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lineare di z1(t) e z2(t), il che significa che l'integrale generale dell'equazione omogenea
assegnato dalla formula c1z1(t)+c2z2(t) al variare in ogni modo dei coefficienti reali c 1 e
c2.Dim: siano z1, z2, rispettivamente, le soluzioni dei problemi di Cauchy nell'intervallo I,
con t0I fissato: {Lz1=0; z1(t0)=1; z1'(t0)=0} e {Lz2=0; z2(t0)=0; z2'(t0)=1}. Proviamo che: 1)le
funzioni z1, z2, soluzioni dell'omogenea sono linearmente indipendenti. Infatti il quoziente
z2(t)/z1(t) si annulla in t=t0; se fosse costante in I, dovrebbe essere identicamente nullo; ma
allora z2(t) sarebbe identicamente nulla, quindi z2'(t0)=0 contro l'ipotesi z2'(t0)=1. 2) ogni
altra soluzione dell'equazione omogenea combinazione lineare di z 1, z2 in I. Sia z0(t) una
qualsiasi soluzione di Lz=0 in I, e cerchiamo due costanti c 1, c2 per cui sia z0(t)=c1z1(t)
+c2z2(t) per ogni tI. Scegliamo c1=z0(t), c2=z0'(t), si ottiene:(c1z1+c2z2)(t0)=c1=z0(t0);
(c1z1+c2z2)'(t0)=c2=z0'(t0). Pertanto la funzione c1z1(t)+c2z2(t) soluzione del problema di
cauchy {Ly=0; y(t0)=z0(t0); y'(t0)=z0'(t0)} poich anche z0(t) risolve il medesimo problema, per
l'unicit della soluzione del problema di Cauchy si ha che z 0(t)=(c1z1+c2z2)(t) per ogni tI
che quanto volevamo dimostrare.
EQUAZIONI OMOGENEE A COEFFICIENTI COSTANTI
z''(t)+az'(t)+bz(t)=0 sostituisco z(t)=ert ==> ert(r2+ar+b)=0: 1)a2>4b, >0, z(t)=c1er1t+c2er2t;
2)a2<4b, <0, z(t)=etAcos(t+); 3)a2=4b, =0, z(t)=e-(a/2)t(c1+c2t).
I LIMITI SI FANNO COMPONENTE PER COMPONENTE
siano r(t)=(r1(t),r2(t),...,rm(t)) con ri:IR, i=1,2,...m e sia l=(l1,l2,...,lm)Rm, allora per tt0,
r(t)l se e solo se ri(t)li per ogni i=1,2,...,m. Dim: basta osservare che |ri(t)-li|2|r(t)-l|
2
=nj=1|rj(t)-lj|2 allora se r(t)l, la prima disuguaglianza implica che ri(t)li per ogni
i=1,2,...,m(teorema del confronto); viceversa se rj(t)lj, per ogni j=1,2,...,m, allora la
sommatoria tende a zero, quindi r(t)l.
LA DERIVATA SI CALCOLA COMPONENTE PER COMPONENTE
sia r:IRm e t0I; si dice che r derivabile in t0 se esiste finito r'(t0)=limh0(r(t0+h)-r(t0))/h se
r derivabile in tutto I e inoltre la funzione r' continua in I, si ice che r di classe C1(I), e
si scrive rC1(I). analogamente si definiscono le derivate di ordine successivo e le funzioni
di classe Ck(I) per k>1.
REGOLE DEL CALCOLO DIFFERENZIALE VETTORIALE
sia IcR. Se u,v:IRm sono derivabili allora: 1)(u+v)'=u'+v'; 2)se cR una costante,
(cu)'=cu' 3)se f:IR una funzione derivabile, (fu)'=f'u+fu'; 4)se :RR una funzione
derivabile [u((t))]'=u'((t)) '(t); 5)(uv)'=u'v+uv', dove indica il prodotto scalre delle
due funzioni vettoriali; 6) se m=3, (uXv)'=u'Xv+uXv', dove X indica il prodotto vettoriale in
R3
ORTOGONALIT VELOCIT ACCELERAZIONE
sia IcR un intervallo e u:IRm una funzione vettoriale di modulo costante, cioe |u(t)|=c
per ogni t. allora uu'=0, ossia u ortogonale a u' in ogni istante. Dim: dalla ipotesi |u(t)|
=c abbiamo u(t)u(t)=c2 da cui derivando si ha u'u+uu'=2u'u=0 che la tesi.
