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GLI ESPLOSIVI

Relatore:
dott. Alessandro MASSARI
dirigente Superiore presso la
Direzione Centrale Polizia Criminale
Servizio Polizia Scientifica
Introduzione
Gli esplosivi sono sostanze solide o liquide, da sole o in misce-
la con altre, che, trovandosi in uno stato metastabile, sono capaci di
produrre una rapida reazione chimica.
Sono ad elevato contenuto energetico, la cui reazione non al-
tro che il raggiungimento di un livello di energia pi basso da par-
te dei reagenti con formazione di prodotti di reazione pi stabili.
Nella reazione esplosiva si verifica una rapida e inarrestabile li-
berazione di energia con sviluppo di calore e di prodotti gassosi.
Lesplosione, a seconda della velocit di propagazione del feno-
meno, prende il nome di deflagrazione (con velocita di pochi cen-
timetri o metri al secondo e piccole variazioni di pressione) o di de-
tonazione (con velocit di 1-10 Km/s, superiori a quelle del suono
e accompagnate da sviluppo di elevate pressioni ).
In questo processo si genera unonda di scoppio, alla quale as-
sociata la maggior parte dellenergia, che viene trasferita agli strati
dellaria attraversati.
Poich larea del fronte di avanzamento aumenta con il quadra-
to della distanza, tale energia viene distribuita nello spazio con va-
lori sempre minori.
Conseguentemente la pressione, la temperatura e la velocit del
vento diminuiscono rapidamente con laumentare della distanza dal
punto dellesplosione e diminuisce in proporzione il potere dirom-
pente.
Durante questo fenomeno laria compressa produce un forte mo-
vimento nella direzione di avanzamento dellonda a cui segue una
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fase di ritorno in cui la pressione scende sotto il valore atmosferi-
co ed il vento inverte la sua direzione (implosione).
A questo fenomeno dovuto il fatto che a seguito di unesplo-
sione, le finestre vengono spalancate verso lesterno.
Non tutte le esplosioni producono unonda durto, ad esempio,
un gas non rinchiuso che esplode, produce un aumento di pressio-
ne irrilevante e lenergia viene dispersa sotto forma di perturbazio-
ne acustica di piccola ampiezza.
Essenziale in questo tipo di reagenti la pressione che essi rag-
giungono.
Infatti, un miscuglio di gas allaria brucia producendo un lieve
rumore e una luce spettacolare mentre, se lo stesso miscuglio viene
posto in un serbatoio ermeticamente chiuso, si nota un aumento di
pressione finch, se il serbatoio scoppia, i gas caldi vengono espulsi
e si produce una violenta onda di scoppio; in questo caso la quan-
tit di energia liberata molto grande.
La reazione esplosiva pu essere iniziata per azione del calore o
per shock detonante.
La resistenza dello stato metastabile al calore conosciuta co-
me stabilit, mentre la facilit con cui la reazione chimica pu es-
sere iniziata chiamata Sensitivit o Sensibilit.
Per le diverse sostanze viene indicato il potere esplosivo il cui
valore pu essere calcolato dal calore di reazione (esplosione), cio
dalla differenza tra il calore di formazione dei prodotti dell esplo-
sione e il calore di formazione dellesplosivo stesso.
Sperimentalmente, invece, il valore del potere esplosivo si mi-
sura nel blocco di trauzl prendendo a riferimento il potere esplosi-
vo dellacido picrico posto convenzionalmente uguale a 100.
Considerando che il calore di esplosione rappresenta la perdi-
ta di energia necessaria per rompere i legami allinterno della mo-
lecola, evidente che una sostanza avr un potere esplosivo tan-
to maggiore quanto minori saranno le forze di legame presenti in
essa.
Infine, un ultimo importante parametro da valutare per gli esplo-
sivi il bilancio di ossigeno.
Infatti, le esplosioni sono caratterizzate da reazioni di ossida-
zione e quindi diviene essenziale valutare se la molecola di un cer-
to esplosivo contiene sufficiente ossigeno per le reazioni che devono
verificarsi e se esso in eccesso o in difetto.
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Per esempio la nitroglicerina ha un bilancio di ossigeno positi-
vo mentre il tritolo negativo.
