Olismo o individualismo in Marx? Sullultimo libro di Ernesto
Screpanti, Marx dalla totalit alla moltitudine (1841-1843) di Luca Basso Nei testi fra il 1841 e il 1843 Marx comincia a elaborare una forma molto sofisticata di individualismo, definibile come istituzionale. A torto, perci, gli si continua ad attribuire unadesione al paradigma olistico ed hegeliano. Questa la consapevolezza raggiunta nella sua ricerca critica da Ernesto Screpanti, il quale si viene cos avvicinando ad alcune delle pi sollecitanti traiettorie teoriche del post-althusserismo.
In passato, anche sulla base di un cortocircuito fra valutazione del marxismo e critica dellesperienza storica del socialismo reale, troppo spesso si interpretato il senso complessivo del discorso marxiano allinsegna di una sorta di olismo, a scapito del riconoscimento delle capacit e delle facolt individuali. Dallaltro lato, in particolare negli anni 80, il marxismo analitico (Elster, Roemer) ha fortemente valorizzato lapproccio dellindividualismo metodologico seppur mitigato da politiche di redistribuzione sociale , sottolineandone una potenziale compatibilit con la prospettiva delineata da Marx, e nello stesso tempo mettendo in luce, di questultima, una serie di limiti e di possibili cadute olistiche. Limpostazione del marxismo analitico si rivela compatibile, per molti versi, con una pratica riformista, volta ad attutire le diseguaglianze prodotte dal sistema capitalistico, ma senza mettere in discussione in modo radicale questultimo: cos viene fortemente ridotto, se non annullato, lelemento della lotta di classe, e quindi il carattere politicamente dirompente dellorizzonte marxiano. Il libro di Ernesto Screpanti, Marx dalla totalit alla moltitudine (1841-1843) (Petite Plaisance, Pistoia 2013), presenta, in primo luogo, il merito di sottoporre a critica qualsiasi interpretazione olistica del percorso marxiano, senza per con questo aderire a una visione che in qualche modo legittimi lindividualismo capitalistico, per quanto mitigato da una serie di misure sociali. A differenza che nei teorici del marxismo analitico, non ci si trova di fronte a un marxismo senza comunismo: il termine comunismo non viene bandito dal ragionamento, ma piuttosto rideclinato secondo una piegatura libertaria, come emergeva anche da un suo precedente lavoro, Comunismo libertario. Marx, Engels e leconomia politica della liberazione (il manifestolibri, Roma 2007, trad. ingl., Palgrave Macmillan, Basingstoke 2007). In secondo luogo, laspetto interessante del libro fornito dal fatto che tale critica allolismo viene calata in unanalisi specifica di una fase del percorso marxiano, dal 1841 al 1843, che non stata sufficientemente approfondita dagli interpreti: qui iniziano a emergere alcuni elementi significativi, che, seppur in modo non lineare, risulteranno gravidi di sviluppi ulteriori. Prima di spiegare in che senso, secondo Screpanti, litinerario marxiano si contraddistingua, anche se con contraddizioni e ambiguit interne, per una forma di individualismo, e non di olismo, occorre chiarire in che modo vengano declinate le categorie in questione: Lolismo ontologico basato su un assioma secondo cui esistono agenti collettivi emergenti rispetto ai loro componenti individuali, tali cio che il loro agire non determinato interamente dallagire dei componenti individuali e dalle relazioni tra essi esistenti. Questo assioma pu essere trasposto in un postulato di
