenso delle
comunit coinvolte, consenso che a
oggi non c, e non ti parlo di due o
trecento persone come in qualche
articolo si detto un po superficialmente, ma ti parlo di un consenso di oltre 13 mila firme raccolte per
fermare quello che secondo noi,
non porta alcun valore aggiunto a
Milano.
Questo consenso viene a mancare
a mio modo di vedere, per due importanti ragioni, la prima che i cittadini si sono trovati, per una serie
di motivi e di responsabilit, con in
mano il prodotto confezionato. Faccio un inciso a oggi 22.01.2014 il
progetto non ancora finito, un
work in progress, dove come spes-

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so ingiustamente capita, il cittadino
non ha la possibilit di fare praticamente nulla.
Punto secondo chi gestisce e organizza levento Expo 2015 ha calato,
in virt di poteri speciali, questo
progetto in maniera molto superficiale e approssimativa, tornando poi
sui propri passi e aprendo a giochi
ormai fatti un tavolo di mediazione,
pi che di trattativa.
Il punto non che Expo devo sviluppare il progetto "anche proteggendo il patrimonio paesaggistico",
sono parole tue, Expo spa ha una
carta di valori e un codice etico certificato ISO 20121-2012 e dal Regolamento EMAS che stabilisce i requisiti per l'organizzazione di eventi

sostenibili, che abbiano un impatto


minimo sull'ambiente e sulla comunit.
Potremmo stare ore credo a cercare
di capire cosa sia un impatto minimo sullambiente anche se si potrebbero trovare degli indicatori comuni, per limpatto sulle comunit
diventerebbe un po pi complesso.
La grande contraddizione che viviamo deriva dalla aspettativa che
Expo 2015 nella sua globalit, per
costi, logistica e interventi pi o meno utili di viabilit abbia un impatto
ridotto sullambiente, e sulle comunit ma un attesa non corrispondente alla realt.
Concordo pienamente che si sarebbe potuto avviare una profonda e

proficua collaborazione con elevate


competenze con gli abitanti che
quel territorio lo vivono e aggiungo
che si sarebbe dovuto fare, non
stato fatto, non per strane coincidenze ma per un assurdo Modus
Operandi che ormai viviamo tutti, in
ambiti diversi, in questo strano e
complesso paese e non causale il
fatto che i dibatti si accendano
sempre a giochi fatti.
Tutto ci che ho scritto ritengo sia
nel rispetto della verit e di chi in
questi mesi o anni si battuto e si
batte con lunico intento di salvaguardare lambiente, con grande
spirito democratico e di civilt.

RENZO PIANO E L'ARCHITETTO CONDOTTO ALLA MILANESE


Giulia Mattace Raso
Il portiere sociale, la badante di
condominio, e larchitetto condotto
saranno i nuovi eroi del micro welfare alla milanese? Sui primi due
possiamo contare, il terzo ancora
tutto da inventare. Renzo Piano lo
pensa come un architetto che si
prende cura degli edifici malandati,
ma noi ci auguriamo qualcosa di
pi. La nostra citt cambia pelle, la
societ si evolve, cambiano i bisogni, vanno adeguate le risposte:
allordine del giorno i suoi abitanti
che sempre di pi invecchiano.
Larchitetto condotto, uno che per
professione progetta, proiecta, deve
offrire la sua capacit visionaria, il
suo essere immaginifico, e aiutare
limmaginario collettivo a riconoscere spazi e nuovi modi di abitare di
cui ha bisogno. Difficile che
larchitetto inventi il modello sociale,
ma certo lo perpetua: le case di ringhiera a Milano sono l a ricordarcelo.
Questa volta non tocca dare risposte alla Milano operaia dei primi del
secolo scorso, si tratta di dare vita a
soluzioni inedite per nuovi modus
vivendi, e fronteggiare le sfide demografiche. Alcuni dati. Gli anziani
residenti a Milano con pi di 65 anni
sono 319.687 (anno 2012 - Ufficio
Statistica Comune Milano). Le famiglie monocomponente o con persone sole rappresentano il 52,7%
dei nuclei familiari residenti in citt.
Di queste 100 mila sono anziani. I
cosiddetti grandi anziani con pi di
80 anni sono 99.541, per la maggior parte donne (66.481). Gli anziani non autosufficienti sono circa
40.000. Sul territorio milanese sono
stimate circa 32.000 badanti, tra
regolari e irregolari.

n. 04 VI - 29 gennaio 2014

Sempre per restare sulle cifre e misurare limpatto sulla collettivit: Il


bilancio dellAssessorato alle Politiche sociali nel 2013 stato di 204
milioni di euro. Di questi, 91,8 milioni di euro (il 45%) sono stati destinati a servizi e sussidi per gli anziani..
Il Comune si attrezza e da una parte introduce servizi di assistenza
compartecipati, in cui i cittadini bisognosi ma non indigenti pagano
una piccola quota per assicurarsi
un aiuto che ora si procurano a
prezzi pi alti, dallaltra promuove
nuove forme di assistenza famigliare come la badante di condominio.
Diverse famiglie combattono la loro
quotidiana e dolorosa battaglia contro malattie come l'Alzheimer o la
disabilit di un parente. A volte con
una prossimit anche fisica tra persone con problemi tanto diversi tra
loro ma tutte bisognose di attenzione, cura e aiuto. Nasce cos, da un
bisogno sociale in qualche modo
condiviso, l'idea del badante di
condominio, assunto direttamente
dagli abitanti dello stabile ma formato e supervisionato da una pluralit di figure come il medico di famiglia, la Asl e l'ente locale. Si tratta
di risposte ai bisogni della comunit
che arrivano direttamente dal suo
interno, interventi capillari mirati, il
cosiddetto micro-welfare, un sistema pi agile, snello e giovane
che sar chiamato sempre pi
spesso a sostegno del vecchio, tradizionale e ormai malandato modello di welfare. La badante assiste
ciascuna famiglia solo per qualche
ora al giorno, secondo fasce orarie
stabilite. Le famiglie dividono la
spesa e la badante avr uno stipendio pieno e il vantaggio di non

doversi spostare da una parte


allaltra della citt, lavorando in uno
stesso stabile.
Una nuova e parallela frontiera
quella del silver cohousing, la condivisione della casa da parte di chi
ha i capelli dargento, che larchitetto Sandro Polci, ricercatore del
Cresme, propone come una soluzione per la qualit urbana e sociale in terza et che affronta insieme
il problema dellinvecchiamento della popolazione e delle crescenti difficolt abitative. La percentuale in
Italia di popolazione anziane molto pi alta di quella planetaria:
nellultimo mezzo secolo la popolazione italiana aumentata del 20%,
quella anziana del 155%. Le spese
per la casa, le bollette, la spesa incidono per l80% del bilancio mensile: condividere una casa ristrutturata con spazi comuni pu generare
una liberazione di risorse. La sistemazione del patrimonio abitativo,
ha la ricaduta positiva di reimmettere sul mercato nuove abitazioni.. Il
silver cohousing gi pratica diffusa allestero.
Sempre di sharing si tratta: di servizi, di spazi, la badante, la casa.
Una logica che premia sia la ratio
economica che quella sociale. Tra i
risvolti positivi il fatto di favorire la
socializzazione tra residenti. Spesso i vicini non si salutano neanche
o si incontrano solo alle riunioni
condominiali, dove ognuno tira fuori
il peggio di s. Il progetto della badante di condominio crea complicit
e amicizia e aiuta a ricreare una
comunit allinterno del condominio. A Bologna liniziativa stata
promossa da Confabitare, lassociazione dei proprietari immobiliari.

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Queste soluzioni promuovono un
patto generazionale, alleggeriscono
il carico di chi ha appena finito di
badare ai figli ed gi chiamata a
occuparsi dei master di famiglia, e
insieme rimandano o elidono la
scelta del ricovero in una RSA.
Scelta che si fa ancora pi dolorosa
quando ci si trova in una RSA dagli
ambienti asettici, troppo spesso
squallidi, lontani da quel senso di
domesticit e accoglienza cui tutti
vorrebbero approdare. Larchitetto
condotto responsabile di questo

dolore, tutto a norma, tutto conforme, ma la bellezza si persa in


qualche normativa, dimenticata,
sommersa.
E alla stessa stregua ci si pu interrogare se nel nuovo regolamento
edilizio la riduzione dei minimi dimensionali, le stanze potranno essere pi piccole, non creer pi
problemi a una soluzione di assistenza domiciliare, dove tutto si
moltiplica e diventa pi ingombrante, il letto, gli ausili, la carrozzella

La prospettiva seducente che la


nuova share economy felicemente
affermata nella mobilit cittadina
cominci a propagarsi nei condomini,
dalla Svizzera al profondo nord di
prassi la lavatrice condominiale, il
commissario Wallander insegna:
siamo disposti a condividere una
auto ma non a sciacquare un calzino nella stessa lavatrice? Il microcosmo condominiale si arricchisce,
architetti siate pronti alla condotta.

LARREDO URBANO A MILANO TRA DETTAGLIO E SCENARIO


Emilio Battisti
Anchio sono daccordo con Pierluigi
Nicolin e con Carlo Tognoli riguardo
alla necessit di ridurre il numero,
selezionare e coordinare gli elementi che vanno a popolare gli spazi
pubblici della nostra citt. Ma sono
anche daccordo con Vittorio Gregotti che rigetta la definizione di arredo urbano e per riproporre il concetto di progetto di suolo concepito
da Bernardo Secchi. Se si va infatti
a rileggere il suo saggio molto argomentato, ci si rende conto di
quanto sia fuorviante pensare di intervenire, come usualmente si fa,
sullo spazio pubblico in termini di
arredo urbano.
L'arredo urbano infatti definito
come uno specifico ambito progettuale e di ricerca che provvede ad
attrezzare gli spazi pubblici con manufatti fissi o mobili funzionali e, nel
migliore dei casi, inseriti in una immagine coordinata della citt. Tuttavia, ove vi sia una sostanziale inadeguatezza nel rapporto tra gli edifici e gli spazi pubblici, impossibile
pensare di rimediarvi esclusivamente attraverso interventi di arredo urbano.
Il rapporto tra edificio e spazio pubblico si declina in termini propriamente architettonici quando si tratta
di realizzare un edificio in un contesto nel quale gli spazi pubblici hanno un assetto morfologico gi strutturato e definito, oppure in termini di
progetto di suolo quando il contesto
edificato dato e compiuto e si tratta di mettere disposizione spazi
pubblici adeguati.
Non credo interessi in questa sede
fare una disquisizione teorica pro o
contro arredo urbano e progetto di
suolo anche perch la casistica estremamente varia delle occasioni
di intervento non lo consente. Ritengo invece utile riferire e ragionare su alcune mie esperienze di progettazione e realizzazione di spazi
pubblici a Milano.