Classificazione
Per la loro natura chimica, per le loro diverse caratteristiche e
per le loro differenti propriet chimico fisiche, gli esplosivi si pre-
stano ad essere classificati in diversi modi ed in effetti esistono nu-
merose classificazioni proposte dai diversi autori che hanno scritto
sullargomento.
Queste classificazioni, basate ognuna sui diversi punti di vista
degli autori, hanno tutte una loro validit anche se il loro limite
costituito dal fatto che nessun autore riuscito a definire e a com-
prendere tutti gli esplosivi in una rigida classificazione.
Pertanto poich il nostro interesse soprattutto analitico/foren-
se, si adotter una classificazione definizione che evidenzi in modo
particolare i gruppi funzionali presenti nei diversi esplosivi corre-
landoli con le propriet chimiche di interesse analitico delle varie so-
stanze.
Integrando quanto gi esposto nellintroduzione, gli esplosivi de-
tonanti si suddividono in primari o innescanti se detonano sempli-
cemente allurto, (fulminato di mercurio, azotidrato di piombo, stif-
nato di piombo, tetrazene etc.) ed in secondari o da scoppio se per
detonare richiedono lintervento di un esplosivo primario ( nitrogli-
cerina, pentrite, T4 , tritolo, tetrile, etc.).
Sono esplosivi deflagranti la polvere nera, le polveri da lancio in
genere e le polveri pirotecniche.
Invece vengono definite propellenti quelle sostanze che, reagen-
do in opportune condizioni, sviluppano calore e forniscono particel-
le di espulsione.
A) Esplosivi primari o innescanti
Sono composti altamente sensibili agli urti meccanici, alla fri-
zione ed al calore e sono facilmente innescati con il diretto contat-
to della fiamma o del calore.
Tra questi si possono includere:
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1. Fulminato di mercurio
2. Azoturo di piombo
3. Triazoturo cianurico (C.T.A)
4. Tetrazene
5. Stifnato di piombo
6. Esametilendiamminaperossido
B ) Esplosivi secondari o da scoppio
Sono anche definiti ad alto potenziale e lesplosione provocata
da questi composti procede con elevata rapidit e viene trasmessa
attraverso la massa.
Questi esplosivi sono caratterizzati non soltanto dalla loro rapi-
dit di trasformazione chimica ma anche dalla grande quantit di
energia messa in gioco nella reazione.
Essi non detonano facilmente per calore, fiamma diretta o urto.
La loro detonazione viene provocata per simpatia dallesplo-
sione di un esplosivo primario.
Tra questi esplosivi vengono compresi:
1. Nitrocomposti
a) Alifatici: Nitrometano
Nitrocellulosa (NC)
b) Aromatici: Nitrobenzene (NB)
Dinitrotoluene (DNT)
2,4,6, Trinitrotoluene (TNT)
Trinitronaftalene (TNN)
Trinitrofenolo (Acido Picrico)
2. Nitrammine
a) Alifartiche: monometilamminanitrato (MNAN)
Nitrammina
Etilendinitrammina
Nitroguanidina
b) Aromatiche: 2,4,6 Tetranidro N-Metilanilina
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c) Eterocicliche: 1,3,5 Trinitro-1,3,5 Triazocicloesano
(T4 O RDX)
1,3,5,7 Tetranitro-1,3,5,7 Tetraazocilottano
(HMX)
3. Esteri nitrati: Nitrato di metile
Etilenglicole binitrato (EGDN)
Nitroglicerina (NG)
Pentaeritrolotetranitrato (PETN)
Nitromannite
4. Perossidi organici: triacetone perossido (TATP)
lesametilentriperossido di ammina
(HMTD)
5. Sali degli acidi nitrico, cloridrico, pelclorico:
Ammonio nitrato
Guanidina nitrato
Urea nitrato
I composti esplosivi sono molecole pure ma il loro uso nella
realt si esplica in modo diverso in quanto essi vengono mescolati
tra loro o con altri prodotti per creare composti esplodenti aventi ca-
ratteristiche di potenza,di sicurezza e pi in generale di utilizzazio-
ne per differenti impieghi.
Queste miscele esplosive possono essere divise in tre grandi ca-
tegorie:
Esplosivi ad uso civile
Esplosivi militari
Esplosivi artigianali.
