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A.A. 2009-2010
Dispensa didattica integrativa per
gli studenti del corso di Economia
e gestione delle imprese
INDICE
1
INTRODUZIONE ............................................................................................................................................. 4
2.1
2.2
2.3
2.4
2.5
3.1
3.2
3.3
3.4
INTRODUZIONE ................................................................................................................... 22
LE ECONOMIE DI GAMMA (O ECONOMIES OF SCOPE) ............................................... 23
DEFINIZIONE DI ECONOMIES OF SCOPE ........................................................................ 24
RIFLESSIONI CONCLUSIVE ............................................................................................... 28
4.1
4.2
4.3
4.4
5.1
5.2
5.3
5.4
6.1
DEFINIZIONE E TIPOLOGIE ............................................................................................... 47
6.1.1
Definizione .......................................................................................................................... 47
6.1.2
Tipologie ............................................................................................................................. 48
6.1.3
Classificazione dei network ................................................................................................ 49
6.2
LE DETERMINANTI DELLE ECONOMIE DI RETE .......................................................... 53
6.2.1
Approccio macro ................................................................................................................ 55
Economie di rete e strutture di mercato ........................................................................................................ 55
Economie di rete e monopolio naturale ........................................................................................................ 57
6.2.2
Aspettative ................................................................................................................................................... 57
Feedback positivo......................................................................................................................................... 58
Compatibilit ................................................................................................................................................ 58
Switching costs............................................................................................................................................. 59
6.3
LE IMPLICAZIONI STRATEGICHE DELLE ECONOMIE DI RETE ................................. 60
6.3.1
Implicazioni per il produttore............................................................................................. 61
6.3.2
Implicazioni per i consumatori ........................................................................................... 65
6.4
IMPLICAZIONI DI POLICY ................................................................................................. 71
7.
7.1
7.2
7.3
7.4
8.
DEFINIZIONE ........................................................................................................................ 74
POTERE E STRUTTURA DI MERCATO ............................................................................. 75
POTERE DI MERCATO E ASIMMETRIA INFORMATIVA ............................................... 82
POTERE DI MERCATO E UNICIT DELLE RISORSE E DELLE COMPETENZE .......... 86
8.1
8.2
8.3
INTRODUZIONE
Alla base delle strategie competitive delle imprese e, in particolare, di quelle volte ad
assicurare ala stessa la leadership di costo, vi sono alcuni fattori che si configurano
come differenziali economici della competitivit aziendale. In altri termini, nel
momento in cui unimpresa decide di perseguire una strategia di leadership di costo si
pone la seguente domanda: sul quali fattori possibile agire in modo da ridurre i costi
medi totali? Quali sono, quindi, le diverse leve che limpresa pu attivare per ridurre i
propri costi medi totali?
La letteratura economico-manageriale ha fornito differenti risposte a simili interrogativi.
In particolare, il lessico economico-manageriale parla sinteticamente di economie di
() per indicare gli specifici vantaggi di costo. Infatti, economie di () indicano
letteralmente riduzioni di costo per effetto di (). A titolo di esempio, nel momento in
cui si parla di economie di scala, ci si riferisce a riduzioni di costo per effetto della
scala di produzione, cos come, nel caso un cui si parla di economie di
apprendimento, ci si riferisce a riduzioni di costo per effetto dellapprendimento o
dellesperienza maturata nella realizzazione di determinate attivit aziendali.
Con riferimento a tali economie, sono state identificate diverse fonti di riduzione del
costo medio totale, riconducibili, essenzialmente, alle seguenti:
1. economie di scala
2. economie di gamma
3. economie di apprendimento
4. economie di elasticit produttiva
5. economie di rete
6. economie di potere di mercato
7. economie esterne di agglomerazione
Nello specifico, volendo fornire una prima distinzione di tali economie, possibile
considerare quelle che vengono generate allinterno dellimpresa e quelle che, invece,
derivano dai rapporti che la stessa detiene con soggetti esterni. Alla prima categoria
appartengono le economie di scala, di gamma, di apprendimento e di elasticit
produttiva mentre alla seconda categoria sono riconducibili le economie di rete, di
potere di mercato e quelle esterne di agglomerazione.
possibile quindi descrivere, in modo preliminare ed introduttivo, questi due differenti
gruppi di economie, in modo da comprenderne le principali caratteristiche distintive.
In relazione al primo gruppo (economie derivanti dallattivit interna), si fornisce il
seguente quadro di sintesi:
Economie
Economie di scala
Economie di
gamma
Economie di
apprendimento
Economie di
elasticit produttiva
Tipologia di
decisione
Statica
Tipologia di
produzione
Mono-prodotto
Andamento della
domanda
Stabile
Statica
Pluri-prodotto
Stabile
Dinamica
Mono-prodotto
Stabile
Dinamica
Mono-prodotto
Variabile
Le economie di scala
LE ECONOMIE DI SCALA 1
2.1
Il tema delle economie di scala emerge nel momento in cui limpresa deve decidere la
dimensione della propria attivit e, in particolare, nel momento in cui essa deve stabilire
la dimensione della propria attivit manifatturiera.
Sotto questo aspetto, lobiettivo aziendale pu essere considerato quello di determinare
la capacit produttiva pi efficiente che corrisponde alla scelta dellimpianto in grado di
garantire i rendimenti pi elevati 2 o di minimizzare i costi medi totali di produzione 3.
In questo contesto decisionale, le economie di scala possono essere definite come la
riduzione del costo medio totale di produzione al crescere della dimensione
dellimpresa. Come stato affermato, siamo in presenza di economie di scala allorch
il rendimento della funzione di produzione cresce allaumentare della scala o
dimensione delle attivit di trasformazione. Lo stesso concetto pu essere espresso
dicendo che il manifestarsi di economie di scala comporta una riduzione dei costi medi
totali di produzione al crescere della potenzialit produttiva dellunit economica
considerata (impianto, impresa, ecc.) (Volpato 1995).
Tale definizione stabilisce, quindi, una relazione diretta tra due variabili: la dimensione
dellimpianto, che rappresenta loggetto di scelta da parte dellimpresa, e il costo medio
totale del prodotto realizzato, che varia in funzione della dimensione dellimpianto
stesso. Si manifestano quindi economie di scala solo nel momento in cui allaumento
del livello di produzione corrisponde una diminuzione dei costi medi totali: quando
unimpresa aumenta il proprio livello di produzione, i costi medi possono mantenersi
costanti, aumentare o diminuire. Se i costi medi diminuiscono allaumentare
delloutput, si dice che limpresa gode di economie di scala (rendimenti di scala
crescenti). Se invece i costi medi non variano al variare delloutput, limpresa ha
rendimenti di scala costanti. Se, infine, i costi medi aumentano allaumentare
delloutput, limpresa presenta diseconomie di scala (rendimenti di scala decrescenti)
(Carlton e Perloff 1997).
In altri termini, trattare di economie di scala significa definire il livello di produzione
che riesce, nel lungo periodo, a minimizzare i costi medi totali di produzione di
unimpresa. Ed proprio per la rilevanza concettuale ed empirica che tale aspetto
assume, che si ritiene necessario procedere, preliminarmente, allapprofondimento
analitico di alcuni concetti alla base della definizione di economie di scala.
a) Perch si manifestano le economie di scala.
Unimpresa, nella realizzazione della propria attivit di produzione, ha la possibilit di
scegliere tra una pluralit di processi produttivi che, dato un determinato livello di
1
Le economie di scala
Le economie di scala
A tal fine, le economie di gestione costituiscono la riduzione del costo medio di produzione
complessivo che unimpresa di grandi dimensioni pu conseguire, in aggiunta alle economie di scala
tecnologiche, quando pu ottenere vantaggi da una maggiore suddivisione dei compiti direttivi e dalla
meccanizzazione o automazione di certi processi amministrativi, quando utilizza pi intensamente le
risorse manageriali esistenti suddividendo maggiormente le spese generali, quando realizza economie
comprando o vendendo su pi vasta scala, utilizza le risorse in modo pi economico, acquista capitale a
pi buon mercato e svolge ricerche su vasta scala (Silvestrelli 1984).
5
Tali economie sono riconducibili a quelle di potere di mercato dellimpresa e vengono affrontate in una
successiva sezione del presente lavoro.
Le economie di scala
2.2
Le curve Ca, Cb, Cc, Cd e Ce rappresentano landamento del costo medio totale di
produzione di breve periodo riferito a cinque impianti aventi differenti capacit
produttive e contraddistinti dalle seguenti strutture di costo:
CFa<CFb<CFc<CFd<CFe
Cva>Cvb>Cvc>Cvd>Cve
in cui CF rappresenta il costo fisso e Cv il costo unitario variabile.
6
Le curve esposte rappresentano funzioni di costo medio di breve periodo in quanto il tempo considerato
no sufficiente per modificare la capacit produttiva dellimpianto. In tali situazioni, le variazioni della
quantit prodotta sono dovute a variazioni degli altri fattori produttivi (Panati e Golinelli 1991).
Le economie di scala
Ognuno di tal impianti assume un costo fisso pi elevato ma allo stesso tempo,
determina una riduzione del costo unitario variabile, configurandosi, in questo modo,
come maggiormente efficiente. Inoltre landamento decrescente in quanto prevede la
ripartizione del costo totale per un numero crescente di unit di prodotto.
Riportando sullasse delle ascisse i volumi di produzione e su quello delle ordinate il
costo medio unitario di produzione, possibile identificare le quantit di prodotto Xa,
Xb, Xc, Xd, Xe che, per ogni impianto, rendono minimo il costo medio totale di
produzione. Dal grafico risulta evidente che allaumentare della scala di produzione,
ossia della dimensione dellimpianto, il costo medio totale di produzione diminuisce. In
particolare, emerge la seguente relazione:
cemin<cdmin<ccmin<cbmin<camin.
In questo senso, passando () da un tipo di processo ad un altro che viene svolto con
un impianto di maggiore capacit produttiva, il costo medio minimo di produzione
diminuisce per effetto dellaumento del grado di efficienza tecnico-economica
(Silvestrelli, 1989).
La differenza che pu essere calcolata tra due differenti costi medi totali di produzione,
riferiti a due distinti impianti (ad esempio, camin cbmin), rappresenta uneconomia di
scala di tipo tecnologico, ossia una riduzione del costo medio totale per effetto della
scala di produzione.
Fig. 2 La struttura del costi medio unitario di produzione di lungo periodo
10
Le economie di scala
Unendo i punti riferirti ai costi medi totali minimi dei differenti impianti, si ottiene una
curva discontinua che mostra landamento del costo medio totale di produzione di
lungo periodo (Fig. 2). Tale curva assume un carattere discontinuo in quanto si assume
come noto linsieme delle tecniche intese quale insieme delle conoscenze disponibili nel
sistema economico per la produzione e la vendita di un certo bene. Nella realt infatti
linsieme delle tecniche discreto, con discontinuit nelle alternative di produzione
(Panati e Golinelli 1991).
Dato un determinato stato delle tecniche, la curva esposta nel grafico 2 rappresenta,
quindi, le economie di scala tecnologiche conseguibili nel costo medio totale di
produzione in un dato settore industriale.
La quantit indicata dal punto Xe costituisce la capacit produttiva ottima in quanto
questa scala di produzione permette di produrre al minimo costo medio di lungo
periodo. Per tale motivo, tale quantit viene anche definita Dimensione Efficiente
Minima (DEM).
A questo punto, necessario evidenziare che il costo medio totale di lungo periodo,
dopo aver raggiunto il livello minimo (cemin), ossia la scala di produzione pi
efficiente, pu assumere differenti andamenti:
a. esso pu aumentare per scale di produzione superiori a quella efficiente. In questo
caso, si ha un unico punto di minimo del costo medio totale e la curva delle
economie di scala assume una forma ad U. In questa situazione, ogni incremento o
decremento di produzione determinerebbe un peggioramento dellefficienza
produttiva e, quindi, un innalzamento del costo medio unitario (Panati e Golinelli
1991). Tale andamento rappresentato nella fig. 3A. La quantit Xe costituisce
lunica efficiente ed quella che minimizza il costo medio totale di produzione
(cemin). Le scale di produzione inferiori (Xd) o superiori (Xf) mostrano, infatti, dei
costi medi totali pi elevati (rispettivamente, cdmin e cfmin). Ci dovuto al fatto
che nel caso di una dimensione o scala inferiore (Xd), limpresa non ha predisposto
limpianto pi efficiente, in grado cio di garantire rendimenti maggiori e, quindi,
costi medi totali di produzione inferiori. Nel caso, invece, di una dimensione
maggiore dellimpianto (Xf), limpresa sostiene costi aggiuntivi, dovuti al
manifestarsi di diseconomie di scala (cfr. par. 5), che la allontanano dal punto di
massima efficienza;
b. il costo medio totale pu rimanere costante a tale livello per le scale di produzione
superiori e multiple di Xe. In questo caso, si assume che limpianto di capacit
ottimale possa essere riprodotto; si suppone cio che a tale impianto possano
aggiungersi altri impianti uguali e che questi ultimi vengano completamente
sfruttati (Silvestrelli 1989). La curva delle economie di scala assume, per tale
motivo, una forma ad L in quanto, raggiunta la scala di produzione pi efficiente,
questa pu essere mantenuta anche per livelli di produzione pi elevati. Questo caso
riportato nella fig. 3B. Una volta raggiunta la DEM (corrispondente alla quantit
Xe), limpresa pu continuare ad operare in condizioni di efficienza anche per scale
di produzioni superiori. Grazie alla replicabilit dellimpianto, e quindi delle
condizioni di efficienza, limpresa pu realizzare le quantit di prodotto Xf ed Xg,
superiori ad Xe, registrando lo stesso costo medio totale di produzione (cemin);
c. infine, il costo medio totale di lungo periodo pu assumere un andamento
composito che evidenzia lesistenza di due distinte dimensioni efficienti. Questo
caso riportato nella figura 3C. Dapprima, la curva delle economie di scala
presenta un andamento decrescente, mostrando come limpresa possa raggiungere
11
Le economie di scala
Cdmin
Cfmin
Cemin
Xd
Xe
Xf
Quantit
Cemin
Xe
Xf
Xg
Quantit
immediato comprendere come nella curva delle economie di scala ad U la DEM corrisponde alla
DOM, proprio per lesistenza di un unico punto di minimo, ovvero per la presenza di ununica
dimensione produttiva efficiente dellimpresa.