n. 04 VI - 29 gennaio 2014

La prima ha riguardato la progettazione e realizzazione delledificio


allintersezione tra le vie Santa Radegonda e S. Raffaele un fronte del
quale, percepibile molto distintamente dalla Galleria Vittorio Emanuele, tanto da poter entrare a far
parte dello scenario di questo grande interno urbano (fig. 1 ). In questa
circostanza mi sono posto lobiettivo
di definire in termini funzionali spaziali e architettonici il nuovo edificio
come appartenente a tale scenario.
Innanzi tutto facendo proseguire il
braccio orientale della galleria attraverso ledificio stesso per approdare
alla retrostante via S. Radegonda e,
oltre, a via Hoepli e piazza Meda.
Dando inoltre risalto allo spazio
pubblico
ricavato
alla
base
delledificio riprendendo un tema
ricorrente in alcuni edifici novecenteschi della nostra citt. Declinando
infine il linguaggio architettonico a
due scale sia in riferimento a quella
degli altri edifici prospettanti su via
S. Raffaele sia rispetto allordine
gigante della Galleria. In questa esperienza stata dunque la progettazione del nuovo edificio a farsi carico di definire un adeguato rapporto
con il contesto della citt storica e
con lo spazio pubblico gi fortemente strutturato, incrementandone la
disponibilit e offrendo a esso una
opportunit di ulteriore articolazione.
Nella sistemazione degli spazi pubblici adiacenti alla Basilica di S. Lorenzo, la cui progettazione stata
svolta assieme a Silvano Tintori, si
trattato di far fronte a una situazione di incuria e degrado durata
decenni scaturita anche dal fatto
che, per poter consolidare le colonne romane antistanti la basilica, dal
1957 il tram era stato fatto passare
provvisoriamente attraverso il sagrato. Riportarlo nella sua sede originaria allesterno delle colonne ha
rappresentato quindi il principale
intervento messo in atto per restitui-

re al sagrato della Basilica la sua


dignit e riconsentirne luso ai cittadini. Inoltre trattandosi di definire
unarea urbana pedonalizzata nella
quale ammettere laccesso esclusivamente ai mezzi pubblici, abbiamo
ritenuto di poter evitare il tipico dislivello tra marciapiede e sede stradale veicolare, proponendo quanto avviene in altri paesi europei dove pedoni e mezzi pubblici condividono
gli stessi spazi urbani. In questo caso i cosiddetti elementi di arredo
urbano si sono ridotti ai lampioni
della pubblica illuminazione caratterizzati dal garbato design di Umberto Riva e le lunghe sedute di granito, dintonazione minimalista (fig. 2).
Ci che mancato in questa esperienza stata la possibilit di intervenire sugli edifici e riorganizzare le
volumetrie estremamente scomposte a causa della incompiuta attuazione dei piani regolatori precedenti
e per il fatto di aver consentito ogni
tipo di trasformazione senza adottare un adeguato piano di recupero
urbano. Il progetto di suolo, per
quanto di piccola scala, ha conseguentemente rappresentato lunico
modo di intervenire componendo
forme, materiali ed elementi in funzione di una chiara connotazione e
articolazione degli spazi.
Unaltra esperienza di cui mi sembra utile dare testimonianza quella
della sistemazione di piazza Costantino e delle aree limitrofe
allinterno dellinsediamento storico
di Crescenzago caratterizzato dalla
presenza del Naviglio Martesana. Il
provvedimento pi rilevante di questo intervento consistito nelleliminazione, nellasse principale di via
Padova e piazza Costantino, del
dislivello tra marciapiede e sede
stradale in modo da dare continuit
al piano di calpestio separandoli
dalla sede stradale mediante un largo cordolo continuo in granito dello
spessore di 0,25 m e della larghez-

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za di 0,50 m sul quale sono impostati i lampioni, la segnaletica verticale, i cestini dei rifiuti mentre i varchi di accesso carrabile agli edifici
sono segnalati da cippi opportunamente sagomati (fig. 3). Come proposta di questa progettazione di
suolo, ho avanzato anche lidea di
realizzare una vera piazza - non potendo essere considerata tale
lattuale piazza Costantino - integrando allinterno dellintervento
unarea non edificata: proposta che
lAmministrazione comunale ha fatto
propria qualche anno pi tardi.
Il mio interesse per la progettazione
dello spazio pubblico si anche applicata al tema del lampione di illuminazione che ritengo molto importante in quanto, per la sua permanente e diffusa presenza, pu e
rappresentare il supporto in grado di
coordinare la maggior parte degli

elementi che affollano le nostre


strade. Ci possibile dando particolare importanza al palo facendone
un elemento variamente componibile non solo in funzione delle esigenze di illuminamento ma anche come
elemento al servizio dello spazio
pubblico, utilizzandolo per sostenere segnaletica stradale, semafori,
targhe della toponomastica, ecc.
(fig.4). Per concludere desidero segnalare come questi aspetti di dettaglio, che nel loro insieme sono
importanti per la qualit della vita
urbana, costituiscono anche il puntuale riscontro del modo in cui riusciamo a orientare la gestione e
manutenzione della citt.
Ma va osservato che Milano si trova
oggi in una fase molto cruciale di
mutazione, perch la centralit del
suo sistema spazialmente pi rappresentativo storicamente costituito

da Duomo, Galleria, Scala e Castello Sforzesco, viene contesa da una


potenziale nuova centralit composta dal complesso Porta Nuova, dal
Palazzo della Regione e dallintervento delle Varesine. Anche la costituzione dellArea Metropolitana
contribuir a mettere in discussione
lassetto storicamente dato con
tempi ed effetti difficili da prevedere
ma che sarebbe opportuno monitorare molto attentamente almeno per
immaginare i possibili futuri scenari.
Ritengo che anche queste trasformazioni a grande scala della gestione politica e amministrativa del
territorio comporteranno una differente connotazione dello spazio
pubblico e che la cura che dobbiamo dedicargli non debba impedirci
di renderci conto dei processi gi in
atto che condizioneranno i destini
della nostra citt.

CLAUDIO ABBADO: LA SCOMPARSA DI UN VERO MAESTRO


Paolo Viola
Sono stato a Bologna a dare
lestremo saluto, come si usa dire, a
Claudio Abbado, nella commovente
chiesetta ove era stata deposta la
bara, nella silenziosa minuscola
piazza dove aveva la sua ultima residenza e dove un numero incredibile di persone stato in coda al freddo in attesa di compiere lo stesso
gesto. Voglio raccontare questa esperienza e descrivere - senza retorica - i pensieri che hanno affollato
la mente mia e probabilmente quella
di tutti coloro che hanno voluto e
potuto essere l in quei due giorni.
In un momento in cui apparire tutto ed essere poca cosa, Abbado
stato; si limitato ad apparire quanto bastava per esercitare il suo mestiere, sul podio, ma gi al momento
degli applausi, prima e dopo una
esecuzione, diventava evidente
limbarazzo di doversi mostrare. Ma
non era n timido n affettato cultore dellunderstanding; era semplicemente schivo, privo di vanit, interessato alla sostanza delle cose e
disinteressato alla mondanit. Aveva un atteggiamento francescano
ma laico e se una religione ha mai
coltivato stata esclusivamente
quella della musica, per la quale si
pu veramente dire abbia vissuto e
sia sopravvissuto, a dispetto della
sorte.
Ci che disturba e irrita, pi o meno
consapevolmente, nella figura del
direttore dorchestra, la sensazione chegli pi che servire la musica
goda nellesercitare potere, operi
per compiacere il proprio ego, usi la
musica per soddisfare se stesso;

n. 04 VI - 29 gennaio 2014

Abbado dava di s una immagine


del tutto opposta, sembrava lumile
servo della musica, linstancabile
ricercatore delle sue profondit, vi
era in lui una forma di misticismo e
di ascesi verso gli estremi orizzonti
dellumano.
Questi pensieri che sempre affioravano quando lo si ascoltava in concerto o allopera, laltro giorno, in
quella piazza e in quella chiesa di
Bologna, hanno preso forma e peso, si sono materializzati, sono diventati immagini reali e stati danimo
palpabili. Era in una chiesa ma non
era credente, solo rispettoso, e non
ha voluto un vero funerale, tantomeno religioso; dei grandi musicisti
si visitano abitualmente le monumentali sepolture, ma le sue ceneri
saranno disperse; viveva a Bologna
dopo aver vissuto nelle capitali
mondiali della musica, per essere
pi appartato e per potersi concentrare in una dimensione che gli appariva pi umana; la sua casarifugio non era in luogo rinomato ma
in una sperduta baia della Sardegna
occidentale; la vita, molto complicata, lo ha portato ad avere diverse
compagne e figli di diverse madri,
ma tutte e tutti erano l a salutarlo,
nel regno di quellarmonia che coltivava con la musica; e va ascritto a
tutti loro il merito di averne interpretato perfettamente la sobriet - e di
averla difesa fino allultimo istante con la compostezza dei riti e dei saluti.
Nella chiesetta romanica di Santo
Stefano, intorno a una bara di legno
grezzo senza targhe n fiori, pog-

giata su bassi cavalletti, vi erano


cinque piccoli mazzi di girasoli su
vasi poggiati a terra, quattro sedie e
quattro leggi (allo scoccare di ogni
ora vi si avvicendavano giovani musicisti delle sue orchestre, gli occhi
rossi, maglioni e zainetti), i gonfaloni
a lutto delle citt di Milano e di Bologna in un angolo discreto della
navata laterale (per non invadere la
scena) e poggiata a una colonna la
corona di fiori di Napolitano (semplici rose, rosse e bianche, unica nota
di ufficialit). Unatmosfera surreale
ma sentimenti reali di dolore e di
partecipazione, con musica diffusa
a volume bassissimo (probabilmente registrazioni di suoi concerti in cui
si riconosceva molto Schubert ma
era difficile distogliere la mente per
ascoltarla) e poche parole appena
sussurrate, in tante lingue diverse.
Ovviamente nessuno ha osato fotografare o filmare, o peggio ancora
applaudire; nessuno che si sia meravigliato o sorpreso nel vedere tanti
personaggi arcinoti, in coda come
tutti gli altri fra gente seria, composta, ricca di umanit e di consapevolezza.
Eravamo assorti in questi pensieri,
in un dolente e rispettoso silenzio,
quando da una porta laterale della
chiesa sono entrate una ventina di
persone in abiti dimessi, si sono poste ordinatamente in cerchio dietro
la bara, davanti al rustico altare: era
il coro dei carcerati bolognesi venuti
a ringraziare il loro maestro con un
ultimo concerto, musiche bellissime
e poco note, in parte eseguite a
cappella e in parte accompagnate

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da un quartetto darchi, tutte cantate
con grande professionalit e soprattutto con evidente affetto. Dopo
lultima nota qualche minuto di silenzio e poi, uno a uno, verso
luscita dalla chiesa e via, sul cellulare che li riportava in cella.
Questo era Claudio Abbado, uno
dei pi grandi musicisti viventi fino a
ieri, conosciuto e stimato in tutto il
mondo, il maestro che arrivato sul
podio dei Berliner esord dicendo:
kein Titel, ich bin Claudio.
***
Milano lo ha celebrato decorosamente, con le parole del Sindaco,
persino quelle (non scontate) del
presidente della Regione, e con tutte le Istituzioni musicali che hanno
avuto parole degne e appropriate;

sul piano prettamente musicale tre


sono state le iniziative pi importanti.
Alla Scala luned sera Barenboim
ha eseguito con una Filarmonica pi
concentrata e disciplinata del solito e nel solco di una bella e nobile tradizione - una commossa e mesta
marcia funebre (il secondo tempo
della Terza di Beethoven) con la
sala del teatro vuota, le porte aperte
e un meraviglioso popolo commosso, migliaia e migliaia di persone
che hanno inverosimilmente riempito la piazza e tuttintorno.
AllAuditorium, invece, lorchestra
Verdi - molto meno concentrata e
disciplinata del solito - gli ha dedicato il concerto in programma con la
Seconda Sinfonia di Mahler, la Re-

surrezione, dando purtroppo mediocre prova di s (una modesta


esecuzione affidata al direttore meno adatto, per nulla allaltezza del
compito assegnatogli, che si persino dimenticato di dire una parola
su Abbado).
La citt recuperer per domenica 2
febbraio al Piccolo Teatro Strehler,
purtroppo a posti gi esauriti (speriamo vi siano delle repliche), proiettando il film dellindimenticabile Viaggio a Reims di Rossini, uno dei
risultati pi intensi e significativi della strada percorsa dal magico direttore. Che ci piacer ricordare proprio cos, divertito come un bambino
dallopera che lui stesso stava concertando e dirigendo.