Esplosivi ad uso civile
Sono quelli pi utilizzati negli attentati a ragione della loro fa-
cile reperibilit sul mercato nero e dellalto grado di sicurezza pre-
sente nella loro manipolazione.
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Sono costituiti da molti componenti e vengono prodotti sia in
Italia che allestero da moltissime ditte. I pi comuni sono :
polveri nere;
dinamiti;
gelatine;
polveri senza fumo (balistiti);
A.N.F.O.;
slurries.
Esplosivi militari
Sono esplosivi puri ed esplosivi composti.
Quelli puri come il TNT o il T4 vengono utilizzati in forma fu-
sa e/o in polvere per il caricamento di proiettili e granate additivati
di sostanze inertizzanti (flemmatizzati).
Sono di difficile reperimento sul mercato libero e non essendo sta-
ti studiati per uso civile mancano dei requisiti principali di sicurezza.
Come miscele esplosive possono essere ricordati:
il compound B;
la tritolite;
gli amatoli;
i data sheet;
plastici.
Questultimi si prestano ad essere modellati in diverse forme o
adattati in cavit.
Essi sono a base principalmente di T4 (C4) e/o Pentrite additi-
vati con olii lubrificanti, masse cerose e grassi.
Un cenno particolare meritano il Semtex H ed il Data sheet per
gli innumerevoli attentati terroristici in cui sono stati utilizzati.
Il primo, prodotto in Cecoslovacchia, un plastico formato da
una parte attiva (90% circa), costituita da T4 e PETN, da un colo-
rante e da un plastificante.
Il secondo usato da alcuni gruppi terroristici arabi, un esplo-
sivo in fogli a base di pentrite ed stato utilizzato per preparare va-
lige esplosive.
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Esplosivi artigianali
Sono composti preparati con materiali che non hanno caratte-
ristiche esplosive e che vengono venduti liberamente al pubblico per
altri scopi.
Per la loro preparazione vengono usati : zuccheri, clorati, nitra-
ti, acidi forti etc.
In Italia sono poco usati sia per i loro effetti abbastanza conte-
nuti sia per la facilit con la quale possibile reperire quelli ad uso
civile.
Tra gli esplosivi artigianali opportuno ricordare anche gli
A.N.F.O. (Nitrato di Ammonio e olio combustibile) e le micce deto-
nanti che vengono usate utilizzando o direttamente le micce o gli
esplosivi in esse contenuti (T4 o Pentrite).
Analisi di esplosivi
Lanalisi degli esplosivi si esplica nel campo della identificazio-
ne forense ed include lesame di quelli integri, sequestrati durante le
normali operazioni di Polizia, nonch la rivelazione e lidentificazio-
ne dei residui di esplosioni.
I diversi campi analitici interessati e lo sviluppo di nuovi tipi di
esplosivi, hanno portato a sviluppare tecniche e metodi analitici com-
plessi e sofisticati con il fine di trovare strumenti ad elevata sensi-
bilit e selettivit. Inoltre, il fatto che lanalisi forense in questo set-
tore si rivolga in modo preponderante a miscele di sostanze e non a
componenti puri implica luso di strumentazioni analitiche idonee
allidentificazione di tali componenti in miscela.
Daltra parte la chimica analitica, costituita dallanalisi qualita-
tiva e quantitativa, permette di riconoscere quale sia la composizio-
ne di una sostanza o di un miscuglio e di stabilire i rapporti quan-
titativi dei singoli componenti.
Affinch questoperazione analitica abbia un senso compiuto,
necessario che il campione sia effettivamente rappresentativo del-
la sostanza in esame e idoneo per lanalisi a cui deve essere sot-
toposto.
Inoltre, nellanalisi degli esplosivi bisogna considerare che, nel-
la quasi totalit dei casi, ci si trova di fronte al riconoscimento di
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molecole note ed quindi possibile la loro identificazione non sol-
tanto con metodi analitici assoluti, ma anche con metodi relativi.
Allorigine di una buona analisi c il campionamento inteso co-
me loperazione che permette di ottenere un campione rappresenta-
tivo della sostanza da analizzare.
Infatti, lanalisi inizia al momento`in cui vengono prelevati lesplo-
sivo integro o i residui dellesplosione e prosegue in laboratorio con
la preparazione dei campioni. Poich le analisi vengono effettuate su
sostanze in soluzione, il campionamento abbastanza semplice quan-
do la sostanza liquida, mentre diviene estremamente complesso
quando la sostanza , come nel caso della maggior parte degli esplo-
sivi, solida.
