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Informazioni e Copyright
La correttezza delle affermazioni di Hardin appare evidente a chiunque abbia esperito la gestione di una qualunque
risorsa fisica.
Come ottimamente illustrato, tra gli altri, da Carl Shapiro e Hal Varian nel loro libro “Information rules” (Harvard
Business School Press, 1999), l’informazione presenta una struttura di costi differente rispetto ai beni materiali:
produrre l’informazione costa ma, una volta prodotta, riprodurla e distribuirla presenta costi marginali, talvolta nulli.
Una famosa citazione di Thomas Jefferson recita: “Colui che riceve una idea da me, riceve egli stesso istruzione senza
diminuire la mia; come colui che accende la propria candela dalla mia, riceve luce senza oscurarmi”.
La maggiore implicazione degna di nota è che, a differenza di quanto avviene per i beni materiali, per i beni immateriali
non vi è un limite fisiologico allo sfruttamento e alla diffusione e quindi le informazioni “commons”, nel pubblico
dominio, non sono soggette alla Tragedia dei Commons.
Fino al 1976, negli Stati Uniti, i prodotti della creatività non erano protetti dalle leggi sul copyright a meno che gli
autori non includessero una esplicita rivendicazione del Copyright. I lavori pubblicati senza tale rivendicazione
diventavano di dominio pubblico.
La situazione “normale” era il dominio pubblico, a meno di esplicita limitazione dichiarata dall’autore.
A seguito di modifiche legislative tra il 1976 ed il 1988, i lavori creativi sono automaticamente “tutelati” dal Copyright.
Ora la situazione “normale” è il Copyright per qualunque opera originale della creatività fissata con qualunque mezzo
di espressione. (Il Copyright Office afferma, "copyright is an incident of creative authorship not dependent on statutory
formalities.")
L’autore che desideri non esercitare le restrizioni che la legge sul diritto d’autore consente deve ora farsi carico della
comunicazione della propria intenzione di cedere l’opera al pubblico dominio.
Nell’era di Internet, chiunque pubblichi delle informazioni (si pensi ai weblog), anche se non ha intenzione di
rivendicarne il diritto d’autore e anche se non intende limitare la possibilità di riutilizzo da parte di possibili terzi
interessati, deve esplicitamente dichiararlo. In assenza di una chiara indicazione, chiunque desideri riutilizzare o
rielaborare informazioni pubblicate da un terzo, non lo può fare senza esporsi a possibili rivendicazioni di Copyright.
Il punto qui è che l’onere si è spostato da chi intende proteggere la propria opera a chi non intende proteggerla.
Stefano Quintarelli, 2003. This work is licensed under the Creative Commons Attribution-NonCommercial
License. To view a copy of this license, visit http://creativecommons.org/licenses/by-nc/1.0/ or send a letter
to Creative Commons, 559 Nathan Abbott Way, Stanford, California 94305, USA.
L’assunto della legge è che la condizione standard sia che la maggioranza degli autori desideri proteggere le proprie
opere e, nell’era di Internet, della facile pubblicazione e distribuzione di informazioni da parte di chiunque, questo
assunto può apparire discutibile.
Il diritto d’autore prevede che un’opera, dopo un certo tempo dalla produzione, diventi di pubblico dominio.
Quando nei secoli scorsi furono introdotte le leggi sul Copyright, esse erano tese a consentire all’autore di sfruttare
economicamente i prodotti della propria creatività per un periodo di tempo congruo: inizialmente 14 anni, poi estesi a
50 e successivamente a 75 (in Europa fino a 70 anni dopo la morte dell’autore).
Lawrence Lessig, professore di diritto alla Scuola di Legge dell’Università di Stanford, in alcune sue presentazioni
pubbliche ha associato queste estensioni a “Mickey Mouse”, affermando che le estensioni sono state stabilite in
corrispondenza della scadenza della titolarietà della Disney dei diritti d’autore relativi.( http://www.oreillynet.com/pub/
a/policy/2002/08/15/lessig.html?page=3 ).
Con l’attuale impianto normativo, quando il diritto d’autore relativo ad un’opera arriverà a scadenza per le opere create
oggi, risulterà estremamente difficile stabilire che l’opera è entrata nel dominio pubblico.
In assenza di una esplicita informazione sul Copyright con una data o di una segnalazione ad un apposito Registro, non
è detto che possa essere pubblica la data di creazione di un’opera o, al limite, della identità stessa dell’autore, e quindi
potrebbe non esistere una modalità pratica di conoscere se il periodo di protezione del diritto d’autore è scaduto.
• “ShareAlike”: eventuali opere derivate devono avere una licenza con le stesse caratteristiche del lavoro
originale.
L’applicazione web già citata e ad altri strumenti presenti sul sito di Creative Commons aiutano gli autori ad assicurare
alla propria opera il livello di protezione desiderato e a porre altri diritti nel pubblico dominio, per il beneficio della
scienza e dell’arte.