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olismo metodologico, secondo il quale per spiegare lazione di un agente collettivo non sufficiente conoscere i comportamenti e le relazioni dei suoi componenti (p. 155). Contrapposto allapproccio olistico, si trova un postulato di individualismo metodologico, il quale asserisce che per conoscere il comportamento di un ente collettivo sufficiente conoscere il comportamento dei suoi componenti individuali e le relazioni tra essi esistenti [] La definizione della sufficienza piuttosto che della necessit della riduzione individualistica serve per formulare una definizione generale [] la rilevanza del postulato dindividualismo metodologico si coglie proprio nellambito dellontologia. Infatti esso nega validit al postulato di olismo metodologico [] (pp. 156-157). Si rivela necessario precisare che la modalit di individualismo che qui viene delineata non lindividualismo possessivo moderno, e meno che mai lindividualismo sotteso al neoliberalismo odierno. In termini generali, il riferimento non certo a un individuo isolato, a un individuo-atomo, svincolato dalle condizioni, dalle relazioni e dai contesti in cui opera. Non a caso, viene adoperata al riguardo la categoria di individualismo istituzionale: Un tipo particolare di individualismo metodologico denominato individualismo istituzionale. Asserisce che i comportamenti individuali di un aggregato sociale devono essere studiati con riferimento alle istituzioni storicamente determinate in cui si trovano immersi [] Lindividualismo istituzionale [] nega che i componenti di un ente collettivo possano essere identificati negli individui astratti a cui rinvia gran parte del pensiero contrattualista e utilitarista (pp. 159-160). Secondo Screpanti tale teorizzazione dellindividualismo istituzionale non costituisce una sorta di terza via fra individualismo e olismo: comunque sia, si distanzia in modo netto da ogni modalit liberale di individualismo e presenta caratteristiche peculiari, a tal punto da renderlo compatibile, in una sua accezione machiavellicamente tumultuaria, con lelemento del comunismo marxiano. Ma occorre esaminare come questa impostazione generale venga calata in unanalisi specifica dei primi testi marxiani. Il libro incentrato sui testi dal 1841 al 1843, con particolare rilievo agli scritti inediti rispetto a quelli editi, e con particolare interesse per gli estratti da testi e autori classici della storia della filosofia. Sulla base di questa interpretazione interna delle prime opere marxiane, si articola in sei capitoli (e in due appendici), in cui estremamente rilevante risulta il corpo a corpo con Leibniz, Spinoza, Rousseau, Machiavelli (oltre che, in misura minore, con Montesquieu, Hume e Hamilton), ai quali Marx ha dedicato specifici estratti. Screpanti sottolinea, da un lato, che lattraversamento dei testi dei filosofi indicati si rivela cruciale per la comprensione del percorso marxiano successivo, e, dallaltro, che ci si trova di fronte a una trascrizione, seppur orientata, di opere, e non a unelaborazione compiuta. E proprio questo il periodo in cui si compie la conversione dallidealismo e dal democraticismo radicale al materialismo e al comunismo [] il passaggio di Marx al comunismo alla fine del 1843 rimarrebbe un perfetto mistero se non si tenesse conto dei Quaderni di Kreuznach [] i Quaderni di Kreuznach e la Kritik del 1843 rimarrebbero a loro volta un perfetto mistero se non si tenesse conto dei Quaderni di Berlino, con cui inizia il percorso di ricerca che a quegli scritti approda (p. 6). Nel secondo dopoguerra un forte stimolo alla valorizzazione delle opere giovanili marxiane stato rappresentato dalla riflessione di Galvano Della Volpe, che ha colto nuclei teorici molto rilevanti, e che nello stesso tempo ha interpretato tali testi in modo acritico, concependoli sic et simpliciter come una compiuta prefigurazione del Marx maturo. Una sorta di contraltare rispetto a tale valorizzazione del giovane Marx fornita dalla tematizzazione di Louis Althusser, fortemente critica nei confronti dellumanismo e del (presunto o reale) essenzialismo di tale concezione. Secondo Screpanti, la rottura epistemologica marxiana si sarebbe verificata prima del 1844-1845: il presente libro si propone proprio di far emergere la