INVARIANZA
L'integrale di f di prima specie lungo invariante per parametrizzazioni equivalenti ed
anche per cambiamento di orientazione su . Dim: consiste in una semplice applicazione
della formula di cambio di variabile nell'integrale e del teorema di derivazione di funzioni
composte: fds=baf(r(t)|r'(t)|dt e supponiamo di cambiare parametrizzazione della curva,
ponendo t=(u), con :[c,d][a,b], derivabile e invertibile. Distinguiamo inoltre i casi in cui
crescente o decrescente. Nel primo caso il cambio di variabile nell'integrale d:
fds=baf(r((u))|r'((u))|'(u)du. Osserviamo che r'((u))'(u)=d/du[r((u)], poich
limiti delle sue successioni convergenti per ipotesi, xC e otteniamo una contraddizione. Il
teorema dimostrato.
INSIEMI APERTI E CHIUSI DEFINITI DA FUNZIONI CONTINUE
Sia f:RnR una funzione definita e continua in tutto f:R n. Allora :1)gli insiemi {x
Rn:f(x)><0} sono aperti. 2)gli insiemi {x Rn:f(x)=0} sono chiusi. Dim: sia x0E1={x
Rn:f(x)>0} e proviamo che x0 interno. Poich f continua, per il teorema di permanenza
del segno, esiste un intorno sferico Ur(x0) in cui f(x)>0. Pertanto Ur(x0)cE, perci x0
interno. Analogamente si prova che E2={x Rn:f(x)<0} aperto. Infine, E3={x
Rn:f(x)0}=E1UE2, perci E3 aperto perch unione di aperti. Gli altri sono chiusi perch i
loro complementari sono stati dimostrati aperti.
TEOREMA DEGLI ZERI
Sia E un insieme connesso di Rn e f:ER sia continua. Se x, y sono due punti di E tali
che f(x)>0 e f(y)<0, allora esiste un terzo punto zE in cui f si annulla. In particolare, lungo
ogni arco di curva (contenuto in E) ce congiunge x, y, c' almeno un punto in cui f si
annulla. Dim: sia r:[a,b]Rn un arco di curva continua, contenuto in E, che congiunge x e
y, ossia r(a)=x, r(b)=y. La funzione composta g(t)=f(r(t)), t[a,b], una funzione continua
in [a,b]. inoltre g(a)=f(r(a))=f(x)>0 e g(b)=f(r(b))=f(y)<0 per il teorema degli zeri
unidimensionale, esiste t0[a,b] tale che g(t0)=0, ossia tale che f(r(t0))=0. Il teorema
dimostrato con z=r(t0)E.
DIFFERENZIABILIT IMPLICA DERIVABILIT E CONTINUIT
se f differenziabile in x0, allora f anche derivabile in x0 e il vettore a che compare nella
definizione di funzione differenziabile $$f(x0 +h)-f(x0 )=ah+o(|h|) per h0, il gradiente di f
calcolato in x0: a=f(x0 ). Inoltre, f continua in x0. Dim:scegliamo come incremento un
vettore h=hei con hR e i=1,2,...,n. Otteniamo, ponendo a=(a1,a2,...,an): limh0((f(x0 +hei)f(x0 )-aih)/h=0 da cui leggiamo che esiste limh0((f(x0 +hei)-f(x0 ))/h=ai ma questo per
definizione f/xi(x0 ), perci ai=f/xi(x0 ) per ogni i=1,2,...,n e a=f(x0 ). In particolare f
derivabile in x0 . Per mostrare che continua basta osservare che, direttamente dalla $$,
se h tende a 0, il secondo membro tende a 0, di conseguenza tende a 0 anche il primo
membro, ossi f(x0 +h)f(x0 ), che esprime la continuit di f in x0 .