12
Le economie di scala
Fig. 3C Landamento della curva delle economie di scala in presenza di DEM e DOM
Cdmin
Cgmin
Cemin
Xd
Xe
Xf
Xg
Quantit
2.3
13
Le economie di scala
materie prime utilizzate per realizzare una stessa quantit di prodotto) o, viceversa, che
gli output aumentino a parit di input (una maggiore quantit di prodotto ottenuta
attraverso la stessa quantit di input).
Questi due aspetti, congiuntamente considerati (non frazionabilit dei fattori produttivi
e non proporzionalit del processo produttivo), si manifestano con evidenza in una serie
di situazioni in cui emerge il ruolo delle economie di scala (Silvestrelli 1989; Volpato
1995).
a) Lesistenza di una soglia minima di impiego di una risorsa
In alcuni casi, una determinata risorsa pu essere utilizzata in una quantit minima non
modificabile (assenza di frazionabilit verso il basso). In questo caso, un input
impiegato nel processo produttivo risulta essere suddivisibile fino ad una determinata
soglia che rappresenta, quindi, la quantit minima di quel determinato fattore che pu
essere impiegato nel processo produttivo. Per tale ragione, lutilizzo di una risorsa che
presenta questa caratteristica diventa conveniente solo nel caso in cui la produzione del
bene a cui essa associata avviene ad una scala di produzione elevata, in modo da
ripartire il suo costo su un adeguato volume di produzione.
questo il caso, ad esempio, dellutilizzo dei mezzi pubblicitari (una campagna
pubblicitaria su una rete televisiva nazionale) che presenta elevati costi di realizzazione
e di trasmissione, indipendentemente dalle unit di prodotto che vengono poi vendute
dallimpresa (il costo per realizzare lo spot e il costo di ogni singolo passaggio
giornaliero sulla rete televisiva possono essere considerati, infatti, come costi fissi,
ovvero indipendenti rispetto alle quantit di prodotto vendute). Per tale ragione, tali
mezzi vengono generalmente utilizzati da imprese di grandi dimensioni che producono
e commercializzano beni di largo consumo, contraddistinti da elevati volumi di
produzione e di vendita.
Un ulteriore esempio riconducibile al caso di unimpresa di piccole dimensioni che
non presenta un livello di produzione cos elevato da poter sfruttare la capacit
produttiva di un grande impianto con rendimenti tecnici pi efficienti e che non detiene
le risorse finanziarie per realizzare tale tipo di investimento. In queste condizioni (basso
livello di produzione e scarsa disponibilit di capitali), la piccola impresa costretta ad
utilizzare processi produttivi di minori dimensione, quindi, meno efficienti, sostenendo
un costo medio unitario pi elevato.
b) Luso ripetitivo di una risorsa senza oneri aggiuntivi
In questo caso, lutilizzo di una determinata risorsa, in genere di tipo immateriale, pu
avvenire in modo ripetitivo e senza limiti, con il sostenimento di costi aggiuntivi, da
parte dellimpresa, nulli o di scarsa entit. questo il caso di un brevetto, di un marchio
o di un progetto industriale che comportano elevati costi di sviluppo o di acquisizione
ma che non determinano, nel momento in cui vengono utilizzati, lemergere di ulteriori
costi di sfruttamento. Per tale ragione, limpiego efficiente di tali risorse avviene solo
per scale di produzioni elevate in quanto i costi relativi allo sviluppo o allacquisizione
della risorsa stessa vengono ripartiti su una quantit elevata di prodotti.
Per tale ragione, lutilizzo di tali risorse e lemergere delle relative economie di scala
sono frequenti nei settori in cui le imprese devono effettuare ingenti investimenti in
alcune specifiche funzioni aziendali, quali, ad esempio, la R&S. Cos, nel settore
automobilistico, lo sviluppo di un nuovo motore o, pi in generale, di un nuovo
modello di autovettura, comportano elevati costi di ricerca e di sviluppo. Nel momento
14
Le economie di scala
15
Le economie di scala
capacit di raffinazione, minore delle piccole raffinerie; la stessa cosa vale per gli
oleodotti le navi super-petroliere, ecc. (Silvestrelli 1989).
d) Le forme di autoassicurazione
Unultima determinante delle economie di scala rappresentata dalla capacit
dellimpresa di grande dimensione di generare una massa ragguardevole di eventi
statisticamente indipendenti, le cui variazioni di senso opposto si compensano,
realizzando una sorta di autoassicurazione (Volpato 1995). Questa specifica
determinante, denominata anche legge dei grandi numeri, configura una situazione in
cui limpresa, realizzando una pluralit di attivit in una specifica area funzionale,
riesce ad annullare il rischio derivante dallo svolgimento delle stesse.
Si consideri, ad esempio, unimpresa di piccole dimensioni che utilizza nel proprio
processo produttivo un unico macchinario. Al fine di garantire il funzionamento di tale
macchina, limpresa tenuta a mantenere, nel proprio magazzino, una serie di
componenti destinati, in caso di guasto, alla riparazione della stessa. Il numero di tali
componenti determinato, da un lato, dalla probabilit del verificarsi del guasto e
dallentit economica della perdita che deriverebbe dallinterruzione prolungata del
processo produttivo e, dallaltro lato, dagli oneri finanziari sostenuti per la gestione del
magazzino ricambi, che saranno tanto pi alti quanto maggiori sono i componenti tenuti
in giacenza.
Limpresa di grandi dimensioni, invece, che riesce ad attivare una pluralit di processi
produttivi in parallelo, utilizzando n unit dello stesso tipo di macchina, otterr delle
economie di scala. Per questa impresa, infatti, la probabilit che si verifichi, in un
determinato momento, lo stesso guasto per tutte le n macchine estremamente bassa ed
data dal prodotto delle probabilit dei singoli eventi. Per questo motivo, possibile
sostenere che, nel caso specifico, al crescere delle dimensioni dellimpresa, ovvero del
numero dello stesse macchine operanti in parallelo, il fabbisogno di componenti da
detenere in magazzino e, quindi, il costo di magazzino cresce in maniera meno che
proporzionale, generando, di fatto, una riduzione dei costi medi totali di produzione 8.
2.4
Le economie di scala rappresentano, per definizione, la riduzione dei costi medi unitari
di produzione allaumentare della dimensione dellimpianto. Limpresa, quindi,
acquisendo tecnologie che le permettono di produrre ad un maggior livello di efficienza
tecnico-economica, riesce a conseguire delle economie, ovvero delle riduzioni di costo
per unit di prodotto che possono essere anche significative. In altri termini, le
economie di scala permettono la generazione di risorse economico-finanziare in quanto
si traducono, in modo immediato, in una riduzione della struttura dei costi di
produzione dellimpresa.
Sotto questo aspetto, stato evidenziato che leffetto autoassicurativo pu manifestarsi in un ventaglio
assai vasto di aree ed operazioni gestionali: dalla produzione alla concessione di credito alla clientela,
alla gestione della liquidit aziendale, alle operazioni di import/export in differenti valute (Volpato
1995), ossia in tutti quei casi in cui la dimensione dellimpresa permette di adottare strategie di
diversificazione del rischio.
16
Le economie di scala
Tuttavia, una volta raggiunta tale dimensione, necessario chiedersi quale potrebbe
essere la destinazione economica di tali risorse liberate per effetto delle economie di
scala. Esposta in termini pi semplici, la questione potrebbe essere la seguente: qual
limpiego che limpresa effettua delle risorse conseguite mediante le economie di
scala? Sotto questo aspetto, si comprende come le economie di scala potrebbero non
rappresentare un obiettivo strategico dellimpresa ma semplicemente uno strumento,
un mezzo da utilizzare per poter perseguire ulteriori e specifiche opzioni strategiche.
In particolare, a fronte di una riduzione dei costi medi unitari di produzione, limpresa,
che proprio a causa delle economie di scala assume la configurazione di grande
impresa, potrebbe adottare due distinti comportamenti competitivi.
Da un lato, essa potrebbe ridurre i prezzi di vendita e tale riduzione sar pari allentit
delle economie di scala conseguite. In questo modo, il beneficio finale derivante da tali
economie verrebbe di fatto trasferito ai consumatori finali che avrebbero la possibilit
di acquistare i medesimi prodotti ad un prezzo inferiore. Nellottica dellimpresa, tale
strategia potrebbe configurarsi come una penetrazione del mercato, ovvero come una
riduzione dei prezzi finalizzata allacquisizione di maggiori quote di mercato.
Dallaltro lato, limpresa potrebbe invece lasciare invariato il prezzo di vendita dei
propri prodotti e conseguire, in questo modo, degli extra-profitti. Le risorse finanziarie
aggiuntive ottenute da tale strategia potrebbero essere quindi reinvestite nellattivit
aziendale determinando, di fatto, un ulteriore crescita dimensionale dellimpresa ed un
suo rafforzamento competitivo (Ferrucci 2000).
In qualsiasi caso, le economie di scala possono condurre ad un aumento del livello di
concentrazione del settore industriale. Infatti, come stato evidenziato, le economie di
scala costituiscono lelemento pi importante nella determinazione del livello di
concentrazione di un settore (la quota di produzione del settore controllata dalle
imprese di maggiori dimensioni) (Grant 1991).
Tuttavia, nelleconomia attuale, contraddistinta da un elevato grado di innovazione
tecnologica, dalla possibilit di accesso a tecnologie avanzate anche da parte di piccole
e medie imprese, dalla capacit di internazionalizzazione produttiva di alcune fasi o
dellintero ciclo di lavorazione di alcune filiere manifatturiere, risulta sempre pi
difficile identificare i vantaggi delle grandi imprese derivanti dalla scala di produzione
nella sola attivit produttiva. Sono invece le economie di scala conseguite in altre
funzioni aziendali, a maggior valore aggiunto, a determinare il vantaggio competitivo
della grande impresa. Cos, per i beni di consumo, la tendenza dei mercati ad essere
dominati da poche imprese di enormi dimensioni deriva dalle economie di scala nel
marketing (). La concentrazione nel settore dellautomobile il risultato degli
enormi costi di sviluppo di un nuovo modello (). I costi di sviluppo del prodotto sono
la forza trainante della concentrazione della produzione di aeromobili di grandi
dimensioni per il trasporto dei passeggeri in sole due imprese: la Boeing e la Airbus
(Grant 1991).
2.5
Sulla base della trattazione finora svolta, necessario esporre, in conclusione, alcune
osservazioni critiche relative alle economie di scala. Infatti, anche se tali economie
vengono tuttora considerate quali fattori che possono significativamente determinare la
17
Le economie di scala
18
Le economie di scala
Per la trattazione approfondita di tali economie, si rinvia ad una successiva sezione del presente lavoro.
19
Le economie di scala
10
Ci significa che se io intendo costruire una curva delle economie di scala presenti in un settore
attraverso una rilevazione empirica, o mi accerto preventivamente della vigenza di condizioni di
concorrenzialit nel mercato del bene considerato e in quelli delle risorse ad esso connesse
(praticamente in tutto il sistema economico dal momento che certe risorse come il lavoro, i finanziamenti,
ecc. interessano tutti i mercati), oppure dovrei escogitare un procedimento per depurare i prezzi rilevati
empiricamente da ogni influenza di tipo monopolistico da parte di acquirenti e produttori (Volpato
1995).
20
Le economie di scala
Bibliografia
Carlton D.W. e Perloff J.M., (1997), Organizzazione Industriale, Milano, McGrawHill.
Ferrucci L., (2000), Strategie competitive e processi di crescita dellimpresa, Milano,
Franco Angeli.
Grant R. M., (1999), Lanalisi strategica per le decisioni aziendali, Bologna, Il
Mulino.
Grillo M., Silva F., (1998), Impresa, concorrenza e organizzazione, Roma, Carocci.
Panati G. e Golinelli G.M., (1991), Tecnica economica industriale e commerciale,
Roma, NIS.
Silvestrelli S., (1989), Limpianto, in (a cura di) Rispoli M., Limpresa industriale.
Economia, tecnologia, management, Bologna, Il Mulino.
Volpato G., (1995), Concorrenza, impresa, strategie, Bologna, Il Mulino.
21
Le economie di gamma
LE ECONOMIE DI GAMMA11
3.1
INTRODUZIONE
11
22
Le economie di gamma
3.2
14
23
Le economie di gamma
3.3
16
Un uso del concetto di sub additivit dei costi si ha quando si interessati a vedere se la produzione a
costi minimi in unindustria compatibile con la presenza di un unico produttore oppure sono necessari
(1+n) produttori dove n numero da determinare. Se x = f(y) la funzione di produzione e y e y i due
diversi vettori di inputs, allora questa funzione rispettivamente, superadditiva, additiva e subadditiva a
seconda che x =f (y +y ) sia o f(y) + f(y). Tale relazione indica che utilizzando congiuntamente
gli inputs, si ottiene un livello di produzione maggiore, uguale, o minore rispetto a un loro impiego
disgiunto. Cfr Grillo Silva op. cit. pag 112 -113.