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vitalit, seppur con ambivalenze, degli scritti marxiani antecedenti al 1844, sulla base di uninstabilit interna, di unoscillazione tra romanticismo e illuminismo, tra idealismo e scienza (p. 12). Questo approccio permette di mettere in discussione, o perlomeno di problematizzare la questione, per cos dire, dei due Marx, del giovane Marx e del Marx maturo: infatti, nella storia del marxismo troppo frequentemente si insistito sulla valorizzazione o del giovane Marx o del Marx maturo, operando contrapposizioni discutibili sul piano filologico e sulla base di opzioni teorico-politiche oggi per lo pi datate. Inoltre, anche soffermandosi sul cosiddetto giovane Marx, occorre rilevare che non ci si trova di fronte a un corpus perfettamente compatto e sistematicamente delineato: allinterno del ragionamento esistono tensioni contrastanti, non sempre risolte in modo chiaro, e quindi anche ambiguit. Ma queste ultime non vengono a configurare un compiuto organicismo, al contrario di quanto spesso stato sottolineato. Tra i Quaderni di Berlino, significativo quello dedicato a Leibniz, di cui vengono valorizzati in primis il metodo scientifico e la concezione dellindividualit. Per quanto concerne questultima, lindividualit in quanto singolarit irriducibile costituisce il fondamento ontologico della realt sociale [] (p. 18): Togliendo Dio dal discorso di Leibniz, Marx approda a una ontologia sociale per la quale gli agenti individuali sono condizionati dalle relazioni sociali e dalle azioni e reazioni reciproche [] Ci accade perch gli individui sono incapaci di rappresentarsi luniverso se non a partire da punti di vista particolari e parziali (p. 27). Secondo Screpanti in questi termini che comincia a prendere corpo la concezione marxiana del soggetto umano quale uomo sociale. Sempre allinterno dei Quaderni di Berlino, particolarmente interessanti sono gli estratti dal Trattato teologico-politico: si tratta di una ricostruzione intenzionata della teoria politica spinoziana (p. 31). Il centro dellinteresse marxiano consiste nella trattazione della democrazia, che costituisce una sorta di prefigurazione del comunismo. Seppur con una serie di difficolt interne, il Marx lettore di Spinoza tenta di dare vita a una concezione realistica della democrazia: [Marx] tende a vedere nella democrazia, intesa come autogoverno razionale della moltitudine, una possibilit storica reale, anzi, quasi una necessit dello sviluppo storico (pp. 33- 34). Qui viene introdotto il concetto di moltitudine, presente anche nel titolo del libro, nella sua irriducibilit a popolo compatto e omogeneo, a totalit. Alla base di tale democrazia della moltitudine stanno soggetti individuali. Tale visione non si configura quindi come negazione dellindividualismo: Un processo politico realmente democratico deve essere fondato su un postulato dindividualismo etico, mentre una teoria libertaria della democrazia e della rivoluzione deve essere costruita nel rispetto del postulato dindividualismo metodologico. Soggetti ultimi dei processi politici sono gli individui concreti [] (pp. 35-36). Lattraversamento dei testi leibniziani e spinoziani, seppur sulla base di percorsi differenziati e complessi, ha permesso di far emergere con sempre maggior forza il ruolo degli individui, che nel caso di Spinoza vengono a formare una moltitudine insorgente. Si rivela per necessario esaminare gli elementi idealistici, secondo Screpanti con la loro problematicit, in particolare attraverso la mediazione di Bruno Bauer e di Ludwig Feuerbach. In realt Screpanti opera una precisa differenziazione fra le due influenze indicate: Tutti gli studi degli anni 1838-1841, dalla tesi di laurea ai Quaderni di Berlino sono svolti sotto legida della filosofia dellautocoscienza di Bruno Bauer [] (p. 41). Dal 1843, e ancor pi nel 1844, la figura di riferimento diventa Feuerbach: ci si configura come una condizione di regresso verso posizioni essenzialiste e olistiche (p. 44). Lo stesso concetto di Gattung, presente nella Critica della filosofia