Il problema si complica ulteriormente quando si tratta di resi-
dui di esplosione in quanto si vanno ad analizzare ed identificare so-
stanze che non si vedono e che sono frammiste ai materiali pi
eterogenei provenienti dallhabitat dove levento si verificato.
In questo settore unanalisi sistematica unica non possibile a
causa della diversit chimica delle sostanze componenti le miscele
esplosive.
Conseguentemente la solubilizzazione dei campioni in esame va-
ria al variare del tipo di esplosivo da analizzare e del suo stato fisi-
co (gelatina, polvere, plastico) anche se, nel campo organico, tutti i
componenti esplosivi sono solubili in acetone e in quello inorganico
sono tutti solubili in acqua.
Il potere solvente dellacetone,quando si opera su esplosivi inte-
gri, crea notevoli problemi in quanto non permette nessuna diffe-
renzazione fra i diversi componenti presenti e quindi preferibile ef-
fettuare una solubilizzazione selettiva in modo da portare in solu-
zione sostanze o gruppi di sostanze aventi propriet chimiche ugua-
li o molto simili.
Come solvente iniziale si possono usare il diclorometano o lete-
re etilico in quanto portano in soluzione solo alcuni componenti
esplosivi (NG, EGDN, DNT, TNT, ecc.) lasciando gli altri nel residuo
insolubile (NC).
Sul residuo secco ottenuto viene effettuata una estrazione ac-
quosa per solubilizzare eventuali sali inorganici idrosolubili e suc-
cessivamente una estrazione in acetone per solubilizzare i restanti
componenti organici lasciando, in questo modo, un residuo insolu-
bile formato da inerti e farina di legno.
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Purtroppo il problema che per ogni tipo di miscela esplosiva
occorrerebbe variare solventi e metodi analitici per ottenere soluzioni
facilmente analizzabili con tutti i componenti in soluzione.
Questo possibile quando conoscendo la miscela da analizzare
lanalisi serve solo per conferma mentre nella maggior parte dei ca-
si lesplosivo da identificare incognito.
Bisogna, quindi, affidarsi al Chimico che in grado di ipotizzare
qual lesplosivo incognito, usando micro prove chimiche (spot-tests e
TLC) e di approntare conseguentemente un metodo analitico mirato.
Quanto esposto riferibile al caso degli esplosivi integri mentre
completamente diverso il caso dei residui dove, le esigue quantit
disponibili e la non omogeneit dei campioni costringono lanalista
ad operare sempre su piccolissime quantit, ad usare un solvente co-
me lacetone che dia la certezza di solubilizzare tutti i componenti
organici presenti ed ad usare un mumero elevato di tecniche sia per
avere maggiori elementi di riscontro sia per utilizzare quelle pi ido-
nee ai diversi composti da ricercare.
Infatti, anche se i composti e le classi di composti utilizzate so-
no in numero abbastanza limitato per certo che tale numero
sempre sufficientemente elevato e presenta differenze chimiche tali
da imporre luso di tecniche analitiche specifiche .
Pertanto, il laboratorio chimico attrezzato per lanalisi dei resi-
dui deve essere concepito in modo da poter effettuare la ricerca di
sostanze presenti anche a livello di tracce e con configurazione chi-
mica molta diversa.
Nei laboratori di Polizia Scientifica dopo un primo screening ef-
fettuato con la cromatografia liquida su strato sottile (TLC) vengono
utilizzati vari sistemi analitici integrati con elaboratori di processo.
Tra essi si possono citare:
diffrattometria a raggi X (XRD);
microscopia elettronica a scansione abbinata a microanalisi
con rivelatore a raggi x a dispersione di energia (SEM-EDS);
cromatografia liquida ad alta risoluzione con rivelatore UV/VIS,
TEA, elettrochimico;
cromatografia ionica ad alta risoluzione;
gascromatografia con rivelatore a ionizzazione di fiamma
(GC/FID), a cattura di elettroni (GC-ECD), a chemiluminescen-
za (TEA) ed a spettrometria di massa (MS);
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Tutte queste tecniche hanno la particolarit di poter analizzare
miscele di componenti senza che venga effettuata una separazione
fisica dei componenti stessi.
