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Les anne trente du XVI

e
sicle italien, Actes du Colloque International (Paris, 3-5 juin 2004)
by Danielle Boillet; Michel Plaisance
Review by: Stefano Dall'Aglio
Bibliothque d'Humanisme et Renaissance, T. 70, No. 3 (2008), pp. 751-754
Published by: Librairie Droz
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comptes rendus 751
rimento alle istituzioni
politiche
ebraiche,
presente
in lavori di Jean Bodin. In
questo
caso la visione
profondamente
antimonarchica
espressa
dallo storico
modenese nella sua
opera potrebbe
avere con obbiettivo
proprio
il lavoro del
giurista
francese, che,
al
contrario,
aveva descritto la storia
politica degli
Ebrei
come un
esempio,
il
migliore,
di
governo regio.
Il testo del
Sigonio
?
quindi
-
nella lettura offertane da Bartolucci
-
perfetta
mente e volutamente inserito dal suo autore all'interno del dibattito
politico
che,
dalla fine del
Cinquecento
in
avanti, per
molti decenni avrebbe coinvolto tutta
l'Europa,
nel cui contesto l'uso della storia
degli
Ebrei era strumentale all'affer
mazione di tesi
legate spesso
ai conflitti in atto e del
quale
i contenuti del De
rep?blica
Hebraeorum divennero uno dei
principali punti
di
riferimento,
sia
come fonte di notizie sul mondo ebraico sia
per
una loro
interpretazione
in
chiave
politica.
Bologna.
Gian
Luigi
Betti
Les ann?e trente du XVIe si?cle
italien,
Actes du
Colloque
International
(Paris,
3-5
juin 2004),
r?unis et
pr?sent?s par
Danielle Boillet et Michel
Plaisance,
Paris,
Centre Universitaire de Recherche sur la Renaissance
Italienne,
2007
;
364
p.,
35
.
Non
capita spesso
di imbattersi in un
convegno privo
di
paletti disciplinari
e
circoscritto soltanto da una delimitazione
cronologica
e
geografica.
Il volume
preso
in esame infatti
(scaturito
da un
colloquio parigino
del
2004)
intende sof
fermarsi su un decennio di storia
italiana,
in una
prospettiva interdisciplinare
che
lascia
aperto
il
campo
a contributi di
taglio
molto
diverso,
dalla storia della cul
tura alla storia
dell'arte,
dalla storia della letteratura a
quella religiosa,
senza
disdegnare
la storia dell'architettura e la storia del libro. Evidente
dunque
l'ori
ginalit?
della struttura del
volume,
ma anche
l'eterogeneit?
dei
saggi
raccolti al
suo
interno, stemperata
soltanto in
parte
da una divisione in sei sezioni che aiuta
a riordinarne tematicamente i contenuti ma che non
sempre
riesce ad essere
pie
namente convincente ed
organica.
Pressoch? inevitabile che il libro si traduca in
un insieme di casi
specifici,
ma manchi di una visione d'insieme che aiuti a riu
nire in uno o
pi?
mosaici i numerosi tasselli
(ventiquattro
in
tutto)
di cui si com
pone.
Un limite che naturalmente non
penalizza
oltremisura la
lettura,
sia
perch?
i
singoli
temi trattati hanno un loro interesse intrinseco che
prescinde
dallo
sguardo complessivo
rivolto al
volume,
sia
perch?
il
quadro generale
che se ne
ricava, per quanto
asimmetrico,
serve ad illuminare molti
aspetti
di
quello speci
fico decennio di storia italiana.
Decennio scelto non a
caso,
se si tiene conto che il 1530 fu un vero e
proprio
spartiacque per
la storia della
penisola.
In
quella
data, infatti,
Carlo V
regol?
i
conti con
papa
e re di Francia
dopo
che la
lega
di
Cognac
e il sacco di Roma ave
vano messo in discussione il suo
strapotere
in terra italiana. E
per Firenze,
prima
ancora che
per gli
altri
stati,
il 1530 fu
fatale,
poich?
in
quella
data venne defini
tivamente messa una
pietra
tombale sulle sue velleit?
repubblicane.
Senza con
tare che
l'importanza degli
anni trenta non si esaurisce con
l'aspetto puramente
politico,
come sottolineato da Michel Plaisance
nell'introduzione,
ma ?
legata
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752 COMPTES RENDUS
quantomeno
alla
questione
della
penetrazione
in Italia delle idee riformate e a
quella
dell'evoluzione
linguistica,
letteraria ed editoriale.