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hegeliana del diritto pubblico ma con una funzione non decisiva, col passare del tempo, e in particolare nel 1844 diventa cruciale, e la sua rilevanza si attenua fortemente solo con le Tesi su Feuerbach e soprattutto con Lideologia tedesca. In ogni caso, nel periodo indicato rimane unombra hegeliana, con la sua ambivalenza: [] Marx stesso ricade talora nellolismo. Lo fa ipostatizzando a sua volta un ente collettivo come il popolo [] Linfluenza hegeliana sulla formazione della componente olistica del pensiero di Marx piuttosto forte, ed disastrosa. Ci nondimeno uninfluenza hegeliana si fa sentire anche sulla sua presa di distanza dallindividualismo astratto del contrattualismo liberale, e in questo caso benefica (p. 50). Infatti, nellintera produzione marxiana costante la critica, con la sua chiara ascendenza hegeliana, al contrattualismo: si pensi al passo folgorante sulle Robinsonaden contenuto nella Einleitung del 57. Ma tale approccio non implica la presenza di una posizione organicistica e anti-individualistica: daltronde, come dimostra la teorizzazione marxiana successiva, dallIdeologia tedesca ai Grundrisse, centrale il riferimento alla libera individualit, possibile solo a partire dai presupposti forniti dal sistema capitalistico. Il richiamo allaristotelico zoon politikon deve quindi essere inteso nei suoi giusti confini: La distanza tra Aristotele e Marx nella definizione della socialit umana notevole: l abbiamo lidea di una natura umana che essenzialmente socievole [], qui lantinaturalistica definizione di una plurale soggettivit sociale come realt empirica storicamente situata [] (p. 53). E importante rimarcare la carica antinaturalistica del discorso marxiano, e quindi la sua irriducibilit non a ogni antropologia, ma a ogni antropologia astratta, essenzialistica (pur esistendo ambiguit in tal senso, soprattutto nei primi testi). E a partire dalle considerazioni svolte, che mettono in luce la permanenza di moduli idealistici e insieme laffacciarsi di elementi che vanno in una direzione diversa, che occorre interpretare un testo come la Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico, fondamentale per la costruzione della teoria politica del comunismo (p. 58): Marx usa la critica individualista allolismo ontologico di Hegel per decostruire la sua concezione dello Stato come realt che si autolegittima spiritualmente [] (pp. 64-65). Marx non si limita a polemizzare contro lolismo ontologico di Hegel, ma articola una posizione individualistica, radicata per nella concretezza delle sfere sociali e politiche. Al riguardo necessario riprendere la differenziazione precedentemente compiuta fra individualismo metodologico e individualismo istituzionale. Questultimo permette di cogliere il richiamo agli individui allinterno dei contesti e dei rapporti specifici in cui si trovano ad operare: Lindividualismo metodologico di Marx assume qui chiaramente la forma di un individualismo istituzionale, e gli serve per mostrare le modalit con cui i soggetti concreti della storia, cio gli individui empirici che compongono una certa societ, arrivano a lottare per costituirsi in comunit politica autogovernata [] Questa formazione della costituzione e dello Stato, in quanto espressione della volont dei cittadini, per Marx un processo rivoluzionario; non un presupposto formale della democrazia ma la realizzazione pratica, entro una precisa situazione storica, di un movimento in cui si esprime la volont politica del popolo [] (pp. 67-68). Ci si trova per di fronte a una modalit del tutto peculiare di individualismo istituzionale, che prevede non solo il radicamento nelle condizioni materiali ma anche la destrutturazione di esse, sulla base di un rapporto esplosivo fra teoria e prassi, come emergeva gi dalle Tesi su Feuerbach, con il rilievo sulla valenza rivoluzionaria della filosofia. Allinterno di questo dispositivo teorico inaudito, lelemento della democrazia viene articolato in termini dinamici, e sulla base di un continuo, agitatorio richiamo alla Rivoluzione francese, modello di tutte le rivoluzioni. Nella Kritik la vera democrazia viene intesa come democrazia reale piuttosto