24
Le economie di gamma
Fonte: Teece D.J., Economies of Scope and the Scope of the Enterprise in Resources,
Firms, and Strategies Edith by Nicolai J. Foss Oxford University Press 1997 pag. 105.
In termini elementari, quando la produzione congiunta di due prodotti risulta pi
conveniente rispetto alla produzione separata di ciascuno dei due, si manifestano le
economie di scope 17. Per esempio, allevare bestiame per utilizzarne sia la carne che il
pellame, genera tali economie. Nonostante sia possibile, in teoria, distinguere
allevamenti destinati alla macellazione ed altri allutilizzo di pellame, una scelta
produttiva in tal senso sarebbe diseconomica e inefficiente 18:
Secondo Grant (2005) la presenza di scope economies presuppone lesistenza di
vantaggi di costo derivanti dallutilizzare una risorsa in molteplici attivit condotte
congiuntamente anzich indipendentemente, tuttavia per non confondere questo
fenomeno con quello delle economie di scala, va segnalato che le economie di scope
non solo presuppongono una riduzione del costo medio totale per un dato livello
delloutput produttivo globale, ma sono possibili solo in relazione ad un particolare
mix di prodotti diversi(Rispoli, pag. 433 1989). Quindi, sebbene queste economie
presentino analogie e motivazioni simili alle economie di scala, se ne differenziano in
quanto mentre le economie di scala si riferiscono ai risparmi di costo realizzati
dallincremento del volume di produzione del singolo output, le economie di scope sono
risparmi di costo ottenuti da un incremento della variet dei prodotti.
Secondo molti studiosi le economie di ampiezza costituiscono una evoluzione delle
economie di scala. Quindi, se in una concezione tecnologica caratterizzata
dallautomazione rigida, le sinergie produttive emergono dalla pi ampia ripartizione
dei costi fissi su elevati volumi di produzione, in un sistema contraddistinto da una
17
Economy of scope reflect that a company can produce several product lines-at given output levels- at
lower expense than a combination of firms, with each producing a single product at the same output level.
.Prince T. Revisiting Scope and Scale in The journal of commerce October 2 , 2006.
18
Carlton D.W. Perloff J.M. Organizzazione Industriale Mc Graw Hill 2005 Mi pag. 38
25
Le economie di gamma
Di Bernardo tra laltro distingue le economie di scopo dalle economie di variet. Questultime vengono
dallAutrice definite come quelle economie che si manifestano quando aumenta la variet potenziale
(delle risorse, delle tecnologie, degli sbocchi, delle relazioni ) a cui si ha accesso attraverso il possesso di
linguaggi che allarghino il processo di scelta e permettano la selezione della variante pi appropriata.
Tali economie indicano il grado di flessibilit di cui pu disporre unimpresa. Di Bernardo B. op cit. pag.
106.
20
Occorre per vedere se la distribuzione congiunta diviene meno costosa proprio perch si effettua un
trasporto di particolari tipi di beni, o se invece siamo di fronte a una particolare forma di economia di
saturazione o economia di scala. Se il risparmio dei costi di distribuzione connesso ad un particolare
combinazione di trasporto congiunto, come nel caso in cui si debbano trasportare beni di forma
complementare, in cui un tipo di bene viene stivato dentro laltro, che ovviamente deve avere una forma
cava, allora avrebbe senso parlare di economie di scopo, ma se invece ci si riferisce ad un risparmio
generico, derivante dal fatto che il trasporto di un singolo bene non consente di saturare la capacit di
carico del mezzo di trasporto, allora vengono meno le condizioni per parlare di ES in senso proprio e si
potr parlare di economie di saturazione se la somma dei carichi satura meglio il vettore, o di economie di
scala nel caso si cambi la dimensione del mezzo di trasporto. Volpato G. Impresa concorrenza e
strategie il Mulino 2008 pagg. 180-181.
26
Le economie di gamma
21
27
Le economie di gamma
3.4
RIFLESSIONI CONCLUSIVE
Una delle determinanti della diversificazione correlata sono in gran parte le economies
of scope. Panzar e Willing fanno derivare dalla presenza delle economie di scope la
convenienza a sviluppare imprese multiprodotto attraverso la condivisione di intangibile
assets, di risorse tecnologiche, di produzione e commerciali ed anche la possibilit di
trasferire know how nelle attivit condivise. La diversificazione pu essere sollecitata da
un eccedenza di risorse, ma non sempre vero che la produzione di due beni da parte di
due imprese distinte sia pi costosa della produzione di due beni da parte di ununica
impresa e in particolare Teece afferma che the analysis to be engaged here.
indicates that the Panzar and Willing conclusions are too strong Teece 1991.
Richiamando i concetti della teoria transazionale, possibile ampliare i presupposti di
realizzazione delle economie di scope che non sono limitati alle sole relazioni
tecnologiche, ma anche alla incidenza dei costi di transazione, che inducono alla
comparazione tra la convenienza a ricorrere al mercato e la convenienza ad usare la
gerarchia 23 (cfr Di Bernardo pag.470 1991). Chiaramente, date queste premesse, si
pu affermare che lesistenza di elevati costi di transazione giustifica la produzione da
parte della singola impresa dei prodotti caratterizzati da elevate economie di scopo24
perch tali economie, non costituiscono un valido motivo per la diversificazione se non
23
Le economie dovute alla riduzione dei costi di transazione sono naturalmente collegate a quelle di scala
e di diversificazione. Le economie di scala e di diversificazione interne ad una singola unit di produzione
o di distribuzione, permettono a questultima di espandere la produzione di beni e servizi e fanno
aumentare in modo proporzionale il numero delle operazioni commerciali e delle relazioni contrattuali
che limpresa deve stabilire con le altre unit operative. Come i mutamenti nei processi di produzione e
distribuzione hanno un forte impatto dalla natura delle transazioni,definite mediante relazioni contrattuali
che avvengono tra le unit, cos le operazioni svolte al loro interno sono influenzate dai cambiamenti
nelle relazioni contrattuali. Chandler A. Dimensione e diversificazione,op.cit. pag. 37-38
24
Carlton D.W. Perloff J.M.,op.cit.pag.38
28
Le economie di gamma
25
Le transazioni si effettuano sui mercati quando questa la modalit pi efficiente, ed esse sono
condotte allinterno delle imprese o di qualche altra forma organizzativa quando questo minimizza i costi
della loro effettuazione Milgrom P. Roberts J. Economia Organizzazione e Management Il Mulino
Bologna 1994 pag 59
26
Pellicelli G. Strategie di impresa UBE Milano seconda ed 2005. pag 290-291
27 Grant (2005)op.cit.
29
Le economie di gamma
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30
Le economie di apprendimento
LE ECONOMIE DI APPRENDIMENTO28
4.1
Il differenziale competitivo tra imprese dal lato dei costi pu essere spiegato ricorrendo
al concetto di economie di apprendimento o economie di esperienza. Tali concetti
(apprendimento ed esperienza) che come vedremo non sono sinonimi, sono comunque
utilizzati per indicare un differenziale competitivo che deriva dalla diminuzione dei
costi di un certo prodotto in virt della maggiore esperienza acquisita dallimpresa nella
sua produzione.
Si tratta di concetti che storicamente sono stati sviluppati ed osservati successivamente
a quello di economia di scala, dal quale come vedremo si differenziano per pi aspetti.
Per una migliore comprensione del concetto utile riportare le frasi che attribuite ad un
comandante di una base americana di aviazione militare, che nei primi anni venti dello
scorso secolo ed con riferimento alla diminuzione dei costi nella fase di assemblaggio
di un modello di aeromobile affermava il numero delle ore di lavoro diretto, richiesto
per assemblare un aeromobile, decresceva in funzione dellincremento del numero
totale di aeroplani assemblati (Valdani e Ancarani, 2009, pag. 162). Si tratta a bene
vedere di una diminuzione dei costi della manodopera diretta preposta allassemblaggio
in funzione della produzione di aeromobili cumulata nel corso del tempo. In termini pi
generali, la diminuzione dei costi di produzione legati alla manodopera diretta in virt
della ripetizione nel tempo della produzione di un determinato prodotto viene ad essere
identificato con il termine economia di apprendimento.
Come si pu notare da quanto esposto in prima battuta la diminuzione dei costo
prevalentemente connessa allapprendimento acquisito dal personale in merito al
processo di produzione e di attrezzaggio dei macchinari. A partire dagli anni sessanta
dello scorso secolo si fatto strada un approccio che ha cercato di ampliare limpatto
delleffetto apprendimento, studiando la dinamica dei costi non solo con riguardo alle
mastraenze operaie, ma delineando tale effetto con riferimento a pi ampie attivit
aziendali. In altri termini si cercato di capire se la diminuzione dei costi fosse
associabile allapprendimento che si sviluppa nello svolgimento di altre attivit
aziendali, non solo quindi con riferimento a quelle inerenti la sfera produttiva
dimpresa. Tale pi ampio effetto, che stato in particolare studiato dalla nota societ
di consulenza Boston Consulting Group ed ha preso il nome di economia di
esperienza. La curva di esperienza viene elaborata dalla BCG nel 1966 grazie alla
realizzazione di un progetto per un grande produttore di semiconduttori, che aveva
commissionato alla societ di consulenza una ricerca per comprendere il
comportamento dei prezzi nel suo mercato.
Il concetto di economia di esperienza quindi pi ampio e pi coerente con lattuale
scenario, dove la creazione del valore risiede non solo, ed in alcuni casi, non tanto,
nelle attivit manifatturiere dellimpresa. A tale concetto faremo quindi riferimento per
identificare la riduzione dei costi medi che deriva dallesperienza che si sviluppa sia
nelle attivit produttive che in altre attivit aziendali.
28
31
Le economie di apprendimento
la competitivit dei costi riguarda non solo i costi legati alla produzione, ma pi
generalmente i costi sui quali limpresa ha un suo diretto controllo come quelli
di trasformazione, di assemblaggio, di distribuzione e di servizio.
32
Le economie di apprendimento
4.2
33
Le economie di apprendimento
con laumentare della quantit di produzione cumulata nel corso del tempo, lefficienza
del singolo addetto tende ad aumentare in virt dellesperienza acquisita. Si conoscono
meglio il prodotto ed i metodi di produzione. Ci pu portare ad un risparmio di costo
che pu essere pi o meno significativo in funzione del settore a cui appartiene il
prodotto dellimpresa, o alla pi facile introduzione in impresa di nuove tecniche (con
maggiore capacit di apprendimento e di impiego da parte delle maestranze). In pi,
come abbiamo sottolineato in precedenza, laumentata esperienza non limitata al solo
personale impiegato nel processo di produzione, dato che lapprendimento pu
riguardare anche coloro che sono impiegati in altre funzioni aziendali, marketing,
finanza, amministrazione le cui conoscenze ed esperienze analogamente potrebbero
crescere con il passare del tempo ed incidere sullefficienza generale dellimpresa.
Un secondo fattore rilevante riguarda la riduzione dei costi generata dallintroduzione
nel processo produttivo di nuovi processi di produzione. Si tratta di un differenziale di
competitivit che assume maggiore enfasi nel caso di settori capital intensive, rispetto a
quelli labour intensive. In questo caso la maggiore esperienza da riconnettersi alla
ricerca e sviluppo, che in virt dellesperienza cumulata nel tempo, consente di
introdurre in impresa processi di lavorazione che consentono di incrementare la
produttivit. Su questo aspetto Valdani ed Ancarani (2009), sottolineano come
lindustria dellelettronica abbia raggiunto tassi elevati di apprendimento proprio
destinando molte risorse finanziarie allattivit di ricerca e sviluppo. In questo senso
viene evidenziato come in tale settore si siano raggiunti tassi di apprendimento del 7080% che nei fatti comportano che ogni qualvolta la produzione totale raddoppia, i costi
unitari totali decrescono all70-80% del costo originale. Tali risultati, proseguono gli
autori, sono altres rinvenibili in settori come quelli nucleare, chimico, siderurgico.
Un terzo fattore riguarda le politiche di standardizzazione del prodotto e/o lapporto di
miglioramenti/cambiamenti al prodotto. Si tratta in entrambi i casi di interventi sul
prodotto. Con riferimento alla standardizzazione del prodotto, evidente che affinch la
natura ripetitiva e ripetuta nel corso del tempo possa generare esperienza e auspicabile
secondo taluni autori che il prodotto mantenga invariate le sue caratteristiche nel corso
del tempo. Solo in questo modo possibile ottenere vantaggi di costo dovuti alla
ripetizione delle stesse operazioni nel tempo. Al contempo, laccresciuta esperienza pu
per essere generata dallapporto di miglioramenti/cambiamenti nel prodotto. Ci a
voler significare che nel corso del tempo la maggiore conoscenza del prodotto pu
implicare anche una maggiore conoscenza dei suoi punti di forza e punti di debolezza,
aumentando nei fatti lesperienza in merito a quali cambiamenti poter apportare
riducendo in tale modo i costi e garantendo comunque lapprezzamento del prodotto sul
mercato.
4.3
34
Le economie di apprendimento
Cb=Ca (Qa/Qb)v
Cb= costo per unit al tempo b
Ca= costo per unit al tempo a
Qa= quantit cumulata prodotto al tempo a
Qb= quantit cumulata prodotta al tempo b
v= una costante che misura la velocit di apprendimento
Dal punto di vista grafico possibile rappresentare la curva di esperienza come nelle
figura che segue:
Costi per
unit
Ca
Cb
Qa
Qb
35
Le economie di apprendimento
Log
Costi per
unit
Ca
Cb
Qa
Qb Log
Quantit cumulata di produzione
36
Le economie di apprendimento
37
Le economie di apprendimento
4.4
38
Le economie di apprendimento
39
5.1
40
5.2
5.3
Cerchiamo di chiarire quanto detto con una esemplificazione grafica che ci consenta di
evidenziare limpatto dellelasticit produttiva.