CONDIZIONE SUFFICIENTE PER LA DIFFERENZIABILIT
se f:AcRnR, con A aperto e x0 A. supponiamo che le derivate parziali di f siano in un
intorno di x0 e siano continue in x0 .allora f differenziabile in x0 . in particolare, e le
derivate parziali di f esistono e sono continue in tutto A, allora f differenziabile in tutti i
punti di A. una funzione le cui derivate parziali esistono e sono continue in tutto un aperto
A si dice di classe C1(A) e si scrive fC1(A). il secondo enunciato del teorema quindi che
fC1(A)==>f differenziabile in A. Non vale il viceversa. Dim:proviamo nel caso n=2. Il
caso generale procede sulla stessa linea. La dimostrazione si basa su un ragionamento
sostanzialmente unidimensionale: per valutare f(x 0+h,y0+k)-f(x0,y0) muoviamoci dal punto
(x0,y0) al punto (x0+h,y0+k) incrementando le variabili una alla volta, ossia prima sul
segmento orizzontale che unisce (x0,y0) a (x0+h,y0), poi sul segmento verticale che unisce
(x0+h,y0) a (x0+h,y0+k). la funzione f ristretta a ciascuno dei due segmenti una funzione di
una sola variabile. Applicando il teorema di Lagrange alla funzione xf(x,y0) della sola
variabile x, possiamo scrivere f(x0+h,y0)-f(x0,y0)=f/x(x0+1h,y0)h per un opportuno 1(0,1).
Applicando ancora il teorema di Lagrange alla funzione yf(x0+h,y) della variabile y, abbiamo
invece f(x0+h,y0+k)-f(x0+h,y0)=f/y(x0+h,y0+2k)k per un opportuno 2(0,1). Sommando membro
a membro si ottiene: f(x0+h,y0+k)-f(x0,y0)=f/x(x0+1h,y0)h+f/y(x0+h,y0+2k)k. Poich le
derivate parziali sono continue in (x0,y0), possiamo scrivere: f/x(x0+1h,y0)=f/x(x0,y0)+1(h) e
f/y(x0+h,y0+2k)k=f/y(x0,y0)+2(h,k) con 1(h),2(h,k)0 per (h,k)(0,0); otteniamo cos
TEOREMA DI FERMAT
Sia f:AcRnR, con A aperto, e x0 A un punto di massimo o minimo locale per f. Se f
derivabile x0, allora f(x0)=0. Dim: supponiamo che x0 sia un punto di minimo locale.
Occorre dimostrare che ogni derivata parziale di f si annulla in x0. Infatti, sia e1,...,en la
base canonica in Rn. Muovendosi da x0 lungo l'asse xj considerando la funzione della
variabile reale t data da: g(t)=f(x0+tej). La funzione g ben definita in un intorno di t=0 e,
poich x0 un punto di minimo locale per f, deduciamo che t=0 punto di minimo locale
per g. D'altra parte g derivabile in t=0 e infatti, per definizione di derivata parziale, si ha
f/xj(x0 )=g'(0). Per il teorema di Fermat in una variabile, deve essere allora g'(0)=0. In
conclusione f/xj(x0 )=0 per ogni j=1,2,...,n.
SEGNO DELLE F.Q. IN DUE VARIABILI
Se a0, la forma quadrica q(h1,h2)=ah12+2bh1h2+ch22 : 1) definita positiva(negativa) se e
solo se detM>0 e a>0(a<0); 2) indefinita se e solo se detM<0; 3) semidefinita
positiva(negativa) se e solo se detM e a>0(a<0). Se a=0 e c0, nelle affermazioni
precedenti occorre sostituire a con c.