Non
stupisce quindi
che
protagonista
della
prima
delle sei sezioni sia il
libro,
considerato da un
duplice punto
di vista che tiene conto sia dei contenuti che
degli aspetti
relativi ai
processi
editoriali. ? il caso del contributo di Antonio
Sorella,
che si sofferma sui
rapporti
tra autore e
tipografo partendo
da casi
spe
cifici come
quelli
di Pietro Aretino e Pietro Bembo.
Autore,
quest'ultimo,
che
ritorna nel
saggio
di Lina
Bolzoni,
incentrato sui suoi Asolarti e sul modo in cui
un trattato di Galeazzo Flavio
Cappella
venne successivamente inserito in un'o
pera dialogica
dell'inizio
degli
anni trenta. Anche altri testi di
questa
stessa
sezione toccano
singoli
autori e casi
specifici per allargare poi
il discorso a feno
meni letterari di
pi? ampio respiro
: Paul Larivaille
parte
dal Libro del
cortigiano
per
sottolineare uno slittamento dall'essere
all'apparire
dal
vago sapore
manie
rista,
mentre Mario Chiesa
apre
con Teofilo
Folengo per approdare
ad un'analisi
linguistica
e strutturale di
poemi
suoi
e di altri.
La sezione ?Cultura e
politica?
tocca
gli
intrecci tra storia e
storiografia,
e il
modo in cui la
produzione
editoriale si intrecci? con le
congiunture politiche
di
quello specifico periodo
storico. Ancora una volta si
parte
da casi
specifici,
a
cominciare dalla riflessione di Adriano
Prosperi
sulla Descrittione di tutta Italia
di Leandro Alberti
;
punto
di
convergenza
tra la tradizione domenicana e
quella
umanistica,
fu uno dei
pi? significativi
ed interessanti tentativi di tracciare un
bilancio della storia di
quegli
anni. Il De coronatione di Girolamo
Balbi, invece,
redatto a ridosso della
pacificazione
del
1530,
fornisce lo
spunto
a Juan Carlos
D'Amico
per
alcune considerazioni
sugli aspetti storico-giuridici
del
rapporto
tra
papa
e
imperatore.
Allo stesso
specifico
momento
storico-politico
si
ricollega
anche Nerida
Newbigin,
con una relazione su una commedia ambientata durante
l'assedio di Firenze e forse
preparata per
la visita di Carlo V a Siena. Gli ultimi
due contributi tuttavia non si ancorano a
singole opere
: Paolo Procaccioli ritorna
sulla
figura
dell'Aretino
per
riflettere sul
rapporto
economico tra letterato e
signore,
mentre Luciana Miotto si
occupa
della ristrutturazione della Villa
Impe
riale di Pesaro.
I tre testi sul
rapporto
tra
religione
e cultura offrono solo
squarci
su
singoli
aspetti
di
quella
che fu una realt?
particolarmente complessa,
che resta
per?
sullo
sfondo.
Sylvie
Terzariol si sofferma sui
Dialogorum deprodigiis
tres
(1531)
del
l'urbinate Polidoro
Virgilio;
fortemente critico verso le
pratiche superstiziose,
rimase nei
ranghi
dell'ortodossia ma non fu insensibile ai fermenti di riforma che
scuotevano
l'Europa dell'epoca.
Sulla linea di confine ai
margini
dell'eterodos
sia si consum? anche l'annoso dibattito sulla traduzione in
volgare
della Bibbia
(il
tema al centro del contributo di Elise
Boillet), protagonista
del
quale
furono il
discusso umanista Antonio
Brucioli, e,
su
posizioni opposte
e molto
pi?
allineate
con l'autorit?
ecclesiastica,
il
gi?
citato Aretino. Michel Feuillet tocca temi
simili,
ma in ambito
pittorico, applicati
al caso
dell'enigmatico
Lorenzo
Lotto;
la sua
Annunciazione
conservata a Recanati ? il
punto
di
partenza per
un'inda
gine
su un
atteggiamento religioso
dell'artista non facile da decifrare.
