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di Davide Racca

WANNSEE1

Passano dei corpi – col freddo


– e non è il gennaio ... Dove sono
stragi – poi, è cultura … e ci sono
sassi – Un lago – e una carta
di nuvole – Il lago –
un certificato
di pace…

Un calendario di sangue – l’oroscopo


della specie, a pezzetti – il fonte
battesimale della fine – incensa
a porte chiuse – fuori
i tiratori scelti – dentro
i catalogatori.

1
Località amena a sud di Berlino in riva al lago omonimo, sede della storica conferenza tenuta il 20 gennaio 1942. Fu
convocata da Heinrich Himmler per coordinare insieme a vari ministeri tedeschi la preparazione e l’esecuzione della
cosiddetta Soluzione finale del problema ebraico, e presieduta da Reinhard Heydrich. Tra i partecipanti vi era Adolf
Eichmann. I funzionari statali erano al corrente del loro ruolo nelle deportazioni imminenti e nello sterminio degli ebrei,
e delle conseguenze economiche e legali di tali azioni. La sede della riunione ospita ora un centro di ricerche sulla storia
della persecuzione ebraica.
I consanguinei hanno carne bianca –
e una fame intera – Tra sapere e
sapere – un baratro,
una ciotola di latte
rancido – Cera
scura per modellare
dolore – qui, nell’imboscata
tranquilla, a doppiopetto, qui –
inamidata, pulita, stirata –

dove per pochi


è fatta giustizia … i restanti
solo preda.

Non erano corpi ma numeri – ed erano


corpi – non numeri.

Semplicemente,
non erano. Protocolli firmati
in calce – la data – è giusto
sapere quando – e chi –
nel silenzio cardiaco
dei fogli – sta
preparando le camere –
(un sorso d’alcool – ma
non è lavoro sporco…)

Preparano le camere
degli ospiti … Si chiedono
per quanto si fermeranno
… almeno per quanto ancora
… se poi sarà bello, faremo
il bagno – o affonderemo
nelle nostre stanze – e il lago
sarà sempre fuori – e sarà freddo...

Capolinea della S1,


e i giustizieri sono tutti
scappati – o fantasmi
dentro l’ultimo notturno
per Oranienburg …

Una voce si dichiara innocente –


Smisurata … Innumerevoli si sta
straniati – dove si sa, ora –
e si sapeva allora – a conti fatti,
che erano solo conti
...
Alla voce SOLUZIONE tutti sapevano –
del finale … Chiacchiera risaputa –
Bisognava riscriverla, soltanto,
in un calendario
strategico – un calendario
senza lune…

Sotto i fogli – la penna – a mano –


stila a sorte un’estrazione
di carogne –

Requiem – figlio
di un compositore
che non straccia mai
i suoi fogli…

Nessuna esitazione – a nessuno,


neanche al più inesperto tra
gli scriba trema
la mano.

Quello che si deva


… si deve – solenne
– nel freddo di gennaio,
in camere ardenti…

Senza gettare spugna…


un groviglio umano – sciolto
da un calcolo – si apre in partita
doppia col carnaio.

Un tempo – fermo – che sembra


– presso lo schermo acido del lago
– con i fogli redatti in bello stile
– bianchi, prima di insanguinarsi
– neve, che copre gli errori
– ed hanno punti –
in fori di proiettili – virgole
come tagli – e una parola d’ordine
– chiara, che alza il gomito – e
in alto – punta –
più in alto…

Bagnini e salvagente – pedalò


sull’acqua e tovaglie d’erba
e pazzi che urlano e
si tuffano – nella corrente
che accompagna le macerie…

Separati da mezzo secolo


gettato alle spalle – a ciascuno
un flacone di silenzio –
una pillola di oblio – una vacanza
d’inverno…
E nuotando – a partire dal gennaio,
la zattera di legno, a palafitta –
si sospende
tra un bagno ad occhi chiusi
e un dispaccio senza limiti.

L’acqua dolce passa nei corpi


che passano sul fondale – e passando
lo lasciano più torbido.

Si chiude il cerchio – f i n a l m e n t e,
a furia di macchie di inchiostro
nelle ossa … Poi, il resto –
è solo una catena – la gomena
e schiavitù impugnata
dalla lama – bersagliata
da ogni punto

La bufera
fece un giro di teste – una roulette
russa – con se stessa

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