NATURA DI UN PUNTO STAZIONARIO E SEGNO DELLA F.Q.
Siano fC2(A), A aperto in R2, (x0, y0)A un punto critico per f e Hf(x0,y0) la matrice hessiana
di f nel punto critico. Allora: 1)se detHf(x0,y0)>0 e fxx(x0,y0)>0 (<0 allora (x0,y0) di minimo
(massimo) locale forte. 2) se Hf(x0,y0)<0 allora (x0,y0) punto di sella. 3) se Hf(x0,y0)=0
occorre un'ulteriore analisi.
TEOREMA DEL MOLTIPLICATORE DI LAGRANGE
Siano f,gC1(R2) e (x*,y*) punto di estremo vincolato per f sotto il vincolo g(x,y)=b. Se
(x*,y*) regolare per il vincolo, cio g(x*,y*)(0,0), allora esiste *R, detto
moltiplicatore di lagrange, tale che: f(x*,y*)=*g(x*,y*). Dim: poich (x*,y*) punto di
estremo vincolato, si ha in particolare g(x*,y*)=b. Poich inoltre g(x*,y*)(0,0), il teorema
di Dini implica che in un intorno di (x*,y*) il vincolo g(x,y)=b definisce un arco di curva
regolare. Sia x=x(t), y=y(t) una parametrizzazione di tale arco, con x(0)=x* e y(0)=y*. il
vettore v=(x'(0),y'(0)) non nullo e tangente al vincolo. Consideriamo la restrizione di f
sull'arco di curva, data la funzione (t)=f(x(t),y(t)). poich fC 1(R2) e l'arco di curva
regolare, la funzione derivabile in un intorno di t=0 e '(t)=f x(x(t),y(t))x'(t)
+fy(x(t),y(t))y'(t). Ora il fatto che abbia un estremo vincolato in (x*,y*) equivale ad affermare
che ha un minimo in t=0. Deve dunque essere '(t)=0, ovvero:
fx(x*,y*)x'(0)+fy(x*,y*)y'(0)=f(x*,y*)v=0. Ricordando che anche il vettore g(x*,y*)
ortogonale a v, concludiamo che i due vettori f(x*,y*) e g(x*,y*) devono essere
paralleli, ossia che deve esistere un numero * tale che: f(x*,y*)=*g(x*,y*).
INTEGRALE NOTEVOLE DELLA GAUSSIANA
Calcoliamo I=R2e-(x^2+y^2)dxdy si pu calcolare questo integrale come: limR+x^2+y^2<R^2e(x^2+y^2)
dxdy=limR+IR dove l'integrale di IR vale (1-e.R^2). Per R+, otteniamo I= .
L'integrale generalizzato proposto, dunque, converge e il suo valore . Osserviamo che
questo permette di calcolare l'integrale unidimensionale notevole J= Re-t^2dt, infatti I=R2e(x^2+y^2)
dxdy=Re-x^2dxRe-y^2dy=J2, da cui J=I, quindi Re-t^2dt=.
CAMPI CONSERVATIVI
Un campo vettoriale F:cR3R3 si dice conservativo in se FC1() ed esiste una
funzione U:R, detta potenziale di F, tale che UC2() e F=U in , cio F1=U/x,
F2=U/y, F3=U/z. Lo scalare Epot=-U rappresenta l'energia potenziale associata al
campo. L'aggettivo conservativo deriva dal fatto che, se una particella in movimento
lungo una curva r=r(t) sotto l'azione di una forza data da F=U, allora l'energia
Il teorema di Gauss dell'elettrostatica afferma che il flusso del campo elettrico E uscente
da una superficie chiusa =D uguaglia 4kq, dove q la carica totale in D: DEnedS=
4kq. Vogliamo trasformare questa uguaglianza tra due quantit globali in un'uguaglianza
puntuale tra due funzioni. Otterremo un'equazione differenziale:1)si applica l'identit
precedente a una generica regione D 2)si riscrive la carica totale contenuta in D come
l'integrale su D della densit di carica : q= Ddxdydz, e quindi DEnedS=
4kDdxdydz. 3) per ottenere un'uguaglianza tra due integrali di volume, si trasforma il
primo membro usando il teorema della divergenza. Il risultato :
DEdxdydz=4kDdxdydz. 4)poich l'identit precedente si pu riscrivere come
D(E-4k)dxdydz=0 e questo deve valere per qualunque regione di D, l'unica
possibilit che l'integranda stessa sia zero, ossia valga l'identit E= 4k. Questa
l'equazione differenziale che traduce il contenuto del teorema di Gauss dell'elettrostatica.