Ipotizziamo la presenza di due impianti (impianto A ed impianto B) con medesima
capacit produttiva e livello di specializzazione, ma differente struttura degli impianti.
41
Nella figura che segue rappresentiamo il costo totale di due impianti siffatti, ricorrendo
alla nota formula:
Ct=Cf + Cv (q)
Costi
CT A
Ct B
Cf B
Cf A
Capacit produttiva
massima (Cmax)
Come si evince dal grafico per entrambi gli impianti la capacit produttiva massima
identica. Tuttavia limpianto A presenta una struttura tecnica differente dallimpianto
B. Limpianto B infatti possiede una maggiore quota di costi fissi (Cf B) rispetto
allimpianto A (Cf A).
Se passiamo ad analizzare la curva del costo medio unitario del prodotto emergono
interessanti evidenze. Nella figura rappresentiamo la curva dei costi medi di breve
periodo di B (CM B) e la curva dei costi medi di breve periodo di A (CM A) e la curva
dei costi di lungo periodo. Come si evince dal grafico la curva dei costi dellimpianto
B ha una maggiore connotazione in termini di andamento ad U. Limpianto B presenta
un costo minimo pi basso del costo minimo di A.
42
Costi
medi
unitari
CM B
CM
A
Qx-y
Qx
Qx+y
Quantit
prodotta
43
Costi
medi
unitari
CM B
CM A
Q*-y
Q*
Q*+y Qx-y
Qx
Qx+y
Quantit prodotta
Anche in questo caso in senso statico, ovvero in assenza di fluttuazioni della domanda,
secondo la teoria delle economie di scala limpianto A sarebbe da preferire, dato che
presenta un costo minimo inferiore a B. Tuttavia, nel caso segnalato, in presenza di
fluttuazioni della domanda piuttosto elevate (- o + y) intorno alla dimensione ottima
minima (Qx), limpianto con dimensione produttiva inferiore (Q*) sarebbe da preferire.
Ci poich pur avendo un costo minimo superiore ad A, limpianto B possiede una
curva dei costi di breve periodo meno inclinata, tale da far si che i costi siano
mediamente inferiori rispetto a quelli dellimpianto A. In questo caso si dice che
limpianto B pur avendo una dimensione produttiva inferiore a quella di A con costi
medi minimi pi elevati da preferire ad A perch pi adattabile.
5.4
44
45
Bibliografia
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46
Le economie di rete
LE ECONOMIE DI RETE 30
6.1
DEFINIZIONE E TIPOLOGIE
6.1.1 Definizione
Dallanalisi della letteratura di riferimento, possibile declinare la definizione di
economie di rete in economie di rete nel consumo e nella produzione 31.
Le economie di rete nel consumo si verificano quando il valore di una unit di bene
aumenta con il numero di unit vendute (Economides 1996). Questo incremento di
valore presuppone che il beneficio che un individuo trae dallutilizzo di un bene cresca
al crescere del numero di utilizzatori di quel bene. Linterdipendenza tra le utilit dei
consumatori infatti centrale per il verificarsi di una economia di rete nel consumo e la
base per la costituzione di un network (Lipparini 2007).
Le economie di rete nella produzione si verificano in seguito alla riduzione del costo
medio totale per effetto delladozione generalizzata di un determinato input da parte di
una molteplicit di interlocutori. Gli input sono beni che possono generare un valore
addizionale al consumatore grazie alla creazione di un network che permette ai
consumatori di essere in relazione /comunicazione /interazione con gli altri. Il
produttore di un network good realizza le economie di rete quando, dato laumento di
valore di una unit di bene con laumento di numero di unit vendute (in seguito al
realizzarsi di economie di rete nel consumo), il produttore di quel network good
raggiunge la massa critica di vendite necessarie per realizzare la riduzione del costo
medio totale (economie di scala dal lato dellofferta) 32.
Oggetto delle economie di rete sono i network good. Un network good un bene il cui
valore costituito da due elementi: il valore autarchico ed il valore di sincronizzazione.
Il primo elemento quello relativo al valore che ogni prodotto (anche non rientrante
nella categoria dei network good) tramite il semplice possesso genera ai consumatori.
Il valore di sincronizzazione quel valore addizionale che permette ai consumatori di
quel determinato prodotto di interagire, anche solo potenzialmente, con altri
consumatori e conferisce al bene la qualifica di network good. In letteratura vengono
distinte tre tipologie di network good 33:
communication good
hardware software good
durable good
30
47
Le economie di rete
Nel caso di communication good, (telefono, fax, posta elettronica, google, e-bay, etc.),
le economie di rete che si verificano sono dirette. Per gli hardware software good
(Personal Computer, Video players e giochi, etc.) le economie di rete sono di tipo
indiretto. Per i durable good invece (automobile, elettrodomestici, etc.) il verificarsi di
economie di rete maggiormente complesso. Pensiamo ad esempio al caso di
unautomobile di un determinato brand. Le economie di rete che si possono generare
hanno ad oggetto: il network relativo ai servizi di assistenza; i componenti della vettura
in caso di guasto o incidente e la loro compatibilit con altri brand. Se ad esempio il
servizio di assistenza o i pezzi di ricambio della vettura sono esclusivamente quelli
forniti da quel brand e difficilmente ritrovabili nel mercato nazionale, un consumatore
sar poco attratto ad effettuare lacquisto dellautomobile. Maggiore lampiezza del
network che si pu realizzare per il consumatore, per mezzo della compatibilit,
maggiore sar la convenienza del consumatore ad acquistare tale vettura.
6.1.2 Tipologie
Le economie di rete possono essere positive e negative, dirette e indirette.
Si hanno economie positive se lutilit degli individui, utilizzatori e produttori di un
network good, aumenta quando qualcuno sceglie di utilizzare quel bene. In presenza di
due o pi network good concorrenti si generano economie negative. Quando un
individuo sceglie di utilizzare uno tra questi beni, la sua decisione genera effetti negativi
per gli utilizzatori ed i produttori degli altri beni.
Le economie di rete dirette e indirette sono relative al consumo e alla produzione.
Emergono economie di rete dirette (nel consumo) quando il valore di un prodotto o
servizio, per ogni altro consumatore diventa tanto pi grande quanto maggiore il
numero di consumatori che utilizzano quel prodotto o servizio. Dal lato della
produzione, la presenza di economie di rete dirette permette ai produttori di tali beni di
avere rendimenti di scala crescenti nella produzione. Questo potr essere realizzato solo
se la produzione superer la cosiddetta massa critica di cui si parler in seguito. Le
economie di rete dirette presuppongono lesistenza di una rete che permette di mettere
in relazione/comunicazione i consumatori. Lesempio classico quello delle tecnologie
delle reti di comunicazione: possedere un fax, una connessione ad internet o un
indirizzo di posta elettronica tanto pi utile quanto pi numerosi sono gli altri
possessori.
Lesistenza di economie di scala nella produzione e/o distribuzione di prodotti
compatibili permette la nascita di economie di rete indirette. Il beneficio che ciascun
consumatore ottiene dipende dal numero degli altri consumatori ma il valore di un bene
in questo caso aumenta al crescere del numero e della variet di beni e servizi
complementari. In letteratura si fa riferimento a questa tipologia di economie attraverso
lhardware/software paradigm (Katz e Shapiro, 1985). I possessori di hardware e
software compatibili costituiscono un network virtuale. La decisione di acquisto di un
tipo di hardware da parte di un consumatore conferisce un effetto positivo agli
utilizzatori dello stesso hardware e aumenta la base che stimola la domanda di software
compatibili. I produttori di software compatibili ampliano e aumentano la produzione,
beneficiando di economie di rete una volta superata la massa critica. Questo permette a
sua volta di aumentare lutilit degli utilizzatori di quel tipo di hardware.
48
Le economie di rete
Un network dunque, costituito da nodi connessi tra loro mediante collegamenti. Questi
collegamenti possono trasmettere flussi di energia (pensiamo alla corrente elettrica), ma
anche informazioni (suoni, voci, immagini, dati) o materiali (acqua, merci, passeggeri).
In letteratura si distinguono due tipi di network: two-way e one-way network35
(Economides 1994, 1996).
34
Shapiro C. e Varian H.R., Information Rules, Etas, Milano 1999, pag. 211 e segg.
Economides N., The Econics of Networks, International Jurnal of Industrial Organization, 1996, n. 14,
pagg. 673 699. Economides N., White L.J., Network and Compatibility: Implication for Antitrust,
European Economics Review n. 38, 1994.
35
49
Le economie di rete
S = unit
unit centrale di scambio
A, B, .. = nodi
S
ASB, BSA, ASC, .. = beni composti
Questa regola pratica nota come legge di Metcalfe, linventore di Ethernet, presuppone che se ogni
individuo valuta 1 dollaro ogni altro utente in rete, allora una rete composta da dieci individui ha un
valore totale di circa 100 dollari. Per contro una rete di dimensione 100, ha un valore totale di circa
10.000 dollari. Una rete dieci volte pi grande, ha un valore complessivo mille volte superiore., in
Shapiro C. e Varian H.R., Information Rules, Etas, Milano 1999, pag. 211 e segg.
50
Le economie di rete
rete dirette, come gi specificato nel primo paragrafo, porta benefici reali ai consumatori
e potenziali ai produttori: nel caso dei consumatori ogni nuovo utilizzatore che acquista
un telefono aumenta in modo immediato il network e il valore del singolo telefono per il
possessore; nel caso dei produttori, questo permette loro di raggiungere la cosiddetta
massa critica oltre la quale si realizzano economie di rete e rendimenti di scala crescenti
nella produzione.
Figura 1.2 - One way network
B2
B1
A1
S A = nodo centrale
S B = nodo centrale
S A S B = gataway
A2
A 1 S A A 2 = composite good
SB
SA
B 1 S B B 2 = composite good
A3
A 1 S A S B B 1 = long distance composite good
A4
B3
B4
51
Le economie di rete
Elementi di distinzione dei due tipi di network sono tre: laccesso alla rete, la tipologia
di economie di rete; la dimensione del network rilevante.
1. Accesso alla rete. In un network ti tipo one way, generalmente, laccesso
controllato da unimpresa monopolistica, il bene e servizio a monte viene realizzato da
una serie di imprese produttrici. In questo caso la costituzione di una rete necessita di
elevati costi fissi e solitamente non possibile averne pi di una. Questo il caso delle
public utilities come lelettricit, lacqua ed il gas, settori dove necessario che vi sia un
intervento pubblico regolatore 37.
Nei two way network invece, possono coesistere pi imprese che gestistono una rete
che necessitano per di essere connesse tra loro. In questo caso infatti, si apre il
problema della compatibilit, di cui si parler nel seguito. Pensiamo infatti, tornando
allesempio delle reti telefoniche, ad un utente abbonato ad un gestore di telefonia che
vuole comunicare con un altro utente abbonato ad una rete differente. necessario che
gli operatori si accordino perch i vari utenti possano comunicare tra loro.
2. Economie di rete. Abbiamo gi specificato che nel caso di o-w network si verificano
economie di rete indirette. Le decisioni che i consumatori prendono sugli acquisti da
effettuare hanno impatti futuri in termini di prezzo e variet del bene. Nei t-w network
invece, poich lutilit di un utente positivamente condizionata dallutilizzo della rete
da parte di un altro utente in modo immediato, avremo economie di rete dirette 38.
3. Network rilevante. La dimensione del network che si forma nei due casi un
ulteriore elemento di interesse e distinzione. Nei o-w network, il network rilevante
costituito dallinsieme degli utenti dei due tipi di beni compatibili. Nel caso dei PC, ad
esempio, se due hardware diversi possono utilizzare lo stesso software, il network
costituito dagli utilizzatori dei due hardware compatibili. Nel caso di t-w network, la
dimensione rilevante costituita dal numero dei sottoscrittori di una singola rete. Se
per le due reti sono compatibili, pensiamo ai diversi gestori di rete telefoniche, allora la
dimensione del network rilevante comprende anche il numero totale sottoscrittori dei
network compatibili.
Per quanto riguarda il network rilevante, laspetto centrale se i prodotti di imprese
differenti possono essere utilizzati insieme 39. necessario, dunque, fare ulteriori
specificazioni. In base alla tipologia di network good considerati possiamo distinguere
tre tipologie di network rilevante per il consumatore:
communication market; in questo caso necessario sapere se i consumatori che
utilizzano il servizio di una impresa possono comunicare con gli utilizzatori di
unaltra impresa. Se i sistemi di due o pi imprese sono interconnessi o compatibili,
allora il network rilevante costituito dallinsieme dei consumatori delle due o pi
imprese. Se i due sistemi sono incompatibili allora lampiezza del network rilevante
data solo dai consumatori della singola azienda.
hardware software market; anche in questo caso la questione rilevante relativa
alla compatibilit di due hardware. Se due hardware possono utilizzare gli stessi
software, allora il network rilevante per i consumatori sar dato dallinsieme degli
37
In questo caso infatti, il gesture dominante indotto ad aumentare il prezzo di accesso alle imprese
rivali nei settori complementari spingendole ad uscire dal mercato.
38
Nel momento in cui un consumatore acquista quel network good, lutilit di chi ha gi acquistato il
network good aumenta.