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che solo formale, in direzione di unestinzione dello Stato. A testimonianza della forte connessione tra la democrazia, cos delineata, e ci che successivamente verr indicato con comunismo, Screpanti sottolinea che Marx non abbandoner mai questa teoria. Nellopera politica pi importante della maturit, La guerra civile in Francia, non far altro che articolarla e approfondirla come studio di un reale processo rivoluzionario di costruzione della democrazia comunista (p. 74). Ai fini dellapprofondimento del rapporto, sotteso alla prospettiva qui articolata, fra dimensione individuale e dimensione collettiva, significativo il riferimento agli estratti marxiani, anche se si tratta solo di una trascrizione, selezionata, di testi. Tra i Quaderni di Kreuznach particolarmente rilevante quello relativo a Rousseau: Ci si accorger che, nel lavoro di copia-e- incolla, i tagli sono significativi quanto i plagi e che, come fa con Spinoza, Marx cerca di costruire un suo proprio discorso modificando i connettivi logici di quello di Rousseau. Ci si render conto per che c una grande differenza fra gli appunti su Spinoza e quelli su Rousseau: mentre col filosofo olandese Marx costruisce un discorso personale che diverso ma sostanzialmente non divergente dalla fonte, con lo svizzero viene alla luce un rapporto pi complesso che nello stesso tempo di assimilazione e di critica (p. 85). Da vari punti di vista, decisamente critica la posizione marxiana nei confronti di Rousseau. Appare necessario rimarcare questo aspetto, in quanto sia in Francia sia in Italia (in particolare, con Della Volpe e Colletti) spesso si operata una forte connessione, ai limiti dellidentificazione, fra i due filosofi in questione. Daltronde, al di l di altri elementi (basti pensare, ad esempio, alla giustificazione rousseuaiana della propriet privata nel Contratto sociale, da Marx ovviamente criticata), emerge un punto cruciale su cui Marx si distanzia, vale a dire lorganicismo rousseauiano, lassorbimento individuale nella comunit. In questo senso, se si vuole sostenere la tesi del Marx individualista, seppur con tutte le precisazioni del caso, Rousseau non pu che costituire un referente polemico. Nonostante ci, ci si trova di fronte a un atteggiamento ambivalente nei confronti di Rousseau: Da una parte Marx sviluppa una critica esplicita a Hegel e una implicita a Rousseau per la loro tendenza a definire lessere sociale in termini olistici [] Dallaltra, nello studio dei processi che portano allinstaurazione della vera democrazia e nella spiegazione dello stesso significato della democrazia, Marx tende a identificare in un ente collettivo, che sia il Popolo o il Genere Umano, il Soggetto capace di dar vita e senso alla comunit. Proprio nella teoria della vera democrazia si pu cogliere al meglio la schizofrenia filosofica di Marx (pp. 123-125). In ogni caso, seppur con oscillazioni, viene riarticolata la nozione di volont generale: [] Marx [] tende a far coincidere la volont generale con la volont di tutti: generale perch tutti hanno contribuito alla sua formazione, non perch intrinseca alla natura del bene comune (p. 95). Se Rousseau attua una forte divaricazione fra volont generale e volont di tutti, Marx invece cerca di far coincidere i due elementi. Come Screpanti mette in luce anche nella prima delle due appendici, Da Rousseau a Hegel, pur assumendo alcuni elementi rousseauiani, Marx concepisce la relazione fra il soggetto individuale e il soggetto collettivo in termini sostanzialmente differenti rispetto a Rousseau. Ritorna qui lidea di un collettivo non come totalit, ma come moltitudine di singolarit nella loro differenziazione. A partire dalle coordinate indicate viene articolato lelemento del comunismo: E unidea a cui Marx terr fermo per il resto della vita: che il comunismo unorganizzazione sociale che esalta lo sviluppo delle forze produttive estendendo la cooperazione e lorganizzazione del lavoro, e con ci espande le libert individuali (p. 97). Un filo rosso dellintera produzione marxiana, dai primi agli ultimi scritti,