Con la
quarta
sezione si
approda
alla
poesia,
a
partire
da //
sogno
di Parnaso
(1532), prima opera
di Lodovico
Dolce,
analizzata da Donatella Donzelli. Suc
cessiva di due anni
rispetto
allo scritto del letterato
veneziano,
? la
corrispon
denza tra Francesco Berni e
Michelangelo,
studiata analiticamente da Matteo
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COMPTES RENDUS 753
Residori in un intreccio di
piano poetico,
artistico,
comico e
letterario,
sullo
sfondo del
quale
si
staglia
il
pittore
veneziano Sebastiano del Piombo. Un'altra
pubblicazione poetica
coeva ? al centro del contributo di Paola Cosentino : le
Rime
volgari (1533)
di Lodovico
Martelli, prese
ad
esempio
di irait-d1 union cul
turale tra Firenze
(citt?
di
provenienza
del
Martelli)
e Roma
(dove
furono stam
pate)
al
crepuscolo
del
pontificato
di Clemente VII. Travalica la conclusione
degli
anni
trenta, invece,
la lettura fatta nel 1541 da Alessandro Piccolomini a
Padova al
cospetto
dell'Accademia
degli
Infiammati. Il
testo,
al centro del
sag
gio
di
Marie-Fran?oise Pi?jus,
era il commento ad un sonetto di Laura Forte
guerri,
e
dunque
conteneva un
omaggio
alla
poesia
al
femminile,
guardata
con
uno
sguardo
denso di
rispetto,
non minore di
quello regolarmente
tributato ai
classici.
Nel 1532
apparve
anche la
prima
edizione della versione definitiva dell'Or
lando
furioso,
a cui
gli
atti del
convegno parigino
riservano
un'intera, seppur
breve,
sezione. Il
primo
dei tre contributi
sull'argomento
?
quello
di Alexandre
Doroszla?,
che ha studiato
proprio quella
versione in
rapporto
alla
prima
reda
zione dello
scritto,
alla luce
dell'ispirazione cartografica
e
topografica
che si
annidava dietro il lavoro dell'Ariosto. In continuit? con l'intervento di Dorosz
la? si
pone quello
di Giulio
Ferroni,
che si ?
occupato
delle variazioni strutturali
e testuali che caratterizzarono
quelle
versioni,
fino ad
approdare
all'edizione
curata da Lodovico Dolce nel
1535,
comprensiva
anche di
un'apologia
contro i
detrattori del letterato emiliano. Pi?
analitica, infine,
la relazione
presentata
da
Sergio
Zatti,
e dedicata a tre
specifici
brani
(due
soli dei
quali
tratti dal
Furioso),
allo
scopo
di riflettere sul
rapporto
tra
poema
e realt?
storica,
con
specifico
rife
rimento alla
questione
della denuncia del
potere
in ambito letterario.
La sesta e ultima sezione introduce uno scenario
pi? specificatamente
fio
rentino,
con contributi che
spaziano
dalla storia alla letteratura in un decennio
cruciale
per
il centro
toscano,
che vide
prima
la fine della
Repubblica
e
poi
il
progressivo
consolidamento del
Principato
mediceo. L'intervento di Salvatore
Lo Re si fonda in
larga parte
sul
carteggio
di Piero Vettori custodito alla British
Library per
analizzarne alcuni
specifici aspetti,
dalla
pubblicazione
del Cicerone
di
Venezia,
all'assunzione della cattedra di
eloquenza greca
e latina
presso
lo
Studio
fiorentino,
all'idea di fondare in citt? una
stamperia per
i classici
greci.
I
successivi contributi di Alfredo Perifano e Michel Plaisance sono dedicati
rispettivamente
ad un
dialogo
di
argomento
medico contenuto nei Novae Acade
miae Florentinae
opuscula (1533)
e alla formazione letteraria del Lasca
(Anton
francesco
Grazzini), legata
ai nomi di Pietro Aretino e di
Luigi
Alamanni. Siamo
ancora nell'ambito della cultura filomedicea con YAridosia
(1536)
di Lorenzino
de'
Medici,
redatta subito
prima
dell'assassinio del duca
Alessandro,
e anzi
rap
presentata proprio
in onore della futura vittima. Ne
parla
Marina
Marietti,
sotto
lineandone il debito verso Plauto e Machiavelli ma anche il successivo
recupero
in ambito francese. Meno letterario e
pi? prettamente
storico ? il
saggio
di Lucie
de Los Santos che chiude il
volume,
rivolgendo
l'attenzione non
pi?
ai vincitori
medicei ma ai fuoriusciti
repubblicani
sconfitti
proprio dagli
eventi della met?
del decennio. Gli anni tra 1534 e 1537 furono caratterizzati
prima
dal fallimento
delle trattative con Carlo V e
poi
dalla nomina di Cosimo I e dallo scacco mili
tare di Montemurlo
;
si consumava cos? il triste
epilogo
delle libert?
repubblicane
di Firenze che tanta
importanza
ebbe nell'evoluzione dell'Italia
cinquecentesca.