39
Katz M., Shapiro C., Network externality, Competition and Compatibility, The American Economic
Review, 2001, Vol. 75 n. 3, pag. 424.
52
Le economie di rete
acquirenti dei due tipi di hardware. Nel caso di incompatibilit gli utilizzatori di un
solo tipo di hardware faranno parte del network rilevante.
durables good; in questo caso il network rilevante costituito dal numero di
componenti delle diverse aziende che possono essere utilizzati per il bene. Nel caso
di unautomobile, se necessario avere solo determinati componenti o servizi
specializzati per quel modello di auto, allora il network rilevante per il proprietario
sar molto ristretto e questo andr ad influire sul valore del bene e quindi sulla
decisione di acquisto di quel determinato modello.
Per i produttori la questione relativa alla dimensione del network rilevante si complica.
Se vero che la compatibilit, che permette ai consumatori di ampliare il network
rilevante ed interagire con utilizzatori di altre aziende auspicabile, anche vero che
per i produttori non sempre la compatibilit una scelta ottima. Questo aspetto verr
ripreso ed approfondito maggiormente nel paragrafo relativo alle implicazioni
strategiche delle economie di rete per il produttore. Il network rilevante per ottenere
economie di rete per i produttori, infatti, costituito unicamente dai consumatori che
decidono di acquistare il loro network good, X. Le vendite possono beneficiare degli
effetti relativi alla compatibilit con il bene Y prodotto da unaltra impresa, ma dal
punto di analisi del produttore i consumatori che acquistano il bene Y non vanno ad
aumentare la dimensione del network rilevante per raggiungere la massa critica
necessaria a realizzare le economie di rete per il produttore del bene X.
6.2
53
Le economie di rete
dellofferta e della domanda. Queste relazioni decadono nel caso di network good: la
disponibilit a pagare per lacquisto del bene marginale aumenta se il numero atteso
delle unit da vendere aumenta (Economides e Himmelberg 1995); le economie di rete
possono implicare equilibri multipli che dipendono dalle scelte dei primi consumatori.
Si tratta dunque di economie che determinano processi dinamici, dipendenti dal sentiero
(dalla storia).
Grafico 2.1 Curva di domanda nel caso di economie di rete e feedback positivo
Prezzo
( per
unit)
D20
30
20.000 acquirenti
20
Domanda
Effetto
prezzo
puro
Effetto
di traino
20
60
80
Quantit
(migliaia al mese)
40
Per feedback positivo si intende laumento della dimensione del network in seguito alladesione allo
stesso da parte di un numero sempre elevato di consumatori. Questo feedback pu condurre il mercato al
dominio completo da parte di una sola impresa o da parte di una sola tecnologia. Per approfondimenti si
veda Shapiro C. e Varian H.R., Information Rules, Etas, Milano 1999, pag. 214 e segg.
54
Le economie di rete
P0
Pn
p nn 1
n1
p nn 2
n2
Vi* = p/
55
Le economie di rete
Questo significa che tutti i consumatori con una valutazione inferiore a Vi* non
acquistano o entrano a far parte della rete relativa al network good. Dal momento che
abbiamo inserito fra le nostre ipotesi che Vi sia distribuito uniformemente tra 0 e 100,
possibile ottenere attraverso alcuni passaggi la funzione relativa alla curva di domanda
del network good:
La frazione di consumatori con valutazione inferiore a Vi* del network good pari a
Vi*/100. La frazione di consumatori con valutazione superiore a Vi*, che dunque
acquistano il servizio, data da:
= 1 (Vi*/100)
Sostituendo Vi* e risolvendo per p la curva di domanda inversa per il network good :
p = 100 (1 )
quindi per ottenere la frazione di consumatori per ogni livello di prezzo necessario
risolvere:
100 2 100 + p = 0
Per p = 22.2 ad esempio si ha:
l = 1/3
h = 2/3
Abbiamo visto analiticamente, che otteniamo due possibili equilibri, ma quale dei due
equilibri possiamo attenderci che si realizzi? Secondo i modelli che analizziamo questo
dipende dalle aspettative dei consumatori e dalla struttura del mercato.
Fra le varie teorie economiche proponiamo unanalisi della massa critica confrontando
concorrenza perfetta, monopolio ed oligopolio con beni compatibili (Economides e
Himmelberg 1995). Come abbiamo visto in apertura di questo paragrafo, per i network
good la curva di domanda non presenta sempre la consueta pendenza negativa proprio
per la presenza delle economie di rete. Infatti la disponibilit a pagare per lunit
marginale del bene aumenta se il numero atteso delle unit da vendere aumenta. Essi
dimostrano, sotto lassunto che per i network good la massa critica sia di entit notevole
oppure che tale mercato non esista, che la struttura del mercato non influenza
lampiezza e lesistenza della massa critica. In concorrenza perfetta deve emergere
almeno una di queste tre condizioni per realizzare lequilibrio con una massa critica
positiva (Economides e Himmelberg 1995): 1) lutilit di ogni consumatore in un
network di ampiezza zero pari a zero; 2) ladesione di un utente addizionale alla rete
accresce il beneficio degli altri utenti; 3) la densit dei consumatori con elevata
disponibilit a pagare che sono indifferenti nelladerire al network di ampiezza zero
elevata. Nel caso di monopolio, un monopolista in grado di influenzare le aspettative dei
consumatori fa partire il livello del network dallo stesso costo marginale e dalla stessa
massa critica della concorrenza perfetta (Economides e Himmelberg 1995). Ma per
livelli di costo pi bassi la scelta cade su un network di ampiezza inferiore e prezzi pi
alti rispetto alla concorrenza perfetta. Lipotesi che il monopolista controlli le
aspettative dovrebbe condurre ad un network pi ampio rispetto a quello della
concorrenza perfetta; gli economisti affermano per che questo effetto espansivo
56
Le economie di rete
Aspettative
In presenza di economie di rete la domanda di un network good dipende da due fattori:
dal prezzo del bene e dalle aspettative dei consumatori. Questo secondo elemento
caratterizza il mercato di questi beni e rappresenta una fonte delle economie di rete: la
41
Il modello non considera lipotesi di rendimenti decrescenti nel caso in cui si verifichi lingresso di
nuove entranti sul mercato.
57
Le economie di rete
58
Le economie di rete
Switching costs
Gli switching cost (SC) sono i costi necessari che un consumatore deve sostenere per
realizzare il passaggio da un network ad un altro. Per i consumatori, gli SC
costituiscono una situazione lock in poich cambiare una tecnologia con unaltra, ad
esempio, comporta costi elevati in termini di software applicativi, tempo e sforzo di
apprendimento legati allutilizzo della nuova tecnologia, costi di installazione. I
consumatori per adottare un nuovo standard devono infatti sostenere due tipi di costi: 1)
investimento nella nuova tecnologia (costo privato); 2) confronto dei benefici attesi
dalladesione al nuovo network e dei benefici del network che si lascia (costo sociale).
Per i produttori di un network good che gode di unampia base di utenti, gli switching
costs permettono il mantenimento dei consumatori al proprio network e ne impediscono
luscita (effetto lock in) per realizzare ladozione di una nuova tecnologia o di una
tecnologia superiore. Questo rappresenta dunque una fonte delle economie di rete di
produzione poich il controllo di unampia base di utenti rafforza la rete e quindi il
valore della stessa in termini di appartenenza per i consumatori. Per unimpresa che
intende immettere nel mercato una nuova tecnologia, incompatibile con quella presente
nel mercato, gli SC rappresentano una barriera allentrata. In questo caso infatti, la
strategia da adottare per far nascere la rete diventa critica per il successo dellimpresa e
il raggiungimento delle economie di rete. Si rimanda al paragrafo successivo per
approfondimenti nelle strategie dei produttori.
UN BREVE CASE STUDY: NETSCAPE VERSUS MICROSOFT
Il caso ha come oggetto la guerra tra Microsoft e Netscape per il controllo della
produzione e la vendita dei browser per la navigazione su Internet.
Innanzitutto, importante dire che entrambe le imprese disponevano di elevati vantaggi
competitivi: la Netscape, quando la battaglia ebbe inizio, disponeva di una tecnologia
qualitativamente superiore; la Microsoft, dal canto suo, poteva servirsi di un marchio
autorevole e di un sistema operativo integrato con diffusione mondiale. I costi di
transazione individuali da una tecnologia allaltra (switching costs) erano e sono
abbastanza limitati: Netscape Navigator si basa su un linguaggio aperto (HTML) e non
pone problemi di connessione. Nemmeno i costi di transizione collettivi (o di rete)
risultavano e risultano significativi: entrambi i browser possono infatti visualizzare la
quasi totalit delle pagine web. Indubbiamente Netscape fu la prima a introdursi nel
mercato (e forse la prima a capirne limportanza) gi nel 1995, ma fu ben presto seguita
dalla Microsoft che lanno successivo present il suo Internet Explorer 3.0. In assenza
di rilevanti effetti di lock-in il gioco competitivo tra Netscape e Microsoft si tradusse
ben presto in una gara verso la sempre pi frenetica innovazione di prodotto. La
Microsoft scelse la strada delle alleanze nel settore della distribuzione: strinse infatti
accordi con provider come America On Line, AT&T, WorldNet, Compuserve e
Netcom. Nella sostanza laccordo prevedeva che i provider di servizi consigliassero
Microsoft Explorer ai loro rispettivi clienti. Anche questi accordi furono per modificati
dopo lintervento del Dipartimento di Giustizia.
Un altro aspetto sintomatico riguarda lutilizzo, da parte dei due contendenti, dei
cosiddetti prezzi di penetrazione. Netscape decise di regalare il proprio browser e,
contemporaneamente, di metterlo in vendita nei negozi specializzati con manuali
cartacei al prezzo di 49 dollari. Poich per molti utenti meno attrezzati non era agevole
scaricare direttamente dalla rete il software gratuito, il prodotto cartaceo attir una larga
59
Le economie di rete
fetta della domanda. I bassi costi di distribuzione rendevano limpatto della cessione
gratuita poco rilevante. Accanto alla cessione gratuita del bene, Netscape utilizz una
seconda strategia: quella di mettere a disposizione, sul proprio sito web, dei link alle
pagine dei produttori di plug-in di Navigator, cio di tutti quei programmi che
consentivano agli utenti una personalizzazione dei browser. Cos facendo, Netscape
diede impulso allofferta dei software compatibili con la tecnologia (una sorta di
sviluppo indotto dei mercati successivi). Ben presto Microsoft imit Netscape, offrendo
anchessa gratuitamente il browser, ma si spinse ben oltre: pag i produttori di software
e i provider indipendenti perch utilizzassero Explorer come prodotto standard. Per
bloccare sul nascere ogni forma di aspettativa sul rialzo dei prezzi, Bill Gates dichiar
su tutti i giornali che Explorer sarebbe stato offerto gratuitamente per sempre.
Offrire al pubblico un prodotto gratuito costoso. Il fatto che i costi di riproduzione
dellinformazione siano bassi solo un aspetto della questione. Laspetto principale
che sia Microsoft che Netscape sono state in grado di percepire i vantaggi futuri legati
ad una diffusione capillare dei loro prodotti. Non stupisce che, nellambito di questa
strategia, entrambe le imprese non abbiano mai perso occasione di pubblicizzare gli
accordi commerciali o i dati statistici sulla diffusione del loro browser. Come sappiamo,
questi annunci hanno lobiettivo di innescare un circolo virtuoso delle aspettative nella
speranza che esso possa tradursi in robuste economie di rete.
Netscape is everywhere fu uno degli slogan pubblicitari utilizzati a questo scopo. In
entrambi i casi poi le alleanza hanno svolto un ruolo fondamentale: Microsoft, come
detto, strinse numerose alleanze sul piano dei canali distributivi. Netscape, da parte sua,
strinse accordi strategici sul piano del know how (come ad esempio quello con Sun
Microsystems per lutilizzo e la diffusione del linguaggio Java).
6.3
60
Le economie di rete
Apertura
Compatibilit
Compatibilit
Migrazione controllata
Migrazione aperta
Performance
Puntare sulla
performance
Discontinuit
Discontinuit
Fonte: Shapiro C. e Varian H.R., Information Rules, Etas, Milano 1999, pag. 249
Puntare sulla performance
Nel caso in cui il produttore abbia a disposizione una tecnologia oggettivamente
migliore rispetto a quella/e esistenti nel mercato, la strategia di puntare sulla
performance implica che limpresa punti sullofferta di un prodotto superiore. La
61
Le economie di rete
Ogni stagione c sempre un certo numero di ragazzi abilissimi nel convincere i genitori della
necessit di avere il sistema con i giochi pi recenti e con la grafica migliore., in Shapiro C. e Varian
H.R., Information Rules, Etas, Milano 1999, pag. 253.
62
Le economie di rete
Le imprese che operano gi nel mercato con una tecnologia, di solito utilizzano questa
strategia per immette una nuova tecnologia o una versione aggiornata rispetto alla
precedente. Questo permette di: 1) evitare effetti di cannibalizzazione del prodotto gi
presente nel mercato; 2) mantenere il network gi costituito degli utilizzatori della
vecchia tecnologia; 3) dare vita ad unaltra rete che viene alimentata dal passaggio degli
utenti utilizzatori della vecchia tecnologia; 4) attirare consumatori pionieri che decidono
di abbandonare il sistema rivale e passare a questo che utilizza una nuova e
maggiormente performante tecnologia.