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costituito dallidea secondo cui il comunismo non si configura come negazione delle singolarit, ma al contrario come loro realizzazione. Nello stesso tempo, per, Marx riprende un aspetto cruciale del discorso rousseuaiano: Ci che Rousseau cerca di dire che i delegati del popolo [] non sono i depositari di una volont a cui il popolo ha rinunciato con la delega, sono solo dei mandatari dei cittadini. Su questidea Marx lo segue in pieno [] In seguito approfondir lidea che il vincolo di mandato, per essere efficace, deve essere associato a un diritto di revoca (pp. 99-101). In Marx ci si trova di fronte alla critica alla rappresentanza e, conseguentemente, alla delineazione di una sorta di mandato imperativo, con diritto di revoca, come emerge in modo icastico negli scritti sulla Comune. Daltronde, gi nella Kritik erano presenti elementi di democrazia radicale, anche se con un rischio olistico molto forte. Ma, in conclusione, il Quaderno Rousseau segna un passo avanti rispetto alla Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico. Sebbene sembri permanere qualche residuo di olismo etico anche qui, ora Marx mostra di aver capito che il popolo non quel tutto mistico esaltato da Rousseau [] La tendenza a ridurre la volont generale alla volont di tutti il segno di quanto ora Marx sia andato avanti nel riconoscimento del popolo come moltitudine priva di sostanza etica. Il passo definitivo lo far mettendosi a lezione da Machiavelli (p. 103). Ritorna qui il tentativo di declinare la dimensione collettiva non sulla base di una sorta di misticismo olistico, ma a partire dallesigenza della realizzazione delle singolarit nella loro irriducibilit a uno schema onnicomprensivo. In questo senso risulta cruciale il concetto di moltitudine, con le sue ascendenze spinoziane e machiavelliane, in quanto permette di tenere aperto, in termini dinamici e anche conflittuali, il rapporto fra dimensione individuale e dimensione collettiva. Si arriva cos al Quaderno di Kreuznach dedicato a Machiavelli, pi scarno di quelli precedentemente esaminati. In primo luogo centrale il riferimento a Machiavelli in merito allantropologia: Intorno al problema della definizione della natura umana c una forte affinit tra la concezione realista di Machiavelli e quella di Marx anti-hegeliano [] solo con la lettura di Machiavelli che viene fatto un salto decisivo oltre lidealismo umanista [] (p. 106). Si assiste alla destrutturazione di ogni idea astratta di natura umana, e invece a unindagine specifica di soggetti concreti, nel loro radicamento in una situazione concreta. Daltronde, successivamente, nellIdeologia tedesca si insiste continuamente sullelemento della determinazione specifica per connotare la dimensione dellindividualit. E, anche nellarticolare la questione del rapporto fra soggetto individuale e soggetto collettivo, il richiamo al segretario fiorentino si rivela decisivo: in Machiavelli non emerge unidea compatta, olistica di popolo, dal momento che questultimo viene concepito come un insieme di agenti, individuali e sociali (p. 106). Tale considerazione sul carattere articolato del popolo non presenta alcuna connotazione irenica: ci si trova di fronte a una disunione, a una lacerazione (ad esempio, fra i Grandi e il popolo), con la produttivit politica di questo elemento. Inoltre Marx assume la centralit machiavelliana del conflitto, seppur sulla base di una dislocazione rispetto a Machiavelli, nel senso che sempre pi rilevante diventa la sfera economica. In ogni caso, Marx, pi in generale a livello di metodo, assimila da Machiavelli (e anche da Montesquieu) un approccio materialista e relativista alle questioni etiche. Screpanti polemizza contro lidea, presente in vari esponenti del marxismo analitico, di un impianto morale della critica al capitalismo: al contrario, valorizza, di Machiavelli, lanalisi disincantata della religione, in quanto instrumentum regni, e, ancor di pi, dello Stato, di cui viene rifiutata ogni fondazione teologica ed etica. In ogni caso, come ha rimarcato con forza Louis Althusser in
