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BANCA DI MEDICI

I Medici. Giovanni di Bicci de' Medici era uno dei 5 figli di Averardo de' Medici e di Jacopa
(o Giovanna) Spini. Suo padre era un mercante di lana che solo nell'ultimo periodo della sua
vita aveva raggiunto la ricchezza. Alla sua morte (1363) il suo cospicuo patrimonio venne
per diviso in cinque parti uguali, diventando cos un'esigua eredit nelle mani dei figli. Lo
zio di Giovanni, Vieri de' Medici (cugino di Averardo), era invece molto ricco, esercitava la
professione di banchiere e fra i settanta e pi banchi presenti nella Firenze medievale, il suo
era uno dei pi floridi. Proprio a servizio dello zio, Giovanni di Bicci de' Medici, impar il
mestiere di banchiere, diventando presto il responsabile della filiale a Roma. Nel 1386 rilev
questa filiale grazie al piccolo patrimonio portato in dote da sua moglie, Piccarda Bueri, poi
aumentato dall'entrata di nuovi soci. Nel 1397 la sede fu spostata a Firenze, vicino ad
Orsanmichele, all'incrocio fra Via Porta Rossa e Via Calimala, con un capitale di 10.000
fiorini per un po' pi della met di Giovanni e per la parte restante dei suoi due soci. La
fondazione del Banco dei Medici, normalmente fatta risalire proprio al 1397, quando
Giovanni sposta la sua banca da Roma a Firenze. Il cambio di citt port un vantaggio alla
banca, in quanto molte delle grandi banche predominanti a Firenze erano fallite. La scelta di
Giovanni si rivel molto azzeccata, anche perch Firenze ebbe a disposizione, per le sue
attivit mercantili, un buon porto sul Mediterraneo, dopo la conquista di Pisa. Un altro
vantaggio fu che era pi facile investire i capitali a Firenze piuttosto che a Roma. Nel marzo
del 1402 venne aperta la filiale di Venezia e poi quella di Ginevra. Nel 1413 Giovanni riusc a
diventare il banchiere privilegiato dei conti papali, grazie all'amicizia con l'Antipapa Giovanni
XXIII che lo aveva fatto accedere all'attivit della Camera Apostolica. Il Banco dei Medici
cos riscuoteva le decime e ne ricavava una percentuale, un'opportunit che accrebbe
enormemente le fortune finanziarie del Banco e della famiglia. Questo "monopolio" per dur
solo due anni perch nel 1415 il papa venne deposto dal Concilio di Costanza e imprigionato
e il Banco Medici si trov a dividere la fonte di guadagno con le imprese rivali, fra le quali
quelle degli Spini e degli Alberti. Con il fallimento del Banco Spini nel 1420 Giovanni
riacquist buona parte delle prerogative perse sulla riscossione dei conti papali, questa volta
in maniera duratura, circostanza che port una notevole prosperit a lui ed alla famiglia.
Grazie aagli introiti del banco, largamente sopra i 100.000 fiorini all'anno, e grazie alla sua
prestigiosa clientela, Giovanni pot permettersi anche di rendere il favore a Giovanni XXIII:
nel 1419 vers 30.000 fiorini per ottenerne la sua scarcerazione. Dopo la sua morte il prelato
venne sepolto nel Battistero di Firenze, nella tomba realizzata da Donatello e Michelozzo su
commissione del figlio di Giovanni, Cosimo il Vecchio. Nel 1420, mor Benedetto de' Bardi
(il ministro o direttore generale di tutte le filiali), e venne sostituito dal fratello minore
Ilarione de' Bardi. I contratti stipulati in questo periodo portano la firma di Ilarione a nome di
Cosimo, e non del padre Giovanni di Bicci; questo segna l'inizio di un trasferimento di
responsabilit e di poteri da Giovanni a Cosimo (detto il vecchio). Due Portinari vennero
inseriti nelle filiali di Firenze e Venezia. Ilarione non visse molto a lungo, e viene citato come
morto in una lettera del febbraio 1433; questo fu un periodo poco fortunato durante il quale il
governo di Rinaldo degli Albizi fece esiliare Cosimo a Venezia. Il 24 marzo 1439, venne
fondata la filiale di Bruges. Ci accadde quando il figlio del reggente la filiale di Venezia
(1417-1435) venne inviato a investigare, nel 1438, e torn con l'opinione che sarebbe stato
possibile creare una societ a responsabilit limitata con Bernardo di Giovanni d'Adoardo
Portinari (1407 - 1457) che assunse entrambi i ruoli di responsabile e azionista di
maggioranza. Quando Angelo Tani (1415-1492) divenne azionista di minoranza nel 1455,
venne creata la filiale con partecipazione paritaria del Banco dei Medici. Una situazione
similare di "accomandita" venne realizzata ad Ancona, sembra con Francesco Sforza. Il 1446