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754 comptes rendus
Il duca Cosimo nel 1539 si serv? del matrimonio con Eleonora di Toledo
per
con
solidare il suo
rapporto
con
l'imperatore,
e nel 1540 si trasfer? a Palazzo Vec
chio,
prendendo
fisicamente
possesso
del
luogo
simbolo delle antiche istituzioni
repubblicane.
Era la fine di
un'epoca,
e non soltanto
per
Firenze.
Firenze. Stefano Dall'Aglio
/ tribunali del matrimonio
(secoli XV-XVHI),
a cura di S. Seidel Menchi e
D.
Quaglioni (Annali
dell'Istituto storico
italo-germanico
in Trento.
Qua
derni, 68),
Societ? editrice il
Mulino,
Bologna
2006, pp.
848 +16 n.n.
Questa
raccolta di
saggi
costituisce l'ultimo dei
quattro
volumi della serie /
processi
matrimoniali
degli
archivi ecclesiastici
italiani,
edita a
partire
dal 2000
dall'Istituto storico
italo-germanico
di Trento
per
i
tipi
de II Mulino. Nelle
migliaia
di
pagine
e nelle decine di interventi che
compongono questi
volumi si
d? conto dell'attivit? decennale di un
gruppo
di ricerca che ha coinvolto studiosi
e
depositi
documentari di tutta Italia e che ha avuto la sua
origine
a Trento
grazie
all'intraprendenza
scientifica di Silvana Seidel Menchi e
Diego Quaglioni.
Come chiariscono la
premessa
e i
saggi
introduttivi dei
curatori,
in
particolare
quello
di Seidel
Menchi,
i lavori di
questa ?quipe
si sono concentrati su una
tipo
logia
di fonti
specifica, quella,
ricchissima,
delle cause
matrimoniali,
che furono
trattate nel corso dell'et? moderna sia nel foro secolare sia in
quello
ecclesia
stico,
sia dalla
giustizia
civile sia da
quella
criminale. L'esame di
questi processi
ha fornito
pertanto
un'occasione eccezionale
per meglio comprendere
il funzio
namento del sistema
giudiziario
di Antico
Regime;
essi, per
il loro
argomento,
che concerne i
problemi
della convivenza matrimoniale e
paramatrimoniale,
offrono una
prospettiva
innovativa
per
lo studio della storia sociale e culturale
italiana.
Il volume
qui preso
in
esame,
a differenza dei
precedenti,
non si
occupa
di
particolari tipologie
di cause matrimoniali
(le separazioni,
i
processi per
vizi di
consenso,
le cause di misto
foro),
e si sofferma invece sull'istituzione stessa che
ha
giudicato
nei secoli le
questioni
relative ai
matrimoni,
i tribunali e le loro
carte. Il
punto
focale del libro ? costituito dalla
parte
seconda,
in cui sono raccolti
sei contributi sullo stato documentario dei fondi matrimoniali di alcuni archivi
ecclesiastici italiani: l'archivio del Patriarcato di
Venezia,
studiato da Cecilia
Cristellon,
e
gli
archivi diocesani di
Feltre,
di
Verona,
di
Napoli
e di
Trento,
rispettivamente
illustrati da Marina
Poian,
Valeria
Chilese,
Ulderico Parente e
Pierroberto Scaramella
(entrambi
si sono
occupati
dell'Archivio Storico Dioce
sano di
Napoli)
e Luca Faoro. Il
primo
dei
saggi
di
questa
sezione,
di Giovanni
Ciappelli,
riassume in un
quadro generale
i dati raccolti ed esaminati
pi?
analiti
camente nei
singoli
interventi e offre alcune informazioni
puntuali
sulle
proce
dure di
catalogazione
usate
dagli
studiosi nella loro
opera
di analisi e inventaria
zione dei
processi
matrimoniali.
Questi contributi,
una
piccola parte
di
quelli
riuniti nel
volume,
riescono da soli a mostrarne
l'importanza complessiva:
il
paziente
lavoro di ricerca
degli
autori,
chiarito anche attraverso il ricorso alla
statistica,
dischiude al lettore l'arduo mondo
degli
archivi e dissoda un
campo
di
studi, poco
sfruttato in
passato,
che
ora,
grazie
a
questi sondaggi preliminari,
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