IL SINDACO PISAPIA E IL SECONDO TEMPO DELLO SPORT


Lorenzo Zacchetti*
A met mandato della Giunta opportuno porsi degli interrogativi su
ci che si va facendo e tracciare un
bilancio dei risultati raggiunti e delle
aree che ancora vanno approfondite. Per dare un contributo a questo
percorso, ritengo corretto occuparmi
del settore al cui programma ho collaborato durante la campagna per
lelezione di Giuliano Pisapia: lo
sport.
Cominciamo col parlare dellImpiantistica: Liter dellemen-damento sugli stadi nella legge di stabilit stato lultimo capitolo di una storia di
inadeguatezze. Abbiamo un clamoroso ritardo sul resto del mondo per
quanto riguarda gli impianti. Italia
90 stata unoccasione perduta,
seguita da balbettii nella scelta di
ministri allaltezza. Il miglior impianto pubblico San Siro, che tuttavia
risale al 25 e che per le sue carenze ha faticato a ottenere la finale di
Champions 2016. Serve maggiore
sinergia con tutti i soggetti che possono giocare un ruolo. Escludendo
che il Comune possa farsi carico di
eventuali lavori, va chiarito lesito
dei contatti con Milan e Inter in merito allipotesi di un nuovo stadio e
alla riqualificazione di San Siro (stadio e ippodromo), che riveste una
particolare importanza per la citt.
Non si pu trascurare il Sostegno
allo sport di base: sorprendente
come i piani della Regione sullo
sport siano stati condivisi con Ufficio
Scolastico, CIP, Coni, Unione delle
Province e ANCI, ma non con il
Comune. ANCI ovviamente rappresenta anche Milano, ma bizzarro
che non ci sia un dialogo diretto
Regione-Comune, pensando a sfide
comuni come Expo, stadio e Olim-

n. 04 VI - 29 gennaio 2014

piadi. I buoni rapporti tra gli assessori Rossi e Bisconti fanno ben sperare, ma manca una logica di sistema.
Nel frattempo, il Comune deve giocare da solo, individuando vie alternative ai contributi a pioggia del
passato. vitale difendere lo sport
dai tagli, perch noto a tutti che gli
investimenti sulle attivit motorie
danno un ritorno di cinque volte
maggiore in termini di risparmio
sullassistenza. Bisogna anche proporre ricette che prescindano dalle
risorse economiche. Esistono a Milano diverse eccellenze, che per
interagiscono sporadicamente. Sarebbe utilissimo (e poco oneroso)
coinvolgerle in progetti di aggiornamento e autoformazione che aiutino
i gestori di impianti pubblici e privati
ad assolvere ai loro compiti. Per le
piccole societ, che faticano a far
quadrare i conti, si possono trovare
soluzioni di buon senso come i consorzi finalizzati a ottenere maggiore
forza contrattuale nei confronti dei
fornitori di acqua, luce e gas, le cui
tariffe sono un incubo per molti. Lo
stesso lavoro potrebbe riguardare
gli aspetti legali, tecnici e formativi,
un tasto davvero dolente perch riguarda le competenze di chi si occupa dei nostri figli.
Un tema specifico quello della
Multifunzionalit: La maggior parte
degli stadi europei stata costruita
secondo questo concetto negli anni
90, quando da noi ancora si stavano valutando i danni del mondiale.
La ratio ovvia: un impianto multifunzionale pu essere usato per tutta la settimana, ammortizzandone i
costi e facendone una fonte di ricavo. Con le dovute proporzioni, lo

stesso vale per i piccoli impianti. In


molti casi, essi rappresentano un
costo gravoso per chi li gestisce (ad
esempio le palestre scolastiche) e di
conseguenza per chi deve affittarli.
Tenendo conto dellautonomia scolastica, opportuno che il Comune
si faccia promotore di un diverso
modello. La gestione di questi spazi,
soprattutto in inverno, resa difficile
dalla necessit di riscaldarli per molte ore, a fronte di un utilizzo limitato.
Per ammortizzare i costi fissi, necessario promuovere la condivisione dei locali con attivit compatibili,
come ad esempio quelle artistiche,
aggregative e ludiche. In questo
modo, si unirebbero le forze di societ sportive e servizi come C.A.G.
(Centro Aggregazione Giovanile) e il
Tempo per la famiglia, in una logica
win-win.
Lo sport anche un Volano economico: Con migliaia di societ nelle
vicinanze di Milano, lo sport di base
rappresenta un valore economico
che resiste alla crisi: non lavorarci
sarebbe un enorme spreco. Lincombenza di Expo suggerisce di
posizionare lo sport al centro di una
politica di promozione che lasci anche un lascito positivo cos come
accaduto ad esempio con le Olimpiadi 92 a Barcellona. A differenza
dellestero, sono poco diffusi i pacchetti nei quali si abbina la partita
alla visita ai luoghi dinteresse della
citt. Milano, capitale dello sport e
delleditoria, non ha un festival della
letteratura sportiva e non ci sono pi
nemmeno eventi in grado di rappresentare la citt (come i Giochi della
Giovent degli anni doro) e di promuovere le Zone del decentramento.

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Tra gli altri punti critici vi quello
della Sicurezza: I mondiali sono una
grande occasione, per una citt
multietnica. Una parte difficilmente
raggiungibile dello sport cittadino
quello auto-organizzato dalle comunit che si ritrovano ogni weekend
nei parchi. La forte spinta emotiva
data dallevento calcistico suggerisce al Comune la possibilit di organizzare una sua manifestazione
rivolta ai gruppi stranieri, finalizzata
a creare integrazione, ma anche ad
aumentare il livello di sicurezza. Lo
sport diffuso pu riappropriarsi di
luoghi che rischiano di trasformarsi
in teatri di criminalit.
Va comunque sottolineato laspetto
legato a Etica e educazione: necessario lavorare sul rapporto tra
istruttori, atleti e famiglie. Chiunque
abbia frequentato campi e palestre
conosce lin-cultura che vi si manifesta a margine. Dato che il Sindaco
responsabile della salute psicofisica dei cittadini, allo sport in senso
stretto va affiancato un percorso
educativo che per non va rivolto ai
bambini, bens ai loro genitori. Ambiti di formazione, convegni, eventi,
incontri con personaggi dello sport
ed esperti vanno promossi per facili-

tare la comunicazione tra figli e genitori. Se lo si fa in ambito familiare


e scolastico, ha senso farlo anche
nello sport, che unesperienza
formativa primaria.
Lo sport welfare: questo il punto
fondamentale del programma e ancora deve essere realizzato, in
quanto il pi impegnativo. Un vero
salto di qualit sar compiuto soltanto quando lo sport sar considerato uno strumento di coesione sociale al pari dei servizi alla persona.
Questo passaggio sarebbe un traguardo fondamentale sia dal punto
di vista della teoria che della pratica,
in quanto faciliterebbe la gestione
economica.
La pregnanza sociale dello sport
non un tema nuovo, ma raramente si va oltre lenunciazione di principio. Non partiamo da zero. La
stessa Milanosport, che era stata
indicata da Pisapia come una partecipata da chiudere, stata tenuta in
piedi perch altrimenti il mercato
non avrebbe garantito la stessa funzione sociale sulle piscine. Ora, per, giunto il momento delle scelte
definitive. Anche nelle Zone troviamo diversi esempi di sport come
fattore sociale. La sua valenza poli-

tica e culturale stata per lunghi


anni sottovalutata dagli intellettuali,
lasciando unarma nelle mani delle
destre. Una politica sociale moderna deve riguardare anche lo sport,
come spieg Mandela ai Laureus
Awards del 2000: Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di unire la gente come poche
altre cose. Parla ai giovani in un linguaggio che essi capiscono. pi
potente dei governi nellabbattere le
barriere razziali. Ride in faccia a
ogni genere di discriminazione razziale.
Non utilizzare uno strumento cos
potente sarebbe un suicidio, ma non
serve essere pessimisti. Il Sindaco
sa che siamo pronti per lavorare
con impegno al compimento del disegno cominciato con le primarie
2010 e il congresso ci ha consegnato un PD molto pi forte, dinamico e
propenso alle innovazioni che nel
recente passato. Ci sono tutte le
premesse per giocare alla grande il
secondo tempo del nostro mandato,
non solo nello sport.
* Presidente della Commissione Sport,
Benessere e Verde di Zona 7

LAVORO: MILANO FACCIA UN TEST


Francesco Bizzotto
Serve un'Istituzione a trazione positiva, che favorisca la mobilit e tuteli
lavoro e imprese sul territorio. Crei
fiducia e anticipi i problemi. Renzi
apre sul lavoro con un chiaro indirizzo nazionale. Ora, serve l'Istituzione che lo cali nel locale e legga
dati reali in positivo: parli di mobilit
e non solo di licenziamenti; stia meno sulla difesa e pi sulla prevenzione; attragga imprenditori. Le funeree idee di Alesina e Giavazzi
non funzionano. Di precariet l'impresa muore. E l'appello al merito
rimane vuoto senza l'Istituzione che
renda dinamico il rapporto tra impresa e lavoro.
Questo rapporto, lasciato a se stesso, ci far male. Svezia, Danimarca
e Germania investono sulle Politiche attive da quindici a venti volte
pi di noi. Poste al centro, aumentano mobilit, produttivit e occupazione. E cala la precariet: in Danimarca, dal 12,1% del '95 all'8,8 del
2011, mentre noi siamo passati dal
7,2 al 13,4% (Le politiche del lavoro,
Gualmini e Rizza, il Mulino '13). Le
relazioni di lavoro cercano un equilibrio che non si fa da solo. Stabilit
e produttivit sono frutti, conseguenze di buone relazioni. A queste
dobbiamo mirare.

n. 04 VI - 29 gennaio 2014

Milano una realt imprenditoriale


e professionale straordinaria. Ha la
pi alta concentrazione in Europa di
capitale umano qualificato (competenze autonome e dipendenti), dice
l'Ocse. Non a caso qui le imprese
innovano ed esportano, nonostante
un sistema di servizi pubblici e privati compresso, che pu crescere.
Imprenditore e collaboratori hanno
fatto un patto serio. Sono per lo pi
uniti. Questa la realt da cui partire. Da rispettare e favorire. Se una
forte Istituzione prende l'iniziativa
per un vero Mercato del lavoro,
siamo i migliori e aiuteremo il Paese. Si tratta di anticipare le crisi,
mediare, aiutare a trovare soluzioni;
favorire la mobilit del lavoro e la
libert d'impresa. Stiamo parlando
al 95% di micro e piccole realt.
Queste imprese devono girare come un orologio, altrimenti s'incartano.
Miriamo all'armonia delle relazioni
d'impresa e alla tutela dei diritti nel
territorio: dignit, reddito, sicurezze.
Per tutti, professionisti e imprenditori compresi. Le risorse ci sono. Milano la smetta di chiedere soldi a
Roma, ha detto Bussolati, segretario del Pd milanese. Bisogna disboscare i mondi paralleli che gravano

come puri costi. Per esempio, la


formazione che prescinde dal territorio e dalla domanda delle imprese.
Per una volta la politica e la societ
anticipino la magistratura. Ci sono
flussi di denaro dall'Europa e da ogni dove, per orientare, formare, assistere. Vanno in migliaia di strutture
separate, poco concludenti. Se diamo l'idea di voler governare queste
risorse con un progetto che ha consenso, tutti si mettono in riga.
Ma, il lavoro scarso, e la ripresa
ne creer poco. Eppure, se aiutiamo
le imprese a reggere i mercati, si
riducono i costi di assistenza e aumentano fiducia e domanda interna.
E poi, il potenziale della crescita di
qualit c'. Accordi di territorio possono favorire le reti, le esportazioni
e l'internazionalizzazione; aprire a
servizi innovativi; investire sull'incontro tra domanda e offerta di collaborazioni inter-aziendali, professionali e di lavoro; lasciar esplodere
l'auto impresa giovanile.
Se il progetto a trazione positiva
(un sistema che cura le relazioni) si
fa bella anche la solidariet: imprese e professionisti scoprono i vantaggi di fare comunit e aiutare il
Sud; la smettiamo con i lamenti e
vediamo che ridurre le sofferenze

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viene facile e costa meno. Molto
meno. E potremo iniziare a gestire
lo spiazzamento tecnologico. ora.
A ogni ristrutturazione, nuovi processi e nuove macchine sostituiscono lavoro umano. Non possiamo
continuare a vivere in negativo questa libert, e non vedere che il lavoro si articola e si apre, per esempio
al 3 settore. Una parte di risorse e
profitti deve andare l.
C' una buona occasione. La Provincia di Milano sta procedendo con
i Comuni a unificare le sei AFOL
(Agenzia per la Formazione, l'Orientamento e il Lavoro). Pensa a un'unica Istituzione per il lavoro nella
metropoli. Un'idea condivisa. Disegniamo insieme la nuova AFOL.
Come? Elinor Ostrom, Nobel per
l'economia 2009, ha una ricetta
(Governare i beni collettivi, Marsilio,
2006): n centralizzazione pubblica,
n privatizzazione, bens nuove Istituzioni, costruite in modo empirico e
incrementale, da attori pubblici e
privati, sulla base di scelte strategiche locali condivise.