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Machiavelli e noi, il riferimento cruciale, per Machiavelli, alla verit effettuale della cosa nella sua singolarit e non sulla base di schemi generalizzanti. Machiavelli permette a Marx di pervenire a una concezione non idealista della prassi, una concezione per cui la prassi vista non come la realizzazione del Concetto nellazione del Soggetto della storia, bens come lazione di particolari soggetti concreti che usano la teoria per definire e realizzare i propri interessi materiali (p. 115). Seppur sulla base di differenze significative (ad esempio, in Machiavelli manca lelemento della rivoluzione come abolizione delle classi), la lettura marxiana dei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio rappresenta una sorta di coronamento del percorso di ricerca iniziato nel 1841, e, anche nei testi successivi, Hobbes e Spinoza vengono ricondotti a Machiavelli a partire dallidea secondo cui il potere si configura come fondamento del diritto. Anche se il marxismo italiano (basti pensare, ad esempio, a Gramsci e a Labriola) ha insistito sul rapporto Marx-Machiavelli, nessun filosofo ha colto tutta lestensione dellaffinit di pensiero tra Marx e Machiavelli, e la rilevanza di tale elemento per la comprensione della rottura epistemologica marxiana (p. 121). Sulla base del percorso indicato, anche attraverso unanalisi minuziosa degli estratti, Screpanti arriva alla seguente conclusione, con il titolo di Dr. Marx e Mr. Karl: [] esistono due Marx. C un Dr. Marx dotato di unanima idealista, in cui prevale unimpostazione di olismo ontologico e una visione deterministica della storia, e un Mr. Karl con unanima realista, che adotta un metodo dindividualismo istituzionale e un approccio scientifico allindagine sociale. La ricerca del Moro oscilla continuamente e non arriver mai a una rottura epistemologica definitiva, anche se non c dubbio che gli scritti del 1845-46 marcano un passaggio cruciale [] Ma quella rottura stata preceduta da profonde incrinature emerse nel 1841 e nel 1843 (p. 128). Questo approccio possiede il merito di valorizzare le opere precedenti al 1845-1846, ma facendo riferimento a testi meno celebrati e meno conosciuti rispetto a La questione ebraica, Per la critica della filosofia del diritto di Hegel. Introduzione e ai Manoscritti economico-filosofici del 1844, e meno marcati dal modello feuerbachiano, sulla cui rilevanza spesso si insistito in modo eccessivo nellinterpretazione della fase indicata. Il richiamo a Feuerbach permette di problematizzare il tema, fortemente connesso a quello della presunta dicotomia fra il giovane Marx e il Marx maturo, dellumanismo e dellantiumanismo. Tale contrapposizione, che ha trovato una ragion dessere in particolare negli anni Sessanta e Settanta, nello scenario odierno si rivela improduttiva: se si vogliono cogliere le potenzialit dei soggetti concreti, non si tratta di ipostatizzare n lapproccio umanistico, con il suo rischio essenzialistico (come in Feuerbach), n quello antiumanistico, che incontra grandi difficolt nellarticolazione teorica dellelemento della soggettivit. In ogni caso, lo scopo complessivo del libro di Screpanti, ribadito anche nella seconda appendice, Individualismo e olismo, consiste nel mettere in discussione quellolismo ontologico che presente anche in alcune impostazioni hegelo-marxiste. Al riguardo appare adeguata la categoria di individualismo istituzionale: non si tratta di un compromesso o una via di mezzo tra