vide la nascita della filiale di Avignone. Nel 1466 fu creata la filiale di Lione con il graduale
trasferimento della filiale di Ginevra. La struttura del Banco aveva a quel punto raggiunto la
fisionomia definitiva; una nuova filiale sarebbe stata aperta a Milano, su richiesta di
Francesco Sforza. Il suo primo rappresentante Pigello Portinari era molto capace e la filiale
prestava fondi alla corte degli Sforza; dopo la morte di Pigello la filiale non fu in grado di
incassare i finanziamenti per 179.000 ducati concessi allo Sforza. In ogni caso, questo
periodo, sotto Cosimo e il suo ministro Giovanni de' Benci, fu il pi prospero nella storia del
Banco. Con la morte di Cosimo il 1 agosto 1464, ebbe inizio il declino della societ. Nel
momento di massimo splendore il Banco, che era in assoluto il pi importante dEuropa,
aveva 65 dipendenti e 7 filiali, numeri, per, inferiori a quelli dei Bardi e dei Peruzzi. Un
primo segnale del declino fu il quasi fallimento della filiale di Lione a causa della
venalit del suo direttore, salvato solamente dagli sforzi del ministro Francesco Sassetti; le
difficolt erano affiorate dopo quelle registrate nella filiale di Londra, che avevano messo in
difficolt, per gli stessi motivi, la filiale di Bruges, che aveva prestato delle grosse somme di
denaro a re Edoardo IV. Nel 1467, Angelo Tani fu inviato per rivedere i libri. Tani tent di
iniziare il recupero dei crediti: il re doveva restituire 10.500 sterline; la nobilt 1.000; altre
7.000 erano costituite da merci fornite e non pi recuperabili. Tani termin il salvataggio e
ritorn in Italia, ma il suo lavoro fu reso vano dal mancato sostegno dei direttori delle filiali
interessate e in particolar modo di quello londinese Canigiani. L'evento fatale fu la guerra
delle due rose che rese Edoardo IV incapace di rimborsare i prestiti; la filiale fu liquidata nel
1478, con una perdita totale di 51.533 fiorini. Dopo il fallimento della filiale di Londra, essa
venne messa in accomandita sotto il controllo di quella di Bruges, diretta dal terzo dei fratelli
Portinari, Tommaso Portinari. Tommaso aveva diretto la filiale per diversi decenni, ma aveva
dato prova di non essere allaltezza: egli aveva concesso enormi prestiti alla Corte Burgunda
per ingraziarsi il favore dei regnanti ed elevarsi socialmente. La filiale venne liquidata nel
1478 con perdite di circa 70.000 fiorini. Dopo la morte di Cosimo, le sue propriet e il Banco
passarono sotto il controllo del figlio maggiore Piero di Cosimo. Piero riconobbe i problemi
che si avvicinavano, e tent di iniziare una "politica di riduzione delle spese". sicuro che
Piero tent di intervenire pesantemente sulla filiale londinese per recuperare, per quanto
possibile, i crediti vantati nei confronti di Edoardo IV; ordin alla filiale di Milano di ridurre i
prestiti, disse a Tommaso Portinari, della filiale di Bruges, di vendere le navi e di non
concedere prestiti di difficile esigibilit e tent di chiudere la filiale di Venezia divenuta non
pi proficua. Nella prospettiva di seguire il suo piano d'azione, Piero si trov in difficolt: era
politicamente costoso e richiedeva che i prestiti venissero rimborsati, e tali richieste potevano
costargli care. Il re d'Inghilterra poteva rendergli impraticabili alcuni tentativi di esportare la
lana inglese, e della lana inglese il Banco aveva disperato bisogno per due ragioni. Il primo
era che quella lana era molto richiesta; se Firenze non avesse avuto la possibilit di
approvvigionarsi per fare i tessuti, non avrebbe potuto vendere le sue merci e cosa pi
importante, non avrebbe potuto dar lavoro alle classi pi modeste che si specializzavano in
quel settore. La seconda ragione era che c'era un problema sistemico nel Banco dei Medici
dove gli investimenti fluivano dal nord Europa verso l'Italia e la lana era necessaria, anche,
per offrire un flusso di valuta verso nord per bilanciare i conti. Quindi quando Edoardo aveva
chiesto i prestiti, la filiale di Londra non aveva potuto esimersi dal concederli. Dal 1494,
anche la filiale di Milano cess di esistere. Le filiali videro la loro fine nel 1494, quando
Savonarola e il papa iniziarono ad agire contro i Medici. La sede di Firenze era stata bruciata
durante una rivolta, quella di Lione venne rilevata da una societ concorrente, la filiale
romana and in bancarotta quando Papa Leone X chiese gli 11.000 fiorini che aveva
depositato nel Banco. Al momento del fallimento il Banco Medici era ancora la pi grande
banca d'Europa, con almeno sette filiali e cinquanta agenti, un numero stupefacente per
l'epoca. Linizio della crisi del Banco si pu far risalire a Cosimo che pass la maggior parte