IL FALLIMENTO
VISTA
MICROSOFT
63
Le economie di rete
64
Le economie di rete
Migrazione aperta
In questo caso pi imprese offrono il nuovo prodotto nel mercato, o versioni differenti
di una nuova tecnologia, aderendo ad uno stesso standard di mercato. La scelta orientata
ad una strategia di questo tipo imposta molto spesso dalle caratteristiche del sistema e
del mercato in cui si opera. La rete Wintel un esempio di sistema aperto, dove vi sono
pi tecnologie che devono poter operare insieme (Microsoft, Intel, i produttori
indipendenti di software). necessario per le imprese prendere unulteriore decisioni in
termini strategici. Scegliere una strategia di piena apertura o decidere di costruire
unalleanza per stabilire un nuovo standard (Shapiro e Varian, 1999). Nel primo caso la
produzione di prodotti compatibili con lo standard pu essere attuata da qualunque
impresa. Questo il caso della fissazione degli standard della telefonia di base decisi da
enti appositamente preposti a livello nazionale ed internazionale. In questo caso le forti
economie di rete presuppongono la necessit di adottare la strategia di completa
apertura. Costruire unalleanza strategica intorno ad uno standard, nel secondo caso,
permette alle imprese di impedire lingresso nel mercato ad altre imprese offrendo
prodotti compatibili con lo standard. Un esempio di imprese che hanno deciso di
adottare tale strategia listituzione del consorzio da parte di Compaq, Intel e Microsoft
alla fine degli anni Novanta per la definizione di uno standard per la tecnologia DSL
(Shapiro e Varian, 1999).
Discontinuit
La strategia implica per limpresa di introdurre nel mercato la versione di un nuovo
prodotto o una nuova tecnologia incompatibile rispetto ai prodotti o alle tecnologie
esistenti. Parliamo di versione proprio perch in questo caso sono presenti nel mercato
altre imprese che offrono versioni differenti relative alla nuova tecnologia. Pensiamo al
caso della versione VHS e Betamax dei videoregistratori, oppure al PC IBM e al PC
Apple. Limpresa, per far nascere ed alimentare il proprio network, deve puntare
sullefficienza produttiva e/o sullofferta di servizi ad alto valore aggiunto (nel caso di
software). Si rimanda al caso Betamax vs VHS nel paragrafo 3.2, per un esempio di
strategia di questo tipo.
6.3.2 Implicazioni per i consumatori
Caso 1: Introduzione di una nuova tecnologia
Ipotesi:
1. nuova tecnologia soggetta ad economie di rete;
2. presenza di un milione di consumatori potenziali;
3. n = numero dei consumatori che adottano il prodotto;
4. n = dimensione attesa della rete.
Domanda dei consumatori
Le economie di rete implicano che per uno stesso prezzo ci possono essere diversi livelli
della domanda. Quale valore della domanda effettivamente si realizzi, dipende dalle
aspettative dei consumatori relativamente alla dimensione della rete 43.
43
Shapiro C. e Varian H.R., Information Rules, Etas, Milano 1999, pag. 383.
65
Le economie di rete
Le economie di rete sono dette potenziali in generale, sia per i produttori che per i consumatori, poich
solo nel momento in cui i produttori realizzeranno le vendite ed un numero elevato di consumatori
acquister il bene, allora diventeranno effettive.
45
Cabral L., Economia industriale, Carocci ed., 2000, capitolo 17.
66
Le economie di rete
7. u utilit
8. u t1 utilit base
Consideriamo il caso in cui vi siano due versioni di una nuova tecnologia e che queste
siano incompatibili tra loro (A e B). Le economie di rete per i consumatori si
manifestano solo acquistando la stessa versione. Poich il processo di acquisto dei
consumatori si verifica nel tempo consideriamo vari periodi e successivi t1, t2, t3, nei
quali un nuovo consumatore prende la decisione di comprare la versione A o B. i
consumatori del tipo A ottengono una utilit pari a u + nA dal consumo della tecnologia
A e nessuna utilit dalla tecnologia B. Il consumatore che effettua il primo acquisto di
una delle due versioni consegue una utilit pari a u t1, detta anche utilit base.
tm
-u
nB - nA
Fonte: nostro adattamento Cabral L., Economia Industriale, Carocci ed., 2000 pag.
387
Il grafico 3.3 rappresenta il processo di adozione di una nuova tecnologia nel caso in cui
vi siano due versioni differenti e la presenza di economie di rete. Lasse orizzontale
rappresenta i periodi successivi, t1, t2, t3 , nei quali si realizza il processo di acquisto da
parte dei consumatori (un singolo processo di acquisto in ogni periodo successivo).
Sullasse verticale rappresentiamo la differenza tra il numero di consumatori che adotta
la versione A e quello che adotta la versione B. Allinterno dellintervallo [ u, u] il
processo di acquisto tra le due versioni determinato dalle preferenze dei consumatori
verso A o B; dal prezzo; dalle aspettative circa la dimensione del network rilevante.
Allinterno di questo intervallo le economie di rete per il produttore sono potenziali
poich la dimensione dei consumatori non ha raggiunto la massa critica (il punto M per
A), cio il livello oltre il quale possibile il verificarsi delle economie di rete e delle
economie di scala dal lato della domanda.
67
Le economie di rete
Nel momento in cui una delle due versioni supera la propria barriera di assorbimento,
ciascun consumatore sceglier la tecnologia pi diffusa con conseguente
cristallizzazione del mercato su una delle due versioni. Nel grafico 3.3 al tempo tm
viene raggiunta la massa critica (M) per la versione A, superata la sua barriera di
assorbimento e quindi realizzate le economie di rete. A diventa lo standard dominante
nel mercato.
Le conseguenze sono tre (Cabral 2000): i) il mercato si cristallizza sempre su uno
standard; ii) la tecnologia migliore non sempre necessariamente vince; iii) il risultato
finale dipende dalle scelte iniziali di un certo numero, magari piccolo, di consumatori.
68
Le economie di rete
cento del mercato (ma il Vhs ne aveva almeno il 70 e veniva prodotto da quaranta
aziende contro le dodici pro-Sony): due anni dopo era gi precipitato al 7,5 per cento.
La guerra era agli sgoccioli. Larmistizio arriv nel 1988, quando la Sony, annunci che
avrebbe prodotto videoregistratori anche in formato Vhs. Sebbene formalmente ancora
sostenesse il proprio Beta, ormai suonavano le campane a morto. La produzione in
America termin nel 1993; lultimo apparecchio al mondo fu sfornato in Giappone nel
2002. Larrivo del Dvd alla fine dei novanta soffoc lultimo mercato di nicchia. E
anche la sopravvivenza del Vhs ormai questione di pochi anni. Ora che si delinea una
nuova guerra di formati sui dischi ottici del futuro il confronto col passato dobbligo.
In primo piano c ancora lei, la star dellelettronica di consumo, la Sony, che ha perso
sulle videocassette ma che non pu perdere sui Dvd di ultima generazione. La sua
riscossa il laser blu del Blue-Ray, sostenuto anche da pezzi grossi come Disney, Apple
e Hp. Il suo nemico il formato Hd-Dvd di Nec e Toshiba, che dalla sua ha, tra gli altri,
Microsoft. A pesare saranno soprattutto le alleanze con gli studios che detengono i
diritti sui contenuti: una buona parte di Hollywood per ora tiene il piede in due scarpe.
Ma giocher un ruolo anche la libert lasciata ai consumatori dai due diversi formati:
libert di copiare e gestire i propri Dvd. Libert dai sistemi Drm (Digital rights
management). Perch il consumatore, a volte, davvero il re.
Caso 3. Introduzione di una nuova tecnologia e passaggio dalla vecchia alla nuova
Inerzia o eccessiva mobilit
Le economie di rete possono comportare un eccesso di inerzia, il che significa che una
nuova tecnologia non viene adottata anche se la maggioranza ne trarrebbe beneficio.
Ma possono comportare anche un eccesso di mobilit, il che significa che una nuova
tecnologia viene adottata anche se la maggioranza preferirebbe che ci non
avvenisse 46.
Questo terzo caso, declinato tra inerzia (A) ed eccessiva mobilit (B), rappresenta la
scelta tra una versione aggiornata ed una versione pi vecchia di uno stesso tipo di
prodotto soggetto ad economie di rete. Nonostante gli esempi possano sembrare
stilizzati, la lettura dei due case study che proponiamo permette di riportare nella realt
quotidiana quanto letto.
Ipotesi
1. O = vecchia tecnologia
2. N = nuova tecnologia
3. esistenza di 2 soli consumatori
A. Inerzia
Abbiamo a che fare con lintroduzione di una nuova tecnologia in presenza della
vecchia. Supponiamo che vi siano solo due consumatori, utilizzatori della vecchia
tecnologia O, che devono scegliere in due periodi successivi se passare o meno alla
nuova, non essendo a conoscenza della scelta dellaltro. Poich siamo in presenza di
economie di rete, il beneficio relativo al passaggio alla nuova tecnologia per entrambi i
46
69
Le economie di rete
12
10
-10
17
10
-20
-8
Payoff di un innovatore
Payoff di un conservatore
Fonte: Cabral L., Economia Industriale, Carocci ed., 2000, pag. 392
Il payoff di ciascun consumatore rappresentato sulle righe (figura 3.1) mentre sulle
colonne rappresentiamo il payoff in funzione della scelta dellaltro. Consideriamo che
uno dei due consumatori sia un innovatore e che quindi abbia la propensione a passare
alla nuova tecnologia; il secondo invece un conservatore. Supponiamo che la probabilit
che ciascun consumatore sia un innovatore sia 0,8.
Consideriamo il payoff atteso del primo consumatore (innovatore) considerando le
strategie possibili a sua disposizione.
Scegliendo N
payoff
0,2 * (-10) + 0,8 * 17 = 11,6
Il payoff composto dalle scelte del secondo consumatore. Il primo termine, 0,2 * (-10),
il payoff nel caso in cui il secondo consumatore scelga O, evento con probabilit del
20% che genera un payoff di -10; il secondo termine, 0,8 * 17, corrisponde al caso in
cui il secondo consumatore scelga N.
Non cambiare tecnologia genera un payoff atteso di 12, quindi maggiore rispetto alla
scelta della nuova tecnologia.
Linerzia si realizza proprio in questo momento: nonostante vi sia una elevata
probabilit che tutti e due i consumatori scelgano N, la possibilit, per quanto remota,
che uno dei due resti alla vecchia tecnologia un deterrente per ladozione.
B. Eccessiva mobilit
Figura 3.2 Payoff attesi dei consumatori
12
10
-10
13
100
-20
Payoff di un innovatore
Payoff di un conservatore
Fonte: Cabral L., Economia Industriale, Carocci ed., 2000, pag. 394
70
Le economie di rete
In questo caso, il mercato risulta essere troppo veloce nelladozione della nuova
tecnologia. Consideriamo un gioco di adozione di una nuova tecnologia con probabilit
che un consumatore sia un innovatore pari all1%. Gli innovatori preferiscono di poco
la situazione in cui entrambi adottano la nuova tecnologia; i conservatori preferiscono
fortemente la situazione in cui nessuno adotta la nuova tecnologia. Se il primo utente a
scegliere un innovatore, allora anche il secondo sceglier N anche se un
conservatore. La compatibilit, conseguente alladozione di una nuova tecnologia, in
questo caso gioca un ruolo importante. Anche se il guadagno piccolo in confronto alla
perdita che il secondo utente subisce se un conservatore, al primo utente non interessa
il payoff del secondo, ma solo quale sar la sua scelta (Cabral 2000). Questo dunque
causa una eccessiva mobilit che non sempre comporta la massimizzazione del
benessere sociale.
6.4
IMPLICAZIONI DI POLICY
71
Le economie di rete
47
necessario precisare che lintervento attivo del governo non rappresenta una condizione necessaria
per la diffusione di nuove tecnologie.
72
Le economie di rete
Bibliografia
Cabral L., Economia industriale, Carocci ed., 2000, pag. 394
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Economides N. and Encaoua D., Special issue on network economics: business conduct
and market structure, International Journal of Industrial Organization 14, 1996
Economides, N., and Flyer, F. Compatibility and market structure for network goods.
Discussion Paper, Stern School of Business, NYU 1997
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Economides, N., and Siow, A. The division of markets is limited by the extent of
liquidity: spatial competition with externalities, American Economic Review 78, 1988
Farrell, J., and Saloner, G. Installed base and compatibility: innovation, prod-uct
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Katz M., Shapiro C., Network externality, Competition and Compatibility, American
Economic Review 75, 424 440, 1985
Lipparini A., Economie e gestione delle imprese, il Mulino, Bologna, 2007
Paoli M., Progresso tecnico e processi innovativi, Giappichelli Editore, Torino, 1992
Shapiro C. e Varian H.R., Information Rules, Etas, Milano 1999
Yannelis D., On the simple welfare economics of network externalities, International
Journal of Social Economics 28, 2001
73
7.
7.1
DEFINIZIONE
Le economie di potere di mercato consistono nella riduzione del costo medio totale per
effetto del potere economico che limpresa esercita sul mercato in cui opera.
Dalla definizione, quindi, si evince come, nel caso in cui le imprese godano di potere
economico sul mercato, tale situazione pu fornire la possibilit di ridurre il costo
medio totale e, quindi, di incrementare lefficienza dellimpresa stessa.
Sar necessario analizzare in che modo il potere di mercato pu condurre ad una
riduzione del costo medio totale, senza per tralasciare di comprendere, innanzitutto,
cosa si intende per potere di mercato e quali sono le fonti e le determinanti dello stesso.