Penso che l'Agenzia per il lavoro di


Milano debba essere pubblica (la
regia ai Sindaci), con forte coinvolgimento degli interessati (Sindacati
e Associazioni d'imprese e professionisti) e di competenze private. La
sua priorit? Fare accordi di territorio: creare condizioni per attrarre
imprenditori e investimenti di qualit. I Sindaci sanno come.
La legge di Stabilit prevede che le
Regioni possano sperimentare. Andiamo a vedere il progetto AFOL.
Parliamone. Milano faccia un test.
Esca da schemi triti. Provi percorsi
contro intuitivi. Crei il nuovo. Ridia
valore al rischiare positivo, pacato,
ambrosiano.
Esempio. L'AFOL milanese parli anche con un grande assicuratore.
un attore di mercato interessato alla
prevenzione. Se assicura il lavoro,
far il possibile per aumentare l'occupazione. Si attiver in questo
senso. Ci sorprender.
"La flessibilit significa assicurare ai
lavoratori posti di lavoro migliori, la
'mobilit ascendente', lo sviluppo

ottimale dei talenti. [...] La sicurezza, d'altro canto, qualcosa di pi


che la semplice sicurezza di mantenere il proprio posto di lavoro: essa
significa dotare le persone delle
competenze che consentano loro di
progredire durante la loro vita lavorativa e le aiutino a trovare un nuovo posto di lavoro." Verso principi
comuni di flessicurezza. Comunicazione della Commissione europea Bruxelles, 27.06.2007
Aggressivit, sorpresa, una qualche forma dinvadenza e di provocazione, competizione, concorrenza, rischio, sono parte non solo della vita ma anche della vita virtuosa,
cio forte, robusta, di quella che si
cimenta, si mette in questione, rischia, accetta le sfide e cos genera
valori. Carlo M. Martini, Violenza e
parola di Dio, Cattedra dei non credenti. Milano, 28.11.1996
(Ex presidente di AFOL Nord Milano)

Scrive Alessandro Gargnani a LBG


Condivido l'articolo sull'ambasciatore indecoroso: non c' da cambiare neppure uno jota!

Scrive Felice C. Besostri a LBG


Non sarebbe male ricordare anche
che la legge elettorale lombarda
stata rimessa per sospetta incostituzionalit alla Corte Costituzionale

e che alcuni passaggi della sentenza n. 1/2014 sul porcellum dovrebbero inquietare Maroni. Last but not
least, due dei tre avvocati che han-

no impugnato il lombardellum (Tani


e Besostri) sono del collegio che ha
ottenuto l'annullamento parziale del
porcellum

MUSICA
questa rubrica curata da Palo Viola
rubriche@arcipelagomilano.org
*
Si veda l'articolo di Paolo Viola

ARTE
questa rubrica a cura di Virginia Colombo
rubriche@arcipelagomilano.org
Wunderkammer - Le stanze delle meraviglie

n. 04 VI - 29 gennaio 2014

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Cerano una volta le Wunderkammer: stanze delle meraviglie, vanto
di sovrani e signori dEuropa in epoca rinascimentale, che non contenti
di collezionare opere darte tradizionali, misero insieme stupefacenti
collezioni di pezzi rari, curiosi ed
esotici, naturalia et artificialia, per la
gioia degli occhi e lo stupore dei visitatori ammirati.
Oggi le Wunderkammer ritornano, a
Milano, grazie a una mostra divisa
tra due importanti musei, uno storico e uno recente, a pochi passi di
distanza. Le Gallerie dItalia di Intesa Sanpaolo e il Museo Poldi Pezzoli, in collaborazione con la Fondazione Antonio Mazzotta, presentano
infatti Wunderkammer. Arte, Natura,
Meraviglia ieri e oggi.
Lesposizione racconta i rapporti tra
arte, natura e meraviglia, spaziando
dallantico al contemporaneo con un
approccio multidisciplinare. Accostando a opere e manufatti cinque seicenteschi di collezioni italiane
opere darte contemporanea, la mostra intende stimolare il visitatore a
rintracciare analogie, rimandi e corrispondenze tra i significati implicati
nel complesso fenomeno delle
Wunderkammern, tema gi affrontato dalla storica dellarte Adalgisa
Lugli nella Biennale veneziana su
arte e scienza del 1986.
In principio fu lItalia, Paese in cui
scienziati, principi e regnanti, seguiti
dai loro colleghi austriaci, tedeschi e
boemi iniziarono a costituire delle

raccolte in cui le scienze, la natura e


le creazioni artistiche trovavano un
equilibrio di reciproca compenetrazione.
Al Museo Poldi Pezzoli, tempio del
collezionismo privato e custode di
oggetti da Wunderkammer esso
stesso, sono riunite per la prima volta insieme le raccolte enciclopediche dei bolognesi Ulisse Aldrovandi
e Ferdinando Cospi e del milanese
Manfredo Settala, possessori di alcune tra le raccolte pi ricche e curiose del tempo. Veri detentori del
mondo in una stanza, elementi del
mondo minerale, vegetale e animale
venivano combinati tra loro o integrati in raffinati capolavori di oreficeria e arti decorative - gli artificialia o addirittura accostati a oggetti stupefacenti e curiosit esotiche provenienti dal Nuovo Mondo. Pesci
palla, denti di narvalo, nautilus, coccodrilli, coralli e teschi sono solo alcuni degli oggetti pi apprezzati dal
collezionismo dellepoca.
Se al Poldi Pezzoli prevalgono dunque i pezzi depoca, alle Gallerie
dItalia ecco invece che alla storia si
integra anche, in maniera curiosa,
larte contemporanea. Le stanze
delle meraviglie vennero smantellate e i pezzi dispersi nel corso degli
anni, ed proprio questo fenomeno
che vanno a indagare artisti come
Emilio Isgr ed Elisa Sighicelli, che
aprono il percorso ad altri grandi,
uno su tutti Marchel Duchamp, che
affrontarono nelle loro opere la pre-

senza del meraviglioso attraverso


lutilizzo di materiali eterogenei o
accostamenti di naturalia e artificialia.
Due sono i grandi temi che guidano
il visitatore: una prima sezione permette di illustrare il desiderio di contenere entro quattro pareti (che si
tratti di uno stipo, scatola, valigia o
stanza), il repertorio esaustivo di un
mondo. In questa sezione, sono
presentate opere di Alik Cavaliere,
Giuliana Cuneaz, Marcel Duchamp
e Emilio Isgr. Una seconda sezione indaga invece il rapporto dialettico che intercorre tra arte e natura
nella contemporaneit, tra homo
faber e mondo naturale, che pone la
natura come alternativa nella creazione darte e per superare la dimensione a volte troppo scientifica
del quotidiano. Ed questa la natura indagata dalle magnifiche e allo
stesso tempo macabre ali di farfalle
di Damien Hirst, dai reperti di Jannis
Kounellis, dalle ricostruzioni di Piero
Manzoni, Mario Merz e Studio Azzurro.
Wunderkammer. Arte, Natura,
Meraviglia ieri e oggi fino al 2
marzo Sedi: Gallerie dItalia e Museo Poldi Pezzoli Costi: Gallerie
dItalia ingresso gratuito, Poldi Pezzoli ingresso ridotto presentando il
tagliando delle Gallerie dItalia. Orari: Poldi Pezzoli: 10.00 alle 18.00,
marted chiuso. Gallerie dItalia: Da
marted a domenica dalle 9.30 alle
19.30, Gioved dalle 9.30 alle 22.30

105 disegni di grandi artisti per il Museo Diocesano


Una nuova collezione arricchir il
gi nutrito percorso artistico del Museo Diocesano di Milano. Da venerd 24 gennaio sar infatti possibile
ammirare un nuovo lascito, esposto
insieme alla collezioni vescovili e
della diocesi, donato al Museo dal
grande collezionista e uomo daffari
Antonio Sozzani. Centocinque disegni, perlopi inediti, saranno esposti
in maniera permanente dopo un
lungo restauro che ha visto protagonisti non solo queste preziose e
delicate opere, ma anche le loro
cornici originali.
Sozzani, uomo di spicco della finanza milanese e grande collezionista
di arte dellOttocento francese, su
consiglio di Giovanni Testori, amico
e consigliere, inizia a comprare e
collezionare disegni su carta di molti
significativi maestri, italiani e non,
mettendo insieme una ricca collezione di cui Testori stesso assunse
la guida scientifica.
Forse fu su consiglio di un altro amico, quellAlberto Crespi gi donatore dellomonima collezione Crespi

n. 04 VI - 29 gennaio 2014

di fondi oro italiani, depositata presso lo stesso Diocesano, che Sozzani decise di donare anche i suoi disegni al Museo. Con delle clausole
ben precise: i disegni dovevano essere esposti tutti e tutti insieme, con
le loro cornici, e mai conservati o
esposti diversamente.
La raccolta Sozzani costituita da
disegni databili dal XV al XX secolo,
eseguiti da artisti principalmente italiani e stranieri, soprattutto francesi,
offrendo una ricca variet di fogli
riconducibili a scuole diverse, per
epoca e geografia. Tra questi, per la
sezione antica, spiccano i nomi di
Matteo Rosselli, Luca Cambiaso,
Bartolomeo Passarotti, Ludovico
Carracci, Guercino, Elisabetta Sirani, Gian Lorenzo Bernini, Carlo
Francesco Nuvolone, Francisco
Goya, e altri ancora.
Cospicuo anche il nucleo di disegni attribuiti a maestri dellOttocento
francese e dellImpressionismo,
come Jacques Louis David, JeanAuguste-Dominique Ingres, Camille
Corot, Eugne Delacroix, Thodore

Gericault, Gustave Courbet, douard Manet, Auguste Rodin, Edgar Degas, Pierre-Auguste Renoir,
Camille Pisarro, Paul Gauguin, Vincent van Gogh.
Per il Novecento sono presenti alcuni lavori di autori quali Lucio Fontana, Jaques Lipchitz, Marcello Dudovich, Jean Cocteau, Balthus, Toti
Scialoja, Graham Sutherland.
Lapertura di questa nuova sezione
sar accompagnata da un catalogo
scientifico, a cura di Paolo Biscottini
e Giulio Bora, che propone, oltre ai
saggi introduttivi sulla storia e sullo
studio scientifico della collezione
Sozzani, la pubblicazione integrale
dei disegni, quasi tutti inediti, corredata da una documentazione fotografica e da schede scientifiche.
La collezione Antonio Sozzani Museo Diocesano di Milano (Milano,
c.so Porta Ticinese 95)
Dal 24 gennaio 2014 Orari di apertura: marted - domenica, 10.0018.00 (la biglietteria chiude alle ore

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17.30) Ingresso: intero: 8.00, Ridotto: 5.00, marted 4 euro