Per lanalisi dei residui dellesplosione hanno particolare impor-
tanza il rivelatore a chemiluminescenza e quello a spettrometria di
massa.
Il primo essenziale per lanalisi dei residui in ragione della sua
elevata selettivit, il secondo per il fatto che permette al chimico
di vedere chimicamente i composti individuati.
Bisogna citare anche la rivelazione di esplosivi occultati, studiata
per anni al fine di prevenire attentati terroristici contro gli aeromo-
bili e divenuta di attualit in Italia dopo gli attentati effettuati in
questi ultimi due anni anche a causa di dichiarazioni superficiali fat-
te da personaggi ignoranti della materia e riportate con eccessiva evi-
denza da alcuni giornali a tiratura nazionale.
Il problema, nonostante gli elevatissimi investimenti effettuati
soprattutto dal F.A.A. statunitense, non stato ancora risolto ed i ri-
sultati ottenuti sono molto modesti.
Infatti sia i sistemi analitici basati su rivelatori che penetrano
dallesterno dei bagagli per vedere i composti occultati (attivazione
neutronica , tomografia assiale computerizzata), sia quelli basati sul-
la rivelazione dei vapori emessi dagli esplosivi (sniffatori) o delle par-
ticelle presenti allesterno dei contenitori (chemiluminescenza), non
hanno permesso di conseguire i risultati sperati per lelevato numero
di falsi allarmi (positivi e negativi) e per lelevato tempo di analisi.
Per cercare di risolvere il problema, in seguito allattentato di
Lockerbie, stato deciso da parte dei paesi aderenti allICAO di mar-
care gli esplosivi plastici con composti facilmente rivelabili in mo-
do da evidenziare anche quegli esplosivi come pentrite e T4 a bassa
tensione di vapore.
In questo modo il problema rimasto praticamente irrisolto sia
perch gli esplosivi plastici rappresentano solo una minima parte di
quelli utilizzati negli attentati sia perch non risulta che i Paesi fir-
matari abbiano predisposto o stiano predisponendo un valido siste-
ma di rivelazione aeroportuale sia perch per gli inadempienti non
sono previste sanzioni.
Restando nellambito del marcamento degli esplosivi bisogna ri-
cordare anche quello possibile a fini di polizia per identificare
nellimmmediatezza dellevento i residui dellesplosione.
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Ottimi risultati a tal fine si potrebbero ottenere marcando gli
esplosivi allatto della produzione come indicato fin dal 1983 in un
lavoro presentato dai ricercatori dellFBI al 1 Simposio internazio-
nale per lanalisi e la rivelazione di esplosivi.
Prendendo spunto da quel lavoro solo in Svizzera da oltre dieci
anni sono riusciti a far approvare una legge che impone il marca-
mento degli esplosivi sia di produzione nazionale che di importa-
zione.
In Italia invece esiste solo un progetto di legge che riceve im-
pulso allatto in cui si verificano grandi attentati e poi dopo qualche
tempo viene dimenticato come se nessuno fosse a conoscenza delle
centinaia di attentati esplosivi effettuati ogni anno in Italia a scopo
intimidatorio ed estorsivo.
Conclusioni
Lindividuazione ed il riconoscimento di esplosivi puri, presenti
in tracce dopo unesplosione, d la certezza discriminante in una
comparazione con esplosivi integri solo se negativa nel senso che,
uno o pi componenti individuati in tracce nei residui non devono
essere presenti nella miscela integra.
Non valido il caso inverso, in quanto una comparazione ne-
gativa, dovuta allassenza di qualche componente nei residui
dellesplosione, potrebbe derivare da quantit presenti al di sotto dei
limiti di sensibilit strumentale o anche da una non perfetta reper-
tazione.
Per quanto concerne invece un risultato positivo esso non d cer-
tezze in quanto alcuni componenti particolari che potrebbero avere
una valenza assoluta non si trovano dopo lesplosione e quelli indi-
viduati, essendo componenti commerciali, permettono solo di affer-
mare la presenza degli stessi componenti senza dare la certezza as-
soluta nellidentit.