una delle quattro fondamentali equazioni di Maxwell che reggono la teoria
dell'elettromagnetismo. 5) il campo elettrostatico conservativo, cio E=U, dove U il
potenziale elettrostatico; perci divE=divU=U. Si ottiene quindi che il potenziale
elettrostatico soddisfa l'equazione di Poisson U= 4k.
EQUAZIONE DI CONTINUIT
Sia v=v(t,x,y,z) la velocit di un fluido, =(t,x,y,z) la sua densit e D un elemento di
volume occupato dal fluido. Se dS una piccola porzione di superficie contenuta in D con
normale n; abbiamo gi visto che la massa di fluido che attraversa quella sezione
dell'unit di tempo sar vndS. Integrando in D, si ottiene il flusso netto uscente di v
attraverso D. per il teorema della divergenza vale l'identit D(v)dxdydz=D v nedS.
D'altra parte la quantit di fluido uscita da nell'unit di tempo anche uguale a -dm/dt
dove m la massa totale del fluido contenuto in D. la massa totale m si pu calcolare
come integrale in D della densit: m=Ddxdydz, perci, se si assume di poter derivare
sotto il segno di integrale, si ha: -dm/dt= - D(/t)dxdydz. Abbiamo dunque che
D(/t+(v))dxdydz=0, e per l'arbitrariet di D, si deduce che /t+(v)=0 che si
chiama equazione di continuit ed esprime il principio di conservazione della massa.
FORMULA DI GAUSS-GREEN PER IL TEOREMA DI STOKES
Sia una superficie regolare orientata con il versore normale n, dotata di bordo +
orientato positivamente. Supponiamo inoltre che + sia una curva regolare, o l'unione di
pi curve regolari, e sia T il versore tangente a +. Se F=Pi+Qj+Rk un campo vettoriale
regolare definito in un intorno di , allora vele la formula: (xF)ndS=oo+FTdS, Il
flusso del rotore di un campo vettoriale attraverso uguaglia la circuitazione del campo
lungo il bordo della superficie stessa, se orientata positivamente. Nel caso particolare in
cui la superficie coincide con un dominio D del piano xy ed F sia un campo vettoriale
piano F=P(x,y)i+Q(x,y)j, si ha n=k, (xF)n=(Qx-Py), e l'uguaglianza si riscrive D(QxPy)dxdy= oo+DPdx+Qdy, ossia ritroviamo il teorema di Gauss-Green.
TEOREMA DI PITAGORA
Se u1,u2,...,unV sono a due a due ortogonali, allora: ||ni=1ui||2= ni=1||ui||2 Dim: per
definizione di norma e bilinearit del prodotto scalare: ||ni=1ui||2=< ni=1ui, nj=1uj>=
ni,j=1<ui,uj> poich i vettori sono ortogonali a due a due, <u i,uj>=0 per ij, quindi:
ni,j=1<ui,uj>= ni=1||ui||2.
TEOREMA DELLE PROIEZIONI
sia V0 un sottospazio di dimensione finita V,sia u un elemento uV, e sia {e 1,e2,...,en} una
base ortonormale di V0, la proiezione u su V0 il vettore: u0=ni=1<u,ei> ei ha le seguenti
propriet: 1)u-u0 ortogonale a ogni elemento di V0; 2)||u0||2= ni=1<u,ei>2||u||2; 3)u0