Il Seicento lombardo in mostra a Brera


La Pinacoteca di Brera possiede un
ingente patrimonio di dipinti dei
principali protagonisti del Seicento
lombardo, realizzati a partire dallet
di Federico Borromeo fino alla successiva stagione barocca e alla
svolta classicista della seconda Accademia Ambrosiana. Un patrimonio in parte nascosto per per ragioni di spazio espositivo, godibile
fino alla prima settimana di febbraio.
Ecco perch la mostra Brera e il
Seicento lombardo nasce proprio
con lo scopo di approfondire e di
poter vedere alcuni tra le pi significative opere lombarde del XVII secolo. Le 46 opere presentate sono
per lo pi di grande formato, e quindi difficilmente movimentabili al di
fuori degli spazi museali, e ben 21
sono i dipinti provenienti dai depositi
interni ed esterni di Brera, tutti destinati ad essere esposti nel futuro
progetto museale della Grande
Brera.
Pale daltare ma anche quadri di
piccolo formato, che videro la luce
quando Milano era sotto la dominazione spagnola. Unepoca raccontata ne I Promessi Sposi e che viene
ricordata come opprimente e terribile, ma che, grazie allinfluenza dei
cardinali Carlo e Federico Borromeo, sul versante artistico fu ricca di
talento creativo. Milano, sotto la
spinta propulsiva del Concilio di
Trento, divenne la fucina di un modo nuovo di intendere larte: cio un
aiuto alla devozione dei fedeli e un
esempio dei valori autentici della
rinnovata religiosit cristiana. Movere, delectare, docere, per lappunto,
per unarte semplice e alla portata di
tutti, senza fronzoli n inutili virtuosismi.
Fra i capolavori esposti ci sono
quattro importanti pale daltare, tre
delle quali firmate e datate: di Fede
Galizia il Noli me tangere (1616),
della maturit di Carlo Francesco
Nuvolone lAssunzione della Vergine (1648), ormai pienamente barocca, e di Giuseppe Nuvolone il
San Francesco in estasi (1650); di
Giovan Battista Crespi detto il Ce-

rano invece il Cristo nel sepolcro,


san Carlo e santi (1610 circa), fino a
qualche mese fa in deposito presso
la chiesa milanese di Santo Stefano.
Accanto alla pala di Fede Galizia,
uno dei rari dipinti di grande formato
della pittrice milanese, nota soprattutto per la produzione di ritratti e
nature morte, viene presentato una
poco conosciuta tela di Agostino
Santagostino, Il congedo di Cristo
dalla madre, che con quella della
Galizia illustrava episodi della vita di
Maria Maddalena entro la distrutta
chiesa del monastero femminile agostiniano dedicato alla santa in Milano.
Lesposizione rende possibile proporre, anche se solo attraverso tre
opere, limportante serie oggi dispersa dei cicli di dipinti gi realizzati per la Sala dei Senatori in Palazzo Ducale (oggi Palazzo Reale) a
Milano. A dare inizio alla decorazione dellambiente era stata lAndata
al Calvario di Daniele Crespi, eseguita alla met degli anni venti, offerta al Senato dal cardinale Cesare
Monti, grande collezionista. Dal ciclo delle Storie della Passione di
Cristo,
provengono
lOrazione
nellorto di Giovanni Stefano Montalto e la Flagellazione di Giuseppe
Nuvolone, entrambe ancora nelle
ricche cornici dorate originali ed eccezionalmente presentate ora a
fianco dellopera del Crespi. Probabile ispiratore, se non diretto committente della decorazione della sala, con il ciclo della Passione e con
quello dedicato al tema delle Allegorie della Giustizia cristiana, era stato
Bartolomeo Arese, Presidente del
Senato di Milano (1660-1674), mecenate e protagonista della vita politica cittadina nei decenni centrali del
XVII secolo.
Il percorso espositivo comprende
altri dipinti di soggetto sacro di piccolo e medio formato, tra i quali si
segnalano il bozzetto per una pala
daltare nella Certosa di Pavia del
Morazzone (La Madonna del Rosario con san Domenico e due angio-

letti), la tavoletta di Cerano con San


Giorgio e il drago e la Nativit e adorazione dei pastori di Giuseppe
Vermiglio, espressione del realismo
lombardo di un pittore sensibile alla
rivoluzione caravaggesca.
Una nutrita sezione dedicata ai
ritratti e autoritratti, soprattutto di
pittori milanesi e lombardi, appartenuti al Gabinetto de ritratti costituito
da Giuseppe Bossi,
allinizio
dellOttocento segretario dellAccademia di Brera e tra i promotori del
museo stesso. Tra le opere degne
di nota vi sono il ritratto di gruppo
della famiglia Nuvolone, realizzato a
met del XVII secolo dai due fratelli
Carlo Francesco e Giuseppe, e
lAutoritratto di Giulio Cesare Procaccini, dipinto un anno prima della
morte nel 1624, ora presentati insieme ad altre opere, tra le quali la
coppia dipinta da Tanzio da Varallo
(considerati un tempo effigi dellartista e della di lui consorte) e il ritratto dipinto da Francesco Cairo del
pittore perugino e scrittore darte
Luigi Scaramuccia, appartenuti
anchessi al Gabinetto bossiano.
A completamento del percorso espositivo, dalla ricca collezione del
Gabinetto dei disegni della Pinacoteca di Brera si presentano otto importanti fogli di pittori diversi, tra i
quali spiccano Cerano, Morazzone
e il Moncalvo. Opere di grande interesse e pregio, accumunate da valori di fondo iscrivibili alla rinnovata
religiosit cristiana dopo la Riforma
protestante, e che fanno emergere
valori pittorici come le pennellate
dense e materiche e luso tutto scenografico degli effetti di luce.
Il Seicento lombardo a Brera. Capolavori e riscoperte a cura di Simonetta Coppa e Paola Strada fino
al 12 gennaio 2014 Pinacoteca di
Brera, sale XXX-XXXIV Orari: da
marted a sabato dalle 8:30 alle
19:15 (la biglietteria chiude alle
18.40). Biglietti Intero: 10,00, Ridotto: 7,00

Kandinsky e la nascita della pittura astratta


Che cos lastrattismo? Che significato hanno cerchi, linee, macchie di
colori a prima vista casuali ma di
gran impatto visivo? C qualcosa
oltre la superficie del quadro? Per
rispondere a questi leciti interrogativi arriva a Milano una grande retro-

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spettiva dedicata a uno degli artisti


pi significativi del secolo scorso:
Vassily Kandinsky.
Sono oltre 80 le opere in mostra,
tutte provenienti dal Centre Pompidou di Parigi e tutte firmate dal padre dellastrattismo. Una esposizio-

ne che offre una panoramica completa dellevoluzione dellartista, partito da una figurazione semplice e
legata alla tradizione, ma che arrivato a concepire alcune delle teorie
artistiche pi interessanti del 900.
Un percorso di ricerca lungo e fatto

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di molte sperimentazioni, che caratterizza larte di Kandinsky come
qualcosa di complesso ed estremamente affascinante.
Lapertura di grande impatto, con
la ricostruzione, per la prima volta
portata
fuori
dalla
Francia,
dell"ambiente artistico totale" ricreato nel 1977 dal restauratore Jean
Vidal, ovvero pitture parietali eseguite riportando fedelmente i cinque
guazzi originali con cui Kandinsky
decor il salone ottagonale della
Juryfreie Kunstausstellung di Berlino, esposte tra il 1911 e il 1930.
Il percorso prosegue poi in ordine
cronologico, esaminando le tante
fasi vissute da Kandinsky. Gi dalle
prime opere lartista russo dimostra
una passione per il colore, le atmosfere di gusto impressionista e fauve con unattenzione ai temi leggendari e legati al passato, come ad
esempio i cavalieri, soggetti che si
trova ad affrontare allinizio del 900.
Abbandonata la Russia, Monaco
sembra offrire una vita migliore a
Kandinsky, che frequenta lAccademia di Belle Arti e si lega ad artisti
che sperimentano con lui un tipo di
arte ancora di gusto Art Nouveau:
il momento del gruppo Phalanx.
Dopo viaggi che lo conducono in
giro per il mondo insieme alla nuova

compagna, la pittrice Gabriele Munter, Kandinsky si trasferisce a Murnau, in Baviera, ed l che, passo
dopo passo, nascer lastrattismo.
Gradatamente i disegni si fanno
piatti, il colore prende piede e nel
1910 vedr la luce il primo acquerello astratto, dipinto con i colori primari che hanno, agli occhi dellartista,
una valenza e un significato unico e
fondamentale.
Nel 1912, in compagnia dellamico
Franz Marc, nascer il celebre
Blaue Reiter, quel Cavaliere Azzurro protagonista degli esordi di Kandinsky e che diverr anche un fortunato almanacco artistico. Seguir a
breve Lo spirituale nellarte, trascrizione del pensiero e della dottrina di
Kandinsky sullarte astratta.
Con lo scoppio della guerra Kandinsky costretto a tornare in Russia, momento in cui torner a una
fugace figurazione e in cui conoscer la futura moglie Nina. Nel 1922
accetta il prestigioso invito del Bauhaus di Gropius e si trasferisce a
Dessau come insegnante. Dopo la
chiusura nazista di questa prestigiosa scuola, Kandinsky decide di recarsi a Parigi, sua ultima meta e citt allora pervasa dalle grandi novit
del cubismo e del surrealismo, corrente questultima, che influenzer

fortemente gli ultimi lavori dellartista.


Figure biomorfe sembrano galleggiare leggere e impalpabili su cieli
blu, diagonali di colore, griglie e colori pastello. Il cielo e la luce tanto
amata della ville lumiere lasceranno
unultima suggestione nelle grandi
composizioni cos come nei piccoli
dipinti su cartone che Kandinsky
cre durante la Guerra.
In mostra sono presenti alcune delle
opere pi significative dellartista,
quelle che tenne per s costantemente appese in casa o che don
allamata moglie Nina, e che danno
quindi il resoconto esatto di unarte
che si rivelata fondamentale anche per i pittori moderni. Molto dovettero a Kandinsky Pollock e i suoi
irascibili, cos come, larte astratta
e lInformale ebbero un debito enorme nei confronti di questuomo
che ebbe il coraggio di dire che le
forme e i colori sono fondamentali,
spirituali, e che la pittura deve trasmettere lessenza pi profonda di
chi la crea e di chi la guarda.
Kandinsky: la collezione del Centre Pompidou fino al 4 maggio
2014 Orari: luned:14.30 - 19.30 dal
marted alla domenica: 9.30 - 19.30
gioved e sabato: 9.30 - 22.30 Biglietti: intero 11,5, ridotto 9,5

La genesi dellopera di Pellizza da Volpedo


Il Quarto Stato, opera che inizia
simbolicamente il percorso del Museo del 900, viene ora studiato e
indagato nella sua genesi lunghissima, dieci anni, che ha portato al
suo compimento definitivo. A cura di
Aurora Scotti, la mostra presenta
circa trenta opere tra disegni e dipinti di Pellizza da Volpedo allestiti
nello spazio mostre al piano terra
del museo e una radiografia a grandezza naturale dellopera.
Cos come fu per l'acquisto dell'opera - nel 1920 tramite una pubblica
sottoscrizione - il Museo chieder ai
cittadini e ai visitatori di esprimere il
loro parere in merito a un eventuale
spostamento del capolavoro di Pellizza, trasformando cos l'atrio in sala museale.
Lartista, partendo da una formazione filosofico - storica, sente la necessit di trattare temi allora attuali
come le problematiche sociali e politiche dellItalia unita, in particolare
quelle dello sciopero e della protesta popolare, temi che affronta in
disegni e bozzetti ad olio realizzati
dal 1890, assecondando la convinzione che la pittura di storia doveva
trattare temi di assoluta contemporaneit.