Per quanto riguarda, in primo luogo, la definizione di potere di mercato, la letteratura
economico-manageriale ha fornito, nel corso del tempo, numerosi contributi che lo
individuano, tra gli altri, come la possibilit di praticare prezzi pi elevati rispetto ai
propri costi marginali o come la detenzione di quote di mercato superiori rispetto a
quelle dei concorrenti o come la possibilit di ostacolare lingresso di potenziali entranti
nel settore mediante la leva del prezzo, ecc, (per una rassegna pi dettagliata delle varie
definizioni di potere di mercato si veda Ferrucci, 2000). Pu essere, invece, considerata
una definizione pi generica di potere di mercato ma che sembra racchiudere tutte le
possibili situazioni in cui pu manifestarsi: market power is a firms ability to
influence the actions of others in a product-market. Tale definizione, presentata da
Shervani, Frazier e Challagalla (2007) secondo le impostazioni di Harrigan (1983),
Makhija (2003) e Porter (1976, 1980), risulta trasversale rispetto alle altre e comprende,
appunto, tutte le situazioni in cui unimpresa in grado di esercitare influenza e
controllo sugli altri soggetti economici a contatto con essa (fornitori, clienti,
concorrenti, istituzioni pubbliche, ecc). Tale definizione risulta anche maggiormente in
linea con quella che viene data di potere in generale. Secondo Stoppino (1990), infatti, il
potere la capacit delluomo di determinare la condotta delluomo, intendendo,
quindi, la possibilit di un individuo di modificare il comportamento di un altro
individuo.
Per quanto riguarda gli effetti positivi del potere di mercato per le imprese che lo
detengono questi possono essere di differente natura. In particolar modo il potere di
mercato di unimpresa pu essere esercitato sia a monte (nei confronti delle imprese
fornitrici) che a valle (nei confronti dei clienti siano essi altre imprese o consumatori
finali) (Volpato, 1995).
Nelle parti successive verranno analizzate tutte quelle situazioni che conducono a potere
di mercato e le modalit con cui esso pu comportare una riduzione del costo medio
totale.
48
7.2
Qi
Q
dove:
Qi = vendite in valore (o in quantit) del prodotto i da parte dellimpresa
Q = vendite totali in valore (o in quantit) del prodotto nel mercato di riferimento
Quando si parla di quote di mercato e relativo potere di mercato lesempio principale
che viene citato quello di un monopolista. Il monopolista, essendo, per definizione,
lunico venditore in un determinato settore, detiene il 100% delle quote di mercato del
settore stesso. Si tratta, senzaltro, del caso un cui risulta pi palese il potere di
mercato di unimpresa, che pu godere dellassoluta assenza di concorrenti.
Una situazione speculare a quella del monopolista, pur non essendo riferita alla
detenzione di quote di mercato (ma qui compresa in quanto legata alla struttura del
mercato stessa), quella del monopsonista. Si tratta della situazione in cui, in un
determinato mercato, sia presente un solo acquirente a fronte della presenza di un
numero elevato di venditori. Appare evidente come un monopsonista sia in grado di
esercitare un elevato potere di mercato. In tal caso il potere di mercato viene esercitato
sui mercati di approvvigionamenti (nei confronti, quindi, delle imprese offerenti che
sono tutte totalmente dipendenti dallunico acquirente presente) e non sul mercato di
vendita come accade, essenzialmente, per il monopolista.
Seppure il monopolio e il monopsonio rappresentino i casi in cui lesercizio del potere
di mercato (verso i soggetti a monte o a valle della filiera) derivante dalla struttura dello
stesso appare pi evidente, sarebbe incompleto non analizzare altre situazione.
Riprendendo, infatti, il concetto di concentrazione settoriale, questa, anche nel caso in
cui non sia massima (come nel monopolio) pu essere, comunque, elevata e condurre,
quindi, ad un notevole potere di mercato. Si pensi ad esempio ai casi delloligopolio
49
75
50
Le economie di scala pecuniarie si distinguono da quelle reali, riferite allaumento della produttivit
conseguibili aumentando la dimensione produttiva (analizzate, invece, in unaltra sezione del presente
lavoro)
76
77
sar facile far scomparire realt consolidate, come Unionenergia, consorzio dell'Unione
industriale di Torino che lo scorso anno ha contrattato 100 gigawattora di corrente con
un risparmio del 6,1 per cento. La maggior parte dei 45 associati - dice Massimo Settis
- non vuole lo scioglimento.
Fonte: La Repubblica sezione Torino, 30 marzo 2006
78
79
GERARCHIA
cp
Specificit
delle risorse
ct
ct + cp
MERCATO
Ct = costi della burocrazia costi di ricorso al mercato
Cp = costi di produzione in situazione di integrazione verticale costi di
approvvigionamento in situazione di ricorso al mercato
Fonte: Volpato, 1995
Nel grafico 1 sono riportate tre funzioni: ct, cp e la funzione somma delle due
precedenti.
Ct data dalla differenza tra i costi della burocrazia (nel caso dellopzione make) e i
costi di ricorso al mercato. Al crescere della specificit delle risorse tale funzione
decresce, fino ad assumere valori negativi. Questo perch quanto pi aumenta la
specificit delle risorse tanto pi sar conveniente lalternativa make piuttosto che
quella buy, in quanto i costi di ricorso al mercato assumono valori sempre maggiori
(come gi osservato nella parte precedente).
Cp, invece, la differenza tra i costi di produzione in caso di integrazione verticale e i
costi di approvvigionamento in situazione di ricorso al mercato. Anche in tal caso
allaumento della specificit diminuiscono i vantaggi del ricorso al mercato anche se
tale soluzione, secondo Willliamson, rimane sempre pi efficiente dellintegrazione
verticale. Per tale motivo la funzione non assume mai valori negativi.
La funzione ct+cp ha anchessa andamento decrescente allaumento della specificit.
Fino a quando assume valori positivi risulta pi conveniente rivolgersi al mercato,
mentre nel momento in cui i suoi valori divengono negativi la soluzione di integrazione
verticale (gerarchia) la pi efficiente.
Volendo analizzare ancora pi nel dettaglio la scelta di make or buy, possibile
prendere in considerazione due delle caratteristiche della transazione: specificit
dellinvestimento e frequenza (graf. 2).
80
Bassa
Intermedia
Alta
Frequenza
Occasionale
Governo trilaterale
Mercato
concorrenziale
Ricorrente
Governo
bilaterale
Integrazione
verticale
Nel caso in cui la specificit dellinvestimento sia bassa, indipendentemente dal grado
di frequenza, il mercato concorrenziale risulta la forma pi efficiente di
regolamentazione. In tal caso ogni transazione viene effettuata mettendo in concorrenza
i diversi produttori sulla base del prezzo (che diviene lunico indicatore che condiziona
la scelta). evidente che tale tipo di regolazione degli scambi adatta a prodotti
standardizzati.
Quando si hanno investimenti di media specificit e delle transazioni frequenti la
regolazione pi adatta risulta essere il governo bilaterale, cio la realizzazione di
accordi di lungo periodo tra le parti coinvolte nello scambio.
Il governo trilaterale , invece, pi adatto nel caso di frequenza occasionale e specificit
degli investimenti intermedia o alta. Nonostante non sia conveniente lintegrazione
verticale (in quanto gli scambi sono occasionali) non per sufficiente ricorrere ad un
governo bilaterale n tantomeno al mercato concorrenziale (in quanto la specificit
maggiore). Si preferisce, quindi, la presenza di un terzo, chiamato arbitro, che
interviene nel caso di potenziali controversie, risolvendole.
Infine, nel caso in cui gli investimenti siano altamente specifici e le transazioni
ricorrenti la forma di governo pi efficiente risulta essere lintegrazione verticale, cio
la realizzazione, allinterno dellorganizzazione, delle fasi di produzione.
Ma in che modo il potere di mercato conduce, per limpresa che se ne avvantaggia, ad
una diminuzione dei costi di transazione?
Innanzitutto necessario precisare che unimpresa con potere di mercato pu essere in
grado di diminuire i costi di tutte le transazioni, vale a dire di tutti gli scambi che si
realizzano sia con i propri fornitori che con i propri clienti, a seconda, naturalmente che
limpresa abbia potere economico nei mercati di approvvigionamento (come nel caso
del monopsonio o oligopsonio) o in quelli di vendita (ad esempio nel caso di monopolio
o oligopolio). In questo ultimo caso generalmente, la concezione che il potere di
mercato nei confronti dei propri clienti si realizzi mediante la possibilit di applicare
prezzi di vendita superiori al proprio costo marginale (ottenendo, quindi, degli extraprofitti). Seppure questo il caso con cui il potere di mercato a valle si manifesta
maggiormente, non sar oggetto del presente lavoro che si focalizza, si ricorda, sulla
possibilit di sfruttare la propria posizione di potere di mercato per ridurre i costi medi
totali.
81
Secondo alcuni studiosi (Shervani, Frazier e Challagalla, 2007) lalto potere di mercato
di unimpresa pu ridurre i suoi costi di transazione in quanto essa riesce ad agire sulle
variabili che influenzano i costi di transazione stessi.
Per quanto riguarda la specificit, unimpresa con elevato potere di mercato sar pi
probabilmente in grado di far ricadere lonere dellinvestimento specifico sulla
controparte, per effetto dellinfluenza che esercita su di essa. Si pensi, a tal proposito,
alla relazione tra due imprese: una fornitrice e una acquirente con elevato potere di
mercato (che pu essere, ad esempio, un monopolista o un oligopolista nel suo mercato
di sbocco). Supponiamo che limpresa acquirente richieda al fornitore un bene (ad
esempio un semilavorato) per cui necessario che questo acquisti un macchinario
fortemente specifico (non utilizzabile in altre transazioni). Limpresa venditrice
assumer, in modo univoco, il rischio dellinvestimento specifico per effetto
dellelevato potere di mercato che limpresa acquirente esercita su di essa. Limpresa
acquirente, quindi, fa valere il suo potere di mercato su quella fornitrice sia in termini di
mancato sostenimento dellesborso finanziario e del rischio connesso allinvestimento
specifico sia in termini di mancato sostenimento di tutti quei costi (informativi, legali,
ecc) che le sarebbero necessari per realizzare un contratto quanto pi completo nel caso
avesse dovuto preservarsi da comportamenti opportunistici della controparte. In tal caso
tali costi verrebbero sostenuti dallimpresa fornitrice che risulta quella potenzialmente
pi svantaggiata da tale relazione. Limpresa con maggiore potere di mercato, quindi,
in grado di ridurre i suoi costi di transazione e, quindi, il suo costo medio totale.
In merito alle altre due variabili che influenzano i costi di transazione incertezza e
frequenza risulta pi difficoltoso individuare il nesso logico che collega il potere di
mercato con la variazione della loro entit.
La detenzione del potere di mercato, per, pu non essere legata esclusivamente ad una
struttura del mercato stesso ma anche ad altri fattori che verranno di seguito analizzati,
specificando anche le modalit con cui queste possano condurre ad una diminuzione del
costo medio totale.
7.3
In una relazione tra attori economici si dice che esiste asimmetria informativa nel
momento in cui una delle controparti possiede maggiori informazioni dellaltra, che si
trova in una situazione di informazione incompleta. La parte che possiede maggiori
informazioni pu sfruttare tale situazione per avvantaggiarsene economicamente.
infatti dimostrato che, in presenza di asimmetrie informative, ad esempio, imprese che
offrono prodotti di qualit inferiore vengono premiate dal mercato rispetto a quelle
con prodotti qualitativamente migliori pur applicando lo stesso prezzo, o che anche
imprese di modeste dimensioni e quote di mercato sono in grado di ottenere extraprofitti da monopolisti.
Si pu quindi affermare che limpresa che gode di maggiori informazioni rispetto alle
controparti in grado di esercitare su di esse potere di mercato.
necessario specificare che, generalmente si fa riferimento ad asimmetria informativa a
favore del venditore nei confronti dellacquirente. Si tratta, in tal caso, di informazioni
limitate sui prezzi (dando luogo al modello trappola per turisti, in cui anche in
presenza di numerose imprese il prezzo di equilibrio sar quello di monopolio) o
82
limitate sulla qualit (si pensi al paradosso del mercato dei bidoni, in cui i prodotti
con bassa qualit fanno uscire dal mercato quelli di alta qualit (si vedano i box 2 e 3).
BOX 2 LA TRAPPOLA PER TURISTI
Una turista, Elisa, giunge in una cittadina piena di bancarelle di souvenir. Ogni
bancarella vende tazze da t con limmagine del municipio. Prima che parta il suo
autobus, Elisa passa accanto ad una di queste bancarelle, vede le tazze da t e decide ci
acquistarne una. Ha poco tempo prima della partenza dellautobus e non pensa di
ritornare a visitare quella cittadina in futuro. Pertanto non ha tempo di controllare i
prezzi di ogni bancarella e non pu utilizzare in futuro le informazioni ottenute anche
solo mediante una ricerca limitata. Se la maggioranza dei turisti di questo tipo, quale
sar il prezzo delle tazze di t? necessario fare quattro ipotesi:
- tutte le imprese (le bancarelle di souvenir) hanno gli stessi costi e vendono un prodotto
omogeneo;
- i consumatori hanno tutti la stessa funzione di domanda;
- una guida turistica fornisce a ciascun consumatore informazione sulla distribuzione
generale dei prezzi ma non indica il prezzo particolare praticato da ciascun negozio;
- il costo che il turista deve sostenere per recarsi in una bancarella e controllare il prezzo
o effettuare lacquisto pari a c che riflette il tempo e le spese del turista.
Pertanto se Elisa visita due bancarelle di souvenir, i suoi costi di ricerca sono pari a 2c.
Se compra una tazza di t nella seconda bancarella al prezzo p, il suo costo totale p +
2c. Il prezzo pi basso che Laura dovr pagare per una tazza di t sar p + c in quanto si
dovr avvicinare almeno ad una bancarella per realizzare lacquisto della tazza da t.