del suo tempo dedicato alla politica, grazie alla quale riusc a trasformare la Repubblica in
Signoria, della quale Cosimo fu Signore, e quando non era impegnato nei complotti della
societ fiorentina, patrocinava letterati e artisti. Questo gli lasci poco tempo per occuparsi
della selezione dei direttori delle filiali del Banco e per guardare con attenzione all'interno del
Banco con l'intento di evitare frodi e malversazioni. Piero mor il 2 dicembre 1469 e gli
succedettero i suoi due figli Lorenzo e Giuliano. I due non raggiunsero la maggioranza e cos
Lorenzo invest nel Banco il patrimonio di Piero. Gli interessi di Lorenzo nel campo della
politica e dell'arte (che portarono a chiamarlo "il Magnifico") lo obbligarono a cedere al suo
mediocre ministro Francesco Sassetti, la responsabilit di decidere importanti questioni del
Banco. Sassetti venne incolpato del declino del Banco per il fallimento delle filiali di Lione e
Bruges, e Lorenzo per essersi fidato di Sassetti o di non averlo ascoltato quando gli riferiva
dei problemi. Veramente, Lorenzo disse una volta, quando Angelo Tani (che aveva tentato di
prevenire il fallimento della filiale di Bruges) fece appello a lui per sollevare Sassetti e
restringere i prestiti della filiale londinese, che "lui [Lorenzo] non capiva tali questioni." Alla
morte di Lorenzo l'8 aprile 1492, la gestione pass a suo figlio Piero di Lorenzo (1472-1521),
allora ventenne. Piero non aveva alcun talento per gestire una banca e si affid al suo
segretario e prozio Giovanni Tornabuoni. Inutile dire, che i due amministrarono male la banca
e trascurarono il nuovo ministro (Sassetti era morto nel marzo 1490) Giovambattista Bracci.
Quando la crisi apparve in lontananza, un modo di tentare di imbrigliarla sarebbe stato quello
di cominciare a ridurre gli interessi pagati sui depositi. Ma tale mossa avrebbe danneggiato
l'immagine dei Medici, e cos venne intrapresa troppo tardi. In aggiunta a questo, Lorenzo "il
Magnifico" non si occup affatto del Banco. Egli concentr il patrimonio della banca nel
patrocinio di artisti e letterati. I problemi fiscali cominciarono a cresce in modo pressante fino
a costringere Lorenzo a razziare la tesoreria di stato di Firenze e defraudando il Monte della
Dote, un fondo caritatevole. Subito dopo, la pressione politica di Carlo VIII di Francia con
l'invasione d'Italia del 1494, obblig Piero di Lorenzo de' Medici a cedere alle forze di Carlo e
all'insolvenza imminente del Banco. I beni del Banco vennero distribuiti ai creditori e tutte le
filiali vennero dichiarate fallite.

Stemma dei Medici

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