n. 04 VI - 29 gennaio 2014

Il lungo iter progettuale dellopera


segnato da due tappe fondamentali:
Ambasciatori della fame (1892) e
Fiumana (1895-96). Una lunga elaborazione che rese lartista consapevole della propria missione intellettuale. A ogni fase corrisponde infatti una peculiare sperimentazione
compositiva e tecnica, il cui sviluppo
pu essere seguito lungo le tre sezioni della mostra, dove sono esposti i bozzetti, i disegni preparatori e
alcune analisi radiografiche.
La prima versione dellopera Ambasciatori della fame, e gi da questa versione Pellizza sceglie il luogo
e il tempo dell'azione: la piazza davanti a palazzo Malaspina, a Volpedo, simbolo del potere signorile di
antica data. Nella luce di un mattino
primaverile - il 25 aprile sullimbocco di Via del Torraglio,
Pellizza fece avanzare un gruppo di
lavoratori guidati da due portavoce
dal piglio deciso in primo piano e
affiancati da un ragazzo pi giovane.
Nel corso del 1893-94 decise di riproporre il tema in un nuovo quadro
di pi grandi dimensioni, cercando
di mettere meglio a fuoco il gruppo
centrale dei personaggi. Abbandonata la tecnica a larghe pennellate,

adotta una tecnica divisionista a


piccoli punti e linee di colori disposti
in modo puro sulla tela, per raggiungere effetti di luminosit ed espressivit. Nel nuovo bozzetto, eseguito nel 1895, Pellizza elimin il
punto di vista dallalto per una presa
diretta frontale dei suoi protagonisti:
numerose figure di artigiani e contadini che avanzano guidati dai due
capi della rivolta affiancati ora da
una donna con un bimbo in braccio,
ritratto di Teresa, moglie dellartista.
Di l a poco vedr la luce Fiumana, il
cui titolo allusivo allingrossarsi
della schiera dei lavoratori, paragonabile ad un fiume in piena, puntando sulla diffusione del messaggio
idealmente rivolto a tutti i lavoratori
e sulladesione di massa ad esso.
Nel 1898 Pellizza decise di riaffrontare il tema su una tela ancora pi
grande, ricominciando a eseguire
disegni per tutte le figure e facendo
nel 1899 un nuovo bozzetto dalle
cromie calde e intense a cui diede
per titolo Il cammino dei lavoratori.
Ancora una volta alla rielaborazione
pittorica il pittore accompagn letture sempre pi attente alle problematiche sociali. Il risultato fu un nuovo
cambio dimpostazione, sostituendo
alla massa indistinta di lavoratori

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una sequenza di uomini e qualche
donna disposti su pi file a occupare tutta la scena.
A questa tela Pellizza lavor incessantemente dal 1898 al 1901,
quando scelse di intitolarla Il Quarto
stato. La tela divenuta dunque il
simbolo della fiducia che il cammino
di lavoratori avrebbe portato ad un

futuro migliore, anticipando e incarnando una delle forze motrici del


Ventesimo secolo. Una mostra per
ripercorrere gli studi, i disegni e i
tentativi che hanno preceduto
lopera, divenuta un simbolo universale e che ora diventer uno dei
simboli di Expo 2015.

Giuseppe Pellizza da Volpedo e il


Quarto Stato. Dieci anni di ricerca
appassionata Museo del '900 Spazio mostre fino al 9 marzo 2014 Costo: intero 5, ridotto 3 Orari: lun.
14.30 - 19.30 mar. mer. ven. e dom.
9.30 - 19.30 gio. e sab. 9.30 - 22.30

Musica e grandi emozioni per i Visitors di Ragnar Kjartansson


The Visitors, la mostra installazione
di Ragnar Kjartansson allHangar
Bicocca, una di quelle ormai rare
mostre-esperienze darte che lasciano davvero qualcosa allo spettatore, che commuovono e che ci
fanno sentire parte di qualcosa, di
unesperienza lirica ed emozionante.
Lartista islandese, gi affermato
sulla scena internazionale e sperimentatore di vari linguaggi, come la
musica, il teatro e il cinema, propone una grande e suggestiva installazione di nove video proiezioni in
scala 1:1, per una mostra di grandissimo successo che stata prorogata fino al 5 gennaio 2014.
The Visitors, il cui titolo rimanda
allultimo e malinconico album degli
ABBA, racconta una storia musicale. Nove musicisti diversi, tutti amici
di Kjartansson, cantano e suonano
visivamente in contemporanea per
pi di unora, ognuno con il proprio
strumento, la stessa canzone, una
poesia intitolata Feminine Ways,
composta dallex moglie dellartista
e musicata da Kjartansson stesso.
I musicisti, tra cui le sorelle fondatrici della band Mm e alcuni membri
dei Sigur Rs, sono ripresi da una
videocamera fissa, allinterno di nove stanze differenti, tutte parte di
una antica e malinconica dimora di
propriet della famiglia Astor,

nellUpstate di New York. In uno dei


video, in cui viene ripresa lottocentesca veranda della casa, sono
presenti anche alcuni dei proprietari
stessi, che interpretano una sorta di
coro e di accompagnamento vocale.
Le nove tracce audio e video sono
girate separatamente, ma vengono
proiettate in contemporanea sui
grandi schermi, per far s che lo
spettatore venga circondato, nonch reso partecipe, di questa straordinaria performance ed esperienza sensoriale. Non solo la melodia
straziante e commovente in alcuni
momenti, ma anche la fotografia
delle scene, che sembrano tableaux
vivant daltri tempi, riesce a proiettare lo spettatore al centro di questa
situazione, estraniandolo totalmente
dalla realt quotidiana che lo aspetta dietro la porta dingresso.
Figura trainante dellintera opera
proprio lartista stesso, che canta,
accompagnato da una chitarra, in
una vecchia vasca da bagno, facendo da direttore dorchestra a
questo improbabile e suggestivo
coacervo di artisti islandesi che tramite cuffie, seguono il ritmo, suonano, cantano, e sono parte dellopera.
Kjartansson non nuovo a questo
tipo di operazioni, che vogliono esprimere concetti per lui fondamentali: la forza della musica, le sensa-

zioni e le connessioni psicologiche


che una melodia pu creare, larte
come forza di collaborazione tra diverse persone ed elementi, lamore
per la performance. Si potrebbe dire
molto altro. In realt meglio lasciar
la magia e la sorpresa della scoperta di questopera, cos forte emozionalmente e di grande impatto emotivo.
In contemporanea sar possibile
visitare la mostra Islands, di Dieter
Roth e Bjorn Roth, artisti tedeschi,
padre e figlio, maestri dellaccumulazione e del creare opere in cui si
uniscono pittura, scultura, fotografia,
video ed editoria. Senza dimenticare una serie di opere fatte interamente di zucchero e cioccolato, inediti busti ritratto dartista.

Ragnar Kjartansson The Visitors a cura di Andrea Lissoni e Heike Munder. La mostra riaprir gioved 5 dicembre. prorogata fino al
5 gennaio 2014.
Dieter Roth Bjrn Roth - Islands a
cura di Vicente Todol Fino al 9 febbraio 2014
HANGAR BICOCCA via Chiese 2
Orari: Lun-mar-merc: chiuso Gioven-sab-dom: 11-23 Entrata gratuita

Perch il Museo del Duomo un grande museo


Inaugurato nel 1953 e chiuso per
restauri nel 2005, luned 4 novembre, festa di San Carlo, ha riaperto
le sue porte e le sue collezioni il
Grande Museo del Duomo. Ospitato
negli spazi di Palazzo Reale, proprio sotto il primo porticato, il Museo
del Duomo si presenta con numeri e
cifre di tutto rispetto. Duemila metri
quadri di spazi espostivi, ventisette
sale e tredici aree tematiche per
mostrare al pubblico una storia fatta
darte, di fede e di persone, dal
quattordicesimo secolo a oggi.
Perch riaprire proprio ora? Nel
2015 Milano ospiter lExpo, diventando punto di attrazione mondiale
per il futuro, cos come, in passato,

n. 04 VI - 29 gennaio 2014

Milano stata anche legata a doppio filo a quelleditto di Costantino


che questanno celebra il suo
1700esimo anniversario, con celebrazioni e convegni. Non a caso la
Veneranda Fabbrica ha scelto di
inserirsi in questa felice congiuntura
temporale, significativa per la citt,
dopo otto anni di restauri e un investimento da 12 milioni di euro.
Il Museo un piccolo gioiello, per la
qualit delle opere esposte cos
come per la scelta espositiva.
Larchitetto Guido Canalico lo ha
concepito come polo aperto verso
quella variet di generi e linguaggi
in cui riassunta la vera anima del
Duomo: oltre duecento sculture, pi

di settecento modelli in gesso, pitture, vetrate, oreficerie, arazzi e modelli architettonici che spaziano dal
XV secolo alla contemporaneit.
E lallestimento colpisce e coinvolge
gi dalle prime sale. Ci si trova circondati, spiati e osservati da statue
di santi e cherubini, da apostoli, da
monumentali gargoyles - doccioni,
tutti appesi a diversi livelli attraverso
un sistema di sostegni metallici e di
attaccaglie a vista, di mensole e
supporti metallici che fanno sentire
losservatore piccolo ma allo stesso
tempo prossimo allopera, permettendo una visione altrimenti impossibile di ci che stato sul tetto del
Duomo per tanti secoli.

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Si poi conquistati dalla bellezza di
opere come il Crocifisso di Ariberto
e il calice in avorio di san Carlo; si
possono vedere a pochi centimetri
di distanze le meravigliose guglie in
marmo di Candoglia, e una sala altamente scenografica espone le vetrate del 400 e 500, alcune su disegno dellArcimboldo, sopraffini
esempi di grazia e potenza espressiva su vetro.
C anche il Cerano con uno dei
Quadroni dedicati a San Carlo,
compagno di quelli pi famosi esposti in Duomo; c un Tintoretto ritrovato in fortunate circostanze, durante la Seconda Guerra mondiale, nella sagrestia del Duomo. Attraverso

un percorso obbligato fatto di nicchie, aperture improvvise e sculture


che sembrano indicare la via, passando per aperture ad arco su pareti in mattoni a vista, si potr gustare
il Paliotto di San Carlo, pregevole
paramento liturgico del 1610; gli Arazzi Gongaza di manifattura fiamminga; la galleria di Camposanto,
con bozzetti e sculture in terracotta;
per arrivare fino alla struttura portante della Madonnina, che pi che
un congegno in ferro del 1700,
sembra unopera darte contemporanea. E al contemporaneo si arriva
davvero in chiusura, con le porte
bronzee di Lucio Fontana e del
Minguzzi, di cui sono esposte fusio-

ni e prove in bronzo di grande impatto emotivo.


Il Duomo da sempre il cuore della
citt. Questo rinnovato, ampliato,
ricchissimo museo non potr che
andare a raccontare ancora meglio
una storia cittadina e di arte che ebbe inizio nel 1386 con la posa della
prima pietra sotto la famiglia Visconti, e che continua ancora oggi in
quel gran cantiere, sempre bisognoso di restauro, che il Duomo
stesso.
Museo del Duomo Palazzo Reale
piazza Duomo, 12 Biglietti: Intero
6 euro, ridotto 4 euro Orari: MartedDomenica: 10.00 -18.00.