Si supponga che inizialmente ci sia un numero fisso di bancarelle da souvenir, n. quanto
far pagare ciascuna di esse per la tazza da t? Cominciamo ad analizzare il caso in cui
ogni bancarella far pagare il prezzo concorrenziale con informazione completa, pc, che
uguale a costo marginale.
Per stabilire se il prezzo di equilibrio concorrenziale con informazione completa sia
valido anche quando i consumatori hanno uninformazione incompleta , dobbiamo
stabilire se una qualsiasi impresa ha incentivo a discostarsi da tale prezzo. Se le imprese
beneficiano dallallontanarsi dallequilibrio inizialmente proposto, violano lequilibrio;
in altre parole, lequilibrio proposto non pi un equilibrio.
Se tutte le altre bancarelle fanno pagare il prezzo concorrenziale con informazione
completa, pc, alla singola imprese conviene fissare un prezzo pi alto. Limpresa
deviante pu praticare in modo profittevole il prezzo p* = pc + e, in cui e un numero
piccolo positivo. Dato che i consumatori non conoscono il prezzo di ciascun negozio, se
e sufficientemente piccolo, questo negozio non perder tutti i suoi clienti.
Elisa, ad esempio, entra proprio dal negoziante che sta deviando e vede che la tazza
viene venduta al prezzo p*. La sua guida le dice che tutte le altre bancarelle di souvenir
fanno pagare pc. Penser: che sfortuna, ho trovato lunica bancarella costosa della
citt. Elisa prende in considerazione lopportunit di recarsi in unaltra bancarella
perch sa con certezza che pagher un prezzo pi basso. Ciononostante, non va in un
altro negozio se il prezzo del negozio che sta visitando, p*, inferiore al prezzo
praticato negli altri negozi compreso il costo aggiuntivo per raggiungerli, ossia p*< pc +
c. In altre parole, non si reca in un altro negozio se il costo della ricerca, c, maggiore
di e, il markup sui costi. Pertanto, al negoziante che devia conviene far salire il prezzo
di un importo appena inferiore al costo relativo ad unulteriore ricerca. Quindi,
83
lequilibrio proposto in cui tutti i negozi fanno pagare il prezzo concorrenziale con
informazione completa, pc, pu essere violato: non si ha pi equilibri nel caso di
informazione incompleta sul prezzo.
Ma quale sar il prezzo di equilibrio?
osservabile come p* non pu essere un prezzo di equilibrio, applicato da tutte le
imprese. Seguendo il meccanismo visto nel caso precedente, ci sar sempre unimpresa
che devier applicando un prezzo pari a p** = p* + e = pc + 2e.
Lultima possibilit da verificare la situazione in cui tutti i negozianti fanno pagare il
prezzo di monopolio pm. In tal caso nessuno di essi vorrebbe praticare un prezzo pi
alto. In caso di equilibrio in cui tutti i negozianti praticano un unico prezzo, esso pu
essere solo pari a pm. Con prezzi inferiori a pm, le imprese hanno incentivo ad aumentare
i prezzi.
Tratto da: Carlton e Perloff (1997)
84
85
titolo. Che la vicenda non sia del tutto chiara anche provata dal fatto che la procedura
giudiziaria, montata dall'accusa, stata gi archiviata per ben 5 volte: una prima da
parte della Cnmv (la Consob spagnola) nel 1998 e successivamente da vari tribunali di
giustizia, l'ultimo dei quali nel 2006.
Il clima che si respira alla vigilia del processo comunque di tranquillit e di fiducia.
Negli ambienti finanziari spagnoli si infatti convinti che Alierta verr assolto perch
estraneo ai fatti. Anche se l'essere riusciti a portare il presidente di Telefonica in un'aula
di Tribunale, dopo 5 archiviazioni, un fatto che non va sottovalutato. Come a dire che
qualche rischio non da escludersi.
La sensazione che questo processo potrebbe essere stato montato ad hoc da qualcuno
per indebolire la posizione di Alierta, da una decina di anni al vertice di Telefonica, e
puntare cos alla nomina di un nuovo presidente del gruppo di tlc. Anche se Alierta
sembra sufficientemente forte e con sufficienti appoggi per superare anche questo
esame, dato che si tratta di un manager "bipartisan", nominato durante il Governo Aznar
e confermato da quello Zapatero. Oltre al fatto (e questo il dato pi importante) che
Cesar Alierta ha impresso una importante accelerazione nello sviluppo di Telefonica,
portandola ad espandersi fortemente all'estero ( suo il 10% di Telecom Italia),
soprattutto nei Paesi latinoamericani.
Il Sole 24 Ore, 14 aprile 2009
7.4
Circa a met degli anni 80, con lintroduzione della resource-based view allinterno
delle teorie economiche e manageriali le risorse (e le relative competenze necessarie per
gestire le interazioni tra di esse) hanno assunto un ruolo rilevante per la definizione
delle fonti dei differenziali di competitivit delle imprese.
Nonostante la letteratura in materia abbia analizzato il concetto delle risorse
dellimpresa sotto vari aspetti, la nostra attenzione si focalizzer su come il possesso di
determinate risorse (o competenze) conduce alla detenzione di un potere di mercato in
grado di garantire la diminuzione del costo medio totale dellimpresa.
Si fa, a tal proposito riferimento, al concetto di unicit della risorsa o della competenza.
Lunicit riferita al grado di specificit rispetto ad una determinata impresa o reti di
imprese (firm o network specificity). Se unimpresa possiede una risorsa o una
competenza unica, ci significa che i suoi concorrenti si trovano, in riferimento a quella
particolare condizione, in una situazione di svantaggio competitivo (sotto il vincolo,
naturalmente, che limpresa che gode dellunicit sia in grado di sfruttare tale situazione
per accrescere la propria profittabilit).
Per comprendere leffetto che la detenzione di risorse e competenze uniche pu
generare, possono essere utili le parole di Cook (1977): Nella misura in cui sono
disponibili risorse alternative per una organizzazione allinterno di un network [], la
dipendenza inferiore e lorganizzazione dispone di pi potere contrattuale per
influenzare il rapporto di scambio. Dove non esistono alternative, unorganizzazione
pu essere dipendente da una sola fonte organizzativa per ottenere le risorse
86
necessarie, nella misura in cui tali risorse siano essenziali per il funzionamento
organizzativo e per la sopravvivenza (Cook, 1977).
Le risorse e le competenze uniche sono in grado di generare, quindi, dipendenza di
alcune imprese da quelle che le detengono, generando, per queste, un potere di mercato.
Tale posizione tanto pi rafforzata quanto pi le risorse e le competenze uniche
risultano difficilmente imitabili da parte dei concorrenti. Una situazione che pu
assicurare linimitabilit di una competenza, di una risorsa e degli eventuali output ad
esse collegate pu essere rappresentato dalla presenza di strumenti di protezione. Nel
caso di innovazioni, ad esempio, la presenza di un brevetto in grado di proteggere il
detentore dello stesso da possibili utilizzi del prodotto brevettato da parte di altri
soggetti.
Il potere di mercato derivante da questa situazione fornisce, innanzitutto, la possibilit
di applicare un premium price nei confronti delle imprese che maggiormente
dipendono dalla nostra risorsa o prodotto unico (limpresa detentrice funge, infatti, da
monopolista).
Dal lato dei costi si torna a quanto esposto nella parte relativa alla struttura del mercato,
in cui si osservato come unimpresa che goda di potere di mercato sia in grado di
ridurre i propri costi di transazione, diminuendo cos il proprio costo medio totale.
87
Bibliografia
Akerlof G.A., (1970), The Market for 'Lemons': Quality Uncertainty and the Market
Mechanism, in Quarterly Journal of Economics, 84(3).
88
8.
8.1
UNA PREMESSA
Le singole imprese non operano in modo isolato dal resto del sistema economico e
sociale in cui si trovano, ma collaborano in differenti modi con lambiente esterno di
riferimento: Firms are not islands but are linked together in patterns of co-operation
and affiliation. Planned co-ordination does not stop at the frontiers of the individual
firm but can be effected through co-operation between firms. The dichotomy between
firm and market, between directed and spontaneous coordination, is misleading; it
ignores the institutional fact of inter-firm cooperation and assumes away the distinct
method of co-ordination that this can provide (Richardson, 1972).
Per ambiente si intende linsieme degli attori, localizzati in uno spazio geografico,
che dal punto di vista economico e sociale influenzano, direttamente o indirettamente,
lagire delle imprese. Gli attori sono costituiti dalle imprese, dalle istituzioni, pubbliche
e private, e dai consumatori (Iraldo, 2002). Perci, lambiente, o territorio, linsieme
dello spazio fisico nel quale gli attori sono localizzati e delle relazioni che ciascuna
impresa ha con gli altri attori: Lambiente viene letto sempre meno come un
contenitore fisico (spazialmente determinato) e sempre pi come insieme di relazioni
economiche o socio economiche, in grado di supportare limpresa nellattuazione delle
proprie strategie competitive (Iraldo, 2002).
Nel corso del presente scritto il termine territorio sar utilizzato come sostitutivo
dei termini: ambiente, contesto locale e area geografica 52.
Il rapporto tra singola impresa e territorio pu essere interpretato in modo circolare:
da un lato le imprese influenzano il territorio e dallaltro sono influenzate da esso. Tale
meccanismo tende a creare un effetto moltiplicatore (Dicken & Lloyd, 1993), cio
lincremento dellefficienza produttiva di unarea geografica attira lingresso di nuove
imprese, le quali entrando nel territorio aumentano la produttivit del contesto locale
innescando un meccanismo dincentivo a catena per lingresso di altre imprese. I
successivi paragrafi rappresentano i vantaggi che le imprese possono ricevere dalla
scelta di localizzarsi in un dato territorio.
51
89
8.2
90
8.3
DALLE ECONOMIE ESTERNE ALLE ECONOMIE ESTERNE DI
AGGLOMERAZIONE
v.
qualunque luogo, dove essi abbiano probabilit di trovare una buona scelta di lavoratori
dotati delle capacit tecniche che essi richiedono (Marshall, 1972);
Lavoro specializzato: Coloro che cercano impiego accorrono spontaneamente dove vi
sono molti imprenditori, che abbisognano delle loro capacit ed quindi probabile che
trovino un buon mercato (Marshall, 1972);
Capacit di generare invenzioni e miglioramenti: Negli impianti, nei processi
produttivi e nella organizzazione generale delle attivit [...] se qualcuno apporta una
nuova idea, questa viene recepita da altri che la combinano con i loro suggerimenti e
diviene quindi la fonte di nuove altre idee (Marshall, 1972);
91
8.3.2 Caratteristiche
agglomerazione
determinanti
delle
economie
esterne
di
Pa = Pa (Xa, En)
dove Pa rappresenta la produzione di una certa impresa A, Xa costituisce i fattori interni
della produzione, come per esempio capitale e lavoro, En rappresenta i fattori produttivi
esterni, cio non controllati dallimpresa A, in altre parole le economie esterne.
Si parla di economie o diseconomie esterne pecuniarie quando i vantaggi o svantaggi
provenienti dallesterno influenzano il profitto di una impresa senza modificare
direttamente la funzione di produzione: I profitti dellazienda dipendono non solo dal
prodotto e dallinput di fattori dellazienda stessa, ma anche dal prodotto e dallinput
dei fattori delle altre aziende (Scitovsky, 1966).
In definitiva, le economie esterne tecnologiche influiscono fisicamente sul prodotto,
le pecuniarie incidono sul profitto.
Alcuni autori (Becattini, 1987; Iraldo, 2002) hanno sottolineato che le economie
esterne di agglomerazione possono generare degli svantaggi qualora le imprese che ne
beneficiano sono fortemente dipendenti da tali risorse. Lo stesso Marshall (1972)
afferma: Una regione che dipenda principalmente dallesercizio di una sola industria
92
esposta ad una estrema depressione qualora venga meno la domanda del suo
prodotto, o lofferta della materia prima che adopera. Nellesempio della citt di
Prato, fatto in precedenza, si immagini il caso in cui il settore tessile entri in crisi: in
questa ipotesi per le imprese del territorio sar pi difficile riconvertirsi ad un nuovo
processo produttivo, a causa dellelevata specializzazione e concentrazione, mentre per
imprese appartenenti al medesimo settore, ma in aree geografiche meno specializzate,
sar meno difficoltoso. In altre parole, nel caso di una crisi di settore lelevata
specializzazione di un territorio pu costituire un limite per le imprese dellarea nel
fronteggiare la crisi.
8.4
I DISTRETTI INDUSTRIALI
93
94
della rifinitura finale. Il resto lo diamo fuori a una miriade di aziendine delle quali ho
perso perfino il conto.
Alberto Tonon: Ormai nessuno ha pi laspirazione stupida di coprire tutto il
ciclo produttivo. Noi qualche anno fa eravamo i pi grossi della zona. Poi abbiamo
capito che era un errore, puntando come facciamo su un prodotto di livello medio-alto.
Cos oggi produciamo circa 150 mila sedie lanno, per il 90% vendute allestero, avendo
s e no una settantina di operai. Non c segreto industriale che tenga. Come facciamo
un modello, due mesi dopo arriva un terzo che fa la copia della copia. Seccante? Certo,
perch le leggi di tutela ci sarebbero. Ma va detto anche onestamente che dato che
tutti i concorrenti sono qui in zona questa flessibilit nello spostarsi sui prodotti migliori
diventa anche la forza dellintera area.
Fonte: Rielaborato da Stella (1996)
95
Bibliografia
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96