Non ha inoltre senso effettuare in unanalisi in tracce dopo una
esplosione le determinazioni quantitative assolute e/o relative dei sin-
goli componenti in quanto, durante la reazione esplosiva, le variabi-
li termodinamiche e cinetiche che intervengono sono cos numerose
da non permettere una relazione diretta tra quantit presenti prima
e dopo lesplosione.
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Gli stessi problemi traslati nella comparazione fra i dati ottenu-
ti dai residui di diverse esplosioni sono nello stesso modo non ri-
solvibili, in quanto, in nessun caso, si pu avere la certezza di aver
individuato tutti i componenti.
In tutte le comparazioni bisogna quindi considerare non solo i
componenti individuati analiticamente ma tutto il quadro analitico
costituito dai dati ottenuti , dagli eventuali residui dei congegni esplo-
sivi repertati e dal modus operandi degli attentatori.
Ai problemi fin qui esposti si somma lestrema confusione legi-
slativa legata alla produzione, al trasporto ed alla conservazione di
esplosivi commerciali per uso civile.
In particolare, i fattori di oscillazione percentuale ammessi nel-
le singole formulazioni sono cos ampi da non permettere general-
mente lidentificazione di miscele esplosive prodotte da ditte diverse
o da una stessa ditta con nomi diversi.
Esiste, inoltre, il problema di esplosivi come il tritolo ottenuti
per scaricamento di ordigni militari e non adeguatamente separati
dagli altri esplosivi presenti (il T4, ad esempio presente con il TNT
nel Compound B).
E cos possibile trovare in una composizione commerciale esplo-
sivi, come ad esempio il T4, non indicati nella formula omologata,
la cui presenza complica notevolmente il compito del chimico fo-
rense a fini identificativi.
Naturalmente questo non significa che le comparazioni non sia-
no utili ma semplicemente che i risultati conseguiti devono essere
valutati con le dovute cautele.
Al Servizio Polizia Scientifica stata creata una Banca Dati nel-
la quale vengono inseriti tutti gli eventi di cui veniamo a conoscen-
za o di cui ci occupiamo direttamente sia per quanto concerne la
parte analitica sia pi in generale per quanto attiene i materiali re-
pertati ed il modus operandi degli attentatori.
Per quanto concerne poi il problema della ripetibilit dellanali-
si bisogna distinguere tra esplosivi integri e residui dellesplosione.
Nel primo caso ci si trova di fronte, nella generalit dei casi, a
sostanze omogenee intendendo per tali, quelle la cui composizione
esattamente riproducibile in ogni loro parte.
Pertanto, dovendo effettuare lanalisi di un esplosivo integro omo-
geneo possibile prelevare due campioni in modo da utilizzarne uno
lasciando laltro a disposizione per eventuali analisi di controllo.
66
Nel caso invece dei residui dellesplosione non essendo di fron-
te a composizioni omogenee e non potendo vedere le sostanze che
si ricercano nellanalisi non mai possibile suddividere i campioni
in due parti.
Infatti impossibile affermare, data la casualit della distribu-
zione dei residui di un esplosione, che i componenti presenti su un
gruppo di reperti sia individuabile anche su altri relativi allo stesso
evento.
In pratica la composizione dellesplosivo utilizzato in un atten-
tato difficilmente viene rinvenuta in un solo campione ma essa frut-
to della costruzione di un quadro analitico del quale fanno parte i
dati ottenuti da tutti i reperti provenienti dallattentato ed esamina-
ti con tecniche differenti.
Anche questultimo fatto importantissimo e si differenzia
nellanalisi dei residui rispetto a quella degli esplosivi integri.
Infatti, in questultimo caso avendo a disposizione anche una so-
la tecnica analitica e conoscendo la chimica degli esplosivi possibi-
le determinare la composizione centesimale della miscela incognita.
Nel caso dei residui invece, poich si opera su quantit infinite-
sime di sostanze presenti in modo disomogeneo nei campioni esa-
minati, necessario disporre di diverse tecniche analitiche in modo
da poter ottenere per ogni singolo componente o qruppo di compo-
nenti la maggiore quantit di dati.
Linsieme dei dati ottenuti e la conferma degli stessi con diver-
se tecniche permette di identificare i residui di unesplosione.
Pertanto mentre lanalisi di un esplosivo integro pu essere con-
siderata ripetibile, invece lanalisi dei residui di unesplosione deve
essere considerata come unoperazione irripetibile.
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