olismo e individualismo: una forma realistica dindividualismo in cui le relazioni che collegano gli agenti possono essere definite in termini di strutture organizzative, istituzioni normative e abitudini comportamentali. Ebbene questa concezione era stata intuita da Marx gi nel 1841 e imbastita nel 1843. Gli individui sono studiati in quanto uomini concreti influenzati dalle relazioni [] in cui si trovano immersi [] (pp. 160-161). Allinterno di tale scenario possono venir ammessi solamente elementi intersoggettivi, che risentono dei comportamenti individuali e delle interazioni sociali, e che comunque trovano alla propria base situazioni concrete. Arrivati a questa
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acquisizione, il riferimento finale alla trattazione di Althusser: rispetto ad essa, Screpanti, pur condividendo la critica allessenzialismo, rileva alcuni aspetti problematici, in particolare in merito allillegittimo disconoscimento del ruolo della soggettivit nei processi politici (p. 170). Occorre evitare sia lindividualismo astratto, sia lolismo del logos della struttura sociale (presente anche in Althusser), in cui gli individui vengono ridotti a funzioni. Emerge una visione della storia come processo aperto risultante dallazione autoliberatoria dei soggetti concreti (p. 171). Tale concezione individualistica presenta per caratteristiche peculiari, del tutto differenti non solo dallindividualismo liberale ma anche da un individualismo come quello sotteso al cosiddetto marxismo analitico: pur non configurandosi come una terza via fra individualismo e olismo, erode qualsiasi idea astratta di individualit, in qualche modo funzionale allo scenario capitalistico. Sarebbe interessante confrontare tale accezione di individualismo istituzionale con un approccio come quello di Etienne Balibar, fondato sullidea secondo cui lintero itinerario marxiano si configuri come tentativo di destrutturare la contrapposizione fra individualismo e olismo, dando vita a una sorta di ontologia della relazione. Non a caso, in una celebre Tesi su Feuerbach, si fa riferimento non a un olistico Ganze, a un Tutto, ma a un ensemble dei rapporti sociali. Inoltre, come emerge con forza anche da un passo dei Grundrisse, la societ consiste prima di relazioni di individui, che di individui. N la monade di Hobbes e di Bentham, n il grande essere di Augusto Comte [] Non ci che idealmente in ogni individuo (come una forma o una sostanza), o ci che servirebbe, dallesterno, a classificarlo, ma ci che esiste tra gli individui, per le loro molteplici interazioni (E. Balibar, La filosofia di Marx, trad. it. il manifestolibri, Roma 1994, p. 36). Transindividuale, infatti, prima di tutto questa reciprocit che si instaura tra lindividuo e il collettivo nel movimento dellinsurrezione liberatrice ed egualitaria (ivi, p. 129). La prospettiva di Balibar, rispetto allinterpretazione di Screpanti, attribuisce un maggior peso alla dimensione della relazione, e intende in modo diverso lindividualismo, legando questultimo unicamente alla sua accezione liberale. Nonostante tali differenze, emerge un elemento comune, ovvero la tensione verso la valorizzazione delle singolarit nella loro diversificazione, non in distonia con la dimensione collettiva, concepita a partire dalla pratica politica. Riarticolare quel sogno di una cosa che il comunismo marxiano, significa attraversare la reciprocit instabile fra lindividuale e il collettivo, sulla base di coordinate che non possono essere definite una volta per tutte e che sono continuamente aperte alla rettifica del proprio percorso.
Luca Basso Ricercatore di Filosofia politica presso lUniversit di Padova. autore di molti articoli e di tre monografie: Individuo e comunit nella filosofia politica di Leibniz (Rubbettino, 2005), Socialit e isolamento: la singolarit in Marx (Carocci, 2008; trad. inglese Brill, 2012), e Agire in comune. Antropologia e politica nellultimo Marx (Ombre Corte, 2012).