Il marmo vivo di Rodin


Sessanta sculture e un allestimento
che sembra un cantiere in corso,
per dare lidea di un atelier vivo ma
in momentaneo riposo. Cos la sala
delle Cariatidi stata invasa e resa
un cantiere artistico tutto in divenire,
creato appositamente per ospitare i
preziosi marmi di Auguste Rodin,
celebre scultore francese, protagonista della rassegna pi completa
sulle opere in marmo del maestro
francese.
Tre le sezioni presentate, che illustrano temi e modi del lavoro di un
artista che, al pari di Michelangelo,
ha saputo trasformare un materiale
difficile come il marmo in qualcosa
di tenero e seducente.
Lillusione della carne e della sensualit infatti il tema intorno a cui
si sviluppa la prima sezione, nella
quale sono raccolte alcune opere
giovanili e di stampo classico. Protagonista indiscusso di questa prima
parte Il bacio, che spicca, anche
per dimensioni, su tutta la sala, e
che fece scalpore nella Francia di
fine Ottocento per la libert e la
sensualit dei due amanti colti in un
gesto proibito.
La seconda sezione propone alcune
fra le sculture pi conosciute di Rodin e dimostra la piena maturit del
maestro anche dal punto di vista

della capacit di elaborazione delle


figure che emergono dai candidi
blocchi di pietra. Accanto a ritratti di
grande intensit, lontani dalla fredda
precisione dinizio carriera, come il
busto dedicato alla compagna di
una vita Rose Beuret, si alternano
richiami alleros e alla disinibita ricerca formale ed estetica del maestro, manifestando la sua necessit
di tentare nuovi percorsi scultorei.
Qui le commoventi Mains damant
sono un richiamo lirico allamore e
alla sensualit, ma lasciano gi pienamente comprendere il lavoro di
recupero della tradizione che Rodin
conduce insieme allaffermazione di
una nuova idea di scultura.
La poetica dellincompiuto caratterizza la terza sezione dove c il trionfo del non finito, espediente che
rimanda immediatamente a Michelangelo e che Rodin rielabora in una
chiave di assoluta novit.
Una mostra che spiega anche la
modernit del pensiero di Rodin, gi
conscio dellimportanza di avere
opere darte riproducibili e che
chiama a lavorare con alcuni tra i
pi valenti maestri lapicidi dellepoca, diretti e indirizzati proprio da
Rodin stesso nel creare e sbozzare
marmi preziosi. Scrive Aline Magnien conservatore capo del patri-

monio del Muse Rodin di Parigi:


Se la mano dello scultore fondamentale per i suoi interlocutori,
evidente come Rodin tenga separate le cose: da una parte lideazione
e il modello, di cui si assume la piena responsabilit, dallaltra lesecuzione, aperta mente delegata e
alla quale non esita a far partecipare il committente, a cui lascia talvolta scegliere il titolo che preferisce.
Rodin era considerato un maestro
ineguagliabile, i contemporanei dicevano che davanti a lui la materia
tremava. Dominatore di quella
stessa materia, il marmo gli permetteva di studiare la luce e la vita, cos
come il bronzo era strumento per
studiare le ombre. E alcuni marmi
sembrano vivi davvero, sembrano
scavare e farsi strada tra la materia
grezza e incompiuta di alcune opere, e che a fatica fa emergere volti
di fanciulle, amanti abbracciati, mani
che si rivolgono al cielo.
Rodin il marmo, la vita Palazzo
Reale - Sala delle Cariatidi Fino al
26 gennaio 2014 Orari Luned dalle
14.30 alle 19.30 Marted, mercoled,
venerd, domenica dalle 9.30 alle
19.30 Gioved e sabato dalle 9.30
alle 22.30 Biglietti: Intero 11,00,
Ridotto 9,50

Autunno Americano parte 2: Andy Warhol


Dopo la grande mostra in Triennale
del 2004, e una monografica di
stampe al Museo del Novecento
questa primavera, Andy Warhol torna a Milano con una super esposizione: le opere della collezione di
Peter Brant. La mostra si presenta
subito come una grande retrospettiva del lavoro dellartista originario di
Pittsburgh, comprendente alcune
delle sue opere pi famose e conosciute a livello mondiale, per un to-

n. 04 VI - 29 gennaio 2014

tale di oltre 150 opere darte, tra dipinti, serigrafie, sculture e fotografie.
La mostra, curata da Francesco
Bonami e dallo stesso Peter Brant,
sar unoccasione interessante per
approfondire la figura, a torto ritenuta spesso solo superficiale e frivola,
di Andy Warhol, artista invece ben
pi complesso e tormentato. Peter
Brant, magnate americano, fu intimo
amico di Warhol, e ad appena
ventanni inizi a comprare i lavori

dellartista, partendo proprio dalla


famosa lattina di zuppa Campbell
riprodotta da Warhol.
Sar un legame lungo tutto una vita
quello che accompagner lavventura di Brant e Warhol, che vissero
e segnarono insieme i pazzi anni
60 e 70 della scena newyorchese.
Un sodalizio di vita e lavoro il loro,
che sfocer nella collaborazione
tramite la rivista Interview, fondata
dallo stesso Warhol nel 1969 e ac-

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quistata da Brant e dalla sua casa
editrice dopo la morte dellamico,
avvenuta nel 1987 in seguito ad
unoperazione chirurgica finita male.
La mostra presenta capolavori assoluti, che caratterizzano la collezione Brant come una delle pi importanti e significative a livello internazionale rispetto alla produzione
warholiana. Attraverso un percorso
cronologico si potr ricostruire a tutto tondo la figura di Warhol, partendo dai suoi inizi come grafico e
pubblicitario, famoso gi allepoca
per rivoluzionari e particolarissimi
disegni di calzature femminili e per il
suo atteggiamento irriverente.
La pubblicit per era solo linizio.
Warhol voleva far parte dellelite artistica, ecco perch si rivolse sempre pi allarte e al mondo pop, ovvero a quel substrato culturale che
coinvolgeva tutti gli americani, dal
Presidente alluomo comune. Il suo
universo si popola di lattine di zuppa, di Coca-Cola, di scatole di detersivo Brillo; dalle sue tele si affacciano Liz, Marilyn, Elvis, Jackie e
tanti altri divi osannati dallAmerica,
e che per ebbero anche, quasi
Warhol fosse stato un profeta, fini
tragiche o destini infelici. Come a
dire, lapparenza, nonostante i colori
e i sorrisi smaglianti, inganna.

Una presa di coscienza di quello


che lamericano medio aveva sotto
gli occhi tutti i giorni, visto al supermercato o sui giornali, e che Warhol
ripropose ingrandito, ripetuto fino
allo sfinimento, disarticolato, sovrapposto e modulato, ma senza
mai criticare. Anzi. La pop art di
Warhol lontanissima dal voler lanciare invettive contro il consumo
smodato o il capitalismo. Warhol
stesso ci era cresciuto, e la cosa pi
naturale per lui era proprio partire
da quello che conosceva meglio e
che poteva riguardare tutti. Senza
messaggi nascosti o significati troppo profondi.
Oltre ai famosi Flowers multicolor e
ai ritratti di Mao, paradossale vera
icona pop, la mostra propone anche
le rielaborazioni che Warhol fece di
un grande classico come lUltima
Cena di Leonardo; cos come stupiranno una serie di Portraits, di autoritratti che lartista si fece grazie alle
polaroid che amava tanto, e che usava per riprendere anche i suoi
amici Mick Jagger, Diana Ross e
Jane Fonda. Tutti presenti in mostra.
Emerge cos un Warhol non solo
mondano e padrone del suo palcoscenico, la celeberrima Factory, in
cui numerosi assistenti produceva-

no effettivamente le sue opere, ma


anche un Warhol pi introverso,
spaventato forse da quella celebrit
raggiunta e cercata, ma che era diventata perfino pericolosa. Fu infatti
vittima di un tentato omicidio, per
mano di una femminista, e dal quale
si salv per miracolo nel 1968.
Vittima di un diverso colpo di arma
da fuoco fu invece una delle opere
pi famose di Warhol, una Marilyn
blu che venne colpita da un proiettile in piena fronte, sparato senza
motivo da unamica dellartista nel
1964. Da quella data lopera venne
chiamata, per lappunto, Blue Shoot
Marilyn. Ennesimo esempio del circo che circondava lartista e che lui
osservava quasi in disparte, dietro i
suoi occhiali da sole e al riparo di
una parrucca argentata.
Warhol, dalla collezione Peter
Brant Palazzo Reale fino al 9 marzo 2014 Orari: Luned: 14.3019.30
Dal marted alla domenica: 9.3019.30 Gioved e sabato: 9.30-22.30
Prezzi: Intero 11 euro, ridotto 9,50
euro.

Il volto del 900: capolavori dal Pompidou di Parigi


Cosa ci fanno insieme capolavori di
Matisse, Bacon, Mir, Picasso, Magritte e unaltra cinquantina di artisti
del secolo scorso? Sono solo alcuni
dei protagonisti indiscussi della mostra Il Volto del 900, antologica con
80 opere darte provenienti dal prestigioso Centre Pompidou di Parigi
e che ripercorre la storia del ritratto
dallinizio del 900 ai (quasi) giorni
nostri.
Il ritratto una delle forme darte pi
antiche della storia, il cui uso variato molto nel tempo, a seconda
dellepoca e delle classi dominanti.
Dallarte egizia al Rinascimento,
dalla nascita della borghesia alla
ritrattistica ufficiale, il ritratto stato
veicolo di rappresentazione di mondi interi, ognuno col suo codice linguistico, di valori e di simboli. E nel
'900? Il ritratto sembra essere giunto alla resa dei conti con la grande
invenzione della fotografia:un confronto/scontro che se da una parte
lo ha condotto allemarginazione dal
punto di vista utilitario, dallaltra ne
ha fatto riscoprire anche un nuovo
utilizzo e un nuovo potenziale, come
si resero conto anche gli stessi Impressionisti gi dalla fine dell'800.

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Il 900 stato il secolo difficile, nella


storia come nellarte. Gli artisti, testimoni di guerre e genocidi, si sentono impossibilitati a esprimere il
volto umano delle persone, ed ecco
allora che ne rappresentano il volto
tragico. La nascita della psicanalisi
di Freud, lannientamento dellIo
singolare a favore di un Io di massa
portano a rivoluzionare il ritratto,
che diventa non solo rappresentazione fisica ma anche e soprattutto
rappresentazione intima e interiore
del soggetto.
Le avanguardie si scatenano: rovesciano tutti i canoni, lastrazione entra prepotente, i colori si allontanano
dalla realt, i soggetti non sono pi
seduti in posa nello studio
dellartista ma vengono copiati da
fotografie prese dai giornali, dando
vita a opere fino a qualche anno
prima impensabili, di grande rottura
e scandalo. Picasso (in mostra con
3 lavori) docet.
La mostra, curata da Jean-Michel
Bouhours, conservatore del Centre
Pompidou, presenta sei sezioni tematiche, incentrate su temi filosofici
o estetici. I misteri dellanima,
lautoritratto, il formalismo, il surrealismo, caos e disordine e infine larte

dopo la fotografia coinvolgeranno il


visitatore in questa galleria di opere
che si snoda da sculture di eccezionale valore, come la Musa dormiente di Brancusi, e il Ritratto del fratello Diego, di Alberto Giacometti;
passando per lautoritratto angosciante di Bacon e quello a cavallo
tra futurismo e cubismo di Severini;
senza dimenticare i dipinti stranianti
di Magritte e Mir, e per poi concludere, con molti capolavori nel mezzo, con liperrealismo di Chuck Close e il Nouveau Realisme di Raysse.
In un mondo in cui siamo bombardati di immagini e i nostri autoritratti
impazzano sui social network, la
mostra del Pompidou aiuta a contestualizzare e a comprendere perch
questa fame di immagini ci , forse, scaturita.
ll Volto del '900. Da Matisse a
Bacon - I grandi Capolavori del
Centre Pompidou Palazzo Reale
Fino al 9 Febbraio 2014 Prezzi: Intero 11 euro, ridotto 9,5 euro. Luned 14.30-19.30; da Marted a Domenica 9.30-19.30; Gioved e Sabato:
9.30-22.30

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LIBRI
questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero
rubriche@arcipelagomilano.org
Sandra Aragona
La moglie dell'ambasciatore
Sperling & Kupfer, 2012
pp. 356, euro18,90
Mercoled 29 gennaio, ore 18,15, il
testo verr presentato a Palazzo
Sormani, sala del Grechetto, via F.
Sforza 7, Milano. con l'ambasciatore
Anna delle Croce di Dojola, Enrica
Roddolo, Carlo Rossella,Elena Velensise, a cura di Unione Lettori Italiani Milano
Senza scomodare Les Abassades
del 1951 di. Peyrefitte e la sua spietata derisione del mondo diplomatico, Sandra Aragona, nata in Inghilterra , ci vuole offrire, invece, con il
suo romanzo, uno spaccato lieve,
arguto, brillante, a volte tagliente,
della vita scintillante delle numerose
ambasciate da lei frequentate come
padrona di casa, in quanto lei stessa moglie dell'ambasciatore. Una
fictional autobiography di una autrice con una forte vena narrativa, improntata ad un humour sempre vigile e diffuso tra le righe, in un continuo scambio tra la vita di pubbliche
relazioni internazionali e la vita quotidiana di una sposa e madre, con
due figlie cosmopolite, studentesse
presso le varie scuole francesi nel
mondo, alle prese altres con una
madre inglese e una suocera siciliana, da gestire entrambe a migliaia
di kilometri. E una spy story a sfondo amoroso in agguato, ma bypassata dalla protagonista con nonchalance.
Sandra Aragona autrice anche di
un e-book dal titolo High Society And how to Survive It, scritto con
uno pseudonimo, quando ancora il
marito era in carriera, e lo stesso
testo qui proposto frutto di traduzione, in attesa di essere pubblicato
in Inghilterra. Collabora anche per
Diva International e per GlobalNewsBox.com.
La storia narrata in prima persona,
ripercorre le vicende intercorse durante i cinque e pi traslochi a seguito del consorte diplomatico in Nigeria, a Bruxelles presso la Nato, a
Mosca, e finalmente alla Corte di S.
Giacomo nella amata Inghilterra,

sempre passando per il crocevia di


Roma, come di prammatica per un
ambasciatore tra un incarico e l'altro.
Apprendiamo leggendo che la principale attivit di un'ambasciata
quella di organizzare cocktails, colazioni e pranzi di lavoro, per capi di
Stato, membri del corpo diplomatico, delegazioni di varia natura, militari, prelati, politici, imprenditori.
Uno dei fini precipui, come dice l'autrice, quello di promuovere le esportazioni, in particolare"turismo,
cibo, vino". Del resto "uno dei requisiti che si richiedono a un diplomatico proprio quello "di riuscire a tenere discorsi coerenti" nonostante le
grandi quantit di cibo e di alcool
ingurgitate. Soprattutto alcool, che
non manca mai in simili occasioni,
tant' che spesso il personale dell'ambasciata deve energicamente
sospingere fuori dalla sede i ritardatari imbambolati.
L'io narrante si sofferma spesso sulle spese notevoli per allestire questi
banchetti, da un minimo di 150 ospiti ai 2000 partecipanti alla Festa della Repubblica. Il che prevede affitto
di camerieri, cuochi, tavoli, sedie,
fiori a profusione, e appare evidente
l'inutilit di tanto spreco. E l'ambasciatrice si trova persino a chiedere,
con il consueto humour, a sua "eccellenza", il marito, sconvolto per la
domanda, se non abbia mai la
"sgradevole sensazione che la diplomazia sia un passatempo vuoto
e superficiale"!
Altri giudizi taglienti emergono tra le
righe su usi e luoghi nel mondo come quando la protagonista ci fa sapere quanto siano gradevoli le cavalcate in riva al mare in Nigeria,
peccato che ogni tanto bisogna
scansare cadaveri affioranti sulla
battigia; o quando, nel descrivere le
strade di Mosca, non manca di rilevare che sono impraticabili, perch
piene di buche e ancora che bastano 100 dollari per corrompere un

funzionario all'aeroporto perch non


veda un visto scaduto.
Esilarante l'incontro dell'ambasciatrice al ballo annuale di Buckingham Palace, quando la Regina Elisabetta la interpella in prima persona "Ho sentito che lei ha montato i
miei cavalli ad Hide Park", mentre
l'ambasciatore-consorte accanto si
ripassava diligentemente le frasi di
circostanza, nel caso la Regina gli
avesse rivolto la parola.
Tra un resoconto e l'escamotage
letterario di varie lettere spedite ai
famigliari, ne esce il ritratto di un
ambasciatore italiano compunto,
elegante nei suoi grigi, di grande
charme, immerso perennemente
nella lettura dei giornali di mezzo
mondo, alle prese con interviste in
cinque lingue, disattento verso il
quotidiano, a meno che si tratti delle
nozze delle due adorate figlie, impegnato in discorsi inaugurali e a
condurre per mano il Ministro di turno. E quello di una ambasciatrice
arguta, vitale, autonoma, insofferente agli abiti firmati e alle apparenze,
amante della natura, che pu vivere
grazie alle passeggiate con la sua
indomabile beagle e i suoi amati cavalli.
In grado di organizzare all'improvviso cene per centinaia di persone,
sopravvissuta a comitati e mercatini
benefici, all'accoglienza di tre presidenti della Repubblica, capace di
stringere fino a tremila mani in una
sola serata con il pi bel sorriso sul
viso, tempestata dagli odiati paparazzi, cercando di evitare gaffe in
agguato, come quando prese per un
cameriere un diplomatico importante o per un'ospite di passaggio una
principessa olandese all'ambasciata
dei Paesi Bassi.
Dunque, non una frivolezza, soltanto, questo romanzo, ma un manuale
sulla diplomazia, da leggersi in filigrana.

CINEMA
questa rubrica a cura di Anonimi Milanesi
rubriche@arcipelagomilano.org

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Carlo Mazzacurati: Tre ritratti


Mario Rigoni Stern, Andrea Zanzotto, Luigi Meneghello
documentari di Carlo Mazzacurati, Marco Paolini (1999 - 2002)
La scorsa settimana ci ha lasciati a
57 anni, Carlo Mazzacurati, autore
sensibile e originale del nostro cinema, narratore delle piccole e
grandi umanit della provincia, soprattutto del Nord Est, leggero nel
tocco, e profondo nello sguardo,
pieno di comprensione e affetto per
i suoi personaggi comuni, sempre
lontani dal clich dell'eroe e dagli
stereotipi della modernit.
Sono tante le sue storie per immagini che vale la pena rivedere, tanti i
caratteri che si fanno ricordare:
dall'avvocato trapiantato nella valle
del Po di 'Notte Italiana', ai ladri pasticcioni e malinconici de 'La Lingua
del Santo', alla giovane maestra
Mara e al meccanico nordafricano
Hassan de 'La giusta Distanza', alla
prostituta dell'est Vesna, interpretati
dai migliori attori del cinema italiano
che davanti al suo sguardo, nella
macchina da presa restituivano una
naturalezza e una semplicit di recitazione disarmante che conquista lo
spettatore.
Ma mi piace anche ricordare il Mazzacurati pi inconsueto: il documentarista, che sceglie di raccontare tre
persone straordinarie ricostruendo
intorno a loro un 'atmosfera di intimit confidenziale lontana dalla celebrit.
Tra il 1999 e il 2002, Carlo Mazzacurati gira Tre Ritratti, documentari ,
con protagonisti tre grandi scrittori
veneti del '900: Rigoni Stern, Zanzotto e Meneghello. I documentari
sono prodotti dalla sua casa di Produzione la Vesna Film e distribuiti
da Fandango. Tre narrazioni davanti
alla macchina da presa, conversazioni quasi private che raccontano
la vita vera, i ricordi, la letteratura e
la passione civile di tre uomini unici.
A raccogliere le loro parole Mazzacurati chiama Marco Paolini, grande
virtuoso della parola che ha scritto e

interpretato sfide d'impegno civile


importanti, che qui si mette in ascolto e sollecita con discrezione lo
scrittore o il poeta, lasciando ampi
spazi alle parole di chi ha davanti.
Pur non avendo carattere didattico,
forse se questi film potessero circolare nelle scuole, gli studenti adolescenti riuscirebbero ad avvicinarsi
con simpatia e curiosit alla letteratura di questi scrittori, senza timore
reverenziale, ma scoprendone la
grande e semplice umanit.
Mario Rigoni Stern (Asiago, 1 novembre 1921 Asiago, 16 giugno
2008) si racconta d'inverno, in un
rifugio in montagna. Racconta la
guerra, la sua guerra da giovane
soldato, il ritorno a casa e la difficolt di rientrare in una vita 'normale'.
Racconta come ha scoperto la scrittura (con grande modestia ricorda
"quando, dopo che avevo pubblicato
il 'Sergente nella neve', venivo quasi
considerato uno scrittore"), parla dei
suoi luoghi, l'Altopiano di Asiago,
della natura, del mestiere del contadino (definendolo pi intellettuale di
altri) .
Andrea Zanzotto (Pieve di Soligo,
10 ottobre 1921 Conegliano, 18
ottobre 2011) si svela con misura e
lentezza, all'interno della sua casa
seduto alla sua scrivania, con tanti
libri davanti. Comincia parlando del
tempo, del vento in particolare, dichiarandosi
'metereodipendente'.
Natura e paesaggio sono sempre
presenti nell'intervista come nei suoi
testi poetici: i suoi versi sono accompagnati dalle immagini della natura dei suoi luoghi, acque, torrenti,
alberi, nuvole, pezzi di quel paesaggio, che per lui " prima di tutto
una grande offerta, un immenso donativo", centro mobile con l'uomo
dentro, dove possiamo essere nascosti, oppure davanti, oppure immersi. Un paesaggio che merita di

essere amato incondizionatamente,


che ci punge e accoglie le nostre
ferite. Altre immagini che fanno da
contrappunto alle parole del poeta:
sequenze di strade di paese, vuote
o con presenze silenziose di persone ritratte non viste, cifra dello
sguardo di Mazzacurati. E poi ancora parole e profonde citazioni sulla
Poesia, arte psicoterapeutica (e anche addormentatrice) e sui versi di
altri, come Petrarca, Orazio, e sulla
Storia.
Luigi Meneghello, (Malo, 16 febbraio 1922 Thiene, 26 giugno
2007), lo scrittore dei 'I Giovani Maestri', nell'intimit della sua casa ricostruisce attraverso i suoi libri,
conparticolari note curiose, scene di
vita di un tempo episodi dell'infanzia, della giovinezza, il fascismo, la
resistenza nelle colline vicentine.
Con ironia e grande piacere nel riscoprirsi e raccontarsi.
Restano tre ritratti incisivi e d'autore,
girati con grande cura, e altrettanto
ben fotografati e montati. Con grande rispetto della persona, dell'uomo,
prima che dello scrittore o del poeta
che Mazzacurati aveva di fronte e si
apprestava a far parlare di s. Senza nessuna invadenza o orpello,
con grande semplicit e profondit,
che Carlo Mazzacurati sapeva
combinare insieme con naturalezza
e tocco lieve ma acuto. Quel suo
sguardo leggero e profondo insieme
ci mancher. E parecchio.
Adele H.
Il ritratto di Zanzotto si trova anche
in
rete.
http://www.youtube.com/watch?v=JDqfNePGVw

SIPARIO
questa rubrica a cura di E. Aldrovandi e D.Muscianisi
rubriche@arcipelagomilano.org
Teatro oggi le interviste ai protagonisti
Riproponiamo le interviste che Emanuele Aldrovandi sta conducendo per ArcipelagoMilano: un ritratto
della regia e drammaturgia contemporanee visto dagli occhi dei prota-

n. 04 VI - 29 gennaio 2014

gonisti di passaggio sulla scena milanese.

Carmelo Rifici
Fausto Russo Alesi
Roberto Rustioni

Tatiana Olear
Ferdinando Bruni
Massimo Navone

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GALLERY

VIDEO

BUSSOLATI. NEOSEGRETARIO PD. RIMBOCCHIAMOCI LE MANICHE


http://youtu.be/Fr7R6_BBSKk

n. 04 VI - 29 gennaio 2014

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